CLOSE
Home Tags Mercato

Tag: Mercato

Caseificio Roberta, soddisfacente l’esordio a TuttoFood

Si chiude con soddisfazione l’esordio di Caseificio Roberta al Tuttofood 2015 dove, presente con un proprio stand nel padiglione dedicato al mondo caseario ha proposto ai suoi visitatori tutto il buono del latte di bufala, dalla mozzarella alle ciliegine, dalla ricotta agli stagionati fino allo yogurt.

La kermesse per la Caseificio Roberta ha rappresentato una grande occasione di interazione, scambio e confronto in un dibattito “face to face” con numerosi top buyers internazionali.

«In questa importate vetrina globale che è il Tuttofood, abbiamo raccontato la nostra storia di qualità e fatto assaporare il nostro gusto» – riferisce l’amministratore delegato dell’azienda, Enrico Daniele – «Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare numerosi professionisti del settore e regalare loro anche una dimensione “esperienziale” dei nostri prodotti di bufala. Lo show cooking dello chef Danilo di Muuzzarella Lounge durante i nostri appuntamenti quotidiani Mozza Party ha infatti proposto ai nostri ospiti un originale spettacolo del gusto mozzarella. I Mozza Party sono stati appuntamenti degustativi e culturali molto apprezzati per scoprire l’autenticità dei formaggi di bufala campana DOP».

Dopo l’esperienza a Parigi con il format GustOrigine nel novembre 2014, la partecipazione del Caseificio Roberta al TUTTOFOOD 2015 si inserisce in un progetto itinerante di “alimentare” la cultura italiana oltre i confini nazionali, non solo per obiettivi di business internazionali, ma anche per mantenere alta nel mondo la reputazione agroalimentare Made in Italy di prodotti naturali, sicuri e di qualità.

 

Ristorazione, una crescita da cogliere con attenzione al cliente e al territorio

Ha senso oggi in Italia investire nella ristorazione? A questo domanda ha cercato di rispondere il convegno “Fare ristorazione oggi. La “via” giusta per lo sviluppo”, organizzato dalle riviste inStore e Mixer in collaborazione con DGM Consulting all’interno di Tuttofood. Dal 2014 al 2019 è previsto un aumento del 2,6% e un fatturato annuo di 25 miliardi di euro. Il problema è capire come affrontare la crescita e dove si trovano le opportunità.

Meloni
Goianluca Meloni

Presentata la ricerca svolta da Gianluca Meloni, founder di DGM Consulting e docente alla Sda Bocconi sull’argomento. Innovazione, indirizzo, location: sono questi i tre cardini sui quali si sviluppa la “via italiana” alla ristorazione. Innanzitutto domanda e offerta secondo Meloni non hanno la stessa dinamicità. In futuro le determinanti della crescita saranno diverse rispetto agli anni passati, sarà necessario adattarsi all’offerta. Se le famiglie crescono, diminuisce infatti il budget allocato per pranzi e cene fuori casa. Se la domanda ambia, rimane sostanzialmente ferma l’offerta, con una quota minima di catene (che dal 2008 aumentano solo del 2,8%) e una quota maggioritaria ai ristoranti full service. Il più foret tasso di crescita va ai fast food e ai chioschi, “è un percorso di cambiamento lento” dice Meloni, con dinamiche diverse nelle varie regioni, che hanno modelli di consumi e fabbisogno diversi”.con regioni “star” con alti consumi  alta spesa, come Lombardia ed Emilia Romagna. Tra le zone più interessanti c’è invece il Lazio. È dunque importante profilare il target a seconda del territorio. A livello di province, il 50% del mercato è accentrato in sole 15 aree. Milano è stata dopo il 2012 superata da Roma, che ha avuto una crescita di famiglie maggiore. È dunque necessario un approccio adattivo che tenga conto non solo dell’area di esercizio ma anche delle zone limitrofe.

Scarica ricerca DGM Consulting relativa alla ristorazione in Italia

Meloni ha poi parlato delle opportunità assai ampie della ristorazione italiana nel mondo dove la domanda di Made in Italy si sta spostando dal tradizionale mercato di sbocco europeo all’Asia. Se i ristoranti che richiamano la cucina italiana nel mondo sarebbero circa 8 milioni, solo 72mila sarebbero realmente “italiani” ovvero presentano un menu che rispecchia realmente la tradizione nazionale. “C’è molto spazio all’estero e vale la pena puntare molto sull’italianità, che però andrebbe certificata per differenziarsi dai “falsi”.

