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Consumi 2023, le previsioni nella survey di Coop

Sopravvissuti al Covid, oramai assuefatti ai bollettini di guerra, soprattutto quotidianamente alle prese con il carovita, gli italiani si affacciano sul nuovo anno con una inattesa forte tempra emotiva. Uno stato d’animo fatto certamente di timore (33%) e inquietudine (22%), ma soprattutto di fiducia (39%) e aspettativa (38%) per il nuovo anno. A conti fatti, nonostante un 2022 vissuto pericolosamente, gli italiani manifestano una imperturbabile accettazione della realtà (28%) e una sorprendente serenità interiore (34%). È l’istantanea degli italiani scattata dalle due survey dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre 2022; la prima L’anno che verràsu un campione rappresentativo della popolazione italiana in collaborazione con Nomisma e la seconda Planning 2023 and Beyondsulla community di esperti del sito italiani.coop.

Così, in questa inattesa propensione zen, il 26% del primo campione malgrado tutto continua ad associare all’anno appena iniziato la parola “speranza” e rispetto ad appena quattro mesi fa (la precedente survey è di agosto 2022) non può non stupire come la “fiducia” sia salita di 12 punti percentuali e di converso scendano sentimenti più cupi come l’”irritazione” o la “rabbia” (rispettivamente calati di 12 e 6 punti percentuali).

D’altro canto, è innegabile che gli ultimi anni (ed in particolare gli ultimi mesi di crescita dei prezzi) abbiano lasciato ferite profonde nel corpo sociale del Paese. Il 18% delle famiglie dichiara nel 2022 di aver fatto fronte a un permanente disagio alimentare (circa 9 milioni) e 1 italiano su 4 teme la vera povertà per il 2023 (non avere soldi per cibo, trasporto, abiti, scuola). E sono soprattutto gli imprevisti a mettere a repentaglio questa fragile armonia; il 66% del campione non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile di 850 euro. Non stupisce allora che il 70% degli intervistati se disponesse all’improvviso di 10 mila euro, non esiterebbe a dirottarli subito nel salvadanaio A giocare un ruolo decisivo, vero argine alle difficoltà del presente, sono ancora una volta gli affetti e la vita familiare (tra i buoni propositi per il nuovo anno il 56% indica di voler trascorrere più tempo in famiglia e il 20% vorrebbe mettere al mondo un figlio), La strategia più comune risulta alla fine quella di adottare un lento lifestyle che permette di concentrarsi sulle cose più vicine, come la cura di se stessi (tra le prime voci in crescita del 2023 con un 29% che farà più di prima visite di prevenzione e controllo), il ritorno tra i fornelli (29%), la fuga dal fast food (il 15% lo farà di meno o smetterà).

La società dei sobri consumi
Proiettando questa disposizione d’animo sul fronte dei consumi, inevitabile la rinuncia al superfluo per garantirsi l’essenziale. Se circa un italiano su due spera di mantenere stabili le proprie spese familiari nel 2023, comunque il 45% conta di spendere di più per le bollette e il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali e spettacoli e cultura (rispettivamente per il 32% e il 26% degli intervistati). Per i durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici più vecchi ma si rinvia l’acquisto della nuova auto (il 29% conta di acquistare un grande elettrodomestico nei prossimi 12 mesi e per converso un 35% vorrebbe l’auto nuova ma non l’acquisterà), con la casa al top delle priorità; un consistente 67% pensa nel 2023 a una ristrutturazione dell’abitazione (dato forse ancora trainato dal rimodulato bonus edilizia).

Per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% degli italiani cambierà anche le proprie abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e meatless, ma più sobrie e certamente “zero waste” e “no frills”. Secondo il 40% dei manager Food & Beverage intervistati il 2023 sarà un anno all’insegna della sobrietà ed essenzialità alimentare. Sugli scaffali le novità del 2023 saranno la pasta e le farine prodotte con grani antichi o con prodotti low carb e maggiore contenuto di proteine. E se dovesse rinunciare a quella vera, già oggi un italiano su cinque ai prodotti di origine vegetale preferirebbe la carne coltivata in vitro.

La GDO e l’insostenibile peso dell’inflazione
Sul fronte macroeconomico, grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione ma non di decrescita (+0,2% le previsioni del Pil 2023 su 2022 secondo i manager italiani) con una inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022 (+6,1% secondo i manager italiani). Gli andamenti più recenti motivano anche un andamento positivo dei consumi (al netto dell’inflazione) che le ultime previsioni collocano all’1,4% rispetto al 2021.

A preoccupare maggiormente sono invece soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. Se infatti dopo un anno di aumenti record, le previsioni dei manager stimano un primo rallentamento dei prezzi entro l’estate, l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata (+6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore Food & Beverage), si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%) e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive (lo teme il 66% dei manager del settore) con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%). Innovazione e ristrutturazione sono la ricetta necessaria per uscire da questa difficile crisi sia nell’organizzazione dei processi aziendali (lo afferma il 38%), sia nel prodotto e nel servizio (32%) fino ai canali e alla rete di vendita (26%). E in questo la Marca del Distributore sembra davvero una panacea in grado di risolvere i problemi, mentre rimangono intoccabili la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni e dei prodotti.

Un Natale in famiglia, il Nuovo Anno a cena fuori
A dispetto delle nuove preoccupazioni per i contagi in Cina, quello del 2022 è stato il primo Natale senza restrizioni e con una pandemia che fa meno paura. Gli acquisti di Natale sono stati invece fortemente condizionati dall’incremento dei prezzi che hanno fatto crescere nella spesa degli italiani prodotti come panettoni, pandori e altro, prodotti da forno, salumi, formaggi e gli ingredienti di base. Per questa ragione la spesa degli italiani nelle ultime due settimane dell’anno è stata di oltre il 13% maggiore di quella del 2021 ma con una riduzione delle quantità di circa un punto percentuale per gli acquisti delle festività e di quasi 2 punti per l’intero mese di dicembre.  La spesa per i consumi domestici si è concentrata nella settimana precedente al Natale mentre gli acquisti in vista dell’ultimo dell’anno hanno avuto un andamento negativo, segno di un ritorno alla convivialità outdoor, ai viaggi e ai cenoni al ristorante.

Settore tech, le previsioni per il 2023 di Dynabook

Le conseguenze della pandemia, la situazione macroeconomica e l’aumento dei prezzi dell’energia rendono difficile prevedere cosa riserverà il 2023 in ambito tech. Ad ogni modo, nonostante l’attuale mercato rimanga incerto in alcuni settori, le aziende devono ancora effettuare investimenti tecnologici consapevoli per garantire la propria crescita, successo e resilienza. Dynabook presenta una serie di previsioni su quali saranno le tecnologie e le soluzioni a crescere più rapidamente il prossimo anno.

L’aggiornamento dei vecchi dispositivi sarà fondamentale per il risparmio energetico
La sostenibilità è tra i principali trend del 2023. Nonostante se ne parli da molti anni, la necessità di adottare comportamenti sostenibili rimane tra gli obiettivi aziendali, visto che le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) sono sempre più importanti, in particolare a causa del recente aumento dei prezzi dell’energia che ha colpito le aziende di tutti i settori. L’anno prossimo, le imprese si impegneranno nel compiere scelte più sostenibili: una delle aree in cui probabilmente si presterà maggiore attenzione è l’aggiornamento alle tecnologie più recenti, con l’obiettivo di risparmiare energia e di rispettare dl’ambiente.

La ricerca Dynabook ha rilevato che il 64% delle piccole e medie imprese europee (PMI) ritiene che le decisioni di acquisto dei notebook siano più importanti oggi rispetto a prima della pandemia e che il modello di lavoro ibrido continui a restare. La durata della batteria tende a diminuire nei dispositivi più vecchi e, di conseguenza, è sempre più importante il ruolo dell’energia per alimentare i device. Questo, unito all’aumento dei costi dell’energia, porta le aziende a cercare di adottare tecnologie più recenti, in grado di migliorare le prestazioni dei dispositivi. Inoltre, dato che gli obiettivi di sostenibilità globale sono sempre più al centro dell’attenzione per molte aziende, anche le tecnologie a minor impatto ambientale e sociale saranno un’area di interesse per i nuovi acquisti. Le aziende dovranno anche avere una maggiore sensibilità etica verso lo smaltimento dei vecchi dispositivi attraverso iniziative come la rivendita e il riciclo, che consentiranno di ridurre le emissioni di CO2.

Le iniziative per fronteggiare la carenza di competenze digitali
A seguito della pandemia da Covid-19, le aziende si stanno trovando ad affrontare la mancanza di professionisti IT qualificati con competenze digitali rilevanti. Un metodo efficace dal punto di vista dei costi per trovare nuovi talenti nel settore tecnologico è quello di investire maggiormente nella formazione di competenze digitali e nei programmi di assunzione. Sia che i nuovi talenti provengano dall’università, da tirocini, da programmi di assunzione per laureati o da cambi di carriera, le aziende che offrono i programmi di formazione saranno in grado di far acquisire al personale le competenze necessarie. Un altro modo per ovviare alla carenza di competenze è consentire ai dipendenti altamente qualificati di svolgere un ruolo centrale nella gestione e nel supporto del personale che lavora da remoto. Dal momento che la comunicazione di presenza favorisce un forte coinvolgimento dei dipendenti, le aziende che implementano un modello di lavoro ibrido di successo possono migliorare le competenze dei loro team attraverso l’uso di soluzioni basate sul cloud. Grazie alla costante evoluzione della tecnologia e dei modelli di business, a partire dal 2023 le aziende avranno sempre più bisogno di implementare programmi di formazione e di specializzazione per migliorare le competenze dei futuri dipendenti e prepararli ad affrontare il mondo digitale ibrido.

La sicurezza al centro dell’attenzione del lavoro ibrido
Il lavoro ibrido ha portato una serie di vantaggi ad aziende e dipendenti. Tuttavia, ha anche aumentato notevolmente i rischi per la sicurezza dei dati, che deve rimanere di primaria importanza e centrale nelle strategie aziendali di tutti i settori. Nonostante le grandi aziende si stanno impegnando per aumentare le proprie misure di sicurezza, la ricerca Dynabook ha rivelato che solo il 46% delle PMI europee considera il miglioramento della sicurezza informatica una priorità di investimento per i prossimi 12 mesi. Questo dato dimostra che non si stanno intraprendendo le misure necessarie per prevenire gli attacchi informatici ai dati sensibili delle aziende.

Nel 2023, le PMI dovranno considerare questo aspetto come un punto centrale delle loro strategie e cercare di rafforzare le misure di sicurezza, assicurandosi che i dipendenti che lavorano da remoto utilizzino soluzioni basate sul cloud per proteggere i dati. Inoltre, fornire ai dipendenti dispositivi sicuri che includano funzioni come l’autenticazione a due fattori e Windows 11 può contribuire a ridurre questi rischi.

Le difficoltà della supply chain restano ma si attenueranno
A seguito della pandemia, le difficoltà della supply chain sono ancora presenti e continueranno ad esserlo l’anno prossimo: quasi un quarto delle aziende prevede, infatti, che si tratti di una sfida almeno fino all’estate prossima. Inoltre, i recenti problemi economici globali non hanno aiutato, provocando un calo delle spedizioni di dispositivi tecnologici in tutta Europa. Tuttavia, nel 2023 inizia a intravedersi una luce in fondo al tunnel e, con la normalizzazione delle supply chain, il mercato potrà passare a un’offerta in grado di tenere il passo con la domanda e tornare ai tempi di consegna previsti, facilitando l’intera supply chain dei dispositivi tecnologici. È anche probabile che un maggior numero di aziende apra nuovi impianti di produzione accessibili in luoghi diversi per aumentare la produzione ed evitare che i problemi globali influiscano nuovamente in modo così importante.

