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Retail, M-Cube evidenzia 9 tendenze che segneranno il 2023

M-Cube, società che opera nelle soluzioni di In-Store Digital Engagement, ha stilato la lista dei 9 trend del retail che saranno più in voga per il 2023. Il cambiamento delle abitudini di acquisto sta interessando in maniera profonda il mondo retail, come dimostrano anche i risultati di un’indagine condotta da M-Cube In un universo in divenire come quello del retail, la consumer experience sta vivendo una profonda trasformazione e i brand si sono dovuti necessariamente adattare, dialogando con il consumatore in maniera completamente nuova. Per aiutare i brand a seguire le tendenze più efficaci, M-Cube ha stilato una lista delle nove tendenze che segneranno il mondo del retail nel 2023:

1. I brand daranno la priorità agli investimenti in negozio rispetto all’e-commerce
La ricerca di M-Cube ha rilevato che il 67% dei marketer sta investendo in esperienze in negozio più coinvolgenti per attirare il consumatore a tornare a un engagement emotivo forte anche in-store. Nonostante l’e-commerce continuerà a ricoprire una buona fetta di mercato, i brand nel prossimo anno dovrebbero tornare a investire in esperienze sempre più coinvolgenti in negozio, che permettano di colpire il cliente a livello emozionale.

2. I consumatori sono sempre più affezionati alla privacy data dalle soluzioni digitali
Il consumatore si è abituato all’alto livello di privacy che gli acquisti tramite canali e-commerce consentono di raggiungere: per questo utilizzano sempre di più soluzioni digitali in-store, tendenza che dovrebbe continuare a crescere, grazie a strategie in cui l’omnicanalità all’interno degli store diventa centrale. Infatti, la gestione sinergica dei vari punti touchpoint nei negozi con i device personali del cliente permette di ottimizzare l’esperienza d’acquisto del consumatore stesso. Con l’aumento dell’uso di soluzioni digitali, gli addetti vendita negli store dovranno capire come interagire con i device presenti: l’obiettivo sarà di ridefinire il ruolo del buyer e costruire così una nuova proposta di journey.

3. La tendenza principale non sarà solo shopping
Sebbene la pandemia abbia accelerato il mercato dell’e-commerce, il lockdown ci ha insegnato una cosa: le persone amano l’interazione umana, l’essere connessioni e vivere esperienze da ricordare. Ecco perché, con la ripresa dell’esperienza in-store, i brand abbracceranno l’experience retail, che permetterà ai punti vendita di combinare musica, ristorazione e intrattenimento così da offrire al cliente un’esperienza indimenticabile da portarsi fino a casa.

4. I rivenditori online investiranno in negozi fisici
Man mano che riprenderà piede l’importanza del negozio fisico, sempre più brand online investiranno nella creazione di spazi fisici. Un esempio di questa tendenza è quello di Amazon e dei suoi punti vendita Amazon Fresh, progettati per riflettere l’esperienza online e dove i clienti possono ritirare i loro prodotti, metterli nel “carrello virtuale” e uscire dal negozio senza dover pagare fisicamente. Un mondo simile a quello reale ma più sostenibile e non legato al denaro contante.

5. L’omnicanalità in negozio sarà cruciale
Oggi il modello di business per la vendita al dettaglio è radicalmente cambiato rispetto soltanto a pochi anni fa: le aziende si stanno sempre più spostando da una strategia multicanale e crossmediale a una gestione integrata di tutte le informazioni, dei dati e dei comportamenti degli utenti che transitano dai diversi touchpoint. In questo modo, l’esperienza omnicanale – con al centro un consumatore interconnesso con tutti i touchpoint del negozio – consente alle aziende di personalizzare le esperienze per tutti i loro clienti e fornire loro un servizio qualitativamente molto alto.

Omnichannel management non significa semplicemente gestire le vendite in negozio e le vendite online, ma identificare le tecnologie più adatte ad abilitare nuove logiche di servizio e di offerta senza soluzioni di continuità tra canali fisici e canali digitali. Il tutto tracciando e monitorando ogni singola interazione per analizzare i feedback registrati e perfezionare sia l’offerta che la relazione. Solo così è possibile progettare al meglio le soluzioni di ingaggio e di fidelizzazione che garantiscono ai consumatori esperienze quanto più gratificanti, coerenti e rilevanti possibili, soprattutto se si vuole restare competitivi nella nuova normalità.

6. Uno scenario adattato alle esigenze della Gen-Z
Per riportare la Gen-Z nei negozi fisici, i brand dovranno ricreare nel punto vendita un’esperienza più coinvolgente dato che il prodotto da solo non sarà più sufficiente per influenzare i clienti. Le generazioni più giovani sono native digitali e apprezzano la velocità e la convenienza delle offerte date dall’e-commerce. Per questo è fondamentale che i brand traspongano i vantaggi del mondo online ai negozi fisici e creino uno spazio dove ingaggiare la Gen-Z e avvicinarla al mondo del retail fisico.

7. I rivenditori esploreranno l’impatto dei Big Data e del Metaverso sulle esperienze dei clienti
Man mano che il mondo fisico e quello digitale continueranno a interfacciarsi, i brand dovranno utilizzare sempre di più l’intelligenza artificiale per ottimizzare e personalizzare le esperienze dei propri clienti. Un rapporto di Accenture ha confermato che l’86% delle aziende si è adattato alla fine della pandemia ritrovando una nuova normalità in cui l’utilizzo di Intelligenza Artificiale, Big Data e Metaverso permetteranno di portare i brand in un mondo virtuale ma

8. L’inflazione renderà il consumatore sempre più attento ai costi
Data la recessione che sta interessando l’economia a livello globale e quella del nostro Paese in particolare, i consumatori saranno sempre più attenti ai costi. Ne è specchio la flessione delle vendite retail che hanno registrato un calo dell’1,6% nell’agosto 2022. Per affrontare con successo questo scenario, i brand dovranno impegnarsi maggiormente sull’engagement dei clienti, trovando soluzioni che sappiano attirarli e incentivare gli acquisti di valore.

9. Musica la centro della brand identity nel punto vendita
Per i brand diventerà sempre più cruciale trasmettere i propri valori e rafforzare la propria brand identity e per farlo sarà sempre più centrale il ruolo della musica, strumento di forte engagement per comunicare all’interno dei punti vendita in modo coinvolgente e immersivo.

A Cagliari apre Tuttigiorni, la prima insegna con formula d’acquisto omnicanale

Un doppio taglio di nastro quello che si è tenuto a Cagliari, in Viale Poetto – Viale Campioni d’Italia, dove il Gruppo Abbi della F.lli Ibba, azienda sarda da oltre settant’anni nel settore della grande distribuzione e socio del Gruppo CRAI, ha inaugurato la nuova insegna Tuttigiorni, basata su un’innovativa strategia omnicanale che unisce il digitale e il fisico. Il Gruppo Abbi ha finalizzato un nuovo approccio all’e-commerce, definito come “social commerce” e, al tempo stesso, lo ha trasformato anche in negozio fisico, aprendo il primo punto vendita “Tuttigiorni”.

Un negozio senza barriere tra offline e online in cui i consumatori potranno vivere un’esperienza unica scegliendo dove e come comprare e ricevere la propria spesa. La nuova insegna unisce il “social commerce” con un nuovo modo di concepire la spesa:

– da un lato il digitale, dove i Clienti potranno trovare una community pensata per dare valore alle esperienze, al cibo sano e buono ed alla convenienza di tutti i giorni, dove sarà possibile comunicare direttamente anche con i produttori locali;

– dall’altro il negozio fisico, nel quale i clienti potranno cambiare il modo di fare la spesa: prezzi giusti e fissi ogni giorno, per tutto l’anno, senza volantini e senza offerte a scadenza. E tanti servizi.

Forte legame con il territorio e le aziende e produzioni d’eccellenza; da mattina a sera il panificio “La Rosa dei gusti” sfornerà pane saporito e fragrante, cotto nel forno a legna e nel rispetto delle ricette tradizionali. Completano l’esperienza di scelta le squisite prelibatezze ed i sapori ricercati della linea La Rosa dei gusti ed un ampio reparto di freschi e freschissimi con frutta e verdura, carne, pesce, salumi e formaggi. Con un assortimento per una spesa giusta, dove le varie linee dei prodotti a marchio hanno uno spazio preponderante, all’insegna della qualità e della giusta convenienza.

Le persone sono al centro del progetto: “un caffè con il Direttore”, in cui tutte le mattine, dalle 9:00 alle 10:00, il Direttore sarà a disposizione dei clienti per uno scambio di idee e suggerimenti.

Un altro servizio offerto sarà quello, su prenotazione, di un incontro con un’esperta nutrizionista per ricevere suggerimenti per un’alimentazione sana e corretta. È previsto un eco-compattatore per le bottiglie in plastica (Pet) per innescare un ulteriore passo virtuoso verso il riciclo e il rispetto dell’ambiente. Infine, l’invito a riutilizzare gli shopper: per ogni borsa portata da casa, il cliente riceverà un rimborso di 5 centesimi e la prima verrà donata dal punto vendita. Il pubblico potrà fare affidamento su un’apertura h24, grazie al sito online, usufruire del servizio di consegna a domicilio ed accumulare punti con la carta Tuttigiorni.

Entusiasta, il presidente del Gruppo Abbi Giangiacomo Ibba dichiara: “siamo davvero felici di proporre in Sardegna questa nuova insegna digitale e fisica al tempo stesso, un vero modello omnicanale che pone il cliente al centro di tutto. La componente di Community renderà viva l’esperienza online, fornendo una rotondità di spesa unica. Questa integrazione, unita al modello di convenienza 365 giorni all’anno porta la convenienza ad un concetto più ampio, garantita dalla qualità dei prodotti locali e dalle eccellenze nazionali”.

Osservatorio Omnichannel Customer Experience, il commento di Zeotap

Nei giorni scorsi è stata presentata la quinta edizione dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, che ha sottolineato come, sebbene per la maggioranza delle aziende l’omnicanalità è oggi una priorità, solo una percentuale molto ristretta di esse ha già sviluppato una strategia ad hoc.

Fabio Caldonazzo, Enterprise Account Director di Zeotap, la Customer Data Platform di prossima generazione, tra gli sponsor dell’evento, commenta così: “Stando ai dati dell’Osservatorio – ad oggi – solo poco più di un’azienda su cinque dichiara che al proprio interno esiste ed è ben strutturata una vista unica sul cliente. Questo è legato anche al fatto che solo il 26% delle imprese intervistate ha introdotto una Customer Data Platform. In effetti, anche il nostro report “The Data Secrets of Successful Marketers”, recentemente stilato interpellando 500 senior marketing leader in UK, evidenziava che l’unificazione di più fonti di dati in una visione unica del cliente ancora rimane una grande sfida. Noi di Zeotap siamo però convinti che ci siano ampie possibilità di miglioramento per il 2022:infatti, secondo quanto rivela la nostra ricerca, il 99% dei marketer che dichiara di non avere, ad oggi, una visione unica del cliente, ha intenzione di raggiungerla entro la metà del prossimo anno.

A guidare questo cambiamento sarà anche la necessità di prepararsi all’eliminazione dei cookie di terze parti da parte di Google nel 2023. Con la rimozione di questo pilastro fondamentale dell’indirizzabilità, i professionisti del marketing sono stati costretti a compensare rapidamente con una forte strategia di utilizzo dei dati proprietari, di cui l’approccio Single Customer View è il fondamento. Del resto, la nostra ricerca ha rivelato che i marketer di maggior successo sono già passati alle Customer Data Platform, con una differenza di 39 punti percentuali nell’adozione di CDP tra i marketer di minor successo e quelli di maggior successo.

Tornando ai dati dell’Osservatorio, anche in termini di data analysis vi sono opportunità ancora non esplorate: è solo il 28% delle realtà analizzate a portare avanti analisi evolute sui dati raccolti. La scarsa maturità delle aziende si riflette anche sulla data activation: un’azienda su tre giudica almeno buona la propria capacità di generare valore di business dai dati raccolti, ma solo il 6% la ritiene ottima. Sommando le considerazioni dell’Osservatorio con quelle che emergono dal nostro recente report, possiamo dire quindi che, per la gran parte delle aziende italiane, il percorso resta ancora lungo ed è necessario adottare una visione di insieme che vada oltre le singole tattiche. Cresce però la consapevolezza dell’importanza – o meglio dell’essenzialità – di investire in questa direzione per confermare il proprio vantaggio competitivo nel mercato odierno e in quello di domani”.

Integrazione multicanale, l’App Ovs ora recupera la taglia e la recapita instore

Spingono sull’omnicanalità le nuove funzioni integrate nell’App di Ovs, con l’obiettivo di armonizzare lo shopping on line e quello off line per offrire un servizio in grado di soddisfare tutte le richieste dei propri clienti.

Mentre la funzione “Cerchi la taglia?” permette ai clienti di individuare nel catalogo online il capo o accessorio OVS non disponibile in negozio, con il Collect&Pay, è possibile farsi consegnare in negozio i capi acquistati in tempi brevi e senza costi aggiuntivi, con pagamento tramite smartphone o al ritiro in negozio.

Di più: il serviizo è veloce e intuitivo perché basta scansionare il codice a barre riportato sul cartellino del capo tramite la APP OVS del capo non disponibile in negozio nella taglia o nel colore desiderato, e, oltre a scoprire tutte le caratteristiche del capo scelto, si potrà verificarne la disponibilità online o negli store vicini. Tramite la APP o in negozio con il supporto degli addetti alla vendita, sarà inoltre possibile procedere all’acquisto scegliendo di farlo recapitare gratuitamente in store con pagamento al ritiro, attraverso la nuova modalità Collect&Pay.

Recentemente premiata per la digital shopping experience che integra l’esperienza on e off line del cliente con il “Netcomm e-Commerce Award 2017” nella sezione Abbigliamento e Accessori – Omnichannel, OVS pone da sempre forte attenzione all’innovazione tecnologica. Su ovs.it e in store i clienti possono infatti vivere una digital shopping experience a 360° grazie a servizi innovativi quali i camerini virtuali, gli Interactive Kiosk e la “Mini Magic Room”, gli assistenti alla vendita muniti di iPad, il servizio collect&pay.

L’APP dedicata consente inoltre di accedere ad ogni tipo di informazione riguardante i prodotti, collezionare virtual point, ricevere Fashion Message (notifiche personalizzate con logiche di proximity marketing) e pagare direttamente dal proprio smartphone, anche in modalità contactless.

 

 

Il negozio connesso: così le tecnologie cambiano il ruolo degli addetti alla vendita

«Il negozio connesso è una necessità»: così esordisce Henri Seroux, senior vice president Emea di Manhattan Associates in questa videointervista realizzata nel corso del World Retail Congress.

L’omnicanalità infatti trascina con sé un cambiamento del ruolo dei negozi fisici e di come i commessi di nuova generazione debbano operare nella vendita assistita, in particolare nel settore dell’abbigliamento e del lusso, ma non solo. Per fornire un servizio eccellente, infatti, questi ultimi devono conoscere lo storico online e offline del cliente, completare al meglio il processo ordine, agevolare resi e scambi cross-channel e accelerare pagamento e check out.

I commessi di oggi non restano più dietro al bancone o in cassa ma si muovono continuamente all’interno del negozio creando una nuova classe di consulenti alle vendite (venditori, addetti all’assistenza clienti e al completamento ordini) con competenze specifiche in grado di garantire la migliore esperienza d’acquisto possibile, attraverso tutti i canali.

 

 

La sfida del retail omnichannel passa dalla supply chain integrata

Nello scenaro omnichannel che si sta configurando sempre di più la supply chain è l’elemento chiave per integrare i diversi canale e consentire di avere una visione comune dell’inventario. È, questa, secondo Franck Lheureux, GVP South & CE Europe di JDA, che abbiamo incontrato al Word Retail Congress, il fattore critico di maggiore impatto per il retail. Una più stretta integrazione tra eCommerce, gestione ordini e tutti gli elementi della supply chain sarà vitale per fornire un servizio migliore ai clienti, grazie alla maggiore reattività e, contemporaneamente, al miglioramento dell’efficienza aziendale.

La questione principale per i retailer è quella di presidiare i diversi canali facendo arrivare al cliente i prodotti in maniera profittevole. «La profittabilità è il mantra per i retailer».

Secondoi risultati di una indagine presentata da Jda al World Retail Congress, per il 71% degli intervistati la strategia omnicanale è una priorità, ma il 30% afferma di operare ancora per canali distinti,  il 31% dichiara di offrire un’esperienza omnicanale ai clienti, ma di essere ancora in difficoltà nel back-end e il 19%  dichiara di avere il back end allineato con il front end, ma che è troppo complesso e costoso. Solo il 16%, quindi, afferma di gestire l’omnicanalità con profitto.

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Anche il fattore tempo è determinante nell’organizzazione della supply chain, perché i cicli stanno accelerando. «I tempo oggi si misura in istanti – dice Lheureux – ed è importante per la profittabilità nella gestione della domanda dei clienti. Poiché è necessario rispondere istantaneamente agli ordini dei clienti occorre che l’inventario sia disponibile esattamente nel posto e nel momento in cui il cliente si aspetta che il prodotto sia consegnato».

In questo processo anche i punti vendita devono cambiare: la shopper experience dovrà essere arricchita e devono diventare luoghi di esperienza piacevole in sé. «Se non si connette emozionalmente il cliente con il brand, se non si crea interattività, si rischia di perdere la brand equity e di conseguenza i consumatori», sottolinea Lheureux.

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Le tre sfide della multicanalità secondo Jda. Obiettivo redditività

Se ne parla da anni, tutti sono d’accordo ormai che l’integrazione tra reale e digitale sarà la chiave del retail del futuro, eppure solo il 16% delle aziende oggi riesce a soddisfare la domanda omnicanale in modo profittevole. lo rileva un recente studio di JDA Software, fornitore di soluzioni It.

Secondo l’azienda sarebbero tre sfide le sfide principali che le aziende devono affrontare:

Omnicanalità redditizia. Il rapido sviluppo della vendita omnicanale ha posto a molte aziende una serie di difficoltà per riuscire a servire aspetti della domanda in conflitto tra loro, mantenere una disponibilità elevata delle scorte, movimentarle in modo rapido ed elaborare gli ordini velocemente, il tutto riuscendo a generare profitti.

Prendere decisioni informate e redditizie nell’ambito dell’order fulfillment. I clienti richiedono sempre più una “selfie supply chain”, capace di soddisfare esigenze specifiche e personali riguardo a prodotti e servizi. Per soddisfare questa domanda di “me commerce”, le aziende spesso sono obbligate a scendere a compromessi tra livello di servizio e margine di profitto.

Creare un ambiente produttivo flessibile. Nell’attuale panorama della domanda, una pianificazione rigida della produzione e delle consegne ormai appartiene al passato.

“Lo sviluppo della vendita omnicanale, insieme ai trend del “me commerce”, ha messo le aziende in una posizione estremamente difficile”, ha affermato Kelly Thomas, Chief Product Officer di JDA. “La maggior parte delle aziende ha infatti sostenuto significativi investimenti per strutture di produzione, reti di distribuzione e sistemi tecnologici adatti a soddisfare questa complessa domanda del mercato. Tuttavia, troppo spesso, queste risorse non riescono a cooperare per sostenere il raggiungimento delle soglie di profitto”.

La nuova release 9.0 di JDA promette di rendere possibile una supply chain integrata che copre l’intero percorso end-to-end del cliente, dai fornitori ai consumatori finali, con un approccio profittevole all’omnichannel, una migliore disponibilità di informazioni per ottimizzare l’evasione degli ordini e favorisce una gestione della produzione in grado di rispondere efficacemente alle mutevoli condizioni di mercato.

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Tecnologie, gli italiani sono pronti all’omnicanalità nel retail

Da una ricerca svolta da Epson su un campione di 5000 consumatori in cinque Paesi (Italia, Regno Unito, Spagna, Francia e Germania) sulle tecnologie in store emergono interessanti considerazioni sul comportamento delle persone e disegna le linee di sviluppo del punto vendita del futuro.

Omnicanalità, supply chain integrata, pagamenti in mobilità, personalizzazione, fidelizzazione e interattività spinta sono i temi chiave che i consumatori individuano per valutare favorevolmente la loro esperienza d’acquisto.

Camillo Radaelli
Camillo Redaelli, Sales Manager Business Systems, Epson Italia

«Le sfide che il retail deve affrontare – annota Camillo Readaelli, Sales manager business systems di Epson – sono la formazione del personale che si relaziona con i clienti, una disponibilità adeguata di tecnologia, garantire un buon grado di autonomia ai clienti nel punto vendita ed eliminare la coda alle casse».

Ognuna di queste aree di lavoro è infatti individuata dagli intervistati come decisive nella loro esperienza d’acquisto. E non prenderle in considerazione mette a rischio il business.

Elemento più critico, da questo punto di vista, è la coda alle casse, poiché è uno dei principali motivi di rinuncia all’acquisto (30% degli italiani), soprattutto se il prodotto costa poco e non è stato dedicato troppo tempo alla sua scelta (il 42% dei consumatori europei e il 28% degli italiani). Più cresce il valore del prodotto e più lungo è stato il processo di acquisto, più si è disposti ad attendere alla cassa (in questo gli italiani sono più pazienti degli europei, il 45% contro il 28%).

slide16Il 56% degli intervistati (il 63% degli italiani) ha indicato velocità dei pagamenti e assenza di lunghe code alle casse come uno tra i principali fattori che hanno un impatto positivo sull’immagine del marchio, preceduto soltanto dalla competenza degli addetti alle vendite (al primo posto, con il 59% di risposte). Seguono, nell’ordine, la presenza in negozio di postazioni self service per ricerche e ordini a pari merito con un’identica qualità di esperienza d’acquisto sia online sia in negozio, la possibilità di pagare gli articoli agli addetti anche lontano dalle casse, la personalizzazione dell’esperienza d’acquisto, la velocità del servizio, la possibilità di effettuare i pagamenti in modalità self service e addetti alle vendite dotati di dispositivi mobili per ricercare la disponibilità a magazzino dei prodotti.

Per il solo campione italiano, ai primi 3 posti vi sono invece nell’ordine: postazioni self service per ricerche e ordini, pagamenti rapidi senza coda alle casse e addetti alle vendite competenti.

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La ricerca mette in luce anche la predisposizione dei consumatori alle tecnologie e rileva che l’esperienza omnichannel ha una grande influenza sul giudizio complessivo sul brand: così infatti si esprime il 66% degli italiani, contro il 45% degli europei. In questa dinamica tra online e punto vendita sta il vero segreto per guadagnarsi il favore del consumatore. Che se ritiene l’esperienza online più divertente (92%), più conveniente (82%) e più comoda (75%), a favore del punto vendita gioca la possibilità di vedere e toccare il prodotto (77%), la sua disponibilità immediata (67%) e in misura inferiore l’abitudine e l’esperienza più personalizzata (37%).

In questo quadro non stupisce che il 66% degli italiani chieda a gran voce di disporre di modalità di pagamento in mobilità presso il negozio, in misura decisamente superiore rispetto per esempio a Germania e UK, dove, rispettivamente, solo il 30% e 32% sembra preoccuparsene. Le motivazioni dei fautori dei mobile payment sono, nell’ordine: maggiore rapidità nel pagare l’acquisto, meno coda, eliminazione dei contanti, maggiore semplicità e comodità. Chi invece non vuole questo tipo di funzionalità, non è interessato principalmente per preoccupazioni relative alla sicurezza (soprattutto i tedeschi).

Anche nei confronti delle promozioni e delle offerte personalizzate il 90% del campione italiano dichiara di apprezzarle; l’89% (rispetto al 72% della media europea) vede con favore promo personalizzati; il 70% (rispetto al 58% medio europeo) valuta positivamente un’esperienza di shopping personalizzata in tutti i suoi aspetti, in particolare il segmento di intervistati under 30 e quello con maggiore potere di spesa.

La maggioranza dei consumatori europei ritiene inoltre molto o abbastanza importante poter ricevere buoni sconto stampati ad hoc quando fa acquisti in un negozio. Al primo posto (65%) sono i coupon dei negozi di alimentari, seguiti da quelli delle grandi catene di beni di consumo (61%), dei negozi di elettrodomestici/gadget elettronici (60%), di ristoranti e bar (53%), di beni di lusso (54%). I coupon sconto personalizzati spingono il 18% del campione europeo (il 25% di quello italiano) a ritornare sicuramente in quel negozio e aumentano la probabilità per un ulteriore 39%.

In definitiva, nei confronti della tecnologia in store vi è una propensione molto pragmatica da parte degli italiani, ancor più che gli europei: ampia disponibilità ma deve essere in grado di semplificare, velocizzare e migliorare l’esperienza d’acquisto. I benefici evidenziati dal campione sono, in particolare: miglioramento del servizio al cliente (57% del campione globale, 56% gli italiani); velocizzazione della procedura di pagamento e meno attesa in coda (57% gli italiani contro il 53% complessivo); maggior comodità e migliore esperienza d’acquisto (38%gli italiani contro 33%). Appena 1 intervistato su 10 mostra una certa diffidenza verso strumenti tecnologici presenti in negozio.


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E anche su punto vendita del futuro gli intervistati hanno le idee chiare.

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