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Sanpellegrino: è Tiziana Albanese la prima donna Direttore Technical and Production

Sanpellegrino ha nominato Tiziana Albanese Direttore Technical and Production degli stabilimenti del Gruppo. La manager, ingegnere, 46 anni, è la prima donna nella storia di Sanpellegrino ad avere la responsabilità di tutti i 7 siti produttivi del Gruppo, dove vengono imbottigliate le acque minerali S.Pellegrino, Levissima, Acqua Panna e Nestlé Vera e prodotti bibite e aperitivi.

In qualità di Direttore Tecnico ha il compito di sviluppare industrialmente i nuovi lanci prodotto, migliorare l’efficienza e incrementare la capacità produttiva degli stabilimenti, sostenendo la crescita del Gruppo, attraverso una struttura industriale competitiva, rispettosa dell’ambiente e impegnata a creare valore condiviso nelle comunità in cui opera.

Albanese ha iniziato la sua carriera in Bain & Company e Ausimont, società del Gruppo Montedison, per poi entrare nel Gruppo Nestlé nel 2006 come Industrial Performance Manager; in questa veste ha curato i progetti di miglioramento operativo dei siti produttivi del Gruppo Sanpellegrino fino al 2011, anno in cui è diventata Direttore dello stabilimento Levissima a Cepina Valdisotto. Successivamente ha gestito, in qualità di Direttore, il sito produttivo di Ruspino, a San Pellegrino Terme, dove viene imbottigliata la celebre acqua minerale S.Pellegrino, ambasciatore del Made in Italy in più di 150 Paesi nel mondo.

La manager ha lavorato anche in Svizzera, presso l’headquarter di Nestlé a Vevey, come Head of Factory Organisation Development.

Con il nuovo incarico, entra anche nel Comitato di Direzione del Gruppo Sanpellegrino, portando le quote rosa al 50%.

 

 

 

 

 

È Coca-Cola il marchio più scelto del mondo per Kantar, Mulino Bianco vince in Italia

Per il sesto anno consecutivo. è Coca-Cola il marchio più scelto dai consumatori nel mondo: lo stabilisce l’edizione 2018 del rapporto di Kantar Worldpanel Brand Footprint. Altri 16 marchi sono stati scelti più di un miliardo di volte dai consumatori nell’anno passato.

La globalizzazione dei marchi e delle merci corre strane vie, e il rapporto di Kantar fotografa le affinità che corrono nei mercati apparentemente più lontani. Ad esempio Colgate, il secondo marchio più scelto dai consumatori globali, è l’unico scelto da più di metà della popolazione mondiale: ha infatti una penetrazione mondiale del 62%.
Il terzo in classifica, Maggi è quello che ha registrato la crescita maggiore nella Top 50, con il 14% di Consumer Reach Points (CRPs)
Però non si può non sottolineare come la globalizzazione impera sì, ma i marchi local incalzano, erodendo quote alle multinazionali: nel 2017 si sono portate a casa il 64,6% degli acquisti di marca, mentre la quota dei marchi globali è del 35,4%.

Secondo il rapporto 2018 di Kantar Worldpanel ci sono 17 marchi di beni di largo consumo che vengono scelte più di un miliardo di volte all’anno in tutto il mondo, e sei di questi sono proprietà di Unilever (Lifebuoy al quarto posto, Sunsilk e Knorr nella Top 10 e Dove, Lux e Sunlight). Il rapporto stabilisce proprio quali beni sono acquistati più spesso e dal maggior numero di consumatori. Coca-Cola ad esempio è stata presa dagli scaffali ben 5,8 miliardi di volte in un anno. 

