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Shopping, da ottobre a dicembre 227 euro di spesa media

Con l’avvicinarsi dei mesi più intensi per lo shopping, la piattaforma tecnologico finanziaria Adyen presenta una nuova indagine, condotta in collaborazione con OnePoll, che esplora come, quanto e in quali momenti gli italiani si preparano a spendere nel periodo ottobre-dicembre, con un focus sulle preferenze e le aspettative in materia di pagamenti.
In particolare, la ricerca evidenzia come la peak season dello shopping in Italia non sia limitata ai soli Black Friday e Cyber Monday, ma registri un picco degli acquisti a inizio dicembre e a ridosso delle festività. Per una vasta gamma di articoli e occasioni, dai prodotti alle esperienze, passando per cene, viaggi e regali, la spesa media prevista è di 227 euro. Tendenze interessanti sono emerse, inoltre, in relazione alle modalità e all’esperienza stessa di acquisto.

I METODI DI PAGAMENTO PREFERITI
L’indagine di Adyen rivela che un italiano su tre prevede di suddividere in modo equilibrato i propri acquisti tra online e negozio fisico durante la peak season, evidenziando l’importanza di offrire pagamenti performanti e senza frizioni su tutti i fronti.
Allo stesso modo, le preferenze in materia di pagamento si mantengono pressoché identiche tra online e negozio fisico, prediligendo le stesse soluzioni digitali su entrambi i canali. La carta di credito/debito rappresenta il metodo di pagamento che gli italiani pensano di utilizzare di più sia online che in store, rispettivamente con il 60% e il 59% delle preferenze. Significative anche le app di pagamento, al secondo posto tra le opzioni digitali, scelte dal 37% per l’online e dal 24% per gli acquisti in store. Da segnalare, infine, il ruolo dei digital wallet, indicati dal 15% nel primo caso e dal 13% (via mobile o smartwatch) nel secondo.

LA VARIETÀ DI OPZIONI È INDISPENSABILE
Fondamentale è, quindi, offrire ai clienti un’ampia varietà di opzioni e un processo fluido, come dimostra il fatto che quasi la metà degli intervistati (48%) sarebbe propensa ad abbandonare l’acquisto se non potesse utilizzare il metodo di pagamento desiderato.
Tra gli aspetti più importanti per chi fa shopping online, il 36% indica infatti la possibilità di scegliere tra più metodi di pagamento, il 27% la possibilità di completare la transazione in pochi clic e il 25% l’assenza di reindirizzamenti verso siti esterni per finalizzare il checkout.
Infine, un focus ulteriore dell’indagine ha riguardato la sicurezza nei pagamenti digitali, percepita positivamente dalla maggior parte degli italiani: ben l’82% dichiara infatti di sentirsi sicuro nell’effettuare acquisti con questa modalità durante la peak season, aspettandosi quindi standard elevati e soluzioni affidabili da parte dei merchant.

GESTIONE FACILE DEI RESI
Durante la peak season, anche la possibilità di cambiare idea sugli acquisti è un’esigenza diffusa tra i consumatori italiani: il 42% indica la facilità nei resi come l’aspetto più importante quando acquista in un negozio fisico. Un dato che racconta non solo la necessità di gestire con semplicità il “change of mind” tipico dello shopping nel periodo natalizio, ma anche l’importanza di offrire un’esperienza post-vendita ottimale, garantendo flessibilità, come la possibilità di restituire gli articoli anche in punti vendita diversi della stessa insegna. Dal punto di vista generazionale, la richiesta di resi facili cresce con l’età: si passa dal 27% tra i 18-24 anni al 47% per gli over 65.
Accanto ai resi, anche i programmi fedeltà devono evolvere, come dimostra il fatto che il 27% degli italiani considera importante accumulare punti automaticamente senza dover usare una carta fedeltà per gli acquisti in store, percentuale che sale al 39% tra i 25-34enni. Ciò evidenzia come i clienti desiderino sempre di più essere riconosciuti e premiati in modo diretto e immediato. Una possibilità garantita da soluzioni digitali e integrate che consentono di offrire vantaggi personalizzati anche sulla base dello storico degli acquisti.

IL CHECKOUT DIVENTA SOLIDALE
In vista di questo periodo di shopping intenso e di bilanci di fine anno, cresce però l’attenzione verso il valore sociale che può assumere anche un gesto semplice come il pagamento. Secondo l’indagine, il 62% degli italiani si dichiara interessato a effettuare una donazione direttamente al checkout, senza interrompere il processo d’acquisto, con il maggiore interesse riscontrato tra le fasce più giovani, come mostrano picchi del 68% tra i 18-24 anni e del 69% tra i 25-34 anni. Un dato che sottolinea come anche questa fase possa trasformarsi in un’occasione concreta per i merchant di coinvolgere i clienti in iniziative solidali e rafforzare il legame con il brand.
I dati raccolti raccontano, quindi, una stagione degli acquisti che sembra essere fatta non solo di offerte e regal – dichiara Gabriele Bellezze, Country Manager Adyen Italia – ma di scelte consapevoli e nuove aspettative: pagare diventa esperienza, relazione e anche occasione di responsabilità sociale. In questo scenario, il checkout evolve e si arricchisce di nuove funzioni, segnando una trasformazione concreta nel modo in cui i merchant si possono relazionare con i consumatori italiani”.

LA METODOLOGIA DELLA RICERCA
La survey è stata condotta da OnePoll per Adyen dal 11 al 15 settembre 2025 su un campione di 1000 italiani adulti, di età superiore ai 18 anni e selezionati in modo casuale e stratificato per età, genere e area geografica. I dati relativi alla spesa, ai canali e ai metodi di pagamento si riferiscono agli intervistati che hanno dichiarato di avere intenzione di effettuare acquisti nel periodo ottobre-dicembre.

Da Penny si paga con i buoni pasto e Satispay

Passa anche dai sistemi di pagamento e dai servizi digitali la strategia Penny Italia per rafforzare la propria competitività. La novità più rilevante è l’accettazione dei buoni pasto, che l’insegna del gruppo Rewe sottolinea essere un cambio di paradigma per il mondo del discount, storicamente meno coinvolto da questo tipo di convenzioni. I clienti Penny possono ora utilizzare i buoni pasto dei circuiti Day by Upcoop, Repas, Toduba, 360 Welfare, EP Spa Lunch GM, Satispay, Pellegrini e Coverflex, beneficiando di una maggiore flessibilità nella gestione del proprio potere d’acquisto. Un passo concreto verso l’inclusione di nuove abitudini di consumo e verso una maggiore accessibilità dell’offerta.
A questo si aggiunge la possibilità di pagare in cassa gli avvisi del circuito Pago Pa, integrando un servizio utile e quotidiano all’interno dell’esperienza di spesa.

PRELIEVI E VERSAMENTI IN CASSA PER I CLIENTI DELLE BANCHE DIGITALI
In ottica di digitalizzazione dei servizi finanziari, Penny ha inoltre attivato il servizio Paysafe:Cash, che consente ai clienti di banche digitali come N26, Hype e Bunq di effettuare prelievi e versamenti in contanti direttamente in cassa. Una soluzione pensata per valorizzare il punto vendita come spazio multifunzionale.
Infine, l’introduzione del pagamento tramite Satispay rafforza ulteriormente l’offerta di strumenti digitali agili e smart, in linea con le nuove abitudini di pagamento e con le aspettative di un consumatore sempre più connesso e orientato alla velocità.
Nel presentare queste innovazioni, Penny – che in Italia conta circa 460 punti vendita – rivendica la propria visione strategica di mettere la tecnologia al servizio delle persone, semplificare la vita quotidiana e generare valore per il cliente e per il business, anche attraverso soluzioni che ridefiniscono il ruolo del discount nel panorama della distribuzione moderna.

Per la gestione dei pagamenti Eataly si affida ad Adyen

Da Stoccolma a Parigi: si amplia la collaborazione tra Adyen ed Eataly. Il gruppo fondato da Oscar Farinetti, dal 2023 partecipato al 52% da Investindustrial, ha scelto la piattaforma tecnologico finanziaria come partner strategico per la gestione dei pagamenti nei punti vendita fisici, dopo i risultati positivi ottenuti con la prima integrazione a livello e-commerce nel 2017. Il calcio d’avvio c’è stato nello store di Stoccolma, dove in meno di sei mesi, è partito il progetto di Unified Commerce su circa 20 casse dell’area ristorante e dell’area mercato, attivando in quest’ultima anche terminali POS per il self checkout. Questo processo ha permesso di ridurre drasticamente i tempi di transazione con carta di credito, da 45-50 a soli 4-5 secondi, migliorando al contempo la fluidità dell’esperienza di acquisto e riducendo i tempi di attesa.
Inoltre, l’integrazione rapida con il sistema di cassa del merchant ha supportato l’avvio di funzionalità e modalità di pagamento all’avanguardia, come la gestione delle mance digitali e il Pay at Table, che ha consentito di ottimizzare il turnover dei clienti della zona ristorante, diminuendo di circa il 50% le tempistiche di pagamento al tavolo.

I RISULTATI OTTENUTI A PARIGI
La collaborazione si è poi estesa allo store di Parigi. Dopo l’internalizzazione della gestione da parte di Eataly, il punto vendita ha attraversato una complessa fase di aggiornamento tecnologico, che ha interessato i diversi sistemi di cassa, di rete e ERP. In questo contesto, Adyen ha rappresentato l’ultimo step, assicurando l’integrazione con le nuove infrastrutture e la possibilità di accettare, tramite un unico terminale, tutti i principali metodi di pagamento, inclusi meal voucher e gift card. Il go-live, avvenuto a luglio 2025, ha già registrato risultati definiti eccellenti: in un solo weekend, il negozio ha fatturato 120.000 euro, supportando transazioni tramite carta di credito, lo schema locale Cartes Bancaires, i buoni pasto e le carte regalo.

SICUREZZA E CONTINUITÀ OPERATIVA
In entrambi gli store è stata, infine, introdotta anche una gestione centralizzata dei terminali di pagamento. In questo modo, tutti i device implementati, da quelli più robusti con pulsantiera per le casse fisse dell’area mercato ai modelli mobili full touch per la zona ristorazione, possono essere ordinati, configurati e monitorati in modo semplice ed efficiente tramite la piattaforma Adyen, garantendo sicurezza e continuità operativa in ogni store.
In un contesto internazionale in cui la velocità, la sicurezza e la personalizzazione dell’esperienza di pagamento sono fondamentali, Adyen si è dimostrata un partner affidabile e flessibile, capace di adattarsi alle esigenze specifiche di ciascun mercato chiave – dichiara Rocco Dario Spano, Group Cio Eataly –. La rapidità con cui abbiamo implementato i progetti di Stoccolma e Parigi dimostra l’efficacia della partnership, rafforzata anche dal supporto locale costante del team Adyen, che ci ha accompagnato in ogni fase con soluzioni tempestive e dedicate”.
Siamo orgogliosi di supportare Eataly in questo percorso di innovazione, mettendo a disposizione la nostra piattaforma unificata per semplificare la gestione dei pagamenti e abilitare nuove funzionalità strategiche – commenta Gabriele Bellezze, Country Manager Adyen Italia –. Crediamo che la possibilità di offrire soluzioni flessibili e in grado di favorire la rapidità delle operazioni rappresenti un elemento chiave per accompagnare la crescita di realtà come Eataly nei settori del retail e della ristorazione”.
In continuità con quanto realizzato finora, Eataly prevede di estendere progressivamente la collaborazione con Adyen anche ad altri store e mercati europei, con l’obiettivo di offrire un’esperienza di pagamento all’avanguardia e ottimale in tutti i propri punti vendita.

Fanatics Italia e Adyen alleate per migliorare l’esperienza di pagamento dei tifosi

Fanatics, operatore attivo nel settore del merchandising sportivo, annuncia una nuova collaborazione strategica con Adyen, piattaforma tecnologico finanziaria scelta da molte aziende leader a livello mondiale, per trasformare l’esperienza di pagamento dei tifosi. Supportando oltre 900 organizzazioni sportive, squadre e leghe con una vasta rete di punti vendita fisici e online, Fanatics Italia ha riscontrato la necessità di ottimizzare la gestione dei pagamenti e di elevare l’esperienza d’acquisto dei propri clienti su tutti i canali. In particolare, era alla ricerca di una soluzione unificata e integrata, capace di semplificare le operazioni, riducendone la complessità, e offrire un checkout fluido, intuitivo e perfettamente allineato alle preferenze di pagamento locali e globali.

La partnership vede Fanatics Italia implementare la soluzione Unified Commerce di Adyen in 18 store fisici e in 8 siti e-commerce italiani per unire l’esperienza di pagamento, garantendo velocità, sicurezza e continuità. La tecnologia Adyen consente, inoltre, a Fanatics Italia di accedere a diversi metodi di pagamento locali e digital wallet, migliorando i tassi di conversione e semplificando la riconciliazione finanziaria, grazie a una visione centralizzata dei dati.

Il nostro obiettivo è offrire ai tifosi un’esperienza d’acquisto all’altezza della loro passione, in ogni canale – dichiara Luca Piunti, Cfo Fanatics Italy –. Per farlo, avevamo bisogno di un partner solido, in grado di supportarci in questa trasformazione e accompagnarci nella crescita. Con Adyen possiamo finalmente avere una visione unificata delle transazioni e integrare in modo semplice e veloce nuovi metodi di pagamento, migliorando l’intero customer journey e riducendo la complessità operativa”.

Fare squadra con Fanatics è un ulteriore esempio di come la nostra piattaforma possa aiutare brand globali ad aumentare efficienza e conversioni – commenta Gabriele Bellezze, Country Manager Adyen Italia – offrendo esperienze di pagamento sempre più fluide e personalizzate. Siamo entusiasti di affiancare Fanatics e siamo pronti a correre insieme verso nuove mete e traguardi sempre più sfidanti”.

Crescita globale per SumUp: oltre 1 miliardo di transazioni nel 2024

SumUp accelera l’espansione internazionale e supera 1 miliardo di transazioni su base annua. Oggi l’azienda opera in 36 mercati in 4 continenti e sono oltre 4 milioni i commercianti che utilizzano le sue soluzioni nel mondo. In questa evoluzione l’Italia ricopre un ruolo importante, rappresentando uno dei quattro mercati principali per l’azienda a livello europeo. A guidare l’espansione della fintech non sono soltanto le soluzioni di pagamento ma anche una suite di soluzioni che comprende conti aziendali e POS, nonché software avanzati per la gestione del business.

Nel 2024, SumUp ha superato 1 milione di clienti che utilizzano il suo conto aziendale, a dimostrazione che gli esercenti sono ormai abituati ad adottare più prodotti all’interno dello stesso ecosistema di soluzioni. Nei prossimi anni, la fintech prevede una crescita significativa, alimentata dalla continua espansione nei 36 Paesi dove è già attiva e in nuovi mercati, nonché dall’attenzione alle opportunità strategiche di fusione e acquisizione. “Negli ultimi dieci anni SumUp è cresciuta in modo sostenibile e continuativo lavorando sull’ampliamento del proprio ecosistema di prodotti e servizi e ascoltando costantemente i bisogni dei commercianti nei 36 mercati in cui opera – commenta Hermione McKee, CFO di SumUp -. Aver superato 1 miliardo di transazioni nel 2024 dimostra che la direzione intrapresa è quella giusta e oggi, avendo raggiunto un flusso di cassa operativo positivo, possiamo esplorare diverse opportunità strategiche per continuare a supportare la nostra crescita e creare valore sostenibile. La nostra priorità è continuare a innovare e a migliorare le nostre soluzioni per contribuire alla crescita dei commercianti di tutto il mondo”.

Un’espansione globale
SumUp ha diversificato la propria offerta, introducendo nuovi prodotti e servizi per le imprese di tutto il mondo. Negli ultimi anni, ha lanciato servizi bancari autorizzati in Brasile e introdotto il Conto Aziendale in un numero ancora maggiore di Paesi. La diversificazione delle soluzioni fornisce una base solida per una crescita continua, e supporta le espansioni di mercato previste ulteriormente per la fine del 2024 e nel 2025. Dopo il lancio di SumUp in Australia, che ha aperto nuove prospettive di scalata a livello globale, l’azienda si concentra ora sull’espansione del suo ecosistema in un numero sempre maggiore di mercati, nelle Americhe e in Europa.

La strategia di crescita tra fusioni e acquisizioni
La crescita di SumUp è guidata da tre principali ambiti di soluzioni: pagamenti digitali, soluzioni software a supporto della gestione del punto vendita come il negozio online e il servizio di fatturazione elettronica, e servizi per la contabilità aziendale. Sebbene gli strumenti di pagamento restino il settore più rilevante, l’azienda sta registrando una forte domanda anche per le sue soluzioni SaaS e di gestione finanziaria, che consentono agli esercenti di amministrare in modo efficiente le loro attività. Le precedenti acquisizioni come Fivestars, Goodtill e Tiller Systems, sottolineano l’impegno di SumUp nel costruire un ecosistema completo che vada oltre i pagamenti: consentono, infatti, di integrare soluzioni software all’avanguardia e programmi di fidelizzazione, offrendo agli esercenti una piattaforma di servizi finanziari completa.

Solidità finanziaria e fiducia degli investitori
SumUp ha registrato un EBITDA positivo a partire dal quarto trimestre del 2022, migliorando costantemente i suoi margini per tutto il 2023. Con l’evoluzione del panorama fintech, la forte posizione finanziaria di SumUp ha attirato l’interesse delle imprese più strutturate, consentendo all’azienda di consolidarsi come punto di riferimento nel mercato, e l’attenzione degli investitori. Nella primavera del 2024, SumUp ha raccolto 1,5 miliardi di euro da finanziatori privati in un round guidato da Goldman Sachs, una delle più grandi operazioni di private credit in Europa degli ultimi anni, per rifinanziare il debito esistente e cogliere nuove opportunità di crescita a livello globale. L’azienda si impegna a reinvestire gli utili nello sviluppo del business per assicurare crescita continua e mantenere la redditività.

Alimentari, boom di pagamenti cashless (+29,2%) e il 68% è sotto i 20 euro

In Italia la spesa si fa con la carta: tra gennaio e marzo 2024 sono cresciute del +29,2% le transazioni senza contanti nei supermercati e negozi di alimentari, una tendenza che riflette un cambio di abitudini nei consumi. Nonostante l’inflazione stia rallentando in molti settori – fra cui anche l’alimentare (scesa da +2,6% a +2,2% secondo l’Istat), i prezzi restano ancora elevati e portano i consumatori a spendere meno o a fare spese più piccole. Lo dimostra, ad esempio, il fatto che 7 pagamenti digitali su 10 riguardino spese inferiori a 20 euro e che tra le transazioni più in crescita ci siano quelle fino a 10 euro (+39,4%). A livello locale, l’aumento più elevato di transazioni senza contanti nei supermercati e negozi di alimentari si nota a Parma (+165,9%), Prato (+104,2%) e Pescara (+103,9%). Gli scontrini digitali più bassi si battono a Prato (€12,9), Trapani (€14,8) e Aosta (€15,7), mentre Brindisi è la provincia in cui il ticket medio cashless è sceso di più: -34,4% rispetto al 2023.

I dati emergono dall’Osservatorio Alimentari Cashless di SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali con soluzioni innovative per business di ogni dimensione, che ha analizzato l’evoluzione dei pagamenti digitali nella spesa alimentare degli italiani nel primo trimestre 2024, a livello nazionale e provinciale.

“Nel primo trimestre del 2024 abbiamo osservato come il trend del cashless nei negozi di alimentari accompagni le nuove esigenze e le nuove abitudini dei consumatori, con una diminuzione dello scontrino medio digitale e un’alta percentuale di pagamenti senza contanti per compere inferiori a 20 euro: dai dati dell’Osservatorio emerge quindi che la carta si usa non soltanto per la spesa nel carrello ma, soprattutto, per acquisti piccoli e quotidiani da pagare in cassa rapidamente o nei supermercati di prossimità e negozi di quartiere” commenta Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp. “D’altra parte, i merchant si dimostrano consapevoli dei vantaggi del digitale, in grado di offrire ai loro clienti un’alternativa efficiente ai contanti: lo racconta la crescita dei pagamenti digitali in tutta Italia, con transazioni aumentate nella maggior parte delle province”.

Boom delle piccole transazioni, quasi +40% sotto i 10 euro
Analizzando i carrelli degli italiani nel primo trimestre del 2024, si osserva la crescita dei pagamenti con carta soprattutto tra gli acquisti più piccoli: il 38,8% delle transazioni digitali ha valore inferiore a 10 euro, mentre il 29,7% sotto i 20 euro, il 14,5% è compreso tra 20 e 30 euro; al contrario, meno del 7% delle transazioni supera i 50 euro. Anche guardando all’aumento delle transazioni a crescere di più sono gli acquisti di valore inferiore a 10 euro (+39,4%) e sotto i 20 euro (+22,6%).

A che ora si fa la spesa senza contanti
Nonostante siano sempre più diffusi supermercati e negozi di alimentari aperti di sera o 24/24, gli italiani continuano a fare la spesa tra le 8.00 e le 14.00: in questa fascia oraria si concentrano, infatti, il 56,4% delle transazioni senza contanti durante la settimana e il 64,3% nel weekend. Pur rappresentando una quota marginale, i pagamenti nelle ore serali e notturne sono quelli con i tassi di crescita più interessanti: dal lunedì al venerdì tra le 22.00 e le 24.00 (+23,6%) e fino alle 06.00 (+24%); nel fine settimana tra le 22.00 e le 24.00 (+18,9%).

Dove la spesa è più cashless
Le province che nel primo trimestre 2024 registrano la crescita più alta di transazioni digitali sono Parma (+165,9%), Prato (+104,2), Pescara (+103,9%). Al quarto posto della classifica c’è Pisa (+103,4%), al quinto Macerata (+84,6%). Padova si colloca in sesta posizione (+76,4%), Ravenna in settima (+74,6%). A chiudere la Top 10 ci sono Fermo (+72,1%), Forlì-Cesena (+66,9%) e Viterbo (+64,5%).

Gli scontrini digitali più bassi
Nel primo trimestre dell’anno il valore dello scontrino medio cashless è sceso in tutta Italia del -6,7% rispetto allo stesso periodo del 2023, arrivando a 20,4 euro. Dopo Prato (€12,9), Trapani (€14,8) e Aosta (€15,7), gli scontrini digitali più bassi d’Italia si trovano nelle province di Modena e Bologna (€16,1). Seguono Milano e Livorno (€16,7), La Spezia e Roma (€17), mentre a chiudere la top 10 c’è Firenze (€17,2). In testa alla classifica delle province in cui lo scontrino medio digitale è sceso di più, invece, c’è Brindisi con una flessione del -34,4% rispetto al 2023: qui il ticket è passato da €28,6 a €18,8. Segue Isernia con una diminuzione del -28%, dove lo scontrino scende da €25,4 a €18,3. Sul podio anche il ticket digitale medio di Ferrara che, calando da €25,4 a €18,5, segna un -26,9%.

E-commerce, come sfruttare al meglio le potenzialità della Rete

Lo shopping è sempre più digitale e integrato tra mondo virtuale e reale. Ma quali sono gli aspetti ritenuti importanti dai clienti di tutto il mondo per vivere un’esperienza di acquisto positiva? Da una recente ricerca di Planet, provider di pagamenti e software integrati per hospitality e retail, emerge come gli italiani preferiscano il mobile, non solo come device preferito per fare ricerca (60%), ma anche per completare i propri acquisti (48%). Per il pagamento, la preferenza degli shopper italiani va ai metodi di pagamento digitale alternativi (71%), seguito da carte di credito o debito (60%). A differenza della media internazionale (13%), le prepagate restano ancora molto rilevanti per gli acquirenti tricolore (31%), più per i Baby Boomer (39%) che per la Gen Z (27%). Meno diffusi i wallet digitali come ApplePay e GooglePay (14%) e solo un italiano su dieci sceglie metodi di pagamento rateali come Klarna, mentre più del 20% non ritiene fondamentale la possibilità di acquistare con le criptovalute.

Se il reso è facile…
Per poco meno della metà degli online shopper italiani intervistati, la semplicità del procedimento di reso e di cambio è l’aspetto più importante per rendere l’esperienza di acquisto positiva, seguito dalla presenza del proprio metodo di pagamento preferito (39%), dalla visibilità dello stock (37%) e l’offerta di diverse possibilità di consegna, a casa o in negozio (35%).

La consegna
Più che la rapidità, è alla certezza della consegna a cui gli acquirenti italiani pensano quando acquistano tramite e-commerce. Per il 51% degli intervistati è molto importante la precisione della data di arrivo della merce, la cui possibilità di personalizzazione è rilevante per il 43%. Se non fondamentale, la velocità è comunque molto apprezzata: più di un italiano su tre non disdegna la consegna nella stessa giornata (36%) e il Click & Collect entro le 24 ore dall’ordine (31%), mentre solo per un italiano su quattro ha un peso quello entro le due ore.

Sicurezza e valute
Comprare in sicurezza è un dettaglio non sottovalutato: un sito non degno di fiducia può compromettere un acquisto (44%), così come il redirect verso altre pagine (32%), mentre l’autenticazione della propria banca è indice di sicurezza per un italiano su due. Quasi nove su dieci, infine, pagherebbero con la propria valuta se ne fosse offerta la possibilità: un aspetto, questo, considerato molto importante da più del 42% degli intervistati. Tra le ragioni, il fatto di conoscere l’esatto ammontare degli acquisti (37%), la possibilità di monitorare meglio le spese (36%) e di conoscere il prezzo esatto nella valuta locale (34%).

In negozio convince l’omnicanalità
Il pagamento è il primo aspetto a cui gli italiani pensano anche in negozio: per il 57%, infatti, è molto importante che il metodo preferito sia accettato. Nel punto vendita sono le carte di debito o credito a vincere (60%) rispetto ai metodi digitali alternativi (53%), seguito dalle prepagate (28%) e dai wallet digitali (16%). Per quasi la metà degli intervistati (44%), inoltre, è rilevante il fatto che lo staff possa controllare in tempo reale la disponibilità di un prodotto, mentre il 40% ritiene un dettaglio di valore la possibilità di consegna a casa se il prodotto è out-of-stock in negozio. Per uno su tre, infine, è molto importante la possibilità di fare self check-out o di ritirare il prodotto scelto in un altro store.

Come acquistano i clienti internazionali
Come per gli italiani, la facilità con cui effettuare il reso è un aspetto importante per una shopping experience online positiva anche per molti clienti europei, come danesi (56%), francesi (54%) e spagnoli (52%). Pagare con il proprio metodo preferito è invece il dettaglio più rilevante per gli e-shopper provenienti da USA (52%), Emirati Arabi (52%), Arabia Saudita (49%) e Cina (44%); per brasiliani (55%) e messicani (59%) è invece l’offerta di metodi di consegna alternativi, come l’home-delivery o il pick up in negozio. La possibilità di addebitare gli acquisti con la propria valuta locale è un aspetto imprescindibile per i clienti extraeuropei: se il dato medio dei clienti provenienti dall’Europa è intorno all’80%, per quelli fuori da questi confini si va ben oltre il 90%, in particolare tra gli acquirenti statunitensi (92%), emiratini (93%), arabi (94%), messicani (96%), brasiliani e cinesi (97%). Per più di un cliente a stelle e strisce su due (54%) è soprattutto per comprendere in modo chiaro i tassi di conversione, mentre la necessità di tenere sotto controllo facilmente le proprie spese è il motivo più indicato da brasiliani (52%) e singaporiani (43%); vedere i prezzi nella propria valuta locale, infine, è l’aspetto considerato dalla metà degli intervistati in Arabia, Emirati e Cina.

“Made in” e Tax-Free per conquistare i clienti esteri
Cosa rende lo shopping all’estero più appetibile rispetto a quello nel proprio paese di provenienza? Secondo la ricerca, il “Made in” è sempre un aspetto molto ricercato: a indicarlo come primo motivo sono quasi tutti gli shopper extraeuropei, soprattutto cinesi (62%), messicani (61%), brasiliani e statunitensi (57%). I prezzi più convenienti attirano di più i singaporiani (57%) e gli arabi (54%), mentre sono il secondo aspetto importante per gli emiratini (42%). Anche la possibilità di recuperare l’Iva attraverso il Tax-Free è un aspetto cruciale, in particolare per chi proviene da Cina (59%) e USA (49%). Un argomento, quest’ultimo, che nasconde un importante potenziale ma che a volte scoraggia gli shopper esteri per la poca chiarezza: tra gli aspetti più critici, la mancanza di istruzioni da parte del personale di negozio per circa il 40% di statunitensi e cinesi, mentre per il 38% degli arabi il ritardo nel rimborso. Anche la difficoltà di trovare uno sportello per il Tax-Free è sentita da un terzo dei clienti provenienti dagli Emirati Arabi Uniti, mentre per uno shopper da Singapore su quattro trova scomodo ricevere il rimborso in una valuta estera.

Boom dei pagamenti digitali, crescita prevista del 72% nei prossimi 4 anni

Secondo il recente studio “Digital Payment” di Statista, entro i prossimi quattro anni in Italia si assisterà a una crescita nei pagamenti digitali nel commercio online del 72%, superando un valore complessivo di 115 miliardi di euro rispetto ai 67 miliardi del 2022. Una trasformazione che sta coinvolgendo anche i pagamenti nei punti vendita fisici grazie alla spinta del mobile payment che fa registrare numeri minori ma un tasso di crescita esponenziale: sempre entro il prossimo quadriennio si assisterà a un incremento del 165% dei pagamenti da smartphone all’interno dei negozi fisici con un giro d’affari di quasi 60 miliardi di euro nel 2026 (rispetto ai 22 fatti registrare alla fine dello scorso anno).

All’interno di questo scenario, però, non mancano dati contrastanti: secondo il report “Space 2022” della BCE il contante rimane la forma di pagamento scelta dal 69% degli italiani (dato in calo del 13% dal 2019) ma è quella preferita solo dal 19% (-10% sempre sul 2019). Quasi 6 italiani su 10 (58%), infatti, hanno messo in cima ai metodi di pagamento preferiti quelli cashless ricalcando esattamente la media dell’Eurozona e mettendo il Belpaese davanti a nazioni come Spagna (53%), Germania (41%) e Austria (36%). Questi dati rappresentano un’importante conferma del modo in cui stanno evolvendo le abitudini dei consumatori sempre più propensi a utilizzare sistemi di pagamento innovativi e integrando a tutti gli effetti le novità del mercato come i sistemi “Buy Now Pay Later”, i conti digitali, le rateizzazioni, i finanziamenti e, in alcuni casi, anche le criptovalute che si stanno affiancando ai più tradizionali metodi di pagamento digitali come le carte e i bonifici.

“La strada è tracciata e non si può tornare più indietro, anche se questi numeri ci dicono che l’Italia su questa tematica può fare ancora molta strada. L’intero ecosistema dei pagamenti digitali e tutti i player coinvolti dovranno essere in grado di soddisfare e, se possibile, anticipare i bisogni dei consumatori sempre più propensi a pagare con modalità elettroniche, offrendo un servizio semplice, istantaneo e sicuro”, afferma Bruno Natoli, CEO di Mia-FinTech, startup fintech italiana nata dalla tecnologia cloud native di Mia-Platform che si pone l’obiettivo di accelerare la trasformazione digitale di banche, istituti finanziari, società fintech e altri attori dell’ecosistema financial services.

Aumentano i pagamenti tramite mobile nei punti vendita e aumentano le percentuali di acquisti giornalieri online. Sempre secondo il report “Space 2022” della BCE, di tutti i pagamenti giornalieri dell’Eurozona il 17% è stato effettuato online nel 2022, rispetto solo al 6% del 2019. In termini di valore, la quota dei pagamenti online nel 2022 è stata del 28% (+14% rispetto sempre al 2019), indicando che questa tipologia di pagamenti sono preferiti per importi più elevati. In Italia una transazione su due viene effettuata con la carta di credito, il 5% con il bonifico e ben il 27% (terza nazione in Europa solo dietro a Olanda e Germania) con metodi di pagamento online alternativi che includono conti digitali (come Paypal), sistemi “Buy Now Pay Later” e finanziamenti. Il restante 17%, infine, viene saldato con altre tipologie di pagamento che includono voucher, gift card e cryptovalute.

In questo contesto diventa fondamentale per le aziende che devono gestire dei pagamenti digitali avere dei sistemi online in grado di gestire le nuove e diverse tipologie di pagamento in un’unica soluzione componibile e ready to market per gestire al meglio il proprio business e capire in che modo si stanno orientando le preferenze dei consumatori. È proprio questa la soluzione ideata da Mia-FinTech con il Payment Integration Hub: una piattaforma che integra diverse modalità di pagamento consentendo ai propri clienti un semplice ingaggio dei provider di pagamento e funzioni avanzate come storni totali/parziali, payout, rimborsi e in grado di produrre analisi e insight approfonditi. “Grazie alla standardizzazione delle tecnologie API, il Payment Integration Hub di Mia-FinTech è in grado di offrire un’unica soluzione innovativa B2B2C componibile a seconda delle necessità di business per fornire una vera governance dei pagamenti digitali. Il valore distintivo di questa offerta risiede nella grande semplificazione nella configurazione dei metodi di pagamento, e nelle funzionalità di controllo e governo tramite un’unica console che integra tutte le modalità dei metodi di pagamento. In questa prima fase di lancio ci proponiamo a settori come retail, insurance e transportation”, spiega ancora Natoli.

Se la pandemia ha accelerato la propensione verso i pagamenti digitali, saranno i comportamenti e le abitudini d’acquisto dei consumatori a guidare l’innovazione costringendo i player del settore a riconsiderare e aggiornare i modelli operativi. Una delle prossime tendenze già in atto nei punti vendita si chiama “Tap to Pay” ovvero la possibilità di ricevere pagamenti digitali senza terminale POS dove l’operazione viene finalizzata con un tablet o uno smartphone. Come riporta la ricerca US Proximity Mobile Payments 2022, negli Stati Uniti lo scorso anno i volumi di pagamento “Tap to Pay” sono aumentati del 30% superando 4,1 miliardi di dollari. Le big tech a stelle e strisce come Google e Apple stanno cavalcando questo nuovo trend in grado di favorire l’adozione di pagamenti digitali anche per le piccole e medie imprese visto che i merchant possono ricevere pagamenti elettronici senza investire nell’acquisto o noleggio di un POS. “È a tutti gli effetti una rivoluzione silenziosa – afferma sempre Natoli. Nonostante le attuali condizioni economiche che possono limitare la crescita del mercato, è chiaro che in futuro ci aspettiamo un’adozione diffusa di queste soluzioni fintech: una rivoluzione che coinvolge il consumatore che diventa digitale, il tessuto imprenditoriale di piccoli esercenti e medie imprese italiane e, soprattutto, dei player fintech che devono andare oltre della mera logica delle commissioni per offrire un’esperienza d’acquisto diversa che sarà il vero valore aggiunto nel futuro”.

Digitalizzazione retailer, il 28% investe in soluzioni per recuperare efficienza

L’innovazione riveste un ruolo rilevante per lo sviluppo del retail in Italia e, nonostante le aspettative non rosee, l’investimento in digitale da parte dei principali attori del settore non ha subito nel 2022 una battuta d’arresto: il rapporto tra spesa in innovazione digitale e fatturato è stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla nona edizione.

“Negli ultimi anni il retail, soprattutto fisico, ha vissuto momenti di forte stress. Nel 2020 lo scoppio dell’emergenza Covid ha generato un violento spostamento dei consumi e degli investimenti da offline a online” dichiara Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail. “Nel 2022 lo scenario è totalmente cambiato: la crescita delle vendite al dettaglio complessive e la stabilità del tasso di incidenza dell’online sui consumi sono segnali inequivocabili di come gli italiani abbiano riscoperto il valore dell’esperienza fisica. Congiuntamente sono sorte nuove sfide per il retail. Il digitale può essere però uno strumento efficace su cui investire per contrastare le conseguenze economiche, derivanti dall’instabilità geopolitica, quali l’inflazione e l’aumento dei costi di energia e materie prime”.

Il retail in Italia
Nel 2022 il valore delle vendite al dettaglio di prodotto totali (online + offline) ha registrato in Italia una crescita del +4,7% rispetto all’anno precedente (era +4% nel 2021), mentre l’eCommerce continua il suo percorso di evoluzione, seppur in maniera più contenuta rispetto alla crescita straordinaria degli ultimi anni. Nel 2022 il valore degli acquisti online in Italia, nella sola componente di prodotto, raggiunge i 33,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita del +8% rispetto all’anno precedente (era +18% nel 2021). Il ritorno alla normalità e alla frequentazione dei negozi fisici da parte dei consumatori porta la penetrazione dell’online sul totale retail a rimanere stabile nel 2022 e pari all’11%. La variazione del numero di punti vendita rimane negativa, in continuità con il passato, ma il tasso di decrescita è il più basso registrato negli ultimi cinque anni: a fine 2021 in Italia si contano 581.521 esercizi commerciali di prodotto, con una contrazione del -0,6% rispetto al 2020 (il CAGR 2016-2020 è pari al -1,4%).

L’aumento dei costi, anche di gestione dei punti vendita, unitamente alle nuove abitudini e aspettative dei consumatori, quali ad esempio la possibilità di smart working o la ricerca di fluidità nell’utilizzo dei canali, condizionano l’evoluzione dell’infrastruttura commerciale italiana. La rete fisica sta infatti attraversando una fase di profonda ristrutturazione e i retailer stanno abbandonando le grandi superfici di vendita (comprese tra 1.500 e 5.000 mq): a fine 2021 questa tipologia di store si è ridotta del -12% rispetto a fine 2020 (il CAGR 2016-2020 è pari al -1%). Al tempo stesso i retailer si concentrano su formati di negozio caratterizzati da elevata capillarità sul territorio nazionale e un posizionamento nei punti strategici dei centri città. Questi nuovi store di prossimità sono dotati di soluzioni digitali in grado non solo di migliorare l’esperienza transazionale e relazionale del consumatore, ma anche di supportare l’online.

Infine, cresce l’attenzione verso l’offline anche da parte di operatori commerciali e tecnologici, tradizionalmente presenti solo online, che iniziano a riconoscere nel negozio fisico un ruolo da protagonista nel consolidamento del rapporto con i consumatori finali.

La maturità digitale dei retailer in Italia
Nel 2022 l’investimento in digitale nel retail non ha subito una battuta d’arresto: l’incidenza di questa spesa sul fatturato rimane infatti stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. Gli interventi messi in atto dai retailer italiani sono legati, in primis, all’ottimizzazione di alcune attività in negozio. Si investe in etichette smart, adottate e/o potenziate nel 2022 dal 18% dei top retailer italiani, per gestire in modo dinamico e in tempo reale le variazioni di prezzo e garantire la massima trasparenza al consumatore, e si lavora in parallelo all’efficientamento delle attività e dei processi lungo la supply chain.

Da un lato i retailer sfruttano il digitale per contrastare le difficoltà nell’approvvigionamento di beni e materie prime attraverso lo sviluppo e/o il potenziamento di sistemi di demand, inventory e distribution planning (28%), per effettuare previsioni più accurate della domanda e ottimizzare la gestione dei prodotti lungo la filiera. Dall’altro, puntano a contenere i costi delle operations e della logistica per cercare di recuperare marginalità: il 16% dei retailer adotta o consolida, infatti, i sistemi di incremento delle performance di magazzino e le soluzioni di tracciamento dei prodotti lungo la filiera.

La ripresa del canale fisico impone una revisione degli store non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche digitale. L’esperienza del cliente viene semplificata e resa più consapevole: i chioschi digitali, implementati dal 28% dei top retailer, favoriscono l’approfondimento della conoscenza dei prodotti, mentre le soluzioni di digital signage (23%) attivano una comunicazione efficace con il cliente. Particolarmente rilevante è anche l’automatizzazione dell’esperienza, grazie a sistemi di self scanning (18%) da app o device dedicati. Un altro cantiere di innovazione riguarda il punto cassa: il 33% investe in soluzioni di mobile e contactless payment e il 9% in sistemi di self check-out per snellire la fase di pagamento. Infine, il 25% dei retailer dichiara di essere al lavoro sull’evoluzione del tradizionale significato della cassa: non è più solo un punto in cui termina l’esperienza d’acquisto, ma un luogo dove erogare servizi a valore aggiunto per il consumatore.

“Il digitale non rappresenta unicamente un mezzo per lavorare al miglioramento dell’esperienza del cliente e allo sviluppo di modelli di vendita omnicanale, ma svolge anche un compito primario in risposta all’attuale situazione economica. Cambia anche la modalità con cui i retailer fanno innovazione: si prediligono approcci lean, ovvero in grado di garantire la flessibilità necessaria per operare in condizioni di incertezza e adattarsi più rapidamente alle turbolenze del mercato” conclude Valentina Pontiggia.

“È interessante notare anche la rivoluzione dell’employee experience, che amplifica l’integrazione online-offline. Alcuni attori della filiera stanno infatti puntando sul ruolo del digitale per facilitare l’operatività del personale di front-end, altri stanno avviando programmi di formazione sui temi della trasformazione digitale per favorire l’acquisizione di nuove competenze in ottica omnicanale. Infine, c’è chi lavora sul piano dell’innovazione di significato progettando un’employee experience memorabile, che spinga il personale dei negozi a vivere esperienze ricche di valore nei momenti di interazione fisica e digitale con i clienti” aggiunge Emilio Bellini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail.

I trend di innovazione nel retail internazionale
I retailer cercano sempre più di contrastare le conseguenze economiche della crisi globale e proseguono nel percorso di innovazione, focalizzando l’attenzione su tre principali cantieri di lavoro.

Il primo si traduce nel testare le opportunità del metaverso, in relazione ai propri asset, processi e cluster di consumatori. Il metaverso rappresenta uno spazio virtuale che abilita nuove esperienze relazionali e transazionali per il Retail. Le principali sperimentazioni riguardano l’attivazione di un’interazione immersiva tra consumatori e prodotti-servizi offerti, la comunicazione all’esterno di valori aziendali o, ancora, la vendita di prodotti reali e virtuali.

Il secondo trend di innovazione riguarda la sperimentazione di nuove tecnologie di frontiera, sempre più centrali nella strategia di business: le soluzioni di intelligenza artificiale e di Internet of Things, ad esempio, vengono sempre più spesso utilizzate in modo combinato dai retailer per testare ed estendere formati di negozio completamente automatizzati.

Il terzo e ultimo cantiere si concretizza nell’implementazione di nuovi modelli di business fondati sulla progettazione di ecosistemi di servizio. In questo senso l’utilizzo di asset e canali già esistenti e l’attivazione di partnership con competitor, service provider o startup sono i fattori chiave alla base di queste nuove iniziative imprenditoriali, volte a offrire servizi innovativi B2c, come spazi reali e virtuali di consulenza o piattaforme di riparazione e resale, e B2b, quali ad esempio il lancio di marketplace o l’offerta di servizi di marketing e advertising.

Pagamenti digitali, le tendenze del ’23 secondo Adyen

L’evoluzione tecnologica sta rapidamente trasformando le modalità d’acquisto dei consumatori, portando con sé continue innovazioni nel mondo dei pagamenti e del commercio al dettaglio. Il confine fra fisico e digitale sta diventando sempre più sottile, trasformando la customer journey in un’esperienza integrata: i luoghi di vendita tradizionale si stanno evolvendo e il momento dell’acquisto si sta trasformando in una vera e propria “esperienza”.

Ma quali sono le tendenze che domineranno il mondo dei pagamenti nel prossimo anno? Verso quale direzione si muoveranno le piattaforme digitali? Adyen, la piattaforma tecnologica finanziaria scelta da molte tra le più importanti aziende a livello globale, preannuncia i trend che vedremo come principali protagonisti nel corso del prossimo anno.

Oltre i pagamenti: il potenziale delle piattaforme nell’offerta di servizi finanziari
Il 2023 si preannuncia come un anno importante per le piattaforme di pagamenti digitali. Già nel corso del 2022, attraverso l’introduzione di servizi finanziari integrati, molte piattaforme si sono evolute, convertendo centinaia di migliaia di PMI in clienti bancari. Secondo una ricerca globale condotta da Adyen e Boston Consulting Group, infatti, le PMI sono sempre più propense a usufruire dei servizi finanziari offerti da istituti non tradizionali: ammontano al 66% le PMI intervistate che pensano di poter beneficiare di un conto bancario offerto da una piattaforma finanziaria. Considerando che la potenziale opportunità di guadagno è pari a 110 miliardi di dollari negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito, il 2023 sarà un anno decisivo per le piattaforme che riusciranno a muoversi verso questa direzione.

Esperienze in-store: dispositivi mobili e self check-out
Le esperienze in-store costituiscono ancora un momento fondamentale per la maggior parte degli acquirenti, sia prima di effettuare un acquisto online che dopo aver trovato un articolo sul sito per poterlo vedere e toccare dal vivo. Come confermato anche dal Retail Report 2022 di Adyen, le due diverse modalità di acquisto sono ormai considerate come un unico canale unificato. Infatti, il 64% dei consumatori a livello internazionale continua a riconoscere l’importanza dei negozi fisici, nonostante spesso la vendita sia effettuata online presso lo stesso rivenditore.

Per quanto riguarda l’Italia, la percentuale di chi afferma di preferire gli acquisti in negozio scende al 47%. La ricerca evidenzia però come la tecnologia svolga un ruolo fondamentale per attrarre nuovamente la clientela all’interno dei punti vendita: il 63% degli italiani si dichiara infatti più propenso ad acquistare presso retailers che utilizzano la tecnologia per migliorare l’esperienza di acquisto offrendo servizi come, ad esempio, la diversificazione nell’offerta delle tipologie di pagamento. In particolare, lo studio evidenzia come gli shopper italiani richiedano servizi che puntano ad integrare la dimensione digitale con quella fisica: ad esempio il livello di fedeltà verso un brand aumenterebbe del 65% se si potessero recare in un negozio fisico per restituire gli articoli acquistati online.

Influenzati dal continuo sviluppo delle piattaforme, dalle innovazioni hardware e dalle esigenze dei clienti, i pagamenti all’interno dei punti vendita – sia per il settore Food and Beverage (F&B) che per il Retail – sono dunque in continua evoluzione con l’obiettivo di offrire esperienze di acquisto innovative ed integrate. I dispositivi di pagamento mobili, sempre più piccoli e rigorosamente portatili, rispondono perfettamente a questa necessità e nei prossimi anni il numero di questi smart device è destinato a crescere ancora. Di pari passo si stanno muovendo anche le soluzioni di self check-out attraverso casse automatiche e servizi di pagamento individuale in cui non è più necessario il supporto del personale dei retailer. Un esempio virtuoso di questo trend è rappresentato da brand come Uniqlo e Nespresso, che già da qualche tempo hanno adottando questo approccio con grande successo.

Nuovi metodi di pagamento
I processi di pagamento, come previsto già da qualche anno, fanno sempre più affidamento alla tecnologia offerta dalle super app e dai digital wallet. Fra i protagonisti di questo trend troviamo indubbiamente la generazione Z che, contraddicendo tutte le tradizionali norme bancarie, sta velocemente passando dallo status di “unbanked” a esperta di super app e portafogli digitali. Un perfetto esempio di questa evoluzione è dato dal Brasile, dove ormai l’adozione del metodo di pagamento PIX è tale da aver superato il volume delle carte di credito nel Paese. Anche nell’area EMEA, dove le alternative al sistema bancario tradizionale sono diffuse ormai da anni (per esempio, IDEAL, Swish, Twint), la crescita di questi nuovi metodi di pagamento rimane costante. Sempre secondo i dati del Retail Report, in Italia, il 55% dei consumatori sarebbe più propenso ad acquistare presso rivenditori che offrono metodi di pagamento QR code o mobile POS mobile.

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