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Top 100 di BrandZ 2020, dopo il retail arriva il tech

Posizionandosi a quota 1800 miliardi di dollari, per una crescita del 10%, i brand della tecnologia – durante la pandemia  – sono rimasti secondi solo al retail. Mentre in un accanito testa a testa per i gradini del podio, Microsoft supera Google. Queste alcune delle evidenze della classifica Top 100 di BrandZ 2020, pubblicata da WPP e Kantar

Di fatto, la pandemia globale ha rappresentato un momento cruciale per molti settori: così, combinando il loro Brand Value, i Brand di tecnologia di consumo e B2B quest’anno sono arrivati a rappresentare oltre un terzo (37%) del Brand Value totale.

I leader nella Top 20 dei Brand tecnologici di maggior valore 2020 – Apple, (+14%, 352,2 miliardi di dollari), Microsoft (+30%, 326,5 miliardi di dollari), Google (+5%, 323,6 miliardi di dollari) – dominano anche il livello più alto della classifica dei Top 100 di BrandZ, rispettivamente al n. 2, 3 e 4. Il gigante cinese dei servizi internet Tencent (+15%, 151 miliardi di dollari) e Facebook (-7%, 147,2 miliardi di dollari) poi completano la Top5 in ambito Tech – i primi cinque Brand tecnologici di maggior valore al mondo – e si classificano anche al 7^ e all’8^ posto nella Top 100.

Il Brand Value totale della Top 100 di BrandZ ha raggiunto i 5.000 miliardi di dollari, con una crescita del 5,9% rispetto allo scorso anno, nonostante l’impatto economico, sociale e personale del COVID-19. Prima della pandemia globale, il Brand Value totale del Ranking Top 100 era destinato ad aumentare del 9%.

Martin Guerrieria, Global Head of Research for BrandZ – Kantar, commenta: “I Brand tecnologici si sono dimostrati estremamente resilienti, soprattutto rispetto a quelli della maggior parte delle altre categorie, con ricavi e profitti in generale in miglioramento, anche se a un ritmo più lento. La crisi recente ha contribuito a riaccendere il “romanticismo” tra i consumatori e le marche della tecnologia, che si era raffreddato soprattutto a causa di problemi di fiducia sulla privacy e sulla protezione dei dati personali. L’isolamento è stato un forte promemoria del fatto che la tecnologia è indispensabile per la nostra vita, e le connessioni e i dispositivi digitali sono sempre più rilevanti nelle nostre vite, li usiamo ormai per acquistare cibo e altri beni di prima necessità, fare riunioni e comunicare con la famiglia e gli amici”.

Le vie per crescere

La classifica di quest’anno di BrandZ ha dimostrato che l’innovazione e la creatività sono i motori chiave della crescita in tutte le categorie. I Brand tecnologici hanno adottato una strategia che li ha visti riposizionarsi da semplici “dispositivi” a servizi che perseguono sia opportunità business-to-business (B2B) sia opportunità per i consumatori.

I wearables e i diversi servizi proposti da Apple hanno fatto crescere i ricavi, mentre l’offerta di streaming in abbonamento, Apple TV+, ha portato Apple a misurarsi in un nuovo territorio in competizione con i nomi affermati di Netflix e Amazon Prime, e con nuovi player come Disney+. Facebook ha anticipato che COVID-19 ha evidenziato nuovi needs nel “new normal” e ha introdotto Messenger Rooms, una chat che può ospitare 50 persone.

Microsoft ha superato Google grazie al passaggio strategico ai servizi in abbonamento da un lato e alla crescita del suo ecosistema per gli ambienti di lavoro che include Office365 e Microsoft Teams, permettendo alle persone di mantenere il “business as usual” durante il blocco.

I Brand di tecnologia B2B IBM (-3%, 83,7 miliardi di dollari), Oracle (+2%, 26,9 miliardi di dollari), SAP (0%, 57,6 miliardi di dollari) e Cisco (-9%, 26,3 miliardi di dollari) hanno continuato a sviluppare i loro servizi, mentre il cloud computing continua ad evolversi verso l’analisi a valore aggiunto e l’intelligenza artificiale basata sul cloud. Gli specialisti del cloud, tra cui Adobe (29%, 35,9 miliardi di dollari) e Salesforce (13%, 30,5 miliardi di dollari), hanno rafforzato le loro expertise creative e di CRM nell’ambito di un approccio multi-cloud e multi-vendor.

Nuovi trend

MasterCard è entrata per la prima volta nella Top 10 di quest’anno, grazie alla performance finanziaria positiva supportata da una crescita della brand equity. Il brand è riuscito a inserirsi con successo nella vita quotidiana delle persone e ha ottenuto una connessione emotiva privilegiata attraverso un posizionamento basato sul purpose.

Cinque nuovi nomi compaiono nella Top 100, guidati dal social cinese TikTok (79^ posto), seguito, da UnitedHealthcare (n. 86, 15,8 miliardi di dollari), Bank of China (n. 97, 13,7 miliardi di dollari), Lancôme (n. 98, 13,6 miliardi di dollari) e Pepsi (n. 99, 13,3 miliardi di dollari).

I brand statunitensi sono più della metà di tutti quelli della Top 100, quelli asiatici hanno rappresentato un quarto di tutta la classifica, di cui 17 cinesi (inclusi Alibaba e Tencent nella Top 10) e Giapponesi (Toyota e NTT).

La sostenibilità è il nuovo lusso: i consumatori più giovani si aspettano la qualità tipica del lusso ma con materiali sostenibili e meno packaging; quattro brand di aziende del Lusso sono presenti nella Top 100 quest’anno, guidati da Louis Vuitton (+10%, n. 19, 51,8 miliardi di dollari).

Grow My Store: la proposta di Google a supporto dei retailer

Arriva Grow my Store, la piattaforma gratuita di Google, nata a supporto delle piccole e medie imprese italiane del settore retail per migliorare la propria presenza online. Attraverso Grow my Store è possibile ricevere un report sulla qualità del proprio sito.

Nonostante i vantaggi offerti dall’e-commerce in questa situazione di emergenza, per i retailer italiani non è sempre facile sviluppare le competenze specifiche utili a raggiungere i propri clienti e rispondere esaustivamente alle loro necessità. Attraverso Grow my Store i retailer potranno valutare in maniera semplice l’efficacia del proprio sito web rispetto alle più importanti metriche di confronto del settore e avere accesso a consigli e approfondimenti. Tra gli aspetti analizzati, riassunti in un report complessivo che Grow my Store restituisce al termine dell’analisi, viene evidenziato per esempio se il sito web elenca chiaramente prodotti e prezzi, se sono chiare le politiche di restituzione, se esiste un supporto di live chat e viene valutata la fruibilità del sito da desktop e da mobile.

La ricerca Netcomm sull’e-commerce

Da una ricerca realizzata da Netcomm in collaborazione con Google, utile per evidenziare gli elementi chiave per lo sviluppo dei progetti e-commerce a seguito della crisi sanitaria, emerge come l’e-commerce sia, tra tutti i canali di vendita online, quello che i retailer considerano più soddisfacente. Tra gli elementi che contribuiscono maggiormente all’apprezzamento del modello e-commerce proprio da parte dei retailer emergono il notevole contributo alla comunicazione e alla valorizzazione del proprio brand (56%) e la possibilità di sviluppare sinergie con i canali di comunicazione e vendita tradizionali, come il negozio fisico (56%). L’e-commerce è inoltre considerato un mezzo per avviare facilmente e velocemente le proprie vendite (57%).