Le tecnologie per aumentare la produttività dei dipendenti delle PMI
Secondo la ricerca Dynabook, per il 19% delle PMI europee la produttività dei dipendenti rappresenta la principale preoccupazione ed è importante che le aziende cerchino di risolvere il problema, supportando i propri dipendenti. Per le aziende di tutte le dimensioni, ma soprattutto per le PMI, qualsiasi perdita di produttività può rappresentare un costo. Per superare questi ostacoli, le PMI dovranno acquisire dispositivi, accessori e strumenti di comunicazione sicuri, nel tentativo di migliorare la produttività e di coinvolgere maggiormente il personale da remoto. Per agevolare questo processo, nel 2023 è probabile che i budget IT saranno orientati verso soluzioni tecnologiche più affidabili e un maggiore supporto IT per i dipendenti, indipendentemente dal luogo in cui lavorano.

La situazione macroeconomica, associata alla crisi energetica globale in corso, ha causato un effetto a catena in quasi tutti i settori lo scorso anno. Con l’arrivo del 2023, e mentre le aziende cercano di affermarsi in un panorama ibrido in continua evoluzione, è fondamentale che continuino a dare priorità ai loro budget IT per assicurarsi di essere in grado di restare competitive.

E-commerce, previsti fino a 1,8 miliardi di euro di resi durante le festività

Una rilevazione condotta da DS Smith, società che opera nel settore degli imballaggi sostenibili, ha mostrato come, a causa delle forti accelerazioni a cui sono sottoposti i pacchi provenienti da operatori del commercio elettronico, il Natale potrebbe portare a un conto di 1,8 miliardi di euro di resi docuti al danneggiamento degli articoli. Per aiutare a comprendere le condizioni che i pacchi devono sopportare per raggiungere i consumatori in perfette condizioni, DS Smith sta sperimentando gli “accelerometri”, che tracciano la velocità di un pacco durante il suo viaggio e forniscono dati che possono spiegare i danni subiti.

La ricerca di DS Smith ha dimostrato che un tipico pacco online è sottoposto a forze G che raggiungono anche i 50G, un valore pari a 50 volte quello della forza di gravità. Si tratta di un livello quasi quattro volte superiore a quello che causerebbe la perdita di coscienza di un astronauta esperto (11G) e di un’accelerazione 10 volte superiore a quella che si prova sulle montagne russe (5G). I dettagli dell’esperimento arrivano mentre il 53% degli acquirenti online dichiara di aver ricevuto articoli pesantemente danneggiati e il 72% ammette di essersi lamentato per aver ricevuto merce danneggiata già quest’anno, per un totale di 33 milioni di consegne danneggiate.

Coloro che hanno ricevuto un articolo danneggiato hanno dichiarato che in media l’articolo è costato 56,10 euro, per un valore potenziale di 1,8 miliardi di euro di merci danneggiate inviate ogni anno. I consumatori sono meno tolleranti nei confronti dei pacchi danneggiati e l’aumento del costo della vita spinge sempre più persone a restituire articoli di valore inferiore. Secondo la ricerca, gli italiani hanno dichiarato che il valore medio di un articolo che decidono di restituire se danneggiato è di 21,70 euro. Ad aggravare il problema per le aziende, e mentre un numero crescente di marchi prende in considerazione l’idea di far pagare il reso, il 56% degli acquirenti dichiara di aspettarsi il reso gratuito e il 39% la consegna gratuita.

“Sebbene faccia chiaramente parte della vita di tutti i giorni, l’e-commerce è ancora una forma di acquisto relativamente nuova e, grazie alla nostra ricerca, abbiamo scoperto che le condizioni a cui sono esposti i pacchi sono volatili. I pacchi devono essere pronti a viaggiare a velocità sorprendenti e questo significa che le aziende devono essere pronte a proteggere i prodotti durante il viaggio” ha commentato Stefano Rossi, CEO di DS Smith Packaging. “I nostri team di innovazione e progettazione verificano la velocità con cui i pacchi viaggiano e il loro impatto, e utilizzano queste informazioni per elaborare diversi progetti. Utilizziamo i principi del design circolare non solo per ridurre i danni, ma anche la quantità di materiale utilizzato, in modo che i pacchi proteggano il loro contenuto e siano il più possibile sostenibili. Vogliamo nuove idee, quindi cercheremo dei partner che collaborino con noi in questo senso”.

E-commerce cresce più dei negozi fisici con Black Friday da record

Nell’analisi “Lo scenario dell’eCommerce nel Largo Consumo” NielsenIQ evidenzia mensilmente l’andamento a consuntivo dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane in relazione agli acquisti online. I dati raccolti da NielsenIQ rilevano che a novembre 2022 il fatturato progressivo – ovvero da gennaio ad oggi – dell’eCommerce è pari a 1,8 miliardi di €, di cui 181 milioni registrati nel solo mese di novembre. L’andamento in valore del canale online è positivo del +10,3% nel progressivo, diversamente raggiunge il 16,2%, se si considera la crescita del solo mese di novembre (vs 2021). I dati rivelano, inoltre, che in Italia l’online si sviluppa più del canale offline sia nel progressivo sia nel singolo mese di novembre.

La quota dell’eCommerce sul Totale Italia Omnichannel del largo consumo è pari al 2,3% nel progressivo, con valori in leggero rialzo (2,6%) se si considera il solo mese di novembre. Per quanto riguarda i volumi, nel progressivo risultano leggermente negativi a totale Omnichannel (-0,2), mentre nel canale online crescono del 5,3%. L’eCommerce inoltre cresce in valore in tutte le Aree NielsenIQ ed addirittura in tutte le 20 regioni d’Italia. Le Aree del centro-sud sono quelle che crescono a ritmi più veloci, con un’Area 4 (Abruzzo, Molise Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) che cresce 2.5 volte più velocemente rispetto all’Area 1 (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) a novembre.

Nel canale online continua la polarizzazione già in atto da tempo che favorisce l’incidenza delle vendite dei prodotti primo prezzo (9,5%) e Superpremium (35,3%), con +0,4 punti percentuali rispetto all’anno scorso registrati in entrambe le fasce prezzo – dati aggiornati al progressivo di settembre.

Cosa comprano online gli italiani
Nel mese di novembre, la crescita dell’eCommerce è guidata principalmente dal comparto Pet (Animali) e dal Cura Persona, settori digitalmente molto più evoluti rispetto ad altri, che continuano a registrare tassi di crescita tra il 20% ed il 30% nel progressivo e tra il 20% ed il 50% nel solo novembre. Tra i comparti che invece frenano leggermente la crescita dell’online le Bevande (in maggioranza alcoliche), in virtù del ritorno al consumo fuori casa da parte degli Italiani, così come anche l’Ortofrutta e l’Ittico.

I risultati del Black Friday 2022
Stando all’analisi di NielsenIQ, durante la settimana del Black Friday di quest’anno, l’eCommerce del Largo Consumo ha registrato il record di vendite più alte per una singola settimana: 55,5 milioni di € generati dal canale online, superando il precedente record di 50,5 milioni di € che apparteneva all’edizione del 2020.

Sempre durante la settimana del Black Friday 2022, l’eCommerce ha raggiunto una quota sul totale Omnichannel del 3,2%. Cura Persona e Pet Care – con una quota eCommerce rispettivamente del 9,7% e del 7,8% sul loro perimetro Omnichannel ed in crescita entrambi di oltre 2 punti percentuali rispetto all’anno scorso – si confermano come categorie trainanti gli acquisti online anche durante la settimana di promozioni. Rimane in sofferenza invece il mondo delle bevande, spinto soprattutto da quelle alcoliche, che si ferma ad una quota del 2,5%, in calo rispetto al 3,1% registrato nel 2021.

Largo consumo in Italia, a novembre inflazione al 15,2%

Ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NielsenIQ evidenzia mensilmente lo scenario dei consumi e analizza le abitudini di acquisto delle famiglie italiane nella Grande Distribuzione Organizzata. Stando alla ricerca realizzata da NielsenIQ, il mese di novembre 2022 registra un fatturato della distribuzione totale in Italia pari a 6,9 miliardi € con un andamento positivo del +12,2 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

In questo contesto, a novembre 2022 l’inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC), ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria, si attesta al +15,2%, in risalita rispetto al valore annuale. Dall’altra parte, il mix del carrello della spesa degli italiani ha subito una riduzione pari all’1%, con una variazione reale dei prezzi del 14,2%. Dato ulteriormente in risalita di quasi 2 p.p. rispetto ad ottobre, che già segnalava un +12,5%.

Per il mese di novembre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’indagine mensile di NielsenIQ, evidenzia l’aumento del fatturato di Discount (+15,3%), seguito da Specialisti Casa&Persona (+15%), Superstore (+12,8%), Supermercati (+11,7%), Liberi Servizi (+10%), e Iper>4500mq (+7,3%).

La percentuale delle vendite in promozione (totale Italia) si è attestata su un livello più basso rispetto allo stesso periodo del 2021 (21,6%, -2,8 pp). Infine, il consumo di prodotti a marchio del distributore a novembre 2022 raggiunge la quota del 21,4%, in leggera crescita rispetto al mese scorso pari al 21,3% del LCC nel perimetro Iper, Super e Liberi Servizi (ovvero i supermercati di metratura minore), attestandosi al 30,1% sul totale Italia inclusi i Discount.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Le aree merceologiche che nel mese di novembre hanno registrato una significativa crescita riguardano soprattutto i prodotti dedicati agli Animali Domestici (+17,7%) e il Cibo Confezionato (+14,6%).

Si conferma il trend positivo per il Fresco nella maggior parte dei canali distributivi, con il Libero Servizio (9,0%) e i Discount (+15,4%) che registrano rispettivamente le tendenze peggiori e migliori. Le categorie più dinamiche sono state Pane & Pasticceria & Pasta (+22,8%) e Formaggi (+19,5%). Il comparto Pescheria invece registra un calo del -1%, ma ci si aspetta una ripresa in vista delle festività. Dall’indagine sugli acquisti natalizi , infatti, è emersa una significativa propensione degli italiani ad acquistare, tra i prodotti premium, soprattutto pesce fresco e frutti di mare (31%).

A livello di prodotto guidano la classifica delle TOP10 di NielsenIQ le categorie dell’Olio di Girasole, Maionese e lo Zucchero, che risultano essere quelle che crescono di più in termini di fatturato, grazie principalmente all’inflazione.

Retail, M-Cube evidenzia 9 tendenze che segneranno il 2023

M-Cube, società che opera nelle soluzioni di In-Store Digital Engagement, ha stilato la lista dei 9 trend del retail che saranno più in voga per il 2023. Il cambiamento delle abitudini di acquisto sta interessando in maniera profonda il mondo retail, come dimostrano anche i risultati di un’indagine condotta da M-Cube In un universo in divenire come quello del retail, la consumer experience sta vivendo una profonda trasformazione e i brand si sono dovuti necessariamente adattare, dialogando con il consumatore in maniera completamente nuova. Per aiutare i brand a seguire le tendenze più efficaci, M-Cube ha stilato una lista delle nove tendenze che segneranno il mondo del retail nel 2023:

1. I brand daranno la priorità agli investimenti in negozio rispetto all’e-commerce
La ricerca di M-Cube ha rilevato che il 67% dei marketer sta investendo in esperienze in negozio più coinvolgenti per attirare il consumatore a tornare a un engagement emotivo forte anche in-store. Nonostante l’e-commerce continuerà a ricoprire una buona fetta di mercato, i brand nel prossimo anno dovrebbero tornare a investire in esperienze sempre più coinvolgenti in negozio, che permettano di colpire il cliente a livello emozionale.

2. I consumatori sono sempre più affezionati alla privacy data dalle soluzioni digitali
Il consumatore si è abituato all’alto livello di privacy che gli acquisti tramite canali e-commerce consentono di raggiungere: per questo utilizzano sempre di più soluzioni digitali in-store, tendenza che dovrebbe continuare a crescere, grazie a strategie in cui l’omnicanalità all’interno degli store diventa centrale. Infatti, la gestione sinergica dei vari punti touchpoint nei negozi con i device personali del cliente permette di ottimizzare l’esperienza d’acquisto del consumatore stesso. Con l’aumento dell’uso di soluzioni digitali, gli addetti vendita negli store dovranno capire come interagire con i device presenti: l’obiettivo sarà di ridefinire il ruolo del buyer e costruire così una nuova proposta di journey.

3. La tendenza principale non sarà solo shopping
Sebbene la pandemia abbia accelerato il mercato dell’e-commerce, il lockdown ci ha insegnato una cosa: le persone amano l’interazione umana, l’essere connessioni e vivere esperienze da ricordare. Ecco perché, con la ripresa dell’esperienza in-store, i brand abbracceranno l’experience retail, che permetterà ai punti vendita di combinare musica, ristorazione e intrattenimento così da offrire al cliente un’esperienza indimenticabile da portarsi fino a casa.

4. I rivenditori online investiranno in negozi fisici
Man mano che riprenderà piede l’importanza del negozio fisico, sempre più brand online investiranno nella creazione di spazi fisici. Un esempio di questa tendenza è quello di Amazon e dei suoi punti vendita Amazon Fresh, progettati per riflettere l’esperienza online e dove i clienti possono ritirare i loro prodotti, metterli nel “carrello virtuale” e uscire dal negozio senza dover pagare fisicamente. Un mondo simile a quello reale ma più sostenibile e non legato al denaro contante.

5. L’omnicanalità in negozio sarà cruciale
Oggi il modello di business per la vendita al dettaglio è radicalmente cambiato rispetto soltanto a pochi anni fa: le aziende si stanno sempre più spostando da una strategia multicanale e crossmediale a una gestione integrata di tutte le informazioni, dei dati e dei comportamenti degli utenti che transitano dai diversi touchpoint. In questo modo, l’esperienza omnicanale – con al centro un consumatore interconnesso con tutti i touchpoint del negozio – consente alle aziende di personalizzare le esperienze per tutti i loro clienti e fornire loro un servizio qualitativamente molto alto.

Omnichannel management non significa semplicemente gestire le vendite in negozio e le vendite online, ma identificare le tecnologie più adatte ad abilitare nuove logiche di servizio e di offerta senza soluzioni di continuità tra canali fisici e canali digitali. Il tutto tracciando e monitorando ogni singola interazione per analizzare i feedback registrati e perfezionare sia l’offerta che la relazione. Solo così è possibile progettare al meglio le soluzioni di ingaggio e di fidelizzazione che garantiscono ai consumatori esperienze quanto più gratificanti, coerenti e rilevanti possibili, soprattutto se si vuole restare competitivi nella nuova normalità.

6. Uno scenario adattato alle esigenze della Gen-Z
Per riportare la Gen-Z nei negozi fisici, i brand dovranno ricreare nel punto vendita un’esperienza più coinvolgente dato che il prodotto da solo non sarà più sufficiente per influenzare i clienti. Le generazioni più giovani sono native digitali e apprezzano la velocità e la convenienza delle offerte date dall’e-commerce. Per questo è fondamentale che i brand traspongano i vantaggi del mondo online ai negozi fisici e creino uno spazio dove ingaggiare la Gen-Z e avvicinarla al mondo del retail fisico.

7. I rivenditori esploreranno l’impatto dei Big Data e del Metaverso sulle esperienze dei clienti
Man mano che il mondo fisico e quello digitale continueranno a interfacciarsi, i brand dovranno utilizzare sempre di più l’intelligenza artificiale per ottimizzare e personalizzare le esperienze dei propri clienti. Un rapporto di Accenture ha confermato che l’86% delle aziende si è adattato alla fine della pandemia ritrovando una nuova normalità in cui l’utilizzo di Intelligenza Artificiale, Big Data e Metaverso permetteranno di portare i brand in un mondo virtuale ma

8. L’inflazione renderà il consumatore sempre più attento ai costi
Data la recessione che sta interessando l’economia a livello globale e quella del nostro Paese in particolare, i consumatori saranno sempre più attenti ai costi. Ne è specchio la flessione delle vendite retail che hanno registrato un calo dell’1,6% nell’agosto 2022. Per affrontare con successo questo scenario, i brand dovranno impegnarsi maggiormente sull’engagement dei clienti, trovando soluzioni che sappiano attirarli e incentivare gli acquisti di valore.

9. Musica la centro della brand identity nel punto vendita
Per i brand diventerà sempre più cruciale trasmettere i propri valori e rafforzare la propria brand identity e per farlo sarà sempre più centrale il ruolo della musica, strumento di forte engagement per comunicare all’interno dei punti vendita in modo coinvolgente e immersivo.

Spesa online degli italiani, +16% rispetto a un anno fa

Nell’analisi “Lo scenario dell’eCommerce nel Largo Consumo” NielsenIQ evidenzia ogni mese l’andamento a consuntivo dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane in relazione agli acquisti online. I dati raccolti da NielsenIQ rilevano che ad ottobre 2022 il fatturato progressivo – ovvero da gennaio ad oggi – dell’eCommerce è pari a 1,6 miliardi di € di cui 156 milioni registrati nel solo mese di ottobre. L’andamento del canale online in valore è positivo del +9,7% nel progressivo, mentre balza al 16%, se si considera la crescita del solo mese di ottobre (vs 2021).

La quota dell’eCommerce sul Totale Italia Omnichannel del largo consumo è pari al 2,3% nel progressivo di quest’anno, con valori in leggero rialzo (2,4%) se si considera il solo mese di ottobre.


La frequenza d’acquisto e il costo della spesa degli italiani online

La frequenza d’acquisto media nel canale eCommerce, aggiornata a settembre, è pari a 7 azioni. La popolazione più giovane (fino ai 49 anni di età) registra una frequenza media leggermente più alta della fascia senior della popolazione italiana (oltre i 50 anni). Discorso opposto per lo scontrino medio online, più alto per le fasce più anziane, ed in generale doppio rispetto a quello offline (19€ Offline vs 37€ Online). Ad ottobre, l’eCommerce cresce in valore in tutte le Aree NielsenIQ ed addirittura in tutte le 20 regioni d’Italia. Le Aree del centro-sud sono quelle che crescono a ritmi più veloci, con un’Area 4 (Abruzzo, Molise Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) che cresce 5 volte più velocemente rispetto all’Area 1 (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta).

Cosa e dove comprano online gli italiani
Ad ottobre, la crescita dell’eCommerce è guidata principalmente dal comparto Pet (Animali) e dal Cura Persona, settori digitalmente molto più sviluppati rispetto ad altri, che continuano a registrare tassi di crescita tra il 30% ed il 40% nel solo mese di ottobre. I volumi nel progressivo crescono del 4,7% nel canale eCommerce, mentre risultano addirittura leggermente negativi a totale Omnichannel (-0,1%), con dei trend particolarmente a favore per l’eCommerce per le aree Cura Casa, Cura Persona, Drogheria e Pet Care. Nell’ultima rilevazione della Guida NielsenIQ eCommerce di Ottobre 2022, sono 1865 i punti vendita in Italia che offrono un servizio di Click&Collect, Drive o Locker, in aumento del 9,5% rispetto alla rilevazione precedente. Calano invece leggermente i CAP coperti da servizio di Home Delivery.

Il concetto di “Sostenibilità” secondo gli italiani
I risultati dello studio di NielsenIQ evidenziano che l’eCommerce valorizza più del canale offline i prodotti caratterizzati da un posizionamento distintivo, cioè quelli che presentano delle caratteristiche specifiche che li differenziano dai concorrenti. La quota a valore nel carrello online è infatti più alta rispetto a quello offline dei prodotti Sostenibili (20,4% vs 15,7%), Biologici (4,5% vs 3,0%), Senza Glutine (9,3% vs 7,5%) e a marchio FSC (9,8% vs 7,8%), cioè i prodotti realizzati con un uso responsabile delle risorse forestali.

Stando alla ricerca “The Changing Climate of Sustainability” condotta a novembre da NielsenIQ in 17 paesi nel mondo, i consumatori hanno sempre più a cuore temi come la sostenibilità ambientale, che sta diventando una questione personale: il 57% degli acquirenti italiani ritiene che questa tematica sia più importante rispetto a 2 anni fa e soprattutto che i maggiori responsabili dei progressi in materia di sostenibilità siano per primi i brand (57%). Infatti, il 79% degli intervistati in Italia afferma che è davvero importante che le aziende riducano il loro impatto ambientale.


L’eCommerce è il canale privilegiato per gli acquisti sostenibili

Dato che il 28% degli italiani ritiene difficile o molto difficile fare la spesa in modo sostenibile (contro il 5% che lo considera invece molto semplice), l’eCommerce offre ai marchi l’opportunità di cavalcare questo trend e facilitare i consumatori negli acquisti. Infatti, sfruttando le funzionalità offerte dal canale online, come ad esempio la possibilità di utilizzare immagini d’impatto, descrizioni e di filtrare i risultati in base alle caratteristiche del prodotto, gli acquirenti possono trovare facilmente i prodotti con gli elementi distintivi che ricercano.

La geografia dei consumi in Italia, l’indagine di GS1

La composizione del carrello della spesa? Dipende anche (e molto più di quello che si pensi) dal territorio in cui vive il consumatore. Ma non tanto in termini di regione o zona geografica, quanto di struttura socio-economica: a rivelarlo è il Nuovo Codice Consumi, realizzato da GS1 Italy in collaborazione con Ipsos e McKinsey & Company, in cui si propone un modo nuovo, più attuale ed efficace, di leggere i comportamenti d’acquisto degli italiani nel largo consumo. E così, analizzate con questa chiave di lettura innovativa, le scelte di spesa fatte in zone d’Italia distanti tra di loro si sono rivelate sorprendentemente simili, ad esempio tra le aree urbane di Milano e Roma, tra la Riviera Romagnola e la Versilia, tra le Alpi Piemontesi o gli Appennini calabresi, o tra le aree residenziali di Verona o Lecce.

«Il nuovo modo di leggere i territori italiani, messo a punto dal Nuovo Codice Consumi, ha evidenziato che la classificazione tradizionale, in base alle aree geografiche, non basta più per cogliere le profonde differenze esistenti anche tra territori molto vicini tra loro, all’interno della stessa provincia o regione» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Invece, la suddivisione dell’Italia nelle quattro tipologie di territori, che abbiamo individuato in base al loro profilo economico, ha rivelato profonde analogie nei fattori attitudinali che guidano le motivazioni di spesa e la scelta dei canali di acquisto lungo tutto il territorio nazionale».

Per arrivare a questa nuova mappatura dell’Italia, il team di ricerca del Nuovo Codice Consumi ha prima suddiviso la popolazione in nove “comunità di sentire”, accomunate da esigenze, affinità, attitudini e passioni simili, e ha poi classificato i Comuni italiani in quattro aree basate sull’indicatore di prevalenza economica:

• Agricola.
• Manifatturiera.
• Turistica.
• Grandi città e zone residenziali.

Infine, ha analizzato come le nove “comunità di sentire” sono distribuite in queste quattro tipologie di territori.

Aree a prevalenza agricola: 61% del territorio, 18% della popolazione
La vocazione agricola diventa spesso anche identità culturale condivisa, con un’alta sensibilità alla custodia del territorio e delle tradizioni, e ai prodotti locali, di cui si conoscono provenienza e lavorazione. A questo si contrappone il disinteresse verso la cucina, probabilmente come ribellione e come ispirazione a uno stile di vita urbano. C’è una maggiore attenzione al prodotto e alle sue qualità rispetto ai brand. Le attitudini di acquisto per i prodotti dal maggior coinvolgimento emotivo si dividono tra quelli per cui si amano le novità dettate dalle mode urbane (come frutta esotica e pane fresco con mix di farine) e quelli legati al passato (come carni, pesce e salumi). Per questi prodotti si preferiscono i canali specializzati (meno frequentati rispetto agli altri tre territori), ma il punto vendita di riferimento resta il supermercato, mentre ipermercati e discount sono associati alla spesa veloce e conveniente.

Aree a prevalenza industriale: 22% del territorio, 37% della popolazione
Piccole città o sobborghi di grandi città, dove prevalgono le PMI familiari, e dove gli stili di vita e di consumo sono in equilibrio tra il pragmatismo (inteso come attenzione alla moderazione nei consumi in nome della forma fisica e alla convenienza) e l’aspirazione allo stile di vita metropolitano (interesse per il delivery e i nuovi gusti). Questi consumatori si approcciano ai prodotti a elevato coinvolgimento emotivo muovendosi tra l’imitazione dei trend urbani (ad esempio nell’interesse per il vino, anche come indicatore di status) e la ricerca di tradizioni provenienti da un passato conosciuto e confortevole (ad esempio nel cibo per animali). La vasta presenza della GDO ne fa il canale preferito e assimila i diversi format. Per ortofrutta, carni, pesce e salumi c’è interesse a fare acquisti nei canali specializzati, con una frequentazione allineata alla media nazionale (inferiore per i mercati).

Aree a prevalenza turistica: 14% del territorio, 25% della popolazione
Gli stili alimentari sono improntati all’efficienza e alla velocità, benché la cucina resti prevalentemente mediterranea o tradizionale. Emerge un’alta attenzione alla forma fisica, che porta al consumo regolare di piatti più salutari e alla saltuarietà degli sfizi. La sperimentazione viene, invece, associata all’evoluzione della cucina tradizionale, nell’ottica di una filiera corta e affidabile. In questo territorio l’acquisto tende alla ricerca di un equilibrio interiore ed esteriore, in chiave quasi etica. Pane fresco, pesce fresco e prodotti per la persona diventano così fondamentali in quanto fonte di benessere e vengono contrapposti all’area dei prodotti tradizionali (ortofrutta, salumi e carni). Il supermercato viene frequentato in modo costante e si fanno tappe nei negozi specializzati, in linea con la media nazionale. Ipermercati e discount vengono preferiti per quei pochi prodotti su cui investire il meno tempo possibile.

Grandi città e aree residenziali: 3% del territorio, 20% della popolazione
In queste aree, ad alta densità abitativa e con una popolazione mediamente più scolarizzata e agiata, gli stili alimentari ambiscono a una maggiore raffinatezza, con un’elevata incidenza di regimi alimentari alternativi, spesso sostenuti dall’effetto moda, e una forte attenzione alla sostenibilità ambientale. Gli acquisti tendono a essere frutto di un consumo consapevole e impegnato, in particolare per il pesce, il pane, gli alimenti per neonati e il petfood. Ortofrutta, carni e salumi restano invece legati alla nostalgia, forse anche per le zone d’origine di questi cittadini. A livello di canali frequentati, c‘è un minor ricorso a discount e ipermercati e una forte predilezione per il mercato. Il ricorso al canale online risulta leggermente superiore agli altri territori, soprattutto per chi ne fa un uso settimanale.

I discount continuano la loro corsa in Italia

Sempre più italiani scelgono di fare la spesa al discount: una crescita che non si arresta anche nei primi mesi dell’anno. Non è solo una questione di prezzi competitivi: oggi anche i target più evoluti e gli appassionati di food frequentano sempre di più queste insegne.

Dalle nuove abitudini di acquisto post-pandemiche alla digitalizzazione, dall’attenzione alla sostenibilità alla crescita dell’inflazione: tanti sono i fattori che negli ultimi anni hanno modificato i comportamenti dei consumatori nella spesa del largo consumo. Secondo i dati GfK Consumer Panel questo cambiamento di contesto ha premiato il canale online, i drugstore e soprattutto i discount – mentre tutti gli altri canali hanno visto una contrazione negli ultimi due anni. La crescita dei discount è un fenomeno che interessa il nostro Paese già da qualche anno e che non si è arrestato neppure durante il periodo della pandemia. A luglio 2022 i discount hanno raggiunto una penetrazione dell’85,3% delle famiglie italiane.

Un profilo di utenza sempre più variegato
Tante le ragioni che stanno dietro al successo crescente dei discount: dall’apertura di tantissimi nuovi punti vendita agli investimenti in comunicazione, dalla promozionalità all’evoluzione dell’assortimento con l’inclusione di brand affermati ma anche di prodotti internazionali o di nicchia, difficili da trovare altrove. Sicuramente – rispetto a qualche anno fa – non è più solo il prezzo competitivo a caratterizzare l’offerta di queste insegne: un riposizionamento che emerge chiaramente dall’analisi dei consumatori che oggi fanno la spesa al discount. Secondo i dati GfK Sinottica, infatti, negli ultimi anni la penetrazione di questo tipo di insegne è cresciuta presso tutti i target, ma in particolare presso le componenti più evolute ed elitarie della popolazione, per le quali il prezzo non è sicuramente il primo fattore nella scelta del punto vendita.

Guardando invece alla segmentazione della popolazione basata sugli stili alimentari emerge una crescita della penetrazione dei discount particolarmente accentuata presso i cluster più dinamici, curiosi e “metropolitani”. A scegliere sempre più spesso – rispetto al passato – di fare la spesa su questo canale sono infatti i Food Lover (4,2 milioni di italiani, un target prevalentemente femminile e moderno, con conoscenze e competenze elevate in cucina), i Food Player (4,4 milioni di italiani, un target giovane, evoluto e prevalentemente femminile che ama sperimentare in cucina, con un occhio alla linea e alla sostenibilità) e gli Urban Taster (8,8 milioni di italiani, un target più adulto, cittadino e con risorse elevate, che ama la sperimentazione e la convivialità).

Discount protagonisti anche in comunicazione
Dopo la crescita registrata lo scorso anno, nei primi sette mesi del 2022 gli investimenti pubblicitari e la pressione televisiva della Gdo risultano in calo. In questo contesto, i Discount, seppure in contrazione, mostrano una maggiore tenuta in termini di presenza televisiva rispetto alle altre insegne. Nonostante lo scenario di comunicazione appena descritto, nell’analisi del percepito dei consumatori italiani, i discount continuano a mostrare performance più positive rispetto al resto della Gdo, sia in termini di visibilità che di propensione. Nel periodo compreso tra gennaio e luglio 2022 rispetto al pari periodo del 2021 – infatti – si confermano in crescita sia l’Advertising Awareness (+12%) – che misura il ricordo degli spot pubblicitari – sia la Brand Awareness spontanea dei discount (+13%).

Le rilevazioni GfK STP evidenziano, inoltre, un aumento nella propensione di visita ai discount, in crescita del +3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Gli italiani, quindi, sono in questo momento particolarmente attenti alla comunicazione pubblicitaria di questa tipologia di insegne: un altro indizio della forza attrattiva dei discount nel contesto odierno. Sarà interessante continuare a monitorare il fenomeno per capire come evolveranno i comportamenti dei consumatori dei prossimi mesi alla luce dell’incertezza del contesto attuale e dell’aumento generalizzato dei prezzi.

eCommerce nel largo consumo, fatturato in crescita

Nell’analisi “Lo scenario dell’eCommerce nel Largo Consumo” NielsenIQ evidenzia mensilmente l’andamento a consuntivo dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane in relazione agli acquisti online.

I dati raccolti da NielsenIQ rilevano che a settembre 2022 il fatturato progressivo – ovvero da gennaio ad oggi – dell’eCommerce è pari a 1,4 miliardi di € di cui 185 milioni registrati nel solo mese di settembre. L’andamento del canale online (in termini di fatturato) è positivo del +9%, secondo solo ai Discount (10,4%) nel progressivo ma primo fra tutti i distributivi, con 13,7%, se si considera la crescita del solo mese di settembre (vs 2021). I dati rivelano, infatti, che l’online si sviluppa – sia nel progressivo sia nel singolo mese di settembre – più velocemente del canale offline in Italia, precisamente di una volta e mezzo.

La quota dell’eCommerce sul Totale Italia Omnichannel del largo consumo è pari al 2,3% nel progressivo settembre 2022, con valori in leggero rialzo rispetto al periodo precedente e pone il Bel Paese al quinto posto in classifica in Europa.

Quante famiglie acquistano online e in che regioni d’Italia
Ad oggi, le famiglie italiane che hanno acquistato prodotti di largo consumo online sono 10,8 milioni, pari al 42% dei nuclei familiari (rilevazione trimestrale). Per questo gruppo, l’eCommerce rappresenta quasi il 10% della spesa complessiva nei prodotti grocery. La penetrazione nelle quattro Aree NielsenIQ vede una concentrazione maggiore nelle Aree del Nord, ma con un Sud Italia in crescita e recupero.

I mesi di luglio, agosto e settembre del 2022 evidenziano tendenze di crescita dell’eCommerce molto alte, in alcuni casi superando sempre la doppia cifra in tutte le Aree NielsenIQ e in generale cresce in tutte e 20 le Regioni d’Italia. Inoltre, nella settimana terminante al 17 luglio 2022 l’eCommerce del largo consumo è cresciuto del 69,7%, grazie anche ad importanti iniziative promozionali esclusive del mondo online. Le Aree del centro-sud a settembre sono quelle che crescono a ritmi più veloci, con un’Area 4 (Abruzzo, Molise Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) al 30,2% che cresce 6 volte più velocemente rispetto all’Area 1 (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) con il 5,9%.

Cosa comprano online gli italiani
Nel mese di settembre, la crescita dell’eCommerce è guidata principalmente dal comparto Pet (Animali) e dal Cura Persona, settori digitalmente molto più sviluppati rispetto ad altri, che continuano a registrare tassi di crescita tra il 20% ed il 30%. Bene anche le performance del Food Confezionato, che registra un +15,2%, mentre frena leggermente il comparto Bevande (-1,2%) – in maggioranza alcoliche – in virtù del ritorno al consumo fuori casa da parte degli Italiani.

Metodologia NielsenIQ
NielsenIQ riceve con cadenza settimanale dai partner le informazioni censuarie di vendita per ogni singolo prodotto venduto online che aggrega in banche dati per coprire l’intero perimetro del largo consumo in Italia. NielsenIQ collabora con la quasi totalità dei player della GDO offline e online, compresi i principali pure player.

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