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Oltre il gelato, arrivano i biscotti, le creme spalmabili e le confetture Grom

Non solo gelato, anzi altro, oltre il gelato: Grom dopo oltre 15 anni di esperienza, ricerca e successi nel mondo del gelato, lancia la linea “Come il gelato, oltre il gelato” di confetture e marmellate, biscotti e creme spalmabili. Nati dalle stesse materie prime utilizzate per i suoi iconici gusti. E con le stesse caratteristiche: creati con ingredienti selezionati e lavorati con rispetto, adatti anche ai consumatori intolleranti al glutine, con “etichette pulite” per trasmettere uno dei valori chiave del brand: la trasparenza.

La linea biscotti per il gelato, ad esempio, è senza aromi, coloranti o emulsionanti e adatta anche ai consumatori intolleranti al glutine.

Tutti i gelati di Grom sono infatti senza glutine: AIC verifica le materie prime e i processi produttivi e ha condiviso specifiche procedure per la somministrazione del gelato. L’azienda già dal 2013, infatti, si è impegnata a eliminare il 100% del glutine dalle gelaterie, selezionando materie prime gluten free e realizzando un’unica linea di prodotti puri, veri, buoni, adatti anche ai consumatori celiaci

“Nel 2017 ci eravamo prefissati un nuovo traguardo da raggiungere, sempre legato alla passione per il gusto puro delle materie prime che utilizziamo per i nostri gelati – affermano orgogliosi Guido Martinetti e Federico Grom, co-fondatori e amministratori delegati di Grom –. Abbiamo così voluto offrire queste stesse materie prime anche in altre forme: confetture e marmellate, biscotti e creme spalmabili. Siamo quindi lieti di dare oggi il benvenuto alla nuova linea di prodotti che ha rappresentato per noi, esperti del gelato, una grande sfida. L’idea è nata dalla passione per le materie prime, la stessa che ci ha portato a fondare un’azienda agricola, Mura Mura, in cui fare ricerca sugli ingredienti e imparare linguaggi e tecniche agricole per confrontarci con i fornitori con cui collaboriamo.”

Tutti i prodotti della nuova linea sono disponibili nei punti vendita Grom 500 punti vendita, compresa la Gdo.

Le confetture e le marmellate di Grom vengono prodotte solo con frutta e zucchero di canna bianco. Unica eccezione la marmellata di limone, che contiene frutta al 60%, una percentuale alta, individuata con attenzione perché la naturale acidità del limone risulti amabile ed equilibrata.

La linea delle confetture e marmellate di Grom presenta sei referenze:  ciliegia, lampone, albicocca, pesca, fragola e limone.

La linea biscotti di Grom consiste in biscotti per il gelato, senza aromi, coloranti o emulsionanti e adatti anche ai consumatori intolleranti al glutine.  Tutti i biscotti sono realizzati con uova di gallina allevate a terra e una miscela speciale di farina di mais con chicchi macinati a pietra da Mulino Marello. I biscotti di Grom sono disponibili in 4 varianti: Meliga che in piemontese vuol dire “mais”, l’ingrediente principale di questi biscotti, al pistacchio, con un nota salata che completa ed esalta il gusto del pistacchio, alla nocciola, per un richiamo alle tradizioni della pasticceria piemontese e al cioccolato, dal sapore vellutato, avvolgente e persistente.

Le creme spalmabili di Grom arrivano direttamente dall’esperienza acquisita in 15 anni nel mondo della gelateria e hanno un’elevata percentuale dell’ingrediente principale che conferisce gusto puro e struttura senza l’aggiunta di lecitina. Quattro le referenze: Crema al Pistacchio, realizzata con il 33% di pasta di pistacchio; Crema al cioccolato con cioccolato fondente Venezuela, caramello e sale di Maldon; Crema al cioccolato con fave di cacao: con il 23% di cacao, 4% di cioccolato fondente e 3% di granella di fave di cacao e Crema al cioccolato gianduia con il 40% di pasta di nocciole, 10% di olio di nocciola e 3% di granella di nocciola caramellata.

Che aspetto ha un prodotto innovativo cinese? Ce lo dice Nestlé

In che direzione va l’innovazione di prodotto in Cina? Una risposta possibile, che può valere milioni di dollari, viene da Nestlé che ha lanciato il primo prodotto sviluppato dal suo nuovo team di incubatori in Cina. Xingshan è un nuovo marchio di bevande a base di erbe pronte da bere e zuppe realizzate con ingredienti tradizionali cinesi. Il target è costituito, nei piani della multinazinale svizzera, da professionisti urbani superimpegnati.

La gamma comprende tre bevande e tre zuppe, tutte a base di erbe note anche nella medicina tradizionale cinese. Gli ingredienti chiave sono la rosa, il melograno, la tremella (un fungo noto anche come fungo della neve o fungo dell’orecchio argento) e il fungo.

Il lancio mostra come Nestlé stia sfruttando nuove piattaforme di innovazione e incubatori interni per accelerare lo sviluppo di prodotti che soddisfino i gusti dei consumatori in rapida evoluzione. Xingshan è passato dall’iniziativa al lancio in soli otto mesi, e sarà venduto per la prima volta su piattaforme di e-commerce.

