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Sainsbury’s sfida Amazon, spesa in un’ora a Londra, in bicicletta. Come 130 anni fa

Chi dice che Amazon non si può sfidare sul suo terreno? Non è ancora chiusa, anzi è in pieno svolgimento la lotta delle consegne della spesa sul filo del minuto: l’insegna britannica Sainsbury’s ha lanciato la consegna in un’ora in centro a Londra, utilizzando un mezzo ecologico per eccellenza, la bicicletta (utile anche per destreggiarsi nel traffico). Un’innovazine che guarda al terzo millennio ma anche un grande ritorno, visto che la prima consegna i bicicletta dell’insegna risale a 130 anni fa.

Il gioco è dunque fatto: si incontrano le aspettative di un cliente sempre più esigente e abituato ad acquistare tutto, subito, si stimolano le sue esigenze di sostenibilità e si dimostra che anche un “grande vecchio” della Gdo (Sainsbury’s è una delle “big 4”, le grandi catene britanniche, nata nel lontano 1869 come drogheria londinese) sa stare al passo con l’asso pigliatutto del momento, Amazon.

Il tutto, ça va sans dire, è gestito da un’App apposita, Chop Chop, e un costo fisso, 4,99 sterline (5,75 euro), ma anche un tetto di 20 articoli. Tramite l’App si paga e si può “tracciare” la propria spesa.

«Questo test rientra nella nostra strategia di consentire ai clienti di fare la spesa da noi ovunque  e in qualsiasi momento. e dato che per alcuni clienti la velocità di consegna è importante, abbiamo riattivato l nostro servizio di consegne in bicicletta – ha detto Jon Rudoe, Director of Digital and Technology di Sainsbury’s, che ha aggiunto: I nostri clienti usano il servizio per acquistare prodotti che hanno dimenticato, d’emergenza o per un invito a cena last minute. Se risulterà popolare lo introdurremo in altre aree di Londra».

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Corsi e ricorsi storici.. la prima consegna in bicicletta di Sainsbury’s risale ai primi anni del Novecento.

 

 

Debutta nel biologico con una nuova linea il Caseifico Tomasoni

Debutta nel mercato del biologico con una nuova linea di sei referenze il Caseifico Tomasoni, realtà trevigiana con oltre 60 anni di storia. Della nuova linea fanno parte la Caciotta Bio, il Dolce Tomasoni Bio, il PrimoDì Bio, la Ricotta Bio, il Formaggio San Saverio Bio e lo Stracchino Bio. Sono tutti prodotti con latte biologico italiano.

L’azienda ha già da tempo iniziato un percorso di sostenibilità nei processi produttivi, dotati di un complesso sistema di riutilizzo e depurazione biologica delle acque, dispone di un moderno impianto fotovoltaico e di un’innovativa tecnologia per il compostaggio, atta a ridurre i consumi energetici.

«La nostra è una piccola azienda che ha scelto di differenziarsi puntando su una filiera biologica tracciabile. – afferma Moreno Tomasoni -. Una scelta non semplice, visto il periodo in cui tutti tendono al risparmio, ma dettata dalla volontà di creare valore aggiunto, partendo dal territorio per sostenere i piccoli allevatori locali. Una decisione coraggiosa la nostra, se si pensa che molti produttori di formaggi freschi, per abbattere i costi, non utilizzano latte italiano». 

L’intera gamma è infatti prodotta con latte biologico italiano, principalmente da selezionate stalle del Veneto, da mucche alimentate con erba e foraggio bio. Realizzate senza l’impiego di sostanze chimiche di sintesi e di organismi geneticamente modificati, le nuove referenze, riportano sulla confezione il logo di produzione biologica del Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali), che ne certifica e garantisce l’intera filiera.

Il packaging della nuova linea Tomasoni Bio rientra nel processo di restyling dell’intera immagine coordinata dell’azienda e richiama la naturalità dei prodotti: una grafica moderna ricorda i prati vicini all’azienda, le sfere ellittiche sull’incarto rappresentano la biodiversità, mentre le sfumature di verde raccontano la naturalezza dei luoghi di origine dei formaggi.