Scarica ricerca DGM Consulting riguardante la ristorazione italiana nel mondo

Gianandrea Gropplero, Cigierre
Gianandrea Gropplero, Cigierre

Sono stati poi presentate tre case history di successo, due catene e un fornitore.

Gianandrea Gropplero di Cigierre, leader del foodtainment con marchi quali Old Wild West e Wiener Haus, ha spiegato come dalle location storiche nei centri commerciali e nei multisala si stia gradualmente spostando nei centri città o con stand alone con grandi parcheggi lungo vie di comunicazione a grande percorrenza.

Scarica presentazione Cigierre

Fabio Mascese, McCain Foodservice Italia
Fabio Mascese, McCain Foodservice Italia

Fabio Mascese di McCain, leader nella fornitura di patate surgelate per frittura (che “firma” un terzo delle patate fritte vendute nel mondo) ha parlato della necessità di “un nuovo approccio” dove il fornitore diventa anche partner del ristoratore, “l’attitudine alla spesa è cambiata, il prodotto non basta più, dobbiamo conoscere il consumatore capire cosa vuole il cliente e trovare una soluzione comune. Va cambiato il modo di presentare il prodotto e vanno ideate nuove soluzioni di vendita”.

Scarica presentazione McCain

Alessandra De Gaetano, Autogril
Alessandra De Gaetano, Autogril

Alessandra De Gaetano, Concepts Industrialization Director Autogrill Group ha parlato di come lo storico gruppo italiano nato sulle autostrade nazionali si sia negli ultimi anni totalmente rinnovato e riposizionato sui mercati esteri e sulla creazione continua di nuovi format tarati (o accordi con brand esistenti in loco) sul luogo e le abitudini della clientela locale. Se in un’Italia duramente colpita dalla crisi la chiave è stata di concentrarsi sull’attenzione (peraltro “storica” del marchio) ai territori e alla filiera e alla qualità del cibo, ma anche sulle pratiche di lavorazione artigianali “perché il cliente vuole autenticità”, all’estero c’è grande richiesta di Made in Italy. Tra i trend principali De Gaetano individua l’ibridazione tra retail e ristorazione, la centralità del cliente e la componente ludica: “il cliente vuole essere attratto”.

Scarica presentazione Autogrill.

Il convegno si è chiuso con una interessante tavola rotonda cui hanno partecipato Gianandrea Gropplero di Troppenburg di Cigierre, Alessandro Urbani di Metro Italia, Fabio Mascese di McCain e Filippo Schianchi di Nagel Italia, operatore di logistica.

Da sinistra Meloni, Gropplero, Urbani, Schianchi, Mascese
Da sinistra Meloni, Gropplero, Urbani, Schianchi, Mascese

Quest’ultimo  ha sottolineato la crescente richiesta dei partner di aprirsi all’HoReCa internazionale, per i quali la logistica diventa fattore determinante. Il mercato logistico risulta però ancora immaturo, frammentato e incapace di offrire quella omogeneità di servizio che si riscontra in Nord Europa, dove è un mano a pochi, grandi player. Secondo Metro c’è la necessità di targettizzare una clientela che sta cambiando, sperimentare nuovi format perché sono diverse le attitudini di spesa in varie parti d’Italia. Innovazione e tecnologia sono mezzi ormai imprescindibili per dialogare con la clientela, come ha confermato Gropplero. Ma anche permettono percentuali di crescita maggiori. e possono avere due approcci: assecondare il territorio (è il caso di Bistrot di Autogrill) o piegarlo alla propria proposta “forte” (come fa Old Wild West): ciò richiede, oltre che innovazione, anche collaborazione lungo la filiera.

Gruppi della Gdo: 2007-2015, vincitori e vinti

Foto: Fabrizio Gomarasca

Nel convegno a Tuttofood dell’IRI è stata presentata una tabella che ha sollevato qualche puntualizzazione: è quella che riguarda la variazione delle quote di mercato dei gruppi della distribuzione tra il gennaio del 2013 e il 2015. L’obiezione, sollevata da Mario Gasbarrino, ad di Unes era motivata dal fatto che in una condizione di mercato come quella vissuta in questi anni, vi è la necessità di un’analisi più micro, vale a die che occorre poter ragionare per insegna più che per gruppi. È vero, le medie generali da sole non consentono più di leggere adeguatamente la realtà. Ed è ancora più vero nel caso della distribuzione, dove i livelli di analisi cambiano a seconda della prospettiva.

Quello che vogliamo proporre come contributo è proprio una diversa prospettiva temporale. Abbiamo recuperato i dati relativi alle quote di mercato dei gruppi della distribuzione a giugno 2007 (Fonte Top Trade Iri, pubblicati su Beveraggi & Grocery dicembre 2012) e li abbiamo confrontati con quelli al gennaio 2013 e al gennaio 2015, sempre di fonte Iri Top Trade. Esclusi i discount. Ma forse bisognerà cominciare a inserirli in queste classifiche.

Quasi otto anni che vanno dal periodo pre-crisi a oggi ci consentono di osservare come i diversi gruppi siano usciti da questa turbolenza, ammesso che sia terminata e non ci attendano, come prevedibile, altri scossoni. La tabella mostra infatti come sono cambiate le quote di mercato dei diversi gruppi e si notano subito alcune evidenze.

Grafico quota gruppi
Fonte: Iri Top Trade

Vi è un gruppo di aziende che ha affrontato senza apparenti scossoni la tempesta della crisi (Conad, Esselunga, Selex, Sigma, Sun, Crai, Agorà) essenzialmente per lo sviluppo degli ultimi anni grazie ad acquisizioni e a nuove aperture, ma anche, nel caso della Gdo per lo storico spostamento di imprese da un gruppo all’altro.

Vi sono poi gruppi che nel lungo periodo hanno perso, ma sono in recupero tra il 2013 e il 2015. Tra questi Coop e Végé (prima Interdis). Al contrario Auchan aveva guadagnato tra il 2017 e il 2013 ma ha perso nel secondo periodo considerato e gli episodi sindacali di queste settimane sono lì a dimostrarlo.

Decrescita per tutti gli altri, in qualche caso di pochi decimali, in altri più consistente.

Nel periodo più lungo, dunque le cose risultano un po’ diverse e proviamo a cogliere a cogliere qualche sintesi.

La prima è che la maggior parte dei gruppi della distribuzione organizzata tengono, hanno una reattività al mercato che è mancata ai big esteri. L’uscita dall’Italia di Rewe e le difficoltà di Auchan e di Carrefour ne sono la prova. Anche i gruppi espressone di imprenditori molto concentrati sul territorio hanno manifestato un andamento positivo. Altro discorso riguarda invece la tenuta nel tempo delle piccole imprese della DO, ma questo non è oggetto di questa analisi.

La seconda, ma si sapeva, è che i gruppi più sbilanciati sul formato ipermercato hanno registrato una flessione.

Quanto ai quattro gruppi di testa le dinamiche sono diverse. Coop sembra in ripresa dopo aver registrato una flessione tra il 2007 e il 2013, mentre la politica espansiva di Conad, gli investimenti di Esselunga e il consolidamento di Selex sono alla base della tendenza positiva in tutti gli anni considerati. Ovviamente in questi sette anni è cambiato il contesto nel quale opera la do da una fase di crescita dei consumi si è passati una fase di caduta, di cambiamento delle dinamiche interne dei consumi, ciò che ha messo alla prova i modelli operativi dei gruppi distributivi, dei formati e delle insegne.

Questo scenario è però destinato a cambiare ancora sia per i cambiamenti intervenuti negli ultimi mesi (Conad e Carrefour che si sono spartiti Billa-Rewe e l’ingresso de Il Gigante in Selex per citarne due) sia perché le vendite e i consumi non si sono ancora stabilizzati, ma procedono un po’ a dente di sega e, da ultimo, le condizioni generali che , con l’ipotesi di un aumento dell’Iva ancora pendente, non fanno dormire sonni tranquilli agli imprenditori e ai manager della distribuzione.

Out of stock? Iri propone Osa, per intercettare e ridimensionare il fenomeno

Nell’attuale contesto di mercati stagnanti recuperare efficienza riducendo il fenomeno di Out-of-Stock nel punto vendita è una esigenza primaria in quanto rappresenta una delle maggiori opportunità di crescita per le aziende del Largo Consumo. È stato infatti stimato che solo il 4% delle esperienze di acquisto, quelle che gli anglosassoni chiamano shopping trip, è portato a termine con totale successo e con la realizzazione delle aspettative espresse prima dell’ingresso nel punto vendita. Accade infatti che i consumatori siano costretti a rinunciare ad alcuni prodotti presenti nella lista della spesa semplicemente perché non disponibili sullo scaffale. Questo comporta l’attivazione di strategie alternative da parte del consumatore che spesso si rivelano essere dolorose per le marche: si tratta infatti di un rischio di perdita della vendita nel 73% dei casi.