“Si è parlato molto di un mercato dei beni di largo consumo sempre più competitivo, ma nonostante ciò nell’ultimo anno 22 delle 50 marche globali sono riuscite a farsi scegliere dai consumatori più che nei 12 mesi precedenti – ha detto Josep Montserrat, Ceo di Kantar Worldpanel -. Le opportunità di crescita ci sono, e le marche dovranno andare più a fondo per coglierle perch<è potrebbero non trovarsi dov’erano in passato. I nostri dati mostrano che il fuoricasa e canali in crescita come l’e-commerce, i discount, i cash and carry e i convenience store avanzano più velocemente del mercato dei beni di largo consumo totale, ed è ora di investire in modo più deciso in ciò che stanno che chiedono i consumatori”.

Quanto ai settori, le marche globali guadagnano quote, da tre anni, sono nel beverage (38,3% contro il 61,7% delle locali nel 2018 contro il 38,1% e 61,9% del 2015) e sono più forti ma perdono quote nella casa, bellezza e igiene personale (47% e 58,4% delle vendite globali rispettivamente). 

Guardando ai mercati locali, in Italia la marca più forte è Mulino Bianco.

Un quadro decisamente differente emerge dalla classifica delle marche online.

 

Il rapporto annuale di Kantar Worldpane Brand Footprint si basa su ricerche dal 73% della popolazione mondiale, con un miliardo di famiglie in 43 Paesi nei cinque continenti, e copre il 75% del PIL mondiale. Nello studio sono coperti oltre 18mila marche nei settori beverage, alimentari, latticini, salute, bellezza e cura della casa. I Consumer Reach Points (CRP) considerano non le attitudini di spesa ma gli acquisti reali delle famiglie per penetrazione e frequenza.  

Il rapporto è scaricabile a questo link.

Costa d’Oro si allea con Gruppo Avril: nasce il terzo gruppo mondiale dell’olio di oliva

COSTA D’ORO, aziende familiare umbra, si allea con il francese Gruppo AVRIL: l’operazione segna la nascita del terzo gruppo mondiale dell’olio di oliva di marca. I partner puntano a elevare il marchio COSTA D’ORO al rango di referenza mondiale dell’olio di oliva di prima qualità.

Tra gli obiettivi dell’alleanza c’è la crescita sostenibile di COSTA D’ORO nel mercato dell’olio di oliva di marca in Italia, dove il brand ha raggiunto recentemente le prime tre posizioni di mercato, e a livello internazionale, dove è presente in oltre 100 Paesi e realizza la metà delle vendite. Per raggiungere questo obiettivo si svilupperanno le potenziali sinergie derivanti dai rispettivi know-how nel campo della qualità e dell’innovazione, sia sul piano nutrizionale e gustativo, sia in termini di sviluppo di nuove gamme di oli e di condimenti e sulla conquista di nuovi mercati internazionali, in particolare Cina e America del Nord.

Luciano Sabatini, Presidente di COSTA D’ORO e fondatore insieme alla famiglia Santirosi, che quest’anno celebra i 50 anni di attività, ha commentato: “Questa operazione non è il punto di arrivo del nostro progetto famigliare e industriale, ma è un passo che consente di accelerare il progetto di crescita e sviluppo con un partner internazionale di primissimo livello, con cui condividiamo la visione strategica e i valori industriali, un’opportunità per la nostra impresa e per il nostro Paese di creare ricchezza e valore”.

Il Gruppo AVRIL proseguirà la propria crescita a livello internazionale, dove realizza un terzo del proprio fatturato, sviluppando la sua quota di mercato dell’olio di oliva rimanendo fedeli al modello della filiera integrata, tra l’agricoltura e l’industria, che costituisce la specificità del settore degli oli e delle proteine. Per questa operazione, il Gruppo AVRIL è stato appoggiato dal Gruppo CASTEL, un importante player francese e internazionale nel settore dei vini, delle birre e delle bevande analcoliche, rafforzando la storica partnership tra i due gruppi francesi.

“Attraverso questa alleanza, mettiamo insieme risorse umane, know-how e prodotti eccezionali. Ci sono tutte le premesse per fare di Costa d’Oro un grande marchio italiano di olio di oliva a livello mondiale” ha commentato Olivier Delamea, direttore generale del settore Oli & Condimenti del Gruppo AVRIL. 

Nel 2017 il mercato mondiale dell’olio di oliva ha registrato un fatturato di 12 miliardi di Euro con una potenziale crescita annua dal 4% al 5% raggiungendo 17 miliardi di Euro entro il 2025, grazie all’incremento della domanda soprattutto in Cina e in America del Nord e al crescente interesse per un prodotto le cui peculiarità sono apprezzate dai consumatori più esigenti: prima qualità, naturalezza, tracciabilità, oltre ai benefici nutrizionali e gustativi della dieta mediterranea generalmente associata all’Italia.

Gruppo AVRIL, fondato nel 1983 su iniziativa del mondo agricolo per garantire sbocchi permanenti alle produzioni francesi, è presente in Francia e nel mondo in settori molto diversificati come l’alimentazione umana, la nutrizione e le competenze sull’alimentazione animale, la chimica e le energie rinnovabili, attraverso un portafoglio di marche forti, leader nei rispettivi mercati tra cui Diester, Sanders, Lesieur, Puget, Matines, Bunica, Taous. Nel 2016 il gruppo Avril ha realizzato un giro d’affari di 5,9 miliardi di euro e ha 7.200 collaboratori sparsi in 21 Paesi.

COSTA D’ORO è un leader italiano nella produzione e distribuzione di olio di oliva di prima qualità. Impresa familiare, è stata fondata nel 1968 a Spoleto, in Umbria, dalle famiglie Sabatini e Santirosi, desiderose di mettere insieme le rispettive esperienze per produrre un olio di oliva di prima qualità. Nel 2017 ha realizzato un giro d’affari di 143,5 milioni di Euro.

Coca-Cola HBC Italia sigla una partnership con Edrington

Coca-Cola HBC Italia amplia la propria offerta di prodotti grazie alla partnership con Edrington, una delle più importanti realtà internazionali nel segmento degli Spirits, divenendone (dal 14 maggio 2018) distributore esclusivo per l’Italia su tutti i canali di vendita dei seguenti prodotti:

  • SNOW LEOPARD, una vodka super premium il cui ricavato, per il 15%, è devoluto alla protezione e la salvaguardia del leopardo delle nevi, un felino in via di estinzione 
  • CUTTY SARK, un blended Scotch whisky ideale per la mixability, fresco e con note di vaniglia e agrumi.

 Il nostro obiettivo è soddisfare le esigenze dei clienti in ogni occasione di consumo, dalla colazione al dopocena presentando un’offerta completa e di qualità anche nel mondo degli Spirits – afferma Vitaliy Novikov General Manager Coca-Cola HBC Italia. La partnership con Edrington è un ulteriore passo nel percorso strategico che mira a fare dell’Azienda una 24/7 Total Beverage Company”.

Massimo Fabris, Area Director Southern & Central Europe di Edrington ha dichiarato: “Siamo lieti di estendere la nostra partnership con Coca-Cola Hellenic Bottling Company anche all’Italia, incrementando gli accordi già esistenti in altri Paesi europei e in Africa. Il trend emergente della mixability con premium Spirits rappresenta una grande opportunità per sviluppare le nostre marche in Italia”.

L’accordo, che fa seguito a quello siglato ad inizio anno con Lucano 1894 srl, consentirà di rafforzare ulteriormente la posizione di Coca-Cola HBC Italia nel mercato nazionale degli Spirits ampliando la propria offerta distributiva.

Surgital, il 100% torna ai Bacchini

Torna a casa Surgital, e per casa si intende la famiglia Bacchini, che ha fondato l’azienda nel 1980 e che che torna a possedere il 100% del capitale di Surgital Spa, prima azienda italiana produttrice di pasta fresca surgelata, piatti pronti surgelati e sughi in pepite surgelati per la ristorazione, il catering e il canale bar. Un’operazione finanziaria in cui ha riacquistato la partecipazione di minoranza detenuta dal 2013 dal Fondo Italiano d’Investimento, gestito da Neuberger Berman AIFM Limited, che aveva investito nel gruppo Surgital per sostenere un importante progetto di crescita organica in previsione anche dello sviluppo all’estero.

“Nel 2013 l’entrata del Fondo Italiano fu dettata da una precisa scelta strategica volta a tutelare gli investimenti che l’azienda aveva messo in atto e consentirne così l’effettivo realizzo, mantenendo fermo l’obiettivo, una volta trascorsa la naturale decorrenza quinquennale del contratto, di procedere al riacquisto delle azioni cedute al Fondo Italiano d’Investimento, cui va il nostro vivo ringraziamento per la fiducia e la collaborazione che hanno contribuito nel rendere possibile il raggiungimento di questo importante e gratificante traguardo” ha dichiarato Edoardo Bacchini, Amministratore Delegato di Surgital SPA.

Fondata come piccolo laboratorio artigianale, Surgital ha saputo portare la genuinità dei suoi prodotti su scala industriale, arrivando a produrre ogni giorno 135 tonnellate di pasta fresca, 60.000 piatti pronti monoporzione e 8 tonnellate di sughi in pepite, impegnando oltre 320 dipendenti. Alla sede produttiva di Lavezzola (Ra) si aggiungono due filiali commerciali in Francia, a Lione, e negli Stati Uniti, in Florida, e la presenza di area manager diretti in Germania e nel Regno Unito.

Surgital è guidata da Romana Tamburini, fondatrice e attuale Presidente, dai figli Massimiliano, Elena ed Enrica mentre l’Ad è Edoardo Bacchini. Il fatturato consolidato del Gruppo è passato da 55 milioni di euro nel 2013 a 75 milioni nel 2017, con un incremento del 36% anche grazie a un piano di investimenti industriali realizzato negli ultimi anni. L’organico è cresciuto dal 2013, quando erano impiegate 213 unità, alle 329 di fine 2017, crescita dovuta anche all’ingresso del Gruppo nel mondo della ristorazione retail attraverso la Ca’ Pelletti Retail srl.

Nello stabilimento, che copre una superficie di 60mila metri quadrati, sono attive 29 linee di produzione. Parte importante dell’azienda, oggi governata dall’intera famiglia Bacchini, sono i 70mila metri cubi di celle frigorifere, con un magazzino automatizzato a -20 °C da 14mila posti pallet in cui sono stoccate oltre 600 referenze di prodotto, tutte preparate con ingredienti eccellenti della tradizione italiana e materie prime, acquistate integre e lavorate nelle cucine interne, molte delle quali certificate Dop.

Walmart si espande ancora e si prende Flipkart, gigante indiano dell’e-commerce

Walmart, la più grande insegna “fisica” del mondo, mette le mani sul 77% di Flipkart, gigante indiano dell’e-commerce. E sfida Amazon sul suo terreno. Dopo l’accordo con Sainsbury’s sul mercato britannico questa volta la catena americana è pronta a pagare per l’operazione 16 miliardi di dollari (13,4 miliardi di euro): l’investimento più alto della sua storia.

“India è uno dei mercati più vivaci al mondo per il retail per dimensioni e tassi di crescita, e il nostro investimento è un’opportunità per allearsi con l’azienda che sta guidando la trasformazione dell’e-commerce nel mercato – ha detto Doug McMillon, presidente e Ceo di Walmart -. Come azienda ci stiamo trasformando a livello globale per incontrare le superare le esigenze dei consumatori e non vediamo l’ora di lavorare con Flipkart per crescere in questo mercato critico, ma anche con Tencent, Tiger Global e Microsoft (azionisti di Flipkart, ndr),che saranno partner strategici e tecnologici. L’India grazie al nostro investimento beneficerà di beni a buon rezzo e di qualità per i consumatori, nuovi lavori qualificati e opportunità per i piccoli fornitori, aziende agricole e imprenditrici donne”.

Fondata nel 2007, Flipkart ha guidato la rivoluzione dell’e-commerce in India, che ci si aspetta crescerà di quattro volte rispetto al retail fisico, attraverso l’uso delle ultime tecnologie tra cui l’intelligenza artificiale. Leader nella vendita di elettronica di consumo ed elettrodomestici ha sviluppato un sistema integrato fatto di servizi locale, grande conoscenza del mercato interno e una supply chain di prim’ordine, eKart, che serve più di 800 città effettuando 500,000 consegne al giorno. Nell’anno fiscale conclusosi il 31 marzo, Flipkart ha registrato un volume lordo delle merci di 7,5 miliardi di dollari e vendite nette di 4,6 miliardi, con una crescita rispetto all’anno precedente superiore al 50%. 

“Questo investimento è di immensa importanza per l’India e aiuterà ad alimentare la nostra ambizione di approfondire la nostra connessione con i consumatori e venditori e per creare la prossima onda del retail nel Paese – ha commentato Binny Bansal, co-fondatore e Ceo di Flipkart -. Anche se l’e-Commerce rappresenta ancora una parte relativamente piccola del retail indiano, vediamo un grande potenziale di crescita. Walmart è il partner ideale per la prossima fase del nostro viaggio”.

Bloomberg invece vede l’accordo come una sconfitta di Walmart, che per rimanere nel mercato indiano sarebbe stata di fatto obbligata ad acquisire Flipkart. Presente sul mercato indiano da 11 anni l’insegna americana – come tutte le insegne straniere che hanno cercato di approcciare il mercato, come Carrefour – è stata soggetta a innumerevoli paletti e limitazioni da parte dei governi indiani, come l’obbligo di entrare in partnership con insegne locali, la limitazione della presenza in grandi centri con più di un milione di abitanti e l’obbligo di rifornirsi da piccole aziende locali per il 30% del totale.

TUTTOFOOD: i risultati del convegno nell’ambito di Retail Plaza

Esigenti e complessi: i consumatori si sono evoluti e il retail è chiamato a dar risposte adeguate.
Ecco unda delle principali evidenze emerse dal convegno Cibo: trasparenza, salute, identità – Le sfide di un consumo consapevole, organizzato da Fiera Milano in occasione di Milano Food City nell’ambito di Retail Plaza by TUTTOFOOD, l’arena dedicata al retail innovativo che approfondisce le tendenze più promettenti.

Come hanno evidenziato i dati presentati da Nielsen, a fronte di vendite stabili sta cambiando la composizione del carrello. Crescono soprattutto bevande, ortofrutta e largo consumo confezionato e si moltiplicano i canali tra cui scegliere. E se supermercati e superstore rappresentano ancora oltre la metà delle vendite (52%) e l’e-commerce solo l’1,2%, quest’ultimo è il canale che cresce più rapidamente.
La causa del cambiamento nel paniere dei prodotti? L’irruzione sulla scena dei millennial: un consumatore che, rispetto ai baby boomer, è più interessato a conoscere i meccanismi del settore (80% contro 63%) o a capire come è prodotto ciò che mangia (81% contro 65%) e che è disposto a pagare di più per cibi più salutari (81% contro 67% a livello mondiale; 76% contro 70% in Italia).
Nel nostro Paese, in particolare, i consumatori sono disposti a spendere di più per prodotti artigianali o poco industriali (74%), di origine italiana (72%), senza conservanti (70%) o ancora, a km zero (63%) o poco elaborati (63%).
Cambiano quindi anche gli stili di consumo e a crescere di più sono le fasce opposte: da un lato i Golden Shopper (4,3 milioni di famiglie con una spesa media di 3.780 euro) e dall’altro i Low Price (altri 4,3 milioni di famiglie con una spesa media pari a 2.860 euro). Dal 2015 a oggi, nel complesso, queste due categorie sono aumentate di 2 milioni di famiglie, per una spesa aggiuntiva di 6,6 miliardi di euro, e oggi contano ciascuna per il 17,4% sul totale dei consumatori.

“Trasparenza, salute e identità sono le parole chiave per gestire questa complessità – ha commentato Romolo de Camillis, Retail Director di Nielsen Italia –. Il cibo risponde sempre più a bisogni esperienziali e sono in ascesa i consumi identitari come il vegetariano-vegano-flexitariano o i consumi halal e kosher. Le performance di vendita dei prodotti sono quindi legate sempre più alla loro capacità di comunicare un messaggio, che coinvolge tutta la filiera”.

Un ruolo “di sistema” sottolineato anche nei dati presentati da Giorgio Santambrogio, AD di Gruppo VéGé e Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna: “Ogni settimana 60 milioni di persone acquistano nei punti vendita della distribuzione organizzata, generando 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 7% del totale nazionale. Il 91,5% dei fornitori sono imprese italiane e di queste il 78% sono PMI che, grazie alle marche del distributore, hanno la possibilità di entrare in canali e generare volumi a cui difficilmente avrebbero accesso in altro modo”.

“In tema di trasparenza – ha aggiunto Andrea Colombo, Direttore Generale di Coop Lombardia – abbiamo varato ad esempio un progetto per la vendita di uova ottenute senza antibiotici e oggi, insieme con IBM, abbiamo lanciato una call per coinvolgere 70 giovani startup e ricercatori e rendere disponibili in modo affidabile le informazioni lungo tutta la filiera attraverso un’innovativa tecnologia blockchain”.

“Per Esselunga trasparenza, salute e identità significano essere l’unico distributore in Italia con propri impianti di produzione alimentare in gastronomia e pasticceria, con oltre 700 materie prime lavorate e 284 referenze prodotte – ha aggiunto Luca Magnani, Direttore Qualità di Esselunga –. Abbiamo un laboratorio con 47 esperti e sviluppiamo la conoscenza, la ricerca e la cultura di prodotto. Per produrre la paella, ad esempio, abbiamo mandato i nostri esperti per 10 giorni in Spagna a imparare la ricetta originale dagli chef spagnoli”.

Per Stéphane Coum, Direttore Operations di Carrefour Italia, oggi la distribuzione deve cambiare il proprio “centro di gravità”: “I punti vendita devono essere luoghi dove il cliente può non solo acquistare ma anche mangiare, scegliendo tra prodotti che rispondono alle esigenze di target diversi. Non è solo una questione di marketing: la distribuzione deve accompagnare la ‘food transition’, che vede cambiare il ruolo sociale del cibo e per questo noi ci impegniamo, ad esempio, a una ripartizione più equa dei profitti con i produttori, oltre che a valorizzare le eccellenze locali con progetti ad hoc, di cui alcuni anche in Italia”.

“Noi adottiamo da molti anni un approccio molto diretto alla trasparenza – ha concluso Mario Gasbarrino, AD di Unes – ad esempio, abbiamo eliminato le promozioni per sostituirle con prezzi più bassi sempre. Oggi scelte come queste stanno diventando necessità per tutti, perché il cliente, anche grazie a Internet, ha a disposizione sempre più informazioni e le sue richieste crescono. Con il progetto Viaggiatore Goloso il nostro gruppo ha anticipato questa tendenza e oggi la sta accompagnando verso le sue ulteriori evoluzioni esperienziali e identitarie”.

In linea con il format di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD si rivolge a un duplice target, tanto business quanto consumer, con iniziative che tratteggiano un ideale filo conduttore verso i temi e le tendenze che saranno approfonditi l’anno prossimo in manifestazione. Il dialogo con il consumatore e il cittadino si realizzerà durante la settimana di Milano Food City (8-13 maggio) attraverso diverse attività in-store come esperienze multimediali, viaggi esperienziali, degustazioni, happy hour e personal shopper in collaborazione con le Insegne partner. Il palinsesto completo delle iniziative è disponibile online all’indirizzo http://www.retailplaza.it/Page/14.

Non solo. In occasione di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD lancia un nuovo concetto di cashback “consapevole”: i consumatori che faranno la spesa utilizzando una delle due app Ti Frutta o ExtraSconti, scattando la foto dello scontrino, otterranno denaro spendibile per acquisti futuri di prodotti basati su trasparenza, salute e identità e potranno partecipare a Retail Plaza.

 

 

Nestlè paga 7,15 miliardi di dollari per vendere prodotti con il brand Starbucks

È costato a Nestlè 7,15 miliardi dollari (6 miliardi di euro) l’accordo che consentirà alla multinazionale svizzera di vendere caffè con il marchio Starbucks a supermercati, ristoranti e catering, comprese capsule Nespresso con il marcio della sirena. Con questa “alleanza globale” secondo Bloomberg, le due aziende “uniscono le forze per ringiovanire i loro imperi del caffè”, mentre una nota della compagnia di Seattle parla di “accelerare e crescere la diffusione globale del brand Starbucks nel largo consumo e nella ristorazione”, sia nel mercato casalingo che nel fuoricasa.

Grazie all’accordo Nestlé potrà anche vendere e distribuire i caffè in grani e altri prodotti.

“Questa alleanza globale del caffè porterà l’esperienza di Starbucks nelle case di milioni di persone in più in tutto il mondo grazie alla diffusione e alla reputazione di Nestlé” ha detto Kevin Johnson, presidente e Ceo Starbucks -. L’accordo storico fa parte del nostro attuale sforzi di focalizzare ed evolvere la nostra azienda per incontrare i bisogni del consumatore e siamo orgogliosi di lavorare con una compagnia con la quale condividiamo i nostri valori”.

“Questa transazione è un passo significativo per le nostre vendite di caffè, che è la categoria di Nestlé con la crescita maggiore – ha dichiarato Mark Schneider CEO di Nestlé -. Con Starbucks, Nescafé e Nespresso uniamo tre marchi iconici nel mondo del caffè. Siamo entusiasti di lavorare con Starbucks con la quale condividiamo la passione per il caffè di alta qualità e siamo considerati leader globali per i loro approvvigionamenti sostenibili della materia prima”.

Le due compagnie lavoreranno congiuntamente per creare nuovi, innovativi prodotti e Nestlè punta in particolare ad espandere la sua presenza sul mercato nordamericano. 

L’accordo che dovrà passare il vaglio degli enti regolatori, dovrebbe finalizzarsi tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno 2018. Dall’accordo sono esclusi i caffè solubili, il tè e i succhi.

L’accordo non avrà nessun effetto sulle 28mila caffetterie in tutto il mondo della compagnia di Howard Schultz. Il quale in occasione del suo intervento a Seeds & Chips ha dichiarato che il primo store in Italia, una Roastery con il partner Percassi, aprirà i primi di settembre nell’edificio delle ex Poste in Piazza Cordusio a Milano, dove i lavori fervono ormai da tempo.

 

 

Sainsbury’s e Asda (Walmart), una fusione creerà la più grande insegna Uk?

Sono la seconda e la terza insegna del Regno Unito e starebbero per accordarsi su una fusione: stiamo parlando di Sainsbury’s e Asda, dal 1999 il “braccio” britannico di Walmart. L’accordo già definito “epocale” varrebbe 10 miliardi di sterline (11,35 miliardi di euro) e creerebbe una supercatena di 2.800 punti vendita e 50 miliardi di sterline (56,7 miliardi di euro) di fatturato con una quota di mercato del 31,4%, più del leader di mercato Tesco che detiene il 27,6%.

In una nota, Sainsbury’s, insegna storica fondata a Londra da una drogheria nel 1869 e il cui maggiore azionista con il 21% di quote è oggi il fondo sovrano del Qatar,  ha confermato di essere in “discussioni avanzate riguardo alla combinazione tra gli affari di Sainsbury’s e Asda”. I due marchi dovrebbero rimanere separati anche dopo la fusione.

Un accordo di questo tipo porterebbe un deciso scossone al mercato della grande distribuzione britannica, per anni detenuto dai “Big 4” Tesco, Sainsbury’s, Asda e Morrisons e che negli anni passati è stato di fatto rivoluzionato dall’arrivo dei discounter tedeschi Lidl e Aldi, che hanno guadagnato quote di mercato sempre maggiori. Sullo sfondo poi c’è l’incertezza per gli accordi con l’Unione europea a seguito della Brexit, con possibili conseguenze sui prezzi al consumo.

Delle difficoltà potrebbero essere avanzate dalla Competition and Markets Authority, l’Antitrust britannica.

Un ulteriore annuncio circa la fusione potrebbe arrivare giù lunedì mattina secondo la BBC.

 

 

Crescita a doppia cifra per le conserve F.lli Polli. In Italia e all’estero

F.lli Polli chiude il 2017 con una crescita a doppia cifra sia a volume sia a valore rispetto al 2016 pari rispettivamente al 17,2% e all’11,5%: un risultato interessante, specialmente alla luce del fatto che il  comparto delle conserve tradizionali è cresciuto in media del 4.7%. Se poi guardiamo le varie categorie vediamo: un +26% a valore nel comparto dei sottoli, + 13% dei condimenti per riso e +6% in quello delle olive (fonte: Nielsen Italia, H+S+LSP). Numeri di tutto rispetto, confermati da un fatturato 2017 superiore ai 100 Mio di cui il 50% rappresentato dall’export in oltre 45 Paesi in tutto il mondo tra i quali spiccano Germania, Francia, Regno Unito. I prossimi obiettivi? Stati Uniti e Cina, due realtà dal grande potenziale commerciale.

“Siamo orgogliosi di essere sul podio tra i player nazionali del mercato – afferma Manuela Polli, PR & Communication Manager di Fratelli Polli Spa – e soprattutto di essere gli unici con un trend di crescita a doppia cifra sia a volume che a valore rispetto allo scorso anno, con cui siamo diventati, dopo le private label, il primo driver di crescita del mercato, apportando oltre +1,5 milioni di euro. Le prossime sfide? Lo sviluppo della marca nella grande distribuzione è una delle priorità commerciali dei prossimi anni, così come mantenere l’impegno nella ricerca ed innovazioni e nelle politiche di espansione internazionale. Le ambizioni per i prossimi anni sono quelle di continuare a investire nei principali paesi Europei e oltre Oceano. Resta inoltre vivo il progetto di approdare al mercato USA, sul quale stiamo portando avanti studi e analisi di mercato.

L’innovazione

La rete produttiva di Polli si distribuisce su tre moderni stabilimenti (due in Italia, a Monsummano Terme ed Eboli, ed uno in Spagna) dove nel 2017 sono state prodotti più di 100 milioni di vasi (+13,2% rispetto al 2016) e 9,2 milioni di vaschette.

Il 2017 è stato anche un anno ricco di nuovi investimenti tecnologici per un totale di circa 5 milioni di euro attraverso l’implementazione di nuovi sistemi di controllo per la sicurezza del consumatore e nuove linee di produzione di ultima generazione volte a preservare l’integrità degli ingredienti e aumentare ulteriormente lo standard di qualità.

A rendere possibile la crescita del 2017 sono state le innovazioni e la continua ricerca sulla qualità degli ingredienti e del prodotto. A partire dalla gamma Melimangio, lanciata a metà 2017 che è stata progressivamente ampliata fino alle attuali 16 referenze, seguito da Arte Italiana, la linea rivolta invece al target X generation e lanciata in chiusura 2017. Il primo quadrimestre del 2018 vede invece il rilancio della gamma Rosso Polli, che consta di oltre 30 referenze, classiche, e la nuova gamma BIO, in linea con il trend di mercato che vira verso la naturalità.

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