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Consumi degli italiani, GS1 fa il punto della situazione in due appuntamenti

Attenzione alla sostenibilità ambientale, all’aspetto salutistico e all’origine dei prodotti, ma anche al portafogli e al brand: tra tendenze vecchie e nuove, come si stanno evolvendo i consumi degli italiani? Da quali valori sono guidati? A tracciare il quadro sarà Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy, che interverrà in due appuntamenti nel calendario del largo consumo italiano per raccontare le evidenze dagli ultimi studi di GS1 Italy:

Giovedì 4 maggio, ore 10.30 – 12.30. All’evento online “Ipsos presenta Flair Italia 2023″, in cui sarà presentata la 13° edizione del rapporto annuale di Ipsos che racconta l’Italia di oggi e le sfide di domani, Marco Cuppini dialogherà con Chiara Ferrari, public affairs leader di Ipsos, nell’intervento “I consumatori, un bersaglio mobile”, dedicato al “Nuovo Codice Consumi”, la ricerca fondativa sui consumi realizzata da GS1 Italy in collaborazione con McKinsey e Ipsos.

Martedì 9 maggio, ore 11.30 – 12.15. Nel palinsesto di Retail Plaza a TuttoFood (Pad. 2 U25 -Z26), presso Fiera Milano a Rho, la tavola rotonda “Better Future. Brand e insegne incontrano l’innovazione sostenibile” approfondirà i temi dell’innovazione e della sostenibilità, partendo dall’analisi delle nuove tendenze di consumo attraverso i dati dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy. A seguire, una panoramica sul racconto della sostenibilità dei brand e il punto di vista dei retailer nelle testimonianze di quattro tra i principali player della distribuzione.

La geografia dei consumi in Italia, l’indagine di GS1

La composizione del carrello della spesa? Dipende anche (e molto più di quello che si pensi) dal territorio in cui vive il consumatore. Ma non tanto in termini di regione o zona geografica, quanto di struttura socio-economica: a rivelarlo è il Nuovo Codice Consumi, realizzato da GS1 Italy in collaborazione con Ipsos e McKinsey & Company, in cui si propone un modo nuovo, più attuale ed efficace, di leggere i comportamenti d’acquisto degli italiani nel largo consumo. E così, analizzate con questa chiave di lettura innovativa, le scelte di spesa fatte in zone d’Italia distanti tra di loro si sono rivelate sorprendentemente simili, ad esempio tra le aree urbane di Milano e Roma, tra la Riviera Romagnola e la Versilia, tra le Alpi Piemontesi o gli Appennini calabresi, o tra le aree residenziali di Verona o Lecce.

«Il nuovo modo di leggere i territori italiani, messo a punto dal Nuovo Codice Consumi, ha evidenziato che la classificazione tradizionale, in base alle aree geografiche, non basta più per cogliere le profonde differenze esistenti anche tra territori molto vicini tra loro, all’interno della stessa provincia o regione» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Invece, la suddivisione dell’Italia nelle quattro tipologie di territori, che abbiamo individuato in base al loro profilo economico, ha rivelato profonde analogie nei fattori attitudinali che guidano le motivazioni di spesa e la scelta dei canali di acquisto lungo tutto il territorio nazionale».

Per arrivare a questa nuova mappatura dell’Italia, il team di ricerca del Nuovo Codice Consumi ha prima suddiviso la popolazione in nove “comunità di sentire”, accomunate da esigenze, affinità, attitudini e passioni simili, e ha poi classificato i Comuni italiani in quattro aree basate sull’indicatore di prevalenza economica:

• Agricola.
• Manifatturiera.
• Turistica.
• Grandi città e zone residenziali.

Infine, ha analizzato come le nove “comunità di sentire” sono distribuite in queste quattro tipologie di territori.

Aree a prevalenza agricola: 61% del territorio, 18% della popolazione
La vocazione agricola diventa spesso anche identità culturale condivisa, con un’alta sensibilità alla custodia del territorio e delle tradizioni, e ai prodotti locali, di cui si conoscono provenienza e lavorazione. A questo si contrappone il disinteresse verso la cucina, probabilmente come ribellione e come ispirazione a uno stile di vita urbano. C’è una maggiore attenzione al prodotto e alle sue qualità rispetto ai brand. Le attitudini di acquisto per i prodotti dal maggior coinvolgimento emotivo si dividono tra quelli per cui si amano le novità dettate dalle mode urbane (come frutta esotica e pane fresco con mix di farine) e quelli legati al passato (come carni, pesce e salumi). Per questi prodotti si preferiscono i canali specializzati (meno frequentati rispetto agli altri tre territori), ma il punto vendita di riferimento resta il supermercato, mentre ipermercati e discount sono associati alla spesa veloce e conveniente.

Aree a prevalenza industriale: 22% del territorio, 37% della popolazione
Piccole città o sobborghi di grandi città, dove prevalgono le PMI familiari, e dove gli stili di vita e di consumo sono in equilibrio tra il pragmatismo (inteso come attenzione alla moderazione nei consumi in nome della forma fisica e alla convenienza) e l’aspirazione allo stile di vita metropolitano (interesse per il delivery e i nuovi gusti). Questi consumatori si approcciano ai prodotti a elevato coinvolgimento emotivo muovendosi tra l’imitazione dei trend urbani (ad esempio nell’interesse per il vino, anche come indicatore di status) e la ricerca di tradizioni provenienti da un passato conosciuto e confortevole (ad esempio nel cibo per animali). La vasta presenza della GDO ne fa il canale preferito e assimila i diversi format. Per ortofrutta, carni, pesce e salumi c’è interesse a fare acquisti nei canali specializzati, con una frequentazione allineata alla media nazionale (inferiore per i mercati).

Aree a prevalenza turistica: 14% del territorio, 25% della popolazione
Gli stili alimentari sono improntati all’efficienza e alla velocità, benché la cucina resti prevalentemente mediterranea o tradizionale. Emerge un’alta attenzione alla forma fisica, che porta al consumo regolare di piatti più salutari e alla saltuarietà degli sfizi. La sperimentazione viene, invece, associata all’evoluzione della cucina tradizionale, nell’ottica di una filiera corta e affidabile. In questo territorio l’acquisto tende alla ricerca di un equilibrio interiore ed esteriore, in chiave quasi etica. Pane fresco, pesce fresco e prodotti per la persona diventano così fondamentali in quanto fonte di benessere e vengono contrapposti all’area dei prodotti tradizionali (ortofrutta, salumi e carni). Il supermercato viene frequentato in modo costante e si fanno tappe nei negozi specializzati, in linea con la media nazionale. Ipermercati e discount vengono preferiti per quei pochi prodotti su cui investire il meno tempo possibile.

Grandi città e aree residenziali: 3% del territorio, 20% della popolazione
In queste aree, ad alta densità abitativa e con una popolazione mediamente più scolarizzata e agiata, gli stili alimentari ambiscono a una maggiore raffinatezza, con un’elevata incidenza di regimi alimentari alternativi, spesso sostenuti dall’effetto moda, e una forte attenzione alla sostenibilità ambientale. Gli acquisti tendono a essere frutto di un consumo consapevole e impegnato, in particolare per il pesce, il pane, gli alimenti per neonati e il petfood. Ortofrutta, carni e salumi restano invece legati alla nostalgia, forse anche per le zone d’origine di questi cittadini. A livello di canali frequentati, c‘è un minor ricorso a discount e ipermercati e una forte predilezione per il mercato. Il ricorso al canale online risulta leggermente superiore agli altri territori, soprattutto per chi ne fa un uso settimanale.

Aziende sempre più digitali. E anche l’EDI accelera

Sono sempre più digitali le  imprese del Largo Consumo. E anche l’EDI (Electronic Data Interchange), lo scambio elettronico di documenti commerciali e amministrativi, ha subito una forte accelarazione.

Lo evidenzia l’edizione 2019 del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia”, che GS1 Italy realizza da cinque anni in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano.

 

 

In questa ultima edizione emerge come la digitalizzazione dei processi sia un trend sempre più evidente, in particolare per le imprese con una forte propensione all’export, e come l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica abbia rappresentato un importante volano per l’EDI.

Vediamo qualche dato.

Nel 2018 le imprese italiane che hanno utilizzato l’EDI sono aumentate di +23% rispetto all’anno precedente, così come è cresciuto di +27% il volume dei documenti scambiati. In cifre assolute, si tratta di 16 mila aziende per circa 210 milioni di documenti inviati in modo digitale.

La fattura è il documento più scambiato in assoluto via EDI, con 55 milioni di scambi nel 2018 pari al 26% del totale documenti (+10% rispetto all’anno precedente). Seguono l’ordine (15% del totale), l’avviso di spedizione (11% dei documenti scambiati) e la conferma d’ordine (4% del totale).

Per quanto riguarda il settore del largo consumo, i dati rilevati dal “Monitoraggio” fanno emergere una realtà in maturazione, nella quale si stanno affermando relazioni “di qualità”, ossia che completano tutto il ciclo dell’ordine in digitale.

Infatti, è positivo il bilancio 2018 per l’adozione degli standard GS1 EDI. Le aziende che hanno scambiato almeno un messaggio via EDI secondo gli standard GS1 sono state 8.139 (oltre la metà del totale delle aziende “attive” in EDI in Italia).

Tra gli standard GS1 EDI, l’analisi del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia” si focalizza su Euritmo, la soluzione web-EDI sviluppata da GS1 Italy per lo scambio elettronico dei documenti commerciali che è diventata lo standard EDI italiano più diffuso: il numero degli scambi di ordini e conferme d’ordine, fatture e avvisi di spedizione è arrivato a 56,6 milioni di unità, in aumento di +17% rispetto al 2017.

Nel 2018 Euritmo è arrivato a essere adottato da 3.922 imprese tra produttori, retailer (compresi grossisti, centrali e aziende associate) e operatori logistici. A crescere numericamente nel 2018 sono stati soprattutto questi ultimi (+17%) a conferma della tendenza alla terziarizzazione delle attività logistiche e del contributo degli operatori logistici alla transizione verso la digitalizzazione delle relazioni e all’integrazione delle attività logistiche nella supply chain del produttore e del distributore in un’ottica di data management.

«La sfida per i prossimi anni si giocherà su due campi di intervento. Il primo è il grande interesse già dimostrato da alcuni retailer nel portare l’EDI sul versante dell’ottimizzazione logistica, spingendo sullo scambio dei documenti anche per la certificazione delle consegne. La triangolazione con le terze parti logistiche darebbe, infatti, un forte impulso all’efficienza, chiudendo il cerchio della dematerializzazione della supply chain» spiega Massimo Bolchini, standard development director di GS1 Italy. «L’altro playground su cui si gioca la transizione alla digitalizzazione dei processi è la sincronizzazione delle informazioni di prodotto, necessaria per ottenere un EDI di qualità. Un fronte su cui GS1 Italy ha già lavorato creando la soluzione Allineo, che si basa sullo standard GS1 GDSN».

Consumi non alimentari: superata la soglia dei 105 miliardi

La soglia dei 105 miliardi di euro è stata superata, ciò significa, in altri termini, che in Italia la ripresa dei consumi non alimentari prosegue. Nel 2018 la spesa è aumentata di +0,9%; (meglio del 2017, che si era chiuso con +0,6%). Queste le prime evidenze dell’edizione 2019 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, condotto in collaborazione con TradeLab su 13 comparti merceologici.

Nel tempo l’Osservatorio ha “affilato” le sue armi, introducendo i focus sui social network, sull’interazione tra clienti e potenziali canali di acquisto e sulle esperienze retail più innovative; da questa edizione comprende anche un approfondimento sul ruolo dell’omnichannel nel mondo non alimentare.

Mercati e consumi

Mercato che vai, consumi che trovi: l’andamento positivo non ha infatti riguardoto tutti (e in egual misura) i 13 mercati oggetto di osservazione.

C’è stata infatti una netta distinzione tra i mercati particolarmente positivi e vivaci, e quelli che hanno confermato (e talvolta accentuato) i trend negativi già evidenziati negli anni precedenti.

Il mercato più performante è stato quello dell’edutainment, cresciuto del +5,7% (contro il +3,1% del 2017) che conferma il trend espansivo in atto da alcuni anni. Bilancio positivo anche per l’elettronica di consumo (+4,3%), che sembra aver superato la battuta d’arresto registrata nel 2017 (+0,5%) ed essere tornato ai precedenti trend di crescita. Il 2018 ha visto anche accentuarsi l’espansione dei prodotti di automedicazione, con vendite in crescita del +4,0% contro il +2,4% dell’anno precedente.

Un 2018 positivo anche per mobili e arredamento (+1,7%), che sembrano aver beneficiato dell’effetto positivo del bonus fiscale. Continua la volata degli articoli per lo sport (+2,4%), anche se in modo meno accentuato rispetto al 2017 (+3,7%). Situazione analoga per i prodotti di profumeria (+1,4%) e il bricolage (+0,5%).

Segno negativo, invece, per l’ottica, che chiude il 2018 con un -0,8% per abbigliamento e calzature (-3,3%), tessile (-2,0%), cancelleria (-3,0%) e giocattoli (-1,0%)

 

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy raccoglie informazioni su 13 comparti: abbigliamento e calzature, elettronica di consumo, mobili e arredamento, bricolage, articoli per lo sport, prodotti di profumeria, casalinghi, automedicazione, edutainment, prodotti di ottica, tessile casa, cancelleria, giocattoli. L’Osservatorio viene aggiornato annualmente coinvolgendo partner riconosciuti come TradeLab e Gfk per l’elaborazione dei risultati finali che si basano sui dati rilevati dalle più note e affidabili fonti informative (Istat, Iri, Sita Nielsen, GfK).

La riscossa dei giocattoli: i “tradizionali” aumentano le vendite del 12,1% sul 2013

Chi l’avrebbe pensato? Ma in fondo è giusto così perchè regalare un giocattolo a un bambino resta una delle tradizioni più importanti e a conferma di ciò cresce la spesa degli italiani proprio sul fronte dei “tradizionali”. L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy stima che nel 2017 la spesa complessiva per i giocattoli (esclusi videogiochi e giochi elettronici) abbia sfiorato 1,2 miliardi di euro, il 12,1% in più rispetto al 2013.

La fetta più grande della spesa riguarda i giochi per neonati e bambini in età prescolare, che mostrano un trend in crescita. I mattoncini per costruzioni rimangono il secondo segmento del mercato, mentre al terzo posto ci sono le bambole, spinte in particolare dal segmento “playset dolls & accessories”.

 

Le superfici specializzate superano la Gdo

Sono anche cambiate le abitudini di acquisto dei consumatori. Gli italiani si rivolgono soprattutto alle grandi superfici specializzate, che sono cresciute di oltre il 20% tra 2013 e 2017. L’anno scorso questo cluster di negozi, che fanno capo a un’impresa con almeno 10 punti vendita e che hanno oltre 250 metri quadri di superficie di vendita, è diventato il leader di mercato (con il 35,2% di quota), superando ipermercati e grandi supermercati (34,2%).

L’ampia scelta fornita ai consumatori e la presenza di aree dedicate a brand specifici hanno permesso alle catene specializzate di diventare un punto di riferimento per la scelta e per l’acquisto dei giocattoli e di superare ipermercati e grandi supermercati che puntano ai top seller con una grande spinta promozionale, soprattutto nei periodi più rilevanti nell’anno, come il Natale.

La capacità delle catene specializzate di creare emozione ed entertainment nei punti vendita è fondamentale nella competizione con il canale emergente dell’e-commerce, che l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy stima al 16% di quota. Una quota ancora marginale rispetto ai livelli ben più elevati che l’online raggiunge all’estero e che è molto condizionata dalla necessità del consumatore di vedere e toccare il prodotto prima dell’acquisto. Una caratteristica tipica del consumatore italiano, che lo differenzia da quello di altri Paesi.

Tra il nutriente e l’edonistico si muove la spesa degli italiani

Si muove a zig zag in direzioni che a prima vista potrebbero apparire contrastanti la spesa degli italiani: più proteine, fibre e grassi (e quindi più calorie) ma meno zuccheri, tra salute, italianità ed edonismo. Lo rivela la quarta edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, lo studio realizzato da Nielsen e da GS1 Italy che, ogni sei mesi, incrocia oltre 100 indicazioni presenti sulle confezioni dei prodotti di largo consumo con le rilevazioni scanner di Nielsen su venduto, consumo e fruizione dei media.

“Nella scelta di cosa comprare nel mondo alimentare entrano in gioco tanti “ingredienti” che concorrono alle scelte: il cuore e la mente, i sensi e il portafoglio. E ognuno combina il proprio mix come preferisce e come può – commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy -. La comunicazione dei beni di largo consumo influenza questo complesso processo di scelta in diversi modi: attraverso le informazioni di prodotto veicolate dalle etichette, con elementi che colpiscono la sfera delle emozioni, dell’irrazionale, della gratificazione e dell’esperienza multisensoriale e con il posizionamento di prezzo, diretto alla sfera più razionale. In questo processo in continuo movimento l’Osservatorio Immagino cattura l’operato dell’offerta e le scelte della domanda, misurandone il risultato finale e restituendo un quadro aggiornato dei consumi degli italiani».

La nuova edizione dell’Osservatorio Immagino ha analizzato le informazioni riportate sulle etichette di ben 94.179 prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy (10 mila in più rispetto all’edizione precedente). Di questi, 54 mila sono prodotti alimentari che riportano la tabella nutrizionale: è su questo sub-campione che è stato elaborato il metaprodotto Immagino, l’unico indicatore statistico che riesce a misurare la qualità nutrizionale della spesa degli italiani e a seguirne l’evoluzione nel corso del tempo.

Dall’analisi è emerso che, tra giugno 2017 e giugno 2018, il carrello della spesa degli italiani è diventato più nutriente: l’apporto calorico medio è salito del +0,2%, arrivando a 182,8 calorie per 100 g/ml. Il nuovo mix di acquisti alimentari degli italiani, con l’aumento degli acquisti di alcuni prodotti a maggior tenore di grassi e con un più alto apporto calorico, ha avuto come effetto l’aumento dell’incidenza sul metaprodotto Immagino di alcune componenti percepite come positive (come fibre e proteine) e di quelle energetiche (come i lipidi) ma anche il calo di quelle considerate più critiche (come carboidrati e zuccheri).

A livello più generale, le scelte alimentari degli italiani continuano a essere guidate da un tandem di valori: il salutismo e l’edonismo. Uno scenario fotografato con efficacia dall’Osservatorio Immagino che, nell’anno terminato a giugno 2018, tra le otto grandi tendenze più rilevanti sul carrello della spesa, rileva trend positivi soprattutto nelle vendite di alimenti legati al lifestyle (ossia biologici, veg, halal e kosher, +8,9%) e di prodotti rich-in (in particolare integrali o con fibre, +5,2%). Ancora positiva, ma più lenta che nei mesi scorsi, la crescita delle vendite di prodotti per intolleranti al glutine o al lattosio (+3,2% contro il +4,4% dei 12 mesi precedenti) e “free from” (+1,0% rispetto al +2,3% dell’anno mobile precedente).

Su tutti i trend aleggia però incontrastata la ricerca dell’italianità dichiarata in etichetta, che accomuna il 25,1% dei prodotti e raggiunge il 22,5% di quota sul giro d’affari complessivo del mass market, in crescita del 3,5% rispetto all’anno finito a giugno 2017. Complessivamente sono oltre 6,4 miliardi di euro le vendite generate dai prodotti che riportano in etichetta claim come “100% italiano”, “made in Italy” e “solo ingredienti italiani”, pittogrammi (come la bandiera nazionale) e indicazioni geografiche riconosciute in ambito Ue (come Dop, Igp, Doc e Docg).

Consumi non food, avanti pianissimo: l’Osservatorio Gs1 Italy

Crescono lentamente ma con costanza i consumi non food in Italia. Nel 2017 sono aumentati dello 0,5% rispetto all’anno precedente, toccando quota 103.685 milioni di euro contro i 103.147 del 2016. Una crescita molto inferiore rispetto all’anno precedente (nel 2016 l’aumento era stato dell’1,6% rispetto al 2015) ma anche rispetto a quella fatta registrare da alimentari e bevande (+2,2%), dagli articoli per l’igiene della persona e della casa (+2,2%) e dai servizi (+2,9%) e anche dai consumi totali (+2,9% per un ammontare di 1058,9 miliardi di euro).
La fotografia è scattata dall’edizione 2018 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, condotto ogni anno in collaborazione con TradeLab, che non tiene conto di servizi e categorie che portano l’intero settore del non food così come censito dall’Istat a consumi per 157.593 milioni, con un aumento dell’1,8%. Lo studio analizza anche separatamente i 13 mercati che compongono l’universo del non-food, ed evidenzia situazioni molto differenti, con settori che sembrano aver beneficiato molto più di altri dei segnali di ripresa.

 

Bene edutainment, sport e profumeria

Se infatti l’edutainment cresce addirittura del 5,0% nel 2017 e fanno registrare performance molto positive gli articoli per lo sport (+3,7%), i prodotti di profumeria (+3,1%), i prodotti per l’automedicazione (+2,4%) e l’ottica (+1,6%), altri mercati sembrano stagnanti, con percentuali di crescita quasi impercettibili (mobili e arredamento con il +0,8%, bricolage con il +0,7%, elettronica di consumo con il +0,4%) mentre quattro mercati hanno addirittura il segno meno davanti alla variazione del fatturato dal 2016 al 2017: è il caso dei casalinghi (-0,4%), della cancelleria (-0,4%), del tessile (-0,8%) e dell’abbigliamento e calzature (addirittura -1,8%). Va però segnalato in quest’ultimo caso che nel 2016 abbigliamento e calzature avevano fatto registrare una performance perfino peggiore, con il -2,3%.

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy è giunto alla sua sedicesima edizione. «L’edizione 2018 – commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy – ha registrato per il terzo anno consecutivo un dato positivo, che, seppure sia il più basso dell’ultimo triennio, rispecchia il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e il ritorno al processo di sostituzione di alcuni prodotti con tecnologie e design innovativi. Altri segnali interessanti emergono dall’analisi più approfondita dei 13 comparti non alimentari monitorati dall’Osservatorio: se, infatti, la ripresa accomuna quasi tutto il mondo del Non Food, si esplica in modo differente nei singoli mercati. Esclusi pochi settori con segno negativo, come casalinghi, tessili e cancelleria, alcuni sono cresciuti in modo significativo – edutainment in primis -, altri hanno evidenziato una certa stabilità, mentre altri, come abbigliamento e calzature, sono riusciti a frenare i trend negativi degli anni scorsi».

Allineo, Bruno Aceto di Gs1 Italy spiega lo standard adottato dalla Gdo

La Gdo italiana tramite ADM ha dichiarato che entro il 1 gennaio 2019 adotterà il sistema comune ideato da Gs1 Allineo per l’allineamento e la trasmissione comune dei dati: ma di cosa si tratta esattamente e a cosa serve? Lo abbiamo chiesto a Bruno Aceto, Ceo di Gs1 Italy.

Oggi garantire la consistenza e la qualità del dato è una delle grandi sfide per ogni azienda su tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione.GS1 Italy si è impegnata a diffondere il data management nella filiera del largo consumo. La sfida, raccolta dalla Gdo italiana, è quella di avere più competitività e più efficienza.

In questa intervista Giorgio Santambrogio di ADM (Associazione Distribuzione Moderna) annuncia la decisione presa dalle imprese associate di attivare il catalogo elettronico GS1 GDSN attraverso il servizio Allineo.

 

 

Obiettivo: “allineare” il sistema Italia, la Gdo adotta lo standard GS1 GDSN

È stato un soddisfatto Giorgio Santambrogio nella veste di presidente di ADM ad annunciare l’impegno della distribuzione moderna presente in Italia ad aderire allo standard GS1 GDSN. Perché ormai non basta parlare di Big Data, la prossima frontiera per le aziende è garantire la qualità del dato.

A margine del convegno abbiamo chiesto a Santambrogio il perché di questa decisione. 

Nel corso dell’incontro “Big data nel carrello – Dall’efficienza di filiera alle strategie di marketing” ampio spazio è stato dedicato al percorso virtuoso che – grazie agli standard GS1 – permette alle imprese di scambiarsi informazioni dettagliate e corrette, arrivando così a relazionarsi meglio con il consumatore.

Nella stessa occasione GS1 Italy ha annunciato l’avvio del Piano per l’attuazione della qualità dei dati, per accompagnare le imprese del largo consumo nello sviluppo della cultura del data quality all’interno dell’azienda e nella strutturazione dei processi di data governance. La qualità dei dati è, infatti, diventata un vantaggio strategico e le aziende devono assicurare che i dati disponibili sui loro prodotti siano di qualità, corretti e aggiornati.

Nei prossimi giorni sarà pubblicata la videointervista a Bruno Aceto, Ceo di GS1 Italy, che ci spiega più nello specifico cos’è e a cosa serve Allineo.

Non Food, aumentano anche se di poco (102,48 miliardi, +1%) i consumi alimentari in Italia

Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy, durante la presentazione.

Aumentano anche se di poco i consumi non alimentari in Italia, che passano dai 101,47 miliardi del 2015 ai 102,48 miliardi del 2016. Una crescita dell’1,0% rispetto all’anno precedente ma inferiore rispetto alla crescita media nazionale dei consumi totali delle famiglie italiane, che è stata del +1,4%. Lo rivela l’edizione 2017 dell’Osservatorio Non Food di Gs1 Italy (associazione che riunisce 35mila imprese italiane di beni di consumo), condotto in collaborazione con TradeLab, presentato al Piccolo Teatro Grassi di Milano.

I consumi totali delle famiglie italiane sono stati nel 2016 di 1.023,6 miliardi rispetto ai 1009,9 miliardi del 2015. I servizi (che comprendono anche carburante, mezzi di trasporto e tabacchi) pesano per 694,6 miliardi (+1,5% rispetto all’anno precedente), i consumi grocery per 176,2 miliardi (155,6 miliardi ascrivibili agli alimentari e alle bevande e per 20,5 miliardi agli articoli per l’igiene della casa e della persona, complessivamente +1,1%) mentre per i consumi non alimentari secondo il paniere Istat abbiamo speso nel 2016 152,7 miliardi. Di essi 101,47 sono per le merci monitorate dall’Osservatorio GS1 Italy. “Il 2016 è stato un anno ancora di crescita per i consumi, che chiudono l’anno con un bilancio di segno positivo e con un’evidente ripresa in quasi tutti i settori, anche se a ritmo ridotto rispetto all’anno precedente”, commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.

Ma quali sono i settori che pesano di più nella spesa non alimentare? In testa l’abbigliamento e le calzature, che “fatturano” 24.850 milioni nel 2016, perdendo il 2,6% rispetto al 2015 e oltre 4 miliardi rispetto al 2012. Al secondo posto l’elettronica di consumo, che con 20.166 milioni annui è cresciuta sia rispetto al 2015 (+3,4%) sia in termini assoluti rispetto al 2012 (+943 milioni). Seguono i mobili e l’arredamento (13.895 milioni, +1,1% rispetto al 2015), il bricolage (11.965 milioni, +0,9%), i prodotti per automedicazione (6241 milioni, +3,1%), gli articoli sportivi (5779, +1,9%), i prodotti di profumeria (5471, +1,8%), i casalinghi (4457, +1,0%), l’edutainment (3291, +4,3%), i prodotti ottici (2470, +2,1%), il tessile (1381, -0,8%), la cancelleria (1325, +0,9%) e i giocattoli (1180, +4,7%).

 

Razionalizzazione dei punti vendita fisici

Quanto ai canali di vendita, i dati dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy evidenziano chiaramente una razionalizzazione in atto: nel 2016 hanno chiuso 4.600 punti vendita, con un saldo negativo tra aperture e chiusure del -0,1%. Nel 2016 in Italia c’erano 117.844 punti vendita di abbigliamento e accessori (-0,8%), 40.764 di ferramenta, costruzioni e giardinaggio (-1,3%), 40.806 di mobili, casalinghi e illuminazione (-1,6%), 38.829 di libri, giornali e cartoleria (-2,8%), 25.656 di calzature e articoli in cuoio (-2,1%), 22.288 di cosmetici, articoli di profumeria ed erboristerie (+0,4%), 19.892 di elettrodomestici, informatica, audio-video e telefonia (+2,2%), 17.174 di prodotti tessili e biancheria per la casa (-4,2%) e 132.298 di altri esercizi specializzati (-0,4%). Negli ultimi quattro anni a crescere di più in percentuale sono stati i negozi di elettronica (+10,7% e a diminuire si più quelli di prodotti tessili (-12,2%)

La presentazione milanese è stata anche l’occasione per fare un punto sui fenomeni che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni dei consumi in Italia, quelli caratterizzati dall’avvento della digitalizzazione anche in questo universo e dalla crisi che ha portato i consumi non food in Italia a contrarsi di circa il 10%, da 114,0 a 102,5 miliardi.

Sono stati gli anni dell’imporsi di nuovi modelli di vendita, come l’omnichannel, che integra in un’unica esperienza i canali fisico e online. Sono stati gli anni in cui il web si è dimostrato fondamentale sia come canale di comunicazione sia come canale di vendita. Sono stati gli anni in cui i GSS (grandi superfici e catene) hanno continuato ad allargarsi conquistando o rafforzando la leadership in particolare nei settori dell’abbigliamento, delle calzature, dello sport e degli elettrodomestici, portando con sé l’affermarsi del valore della polarità commerciale, che concentra le realtà distributive in luoghi aggregativi anche si servizi molto differenti. In dieci anni i centri commerciali sono aumentati dell’11,3%, ma soprattutto hanno raggiunto il 36,8% della rete (nel 2007 il loro peso si fermava al 30,0%) a scapito dei negozi dei centri storici e delle strade principali delle città (46,6% rispetto al 54,9% di dieci anni fa) e dei negozi periferici (passati dall’11,4% al 6,7%). Crescono anche i factory outlet center, che oggi sono 27 e dieci anni fa 19 e aumentano anche l’area commerciale, passata da 21,2mila a 25,6mila metri quadri. Infine negli ultimi dieci anni si sono sviluppate le reti di vendita anche in luoghi un tempo insoliti come le stazioni ferroviarie e gli aeroporti.

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