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Codici a barre: dopo 50 anni si avvicina l’addio a favore dei QR code

Correva il 26 giugno 1974 quando il codice a barre passava per la prima volta dalla cassa del supermercato Marsh nella città di Troy, in Ohio, sulla confezione di chewing-gum Wrigley’s al gusto juicy fruit. Costo: 0,61 cent. Da allora il codice a barre è stato adottato da retailer e produttori come metodo universale per identificare i prodotti di largo consumo e attualmente è presente sulle confezioni di oltre 1 miliardo di referenze e viene scansionato miliardi di volte ogni giorno. Ora, nel cinquantesimo anniversario di quel primo “bip” che ha fatto la storia, 22 aziende leader mondiali del largo consumo firmano una dichiarazione congiunta per chiedere che retailer e produttori adottino, entro dicembre 2027, i codici 2D di nuova generazione: i QR code standard GS1. L’iniziativa, denominata “Sunrise 2027”, dà quindi il via a una seconda rivoluzione del codice a barre ossia la transizione globale ai QR code standard GS1, che possono contenere una grande quantità di informazioni sui prodotti e renderle facilmente accessibili tramite smartphone, abilitando una vasta gamma di potenzialità che rivoluzioneranno completamente l’esperienza dei consumatori.

Rivoluzionare l’esperienza del consumatore
A differenza dei codici a barre tradizionali, i QR code standard GS1 possono collegare i consumatori a una vasta quantità di informazioni sui prodotti, come istruzioni per l’uso e il riciclo, indicazioni sulla sicurezza, informazioni nutrizionali e certificazioni. Grazie alla facilità di accesso alle informazioni tramite smartphone, i QR code standard GS1 aprono una serie di nuove possibilità, come fornire tutte le informazioni di cui i consumatori hanno bisogno e che desiderano, migliorare la tracciabilità e promuovere l’efficienza attraverso la catena di fornitura, consentendo allo stesso tempo la scansione alla cassa.

In particolare, i QR code standard GS1 permettono di offrire:

  • Scelte più consapevoli e smart: i QR code standard GS1 permettono alle informazioni di superare il limite dello spazio disponibile sul packaging dei prodotti e possono così migliorare l’esperienza del consumatore collegandolo a informazioni aggiuntive sul web, come video tutorial, consigli d’uso, ricette o altre informazioni rilevanti per l’acquisto.
  • Comunicare la sostenibilità: con la crescente richiesta da parte dei consumatori di comprendere l’impatto ambientale dei prodotti che acquistano, i QR code standard GS1 possono fornire informazioni come la provenienza di un prodotto, i suoi componenti, l’impronta di carbonio e indicazioni sul riciclo o il riutilizzo degli imballaggi.
  • Cibo più sicuro: oltre a indicazioni su salute e nutrizione, i QR code standard GS1 forniranno informazioni normative, consigli dettagliati su allergie e date di scadenza, consentendo di respingere alla cassa gli alimenti scaduti e di vendere quelli prossimi alla scadenza a prezzi ridotti, con conseguente riduzione degli sprechi alimentari.

“Il passaggio ai QR code standard GS1 è fondamentale per il futuro del nostro settore” afferma Francesco Del Porto, Global Chief Customer Officer & President Region Italy di Barilla Group. “Questi codici offrono diversi vantaggi che possono migliorare significativamente la tracciabilità, la sicurezza alimentare, la protezione dei consumatori, l’efficienza e la trasparenza della supply chain, la conformità normativa e le relazioni con le autorità, la comunicazione con i consumatori e la consapevolezza delle loro scelte di acquisto. Sono convinto che questa tecnologia innovativa possa aumentare il valore dei nostri brand e del servizio ai consumatori e che giocherà un ruolo importante nel futuro del nostro settore. Vogliamo essere protagonisti attivi di questo cambiamento rivoluzionario”.