Arriva il Baromètre de la Valeur Shopper, ovvero cosa pensa il cliente italiano delle insegne?

Un’indagine che analizza anno dopo anno la qualità della relazione tra le insegne retail e i loro clienti: è il Baromètre de la Valeur Shopper di Altavia che, in Francia da cinque edizioni, debutta ora in Italia. «Abbiamo cercato di guardare il mondo del retail visto con gli occhi del cliente – sintetizza Paolo Mamo, Presidente e Amministratore Delegato di Altavia Italia. – perché l’empatia e la relazione sono oggi alle basi del commercio».
La ricerca appena presentata ha analizzato 160 catene inquadrate in otto settori merceologici: GDO alimentare, Abbigliamento, Cosmetica, Hi-tech, Casa & Decò, Bricolage-DIY, Pet food e Varie-multisettore.
Ognuna di queste è stata valutata in rapporto a 11 “attese shopper”, identificate in sede di focus group, che coprono le attese tangibili e intangibili, relazionali e transazionali che influiscono sull’esperienza d’acquisto.

Immagine le 11 attese individuate dai consumatori italiani.
Immagine le 11 attese individuate dai consumatori italiani.

Forse scontato il fatti che, degli 11 elementi individuati, una volta chiesti ai clienti quali sono i tre che determinano la scelta “sul campo” di un’insegna piuttosto che di un’altra, i prescelti sono i “soliti noti”, la “triade razionale”: risparmio (ovvero prezzo, o meglio la consapevolezza di spendere il giusto), tempo (ottimizzazione dello stesso) e assortimento (trovo ciò che cerco e che mi aspetto di trovare in quel posto). Come se nulla fosse cambiato in questi ultimi 10/15 anni.

E invece è cambiato tutto. Tanto che molte delle insegne che hanno guadagnato il podio (e il cuore degli italici consumatori) 15 anni fa nemmeno esistevano. Pure player dell’e-commerce come l’immancabile Amazon, ma anche Dalani, Zara Home e, nella Gdo, Esselunga, tra i “grandi vecchi” che hanno saputo incontrare i tempi, ed Apple (che invero i tempi li ha piuttosto plasmati e precorsi).
Se la triade non cambia per nessuna categoria, ci sono poi aggiustamenti dovuti al prodotto venduto. Nella cosmetica e nell’informatica ad esempio c’è fame di informazioni, e nell’alimentare svetta la responsabilità e la trasparenza.

alimentare

«Due le strade che si possono scegliere in questa categoria: o l’iperprestazione sulla triade classica, come viene riconosciuta ad Auchan, o una differenziazione sul prodotto come ha fatto Natura Sì” ha spiegato Anna Cassani, Strategic Development Manager di Altavia che ha presentato i risultati della ricerca.

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Il benchmark è ancora Amazon
Resta dunque la sensazione che la gran parte delle aziende sia rimasta indietro, ferma in posizioni di difesa, con una sorta di appiattimento della proposta da cui si distinguono pochi specializzati, che hanno puntato proprio sulla differenziazione come Natura Sì, Erbolario, Yves Rocher. Nella Gdo la già citata Esselunga e Iper.
Sorprende il caso dell’abbigliamento (o forse non tanto visti i dati recenti vedi Nella moda è sempre più e-commerce, 1,8 miliardi e cresce più di tutti (+25%)). Qui le prime tre insegne a colpire il cuore (e di conseguenza il portafogli) dei consumatori italiani sono tutte pure player dell’e-commerce: Amazon, Zalando e Yoox.
Amazon in particolare ottiene punteggi molto alti sia nella triade “razionale”, sia nelle altre attese più “emozionali” dei consumatori.

 

Differenziarsi per sfuggire all’appiattimento

Nel vissuto dei consumatori, insomma, i retailer tendono ad assomigliarsi eccessivamente e le esperienze d’acquisto finiscono per essere pressoché sovrapponibili. Cosa devono dunque fare le insegne oggi per soddisfare il loro cliente?
«Devono cercare di cambiare il modello di gioco, ragionare meno sulla tattica e guardare di più al cliente e a ciò che vuole. Sopra a tutto deve esserci la relazione, il cliente deve sentirsi coccolato e poi deve pensare alla differenziazione, comprendendo che non tutte le insegne vanno bene per tutti i clienti» spiega Paolo Mamo.
Oggi, in un’epoca di rivelazioni metriche e di analisi dei BigData, è cruciale rivolgersi non solo ai numeri ma anche ai sentimenti che guidano il consumatore.

 

Italiani, nel punto vendita vogliono calore e tecnologia

«Siamo rimasti sorpresi dal calore e dall’attaccamento degli italiani verso l’esperienza d’acquisto – conferma Anna Cassani -. Gli italiani amano la tradizione ma rincorrono l’ultimo device hi-tech appena uscito, postano sui social ma si trovano ancora al bar con gli amici, amano essere considerati e non sono soddisfatti di una relazione di mero acquisto».

Rispetto ai cugini francesi hanno aggiunto un undicesimo desiderata, la modernità. Come a dire: oggi tutto è possibile, non ci sono barriere. Voglio potere acquistare ovunque e in qualsiasi momento, e dunque l’omnicanalità e l’adeguamento alle nuove tecnologie diventano cruciali. O, come conclude Cassani, “quando l’innovazione è “Tech à porter”, così vicina e disponibile a tutti, quando è così veloce da utilizzare, non può più essere considerata un’opzione. L’opzione è decidere quanto investire e come sfruttarla in termini di identità e posizionamento”.

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La ricerca è stato presentata da AltaviaLab, divisione di Altavia. È la prima edizione italiana della più grande indagine sulla qualità della relazione tra le insegne retail e i loro clienti, nata in Francia cinque anni fa da Shopper Mind, società del Gruppo Altavia.

Insegna dell’anno al rush finale. I vincitori saranno proclamati il 15 ottobre

Insegna dell’anno, ci siamo quasi: i consumatori hanno tempo fino a venerdì 30 settembre per valutare i propri negozi preferiti. Mentre bisognerà attendere fino al 15 ottobre per conoscere i finalisti.

Per esprimere il proprio voto basta collegarsi al sito www.insegnadellanno.it dove uno schema molto semplice aiuta a giudicare non solo il rapporto qualità/prezzo ma anche la competenza degli addetti, i servizi e il grado di innovazione delle diverse catene e altri aspetti fondamentali di ogni negozio. In totale sono trenta le categorie prese in considerazione eche quindi riguardano tutti i principali settori merceologici.schermata-2016-09-23-a-12-58-48

L’iniziativa “Insegna dell’Anno” contempla sia il premio “Insegna dell’Anno Italia” per tutti i negozi fisici sia il premio “Negozio Web Italia” che invece valuta le strutture per vendite online e sarà molto interessante analizzarne i risultati. Se infatti è assodato che gli acquisti online stanno crescendo in modo esponenziale anche in Italia, nel nostro paese si registra ancora un forte attaccamento al punto vendita tradizionale e “Insegna dell’Anno” sarà quindi l’osservatorio privilegiato per capire le tendenze dei consumatori dei prossimi anni.

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Le opportunità

Per i consumatori la kermesse costituisce un’occasione importante per esprimere il loro apprezzamento o le aree di criticità  e per fornire suggerimenti e consigli per renderlo davvero “ideale”. I consumatori possono naturalmente esprimere più di un giudizio ed anzi, più valutazioni si registrano maggiore è la possibilità di aggiudicarsi uno dei premi in palio (un telefono cellulare Samsung S6 Edge, un amplificatore Samsung Wireless Audio 360R7 oppure un paio di cuffie Samsung Level On Wireless).

 

 

 

 

 

Con il temporary del Viaggiator Goloso Unes vince il premio innovazione Confcommercio

Mario Gabarrino, Ad Unes, e Rossella Brenna, direttrice vendite, con il premio di Confcommeercio.

Grazie al temporary store il Viaggiator Goloso di via Belfiore a Milano aperto nel periodo natalizio, Unes Maxi SpA vince il Premio Nazionale per l’innovazione nei servizi di Confcommercio – edizione 2016 nella categoria commercio “per aver sviluppato nella città di Milano un format innovativo di temporary store, indipendente dal supermercato, che esalta i prodotti a marchio privato puntando su storytelling, layout del punto vendita ed estetica del servizio, con risultati economici ben al di sopra delle medie di settore”.
Il premio è stato consegnato dal Presidente della Repubblica Italiana Mattarella, al Presidente e Amministratore Delegato Mario Gasbarrino, in occasione della “Giornata Nazionale dell’Innovazione” che tenutasi il 20 settembre al Quirinale.
Giunto alla sua ottava edizione, il premio è un’iniziativa promossa dalla Presidenza della Repubblica presso la Fondazione Nazionale per l’innovazione tecnologica COTEC, organizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia, con bando annuale, e si rivolge a tutte le imprese che svolgano attività primaria nel settore del commercio e del turismo, dei trasporti e/o dei servizi alle imprese e alle persone.

 

I “numeri” del Viaggiator Goloso

Per Unes il riconoscimento giunge a conferma dell’importanza della sua marca privata che, nel 2015 ha conseguito vendite a valore il Viaggiator Goloso pari a 34,9 milioni (+26.4%; VS il 2014) e che registra un’incidenza della Private Labels Unes sul volume totale vendita 2015 pari al 38,5% di cui 6,4% il Viaggiator Goloso.

 

A consuntivo, ecco i “numeri” del Temporary Store il Viaggiator Goloso:
In 150 mq 48.000 € di incassi al mq;
Oltre 40.000 visitatori nel periodo;
12.000 panettoni venduti, in media di circa 400 panettoni al giorno.
Lo spazio, interamente dedicato a il Viaggiator Goloso, nato con l’obiettivo di svincolare il brand dalle logiche classiche del Supermercato, ha proposto alla clientela più di 100 referenze della linea, oltre che i prodotti tipici legati alle festività natalizie.

«Un vero e proprio investimento sul brand il Viaggiator Goloso che, arricchitosi negli anni di prodotti diversi fra loro, ci ha consentito di proporlo in uno store interamente dedicato, offrendo l’occasione di vederlo e conoscerlo nel suo insieme, come giacimento di prodotti straordinari provenienti direttamente dal nostro territorio. Oltre 40.000 visitatori in un mese; solo nella settimana prima di Natale abbiamo venduto per 145.000 euro di prodotti da ricorrenza firmati il Viaggiator Goloso, senza proporre la marca industriale. Un’esperienza che sicuramente andrà capitalizzata in un nuovo progetto» ha dichiarato Mario Gasbarrino, Presidente e Amministratore Delegato Unes.

Per vedere la fotogallery del temporary U2 clicca qui

Spreco alimentare, entra in vigore la legge che aiuta a donare

Agevolare le donazioni di alimenti (ma anche farmaci e abbigliamento) lungo tutta la filiera più che renderle obbligatorie: è questa la strada (già intrapresa con precedenti decreti) della legge contro lo spreco alimentare 166/2016, approvata lo scorso 2 agosto ed entrata in vigore questa settimana.

La legge, che intende ridurre gli sprechi “nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione”, vuole favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all’utilizzo umano; il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale; contribuire alla limitazione degli impatti negativi sull’ambiente e sulle risorse naturali mediante azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti e a promuovere il riuso e il riciclo al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti; contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare previsto dal medesimo Programma nonché alla riduzione della quantità dei rifiuti biodegradabili avviati allo smaltimento in discarica; contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle materie oggetto della presente legge, con particolare riferimento alle giovani generazioni. Le misure del provvedimento vanno ad affiancarsi a quelle contenute nella Legge di Stabilità 2016 che ha alzato la soglia di comunicazione della donazione da 5 a 15 mila euro. Il testo della legge 166/2016 è scaricabile all’indirizzo http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg

 

Food waste: lo spreco in Italia, Europa, Mondo

Nel mondo un n terzo della produzione mondiale di cibo destinata al consumo umano si perde o si spreca lungo la filiera alimentare ogni anno (FAO 2011), circa il 24% se misurata in calorie, ovvero 1,6 miliardi di tonnellate di alimenti, 1,3 miliardi di tonnellate se si considera solo la parte edibile. Una quantità di cibo che, se recuperata, sarebbero sufficiente, secondo il Baria Forum for Food Nutrition, a sfamare il Pianeta. Circa il 56% delle FLW avvengono nei paesi sviluppati; il restante 44% nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS).
Secondo la FAO la distribuzione lungo i diversi anelli della filiera alimentare globale è di 510 milioni di tonnellate nella produzione agricola (32%), 355 milioni di tonnellate nelle fasi immediatamente successive alla raccolta (22%), 180 milioni di tonnellate nella trasformazione industriale (11%), 200 milioni di tonnellate nella distribuzione (13%), 345 milioni di tonnellate al livello del consumatore (sia a livello domestico sia nella ristorazione, 22%).

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In Italia gli sprechi alimentari costano secondo Coldiretti 12,5 miliardi di euro che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8% nell’agricoltura e per il 2% nella trasformazione. Ogni italiano ha buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno. La Coldiretti, nel commentare positivamente l’entrata in vigore della legge contro gli sprechi alimentari annunciata dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, spiega come “la nuova legge rafforza il lavoro di contrasto facendo crescere la consapevolezza dei consumatori rispetto alle abitudini alimentari, semplifica le donazioni per le aziende e per la prima volta anche per l’agricoltura svolge un ruolo da protagonista, attraverso le donazioni dirette agli indigenti”.

In Europa si sprecano oltre 100 milioni di tonnellate/anno di alimenti (2014, European Commission DG Health and Consumers) escluse le perdite nella produzione agricola e i rigetti in mare di pesce.
La ripartizione dello spreco alimentare in Europa per anello della filiera vede in primo piano il consumo domestico (42% per circa 38 milioni di tonnellate, pari a circa 76 kg per abitante/anno), seguito dalla trasformazione industriale (39%), dalla ristorazione (14%) e dalla distribuzione (5%, fonte BIOIS 2010).

 

Distribuzione in prima linea

Anche se la distribuzione contribuisce percentualmente in minima parte (ma comunque con ingenti quantitativi), va detto che molte delle catene già si spendono in attività di “riciclo solidale”, da Coop a Conad, Selex, Pam a Carrefour. «È una buona legge, che permette a Coop di potenziare i progetti anti-spreco che già portiamo avanti da anni – ha commentato Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop, in occasione dell’approvazione della legge. Coop solo nel 2015 ha donato ad oltre 800 organizzazioni del volontariato di ispirazione religiosa e laica 5.143 tonnellate di derrate alimentari, pari ad un valore di oltre 24 milioni di euro, che hanno permesso di fornire 6 milioni di pasti a persone in difficoltà».

Grégoire Kaufman,  direttore commerciale e marketing Carrefour Italia, ha detto: «Lo spreco alimentare è un tema da affrontare con la massima priorità e per il Gruppo Carrefour è la chiave decisiva per definire un nuovo concetto di sostenibilità. In questo senso, un passaggio importante è rappresentato dalla recente legge Gadda sulla lotta allo spreco alimentare. Ma non basta, perché credo che per far sì che questa legge abbia un senso, ciascun player deve dare il proprio contributo. Ed’ è per questo che da anni stimoliamo i nostri fornitori nel condividere questo impegno».

I nostri articoli sul tema:

Spreco zero: l’impegno decennale di Coop Lombardia, 809 tonnellate recuperate nel 2015

Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

Tesco combatte lo spreco in tutti i pdv con il cloud, dalla fattoria alla tavola

Lotta allo spreco: Banco Alimentare mappato nella piattaforma Gs1 per la Gdo

Carrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibile

Packaging e spreco alimentare: confezioni piccole e più informazioni per agevolare i consumatori

Gdo contro lo spreco/1: parte la collaborazione tra Végé e Last Minute sotto casa

Gdo contro lo spreco/2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”, concorso zero waste

Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa

Inaugurato il primo Conad superstore di Padova, focus sul servizio

Tutti i servizi e l’offerta più innovativi, dalla parafarmacia ,al pet-shop, dall’angolo sushi al forno, in quasi 2.500 mq di superficie di vendita: è il primo Conad Superstore di Padova al debutto in via Pilade Bronzetti, zona Corte Bezzecca.
Con un parcheggio per 200 posti auto, la maggior parte coperti e 60 dipendenti il nuovo superstore si presenta come un punto di vendita con una scelta di prodotti da grandi superfici, ma con il contatto umano tipico dei piccoli negozi di vicinato.
L’apertura rientra nel programma di sviluppo di Conad in Veneto, concretizzato attraverso la cooperativa Commercianti Indipendenti Associati. Sviluppo che si realizza in un’area, il Nord-Est del Paese, colpito anch’esso dalla crisi che ha inciso sul tessuto economico nazionale e locale.

«Veniamo tutti e tre da esperienze dirette di lavoro nella grande distribuzione – spiegano Nicola Bottigelli (43 anni), Manuel Azzalin (30 anni) e Andrea Rettore (47 anni), i tre soci Conad che gestiscono il nuovo Superstore -. Dopo essere stati dipendenti, abbiamo ora fatto la scelta di diventare imprenditori e mettiamo le nostre professionalità al servizio di questo nuovo superstore, che conferma l’importanza strategica dell’area padovana per Conad. Puntiamo a valorizzare soprattutto il livello di servizio al cliente, per offrire una qualità distintiva».

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Grande attenzione nel nuovo Conad Superstore è dedicata al reparti freschi: macelleria tradizionale e banco pesce oltre a un’ampia area dedicata a frutta e verdura (con prevalenza di biologico). Al fine di valorizzare le tipicità e le eccellenze local, ogni reparto presenta un ampio assortimento di prodotti del territorio: con il marchio Origins Conad si trovano molte delle produzioni dell’area dei Colli Euganei. Molto articolate anche la sezione di cibi salutistici – non solo bio, ma anche vegano e senza glutine – improntati alla crescente domanda di benessere, pane e pasticceria fresca, oltre all’innovativo corner sushi, con specialità tipiche giapponesi preparate quotidianamente davanti ai clienti. Ampia anche la scelta di caffè, in cialde, capsule e grani, tisane, infusi e tè.
La cantina dei vini è un compendio articolato di rossi, bianchi, rosati e spumanti, ma ha anche un dispenser per l’acquisto di vini alla spina. Numerose le etichette di grappe, birre e liquori.

Completano la proposta commerciale il bar Con Sapore Conad, per colazioni e spuntini veloci, e la parafarmacia a marchio Conad, con un’ampia offerta di prodotti legati alla salute e al benessere. Sono presenti anche il corner delle dolcezze La casa del dolce (dal cioccolato agli snack), una selezione di cibi etnici, i giornali e le riviste, oltre ai prodotti per gli animali da compagnia.

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Quattro zampe welcome

Nel superstore sono ammessi gli animali da affezione di piccola e media taglia, che possono accompagnare i padroni durante la spesa grazie a particolari carrelli dedicati.
Sul versante della convenienza, all’interno del negozio i clienti trovano tanti prodotti a prezzi competitivi, da quelli Bassi&Fissi a marchio Conad fino alle referenze di grandi marchi Convenienti Sempre, proposti a condizioni particolarmente vantaggiose.
Le casse self assicurano una spesa veloce evitando di perdere tempo in coda.
Sarà inoltre possibile sottoscrivere la Carta Insieme più Conad Card, strumento di pagamento che permette di pagare la spesa al 7 del mese successivo: ai clienti che la sottoscriveranno entro il 31 dicembre, sarà riservato il 20% di sconto sulla spesa per 90 giorni dalla attivazione.

Ottavo Conad tra città e provincia
A Padova e provincia Conad è già presente, attraverso la cooperativa aderente Commercianti Indipendenti Associati, con altri 7 punti vendita, gestiti da 4 società che danno lavoro a 130 persone.
In città, oltre al nuovo Superstore, sono in funzione anche i due negozi di vicinato a insegna Conad City in via Crescini e via Facciolati; altri punti vendita in provincia sono a Saonara (Conad City), Carmignano di Brenta, Monselice e Legnaro (Conad Superstore) e San Martino di Lupari (Spesa Facile).
I Conad di Padova sono inseriti nella rete del Last minute market, per destinare ad associazioni del territorio i prodotti invenduti e a scadenza ravvicinata.