Roberto Liscia, Presidente del Netcomm, commenta: “Dalla ricerca emerge chiaramente che le aziende con sito e-commerce proprio mostrano un livello di soddisfazione complessivo significativamente maggiore di quelle che hanno adottato altri modelli di vendita online di e-commerce (53% vs 35%).  Ne è conferma il dato che le aziende con sia sito proprio e-commerce, sia altri modelli di vendita online e-commerce, mostrino un gap di soddisfazione a favore del proprio e-commerce ancora maggiore  (55% vs 31%).”

Vincenzo Riili, CMO Google Italia, aggiunge: “Lo sviluppo di un proprio sito e-commerce è il modello di commercio digitale che genera maggiori vantaggi a lungo termine, nonostante richieda un intenso impegno nella fase di settaggio iniziale. Per ottenere i migliori risultati è necessario acquisire le giuste competenze. Con Grow my Store Google si impegna a fornire un tool che accompagni passo passo i retailer nel potenziamento del proprio sito e-commerce, per supportarli nella crescita online.”  

Natale e saldi: l’identikit del consumatore secondo Google

Come si comportano gli italiani in fase di acquisti natalizi e/o in saldo?

Ce lo racconta Google con il suo primo Global Retail Study, ricerca commissionata a Ipsos con l’obiettivo di analizzare l’evoluzione del percorso di acquisto tra l’online e l’offline in Italia e nel mondo. Il risultato? Gli italiani spendono metà del proprio tempo online e l’altra metà in negozio. Anche nei casi in cui l’acquisto non viene finalizzato online tramite piattaforme di e-commerce, gli italiani considerano internet una componente fondamentale nel loro processo di acquisto. Il 96% ha infatti dichiarato di aver usato il web in una o più fasi dell’acquisto: per cercare informazioni su un prodotto, l’indirizzo di un negozio o per guardare un video. Il dato è in linea con quello degli altri paesi europei.

Il consumatore è omnichannel

Il consumatore italiano si muove con facilità da una ricerca online a una passeggiata fra le vetrine, cercando un’esperienza fluida in cui trovare sempre maggiori informazioni, soddisfare la propria curiosità e infine trovare il prodotto che maggiormente risponde alle proprie esigenze. Il percorso di acquisto non è prevedibile e diretto, perché le persone continuano ad ampliare e restringere le opzioni: cercano informazioni, confrontano le offerte di più retailer e passano dall’offline all’online in maniera totalmente spontanea. Il 36% degli italiani intervistati dichiara infatti di fare ricerche online mentre si trova in un punto vendita; in generale, le persone intervistate dichiarano di usare internet principalmente per cercare un nuovo prodotto (46%) o un nuovo brand (49%) o un oggetto che hanno già visto da qualche parte (44%). Inoltre, leggono recensioni e raccomandazioni utili (46%) e controllano la disponibilità di un prodotto prima di recarsi in negozio (33%).

 

Cosa si aspettano i consumatori dai retailer
L’esperienza di acquisto passa ovviamente anche da quanto i retailer sono capaci di soddisfare le esigenze espresse dai consumatori, relativamente al processo di acquisto online. A questo proposito Google, per il secondo anno, ha commissionato a Kantar una ricerca su questo tema, che ha analizzato le risposte di 35.500 consumatori in 17 paesi EMEA.

Dallo studio emerge che, sebbene ci sia stato un generale miglioramento delle caratteristiche degli e-commerce, è ancora ampio il margine di miglioramento in termini di offerta e per incontrare i bisogni dei consumatori. Il 72% degli italiani intervistati dichiara di essere molto soddisfatto dall’esperienza di acquisto online, sebbene il 60% si aspetti un più rapido tempo di caricamento del sito in questione, e quasi la metà dei consumatori intervistati vorrebbe avere a disposizione un numero maggiore di metodi di pagamento, nonché essere certo dei tempi di spedizione.

I consumatori di oggi sono più curiosi, esigenti e soprattutto alla ricerca di un’esperienza di shopping integrata, sia che scelgano di comprare su una piattaforma e-commerce, sia che si trovino in un negozio fisico. Più della metà degli intervistati dichiara infatti di cercare online informazioni prima di effettuare un acquisto e il 42% visita diversi siti internet prima di decidere cosa comprare e da quale retailer. Allo stesso tempo, i consumatori sono impazienti: infatti, quasi il 60% si aspetta di consultare un sito che si carichi velocemente e il 57% ritiene  importante che esso abbia un processo di pagamento semplice e veloce, mentre per il 45% è rilevante tracciare i tempi di consegna e avere la consegna garantita entro una certa data.

Gli italiani che acquistano online sono mediamente più fidelizzati rispetto ai consumatori di altri mercati: solo il 12% infatti decide di non tornare a fare acquisti da quello che definisce il suo rivenditore preferito, contro una media globale del 22%. Gli italiani sono quindi fedeli, ma anche molto esigenti. Fra le aspettative prioritarie spiccano: la necessità un sito e-commerce semplice da navigare e facile nella ricerca di prodotti (60%), con descrizioni dettagliate, nonché la presenza di foto e video dei prodotti (56%) e infine la presenza di recensioni di altri utenti che hanno già acquistato il prodotto (42%).

Metodologie delle ricerche Ipsos e Kantar

Global Retail Study, Ipsos ha realizzato per conto di Google un sondaggio online nel Marzo 2019 su più di 500 consumatori in Italia e quasi 8.000 consumatori in 27 paesi nel mondo, 18+ in merito agli acquisti della settimana precedente al sondaggio (Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Emirati Arabi, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Sud Africa, Sud Corea, Turchia, Ucraina, Vietnam).

CX Retail Research, Kantar ha realizzato per conto di Google un sondaggio in merito all’esperienza di acquisto online dei consumatori, su 35.500 intervistati in 17 paesi, di cui 2.000 in Italia (Arabia Saudita, Danimarca, Emirati Arabi, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Portogallo, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Ucraina, Turchia, Russia). Gli intervistati hanno risposto alle domande facendo riferimento alle ultime 3 esperienze di acquisto dei settori Abbigliamento, Arredamento, Elettronica, Generi Alimentari e multicategoria.

“Ok Google, parla con il mio supermercato”: Bol e Albert Heijin lanciano l’assistente vocale

L’assistente vocale arriva in Gdo: d’accordo, il più famoso è Alexa di Amazon ma ora due insegne “tradizionali”, le olandesi Bol e Jumbo (entrambe fanno parte del gruppo Ahold -Delhaize) grazie a una partnership con Google hanno lanciato il loro personale assistente vocale. Inoltre Ahold-Delhaize, altra insegna del gruppo, ha lanciato uan nuova app vocale, Appie, davvero completa.

Ma cosa si può fare con questa nuova “diavoleria” tecnologica? Naturalmente, fare la spesa, dettandola invece che digitando o, Dio non voglia, scarabocchiando una lista e poi recandosi nel punto vendita.

Appie può fare molto altro. Una summa si trova sul sito del gruppo che elenca le funzionalità della nuova app: notizie, meteo, tempo, sveglia, giochi, videochiamate, barzellette e trucchi, radio ama anche valori nuyrizionali su alimenti o ingredienti, trbare negozi o servizi nelle vicinanze, cercare voli o alberghi, convertire valute, chattare con l’assistente (casomai vi sentiste soli), trovare lavoro, o il film che danno al cinema, fare calcoli e natiralmente interagire con l’insegna, pronta anhe a consigliare ricette, c’è quella del giornoma anche quella che parte dagli ingredienti che hai già a casa, propone le offerte personalizzate, consente di trasmettere suggerimenti o reclami in tempo reale.

L’assistente di Google sarà reso disponibile nei Paesi Bassi in varie fasi.

Google e il retail, nascono nuove alleanze (Jd e Carrefour Francia) e la spesa diventa globale

Google e il retail: nascono nuove alleanze tra il motore di ricerca numero uno e i retailer, on e offline: con Jda, colosso dell’e-commerce, in Cina e con Carrefour, seconda insegna”fisica”, in Francia.

 

Carrefour Francia, alleanza anti-Amazon?

Una “partnership strategica” à quella annunciata tra Carrefour Francia e Google, al via nel 2019. Carrefour è il primo distributore con cui la società di Mountain View sta collaborando in Francia per offrire una nuova esperienza di acquisto – cibo incluso – accessibile tramite l’Assistente Google, e dispositivi collegati come Home e una nuova interfaccia di Google Shopping in Francia

Carrefour aprirà quest’estate un laboratorio di innovazione a Parigi, in collaborazione con Google Cloud, in cui gli ingegneri di Carrefour lavoreranno a stretto contatto con gli esperti di intelligenza artificiale di Google per creare insieme nuove esperienze di consumo. La società di Mountain View supporterà la trasformazione digitale di Carrefour implementando l’ufficio G.Suite e la soluzione collaborativa nell’intero gruppo, nonché un nuovo programma di formazione tecnologica per 1.000 dipendenti Carrefour.

Tre i pilastri su cui poggia l’accordo: l’implementazione dell’offerta Carrefour su una nuova interfaccia del sito Google Shopping e dell’Assistente Google in Francia, la creazione di un laboratorio Carrefour-Google e l’accelerazione della digitalizzazione del gruppo Carrefour.

“Attraverso questa partnership, la società di Mountain View porterà le sue competenze e strumenti tecnologici verso l’intelligenza artificiale, il cloud e nuove interfacce come l’Assistente Google. Carrefour porterà tutta la sua esperienza e il suo know-how nei settori della logistica e delle vendite. L’obiettivo comune di questa partnership è quello di mettere le competenze di entrambi i gruppi al servizio dei consumatori, offrendo loro la scelta più adatta a loro nella loro esperienza cliente, sia in negozio, online, su smartphone o addirittura con la voce” si legge in una nota.

 

500 milioni di dollari in Jd.com Cina, guardando al mondo

JD.com, Inc., primaria azienda cinese di e-commerce, ha annunciato che Google investirà 550 milioni di dollari in contanti in JD.com come parte di un collaborazione strategica.

Le due aziende hanno in programma di collaborare a una serie di iniziative strategiche, tra cui “lo sviluppo congiunto di soluzioni di vendita al dettaglio in una serie di regioni in tutto il mondo, tra cui l’Asia sudorientale, gli Stati Uniti e l’Europa”. Applicando la supply chain e l’esperienza logistica di JD e i punti di forza della tecnologia della società di Mountain View, le due società mirano a esplorare la creazione di soluzioni di infrastruttura di vendita di nuova generazione, con l’obiettivo di offrire esperienze di acquisto utili, personalizzate e multicanali. JD prevede inoltre di offrire una selezione di prodotti di alta qualità disponibili per la vendita tramite Google Shopping in più regioni.

“Questa partnership apre una vasta gamma di possibilità per offrire un’esperienza di vendita superiore ai consumatori di tutto il mondo – ha dichiarato Jianwen Liao, Chief Strategy Officer di JD.com -. Questo segna un passo importante nel processo di modernizzazione della vendita al dettaglio globale”.

“Siamo entusiasti di collaborare con JD.com e di esplorare nuove soluzioni per gli ecosistemi retail in tutto il mondo per consentire esperienze di acquisto utili, personalizzate e senza attriti che diano ai consumatori la possibilità di acquistare ovunque e comunque come vogliono” ha dichiarato l’amministratore delegato di Google Philipp Schindler.

In base agli accordi, Google riceverà 27.106.948 azioni ordinarie di Classe A JD.com di nuova emissione a un prezzo di emissione di 20,29 dollari per azione, equivalente a 40,58 dollari per ADS, in base al prezzo di negoziazione medio ponderato per il volume nei precedenti 10 giorni di negoziazione.

Innovazione, il tuo nome è (ancora) Apple. E non vivi in Europa

Per il dodicesimo anno consecutivo Apple è l’azienda più innovativa del mondo. E per il terzo anno di seguito al secondo posto c’é Google. È il risultato dell’ultima edizione dello studio The Most Innovative Companies relativo al 2016, condotto con interviste a 1.500 capi d’azienda di tutto il mondo e combinando poi i voti con i risultati finanziari degli ultimi tre anni e pubblicato da The Boston Consulting Group, azienda leader della consulenza strategica.

La classifica mette in fila 50 aziende del mondo, e sul podio ci sono Apple, Google e Tesla. Microsoft è stabile al quarto posto, seguita da Amazon, che fa un balzo di 4 posizioni e entra in top 5. Netflix e Facebook irrompono nella top 10 guadagnando rispettivamente 15 e 19 posti. Completano la top ten Samsung, Toyota e IBM. Tra le prime dieci aziende per innovazione spicca quindi l’assenza di qualsiasi azienda europea. La prima, la tedesca Bayer, compare all’undicesimo posto. Gli Stati Uniti restano sempre protagonisti della classifica, con 34 società contro le 22 dell’edizione 2013. Ci sono poi dieci società europee e sei asiatiche.

Alcuni settori sembrano più effervescenti di altri quando si parla di innovazione. Ad esempio il turismo e viaggi, che presenta Expedia, Airbnb e Uber rispettivamente al 31esimo, 21esimo e 17esimo posto. E l’abbigliamento, con le performance di Nike e Under Amour che si identificano sempre di più con il concetto di “digital fitness company”. Bene anche l’automotive. Per BCG, circa il 58% dei consumatori è già disposto a provare una vettura senza conducente e la ricerca e l’elaborazione di progetti che guardano a un nuovo concetto di mobilità sono alla base dei risultati di società come Tesla, BMW (14esima) e Daimler (16esima).

Secondo gli autori – Michael Ringer, Andrew Taylor e Hadi Zablit – i risultati della ricerca segnalano come la velocità del cambiamento e l’impatto che le nuove tecnologie stanno avendo anche su settori tradizionali stiano rendendo cruciale per le aziende la capacità di bilanciare tra innovazione generata all’interno e proveniente da fuori. Le aziende in classifica sono capaci di scandagliare, captare ed elaborare con efficienza i segnali innovativi che giungono da mondi diversi, e sono veloci nel portarli al proprio interno.

Ecco la classifica completa 2016:

1) Apple

2) Google

3) Tesla

4) Microsoft Corp.

5) Amazon

6) Netflix

7) Samsung Group

8) Toyota

9) Facebook

10) IBM

11) Bayer

12) Southwest Airlines

13) Hewlett-Pakard

14) BMW

15) General Electric

16) Daimler

17) Uber

18) Dupont

19) Dow Chemical Company

20) BASF

21) Airbnb

22) Under Armour

23) Gilead Sciences

24) Regeneron Pharmaceuticals

25) Cisco System

26) Pfizer

27) General Motors

28) JP Morgan Chase

29) Johnson & Johnson

30) AXA

31) Nike

32) Expedia

33) Allianz

34) SpaceX

35) Xiaomi

36) The Walt Disney Company

37) Hilton

38) Renault

39) NTT Docomo

40) Intel

41) Marriott International

42) 3M

43) Dell

44) Orange

45) Siemens

46) Huawei

47) Bristol-Myers Squibb

48) Honda

49) BT Group

50) Procter & Gamble

The Boston Consulting Group (BCG), nata nel 1963 ha 86 uffici in 48 paesi e 12.000 professionisti. Per il sesto anno consecutivo, è stata indicata da Fortune fra le cinque migliori aziende mondiali della classifica “100 Best Companies to Work For”.

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