CLOSE
Home Tags Kroger

Tag: Kroger

Cosa mangeremo nel 2019? Kroger anticipa le tendenze alimentari dell’anno che verrà

A due mesi dalla fine del 2018 Kroger, seconda insegna statunitense, anticipa tutti pubblicando le cinque principali tendenze alimentari che impronteranno il 2019 sugli scaffali della Gdo. L’analisi è stata curata dal suo team di sviluppatori di nuovi prodotti, chef e innovatori di Our Brands, la selezione di prodotti del distributore che comprende 10mila referenze, è ha un fil rouge: gli stili di consumo flessibili.

Ecco le 5 principali tendenze per il 2019 individuate da Kroger, e la nostra “localizzazione” italiana.

1. Sapori regionali
Gli alimenti influenzati dalle aree di tutto il Paese stanno aggiungono sapore e divertimento a qualsiasi pasto. Dalle salse per il barbecue alle patatine con un tocco in più. Il patrimonio culinario dell’America è tanto vario quanto delizioso. I consumatori vedranno un numero crescente di prodotti influenzati da gusti locali, regionali e globali. Se consideriamo che l’Italia ha probabilmente il patrimonio enogastronomico più vario al mondo, possiamo immaginare che una tendenza giù presente nel nostro Paese, quella dei prodotti regionali, sarà ulteriormente sviluppata, con l’aggiunta di suggestioni etniche. La nostra scommessa? I sapori dell’Abruzzo, un’area un po’ dimenticata che sta passando sotto la luce dei riflettori, anche all’estero.

2. Alimenti a base vegetale
I consumatori stanno scoprendo che oggi è più facile che mai incorporare più alimenti “vegetariani” nelle loro diete quotidiane. Che scelgano di evitare carne o prodotti lattiero-caseari per un pasto alla settimana (come il Meatless Monday, il lunedì senza carne lanciato anche da noi, o il venerdì “flexitariano”), oppure ogni giorno della settimana, ci sono a disposizione molte più opzioni a base vegetale. L’anno scorso, il 31% dei consumatori ha partecipato a giornate vegetariane una volta alla settimana e l’11% di tutti i prodotti alimentari e bevande lanciati sui mercati internazionali siano stati vegetariani, il 5% vegani, percentuale triplicata negli ultimi cinque anni secondo Mintel. In Italia i vegetariani sono l’8% della popolazione.

3. Stili culinari
Più consumatori acquistano prodotti salutistici e si iscrivono a diverse diete o stili alimentari, dal vegetariano al flexitariano, dalla dieta chetogenetica (ricca di grassi e povera di carboidrati) alla paleodieta (che si rifà a una supposta alimentazione pre-agricoltura). Uno studio recente riporta che il 15% della popolazione statunitense si identifica come vegetariano o vegano (in Italia siamo intorno al 10-12%).

4. Cibi che favoriscono la flora intestinale
Studi scientifici dimostrano che un intestino sano è fondamentale per il benessere generale e, più che mai, i consumatori sono alla ricerca di alimenti che sostengano la cura di sé e favoriscano lo sviluppo di un sistema immunitario sano. I consumatori troveranno sempre più prodotti ricchi di probiotici, i cosiddetti “batteri buoni”, e gusto. Ma anche prodotti fermentati, yogurt, Kombucha, aceti.

5. Basso contenuto di zucchero e dolcificanti naturali
Molti consumatori sono motivati ​​a ridurre o eliminare lo zucchero e / o consumare dolcificanti naturali alternativi come il miele e l’agave. Infatti, il 47% dei consumatori dichiara di lavorare per ridurre al minimo l’assunzione di zuccheri. Sono in aumento le nuove soluzioni e gli alimenti sugli scaffali dei supermercati che aiutano i consumatori a trovare prodotti ricchi di nutrimento e sapore senza ricorrere allo zucchero. Miele, sciroppo d’agave o d’acero, zucchero di cocco sarano sempre più richiesti.

È di questi giorni la notizia della lettera mandata alla ministra della Salute per chiedere di introdurre una tassa sullo zucchero per le bevande zuccherate, già presente in altri Paesi (Uk, Finlandia, Messico) da il Fatto Alimentare e sei società scientifiche.