Sul web tra le insegne della Gdo Iper ancora al top. Sul podio Esselunga e Decathlon

Per il secondo mese consecutivo Ipermercati Iper si piazza in testa alla classifica di BEM Research dedicata ai brand della Gdo che si rivolgono al pubblico Internet con un sito web in lingua italiana. A settembre il podio non cambia e nel testa a testa con Esselunga la spunta ancora l’insegna di Brunelli. Decathlon, unico marchio straniero, si conferma al terzo posto e precede Coop e Bricocenter.

In generale risulta in calo la performance online dei 23 siti web della grande distribuzione, che segna -1,3% in trenta giorni, mentre la media del settore si attesta a 35,7 punti-indice. Il dato delle ricerche su Google è piatto su base annua, ma non è uniforme sul variegato territorio nazionale: in alcune regioni la curiosità verso il settore è aumentata anzi sensibilmente. Ad esempio, si registra un aumento del 33% in Calabria, del 21% in Basilicata e del 17% in Friuli Venezia Giulia. Risultati opposti, invece, giungono da Molise (-27%), Valle d’Aosta (-12%) e Sardegna (-10%).

bem-rank-settembre16«Il commercio sul web è sempre più strategico per tutta l’economia nazionale e le aziende italiane si dimostrano all’avanguardia su Internet – rileva Carlo Milani, direttore di BEM Research –. Il recente accordo tra il ministero delle Politiche agricole e il colosso dell’e-commerce cinese Alibaba dimostra quanto per l’Italia sia necessario tutelare la qualità dei propri prodotti, anche con accordi che superano i confini nazionali. E per la diffusione dei nostri prodotti sul web è fondamentale che sia sempre garantita la qualità del made in Italy».

L’indice BEM Rank prende in considerazione cinque parametri che sono: la ricerca del brand su Google; la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; la velocità di caricamento delle pagine web; l’usabilità dei siti web e il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.

Avengers: 24 Megapopz in arrivo da Carrefour

Avengers: è questa la sorpresa autunnale che Carrefour Italia, The Walt Disney Company e Marvel Inc. hanno in serbo per divertire grandi e piccini, amanti dei supereroi. Quest’autunno, infatti, presso gli oltre 1.100 punti vendita della rete di Carrefour Italia (Ipermercati, Market e Express), sarà possibile raccogliere i 24 Megapopz, miniature dei personaggi dei Supereroi Avengers, per una collezione senza precedenti.
I Megapopz di Capitan America, Iron Man, Hulk, Thor e di tutti gli altri supereroi, chiamati a combattere contro l’androide Ultron, saranno disponibili dal 12 settembre al 5 novembre, per ogni 20 euro di spesa effettuata dai possessori di carta SpesAmica e delle carte fedeltà del circuito Payback, sia nei punti vendita presenti su tutto il territorio italiano, sia sul sito carrefour.it.

Considerata come la più importante licenza dell’anno, quella tra Carrefour Italia e The Walt Disney Company prevede un piano di comunicazione a 360 gradi, a partire dall’atteso spot, realizzato da Essense (gruppo Saatchi&Saatchi), del supereroe in stile Marvel, che sarà trasmesso sia su tutti i canali Tv, che in tutto il circuito Uci Cinema in pre-show. Lo spot sarà inoltre on line su web e su tutte le piattaforme social di Carrefour Italia con l’hashtag #AvengersMegapopz.