IRI_Logo_2013

Nell’attuale scenario caratterizzato una forte pressione competitiva queste perdite sono un rischio che le aziende non possono permettersi di correre. Ed è in questo contesto che si inquadra la soluzione OSA – IRI Optimal Shelf Availability – strumento in grado di intercettare e dimensionare il livello di Out-of-Stock nei punti di vendita della Distribuzione Italiana.

Un aiuto importante per le organizzazioni commerciali, infatti la conseguente riduzione delle vendite perse genera un effetto positivo fino a 2/3 punti percentuali sul conto economico senza intervenire con significative e costose variazioni nei sistemi e processi esistenti.

Optimal Shelf Availability è il primo standard italiano per la misurazione continuativa delle rotture di stock nei punti di vendita. Infatti IRI ha lavorato con Indicod-ECR Italia alla definizione di metriche condivise per misurare continuativamente e secondo parametri oggettivi il fenomeno dell’Out of Stock all’interno dei canali della distribuzione moderna italiana ed aiutare le aziende ad adottare in modo strutturato azioni ed interventi mirati per prevenire questa problematica.

L’indicatore che misura il livello di servizio è il tasso di Disponibilità (Availability), ma il numero più frequentemente citato è il tasso di Out-of-Stock, che ne rappresenta il complemento a 100. La metrica che ne stima l’impatto economico è la % di vendite perse, ovvero l’incidenza delle vendite attese nei casi di Out-of-Stock sul totale delle vendite.

Vari sono i fattori che influenzano il fenomeno, dai tassi di rotazione del prodotto al format distributivo, dalla stagionalità alle attività promozionali, dai potenziali distributivi all’efficienza di filiera. Nella misurazione tutte queste componenti devono essere considerate come variabili di modello e come chiavi di rappresentazione.

I primi risultati del Barometro OSA evidenziano come nel 2014 nella distribuzione moderna il tasso medio di Out-of-Stock del Largo Consumo Confezionato sia stato pari al 3,5%, con valori più alti per i comparti bevande e fresco. Il rischio di non disporre di prodotto a lineare è più frequente in condizioni normali che promozionali (3,8% vs 1,4%) e negli Iper più che nei Super (4,3% vs 3,4%).

Alla luce di questi dati l’intervenire per ridurre le occorrenze di Fuori Stock risulta di assoluta priorità – un recupero di un solo punto di availability si traduce in circa 2 miliardi di Euro di fatturato per il sistema.

 

Quale onda della ripresa cavalcherà il retail? Il convegno Iri a Tuttofood

Cavalcare l’onda della ripresa. Si, ma come? È stato questo il tema dell’incontro organizzato da Iri nell’ultima giornata di Tuttofood. E in effetti di fronte alla crescita delle vendite in valore del 3,7% e in volume del 3,2% a marzo, il retail alimentare italiana non può pensare di essere uscito dalle secche, anche se una boccata d’ossigeno è innegabile, dopo quattro anni di apnea, durante i quali ne sono successe di ogni, con cessioni, uscite dal mercato, nuove alleanze, fino ad arrivare all’unione delle tre Coop emiliane.

La realtà è che questi quattro anni consegnano a Idm e Gdo un’eredità che è fatta di non certezze e di una buona dose di confusione. Lo dimostra il fatto che il brand, la grande marca non è più intoccabile: dal 2011 le top 25 aziende alimentari che valgono più di un terzo delle vendite hanno perso circa 800 milioni, quanto cioè hanno guadagnato le Pmi, le quali, però, non solo hanno registrato aumenti delle promozioni, ma non hanno intaccato le vendite regolari (Iri).

2015-05-06 10.57.20

E i casi di eccellenza nelle Pmi non sono forse il risultato del grande lavoro fatto insieme alla distribuzione, che nello stesso quadriennio ha aumentato le vendite dei prodotti Mdd di oltre 500 milioni? Ma anche qui qualcosa sta cominciando a incrinarsi, anche se la realtà non è univoca e le medie danno sempre un quadro non veritiero della realtà. Ancora confusione, quindi.

Perché confusione? Perché nonostante se ne parli da sempre, le promozioni continuano ad aumentare e nonostante si parli da tempo di razionalizzazione degli assortimenti, Iri certifica che questi sono cresciuti, che l’industria sta rispondendo alla crisi con nuovi lanci (e Tuttofood ne è stato un esempio concreto). Perché? Perché di fronte a categorie che crescono e che vanno meglio di altre si verifica un repentino affollamento, con il rischio – abbastanza probabile – che tra non molto avremo per esempio una mezza dozzina di yogurt greci sugli scaffali che faranno fatica a mantenere tassi di crescita come quelli  registrati nell’ultimo quadriennio (+264% a valore) o nell’ultimo anno (+79%). Ma di quanto potrà crescere l’attuale valore di 97 milioni di euro? Come spiegare questo ipertrofismo assortimentale?

2015-05-06 10.50.51

 Per l’amministratore delegato di Unes Mario Gasbarrino, la risposta è nel fatto che volendo intercettare quelle aree di nuovi consumi che sono i più dinamici, dal senza glutine al vegano, al salutistico, all’etnico, ai food lovers, si inseriscono prodotti nuovi senza però volere-potere abbandonare il core business. «Però – segnala Gasbarrino – la numerosità delle referenze in sé non dice niente, non dà ragione delle cose, perché dietro questo movimento bisogna leggere il tentativo dei distributori di scegliere come vogliono collocarsi sulla scacchiera. Tutto ciò avviene lentamente, perché non si ha il coraggio di prendere una strada e quindi si aumentano le referenze per intercettare un certo tipo di domanda, senza voler perdere il resto. Ma non potrà durare all’infinito».

2015-05-06 11.13.29
Da sinistra, Gilberto Cappellin, Ceo Emmi Holding Italia; 
Mario Gasbarrino, Amministratore Delegato Unes; Ivo Ferrario, giornalista; 
Roberto Gheritti, direttore commerciale Italia Alimentari; 
Giorgio Santambrogio, amministratore delegato Gruppo VéGé

In questo contesto va anche letto il fato che se vi sonno categorie che crescono e insegne che vanno bene è perché sono state fatte scelte precise.

Eppure, di fronte allo stato delle cose, qualcuno torna a percorrere la strada del prodotto a marchio del distributore di fantasia, «non troppo impegnativo», come ha riferito Roberto Gheritti, direttore commerciale di Italia Alimentari.

Scelta meditata o ulteriore conferma di questa mancanza di coraggio a volere “decidere che cosa voler fare da grandi”?

E ancora (sempre Gasbarrino) sono pronti i 9000 supermercati italiani a contrastare gli attacchi portati non solo dagli specializzati (cura persona e cura casa, petfood e i vari non food) ma anche da quella nuova generazione di category killer che sono i negozi di prodotti biologici, i diversi formati distributivi di prossimità che stano nascendo un po’ dovunque, fino ai monomarca tipo Nespresso? «Non dimentichiamo che il 30% dei supermercati ha una redditività inferiore ai 3.000 euro al metro quadrato e che in Italia abbiamo più di 2000 supermercati che sarebbero da chiudere. La verità è che stiamo vivendo una crisi di formati distributivi. Per questo la diversità è un grande vantaggio».

E il vantaggio è nel consumatore che cerca qualcosa di diverso, che non si accontenta più di avere lo stesso tipo di proposta commerciale. Un concetto fatto proprio da Gheritti quando esorta da  un lato a guardare con attenzione ai trend di consumo ma anche a ricordare che la ancora eccessiva frammentazione distributiva frena i processi di innovazione, e differenziazione primo tra tutti quello dei prodotti a Mdd.

Del resto però Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo VéGé sottolinea che in generale non ha senso avere come obiettivo un numero smisurato di prodotti Mdd. «Il ruolo del punto vendita è fare Ebit e non lo fa certo ampliando indefinitamente la marca del distributore. Lo deve però fare in quelle categorie dove è strumentale all’aumento della redditività. Per le altre l’industria assolve egregiamente al compito. Piuttosto, si guardi al consumatore, o meglio ai milioni di consumatori diversi: oggi la tecnologia ce lo consente e dobbiamo incamminarci lungo quella strada», ha detto Santambrogio. Secondo il quale sulla base di questo ragionamento occorrerebbe abolire il listing fee così come è sempre stato, ma cominciare a pensare di correlarlo alle performance a scaffale del prodotto su una base variabile. «Purché sia in percentuale», ha risposto Gilberto Cappellin, Ceo Emmi Holding Italia. «E che lasci prevalere il buonsenso, perché interesse comune è inserire un prodotto che si venda», gli fa eco Gheritti.

Una provocazione o il cambiamento delle relazioni tra industria e distribuzione passerà anche da qui? Vero è che probabilmente il vero fattore di cambiamento sarà abbandonare i riti e le modalità di confronto del passato e rifocalizzarsi sul consumatore (sull’individuo, meglio ancora, come dice Santambrogio) e fare le cose utili per lui:  «Fargli risparmiare tempo, denaro o risorse per l’ambiente», spiega Gasbarrino.

Intanto però dietro l’onda da cavalcare si profilano ancora dei marosi, che hanno il nome dei dieci miliardi di euro da recuperare per le pensioni e, soprattutto, la spada di Damocle dell’aumento dell’iva. In altre parole minore potere d’acquisto e minori risorse nelle tasche degli italiani.

 

La nuova sede di Molino Vigevano guarda al Nord Europa

Molino Vigevano specializzato nel segmento delle miscele per preparazioni dolci e salate a base di farina, ha inaugurato il 4 Maggio una nuova sede di 5000 mq a Torre d’Isola, in provincia di Pavia. Marchio simbolo della tradizione molitoria italiana, Molino Vigevano è stato acquisito nel 2013 dal Gruppo Lo Conte, top player nel settore delle farine speciali dal 1980.

IMG_1420La nuova sede, guidata da Fabrizio Lo Conte, Amministratore Delegato Molino Vigevano, è un centro di produzione specializzato nelle farine speciali e accoglie anche uffici amministrativi, commerciali e direzionali del Gruppo Lo Conte, che a Tuttofood si è presentato con l’intera gamma dei suoi marchi

Posizionato in una zona strategica e con un magazzino di circa 3000 mq, lo stabilimento rappresenta per il Gruppo Lo Conte anche un importante centro di distribuzione, nel Nord Italia e all’estero, dei prodotti, consumer e professional, di tutti i suoi marchi: Le Farine Magiche, Decorì, Molino Vigevano. Un polo distributivo che si aggiunge a quello presente a Frigento (AV) e a San Benedetto del Tronto (AP) per una distribuzione capillare in tutta Italia, da Nord a Sud e oltre i confini nazionali.

La nuova sede garantisce al Gruppo Lo Conte una maggiore flessibilità produttiva e, vista la posizione strategica in cui è collocata, una maggiore tempestività di consegna dei prodotti nel Nord Italia e nel Nord Europa, tappa importante nel percorso di espansione internazionale dell’azienda, che oggi ha un export di circa il 5% del fatturato totale. Grazie infine agli investimenti in nuove tecnologie introdotte in produzione, la nuova sede consentirà di innalzare ulteriormente gli standard qualitativi che da sempre accompagnano i prodotti a firma Lo Conte.

Bevande, un 2015 in movimento tra mutati stili di vita e nuove esigenze

Foto: Assobirra.

Come va il settore, ampio e diversificato, delle bevande? I dati di Tuttofood ci dicono che, dopo un biennio difficile, dall’inizio del 2015 si sta assistendo ad una tenue crescita non generalizzata, che viene comunque ancora accolta con prudenza.

Secondo i dati di IRI, Il comparto delle bevande nelle vendite nel canale moderno è stato in forte caduta nell’ultimo biennio, con una perdita del 3,3% a volume e del 3,1% a valore. A livello di consumo, infatti, la razionalizzazione ha pesato fortemente su questo comparto. Qui hanno agito in forma combinata sia fattori legati al reddito, sia la crescita dei prezzi e, per ultimo, le stesse anomalie climatiche che hanno compromesso il mercato nel pieno della stagione estiva. Tuttavia, parte del calo è strutturale ed ascrivibile al cambiamento dello stile di vita delle famiglie che sta penalizzando soprattutto il mondo delle bevande gassate. In questo anche il progressivo invecchiamento della popolazione gioca un ruolo non trascurabile nel lungo periodo. Per l’anno in corso si stima un calo più limitato (sempre al netto di possibili anomalie del clima) anche grazie al raffreddamento dei prezzi medi al dettaglio.

L’acqua minerale si compra in GDO
Passando alla bevanda principe, l’acqua, i dati di Mineracqua parlano di un 2014 positivo, con una crescita delle vendite dell’1,4% rispetto all’anno precedente, nonostante un’estate tutt’altro che torrida. È cresciuta la produzione, con 12 miliardi e 550 milioni di litri, contro i 12 miliardi e 100 milioni di litri del 2013.
Rispetto ad altri settori, qui il consumo interno fa ancora la parte del leone, con una proporzione di 10 a 1 rispetto all’export: i consumi interni sono infatti stati di 11 miliardi e 400 milioni di litri contro le esportazioni, attestatesi a 1 miliardo e 150 milioni di litri, comunque in crescita del 9,2%, rispetto al 2013.
In Italia si beve più acqua minerale: il consumo pro-capite è passato da 167,5 litri nel 2013 a 190 litri nel 2014. Tra i prodotti, le acque lisce rappresentano il 66% della produzione totale, contro il 18% di quelle frizzanti e il 16% delle effervescenti naturali.
Ben il 71% della produzione è venduto attraverso i canali Iper/Super/ Superettes/Discount, mentre il canale HoReCa/Vending è al 18%. Il dettaglio tradizionale si attesta all’11%.

Birra settore in evoluzione
Nei primi 10 mesi del 2014 le vendite delle aziende associate ad AssoBirra che comprende anche alcuni importanti importatori (circa i ¾ delle vendite totali in Italia) sono state pari a 11 milioni e 244milla ettolitri di birra venduti. Un dato in calo dello 0,58% rispetto ai primi 10 mesi del 2013.
Il dato non è positivo perché negli ultimi 10 anni il mercato della birra in Italia è stato sostanzialmente stabile. L’attuale contesto vede l’aumento delle accise (+30% in 15 mesi) influire negativamente sull’andamento del mercato. Una contrazione dei consumi che, secondo Assobirra, rischia di ridurre gli investimenti delle aziende in Italia.
Dopo gli aumenti delle accise del 2013 e del 2014, si è riscontrato un forte aumento della pressione promozionale sostenuta dalle aziende per restare competitivi nella grande distribuzione, che ha fortemente contratto i ricavi dei produttori. Oggi, secondo i dati IRI, la pressione promozionale sul prezzo è del 44,1%, un dato in crescita dell’8,6% negli ultimi 4 anni (nel 2010 era il 35,5%), rispetto ai beni di largo consumo nel loro complesso, per i quali la pressione promozionale si attesta nel 2014 al 28,5%.
Cambiano i consumi, che si spostano dal Fuori Casa all’acquisto nella distribuzione moderna e tradizionale: nel 2013 il primo è sceso dal 41% al 40,3%, mentre il secondo è corrispondentemente salito dal 59% al 59,7%, con un aumento del consumo fra le pareti domestiche.
Il consumatore si orienta inoltre verso prodotti più economici e i segmenti top del mercato hanno registrato una forte flessione. La quota di mercato delle Specialità è così scesa dal 13,4% all’11,5%, quella delle Premium dal 30,3% al 26,7%. Le birre di minor prezzo, in particolare il mainstream, vedono, invece, salire i consumi dal 47% al 51%, e le Private Label dal 6,4% al 7,7%.

Callipo Gelateria presenta due nuove referenze

Callipo Gelateria Srl, che si propone l’obiettivo di far conoscere nel mondo la tradizione gelatiera di Pizzo di Calabria, amplia la gamma dei propri prodotti con due nuove referenze.

Per la linea “Le Creme Pregiate” presenta il nuovo gusto Yogurt variegato al Miele e granella di Noce.

Disponibile nel formato da 430 grammi e da 2.500 grammi, è un gelato raffinato ed unico, realizzato con latte fresco di alta qualità, la noce italiana della varietà Lara e con il rinomato miele calabrese di Amaroni.

Dagli abbinamenti inconsueti e ispirati ai profumi mediterranei, Le Creme Pregiate sono tutte prive di glutine e quindi adatte anche ai consumatori celiaci.

gelateria callipo - tartufo limoncello confezione

Per la linea “Il Tartufo” lancia la nuova versione al Limoncello. Il Tartufo Limoncello è preparato con vero succo di limone di Sicilia e panna fresca.

Si caratterizza per il cuore fluido di Limoncello ed è ricoperto di granella di meringa. È in distribuzione nel formato singolo da 110 grammi oppure in astuccio da 2 pezzi. Di recente, nell’ambito del Wabel Frozen Awards (il premio dedicato al comparto surgelati organizzato dalla piattaforma Wabel, che si occupa di incontri business to business fra fornitori qualificati e acquirenti), il Tartufo Limoncello Callipo si è aggiudicato il premio d’innovazione per la categoria Gelati e Dessert.

Il Tartufo Limoncello e i Filetti di Tonno al naturale con sale iodato Presal®, inoltre, sono stati inclusi nella selezione dei 3 finalisti per le rispettive categorie merceologiche “Surgelato” e “Ittico” del TUTTOFOOD INNOVATION AWARD, il concorso dedicato ai prodotti più innovativi del 2015.

Sofficini: debutta il nuovo spot con Carletto

Sofficini on air con il nuovo spot. Carletto, l’inconfondibile camaleonte testimonial del brand Sofficini Findus, torna infatti in tv, in occasione del lancio della nuova ricetta dei suoi amati Sofficini, extra croccanti anche al forno.

Grazie infatti alla nuova e speciale panatura, i Sofficini risultano ancora più gustosi e sono extra croccanti anche preparati al forno e non solo in padella. Un miglioramento nel gusto che Carletto è impaziente di condividere con tutti.

Nel nuovo spot tv, on air da domenica 26 aprile, ci troviamo nel bel mezzo di un concorso di cucina, i cui giudici sono tre bambini. Tra i vari concorrenti, uno spicca più di tutti: proprio lui, Carletto.

Il camaleonte, fiero di sé, porta davanti ai giudici la sua ricetta. Si tratta ovviamente dei nuovi Sofficini, di cui Carletto racconta i segreti. I giudici apprezzano… anche più di quello che Carletto avrebbe desiderato, visto che in un attimo tutti i Sofficini che aveva preparato vanno a ruba e a lui non resta che rimirare il vassoio ormai vuoto.

Ma poco importa: Carletto ha dimostrato anche questa volta le sue grandi abilità… di chef!

La creatività è firmata da Havas Worldwide Milan: sotto la direzione creativa esecutiva di Giovanni Porro, hanno lavorato i direttori creativi Antonio Campolo (art director) e Luigi Fattore (copy), Massimo Filimberti (art director). La regia è di Dario Piana con Movie Magic, mentre 3D e Post-produzione sono stati curati da Ubik.

La pianificazione è curata da Havas Media.

OGM e UE, Stati membri liberi di (non) decidere. Ed entrano 12 nuovi alimenti geneticamente modificati

Come già a gennaio per le coltivazioni, la UE ha preso in considerazione la commercializzazione di alimenti e mangimi geneticamente modificati, rivedendo il processo decisionale per l’autorizzazione in modo da garantire agli Stati Membri maggior flessibilità e potere di divieto: “La novità consiste nel fatto che, una volta che un OGM è autorizzato per l’uso in Europa come alimento o come mangime, gli Stati membri avranno la possibilità di decidere se consentire o no che un determinato OGM venga usato nella loro catena alimentare (misure di opt-out)”.

Le ragioni per cui uno stato potrebbe attuare l’opt-out sono però inintelligibili. Secondo la proposta di revisione: “Gli Stati membri dovranno giustificare la compatibilità delle loro misure di opt-out con la legislazione dell’UE, compresi i principi che disciplinano il mercato interno, e con gli obblighi internazionali dell’UE, di cui sono parte integrante gli obblighi assunti dall’UE nell’ambito dell’OMC [Organizzazione Mondiale del Commercio]. Le misure di opt-out dovranno fondarsi su motivi legittimi diversi da quelli valutati a livello dell’UE, vale a dire su rischi per la salute umana o animale o per l’ambiente”.
Fortemente critiche le associazioni, come Greenpeace. “La Commissione sta offrendo ai Paesi membri una falsa libertà di scelta, che non regge in nessun tribunale. Le regole del libero mercato in UE prevarrebbero sempre sulle scelte dei singoli Stati, in particolar modo se ai governi sarà negata la possibilità di giustificare i divieti adottati a livello nazionale per ragioni di carattere ambientale o sanitario”.
Tra le polemiche, la proposta legislativa sarà ora trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio e seguirà la procedura legislativa ordinaria.

Intanto, come ideale risposta alle critiche, la Commissione ha approvato l’ingresso (non la coltivazione) di 19 Ogm (tra cui 7 rinnovi) nel suo territorio: tre tipi di mais, cinque tipi di soia, due di colza e sette di cotone, oltre a 2 varietà di garofani. Secondo Federica Ferrario, responsabile della Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia: «Queste autorizzazioni confermano che Juncker non ha alcuna intenzione di avvicinare l’Unione Europea ai suoi cittadini, ma vuole solamente agevolare gli interessi di Stati Uniti e Monsanto. Solo pochi giorni fa il presidente della Commissione europea si è rimangiato quanto promesso ad inizio mandato: nessuna cancellazione delle norme che obbligano la Commissione UE ad approvare nuovi OGM in Europa anche se la maggioranza degli Stati è contraria. Oggi spalanca le porte dell’Europa a una nuova ondata di OGM solo per compiacere le aziende biotech statunitensi. Questo è un esempio di TTIP (il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) in azione».

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare