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E-commerce, come sfruttare al meglio le potenzialità della Rete

Lo shopping è sempre più digitale e integrato tra mondo virtuale e reale. Ma quali sono gli aspetti ritenuti importanti dai clienti di tutto il mondo per vivere un’esperienza di acquisto positiva? Da una recente ricerca di Planet, provider di pagamenti e software integrati per hospitality e retail, emerge come gli italiani preferiscano il mobile, non solo come device preferito per fare ricerca (60%), ma anche per completare i propri acquisti (48%). Per il pagamento, la preferenza degli shopper italiani va ai metodi di pagamento digitale alternativi (71%), seguito da carte di credito o debito (60%). A differenza della media internazionale (13%), le prepagate restano ancora molto rilevanti per gli acquirenti tricolore (31%), più per i Baby Boomer (39%) che per la Gen Z (27%). Meno diffusi i wallet digitali come ApplePay e GooglePay (14%) e solo un italiano su dieci sceglie metodi di pagamento rateali come Klarna, mentre più del 20% non ritiene fondamentale la possibilità di acquistare con le criptovalute.

Se il reso è facile…
Per poco meno della metà degli online shopper italiani intervistati, la semplicità del procedimento di reso e di cambio è l’aspetto più importante per rendere l’esperienza di acquisto positiva, seguito dalla presenza del proprio metodo di pagamento preferito (39%), dalla visibilità dello stock (37%) e l’offerta di diverse possibilità di consegna, a casa o in negozio (35%).

La consegna
Più che la rapidità, è alla certezza della consegna a cui gli acquirenti italiani pensano quando acquistano tramite e-commerce. Per il 51% degli intervistati è molto importante la precisione della data di arrivo della merce, la cui possibilità di personalizzazione è rilevante per il 43%. Se non fondamentale, la velocità è comunque molto apprezzata: più di un italiano su tre non disdegna la consegna nella stessa giornata (36%) e il Click & Collect entro le 24 ore dall’ordine (31%), mentre solo per un italiano su quattro ha un peso quello entro le due ore.

Sicurezza e valute
Comprare in sicurezza è un dettaglio non sottovalutato: un sito non degno di fiducia può compromettere un acquisto (44%), così come il redirect verso altre pagine (32%), mentre l’autenticazione della propria banca è indice di sicurezza per un italiano su due. Quasi nove su dieci, infine, pagherebbero con la propria valuta se ne fosse offerta la possibilità: un aspetto, questo, considerato molto importante da più del 42% degli intervistati. Tra le ragioni, il fatto di conoscere l’esatto ammontare degli acquisti (37%), la possibilità di monitorare meglio le spese (36%) e di conoscere il prezzo esatto nella valuta locale (34%).

In negozio convince l’omnicanalità
Il pagamento è il primo aspetto a cui gli italiani pensano anche in negozio: per il 57%, infatti, è molto importante che il metodo preferito sia accettato. Nel punto vendita sono le carte di debito o credito a vincere (60%) rispetto ai metodi digitali alternativi (53%), seguito dalle prepagate (28%) e dai wallet digitali (16%). Per quasi la metà degli intervistati (44%), inoltre, è rilevante il fatto che lo staff possa controllare in tempo reale la disponibilità di un prodotto, mentre il 40% ritiene un dettaglio di valore la possibilità di consegna a casa se il prodotto è out-of-stock in negozio. Per uno su tre, infine, è molto importante la possibilità di fare self check-out o di ritirare il prodotto scelto in un altro store.

Come acquistano i clienti internazionali
Come per gli italiani, la facilità con cui effettuare il reso è un aspetto importante per una shopping experience online positiva anche per molti clienti europei, come danesi (56%), francesi (54%) e spagnoli (52%). Pagare con il proprio metodo preferito è invece il dettaglio più rilevante per gli e-shopper provenienti da USA (52%), Emirati Arabi (52%), Arabia Saudita (49%) e Cina (44%); per brasiliani (55%) e messicani (59%) è invece l’offerta di metodi di consegna alternativi, come l’home-delivery o il pick up in negozio. La possibilità di addebitare gli acquisti con la propria valuta locale è un aspetto imprescindibile per i clienti extraeuropei: se il dato medio dei clienti provenienti dall’Europa è intorno all’80%, per quelli fuori da questi confini si va ben oltre il 90%, in particolare tra gli acquirenti statunitensi (92%), emiratini (93%), arabi (94%), messicani (96%), brasiliani e cinesi (97%). Per più di un cliente a stelle e strisce su due (54%) è soprattutto per comprendere in modo chiaro i tassi di conversione, mentre la necessità di tenere sotto controllo facilmente le proprie spese è il motivo più indicato da brasiliani (52%) e singaporiani (43%); vedere i prezzi nella propria valuta locale, infine, è l’aspetto considerato dalla metà degli intervistati in Arabia, Emirati e Cina.

“Made in” e Tax-Free per conquistare i clienti esteri
Cosa rende lo shopping all’estero più appetibile rispetto a quello nel proprio paese di provenienza? Secondo la ricerca, il “Made in” è sempre un aspetto molto ricercato: a indicarlo come primo motivo sono quasi tutti gli shopper extraeuropei, soprattutto cinesi (62%), messicani (61%), brasiliani e statunitensi (57%). I prezzi più convenienti attirano di più i singaporiani (57%) e gli arabi (54%), mentre sono il secondo aspetto importante per gli emiratini (42%). Anche la possibilità di recuperare l’Iva attraverso il Tax-Free è un aspetto cruciale, in particolare per chi proviene da Cina (59%) e USA (49%). Un argomento, quest’ultimo, che nasconde un importante potenziale ma che a volte scoraggia gli shopper esteri per la poca chiarezza: tra gli aspetti più critici, la mancanza di istruzioni da parte del personale di negozio per circa il 40% di statunitensi e cinesi, mentre per il 38% degli arabi il ritardo nel rimborso. Anche la difficoltà di trovare uno sportello per il Tax-Free è sentita da un terzo dei clienti provenienti dagli Emirati Arabi Uniti, mentre per uno shopper da Singapore su quattro trova scomodo ricevere il rimborso in una valuta estera.

Boom dei pagamenti digitali, crescita prevista del 72% nei prossimi 4 anni

Secondo il recente studio “Digital Payment” di Statista, entro i prossimi quattro anni in Italia si assisterà a una crescita nei pagamenti digitali nel commercio online del 72%, superando un valore complessivo di 115 miliardi di euro rispetto ai 67 miliardi del 2022. Una trasformazione che sta coinvolgendo anche i pagamenti nei punti vendita fisici grazie alla spinta del mobile payment che fa registrare numeri minori ma un tasso di crescita esponenziale: sempre entro il prossimo quadriennio si assisterà a un incremento del 165% dei pagamenti da smartphone all’interno dei negozi fisici con un giro d’affari di quasi 60 miliardi di euro nel 2026 (rispetto ai 22 fatti registrare alla fine dello scorso anno).

All’interno di questo scenario, però, non mancano dati contrastanti: secondo il report “Space 2022” della BCE il contante rimane la forma di pagamento scelta dal 69% degli italiani (dato in calo del 13% dal 2019) ma è quella preferita solo dal 19% (-10% sempre sul 2019). Quasi 6 italiani su 10 (58%), infatti, hanno messo in cima ai metodi di pagamento preferiti quelli cashless ricalcando esattamente la media dell’Eurozona e mettendo il Belpaese davanti a nazioni come Spagna (53%), Germania (41%) e Austria (36%). Questi dati rappresentano un’importante conferma del modo in cui stanno evolvendo le abitudini dei consumatori sempre più propensi a utilizzare sistemi di pagamento innovativi e integrando a tutti gli effetti le novità del mercato come i sistemi “Buy Now Pay Later”, i conti digitali, le rateizzazioni, i finanziamenti e, in alcuni casi, anche le criptovalute che si stanno affiancando ai più tradizionali metodi di pagamento digitali come le carte e i bonifici.

“La strada è tracciata e non si può tornare più indietro, anche se questi numeri ci dicono che l’Italia su questa tematica può fare ancora molta strada. L’intero ecosistema dei pagamenti digitali e tutti i player coinvolti dovranno essere in grado di soddisfare e, se possibile, anticipare i bisogni dei consumatori sempre più propensi a pagare con modalità elettroniche, offrendo un servizio semplice, istantaneo e sicuro”, afferma Bruno Natoli, CEO di Mia-FinTech, startup fintech italiana nata dalla tecnologia cloud native di Mia-Platform che si pone l’obiettivo di accelerare la trasformazione digitale di banche, istituti finanziari, società fintech e altri attori dell’ecosistema financial services.

Aumentano i pagamenti tramite mobile nei punti vendita e aumentano le percentuali di acquisti giornalieri online. Sempre secondo il report “Space 2022” della BCE, di tutti i pagamenti giornalieri dell’Eurozona il 17% è stato effettuato online nel 2022, rispetto solo al 6% del 2019. In termini di valore, la quota dei pagamenti online nel 2022 è stata del 28% (+14% rispetto sempre al 2019), indicando che questa tipologia di pagamenti sono preferiti per importi più elevati. In Italia una transazione su due viene effettuata con la carta di credito, il 5% con il bonifico e ben il 27% (terza nazione in Europa solo dietro a Olanda e Germania) con metodi di pagamento online alternativi che includono conti digitali (come Paypal), sistemi “Buy Now Pay Later” e finanziamenti. Il restante 17%, infine, viene saldato con altre tipologie di pagamento che includono voucher, gift card e cryptovalute.

In questo contesto diventa fondamentale per le aziende che devono gestire dei pagamenti digitali avere dei sistemi online in grado di gestire le nuove e diverse tipologie di pagamento in un’unica soluzione componibile e ready to market per gestire al meglio il proprio business e capire in che modo si stanno orientando le preferenze dei consumatori. È proprio questa la soluzione ideata da Mia-FinTech con il Payment Integration Hub: una piattaforma che integra diverse modalità di pagamento consentendo ai propri clienti un semplice ingaggio dei provider di pagamento e funzioni avanzate come storni totali/parziali, payout, rimborsi e in grado di produrre analisi e insight approfonditi. “Grazie alla standardizzazione delle tecnologie API, il Payment Integration Hub di Mia-FinTech è in grado di offrire un’unica soluzione innovativa B2B2C componibile a seconda delle necessità di business per fornire una vera governance dei pagamenti digitali. Il valore distintivo di questa offerta risiede nella grande semplificazione nella configurazione dei metodi di pagamento, e nelle funzionalità di controllo e governo tramite un’unica console che integra tutte le modalità dei metodi di pagamento. In questa prima fase di lancio ci proponiamo a settori come retail, insurance e transportation”, spiega ancora Natoli.

Se la pandemia ha accelerato la propensione verso i pagamenti digitali, saranno i comportamenti e le abitudini d’acquisto dei consumatori a guidare l’innovazione costringendo i player del settore a riconsiderare e aggiornare i modelli operativi. Una delle prossime tendenze già in atto nei punti vendita si chiama “Tap to Pay” ovvero la possibilità di ricevere pagamenti digitali senza terminale POS dove l’operazione viene finalizzata con un tablet o uno smartphone. Come riporta la ricerca US Proximity Mobile Payments 2022, negli Stati Uniti lo scorso anno i volumi di pagamento “Tap to Pay” sono aumentati del 30% superando 4,1 miliardi di dollari. Le big tech a stelle e strisce come Google e Apple stanno cavalcando questo nuovo trend in grado di favorire l’adozione di pagamenti digitali anche per le piccole e medie imprese visto che i merchant possono ricevere pagamenti elettronici senza investire nell’acquisto o noleggio di un POS. “È a tutti gli effetti una rivoluzione silenziosa – afferma sempre Natoli. Nonostante le attuali condizioni economiche che possono limitare la crescita del mercato, è chiaro che in futuro ci aspettiamo un’adozione diffusa di queste soluzioni fintech: una rivoluzione che coinvolge il consumatore che diventa digitale, il tessuto imprenditoriale di piccoli esercenti e medie imprese italiane e, soprattutto, dei player fintech che devono andare oltre della mera logica delle commissioni per offrire un’esperienza d’acquisto diversa che sarà il vero valore aggiunto nel futuro”.

Digitalizzazione retailer, il 28% investe in soluzioni per recuperare efficienza

L’innovazione riveste un ruolo rilevante per lo sviluppo del retail in Italia e, nonostante le aspettative non rosee, l’investimento in digitale da parte dei principali attori del settore non ha subito nel 2022 una battuta d’arresto: il rapporto tra spesa in innovazione digitale e fatturato è stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla nona edizione.

“Negli ultimi anni il retail, soprattutto fisico, ha vissuto momenti di forte stress. Nel 2020 lo scoppio dell’emergenza Covid ha generato un violento spostamento dei consumi e degli investimenti da offline a online” dichiara Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail. “Nel 2022 lo scenario è totalmente cambiato: la crescita delle vendite al dettaglio complessive e la stabilità del tasso di incidenza dell’online sui consumi sono segnali inequivocabili di come gli italiani abbiano riscoperto il valore dell’esperienza fisica. Congiuntamente sono sorte nuove sfide per il retail. Il digitale può essere però uno strumento efficace su cui investire per contrastare le conseguenze economiche, derivanti dall’instabilità geopolitica, quali l’inflazione e l’aumento dei costi di energia e materie prime”.

Il retail in Italia
Nel 2022 il valore delle vendite al dettaglio di prodotto totali (online + offline) ha registrato in Italia una crescita del +4,7% rispetto all’anno precedente (era +4% nel 2021), mentre l’eCommerce continua il suo percorso di evoluzione, seppur in maniera più contenuta rispetto alla crescita straordinaria degli ultimi anni. Nel 2022 il valore degli acquisti online in Italia, nella sola componente di prodotto, raggiunge i 33,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita del +8% rispetto all’anno precedente (era +18% nel 2021). Il ritorno alla normalità e alla frequentazione dei negozi fisici da parte dei consumatori porta la penetrazione dell’online sul totale retail a rimanere stabile nel 2022 e pari all’11%. La variazione del numero di punti vendita rimane negativa, in continuità con il passato, ma il tasso di decrescita è il più basso registrato negli ultimi cinque anni: a fine 2021 in Italia si contano 581.521 esercizi commerciali di prodotto, con una contrazione del -0,6% rispetto al 2020 (il CAGR 2016-2020 è pari al -1,4%).

L’aumento dei costi, anche di gestione dei punti vendita, unitamente alle nuove abitudini e aspettative dei consumatori, quali ad esempio la possibilità di smart working o la ricerca di fluidità nell’utilizzo dei canali, condizionano l’evoluzione dell’infrastruttura commerciale italiana. La rete fisica sta infatti attraversando una fase di profonda ristrutturazione e i retailer stanno abbandonando le grandi superfici di vendita (comprese tra 1.500 e 5.000 mq): a fine 2021 questa tipologia di store si è ridotta del -12% rispetto a fine 2020 (il CAGR 2016-2020 è pari al -1%). Al tempo stesso i retailer si concentrano su formati di negozio caratterizzati da elevata capillarità sul territorio nazionale e un posizionamento nei punti strategici dei centri città. Questi nuovi store di prossimità sono dotati di soluzioni digitali in grado non solo di migliorare l’esperienza transazionale e relazionale del consumatore, ma anche di supportare l’online.

Infine, cresce l’attenzione verso l’offline anche da parte di operatori commerciali e tecnologici, tradizionalmente presenti solo online, che iniziano a riconoscere nel negozio fisico un ruolo da protagonista nel consolidamento del rapporto con i consumatori finali.

La maturità digitale dei retailer in Italia
Nel 2022 l’investimento in digitale nel retail non ha subito una battuta d’arresto: l’incidenza di questa spesa sul fatturato rimane infatti stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. Gli interventi messi in atto dai retailer italiani sono legati, in primis, all’ottimizzazione di alcune attività in negozio. Si investe in etichette smart, adottate e/o potenziate nel 2022 dal 18% dei top retailer italiani, per gestire in modo dinamico e in tempo reale le variazioni di prezzo e garantire la massima trasparenza al consumatore, e si lavora in parallelo all’efficientamento delle attività e dei processi lungo la supply chain.

Da un lato i retailer sfruttano il digitale per contrastare le difficoltà nell’approvvigionamento di beni e materie prime attraverso lo sviluppo e/o il potenziamento di sistemi di demand, inventory e distribution planning (28%), per effettuare previsioni più accurate della domanda e ottimizzare la gestione dei prodotti lungo la filiera. Dall’altro, puntano a contenere i costi delle operations e della logistica per cercare di recuperare marginalità: il 16% dei retailer adotta o consolida, infatti, i sistemi di incremento delle performance di magazzino e le soluzioni di tracciamento dei prodotti lungo la filiera.

La ripresa del canale fisico impone una revisione degli store non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche digitale. L’esperienza del cliente viene semplificata e resa più consapevole: i chioschi digitali, implementati dal 28% dei top retailer, favoriscono l’approfondimento della conoscenza dei prodotti, mentre le soluzioni di digital signage (23%) attivano una comunicazione efficace con il cliente. Particolarmente rilevante è anche l’automatizzazione dell’esperienza, grazie a sistemi di self scanning (18%) da app o device dedicati. Un altro cantiere di innovazione riguarda il punto cassa: il 33% investe in soluzioni di mobile e contactless payment e il 9% in sistemi di self check-out per snellire la fase di pagamento. Infine, il 25% dei retailer dichiara di essere al lavoro sull’evoluzione del tradizionale significato della cassa: non è più solo un punto in cui termina l’esperienza d’acquisto, ma un luogo dove erogare servizi a valore aggiunto per il consumatore.

“Il digitale non rappresenta unicamente un mezzo per lavorare al miglioramento dell’esperienza del cliente e allo sviluppo di modelli di vendita omnicanale, ma svolge anche un compito primario in risposta all’attuale situazione economica. Cambia anche la modalità con cui i retailer fanno innovazione: si prediligono approcci lean, ovvero in grado di garantire la flessibilità necessaria per operare in condizioni di incertezza e adattarsi più rapidamente alle turbolenze del mercato” conclude Valentina Pontiggia.

“È interessante notare anche la rivoluzione dell’employee experience, che amplifica l’integrazione online-offline. Alcuni attori della filiera stanno infatti puntando sul ruolo del digitale per facilitare l’operatività del personale di front-end, altri stanno avviando programmi di formazione sui temi della trasformazione digitale per favorire l’acquisizione di nuove competenze in ottica omnicanale. Infine, c’è chi lavora sul piano dell’innovazione di significato progettando un’employee experience memorabile, che spinga il personale dei negozi a vivere esperienze ricche di valore nei momenti di interazione fisica e digitale con i clienti” aggiunge Emilio Bellini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail.

I trend di innovazione nel retail internazionale
I retailer cercano sempre più di contrastare le conseguenze economiche della crisi globale e proseguono nel percorso di innovazione, focalizzando l’attenzione su tre principali cantieri di lavoro.

Il primo si traduce nel testare le opportunità del metaverso, in relazione ai propri asset, processi e cluster di consumatori. Il metaverso rappresenta uno spazio virtuale che abilita nuove esperienze relazionali e transazionali per il Retail. Le principali sperimentazioni riguardano l’attivazione di un’interazione immersiva tra consumatori e prodotti-servizi offerti, la comunicazione all’esterno di valori aziendali o, ancora, la vendita di prodotti reali e virtuali.

Il secondo trend di innovazione riguarda la sperimentazione di nuove tecnologie di frontiera, sempre più centrali nella strategia di business: le soluzioni di intelligenza artificiale e di Internet of Things, ad esempio, vengono sempre più spesso utilizzate in modo combinato dai retailer per testare ed estendere formati di negozio completamente automatizzati.

Il terzo e ultimo cantiere si concretizza nell’implementazione di nuovi modelli di business fondati sulla progettazione di ecosistemi di servizio. In questo senso l’utilizzo di asset e canali già esistenti e l’attivazione di partnership con competitor, service provider o startup sono i fattori chiave alla base di queste nuove iniziative imprenditoriali, volte a offrire servizi innovativi B2c, come spazi reali e virtuali di consulenza o piattaforme di riparazione e resale, e B2b, quali ad esempio il lancio di marketplace o l’offerta di servizi di marketing e advertising.

Pagamenti digitali, le tendenze del ’23 secondo Adyen

L’evoluzione tecnologica sta rapidamente trasformando le modalità d’acquisto dei consumatori, portando con sé continue innovazioni nel mondo dei pagamenti e del commercio al dettaglio. Il confine fra fisico e digitale sta diventando sempre più sottile, trasformando la customer journey in un’esperienza integrata: i luoghi di vendita tradizionale si stanno evolvendo e il momento dell’acquisto si sta trasformando in una vera e propria “esperienza”.

Ma quali sono le tendenze che domineranno il mondo dei pagamenti nel prossimo anno? Verso quale direzione si muoveranno le piattaforme digitali? Adyen, la piattaforma tecnologica finanziaria scelta da molte tra le più importanti aziende a livello globale, preannuncia i trend che vedremo come principali protagonisti nel corso del prossimo anno.

Oltre i pagamenti: il potenziale delle piattaforme nell’offerta di servizi finanziari
Il 2023 si preannuncia come un anno importante per le piattaforme di pagamenti digitali. Già nel corso del 2022, attraverso l’introduzione di servizi finanziari integrati, molte piattaforme si sono evolute, convertendo centinaia di migliaia di PMI in clienti bancari. Secondo una ricerca globale condotta da Adyen e Boston Consulting Group, infatti, le PMI sono sempre più propense a usufruire dei servizi finanziari offerti da istituti non tradizionali: ammontano al 66% le PMI intervistate che pensano di poter beneficiare di un conto bancario offerto da una piattaforma finanziaria. Considerando che la potenziale opportunità di guadagno è pari a 110 miliardi di dollari negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito, il 2023 sarà un anno decisivo per le piattaforme che riusciranno a muoversi verso questa direzione.

Esperienze in-store: dispositivi mobili e self check-out
Le esperienze in-store costituiscono ancora un momento fondamentale per la maggior parte degli acquirenti, sia prima di effettuare un acquisto online che dopo aver trovato un articolo sul sito per poterlo vedere e toccare dal vivo. Come confermato anche dal Retail Report 2022 di Adyen, le due diverse modalità di acquisto sono ormai considerate come un unico canale unificato. Infatti, il 64% dei consumatori a livello internazionale continua a riconoscere l’importanza dei negozi fisici, nonostante spesso la vendita sia effettuata online presso lo stesso rivenditore.

Per quanto riguarda l’Italia, la percentuale di chi afferma di preferire gli acquisti in negozio scende al 47%. La ricerca evidenzia però come la tecnologia svolga un ruolo fondamentale per attrarre nuovamente la clientela all’interno dei punti vendita: il 63% degli italiani si dichiara infatti più propenso ad acquistare presso retailers che utilizzano la tecnologia per migliorare l’esperienza di acquisto offrendo servizi come, ad esempio, la diversificazione nell’offerta delle tipologie di pagamento. In particolare, lo studio evidenzia come gli shopper italiani richiedano servizi che puntano ad integrare la dimensione digitale con quella fisica: ad esempio il livello di fedeltà verso un brand aumenterebbe del 65% se si potessero recare in un negozio fisico per restituire gli articoli acquistati online.

Influenzati dal continuo sviluppo delle piattaforme, dalle innovazioni hardware e dalle esigenze dei clienti, i pagamenti all’interno dei punti vendita – sia per il settore Food and Beverage (F&B) che per il Retail – sono dunque in continua evoluzione con l’obiettivo di offrire esperienze di acquisto innovative ed integrate. I dispositivi di pagamento mobili, sempre più piccoli e rigorosamente portatili, rispondono perfettamente a questa necessità e nei prossimi anni il numero di questi smart device è destinato a crescere ancora. Di pari passo si stanno muovendo anche le soluzioni di self check-out attraverso casse automatiche e servizi di pagamento individuale in cui non è più necessario il supporto del personale dei retailer. Un esempio virtuoso di questo trend è rappresentato da brand come Uniqlo e Nespresso, che già da qualche tempo hanno adottando questo approccio con grande successo.

Nuovi metodi di pagamento
I processi di pagamento, come previsto già da qualche anno, fanno sempre più affidamento alla tecnologia offerta dalle super app e dai digital wallet. Fra i protagonisti di questo trend troviamo indubbiamente la generazione Z che, contraddicendo tutte le tradizionali norme bancarie, sta velocemente passando dallo status di “unbanked” a esperta di super app e portafogli digitali. Un perfetto esempio di questa evoluzione è dato dal Brasile, dove ormai l’adozione del metodo di pagamento PIX è tale da aver superato il volume delle carte di credito nel Paese. Anche nell’area EMEA, dove le alternative al sistema bancario tradizionale sono diffuse ormai da anni (per esempio, IDEAL, Swish, Twint), la crescita di questi nuovi metodi di pagamento rimane costante. Sempre secondo i dati del Retail Report, in Italia, il 55% dei consumatori sarebbe più propenso ad acquistare presso rivenditori che offrono metodi di pagamento QR code o mobile POS mobile.

Pagamenti digitali, a tagliare le commissioni ci pensa kevin.

Le alternative al contante hanno tanti pregi, ma dal punto di vista del venditore hanno anche un non trascurabile difetto: le commissioni, cioè il costo sulla singola transazione. Un possibile rimedio arriva ora dalla Lituania ad opera di kevin., azienda fondata da Pavel Sokolovas e Tadas Tamosiunas, due esperti nel settore dei pagamenti digitali, che di recente hanno concluso un round di finanziamento da 65 milioni di euro, dopo i primi 10 milioni raccolti a dicembre 2021.

L’idea è semplice da spiegare: kevin. si prefigge di sostituirsi alla catena di intermediari che stanno dietro a un pagamento digitale o con carta di credito. “Grazie alla nostra tecnologia – dice Filippo Bergamin, Country Manager di kevin. in Italia – il pagamento avviene con una modalità A2A, account to account, cioè dal conto bancario dell’acquirente a quello del beneficiario mediante bonifico”. La commissione per il venditore scende così a massimo 5 centesimi di euro sulle transazioni online, a prescindere dal loro importo, mentre il risparmio sui costi potrebbe arrivare al 50% nel caso delle transazioni tramite Pos.

Per l’acquirente non cambia nulla sotto il profilo della user experience e soprattutto in termini economici: “Ormai meno del 10% degli istituti bancari europei prevede un costo per i bonifici online” sostiene Bergamin. Va evidenziato, però, che kevin. è una tech company e non fornisce credito. La sua soluzione non è perciò comparabile con una classica carta di credito: affinché il pagamento vada a buon fine, è necessario che l’acquirente abbia la corrispondente disponibilità sul conto. Inoltre, il bonifico non è istantaneo – perché di solito questa tipologia di operazione non è gratuita – ma diventa da subito non revocabile. 

La società lituana dichiara di potersi interfacciare con il 95% del sistema bancario europeo e intende investire anche sul “fisico”, raggiungendo accordi con i produttori di Pos: “Prevediamo una diffusione e una crescita rapida della nostra offerta – afferma Bergamin – puntando ad una copertura europea dei terminali di pagamento dell’85% entro la fine del 2023”.

L’infrastruttura di kevin. è stata già adottata da Decathlon per le vendite online nei mercati baltici e sono in corso trattative per estenderne l’applicazione anche agli acquisti fatti in negozio. “La prima transazione è stata effettuata in Lituania in un negozio di sushi – afferma Bergamin – e tra i nostri clienti, sempre in quel mercato, abbiamo anche dei supermercati”. In pratica, kevin. non si rivolge direttamente ai consumatori, bensì propone ai merchant e agli istituti bancari di integrare la sua tecnologia nelle loro app, in modo da poter fornire alla loro clientela la possibilità di pagare beni o servizi con la formula A2A. Ma perché un utente finale dovrebbe preferire questa opzione? “Nel caso di un’insegna della Gdo – replica Bergamin – si potrebbe pensare a una forma di cashback, riversando sul cliente parte del risparmio ottenuto sui costi di transazione”.

SumUp, partnership con GDO e catene di Consumer Electronics

Dall’inizio del 2021, SumUp ha ampliato le partnership alle catene di Consumer Electronics come MediaWorld, Unieuro, Euronics, Expert e Trony, a retailer della grande distribuzione organizzata quali Esselunga e Carrefour e del settore Books & Office come Mondadori, Feltrinelli e Franco Cosimo Panini. L’obiettivo è innovare i pagamenti digitali attraverso un sistema di distribuzione capillare promuovendo l’esperienza dello One Stop Shopping, soprattutto per piccoli commercianti e artigiani, per far sì che l’acquisto di un POS sia semplice come quello di uno smartphone.

Facilitare per commercianti e artigiani la possibilità di proporre ai propri clienti il pagamento con carta, promuovendo l’esperienza “One Stop Shopping”: è con questo intento che SumUp, leader nel settore dei pagamenti digitali e soluzioni innovative cashless, sta rafforzando in Italia la collaborazione con le più importanti catene di Consumer Electronics e sta lavorando per espandersi anche nel settore della GDO, per essere sempre più presente nei supermercati italiani.

“La logica ‘One Stop Shopping’ consente, infatti, a chi ha un piccolo business – come micro imprenditori, rivenditori, hobbisti o artigiani – di centralizzare la ricerca e l’acquisto di soluzioni innovative utili a sviluppare la propria attività, facendo riferimento ad un unico luogo. In questo modo, semplificano la vita lavorativa e risparmiano tempo prezioso”, spiega Umberto Zola, Country Growth Lead Italia di SumUp. I piccoli commercianti possono, così, dotarsi rapidamente di un terminale di pagamento elettronico (POS), nello stesso negozio in cui, ad esempio, acquistano lo smartphone per usare un numero aziendale o la carta per la stampante, senza doversi recare in un centro specializzato o in una filiale bancaria, iniziando ad accettare i pagamenti elettronici il giorno stesso, senza vincoli e costi nascosti o necessità di stipulare contratti, potendo implementare anche i pagamenti a distanza.

“Come SumUp stiamo valorizzando le partnership con le catene di Consumer Electronics e GDO perché vogliamo innovare i pagamenti digitali attraverso un sistema di distribuzione capillare non solo online, ma anche a livello territoriale, per rendere l’acquisto di un POS semplice come quello di uno smartphone. Per questo – aggiunge Gianluca Cotroneo, Business Development Manager Retail di SumUp – abbiamo portato il POS fuori dalle filiali e fatto sì che sia reperibile ovunque, anche nei piccoli paesi, grazie ad una rete diffusa: dalle grandi catene di elettronica di consumo fino alle edicole e alle cartolerie”. In particolare, da inizio 2021 SumUp ha ampliato le partnership con le catene di Consumer Electronics (sia retailer fisici che online), raggiungendo in sei mesi una copertura di questo canale quasi del 100%. Alla collaborazione con MediaWorld, partner di SumUp già da due anni, nel 2021 si sono aggiunte quelle con Unieuro, Euronics, Trony e alcuni tra i partner principali dell’insegna Expert. Negli ultimi mesi si sono, inoltre, concretizzate unioni di primissimo livello con retailer della grande distribuzione organizzata come Esselunga e Carrefour e del settore Books & Office come Mondadori, Feltrinelli e oltre alla rete di cartolerie e cartolibrerie servite da Franco Cosimo Panini. La sinergia con questi rinomati marchi ribadisce l’affermazione della tecnologia di SumUp e l’intenzione di democratizzare sempre di più l’accesso ai pagamenti digitali: entro la fine dell’anno, puntiamo infatti a quintuplicare la nostra presenza negli store italiani”, conclude Cotroneo.

Scontrino Smart Epson, è digitale ma vale come il cartaceo

Epson, primo produttore in Europa di stampanti per scontrini, è anche il primo brand in Italia a fornire, tramite il Registratore Telematico, lo scontrino digitale del tutto parificato a quello cartaceo: si chiama Scontrino Smart. Tale opzione, a partire da oggi, 15 settembre 2021, sarà a disposizione degli esercenti che sceglieranno di implementarla e dei clienti, una volta attivata nei punti vendita, con il conseguente vantaggio che non ci sarà più alcuna necessità di avere e conservare anche la sua versione cartacea, come richiesto sino ad ora.

Scontrino Smart targato Epson
Da sempre driver di innovazione nel mondo retail, Epson era già stata la prima azienda a presentare le soluzioni mPOS Epson Intelligent, stampanti progettate per consentire al personale di concludere la vendita in qualsiasi punto del negozio utilizzando sistemi portatili o basati su tablet, perfettamente integrati con l’infrastruttura tecnologica. Tutto il mondo retail e hospitality si sta orientando verso una sempre più marcata digitalizzazione ed ecco perché oggi Epson, ancora una volta, ha deciso di essere pioniera dell’innovazione, mettendo a disposizione di esercenti e consumatori questa rivoluzionaria novità. Tutti i registratori telematici Epson appartenenti alla categoria “I” (RT con nuovo sigillo), potranno fornire lo Scontrino Smart con un semplice aggiornamento del firmware. A differenza della maggior parte degli esistenti scontrini digitali, lo Scontrino Smart Epson, emesso dai Registratori Telematici, sarà equiparato agli scontrini di carta. Lo Scontrino Smart potrà quindi essere regolarmente utilizzato, ad esempio, per richiedere le detrazioni/deduzioni fiscali, per far valere i diritti di garanzia su prodotti e servizi, per registrare note spese, e in tutti i casi in cui è richiesto lo scontrino come prova di acquisto. Ovviamente, il Registratore Telematico Epson predisposto per l’emissione dello Scontrino Smart potrà emettere solo lo scontrino digitale o solo quello cartaceo (oppure entrambi), senza alcun costo aggiuntivo o necessità di ulteriori operazioni.

«Siamo molto orgogliosi di annunciare questa grande novità» afferma Camillo Radaelli, Head of Sales Business Systems di Epson Italia. «Per tutti gli esercenti e per i loro clienti lo Scontrino Smart Epson rappresenta una vera e propria rivoluzione perché facilita le operazioni e consente un altro importante passo verso la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale, eliminando la necessità di stampare e conservare la copia degli scontrini affinché questi mantengano il loro valore. Il nostro obiettivo è quello di garantire e accompagnare la transizione verso il digitale, non più rinviabile, e siamo felici di essere i primi a muoverci in questa direzione».

Registratore Telematico Epson: un vantaggio per esercenti e clienti
Grazie al Registratore Telematico fornito da Epson che già oggi, in base a quanto richiesto dalla normativa fiscale, registra i dati e li trasmette direttamente all’Agenzia delle Entrate, il consumatore riceverà Scontrino Smart nel formato PDF firmato digitalmente via mail, così da poterlo archiviare e averlo sempre a disposizione quando occorre. L’esercente, d’altra parte, potrà godere di numerosi benefici dall’utilizzo del Registratore Telematico integrato con l’opzione Scontrino Smart Epson: ad esempio, stamperà meno, risparmiando energia e ovviamente carta, e dunque avrà costi di gestione minori rispetto a oggi. Con il Registratore Telematico e la nuova funzione Scontrino Smart, l’esercente potrà offrire un nuovo servizio alla propria clientela allineandosi anche in questo modo a quell’integrazione fra fisico e digitale che già oggi si sta affermando nei punti vendita e che sarà sempre più presente nel futuro. Inoltre, Scontrino Smart apporta notevoli vantaggi anche in termini di sostenibilità ambientale. Rendendo superflua la stampa dello scontrino cartaceo, il nuovo Scontrino Smart fornito dai Registratori Telematici Epson permette di evitare l’uso della carta chimica, impiegata oggi per gli scontrini fisici, una carta che contiene il bisfenolo, una sostanza plastica e inquinante che non è riciclabile e va quindi smaltita nei rifiuti indifferenziati. Un bel risparmio per l’ambiente se si considera che in Italia sono attivi quasi 1,6 milioni di Registratori Telematici con una relativa produzione di milioni di scontrini di carta chimica. Ma i vantaggi per gli esercenti si registrano anche sulla sostenibilità economica: i rotoli di carta chimica costano attorno ai 2 euro e il risparmio può essere significativo se si considera che un bar di una città può consumare in media anche un rotolo al giorno.

Tra i primi ad attivare lo Scontrino Smart, la cassa cloud Scloby
La collaborazione tra Epson e Scloby, il punto cassa cloud parte del Gruppo Zucchetti, ha l’obiettivo di sviluppare una soluzione completa per la creazione di un punto cassa innovativo. Scloby è tra le prime aziende a integrare lo Scontrino Smart di Epson nella propria soluzione cloud, rendendolo operativo presso un primo locale pilota: il multiconcept store milanese Recreo bar Sartoria. I clienti del locale potranno così ricevere lo scontrino dell’aperitivo o dei capi di abbigliamento artigianale, già totalmente in digitale, se lo desiderano.

Il Capodanno cinese diventa digitale con la MyGiftCard Hong Bao

Si chiama 紅包 hóngbāo, o “pacchetto rosso” ed è il simbolo di una tradizione molto sentita in Cina e inAsia sudorientale: regalare una busta rossa per occasioni speciali, come viaggi, matrimoni o il celebre Capodanno cinese.
Grazie alla MyGiftCard Hong Bao, sviluppata da Epipoli, gruppo Fintech italiano leader nelle carteprepagate, nei sistemi di engagement e di couponing, questa tradizione resta viva in occasione del Capodanno Cinese, anche in un contesto attuale che limita gli spostamenti e i contatti con i propri cari.
La MyGiftCard Hong Bao è la prima busta rossa digitale: una volta attivata, infatti, può essere convertita nelle migliori Gift Card cinesi grazie ad un’apposita piattaforma.
MyGiftCard Hong Bao è disponibile nel taglio da 88 euro, un valore non casuale perché il numero 8 (八 bā) è ritenuto il più fortunato nella cultura cinese, portatore di ricchezza e prosperità. La carta è distribuita nei punti vendita fisici e sulle piattaforme della rete di distribuzione Epipoli all’interno dei quali rientra anche AliExpress, uno degli e-commerce di riferimento per il target del prodotto.
Gaetano Giannetto, Fondatore e Presidente di Epipoli, commenta: “Con MyGiftCard Hong Bao abbiamo voluto ascoltare e soddisfare le necessità della comunità cinese, una delle più numerose e stabili in Italia. Pur pienamente integrata e attiva, si tratta di una comunità ancora legata al proprio Paese e alle proprie tradizioni, inviando in patria un terzo dei propri risparmi. La nuova Gift Card di Epipoli soddisfa le loro esigenze in un momento storico in cui la digitalizzazione assume la massima importanza, preservando tradizioni, legami, linguaggi. Con questo progetto, inoltre, riconfermiamo il nostro ruolo di ponte tra mondo fisico e digitale, in grado di soddisfare le esigenze di un bacino di utenza sempre più variegato.”

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