“La collaborazione con The Walt Disney Company – ha dichiarato Grégoire Kaufman, Direttore Commerciale e Marketing di Carrefour Italia –  posiziona Carrefour Italia in pole position in termini di innovazione nella meccanica di ingaggio e capacità di raggiungere un target di pubblico trasversale, sia femminile che maschile, fatto di Kids e Young Adults, sull’intero territorio nazionale. Inoltre – aggiunge Kaufman – strategico è anche il tempismo con cui questa campagna si inserisce all’interno del filone cinematografico di Marvel che ha toccato il suo apice negli ultimi anni con il ciclo degli Avengers”.
Attività correlate
Per rinforzare l’ingaggio verso gli appassionati collezionisti, Carrefour Italia lancerà un contest on line, attivo dal 12 settembre sul sito dedicato alla iniziativa megapopz  che prevede sia un instant win, che l’assegnazione di un premio finale al miglior selfie scattato presso un punto vendita Carrefour, con uno dei cartonati raffiguranti i Supereroi degli Avengers. Il vincitore riceverà 4 biglietti di ingresso per assistere allo spettacolo a tema Avengers “Marvel Universe Live!” prodotto dalla Feld Entertainment Inc presso il Forum di Assago (Milano) valido per 4 persone, che si svolgerà nel periodo dal 2 al 4 dicembre 2016. Il premio è comprensivo anche di trasferta e pernottamento per 4 persone.
“Da sempre Marvel appassiona e unisce più generazioni grazie a personaggi iconici che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. Siamo sicuri che i fan degli Avengers apprezzeranno questa iniziativa con Carrefour grazie alla quale avranno la possibilità di collezionare i loro Supereroi preferiti e partecipare ad attività divertenti dedicate.” – ha dichiarato Monica Astuti, Vice President, Head of Disney Media+ e Head of Marketing Healthy Living Business di The Walt Disney Company Italia – “Carrefour è partner di molte iniziative di successo per Disney Italia e siamo certi che anche quest’ultima sarà in grado di coinvolgere ed entusiasmare il nostro pubblico.”

Esselunga acquirente cercasi, e tra i pretendenti (ri)spunta Walmart

Se ne parla da anni ma forse siamo arrivati al dunque: Bernardo Caprotti, deus ex machina di Esselunga, potrebbe essere sul punto di vendere l’insegna. Secondo un’indiscrezione di Repubblica proprio oggi, lunedì 12 settembre, sarebbe previsto una riunione del Cda con lo scopo di dare un mandato alla banca d’affari americana Citigroup “per vendere e negoziare una partecipazione di controllo nella società della grande distribuzione”. Sullo sfondo, i ben noti contrasti tra Caprotti, alle soglie dei 91 anni, e i figli avuti dal primo matrimonio, e la volontà di assicurare la continuità dell’azienda tramite una gestione solida.

Tra i gruppi interessati a mettere le mani sulla prima catena di supermercati del nostro Paese (nel 1957 apre il primo punto vendita, in viale Regina Giovanna a Milano) oltre che la più efficiente (con una redditività a metro quadro di 15.840 euro), ci sarebbe anche Walmart, colosso americano nonché prima catena della Grande distribuzione al mondo, mentre avrebbero già mostrato il oro interesse i gruppi di private equity Cvc e Blackstone.

Walmart invero già nel 2004 pareva essere giunto alle soglie dell’acquisizione, poi rifiutata da Caprotti stesso, e in passato si è fatto il nome anche della spagnola Mercadona. Ora tra i gruppo interessati spunta anche il nome di Carrefour.

La valutazione dell’insegna oscillerebbe tra i 4 e i 6 miliardi, debiti compresi. La catena ad oggi possiede 152 Superstore e Supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, conta oltre 22.000 dipendenti e nel 2015 ha registrato un fatturato di 7,3 miliardi di Euro.

 

Aggiornamento del 13/9

Confermato il mandato a Citigroup per selezionare le manifestazioni di interesse non vincolanti giunte all’insegna, arriva il commento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti che, in occasione di un incontro organizzato dalla Camera di commercio italo-tedesca a Milano, ha dichiarato: «Da italiano, mi piacerebbe che Esselunga rimanesse in mano a un imprenditore italiano, ma penso che l’importante sia avere un imprenditore che abbia intenzione di fare bene l’imprenditore, come ha fatto Caprotti fino ad ora con questo bellissimo gruppo. Se rimane in mano a imprenditori italiani, benvenga. Se così non dovesse essere, io credo che l’Italia abbia comunque interesse a portare sul suo territorio investitori internazionali, se vogliamo crescere in un mercato aperto e competitivo. Il primo obiettivo è salvaguardare questa impresa».

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