Uber dopo la cena porta a casa la spesa, e l’accordo è con Kroger

Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato attraverso app nonché incubo dei taxisti nostrani, e al momento nella bufera in Italia dove sta affrontando una serie di cause per concorrenza sleale, è ormai andato ben oltre il semplice trasporto di persone, e dopo i pasti (il debutto a MIlano qualche mese fa) negli USA potrebbe presto consegnare la spesa.

L’accordo sarebbe con Kroger, il secondo attore della Gdo statunitense con oltre 3.574 punti vendita, he sta testando le consegne della spesa tramite operatori Uber presso “clienti selezionati”.

Kroger naturalmente non è nuovo all’e-commerce, anzi.  Ha un suo sistema chiamato ClickList, una sorta di click and collect attivo quest’anno in 640 supermercati del gruppo, mentre l’e-commerce vero e proprio è generato dalla piattaforma Express Lane.

«I nostri clienti cambiano ed evolvono e noi cerchiamo di incontrarli ovunque siano e cosa ancora più importante dove stanno andando. Stiamo investendo molto nel digitale, E siamo contenti di questi investimenti perché i nostri clienti ci dicono che son importanti per loro» ha detto Rodney McMullen, Ad e chairman di Kroger’s.

Sullo sfondo c’è un concorrente, Amazon, sempre più attivo anche nel grocery. Secondo uno studio della società di consulenza Cowen la compagnia di Jeff Bezos, attualmente al nono posto per vendite nel grocery, entro il 2021 dovrebbe guadagnare la terza posizione dietro solo a Walmart e, appunto,  Kroger.

Chi vince e chi perde nella Gdo mondiale (che comunque cresce)

Cresce la Gdo nel panorama mondiale. Secondo il rapporto Mediobanca l’aggregato di 12 tra i principali gruppi internazionali che operano nel settore ha chiuso il 2015 con ricavi pari a 1.040 miliardi di euro, con una crescita sensibile, pari all’8,3%, rispetto all’anno precedente. Parliamo di giganti: gli statunitensi Walmart, Kroger, Target, i francesi Carrefour, Auchan e Casinò, il britannico Tesco, il giapponese Aeon, il tedesco Rewe, l’olandese Ahold, il belga Delhaize, questi ultimi due poi recentemente fusi, e lo spagnolo Mercadona. Dodici “big” che in totale gestiscono superfici commerciali per 211,7 milioni di metri quadri e occupano 5,5 milioni di dipendenti. Il loro margine operativo è pure in crescita del 9% e rappresenta il 4% del fatturato, mentre il risultato netto ha un saldo di 22,4 miliardi di euro, pari al 2,1% del fatturato. Inoltre la redditività industriale è pari al 12%, mentre quella netta tocca il 16,3%.

incremento-mediobanca-estero.gdo

È il gruppo a stelle e strisce Walmart il più grande, con un fatturato pari circa al Pil della Svezia, vale a dire 439,6 miliardi di euro. Il colosso fondato nel 1962 da Sam Walton in Arkansas, vanta 11.528 punti vendita in tutto il mondo, dei quali il 54,6% all’estero, soprattutto in Messico (dove nel 1991 Walmart aprì il primo punto vendita fuori dagli Usa) e nel Regno Unito. La superficie totale è pari a 106,8 milioni di metri quadri, con superficie media del punto vendita attorno a 9.300 mq, più grandi negli Usa e meno all’estero. Si pensi che Walmart è grande oltre quattro volte il secondo operatore, Kroger, che ha un fatturato di 100,9 miliardi, e fattura quanto i successivi sei operativi messi insieme, che sono, oltre a Kroger, i francesi di Carrefour (76,9 miliardi), i britannici di Tesco (74,2 miliardi), gli statunitensi di Target (67,8 miliardi), i giapponesi di Aeon (55,2 miliardi) e gli altri francesi di Auchan (54,2 miliardi). Da notare che la fusione avvenuta nel 2016 dell’olandese Ahold con i belgi di Delhaize porterebbe il gruppo al quinto posto con un fatturato aggregato di 62,6 miliardi. WalMart è peraltro uno dei solo tre gruppi che nel 2015 hanno registrato una contrazione delle vendite (-0,7%) assieme a Tesco (-12,6%) e Casinò (-4,8%).

Lo studio di Mediobanca analizza anche molti altri risvolti delle performance delle grandi catene internazionali. Tra gli aspetti analizzati è la proiezione internazionale, che è mediamente del 27,8% (percentuale di vendite all’estero rispetto a quelle totali) e vede in testa Delhaize con il 79,6%, seguito da Ahold con 66,8% e Auchan con il 64,0.

mediobanca-estero.gdo

Interessante il tempo di rotazione del magazzino, indice precipuo dell’efficienza gestionale. Ebbene, in questo campo primeggia la spagnola Mercadona con 13 giorni davanti a Ahold e Tesco con 16. La media internazionale è di 30 giorni. Ma il dato più importante è probabilmente quello delle vendite per metro quadro, pur se difficile a volta da calcolare. Primeggiano anche qui Ahold, Mercadona e Tesco con rispettivamente 8350, 8070 e 7340 euro per metro quadro. In coda le catene statunitensi Kroger, Walmart e Target, con dati tra i 3 e i 4mila euro per mq, che però spiccano per redditività industriale e quindi per margini, ben sfruttando le maggiori superfici.

fatturato-mediobanca-estero.gdo

mediobanca-estero.gdo

Inevitabile il confronto con la Gdo italiana (analizzata sempre nello stesso rapporto, vedi Rapporto Mediobanca, svetta Esselunga, su i discount, Coop stabile, lottano le francesi). Bene va Esselunga, con 15.730 euro per metro quadro, si conferma come il gruppo più efficiente, precedendo l’olandese Ahold (12.780 ero per mq), la britannica Tesco con 12.050 euro (negozi nello UK e nella Repubblica di Irlanda), la spagnola Mercadona (8.070 euro) e Carrefour con 7.160 euro. Le Coop italiane si posizionano bene con 6.860 euro per metro quadro, precedendo la belga Delhaize (6.350 euro per metro quadro) e superando ampiamente la cooperativa tedesca Rewe a 4.470 euro.

confronto-mediobanca-estero.gdo

Interessante, infine, osservare che i gruppi europei con significativa presenza sul mercato USA vi realizzano vendite per metro quadro superiori a quelle delle grandi catene locali: Ahold con 7.830 euro per metro quadro e Delhaize (5.160 euro) distaccano nell’ordine Kroger, Walmart e Target.

IRI e The Kroger Co.: una partnership a vantaggio dei consumatori

IRI, leader mondiale nella gestione di big data, e The Kroger Co. , uno dei principali distributori al mondo, hanno siglato un accordo di lungo periodo, destinato a ottimizzare il rapporto con la clientela.

L’obiettivo della partnership, infatti, è quello di supportare la strategia core di Kroger denominata Customer 1st e rafforzare l’offerta ed il servizio al mercato ed al consumatore offerti delle due aziende.

All’interno di questa strategia, IRI sarà il partner principale per i servizi riguardanti le informazioni di mercato, che forniranno al distributore e a tutti i produttori con cui collabora una visione univoca delle performance del business comparata al resto del mercato.

Operativamente, il punto di forza di questo approccio risiede nell’innovativa piattaforma tecnologica IRI Liquid Data™ e nelle informazioni sui prodotti e su dati provenienti da fonti terze (ad inclusione di meteo, costi dei carburanti e fattori macroeconomici) che faciliteranno la collaborazione di Kroger e dei suoi fornitori e la presa decisionale.

“IRI e Kroger sono in prima linea nell’evoluzione dello scenario del retail grazie a informazioni di mercato più puntuali e tecnologia all’avanguardia per la creazione di strategie di marketing centralizzate sul cliente che, in ultima analisi, consentono di generare crescita” – Ha commentato Andrew Appel, President and Chief Executive Officer di IRI.
“In tutto quello che facciamo e in ogni decisione che prendiamo mettiamo al primo posto i nostri clienti. La collaborazione con IRI rappresenta per noi un ulteriore passo in questa direzione” – ha commentato Mike Donnelly, Executive Vice President dell’area merchandising di Kroger. “Siamo fermamente convinti che IRI detenga gli strumenti migliori per consentire a Kroger e ai suoi fornitori di accedere a insights più rilevanti, che ci permettono di migliorare la shopping experience di tutti i clienti.”

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare