CLOSE
Home Tags Gdo

Tag: Gdo

Grupp VéGé dai bollini delle origini ai beacon con Check Bonus

Sono già cento in pochi mesi, dall’avvio del progetto a maggio, i punti vendita del Gruppo Végé che hanno resa operativa la tecnologia beacon grazie alla piattaforma Check Bonus. Si tratta della prima e più significativa iniziativa basata sulle promozioni personalizzate nella grande distribuzione alimentare italiana.

I dispositivi beacon, infatti, sono sensori Bluetooth che rilevano a distanza la presenza e la posizione degli smartphone, attivando con essi uno scambio di dati. In questo modo, il punto vendita è in grado di interagire con il cliente sin dal suo ingresso e di seguirlo mentre si sposta tra le corsie, fornendogli informazioni sui prodotti e segnalandogli novità e promozioni con un livello più o meno accentuato di personalizzazione.

«Questo progetto – afferma Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé – è un passo importante nel processo di modificazione del paradigma del punto vendita, collocando realmente e definitivamente al centro di tutto la relazione con l’individuo e i suoi bisogni. Intendiamo fare di ognuno dei nostri 1800 punti vendita un supermercato personalizzato che faccia vivere al cliente una shopping experience ‘tailor made’, calata nell’ambito territoriale ma anche aperta a collaborazioni e sinergie innovative».

Per inciso, l’App Check Bonus, già utilizzata da catene come Coin, Mondadori Store, Brico Sport, Salmoiraghi & Viganò, è già stata scaricata da 110 mila persone.

Guerra dei prezzi Uk: niente più voucher, Tesco applica il Miglior prezzo automatico alla cassa

Niente più voucher che si perdono o si dimenticano a casa, o magari si lasciano scadere: nella sua politica di prezzi sempre più aggressiva (che l’anno scorso è risultata nel dimezzamento dei ricavi per l’insegna britannica) Tesco applica un nuovo programma di comparazione prezzi che promette: “non pagherai mai di più per i tuoi prodotti di marca” e che presenta due novità.

Non solo si applica solo ai prodotti di marca (il programma precedente includeva la private label), ma il miglior prezzo garantito è applicato direttamente alla cassa, scontando il prodotto acquistato nel caso sia in vendita a un prezzo più basso in una delle catene concorrenti “storiche”: Sainsbury’s, Morrisons e Asda. Niente più voucher dunque ma un accredito automatico e in tempo reale, che tiene conto anche delle promozioni della concorrenza: secondo alcuni analisti britannici riportati dal Guardian, questo programma potrebbe segnare una svolta nel mondo delle promozioni della Gdo britannica.

Il nuovo schema, che si chiama Brand Guarantee, si applica su spese di oltre dieci articoli diversi tra cui almeno uno, ovviamente, deve essere di marca. È valido anche online e nei supermercati più grandi mentre esclude i punti vendita di prossimità. L’insegna spera di risparmiare sul fronte della carta dei voucher stampata in negozio e di dare una percezione al cliente di valore istantaneo e di comodità (non richiede alcun tipo di intervento da parte sua). Per contro, resta il dubbio che questa “guerra dei prezzi” tra le insegne tradizionali sempre più aggressiva sia la politica giusta per contrastare l’avanzata inesorabile dei discount tedeschi, Lidl e Aldi, che a fronte di un’offerta limitata sono comunque percepiti come più convenienti rispetto ai “Big Four”.

 

I detenuti di Opera recitano per Telethon, Simply sponsorizza

Mercoledì 14 ottobre dalle 19.30 all’interno del Carcere di Opera, eccezionalmente aperto al pubblico, si terrà il Concert-Show per la pace nel mondo “L’amore vincerà”, lo spettacolo interpretato dai detenuti del circuito di alta sicurezza della Casa di Reclusione di Opera.

Banner-Evento-Telethon-Opera Con la collaborazione Rotary Club Milano Parco Sud e Laboratorio di Musical del Carcere e il coinvolgimento di Simply, l’insegna dei supermercati del Gruppo Auchan, è stata organizzata una serata dedicata a Telethon, che riceverà la somma ricavata dalla vendita dei biglietti d’ingresso. I carcerati, che in veste di attori e cantanti daranno vita a questo originalissimo musical, rinunceranno al ricavato per donarlo alla ricerca scientifica contro le malattie genetiche rare di Telethon. Una troupe RAI riprenderà la serata per trasmettere una sintesi dello spettacolo nel corso della tradizionale maratona televisiva di dicembre dedicata alla raccolta fondi a favore di Telethon.
La Casa di Reclusione di Opera è il più grande carcere italiano di massima sicurezza per numero di detenuti: 1.400 persone, di cui 1.300 con condanne definitive. Da otto anni, all’interno è stato avviato dalla cantautrice e regista Isabella Biffi (in arte “Isabeau”) in collaborazione con EDV Associazione Culturale e Ex.it Consorzio di Cooperative Sociali, un Laboratorio artistico del Musical. Il fine è il recupero e reinserimento lavorativo dei detenuti.
L’Amministrazione Penitenziaria crede fermamente nell’importanza, nel valore e nell’utilità di questo grande progetto sociale, conscia delle molteplici finalità e ricadute positive che si sprigionano dalla rivoluzione umana di detenuti ergastolani. Il profilo rieducativo è stato completamente riconosciuto dall’Area Pedagogica dell’Istituto, ma anche il profilo artistico ha raggiunto livelli sorprendenti.
All’interno della Casa di Reclusione di Opera è stato costruito un teatro da 400 posti. Gli spettacoli messi in scena dai detenuti hanno attirato quest’anno oltre 2.000 spettatori. Nel 2011 i detenuti ergastolani del Carcere di Opera sono stati autorizzati in via straordinaria a recitare presso il prestigioso Teatro degli Arcimboldi di Milano. Lo spettacolo ha richiesto un imponente spiegamento di forze di sicurezza, ripagato dal tutto esaurito del Teatro con oltre 1800 spettatori.
Per vedere lo spettacolo è necessario riservare il posto accedendo a questo link . Il biglietto si paga direttamente all’ingresso prima dello spettacolo.

Made in Italy e agromafie: le filiere sono “pulite”? Caselli presenta la nuova legge

Un momento del convegno organizzato da Cir Food a Expo: da sinistra Luca Ponzi, moderatore, Andrea di Stefano (Novamont), Silvio Barbero (Slow Food), Gian Carlo Caselli e Alessandro Leo (Libera Terra).

L’agroalimentare è un settore che si presta ancor più di altri alle infiltrazioni mafiose, fatto di piccole aziende “aggredibili” da quella “mafia liquida” che penetra ovunque ci sia la possibilità di fare o riciclare denaro: 15,4 miliardi di euro è la stima dei guadagni dalle agromafie nel 2014 (secondo il terzo rapporto Agromafie Coldiretti / Eurispes).
«Quando entra in un settore la mafia tende a impadronirsene e a svuotarlo – spiega l’ex pocuratore Gian Carlo Caselli – cancellando i diritti sindacali e ricorrendo anche alla forza per risolvere problematiche che gli altri imprenditori devono affrontare rispettando le regole. L’agroalimentare è un settore florido, che non subisce più di tanto la crisi, l’appeal del Made in Italy nel mondo è innegabile. Dunque presenta alla mafia grandi possibilità di guadagno, in tutta la filiera, dalla coltivazione alla distribuzione e ristorazione, passando per il trasporto».
Insomma, “il piatto è ricco”. E il rischio di avere conseguenze, in caso di frodi e contraffazioni, oggi è basso.

Contraffazione bio e mancato ritiro della merce nuovi reati

Gian Carlo Caselli e a sin. Silvio Barbero.
Gian Carlo Caselli e a sin. Silvio Barbero.

Servono nuove leggi più incisive: il 14 ottobre la Commissione ministeriale presieduta da Gian Carlo Caselli presenterà al ministro della Giustizia Andrea Orlando il testo definitivo della riforma dei reati agroalimentari. Volto ad aggiornare una legge “obsoleta e financo criminosa nella sua incapacità a rendere poco conveniente la contraffazione” ha detto lo stesso Caselli al convegno “Filiera della legalità nel settore alimentare” organizzato dalla cooperativa di ristorazione Cir Food a Expo. Il testo prevede nuovi reati come il disastro sanitario (avvelenamento, contaminazione o corruzione di acque o sostanze alimentari), l’omesso ritiro dal mercato di sostanze alimentari pericolose nel ciclo produttivo e distributivo, il reato di agropirateria ovvero il crimine agroalimentare perpetrato da organizzazione criminale non ascrivibile ad associazione mafiosa (che non rientra dunque nel 416bis), la simulazione di metodi di agricoltura biologica e la falsa indicazione geografica di un prodotto. Sono poi previsti modelli organizzativi aziendali che individuino responsabilità amministrativa anche alle persone giuridiche come strumento di prevenzione dei reati alimentari.

«Il fulcro della nuova normativa è la tutela dei prodotti alimentari imperniata sulla figura del consumatore finale – ha spiegato Caselli -. La frode è considerata lesiva soprattutto dei suoi interessi, tendendo anche conto del maggior valore che ha progressivamente assunto l’identità del cibo nella cultura dei territori, delle comunità locali e dei piccoli produttori. È una legge pragmatica, con sanzioni pesanti, tra cui la sospensione ed espulsione dal mercato, che valorizza il ravvedimento operoso. E c’è la prospettiva di un’etichetta “narrante”, comprensibile e trasparente, che faccia capire chiaramente cosa c’è dentro cibi e bevande».
«Una buona legge insomma ricordando – ammonisce Caselli – che anche la legge migliore se non è applicata, se il processo non funziona rimane sulla carta. Non servono solo nuove norme ma controlli e la diffusione di una cultura della legalità».

Slow Food: la distribuzione deve assicurare la pulizia della filiera
«Dobbiamo cambiare il paradigma del nostro rapporto con il cibo cambiando la scala di valori: non è più sufficiente che il cibo sia “buono” nel senso della sicurezza alimentare, ma deve anche essere “legale” per poter essere messo sul mercato. Deve includere valori quali i diritti dei lavoratori, deve essere il frutto di un corretto rapporto con il territorio che lo produce, di un’economia democratica, di piccola e media scala, e di una filiera trasparente» ha detto Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università delle scienze Gastronomiche di Pollenzo e tra i fondatori di Slow Food.
«Al mondo della distribuzione chiediamo che assuma alcuni elementi di codice per cui certi prodotti siano esclusi dalle politiche di acquisto, garantendo al consumatore la pulizia della filiera. Non è difficile, in questo Paese le cose si sanno. Ma è necessario fare formazione sulle tematiche della legalità agli addetti agli acquisti. I consumatori devono essere messi in condizione di poter scegliere in modo chiaro: oggi non lo sono».

Chiara Nasi, presidente Cir Food.
Chiara Nasi, presidente Cir Food.

“Pessimista” si è dichiarata Chiara Nasi, presidente di Cir. «La politica del contenimento dei prezzi per forza di cose apre le porte a player che non sono legali, praticano il lavoro in nero, non rispettano i capitolati. È vero, le aziende che praticano l’illegalità devono uscire dal mercato, ma spesso anche quando ciò avviene rientrano con un altro nome. Oggi, anche grazie alle nuove tecnologie, alle app che leggono le etichette ad esempio, si potrebbe fare moltissimo. Non è però solo questione di buone norme, il problema è applicarle e diffondere una rivoluzione culturale che vedo ancora molto lontana. Ma è una battaglia che dobbiamo vincere».

Caporalato si deve fare di più
La piaga del caporalato balzata alle cronache questa estate non è considerata nel disegno di legge «ma – ha annunciato l’ex procuratore – chiederemo al ministro l’istituzione di una Commissione apposita. È una piaga di cui sappiamo tutto, eppure si sta espandendo nelle aree più ricche, come dimostrano i recenti casi in Piemonte. Si tende ad appocciare secondo logiche emergenziali, se c’è un morto o nella stagione della raccolta, per poi dimenticarsene il resto dell’anno: andrebbe invece affrontata in una logica strutturale, come un’economia perversa che ha legami con la mafia».
«Si è scoperto che un fenomeno che sembrava toccare solo stranieri e migranti riguarda, complice la crisi, anche cittadini italiani, soprattutto donne – dice Alessandro Leo, presidente del Consorzio Libera Terra Mediterraneo – . Noi ci opponiamo a questo modello dimostrando che sui terreni confiscati alla mafia si può praticare un’economia diversa, che crea lavoro e valore tramite il biologico e le eccellenze agroalimentari. Ricordando che chi è schiavo non controlla il proprio lavoro, e utilizzerà e sarà vittima dell’uso di diserbanti e pesticidi ad esempio».

Il prezzo della legalità
Tutto ciò si scontra spesso con un consumatore abituato a scegliere i prodotti alimentari guardando al prezzo più basso. «La sintesi del nostro lavoro sono i prodotti venduti sugli scaffali dei supermercati – dice ancora Leo -. Coop ma ora anche Auchan e Carrefour,  segno che stiamo riuscendo ad avere prezzi sostenibili con il mercato anche non cooperativo -. Dimostrano che l’acquisto di un prodotto è una presa di posizione, un atto politico che però presuppone una conoscenza da parte del consumatore. Il rispetto dei diritti dei lavoratori per noi è scontato ma non lo è per tutti, e nemmeno la paga minima ai braccianti agricoli. Siamo un’impresa pulita che crea opportunità di lavoro, tutelando il territorio e il reddito dei contadini che lo custodiscono, anche attraverso l’agricoltura biologica, creando lavoro e rapporti».
«I cittadini devono capire che il prezzo non è tutto, specie per quanto riguarda i prodotti alimentari: ogni anno ne buttiamo via 13 miliardi di euro. Bisogna diffondere e far vincere la cultura di consumare meno ma consumare meglio su quella del prezzo più basso» ha commentato Andrea Di Stefano di Novamont, azienda attiva nel settore delle plastiche biodegradabili.
«I consumatori devono sapere che, se spendono un po’ di più per un prodotto, lo fanno per un Paese più pulito» conclude Barbero.

Integratori: aumenti a due cifre per un settore spinto dal nuovo salutismo

Un settore in crescita costante dal 2008, che ha superato indenne la crisi: è quello degli integratori alimentari. «Da settembre 2014 ad agosto 2015 sono state vendute 180 milioni di confezioni per un valore di 2,5 miliardi di euro, con una crescita anno su anno del 9,8% a valore del 9,2% a volume. Il mercato è triplicato negli ultimi 15 anni. E ha ormai superato le vendite dei farmaci senza obbligo di ricetta» ha spiegato Marco Fiorani, presidente di Federsalus, l’Associazione Nazionale Aziende Prodotti Salutistici (che comprendono integratori alimentari, alimenti arricchiti, prodotti dietetici, functional foods). Otto italiani su dieci dichiarano di aver usato un integratore nell’ultimo anno (+15% dal 2012), ed è sempre più diffuso il consiglio da parte dei medici, praticato dal 55% dei medici di medicina generale e dal 33% degli specialisti.
In quanto a canale, la stragrande maggioranza delle vendite avviene in farmacia e parafarmacia, con un valore di 2.285,3 milioni di euro e 151,6 milioni di confezioni vendute (+9,7% a valore e +9,2% a unità venduta) mentre la GDO ha movimentato 197,3 milioni di euro con un trend di crescita però superiore: +10,8% a volume e +10,4% a unità. Le tipologie più richieste nella grande distribuzione sono i prodotti a base di vitamine e minerali, i coadiuvanti del controllo di colesterolo e del peso, gli energetici, le barrette energetiche o sostitutive del pasto, e i probiotici.

Marco Fiorani, presidente Federsalus, al convegno "Gli integratori alimentari in pillole: vero o falso?".
Marco Fiorani, presidente Federsalus, al convegno “Gli integratori alimentari in pillole: vero o falso?”.

«Dietro a questi numeri c’è un la progressiva evoluzione del rapporto degli italiani con la salute, non più passivo ma attivo e progettuale – ha detto ancora Fiorani -, che si traduce in un’attenzione agli ingredienti contenuti negli alimenti e al cibo in generale, e nella pratica dell’attività fisica. Secondo una ricerca Eurisko chi consuma integratori è più attento alla salute ed effettua più controlli medici della media».

Fermenti lattici, primi consumatori in Europa
In Europa il mercato degli integratori vale 11,3 miliardi di euro nel 2014. Tra le differenti categorie (esistono 8000 integratori diversi) l’Italia in UE è prima nelle vendite di fermenti lattici, mentre i botanicals (estratti vegetali) si privilegiano in Germania, seguita però da Italia e Francia. In Italia piacciono anche le combinazioni (prodotti formulati con più sostanze), nel Regno Unito i grassi essenziali. Mentre nel Nord Europa l’uso di integratori tende ad essere quotidiano, nell’Europa mediterranea è più saltuario e legato a specifiche esigenze di salute.
«Per quanto riguarda la scelta, per i due terzi è influenzata dal medico o dal farmacista e solo per un terzo dalla pubblicità» conclude Fiorani.

L’irresistibile avanzata dei locker: 420 InPost entro fine anno, Gdo partner per le location

Un po’ in ritardo rispetto a molti Paesi Europei, ma sembra che finalmente la rivoluzione locker arriverà anche in Italia. Dopo Dhl entrato un po’ in sordina a Milano e Roma, promette di investire su una rete capillare sul territorio italiano InPost, società di Integer Group, azienda polacca con capitali di private equity americani.

inpost_italia«Sono già 320 le macchine installate, e diventeranno 420 entro fine anno – spiega Stefano Moni, Ad InPost -. La creazione della rete prevede in una prima fase l’installazione di 1000 locker che diventeranno 2500 nei prossimi tre anni. Già oggi 20 milioni di italiani hanno un nostro locker nel raggio di 5 Km. Siamo presenti in 820 città nel mondo con 8000 macchine e non siamo un corriere: lavoriamo solo con i locker. Questo non è un test, ma una soluzione reale e immediata che consente tempi di consegna rapidi, definiti e garantiti. I nostri piani sono solo parzialmente legati alle vendite quando entriamo in un Paese installiamo le macchine secondo un piano di copertura del territorio».

Gdo e locker: un’operazione win-win?

Tra le location scelte, in primo piano dopo le stazioni di servizio Erg, partner principale in questa prima fase con 200 location, figurano i parcheggi della Gdo. «Abbiamo installato già macchine presso Coop, Auchan, Lidl, Carrefour, Md Ld. Il rocker non fa concorrenza al punto vendita fisico, anzi è un’opportunità per riportare il cliente che comunque acquista online presso il negozio, dove spesso effettua altri acquisti, nel 27% dei casi. Tra i vantaggi per il retailer che mette a disposizione uno spazio c’è lo sfruttamento di un’area esterna altrimenti inutilizzata, un traffico extra di persone, un’immagine moderna e volta all’innovazione che si riflette sull’insegna ospitante, che tra l’altro usufruisce della pubblicità nel sito dell’e-shop».

Poste Italiane scende in campo nel 2016 con test a Torino e Bologna

Un altro player importante che è Poste Italiane, che sull’e-commerce sta investendo parecchie risorse. «È un percorso centrale nel nostro piano strategico anche in vista della quotazione in Borsa” ha detto Massimo Curcio, direttore Marketing e logistica all’incontro “La nuova logistica per l’e-commerce. Modelli di delivery e tendenze a confronto” organizzato da Netcomm. Forte di una rete di 13.000 uffici postali (“3000 dei quali hanno una corsia taglia-coda per l’e-commerce” ), 26.000 mobile POS per i pagamenti in contrassegno, e il 25% delle transazioni e-commerce che avviene tramite carta Poste Pay. «Stiamo pensando a una serie di servizi per migliorare la shopping experience. Stiamo lavorando per ridurre i costi di spedizione fissi con un nuovo sistema, Crono. Stiamo pensando ad installare dei locker in posti integrativi rispetto alla rete degli uffici postali. È uno die tanti progetti che partiranno a brevissimo, già dl primo quadrimestre del 2016, con alcuni test a Bologna e Torino, per capire quanto l’esigenza dei locker sia sentita da una platea estesa».

Il ritorno di Sisa in TV con le Ricette all’italiana

Il rinnovato appuntamento con il programma itinerante “Ricette all’italiana”, condotto da Davide Mengacci e Michela Coppa, avrà a partire dal 12 ottobre, per 48 puntate Sisa come protagonista.

Infatti i colori, i profumi e i prodotti delle regioni italiane verranno celebrati nelle numerose ricette presentate all’interno della rubrica “La Spesa” e nei piatti da gourmet preparati dallo chef Andrea Palmieri dove i principali interpreti saranno i prodotti a marchio SISA.

Genuinità e sicurezza grazie all’attenta selezione delle materie prime, alla valorizzazione della produzione italiana e al rispetto della sostenibilità ambientale sono i valori delle referenze Mdd nelle tre linee Sisa, Gusto&Passione, Primo.

Gruppo Finiper: Donor Card alla cassa per Salvare l’Italia con FAI

Quando gli occhi sono puntati sui prodotti del territorio e regionali, ovvero il nostro patrimonio agroalimentare, non si può ignorare il giacimento artistico-culturale immenso presente in ogni angolo d’Italia: per questo anche quest’anno il Gruppo Finiper sostiene la campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” promossa dal FAI Fondo Ambiente Italiano. E lo fa direttamente in cassa, proponendo ai clienti fino al 31 ottobre, in tutti gli ipermercati Iper, La grande i, e i supermercati U! e U2 del gruppo, una Donor Card del valore di 2 euro, che permetterà di sostenere e tutelare l’ingente patrimonio di natura, arte e paesaggio italiano. La carta inoltre darà diritto a un ingresso gratuito in un Bene FAI, la fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975 con l’obiettivo appunto di salvaguardare il patrimonio d’arte e natura italiano. L’elenco dei luoghi visitabili è consultabile sul sito www.fondoambiente.it.

In tutti i punti vendita coinvolti verranno esposte locandine informative e distribuiti leaflet per promuovere la campagna di raccolta fondi e far conoscere le attività del FAI. Il personale sarà a disposizione per incentivare la raccolta e ricordare come ogni piccolo contributo può salvare un bene immenso a disposizione di tutti. Buoni i risultati ottenuti negli anni scorsi dalla campagna: solo nel 2014, il Gruppo Finiper ha raccolto oltre 90.000 euro.
50X70_IPER«Anche per il 2015 la nostra azienda rinnova il suo impegno a sostegno del FAI – dichiara Antonella Emilio, Direttore Comunicazione e Relazioni esterne di Iper, La grande i -. Un appuntamento che condividiamo con i nostri clienti così come tutte le altre attività e i progetti valoriali che Iper promuove nell’ambito delle politiche di responsabilità sociale come la lotta allo spreco e l’attenzione all’ambiente e alla sicurezza alimentare: solo alcune delle sfide collettive cui l’umanità è chiamata a rispondere nel prossimo futuro e il nostro Gruppo intende portare il proprio contributo, sia attraverso un’offerta mirata di prodotti sia con pratiche di gestione attente all’ambiente e alla persona».
«La partnership con il FAI ci permette, con il fondamentale aiuto dei nostri clienti, di salvaguardare e valorizzare uno dei maggiori patrimoni collettivi che l’Italia possiede: una preziosa e unica eredità fatta di natura, arte e paesaggio – spiega il direttore marketing di Unes Paolo Paronzini -. Questo tema si coniuga alla Responsabilità Sociale Unes che si impegna quotidianamente a rispettare l’ambiente grazie alla riduzione degli sprechi limitando il conseguente impatto sull’ambiente, tramite innovazioni strutturali come le ante a chiusura dei banchi refrigerati e progetti quali “È stupido sprecare, è bello scoprirlo”, che si concluderà il 18 ottobre 2015, il cui scopo è rendere noto che non sprecare non solo è utile ma può essere anche bello, facile e divertente».

Fiorfood è il nome del nuovo concept di supermercato Coop. Aprirà a Torino il 2 dicembre

Si chiamerà Fiorfood, Cibo ed emozioni il nuovo concept store che Nova Coop inaugurerà a Torino il 2 dicembre in Galleria San Federico.

Un nome e un brand innovativo – si legge in una nota di Coop – che nasce dalla tradizione Coop e ne conferma i valori, che si sposano con le nuove tendenze sull’acquisto e il consumo del cibo.

Il concept store riprende alcuni temi sviluppati dal Supermercato del futuro di Coop in Expo. «Non intendiamo aprire un supermercato come quelli che conosciamo – spiega il presidente di Nova Coop Ernesto Dalle Rive – e che abbiamo modo di frequentare tutti i giorni. La nostra idea, e la nostra sfida, è quella di inaugurare il primo di una serie di negozi, insediati nei centri delle grandi città della nostra regione, che, nel rapporto fra consumatore e consumo, si propongano come centri di innovazione. Un nuovo modello di negozio inteso come luogo da frequentare, da vivere, nel quale far crescere la socialità, la condivisione di temi, assistere a presentazione di libri e conferenze, fare la spesa a prezzi convenienti e poter anche degustare cibi sapientemente preparati».

Un luogo , dove spesa per il cibo si coniughi con innovazione ed emozione, favorendo – prosegue la nota – la conoscenza di cosa c’è dietro al prodotto, di quali siano le tendenze e i nuovi stili di consumo, per cambiare l’approccio al cibo, conoscere la cooperazione e i suoi valori, acquistando cibi di qualità, sicuri, etici e risparmiando e trovando, inoltre occasioni di intrattenimento e socialità cooperativa, in uno spazio in sintonia e nel rispetto del luogo che lo ospita.

«È un atto di amore verso una città che tanto ha dato e dà alla cooperazione. A pochi metri da lì nasceva nel 1854 – sottolinea Dalle Rive – la prima Cooperativa di Consumatori. Nova Coop è ormai una delle principali cooperative del paese e una delle primissime imprese della nostra regione. Siamo diventati grandi, capaci di associare oltre 800.000 piemontesi e di fatturare più di un miliardo di euro realizzando, anche negli anni più difficili della crisi, buone performance di bilancio senza rinunciare a essere coerenti con i nostri valori. Dunque è giusto che questa prima sperimentazione la si realizzi qui, a Torino, la città che vide muovere i suoi primi passi alla cooperazione di consumatori e che oggi assiste alla moderna evoluzione di quel modello a partire da un logo, un nome e un payoff indimenticabili: Fiorfood, Cibo ed emozioni».

Il logo è stato studiato da Expansion Group: il none esplicita il legame con la linea di prodotti fiorfiore Coop, il pay-off Cibo ed emozioni richiama le sensazioni e le esperienze legate al cibo e al suo consumo (desiderio, piacere, attesa, soddisfazione). Il logo Coop è infine inserito in basso a destra con i suoi colori istituzionali, a firma e garanzia del progetto.

Gruppo Alì sostiene i Medici con l’Africa Cuamm e Avis

Gruppo Alì consegna un assegno di 63.856€, raccolti grazie alla generosità dei clienti Alì, Alìper e Profumerie Unix (nell’ambito del Catalogo Premi 2014/2015 che hanno donato 1 euro ogni cento punti raccolti, valore raddoppiato da Gruppo Alì), ad Avis e Medici con l’Africa Cuamm per un progetto volto a garantire la disponibilità di sangue per la cura dei bambini e delle donne in gravidanza in 4 ospedali di Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda.

La collaborazione tra i Supermercati Alì e Cuamm non è nuova: sono state infatti diverse le iniziative svolte durante tutto l’anno (dagli oltre 14.000€ raccolti per la lotta contro l’Ebola a dicembre scorso, alla vendita dei biglietti della marcia ancora in corso in 32 punti vendita della rete Alì Alìper).

«Anche quest’anno il nostro Gruppo non ha voluto far mancare il proprio sostegno ad un progetto così importante», afferma Marco Canella, Responsabile Finanziario di Alì S.p.A. «Siamo contenti di aiutare due realtà riconosciute e radicate come Cuamm e Avis e vogliamo innanzitutto ringraziare i nostri clienti che continuano a credere a questa missione devolvendo i punti della loro Carta Fedeltà. Convinti che insieme si possa fare molto anche per la donazione di sangue sicuro in Africa, ii Gruppo Alì non farà mancare il suo contributo, certo che iniziative come questa possano migliorare la vita di tante persone che hanno bisogno. Anche nel Catalogo PremiAlì  2015-2016 i nostri clienti hanno la possibilità di aiutare diverse realtà benefiche e tra queste ci sarà ancora Cuamm».

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare