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Free from, una tendenza intramontabile

Il successo del “free from” si conferma una delle tendenze più importanti nel mondo alimentare italiano, anche al tempo della pandemia: in 12 mesi è cresciuto di +2,2% il giro d’affari dei prodotti food sulle cui etichette è specificata l’assenza di un ingrediente, di un additivo o di un nutriente. A rivelarlo è l’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, realizzato in collaborazione con Nielsen.

Al mondo del free from appartengono oltre 13 mila prodotti alimentari confezionati, venduti in supermercati e ipermercati italiani, che complessivamente muovono un giro d’affari annuo di 6,9 miliardi di euro, corrispondente al 25,4% del giro d’affari complessivo dei 73.590 prodotti alimentari monitorati dall’Osservatorio Immagino.

Questa crescita riguarda anche i claim utilizzati: l’Osservatorio Immagino è infatti arrivato a rilevare 17 indicazioni differenti (come “senza olio di palma”, “senza zuccheri aggiunti” e “senza OGM”) ed è la dinamica tra di essi a testimoniare la vivacità di questo fenomeno e la sua capacità di evolversi in linea con le nuove richieste e preferenze dei consumatori (Figura 1). Se la più diffusa delle indicazioni del free from resta il “senza conservanti” (presente sul 6,0% dei prodotti), quella che è maggiormente cresciuta nell’arco degli ultimi 12 mesi è stata “senza antibiotici”, che ha aumentato le vendite di +51,7%, anche se resta su valori assoluti ancora bassi (0,2% dei prodotti). Tra i claim emergenti l’Osservatorio Immagino ha evidenziato anche l’escalation dei prodotti “non fritti” (+8,7%), di quelli “senza aspartame” (+7,0%) e di quelli “senza lievito” (+2,0%). Mentre fanno capolino anche nuovi claim, come quelli relativi all’assenza di polifosfati, uova o latte.

Fonte: Osservatorio Immagino GS1 Italy, ed. 2, 2020

L’attenzione crescente verso la presenza nei prodotti alimentare dell’ingrediente latte è l’ultima evoluzione del fenomeno del “lactose free”, che continua ad andare a gonfie vele. In 12 mesi i prodotti presentati sulle etichette come “senza lattosio” hanno aumentato di +7,8% le vendite, arrivando a superare le 2 mila referenze per oltre 1,2 miliardi di euro di sell-out tra supermercati e ipermercati.

Anche il grande segmento del “gluten free” continua a crescere, come conferma l’Osservatorio Immagino che misura sia il claim “senza glutine” sia il marchio Spiga Barrata rilasciato dall’Associazione italiana celiachia (Aic). Nell’anno finito a giugno 2020 le vendite dei prodotti accompagnati dal claim “senza glutine” sono cresciute di +4,1% e quelle dei prodotti con il marchio dell’Aic di +2,7% su base annua.

2020: crescita record per il LCC. I 5 trend registrati da Nielsen

Il Largo Consumo italiano ha registrato nel 2020 una crescita di 3 volte superiore rispetto al 2019, con un aumento delle vendite a valore del +4,3% (+4,0 miliardi di euro di fatturato); questo è quanto emerge dall’indagine retail di Nielsen.

Ci troviamo di fronte al trend di crescita più alto dell’ultimo decennio, che ha raggiunto il suo culmine a marzo, quando le vendite hanno registrato picchi equivalenti a +20%. Risulta quindi chiaro che, nel corso dell’anno, il Largo Consumo abbia tratto vantaggio da nuovi trend e priorità dei consumatori nate a seguito della pandemia COVID-19.

A questo proposito, Nielsen individua 5 trend principali che hanno contribuito al cambiamento del Largo Consumo italiano nel 2020.

Trend #1: la crescita dei Discount

Con il calo della domanda di bar e ristoranti e l’impossibilità per i consumatori di percorrere lunghe distanze, i negozi che si sono dimostrati più adatti alle nuove esigenze di acquisto sono stati quelli con buona posizione e buon assortimento. Nel corso del 2020, grandi Ipermercati e Cash&Carry hanno sofferto maggiormente, registrando trend negativi del -8,9% e -19,2% rispettivamente, mentre Discount, Specialisti Drug, Supermercati e Superette hanno registrato performance in crescita al di sopra della media del mercato.

I Discount, in particolare, hanno tagliato un traguardo importante nel 2020: il loro fatturato medio per metro quadro ha raggiunto i 5.800 euro, quasi al pari dei 5.860 euro totalizzati dai supermercati. Interessante notare che, 10 anni fa, i Discount erano molto lontani dai supermercati, con un fatturato di soli 4.560 euro per metro quadro (vs. 5.330 euro dei supermercati).

“Nel 2020, le vendite dei Discount sono cresciute dell’8,1%; il secondo dato più alto se comparato a quello dei principali paesi dell’Europa occidentale, nonché un trend decisamente superiore alle media di settore, che vede una crescita del 4,3%.

Il connubio tra prezzi competitivi, che hanno spinto i consumatori a comprare nei Discount dall’inizio della crisi europea di dieci anni fa, e una chiara modernizzazione di assortimento e offerta (la cosiddetta “supermarketizzazione” dei Discount), ha portato il canale a crescere costantemente, moltiplicando sia la sua quota di mercato, che la sua presenza sul territorio nazionale. Questo successo è dovuto alla sempre maggiore attenzione ai prezzi da parte dei consumatori, cresciuta ulteriormente con la crisi COVID-19.”, afferma Romolo De Camillis, Direttore Retailer di Nielsen Italia.

 

Canali DistributiviTrend % V.Valore
Iper >4500-8,9%
Iper 2500 – 4499+2,3%
Supermercati+6,7%
Liberi Servizi+5,8%
Discount+8,1%
Specialisti Drug+7,2%
Cash&Carry-19,2%
E-Commerce+117,3%

Trend #2: il boom dell’E-Commerce

Garantendo maggiore comodità e sicurezza ai consumatori, il canale E-Commerce ha registrato una crescita esponenziale nel 2020: +117% rispetto allo scorso anno, (28 volte superiore alla crescita dei canali fisici), con un contributo alla crescita del 13% nelle categorie alimentari e del 21% nelle categorie di cura casa e persona.

I servizi di Home Delivery e Click&Collect hanno visto un incremento nelle vendite di prodotti del largo consumo confezionato rispettivamente di oltre 500 e 100 milioni, mentre si sono ampliate le aree geografiche coperte da servizi online: +30% i punti vendita che hanno adottato servizi di Click&Collect/Locker e Drive-in, +24% i cap coperti da servizi di Home Delivery.

“La pandemia ha spinto molti consumatori ad acquistare online e a porre fiducia in questo canale. Allo stesso tempo, i retailer hanno migliorato e riadattato la loro offerta, investendo in strategie specifiche per l’E-Commerce. Dopo il boom di quest’anno ci aspettiamo che il canale continui a crescere, anche se a un ritmo più lento, e che sempre più consumatori decidano di optare per l’E-grocery anche dopo la pandemia”, aggiunge Romolo De Camillis.

Trend #3: frammentazione delle vendite

Durante il 2020, abbiamo inoltre assistito a un cambiamento nei luoghi di consumo. C’è chi ha lavorato da casa, chi si è spostato di meno, chi è tornato nella propria città di origine e chi ha preferito rimanere nelle seconde case; tutto ciò ha fatto sì che i negozi nelle aree a bassa urbanizzazione siano cresciuti più velocemente (+6,7%) rispetto a quelli situati nelle grandi città (+0,3%)

Così come la popolazione è più frammentata, anche il mercato lo è. Nel 2020 abbiamo osservato un cambiamento delle dinamiche competitive tra i negozi: mentre nel 2019 i negozi con performance più alta sono stati anche quelli con crescita maggiore, nelle settimane d’emergenza del 2020, sono stati i negozi con performance minore a registrare il trend di crescita più alto. La pandemia ha avuto un impatto sul modo di fare acquisti e, soprattutto nel periodo di lockdown, i consumatori hanno scelto i negozi più comodi e vicini, non quelli in cui erano soliti recarsi.

Trend #4: nuovi prodotti nel carrello

La pandemia ha portato con sé nuove esigenze e priorità, che si sono rispecchiate nei prodotti acquistati dai consumatori: gli ingredienti per la cucina casalinga (il cosiddetto paniere dei “Cuochi a casa”), le bevande alcoliche e i prodotti di Igiene e Salute sono stati i preferiti dagli italiani nel 2020.

CategoriaTrend V. Valore Vs periodo corrispondente
Farina+48%
Lievito di birra+44%
Ingredienti pasticceria+41%
Aperitivi Alcolici+23%
White (Spirits)+21%
Coloranti capelli+35%
Depilazione cosmetica+16%
Parafarmaceutico+239%
Alcool denaturato+181%

Fonte: Nielsen Trade*Mis, Totale Italia: Iper+Super+Liberi Servizi+Discount+Specialisti Drug (YTD 29 novembre 2020)

Trend #5: La sensibilità ai prezzi è tornata

A fronte di prospettive lavorative ed economiche poco chiare, i consumatori italiani hanno ricominciato a porre maggiore attenzione ai prezzi. Dall’inizio dell’anno, gli italiani sono stati più propensi a scegliere le Private Label, che sono infatti cresciute del 9,3%, incrementando così la loro quota di mercato nel Largo Consumo (28,4% vs. 27,8% del 2019).

La sensibilità ai prezzi dei consumatori si evidenzia anche nella scelta dei negozi: dopo la fine del primo lockdown, sono diminuiti del 3,0% gli acquisti nei punti vendita con indici di prezzo più alti, mentre i negozi con prezzi relativamente più bassi hanno riacquistato popolarità (+0,4%).

Previsioni per il 2021

“Il 2020 è stato probabilmente l’anno più impegnativo degli ultimi tempi per l’industria del Largo Consumo. Il mercato è cresciuto notevolmente, mentre industria e distribuzione hanno saputo adattare la loro offerta per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori”, afferma Romolo De Camillis. “Per il 2021, ci aspettiamo che il Largo Consumo registri un andamento leggermente negativo a confronto del 2020 (circa -2,4%), anno caratterizzato da una crescita atipica. Mentre nel 2020 i consumi fuori casa si sono trasformati in consumi at home, entro il 2021 ci aspettiamo che l’andamento del canale HORECA torni a normalizzarsi, traducendosi in una leggera diminuzione delle vendite per la GDO. Tuttavia, passato l’effetto 2020, ci aspettiamo che il mercato si riprenderà nel 2022 (≈ +2,6%)”.

Consumatori: scende la fiducia cresce il risparmio

Nel secondo trimestre 2020 la fiducia dei consumatori italiani scende a quota 54 punti, ben 16 in meno rispetto al trimestre ottobre–dicembre 2019, periodo non ancora interessato dalla pandemia COVID-19.

In picchiata anche la media dell’indice di fiducia mondiale (- 15 punti vs. fine 2019, attestandosi a 92 punti), e quella a totale Europa (-12 punti, attestandosi a 74 punti). Tra i principali Paesi europei, la Germania fa registrare 15 punti in meno, scendendo a quota 87; stesso declino anche per la Gran Bretagna, che arriva a 84, mentre si registra una flessione di 13 punti per la Francia, che si attesta a 70 punti. Tuttavia, è la Spagna a registrare la perdita maggiore: – 24 punti, registrando un indice di 62.

“Confrontando l’indice di fiducia dei consumatori del terzo trimestre 2020, periodo ampiamente interessato dalla pandemia COVID-19 e dalle conseguenti restrizioni, con quello rilevato negli ultimi tre mesi del 2019, emerge chiara la consapevolezza nella popolazione italiana della crisi socio-economica su scala globale. L’indice di fiducia ne risulta dunque fortemente influenzato, tanto da segnare un forte calo, in linea con gli andamenti della media europea e mondiale – dichiara Laurent Zeller, AD di Nielsen Connect Italia – Allo stesso tempo, ciò si traduce in una maggiore propensione al risparmio, anche se non tutte le voci di spesa risultano negative. E’ il caso, per esempio, della crescita dei consumi alimentari nella GDO registrata nel periodo del lockdown. E’ auspicabile – aggiunge Zeller – che il superamento della pandemia e il ritorno alla normalità sostengano la domanda, così da innescare un meccanismo in grado di concorrere a oltrepassare l’attuale congiuntura che interessa non solo l’economia, ma il tessuto sociale nella sua complessità”.

La percezione

Analizzando nel dettaglio il vissuto degli italiani, la percentuale di quanti ritengono sia il momento giusto per fare acquisti risulta in sensibile discesa (-8 pp., arrivando al 19%), mentre si impenna (+11 pp., dall’ 87% di fine 2019 al 98% attuale) la quota di quanti ritengono che il Paese attraversi una fase recessiva. Tuttavia, anche la fetta della popolazione che dichiara che il Paese uscirà dalla crisi nei prossimi 12 mesi risulta in crescita (+ 10 pp., arrivando al 24%). Diminuiscono, al contrario, di 10 pp. quanti prevedono una situazione economica positiva nei prossimi 12 mesi (23%), e credono nella ripresa del mercato del lavoro (12%, -5 pp).

Le paure

In merito alla principale preoccupazione, un quarto degli italiani (25%) identifica quella relativa alla salute, in accelerazione di 15 pp., così come quella per l’economia (+12 pp, raggiungendo quota 25%). Seguono poi l’apprensione per il posto di lavoro, indicata dal 17% degli italiani come prima preoccupazione, anche se in diminuzione di 1 pp. rispetto a fine 2019, e quella relativa all’istruzione e al benessere dei figli (4%, -3 pp.). Tutte al 3%, invece, le seguenti preoccupazioni: riscaldamento globale (-4 pp.), equilibrio tra vita professionale e personale (- 3pp.), debiti (stabile), aumento dei costi delle utenze (-3 pp.), stabilità politica (-3pp.). Scende al 2% la preoccupazione per la criminalità (-4 pp.) e quella per l’immigrazione (-5 pp.), oltre che il timore verso atti terroristici (1%, -3pp.).

Il risparmio

La propensione degli italiani al risparmio, si legge ancora nella Survey, risulta in netto aumento: il 73% dichiara infatti di adottare misure per risparmiare (+15 pp. rispetto all’ultimo trimestre del 2019).

Quanto alle principali misure adottate dagli italiani, raggiungono il 63% (+11 pp.) coloro che dichiarano di avere ridotto le spese per i pasti fuori casa, il 54% coloro che intendono risparmiare sull’abbigliamento (+1 pp.), e cresce decisamente anche la percentuale di chi intende usare meno l’automobile (47%, +12 pp.). Rilevante anche il risparmio sull’intrattenimento fuori casa (51%, +6 pp.), e sulle spese per vacanze/soggiorni brevi (44%, +14 pp.). Scende invece sensibilmente la propensione al risparmio sui costi delle utenze, in particolare gas/ elettricità (che raggiungono il 18%, – 22 pp.) e spese telefoniche (che raggiungono l’ 11%, -18 pp.).

Specularmente, l’indagine prende anche in considerazione la voce “denaro restante una volta coperte le spese essenziali” (mutui, affitti, ecc). Su questo punto emerge prima di tutto un incremento (+ 3 pp) di chi dichiara di non avere denaro restante alla fine del mese, per un totale del 19%.

Quanto, invece, alla parte del campione che avanza una somma al netto delle spese necessarie, sale nel secondo trimestre la quota di coloro che decidono di utilizzare il denaro restante a scopo di risparmio, arrivando al 46% (+2pp.). Al contrario, tutte in calo le percentuali relative all’utilizzo del denaro restante per le seguenti categorie merceologiche: – 7 pp. per l’abbigliamento, comunque rilevante per il 37% della popolazione; – 13pp. per vacanze/viaggi, motivo di spesa per il 32%; -10 pp. per l’intrattenimento fuori casa, per cui si dichiara disposto a spendere il 21%; – 5 pp. per i nuovi prodotti tecnologici, rilevante per il 17% della popolazione italiana.

Rallentano le vendite in GDO. L’analisi di Nielsen

Lieve variazione segnalata da Nielsen, per i consumi in Grande Distribuzione: nel periodo compreso tra lunedì 25 maggio a domenica 28 giugno, infatti, rallenta la crescita per le vendite rispetto al periodo di lockdown e alle prime tre settimane di fase 2:+0,3% a parità di negozi. Questo trend si rispecchia anche nell’andamento delle vendite per area geografica, che tendono a stabilizzarsi.
A registrare una crescita maggiore è il Sud Italia (+1,1%), seguito da Nord Est e Nord Ovest (entrambi +0,8%). Il Centro Italia mostra invece un trend negativo del -1,3%, probabilmente influenzato da minori flussi turistici rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“Dopo le vendite straordinarie registrate negli scorsi mesi iniziano a manifestarsi i primi segnali negativi per la GDO, come ci dimostra la performance di giugno – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – Il rallentamento delle vendite è riconducibile a diversi fattori. Da una parte, la ripartenza del settore Ho.Re.Ca e, in generale, dei consumi fuori casa incide negativamente sulle performance
retail, ma non è l’unica causa della frenata; rispetto allo stesso periodo del 2019 manca infatti anche il contributo positivo che il turismo e le vacanze apportano al settore. In aggiunta, l’accelerazione dei discount sottolinea la crescente esigenza di risparmio delle famiglie con ridotto potere di spesa.”

 

 

I canali distributivi

Gli Specialisti Drug si confermano come il format più dinamico nella fase postlockdown, registrando una crescita del +6,8%. Continuano a crescere a ritmi rilevanti anche i Discount (+3,3%), mentre frena il Libero Servizio (-2,4%), il canale di vendita cresciuto maggiormente durante il periodo di lockdown.
Anche i Supermercati rallentano fortemente rispetto al periodo di lockdown e inizio fase 2, con vendite in calo del -0,2%, mentre gli Ipermercati restano tendenzialmente stabili rispetto all’andamento di maggio (-0,4%).
Si conferma inoltre il trend negativo delle vendite nel format Cash & Carry:-16,9%, anche se in miglioramento rispetto al periodo precedente.
Al contrario, il canale eCommerce prosegue la sua ascesa: il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 25 maggio a domenica 28 giugno è di +140,3%.

I giorni della spesa in GDO
A seguito dell’allentamento delle misure restrittive, così come evidenziato per il mese di maggio, stiamo assistendo a un riequilibrio dei giorni in cui si concentrano maggiormente gli acquisti della GDO: il sabato si conferma come giorno più importante, con un peso del 19,5% sulle vendite settimanali. Crescono ulteriormente anche gli acquisti della domenica, grazie a un numero maggiore di punti vendita aperti in questa giornata rispetto al periodo di lockdown, con un peso di oltre il 10% sulla settimana.

Le categorie

Alcuni driver di spesa, innescati durante la pandemia non sembrano ancora  caduti nel dimenticatoio, vediamo alcune delle evidenze principali emerse nel periodo 25 maggio – 28 giugno 2020:

1. Effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: detergenti superfici (+20,2%), sapone per le mani solido e liquido (+28,7%), alcol denaturato (+234,9%), guanti (+33,8%), candeggina (+11,7%), salviettine (+12,1%).

2. Effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: caffè macinato
(+17,1%), olio extra vergine di oliva (+11,8%), olio di semi (+19,3%), pasta (+11,7%), conserve rosse (+16,4%). I comparti della dispensa non alimentare maggiormente in crescita sono invece: detergenti lavastoviglie (+26,3%), carta casa (+11,9%), contenitori per alimenti (+29%), avvolgenti alimentari (+22,1%), sacchetti per la spazzatura (+12,8%).

3. Cuochi a casa, il paniere degli ingredienti base, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: ingredienti per pasticceria (+59,5%), uova di gallina (+14,1%), farine (+54,6%), formaggi freschi uso cucina (+37,2%), burro (+15,1%), mascarpone (+55,8%), zucchero (+13,3%) e panna fresca (+39,3%).

4. Comfort food, il paniere dell’indulgence,quindi tavolette di cioccolato (+18,5%), patatine (+13,2%), creme spalmabili dolci (+12,6%), cola (+4,8%), e miele (+14,6%), olive (+3,7%),pasticceria (+32,3%). A differenza del periodo precedente, calano invece le vendite di gelati (-3,7%). Continua a crescere anche il comparto degli alcolici, con vino (+12,4%), birre alcoliche (+9,6%), superalcolici (+30,1%) e champagne/spumante (+28%) e aperitivi alcolici (+33,7%)

Ortofrutta: consumi (e prezzi) in crescita, durante la pandemia

I comportamenti di consumo dell’ortofrutta nel corso del lockdown sono cambiati. E gli effetti si sentiranno anche durante la Fase 2.

Ecco quanto emerge dal focus sui consumi domestici di ortofrutta dell’osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” di Nomisma e CRIF.

La forzata permanenza degli italiani fra le mura domestiche nelle lunghe settimane del lockdown ha spinto il consumo di frutta e verdura fresca e trasformata. Un italiano su due ha infatti modificato gli acquisti in questo periodo, con un forte aumento delle quantità consumate (circa un italiano su tre) – mentre sul fronte opposto solo il 15% dichiara di aver diminuito i consumi.

Le dinamiche dei consumi di ortofrutta riflettono quanto accade all’intero paniere alimentare, in aumento per il 23% delle famiglie, mentre si assiste ad un calo diffuso per le spese rimandabili quali abbigliamento (38% delle famiglie ha ridotto gli acquisti) e arredamento (35%).

L’incomprimibilità della spesa domestica per alimentare e bevande è un evidente effetto dell’incremento del numero di pasti at home, collegati alla pressoché totale chiusura del canale away from home e all’adozione dello smart-working. Per gli stessi motivi, oltre che per una generale ricerca per prodotti naturali e salutistici, le vendite di ortofrutta nella distribuzione modera hanno registrato un grande balzo durante il lockdown (+15,8% a valore la variazione 17/feb-26/apr 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 – fonte Nielsen – la crescita 2020 nel periodo pre-Covid era stata invece del 3,3%).

La crescita è stata sostenuta soprattutto dalla frutta (+20,4% a valore) rispetto alla verdura (+13,4%). Un driver importante sono stati i valori salutistici associati al consumo di frutta – in particolare di quella ricca di vitamina C, come le arance e kiwi, ma anche delle mele, categorie che più di altre hanno dato impulso agli acquisti.

Tuttavia, se da un lato l’incremento a valore della spesa riflette i maggiori acquisti in quantità e la ridefinizione del mix dei prodotti ortofrutticoli infilati nel carrello, dall’altro indica l’effetto di un incremento dei prezzi, percepito da ben il 69% dei responsabili acquisti delle famiglie.

Fonte: Osservatorio Nomisma The World After LOCKDOWN

Il canale on line

La percezione della crescita dei prezzi riflette anche la rimodulazione degli acquisti per canale. La spesa è cresciuta in tutti i punti vendita, ma durante il lockdown gli italiani hanno fatto maggior ricorso rispetto al pre-Covid ai negozi di vicinato e ai piccoli supermercati di prossimità. I comportamenti adottati per evitare il rischio di contagio in caso di assembramenti (limitazioni nel movimento e impossibilità di spostamenti in comuni diversi, predilezione di punti vendita meno affollati, pianificazione della spesa, ecc.) hanno portato non solo ad un diradamento della frequenza della spesa, ma anche alla preferenza di punti vendita prossimi alle abitazioni, soprattutto in quelli che hanno introdotto servizi quali click & collect, ordini telefonici, via WhatsApp o tramite sito internet (il 16% delle famiglie ha fruito del food delivery).

L’esigenza per la componente di servizio ha superato in molti casi la più “consolidata” preferenza di selezione diretta dell’ortofrutta.

E sulla scia di questo comportamento si è anche affermato l’acquisto di frutta e verdura on line. Una famiglia su 4 infatti ha acquistato ortofrutta tramite i siti web delle insegne della distribuzione organizzata, con una domanda potenziale ancora maggiore e non soddisfatta a causa di una forte intensità delle richieste (durante il lockdown il 16% ha provato a piazzare un ordine senza successo). Per l’ortofrutta il canale on line non si esaurisce con la GDO: un ulteriore 15% ha fatto un acquisto nei siti di produttori/mercati agricoli on line.

Queste tendenze, embrionali prima del lockdown, potrebbero diventare abitudini consolidate nel post-lockdown.

IV gamma e time-saver: i freschi sono più forti

Frutta e verdure fresche sono state le protagoniste sulla tavola degli italiani nelle settimane trascorse in casa. Complice il maggiore tempo a disposizione e una rinnovata attenzione alla buona cucina, i maggiori acquisti hanno riguardato queste referenze, cui si sono affiancati anche i surgelati (presenti durante il lockdown in almeno una occasione nel carrello degli acquisti del 90% degli italiani – +30% a valore nelle vendite della GDO nel mese di marzo), che grazie alla lunga conservazione hanno consentito di garantire la necessità di fare “scorta”.

All’opposto, i prodotti time-saver e ready to eat, come gli ortaggi confezionati e già pronti all’uso in cucina e le zuppe e minestre pronte da scaldare, hanno avuto una lieve battuta d’arresto. Nelle prossime settimane è atteso un riequilibrio, ma fintanto che le misure di salvaguardia della salute degli italiani saranno alte (prosecuzione della chiusura delle scuole, uso diffuso dello smart-working, ecc.) e alcune attività procederanno a ritmo ridotto, gli effetti sulla composizione del paniere di spesa dell’ortofrutta continueranno a farsi sentire.

Le nuove priorità

Che eredità ha lasciato il lockdown agli italiani?

Il maggiore interesse per la salute e il benessere, unito al forte interesse per l’italianità che riflette sia sicurezza che forte senso di solidarietà verso il nostro paese, saranno i principali attributi che guideranno le scelte dell’ortofrutta nei prossimi 6 mesi.

Fonte: Osservatorio Nomisma The World After LOCKDOWN

L’origine 100% italiana del prodotto sarà l’elemento chiave delle scelte degli italiani: il 60% dei responsabili acquisti dichiara, infatti, che questo criterio – già rilevante in passato – sarà ancora più centrale; a conferma è elevata anche l’importanza attribuita ai prodotti a km zero o del territorio (45%). Grande interesse si concentra anche nella ricerca di adeguate garanzie relativamente al controllo ed alla rintracciabilità lungo la filiera (45%). Tra gli altri valori determinanti i prodotti biologici (34%) e salutistici (32%), con un occhio anche alla sostenibilità, grazie alle confezioni in materiali riciclabili o comunque ecosostenibili (30%).

I consumatori di frutta e verdura, infine, faranno anche molta attenzione alla convenienza e al prezzo (42%), visto lo scenario di difficile congiuntura economica, che determinerà sempre più un forte ridimensionamento dei redditi e quindi della capacità di spesa degli italiani.

Modalità della ricerca

L’osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” di Nomisma e CRIF,  analizza l’impatto della pandemia COVID-19 sulle vite dei cittadini, grazie al coinvolgimento di un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (18-65 anni).

Coronavirus e GdO: il monitoraggio di Nielsen

+2,2%: continua la crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 delle vendite della Grande Distribuzione Organizzata, durante la settimana tra lunedì 30 marzo e domenica 5 aprile,

Per la terza settimana di fila, è il Nord Est a registrare gli incrementi più alti su base tendenziale: +5,9%, seguito subito dal Sud (+5,8%). Rimangono stabili il Nord Ovest (+0,3%) e il Centro (-0,5%).

“Con l’avvicinarsi della Pasqua emergono ulteriori novità nei comportamenti di consumo degli italiani. Rispetto allo stesso periodo del 2019, continuano infatti a crescere i prodotti base con i quali si preparano pasta, pizza e dolci caserecci. – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – Lo schema dei canali si è invece assestato: fino alla fine della quarantena i piccoli negozi di vicinato e le opzioni di eCommerce e click & collect rimarranno i favoriti.” 

A livello di format distributivi, il trend positivo si registra nei Liberi Servizi (+36,0%), nei Supemercati (+14,2%) e nei Discount (+4,5%). Il calo delle vendite di Specialisti Drug (-22,2%) e Ipermercati (-16,3%) rimane in linea con la contrazione delle ultime settimane.

Continua il calo dei format Cash & Carry, con un trend negativo del -48,8%, sempre in linea con il calo delle ultime quattro settimane, quindi dall’inizio della quarantena ufficiale e dalla chiusura dei locali pubblici e degli esercizi di ristorazione e catering.

Per quanto riguarda l’eCommerce, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 30 marzo e domenica 5 aprile è stato del +158%, leggermente inferiore al trend della settimana precedente.

Dal 30 marzo al 5 aprile: la cronaca

A livello di affluenza ai negozi, le dinamiche giornaliere confermano la perdita di importanza del weekend, che ormai pesa appena il 21% delle vendite settimanali; in una settimana media prima della quarantena pesava circa il 33%. Questo calo è in parte riconducibile all’orario ridotto e/o alla chiusura domenicale dei negozi.

Nello specifico, sabato 4 aprile ha registrato un -22,6% vs. stesso sabato del 2019 e domenica 5 aprile un -50,8% vs. stessa domenica del 2019, a parità di negozi. Il picco positivo si è registrato invece giovedì 2 aprile (+27,2%).

A livello di peso sulla settimana, il giorno principale rimane comunque il venerdì, confermando una nuova tendenza iniziata con la quarantena. Ricordiamo che in condizioni di normalità, il giorno principale in termini di peso sulla spesa settimanale degli italiani è sempre stato il sabato.

Le categorie

Le categorie di prodotti maggiormente impattate durante la settimana 13 (30 marzo/5 aprile) del 2020 sono sempre legate ai tre “effetti” identificati da Nielsen:

  1. effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: caffè macinato (+20,0%), conserve rosse (+37,3%), olio di semi (+40,6%), biscotti (+9,0%), pasta (+9,6%), conserve animali (+10,3%), riso (+15,2%), vegetali conservati (+16,0%); i comparti della dispensa non alimentare si sono invece stabilizzati, si segnalano la carta casa (+21,0%), i detergenti lavastoviglie (+19,1%) e carta igienica (3,8%);
  2. effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: guanti (+124,5%), detergenti superfici (+29,1%), sapone per le mani solido e liquido (+41,2%), candeggina (+35,6%), alcol denaturato (+128,9%), salviettine umidificate (+15,3%);
  3. effetto “resto a casa”, sempre in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato, suddiviso in Cuochi a casa, il paniere degli ingredienti base, quindi farine (+176,0%, fatturato triplicato rispetto al 2019), uova di gallina (+50,7%), ingredienti per pasticceria (+149,3%), burro (+69,5%), mascarpone (+155,6%), zucchero (+40,1%), panna UHT (+29,5%), lievito di birra (+217,4%), margarina (+80,4%); cresce anche il Comfort food, il paniere dell’indulgence, quindi creme spalmabili dolci (+63,4%), tavolette di cioccolato (+21,7%), miele (+51,6%), patatine (+16,9%), vaschette di gelato (+22,5%), olive (+15,3%), pop-corn (+70%). Continuano anche i trend positivi di vino (+19,1%) e birre alcoliche (+18,5%).

Evidenze pre pasquali

Nelle ultime quattro settimane sono state vendute 10,1 milioni di singole uova di cioccolato, nello stesso periodo pre-Pasquale dell’anno scorso la cifra era di 15,3 milioni (-33,9%). Le colombe, invece, sono a quota 5,4 milioni di confezioni vendute, rispetto agli 11 milioni dello scorso anno (-50,4%).

*Fonte: Nielsen, Market*Track, Iper+Super+Liberi Servizi+Discount+Specialisti Drug.

Vendite a valore per categoria nella settimana 14 del 2020 vs. la stessa settimana del 2019.

Ultima settimana di marzo, in GdO vendite su ma più contenute: +2,7%

Durante la settimana tra lunedì 23 marzo e domenica 29 marzo continua la crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 delle vendite della Grande Distribuzione Organizzata, anche se in maniera più contenuta: +2,7% a parità di negozi.

Come settimana scorsa, è il Nord Est a registrare gli incrementi più alti su base tendenziale: +7,0%, seguito subito dal Sud (+6,3%). Rallentano molto invece sia il Centro Italia (+0,4%) sia il Nord Ovest (+0,1%).

“La GDO si stabilizza su una crescita moderata durante la terza settimana di quarantena, ma il periodo Pasquale, durante il quale non potremo festeggiare come da tradizione, potrebbe causare una contrazione delle vendite – commenta Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – Al contempo, si consolidano anche i fenomeni di consumo legati al nuovo stile di vita ‘domestico’ e alle restrizioni in termini di mobilità: da un lato continua l’ascesa di prodotti alimentari da dispensa e/o destinati alla preparazione di pietanze ‘homemade’, dall’altro si afferma anche la preferenza per modalità di approvvigionamento più comode, ovvero eCommerce e negozi di vicinato.” 

L’andamento dei formati

Il trend maggiore si registra nei Liberi Servizi (+41,6%), nei Supemercati (+15,4%) e nei Discount (+8,4%). Continua invece il calo delle vendite di Specialisti Drug (-32,9%) e Ipermercati (-17,7%).

Continua il calo dei format Cash & Carry, con un trend negativo del -50,3%, in linea con il calo della settimana scorsa.

Per quanto riguarda l’eCommerce, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 23 a domenica 29 marzo è stato del +162,1% in rialzo di +20pp rispetto al trend della settimana precedente.

Da lunedì 23 a dome­nica 29 marzo: la cronaca

Le dinamiche di afflusso ai negozi sono rimaste le stesse della settimana precedente, con trend molto positivi durante i giorni lavorativi. Si accentua perà il calo registrato nel weekend: sabato 28 -28,5% vs stesso sabato del 2019 e domenica 29 -54,9% vs. stessa domenica del 2019, a parità di superficie distributiva. Il picco positivo si è registrato invece lunedì (+22,9%). A livello di peso sulla settimana, il giorno principale rimane comunque il venerdì, confermando una nuova tendenza iniziata con la quarantena. In condizioni di normalità, invece, il giorno principale in termini di peso sulla spesa settimanale degli italiani è sempre stato il sabato.

Le categorie

Le categorie di prodotti maggiormente impattate durante la settimana 13 del 2020 sono sempre legate ai tre “effetti” identificati da Nielsen:

  1. effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: caffè macinato (+21,4%), conserve rosse (+52,9%), conserve animali (+16,7%), pasta (+19,3%), biscotti (+14,6%); i comparti non alimentari iniziano a registrare trend di crescita più rallentati, invece, si segnalano solo carta casa (+40,5%) e carta igienica (18,6%);
  2. effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: guanti (+163,3%), detergenti superfici (+36,3%), sapone per le mani solido e liquido (+56,8%), candeggina (+52,9%), alcol denaturato (+100,4%), salviettine umidificate (+24,5%);
  3. effetto “resto a casa”, sempre in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato, suddiviso in Cuochi a casa, il paniere degli ingredienti base, quindi farine (+212,7%, fatturato triplicato rispetto al 2019), uova di gallina (+5,4%), burro (+85,9%), zucchero (+55,2%), mascarpone (+99,6%), lievito di birra (+226,4%) e margarina (+78%); e Comfort food, il paniere dell’indulgence, quindi creme spalmabili dolci (+72,5%), miele (+67,9%), patatine (+23,5%), pop-corn (+89,8%), olive (+13,6%), merendine (+13,3%), wafer (+9,3%). Continuano anche i trend positivi di vino (+18,5%) e birre alcoliche (+9%).

Gdo: Nielsen registra i primi segnali di rottura nelle vendite

Durante la settimana tra lunedì 16 marzo e domenica 22 marzo, le vendite della Grande Distribuzione Organizzata continuano a crescere, ma con meno sprint. Dopo tre settimane con trend positivo a doppia cifra, il trend delle vendite a valore rimane positivo rispetto allo stesso periodo del 2019 (+5,4% a parità di negozi), ma rallenta.

A differenza della settimana precedente è il Nord Est a registrare gli incrementi più alti su base tendenziale: +8,9%, seguito subito dal Sud (+8,3%), dal Nord Ovest (+4,2%) e dal Centro (+2,3%).

“La seconda settimana di quarantena ufficiale fa registrare un rallentamento della crescita rispetto ai trend a doppia cifra delle ultime settimane – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – I dati confermano i primi segnali di ‘rottura’ rilevati in precedenza: da un lato causati dalle nuove procedure di ingresso nei negozi, che limitano l’afflusso per garantire le distanze di sicurezza, dall’altro la continua ascesa dei negozi di vicinato, che si trovano nei pressi delle abitazioni e permettono quindi di limitare il tragitto per la spesa. Sul rallentamento della crescita incidono anche le restrizioni governative che vietano la vendita di prodotti non essenziali, per esempio cancelleria ed elettronica di consumo.”

A livello di format distributivi, il trend maggiore si registra nei Liberi Servizi (+40,8%), nei Supemercati (+18,5%) e nei Discount (+6,7%). Si accentua invece il calo delle vendite di Specialisti Drug (-40%) e Ipermercati (-12,2%). Continua il calo dei format Cash & Carry, canale principale di approvvigionamento per la clientela professionale e operatori HoReCa (ospitalità, ristorazione), con un trend negativo del -52,4%, in linea con il calo della settimana scorsa.

Per quanto riguarda l’eCommerce, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 16 a domenica 22 marzo è stato del +142,3%, in rialzo di +45pp rispetto al trend della settimana precedente.

La cronaca della settimana: da lunedì 16 a dome­nica 22 marzo

Le dinamiche di afflusso ai negozi sono rimasti gli stessi della settimana precedente, con trend molto positivi durante i giorni lavorativi e un calo nel weekend. In particolare, il picco positivo si è registrato giovedì 19 e venerdì 20 (rispettivamente +25,9% e +25,1%). A livello di peso sulla settimana, per la prima volta il venerdì si posiziona al primo posto.

Il dettaglio: le categorie

Le categorie di prodotti maggiormente impattate durante la settimana 12 (16 – 22 marzo) del 2020 sono sempre legate ai tre “effetti” identificati da Nielsen:

  1. effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: farina (+186,5%), uova di gallina (+53,7%), latte UHT (+34,1%), surgelati (+6,8%), conserve animali (+32,1%), burro (+79,7%), conserve rosse (+50,8%), pasta (+22,6%), riso (+37,9%) e caffè macinato (+21,5%);
  2. effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: guanti +263,7%, carta igienica (+28,4%), detergenti superfici (+56,4%), carta casa (+46,4%), candeggina (+87,6%), sapone per le mani, liquido e solido (+73,8%), alcol denaturato (+116,4%), salviettine umidificate (+68,6%) e termometri (+45,9%);
  3. effetto “resto a casa”, da un lato crescono categorie che potrebbero essere considerate adatte a un aperitivo casereccio, pizza surgelata (+45,7%), vino (+12,4%), birre alcoliche (+11,3%), affettati (+28,1%), mozzarelle (+44,6%), wurstel (+44,2%), patatine (+25,7%), ma cresce anche quello che possiamo considerare “comfort food”, sempre in ordine, spalmabili dolci (+61,3%), gelati (+21,5%), wafer (+16,2%). Da segnalare anche l’aumento notevole delle vendite di camomilla (+76,3%). In calo anche molti segmenti del comparto make-up (-70%), profumeria (-63,6%) e cura viso (-41,1%).

Vendite in Gdo: +16,4%. Pesa l’effetto Covid-19

Le vendite della Grande Distribuzione Organizzata continuano la crescita: +16,4% a valore a parità di negozi. E’ la terza settimana con trend positivo a doppia cifra, rispetto allo stesso periodo del 2019.

Come nella settimana precedente è il Sud Italia a registrare gli incrementi più alti su base tendenziale: +28,4%. Nord Est (+18,6 %), Seguono Centro (16,8%), Nord Ovest (+10,1%).Queste alcune delle evidenze sottolineate da Nielsen.

“È trascorso un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria ed è ovvio che le vendite della GDO rispecchino la trasformazione della vita degli italiani in abitudini sempre più ‘domestiche’ – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – Sottolineiamo però che i trend di crescita durante l’ultima settimana hanno iniziato a dare forti segnali di cambiamento, in particolare a livello di formati. L’ascesa dell’eCommerce e dei negozi di vicinato rispecchiano l’esigenza di evitare lunghi tragitti casa-negozio, nonché di evitare code e assembramenti, così come il calo degli specialisti drug ha come causa principale la necessità dei consumatori di concentrare gli acquisti in un solo negozio.”

A livello di format distributivi, il trend maggiore si registra nei Liberi Servizi (+46,3%), nei Supemercati (+30,4%) e nei Discount (+22,5%). Iniziano a calare invece le vendite di Specialisti Drug (-18,9%) e Ipermercati (-3,7%).

Per quanto riguarda l’eCommerce, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 9 a domenica 17 marzo è stato del +97,2%, in rialzo di 15pp rispetto al trend della settimana precedente.

La crescita di queste settimane risponde anche alla nuova esigenza di consumare pasti esclusivamente in casa, date le restrizioni governative. Si accentua il calo dei format Cash & Carry, con un trend negativo del -44,7%, che sono il principale canale di approvvigionamento per gli operatori HoReCa (ospitalità/ristorazione). Questo canale potrà vedere una ripresa alla fine della quarantena, con la riapertura dei servizi di bar e ristorazione al pubblico.

La cronaca della settimana

Il weekend della quarta settimana dall’inizio dell’emergenza sanitaria (9-15 marzo) ha visto un calo nelle vendite della GDO, mentre i restanti giorni della settimana hanno tutti mantenuto trend positivi rispetto alle stesse giornate del 2019. In particolare, il picco si è registrato martedì 10 (+45,7%). Mentre sabato e domenica il calo (omogeneo in tutte le aree geografiche) è stato rispettivamente di -19,9% e -36,2%.

Il dettaglio: le categorie

Le categorie di prodotti maggiormente impattate durante la settimana 11 del 2020 (9 – 15 marzo) sono sempre legate ai tre “effetti” identificati da Nielsen:

  1. effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: latte UHT (+62,2%, 14,1 milioni in più settimana su settimana), pasta (+65,3), conserve animali (+56,0%), farina (+185,3%), uova di gallina (+59,6%), surgelati (+48,0%), caffè macinato (+26,2%), burro (+71,9%), acqua in bottiglia (+20,1%) e all’interno del comparto bevande diventa il segmento trainante, riso (+71,2%) e conserve rosse (+82,2%);
  2. effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: guanti +362,5% per un totale di 7,4 milioni, detergenti superifici (+49,7%), carta igienica (+43,3%), carta casa (+52,4%), sapone per le mani, liquido e solido (+100,3%), candeggina (+99,9%), salviettine umidificate (+196%), alcol denaturato (+169,2%), termometri (+115,9%) e fazzolettini di carta (+43,1%);
  3. effetto “resto a casa”, da un lato crescono categorie che potrebbero essere considerate adatte a un aperitivo casereccio, affettati (+32,4%), mozzarelle (+43,4%), patatine (+31,3%), birre alcoliche (+13,8%), ma cresce anche quello che possiamo considerare “comfort food”, spalmabili dolci (+57,7%), pizza surgelata (+54,3%) e tavolette e barrette di cioccolato (+21,9%). In calo anche molti segmenti del comparto make-up (-60%) e profumeria (-61,9%).

 

L’ansia da scorta fa impennare i consumi. I dati Nielsen

Durante la settimana tra lunedì 17 e domenica 23 febbraio, le vendite della Grande Distribuzione Organizzata si sono impennate rispetto alla stessa settimana del 2019: il trend è di +8,34% a valore a parità di negozi.

 

 

 

 

 

Il Nord Ovest traina la crescita, con un trend di +11,20% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Il Nord Est segue con un +9,66%. Il +6,06% del Sud e il +4,38% del Centro sono valori comunque molto positivi, ma contenuti rispetto alla corsa ai negozi avvenuta in Area 1 (Nord Ovest) e 2 (Nord Est).

“Nelle nostre rilevazioni – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – si può leggere l’apprensione per l’eventualità di una quarantena, visti i picchi di vendita soprattutto in Nord Italia, ma anche nel resto del Paese. Oltre a fare ‘scorta’, gli italiani hanno aumentato l’acquisto di prodotti vitaminici e per l’igiene personale, seguendo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.”

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