Francesco Del Porto è Presidente di GS1 Italy, l’associazione che rappresenta GS1 nel nostro Paese ed è impegnata in prima linea nel promuovere la diffusione dei QR code standard GS1 in Italia. Qui oggi si contano oltre 350 mila prodotti di largo consumo confezionato dotati di codice a barre GS1, che vengono passati 32,4 miliardi di volte l’anno alle casse di supermercati, ipermercati e punti vendita a libero servizio per un totale di 2,7 miliardi di scontrini emessi. “Il passaggio alla nuova generazione di codici a barre 2D sarà un momento epocale, proprio come lo fu l’introduzione del codice a barre. Il nostro settore deve farlo insieme e insieme raggiungere l’obiettivo di scambiare dati rilevanti e affidabili con i partner, le autorità e soprattutto i consumatori, che sono sempre più interessati a sapere tutto sui prodotti che acquistano” sottolinea Silvia Bagliani, VP & Managing Director Italy di Mondelēz International, che in GS1 Italy ricopre la carica di Vicepresidente. “Ritengo che la cultura dei dati sia fondamentale per aumentare il valore del rapporto delle nostre aziende con i consumatori e la reputazione dell’intero settore”.

Sunrise 2027
L’iniziativa “Sunrise 2027” è uno sforzo innovativo e collaborativo per far progredire il settore dei beni di consumo in termini di efficienza, sicurezza e sostenibilità con gli standard globali GS1. Le aziende che hanno unito le forze con GS1 sono un gruppo di leader con un valore di mercato di oltre 1,5 trilioni di dollari. Queste aziende operano in più di 160 paesi e raggiungono miliardi di consumatori in tutto il mondo, aprendo così la strada al successo del progetto. Le 22 aziende che hanno firmato la dichiarazione congiunta globale sono: Produttori: Barilla Group, Dr. Oetker, L’Oréal, Master Kong (Tingyi Holding Corp.), Mengniu Group, Mondelēz International, Nestlé, Savencia Fromage & Dairy, The J.M. Smucker Co., The Procter & Gamble Company, Tsingtao Beer Ltd., WH Group (Henan Shuanghui Development Co.), Yili Group. Retailer: 7-Eleven (CP ALL Thailand), AS Watson, Carrefour, IGA, Lidl International, Metro, Migros Ticaret A.S. Marketplace: Alibaba.com (Taobao & Tmall Group), JD.com Group.

L’obiettivo di questa collaborazione è l’adozione dei QR code standard GS1 entro la fine del 2027 a livello globale. Per far ciò, le aziende dovranno valutare tecnologia e processi interni per sfruttare al massimo le potenzialità dei nuovi codici, e aggiungere informazioni più dettagliate sul prodotto nei codici QR, anche in modo graduale per consentire di pianificare le modifiche secondo i propri ritmi. Sarà altresì necessario uno sforzo coordinato tra produttori e distributori: i produttori dovranno iniziare a implementare i QR code standard GS1 sulle confezioni dei loro prodotti, mentre i retailer dovranno assicurarsi che gli scanner delle casse nei loro punti vendita siano attrezzati per leggere questi codici di nuova generazione. “Prevediamo che il passaggio ai QR code standard GS1 avverrà gradualmente in tutto il mondo, ma una cosa è certa: quelli che accelereranno questa trasformazione saranno meglio posizionati per sbloccare nuove preziose funzionalità e fornire maggiori benefici ai loro clienti e consumatori” dichiara Mark Batenic, Presidente di Independent Grocers Alliance (IGA) e chairman del management board GS1. Il cambiamento è già in corso con la sperimentazione della nuova tecnologia in 48 Paesi del mondo, che rappresentano l’88% del PIL mondiale.

Aperte sino al 4 maggio le iscrizioni al corso di GS1 per Category Management

Resteranno aperte sino al 4 maggio le iscrizioni per l’edizione 2024 dell’ECR Certified Category Management Program, il percorso formativo per category manager sviluppato dall’Academy di GS1 Italy.

La proposta dell’Academy di GS1 Italy mira a formare i professionisti di quello che, in tutto il mondo, è considerato l’approccio di riferimento per il marketing collaborativo nella filiera del largo consumo poiché riesce ad “agganciare”, e spesso anche anticipare, i cambiamenti in atto nel mondo della produzione e della distribuzione. In un contesto omnicanale che integra mondo fisico e mondo digitale, il Category Management si è confermato lo strumento perfetto per rispondere a shopper sempre più evoluti ed esigenti ed è un atout importante per chi lavora nel mondo del largo consumo.

Proprio a questi manager che vogliono acquisire competenze specializzate o fare un upskill sul Category Management è rivolto l’ECR Certified Category Management Program, il percorso formativo certificato che si articolerà in dieci giornate, tra maggio e novembre 2024, in cui si alterneranno lezioni teoriche in aula, presso la sede di GS1 Italy a Milano, e online, con esempi di best practice, lavori di gruppo, condivisione di strumenti, open discussion e uno store check. Durante il percorso formativo a ogni partecipante verrà richiesta la realizzazione di un project work basato sulla propria realtà aziendale.

Lezione dopo lezione, i partecipanti impareranno così cosa significhi essere il pivot del processo di cambiamento necessario per l’adozione diffusa delle logiche di Category Management nell’ambiente di lavoro e dei processi di collaborazione tra funzioni aziendali e con i partner di filiera. Il programma di formazione si concluderà con un esame scritto e con la discussione del project work davanti alla commissione: il superamento di queste due prove consentirà di ottenere la certificazione “GS1 certified category manager”.

Consumi degli italiani, GS1 fa il punto della situazione in due appuntamenti

Attenzione alla sostenibilità ambientale, all’aspetto salutistico e all’origine dei prodotti, ma anche al portafogli e al brand: tra tendenze vecchie e nuove, come si stanno evolvendo i consumi degli italiani? Da quali valori sono guidati? A tracciare il quadro sarà Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy, che interverrà in due appuntamenti nel calendario del largo consumo italiano per raccontare le evidenze dagli ultimi studi di GS1 Italy:

Giovedì 4 maggio, ore 10.30 – 12.30. All’evento online “Ipsos presenta Flair Italia 2023″, in cui sarà presentata la 13° edizione del rapporto annuale di Ipsos che racconta l’Italia di oggi e le sfide di domani, Marco Cuppini dialogherà con Chiara Ferrari, public affairs leader di Ipsos, nell’intervento “I consumatori, un bersaglio mobile”, dedicato al “Nuovo Codice Consumi”, la ricerca fondativa sui consumi realizzata da GS1 Italy in collaborazione con McKinsey e Ipsos.

Martedì 9 maggio, ore 11.30 – 12.15. Nel palinsesto di Retail Plaza a TuttoFood (Pad. 2 U25 -Z26), presso Fiera Milano a Rho, la tavola rotonda “Better Future. Brand e insegne incontrano l’innovazione sostenibile” approfondirà i temi dell’innovazione e della sostenibilità, partendo dall’analisi delle nuove tendenze di consumo attraverso i dati dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy. A seguire, una panoramica sul racconto della sostenibilità dei brand e il punto di vista dei retailer nelle testimonianze di quattro tra i principali player della distribuzione.

La geografia dei consumi in Italia, l’indagine di GS1

La composizione del carrello della spesa? Dipende anche (e molto più di quello che si pensi) dal territorio in cui vive il consumatore. Ma non tanto in termini di regione o zona geografica, quanto di struttura socio-economica: a rivelarlo è il Nuovo Codice Consumi, realizzato da GS1 Italy in collaborazione con Ipsos e McKinsey & Company, in cui si propone un modo nuovo, più attuale ed efficace, di leggere i comportamenti d’acquisto degli italiani nel largo consumo. E così, analizzate con questa chiave di lettura innovativa, le scelte di spesa fatte in zone d’Italia distanti tra di loro si sono rivelate sorprendentemente simili, ad esempio tra le aree urbane di Milano e Roma, tra la Riviera Romagnola e la Versilia, tra le Alpi Piemontesi o gli Appennini calabresi, o tra le aree residenziali di Verona o Lecce.

«Il nuovo modo di leggere i territori italiani, messo a punto dal Nuovo Codice Consumi, ha evidenziato che la classificazione tradizionale, in base alle aree geografiche, non basta più per cogliere le profonde differenze esistenti anche tra territori molto vicini tra loro, all’interno della stessa provincia o regione» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Invece, la suddivisione dell’Italia nelle quattro tipologie di territori, che abbiamo individuato in base al loro profilo economico, ha rivelato profonde analogie nei fattori attitudinali che guidano le motivazioni di spesa e la scelta dei canali di acquisto lungo tutto il territorio nazionale».

Per arrivare a questa nuova mappatura dell’Italia, il team di ricerca del Nuovo Codice Consumi ha prima suddiviso la popolazione in nove “comunità di sentire”, accomunate da esigenze, affinità, attitudini e passioni simili, e ha poi classificato i Comuni italiani in quattro aree basate sull’indicatore di prevalenza economica:

• Agricola.
• Manifatturiera.
• Turistica.
• Grandi città e zone residenziali.

Infine, ha analizzato come le nove “comunità di sentire” sono distribuite in queste quattro tipologie di territori.

Aree a prevalenza agricola: 61% del territorio, 18% della popolazione
La vocazione agricola diventa spesso anche identità culturale condivisa, con un’alta sensibilità alla custodia del territorio e delle tradizioni, e ai prodotti locali, di cui si conoscono provenienza e lavorazione. A questo si contrappone il disinteresse verso la cucina, probabilmente come ribellione e come ispirazione a uno stile di vita urbano. C’è una maggiore attenzione al prodotto e alle sue qualità rispetto ai brand. Le attitudini di acquisto per i prodotti dal maggior coinvolgimento emotivo si dividono tra quelli per cui si amano le novità dettate dalle mode urbane (come frutta esotica e pane fresco con mix di farine) e quelli legati al passato (come carni, pesce e salumi). Per questi prodotti si preferiscono i canali specializzati (meno frequentati rispetto agli altri tre territori), ma il punto vendita di riferimento resta il supermercato, mentre ipermercati e discount sono associati alla spesa veloce e conveniente.

Aree a prevalenza industriale: 22% del territorio, 37% della popolazione
Piccole città o sobborghi di grandi città, dove prevalgono le PMI familiari, e dove gli stili di vita e di consumo sono in equilibrio tra il pragmatismo (inteso come attenzione alla moderazione nei consumi in nome della forma fisica e alla convenienza) e l’aspirazione allo stile di vita metropolitano (interesse per il delivery e i nuovi gusti). Questi consumatori si approcciano ai prodotti a elevato coinvolgimento emotivo muovendosi tra l’imitazione dei trend urbani (ad esempio nell’interesse per il vino, anche come indicatore di status) e la ricerca di tradizioni provenienti da un passato conosciuto e confortevole (ad esempio nel cibo per animali). La vasta presenza della GDO ne fa il canale preferito e assimila i diversi format. Per ortofrutta, carni, pesce e salumi c’è interesse a fare acquisti nei canali specializzati, con una frequentazione allineata alla media nazionale (inferiore per i mercati).

Aree a prevalenza turistica: 14% del territorio, 25% della popolazione
Gli stili alimentari sono improntati all’efficienza e alla velocità, benché la cucina resti prevalentemente mediterranea o tradizionale. Emerge un’alta attenzione alla forma fisica, che porta al consumo regolare di piatti più salutari e alla saltuarietà degli sfizi. La sperimentazione viene, invece, associata all’evoluzione della cucina tradizionale, nell’ottica di una filiera corta e affidabile. In questo territorio l’acquisto tende alla ricerca di un equilibrio interiore ed esteriore, in chiave quasi etica. Pane fresco, pesce fresco e prodotti per la persona diventano così fondamentali in quanto fonte di benessere e vengono contrapposti all’area dei prodotti tradizionali (ortofrutta, salumi e carni). Il supermercato viene frequentato in modo costante e si fanno tappe nei negozi specializzati, in linea con la media nazionale. Ipermercati e discount vengono preferiti per quei pochi prodotti su cui investire il meno tempo possibile.

Grandi città e aree residenziali: 3% del territorio, 20% della popolazione
In queste aree, ad alta densità abitativa e con una popolazione mediamente più scolarizzata e agiata, gli stili alimentari ambiscono a una maggiore raffinatezza, con un’elevata incidenza di regimi alimentari alternativi, spesso sostenuti dall’effetto moda, e una forte attenzione alla sostenibilità ambientale. Gli acquisti tendono a essere frutto di un consumo consapevole e impegnato, in particolare per il pesce, il pane, gli alimenti per neonati e il petfood. Ortofrutta, carni e salumi restano invece legati alla nostalgia, forse anche per le zone d’origine di questi cittadini. A livello di canali frequentati, c‘è un minor ricorso a discount e ipermercati e una forte predilezione per il mercato. Il ricorso al canale online risulta leggermente superiore agli altri territori, soprattutto per chi ne fa un uso settimanale.

Aziende sempre più digitali. E anche l’EDI accelera

Sono sempre più digitali le  imprese del Largo Consumo. E anche l’EDI (Electronic Data Interchange), lo scambio elettronico di documenti commerciali e amministrativi, ha subito una forte accelarazione.

Lo evidenzia l’edizione 2019 del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia”, che GS1 Italy realizza da cinque anni in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano.

 

 

In questa ultima edizione emerge come la digitalizzazione dei processi sia un trend sempre più evidente, in particolare per le imprese con una forte propensione all’export, e come l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica abbia rappresentato un importante volano per l’EDI.

Vediamo qualche dato.

Nel 2018 le imprese italiane che hanno utilizzato l’EDI sono aumentate di +23% rispetto all’anno precedente, così come è cresciuto di +27% il volume dei documenti scambiati. In cifre assolute, si tratta di 16 mila aziende per circa 210 milioni di documenti inviati in modo digitale.

La fattura è il documento più scambiato in assoluto via EDI, con 55 milioni di scambi nel 2018 pari al 26% del totale documenti (+10% rispetto all’anno precedente). Seguono l’ordine (15% del totale), l’avviso di spedizione (11% dei documenti scambiati) e la conferma d’ordine (4% del totale).

Per quanto riguarda il settore del largo consumo, i dati rilevati dal “Monitoraggio” fanno emergere una realtà in maturazione, nella quale si stanno affermando relazioni “di qualità”, ossia che completano tutto il ciclo dell’ordine in digitale.

Infatti, è positivo il bilancio 2018 per l’adozione degli standard GS1 EDI. Le aziende che hanno scambiato almeno un messaggio via EDI secondo gli standard GS1 sono state 8.139 (oltre la metà del totale delle aziende “attive” in EDI in Italia).

Tra gli standard GS1 EDI, l’analisi del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia” si focalizza su Euritmo, la soluzione web-EDI sviluppata da GS1 Italy per lo scambio elettronico dei documenti commerciali che è diventata lo standard EDI italiano più diffuso: il numero degli scambi di ordini e conferme d’ordine, fatture e avvisi di spedizione è arrivato a 56,6 milioni di unità, in aumento di +17% rispetto al 2017.

Nel 2018 Euritmo è arrivato a essere adottato da 3.922 imprese tra produttori, retailer (compresi grossisti, centrali e aziende associate) e operatori logistici. A crescere numericamente nel 2018 sono stati soprattutto questi ultimi (+17%) a conferma della tendenza alla terziarizzazione delle attività logistiche e del contributo degli operatori logistici alla transizione verso la digitalizzazione delle relazioni e all’integrazione delle attività logistiche nella supply chain del produttore e del distributore in un’ottica di data management.

«La sfida per i prossimi anni si giocherà su due campi di intervento. Il primo è il grande interesse già dimostrato da alcuni retailer nel portare l’EDI sul versante dell’ottimizzazione logistica, spingendo sullo scambio dei documenti anche per la certificazione delle consegne. La triangolazione con le terze parti logistiche darebbe, infatti, un forte impulso all’efficienza, chiudendo il cerchio della dematerializzazione della supply chain» spiega Massimo Bolchini, standard development director di GS1 Italy. «L’altro playground su cui si gioca la transizione alla digitalizzazione dei processi è la sincronizzazione delle informazioni di prodotto, necessaria per ottenere un EDI di qualità. Un fronte su cui GS1 Italy ha già lavorato creando la soluzione Allineo, che si basa sullo standard GS1 GDSN».

Consumi non alimentari: superata la soglia dei 105 miliardi

La soglia dei 105 miliardi di euro è stata superata, ciò significa, in altri termini, che in Italia la ripresa dei consumi non alimentari prosegue. Nel 2018 la spesa è aumentata di +0,9%; (meglio del 2017, che si era chiuso con +0,6%). Queste le prime evidenze dell’edizione 2019 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, condotto in collaborazione con TradeLab su 13 comparti merceologici.

Nel tempo l’Osservatorio ha “affilato” le sue armi, introducendo i focus sui social network, sull’interazione tra clienti e potenziali canali di acquisto e sulle esperienze retail più innovative; da questa edizione comprende anche un approfondimento sul ruolo dell’omnichannel nel mondo non alimentare.

Mercati e consumi

Mercato che vai, consumi che trovi: l’andamento positivo non ha infatti riguardoto tutti (e in egual misura) i 13 mercati oggetto di osservazione.

C’è stata infatti una netta distinzione tra i mercati particolarmente positivi e vivaci, e quelli che hanno confermato (e talvolta accentuato) i trend negativi già evidenziati negli anni precedenti.

Il mercato più performante è stato quello dell’edutainment, cresciuto del +5,7% (contro il +3,1% del 2017) che conferma il trend espansivo in atto da alcuni anni. Bilancio positivo anche per l’elettronica di consumo (+4,3%), che sembra aver superato la battuta d’arresto registrata nel 2017 (+0,5%) ed essere tornato ai precedenti trend di crescita. Il 2018 ha visto anche accentuarsi l’espansione dei prodotti di automedicazione, con vendite in crescita del +4,0% contro il +2,4% dell’anno precedente.

Un 2018 positivo anche per mobili e arredamento (+1,7%), che sembrano aver beneficiato dell’effetto positivo del bonus fiscale. Continua la volata degli articoli per lo sport (+2,4%), anche se in modo meno accentuato rispetto al 2017 (+3,7%). Situazione analoga per i prodotti di profumeria (+1,4%) e il bricolage (+0,5%).

Segno negativo, invece, per l’ottica, che chiude il 2018 con un -0,8% per abbigliamento e calzature (-3,3%), tessile (-2,0%), cancelleria (-3,0%) e giocattoli (-1,0%)

 

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy raccoglie informazioni su 13 comparti: abbigliamento e calzature, elettronica di consumo, mobili e arredamento, bricolage, articoli per lo sport, prodotti di profumeria, casalinghi, automedicazione, edutainment, prodotti di ottica, tessile casa, cancelleria, giocattoli. L’Osservatorio viene aggiornato annualmente coinvolgendo partner riconosciuti come TradeLab e Gfk per l’elaborazione dei risultati finali che si basano sui dati rilevati dalle più note e affidabili fonti informative (Istat, Iri, Sita Nielsen, GfK).

La riscossa dei giocattoli: i “tradizionali” aumentano le vendite del 12,1% sul 2013

Chi l’avrebbe pensato? Ma in fondo è giusto così perchè regalare un giocattolo a un bambino resta una delle tradizioni più importanti e a conferma di ciò cresce la spesa degli italiani proprio sul fronte dei “tradizionali”. L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy stima che nel 2017 la spesa complessiva per i giocattoli (esclusi videogiochi e giochi elettronici) abbia sfiorato 1,2 miliardi di euro, il 12,1% in più rispetto al 2013.

La fetta più grande della spesa riguarda i giochi per neonati e bambini in età prescolare, che mostrano un trend in crescita. I mattoncini per costruzioni rimangono il secondo segmento del mercato, mentre al terzo posto ci sono le bambole, spinte in particolare dal segmento “playset dolls & accessories”.

 

Le superfici specializzate superano la Gdo

Sono anche cambiate le abitudini di acquisto dei consumatori. Gli italiani si rivolgono soprattutto alle grandi superfici specializzate, che sono cresciute di oltre il 20% tra 2013 e 2017. L’anno scorso questo cluster di negozi, che fanno capo a un’impresa con almeno 10 punti vendita e che hanno oltre 250 metri quadri di superficie di vendita, è diventato il leader di mercato (con il 35,2% di quota), superando ipermercati e grandi supermercati (34,2%).

L’ampia scelta fornita ai consumatori e la presenza di aree dedicate a brand specifici hanno permesso alle catene specializzate di diventare un punto di riferimento per la scelta e per l’acquisto dei giocattoli e di superare ipermercati e grandi supermercati che puntano ai top seller con una grande spinta promozionale, soprattutto nei periodi più rilevanti nell’anno, come il Natale.

La capacità delle catene specializzate di creare emozione ed entertainment nei punti vendita è fondamentale nella competizione con il canale emergente dell’e-commerce, che l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy stima al 16% di quota. Una quota ancora marginale rispetto ai livelli ben più elevati che l’online raggiunge all’estero e che è molto condizionata dalla necessità del consumatore di vedere e toccare il prodotto prima dell’acquisto. Una caratteristica tipica del consumatore italiano, che lo differenzia da quello di altri Paesi.

Tra il nutriente e l’edonistico si muove la spesa degli italiani

Si muove a zig zag in direzioni che a prima vista potrebbero apparire contrastanti la spesa degli italiani: più proteine, fibre e grassi (e quindi più calorie) ma meno zuccheri, tra salute, italianità ed edonismo. Lo rivela la quarta edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, lo studio realizzato da Nielsen e da GS1 Italy che, ogni sei mesi, incrocia oltre 100 indicazioni presenti sulle confezioni dei prodotti di largo consumo con le rilevazioni scanner di Nielsen su venduto, consumo e fruizione dei media.

“Nella scelta di cosa comprare nel mondo alimentare entrano in gioco tanti “ingredienti” che concorrono alle scelte: il cuore e la mente, i sensi e il portafoglio. E ognuno combina il proprio mix come preferisce e come può – commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy -. La comunicazione dei beni di largo consumo influenza questo complesso processo di scelta in diversi modi: attraverso le informazioni di prodotto veicolate dalle etichette, con elementi che colpiscono la sfera delle emozioni, dell’irrazionale, della gratificazione e dell’esperienza multisensoriale e con il posizionamento di prezzo, diretto alla sfera più razionale. In questo processo in continuo movimento l’Osservatorio Immagino cattura l’operato dell’offerta e le scelte della domanda, misurandone il risultato finale e restituendo un quadro aggiornato dei consumi degli italiani».

La nuova edizione dell’Osservatorio Immagino ha analizzato le informazioni riportate sulle etichette di ben 94.179 prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy (10 mila in più rispetto all’edizione precedente). Di questi, 54 mila sono prodotti alimentari che riportano la tabella nutrizionale: è su questo sub-campione che è stato elaborato il metaprodotto Immagino, l’unico indicatore statistico che riesce a misurare la qualità nutrizionale della spesa degli italiani e a seguirne l’evoluzione nel corso del tempo.

Dall’analisi è emerso che, tra giugno 2017 e giugno 2018, il carrello della spesa degli italiani è diventato più nutriente: l’apporto calorico medio è salito del +0,2%, arrivando a 182,8 calorie per 100 g/ml. Il nuovo mix di acquisti alimentari degli italiani, con l’aumento degli acquisti di alcuni prodotti a maggior tenore di grassi e con un più alto apporto calorico, ha avuto come effetto l’aumento dell’incidenza sul metaprodotto Immagino di alcune componenti percepite come positive (come fibre e proteine) e di quelle energetiche (come i lipidi) ma anche il calo di quelle considerate più critiche (come carboidrati e zuccheri).

A livello più generale, le scelte alimentari degli italiani continuano a essere guidate da un tandem di valori: il salutismo e l’edonismo. Uno scenario fotografato con efficacia dall’Osservatorio Immagino che, nell’anno terminato a giugno 2018, tra le otto grandi tendenze più rilevanti sul carrello della spesa, rileva trend positivi soprattutto nelle vendite di alimenti legati al lifestyle (ossia biologici, veg, halal e kosher, +8,9%) e di prodotti rich-in (in particolare integrali o con fibre, +5,2%). Ancora positiva, ma più lenta che nei mesi scorsi, la crescita delle vendite di prodotti per intolleranti al glutine o al lattosio (+3,2% contro il +4,4% dei 12 mesi precedenti) e “free from” (+1,0% rispetto al +2,3% dell’anno mobile precedente).

Su tutti i trend aleggia però incontrastata la ricerca dell’italianità dichiarata in etichetta, che accomuna il 25,1% dei prodotti e raggiunge il 22,5% di quota sul giro d’affari complessivo del mass market, in crescita del 3,5% rispetto all’anno finito a giugno 2017. Complessivamente sono oltre 6,4 miliardi di euro le vendite generate dai prodotti che riportano in etichetta claim come “100% italiano”, “made in Italy” e “solo ingredienti italiani”, pittogrammi (come la bandiera nazionale) e indicazioni geografiche riconosciute in ambito Ue (come Dop, Igp, Doc e Docg).

Consumi non food, avanti pianissimo: l’Osservatorio Gs1 Italy

Crescono lentamente ma con costanza i consumi non food in Italia. Nel 2017 sono aumentati dello 0,5% rispetto all’anno precedente, toccando quota 103.685 milioni di euro contro i 103.147 del 2016. Una crescita molto inferiore rispetto all’anno precedente (nel 2016 l’aumento era stato dell’1,6% rispetto al 2015) ma anche rispetto a quella fatta registrare da alimentari e bevande (+2,2%), dagli articoli per l’igiene della persona e della casa (+2,2%) e dai servizi (+2,9%) e anche dai consumi totali (+2,9% per un ammontare di 1058,9 miliardi di euro).
La fotografia è scattata dall’edizione 2018 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, condotto ogni anno in collaborazione con TradeLab, che non tiene conto di servizi e categorie che portano l’intero settore del non food così come censito dall’Istat a consumi per 157.593 milioni, con un aumento dell’1,8%. Lo studio analizza anche separatamente i 13 mercati che compongono l’universo del non-food, ed evidenzia situazioni molto differenti, con settori che sembrano aver beneficiato molto più di altri dei segnali di ripresa.

 

Bene edutainment, sport e profumeria

Se infatti l’edutainment cresce addirittura del 5,0% nel 2017 e fanno registrare performance molto positive gli articoli per lo sport (+3,7%), i prodotti di profumeria (+3,1%), i prodotti per l’automedicazione (+2,4%) e l’ottica (+1,6%), altri mercati sembrano stagnanti, con percentuali di crescita quasi impercettibili (mobili e arredamento con il +0,8%, bricolage con il +0,7%, elettronica di consumo con il +0,4%) mentre quattro mercati hanno addirittura il segno meno davanti alla variazione del fatturato dal 2016 al 2017: è il caso dei casalinghi (-0,4%), della cancelleria (-0,4%), del tessile (-0,8%) e dell’abbigliamento e calzature (addirittura -1,8%). Va però segnalato in quest’ultimo caso che nel 2016 abbigliamento e calzature avevano fatto registrare una performance perfino peggiore, con il -2,3%.

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy è giunto alla sua sedicesima edizione. «L’edizione 2018 – commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy – ha registrato per il terzo anno consecutivo un dato positivo, che, seppure sia il più basso dell’ultimo triennio, rispecchia il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e il ritorno al processo di sostituzione di alcuni prodotti con tecnologie e design innovativi. Altri segnali interessanti emergono dall’analisi più approfondita dei 13 comparti non alimentari monitorati dall’Osservatorio: se, infatti, la ripresa accomuna quasi tutto il mondo del Non Food, si esplica in modo differente nei singoli mercati. Esclusi pochi settori con segno negativo, come casalinghi, tessili e cancelleria, alcuni sono cresciuti in modo significativo – edutainment in primis -, altri hanno evidenziato una certa stabilità, mentre altri, come abbigliamento e calzature, sono riusciti a frenare i trend negativi degli anni scorsi».

Allineo, Bruno Aceto di Gs1 Italy spiega lo standard adottato dalla Gdo

La Gdo italiana tramite ADM ha dichiarato che entro il 1 gennaio 2019 adotterà il sistema comune ideato da Gs1 Allineo per l’allineamento e la trasmissione comune dei dati: ma di cosa si tratta esattamente e a cosa serve? Lo abbiamo chiesto a Bruno Aceto, Ceo di Gs1 Italy.

Oggi garantire la consistenza e la qualità del dato è una delle grandi sfide per ogni azienda su tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione.GS1 Italy si è impegnata a diffondere il data management nella filiera del largo consumo. La sfida, raccolta dalla Gdo italiana, è quella di avere più competitività e più efficienza.

In questa intervista Giorgio Santambrogio di ADM (Associazione Distribuzione Moderna) annuncia la decisione presa dalle imprese associate di attivare il catalogo elettronico GS1 GDSN attraverso il servizio Allineo.

 

 

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