Xingshan è stato sviluppato congiuntamente dal nuovo team di incubatori Nestlé China e dal marchio Nestlé Totole. I prodotti si basano su molti anni di ricerca di Nestlé R & D in Cina.

Si ispirano ai benefici della medicina e della cucina cinese, che riprendono selezionando accuratamente gli ingredienti tradizionali e massimizzando il loro valore nutrizionale tramite la tecnologia moderna.

Cosa mangeremo nel 2019? Kroger anticipa le tendenze alimentari dell’anno che verrà

A due mesi dalla fine del 2018 Kroger, seconda insegna statunitense, anticipa tutti pubblicando le cinque principali tendenze alimentari che impronteranno il 2019 sugli scaffali della Gdo. L’analisi è stata curata dal suo team di sviluppatori di nuovi prodotti, chef e innovatori di Our Brands, la selezione di prodotti del distributore che comprende 10mila referenze, è ha un fil rouge: gli stili di consumo flessibili.

Ecco le 5 principali tendenze per il 2019 individuate da Kroger, e la nostra “localizzazione” italiana.

1. Sapori regionali
Gli alimenti influenzati dalle aree di tutto il Paese stanno aggiungono sapore e divertimento a qualsiasi pasto. Dalle salse per il barbecue alle patatine con un tocco in più. Il patrimonio culinario dell’America è tanto vario quanto delizioso. I consumatori vedranno un numero crescente di prodotti influenzati da gusti locali, regionali e globali. Se consideriamo che l’Italia ha probabilmente il patrimonio enogastronomico più vario al mondo, possiamo immaginare che una tendenza giù presente nel nostro Paese, quella dei prodotti regionali, sarà ulteriormente sviluppata, con l’aggiunta di suggestioni etniche. La nostra scommessa? I sapori dell’Abruzzo, un’area un po’ dimenticata che sta passando sotto la luce dei riflettori, anche all’estero.

2. Alimenti a base vegetale
I consumatori stanno scoprendo che oggi è più facile che mai incorporare più alimenti “vegetariani” nelle loro diete quotidiane. Che scelgano di evitare carne o prodotti lattiero-caseari per un pasto alla settimana (come il Meatless Monday, il lunedì senza carne lanciato anche da noi, o il venerdì “flexitariano”), oppure ogni giorno della settimana, ci sono a disposizione molte più opzioni a base vegetale. L’anno scorso, il 31% dei consumatori ha partecipato a giornate vegetariane una volta alla settimana e l’11% di tutti i prodotti alimentari e bevande lanciati sui mercati internazionali siano stati vegetariani, il 5% vegani, percentuale triplicata negli ultimi cinque anni secondo Mintel. In Italia i vegetariani sono l’8% della popolazione.

3. Stili culinari
Più consumatori acquistano prodotti salutistici e si iscrivono a diverse diete o stili alimentari, dal vegetariano al flexitariano, dalla dieta chetogenetica (ricca di grassi e povera di carboidrati) alla paleodieta (che si rifà a una supposta alimentazione pre-agricoltura). Uno studio recente riporta che il 15% della popolazione statunitense si identifica come vegetariano o vegano (in Italia siamo intorno al 10-12%).

4. Cibi che favoriscono la flora intestinale
Studi scientifici dimostrano che un intestino sano è fondamentale per il benessere generale e, più che mai, i consumatori sono alla ricerca di alimenti che sostengano la cura di sé e favoriscano lo sviluppo di un sistema immunitario sano. I consumatori troveranno sempre più prodotti ricchi di probiotici, i cosiddetti “batteri buoni”, e gusto. Ma anche prodotti fermentati, yogurt, Kombucha, aceti.

5. Basso contenuto di zucchero e dolcificanti naturali
Molti consumatori sono motivati ​​a ridurre o eliminare lo zucchero e / o consumare dolcificanti naturali alternativi come il miele e l’agave. Infatti, il 47% dei consumatori dichiara di lavorare per ridurre al minimo l’assunzione di zuccheri. Sono in aumento le nuove soluzioni e gli alimenti sugli scaffali dei supermercati che aiutano i consumatori a trovare prodotti ricchi di nutrimento e sapore senza ricorrere allo zucchero. Miele, sciroppo d’agave o d’acero, zucchero di cocco sarano sempre più richiesti.

È di questi giorni la notizia della lettera mandata alla ministra della Salute per chiedere di introdurre una tassa sullo zucchero per le bevande zuccherate, già presente in altri Paesi (Uk, Finlandia, Messico) da il Fatto Alimentare e sei società scientifiche.

Tra estetica e wellness, aumenta la spesa per il “bellessere”

No, questa volta non si tratta del solito calco dall’inglese: il bellessere è un neologismo italianissimo, inventato dallo psicologo del lavoro Enzo Spaltro, che esprime l’idea che la bellezza deve essere intesa come speranza di un benessere futuro. Un po’ come dire, la speranza è l’ultima a morire. Ma il termine, trasversale al non food, sta anche a designare quei prodotti che si trovano all’incrocio tra salute, estetica e forma fisica. E che stanno vivendo un vero e proprio boom. Un’ampia gamma di referenze che va dagli integratori alle attrezzature per lo sport, dai cosmetici ai dispositivi wearable che incidono sempre di più sul budget delle famiglie italiane. A fotografare il boom del “bellessere” è l’edizione 2018 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy.
Il dominatore comune di questi prodotti è la promessa di far stare bene, perché migliorano l’estetica o il look, combattono lo stress mentale e permettono di tenersi in forma. Un paniere che l’edizione 2018 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy ha identificato e misurato, tramite l’analisi dell’andamento di 13 comparti del settore dei beni non alimentari.

 

Con un giro d’affari da 6 miliardi il bellessere trascina il non food

Ed è proprio all’aumento della spesa delle famiglie italiane per l’acquisto dei prodotti destinati alla cura di sé che si deve, in gran parte, la ripresa registrata dai consumi extra-alimentari rilevati dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, che hanno chiuso il 2017 con un +0,5% annuo e con a 103,7 milioni di euro di giro d’affari.

L’attenzione al benessere ha guidato un buon percorso di espansione a diversi settori, a partire da quello degli articoli per lo sport, che è stato nel 2017 il secondo mercato non-food in termini di trend di crescita dopo l’edutainment (+3,7%). Complessivamente l’anno scorso gli italiani hanno speso quasi 6 miliardi di euro, di cui quasi 2 miliardi destinati all’acquisto di attrezzature sportive, tra attrezzi per il corpo e misuratori di potenza per l’attività fisica svolta. Un giro d’affari cresciuto in un anno del 2,5% ma che, nel medio- lungo periodo, mostra un solido +6,1%, e che vede affermarsi l’e-commerce (+14,3%) e le grandi superfici specializzate (+8,9%) come canali d’acquisto preferiti dagli italiani.

Il desiderio di stare bene (a livello sia fisico sia mentale) e la maggiore attenzione alla prevenzione sono stati driver importanti per la crescita e la “democratizzazione” degli acquisti di attrezzi sportivi, favorite dalle insegne low cost e dalle offerte reperibili sul web. Al successo delle attrezzature sportive si collega anche l’aumento della spesa degli italiani per comprare dispositivi indossabili, i cosiddetti wearable.

I valori legati alla cura di sé, al benessere e alla forma hanno spinto anche le vendite dei prodotti di automedicazione (farmaci acquistabili senza prescrizione medica e integratori notificati dal Servizio sanitario nazionale) e dei prodotti di profumeria, che sono stati tra i best performer del 2017. In entrambi questi mercati si assiste alla competizione tra diversi canali di vendita specializzati, che ha visto drugstore, farmacie e profumerie tra i più dinamici degli ultimi anni. L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy ha rilevato che nel 2017 i prodotti di automedicazione hanno raggiunto i 6,3 miliardi di euro di vendite (+2,4% annuo), di cui oltre 4 miliardi generati da prodotti notificati a connotazione farmaceutica (come integratori, prodotti erboristici e omeopatici), che in un anno sono aumentati del 7% a valore e che rappresentano sempre più un competitor importante per i farmaci da banco.

Quanto ai prodotti di profumeria, hanno registrato un giro d’affari di 5,7 miliardi di euro (+3,1%) consolidando un trend positivo che prosegue da cinque anni (+7,9%) e che mostra prospettive positive anche per il futuro. L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy ha evidenziato anche la spinta di nuovi canali di vendita, sollecitati dall’interesse degli italiani a trovare un buon equilibrio tra le proprie disponibilità economiche e il desiderio di “coltivare” il proprio benessere.

La special edition di birra Menabrea è un inno al tartufo

Per celebrare la partnership ufficiale dell’ottantottesima edizione della Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, in programma dal 6 ottobre al 25 novembre, Birra Menabrea, il più antico birrificio italiano attivo, ha creato una special edition della storica Premium Lager vestendola per l’occasione con il tema “Tra terra e Luna”, che guida questa edizione della Fiera. La special edition sarà distribuita negli abituali punti vendita della zona.
Birra Menabrea inoltre è protagonista di alcuni momenti istituzionali ad Alba con le sue diverse linee, dalla Pils “Arte in lattina”, alla Top Restaurant. Quest’ultima sarà tra i protagonista della Ultimate Truffle Dinners a sostegno del progetto Breathe the Truffle, per la salvaguardia dell’ambiente naturale del tartufo bianco d’Alba.
L’11 novembre è prevista inoltre una degustazione “Quando la birra incontra il formaggio: degustazione di birre Menabrea in abbinamento ai formaggi e presentazione dello Sbirro, il formaggio alla birra Menabrea”.

Birra Menabrea da 172 anni raccoglie premi internazionali. Grazie alla qualità delle acque biellesi, alla scelta del luppolo, del ceppo di lieviti, del malto e all’abilità del mastro birraio e di tutti quelli che si occupano del processo, dalla “cotta” all’imbottigliamento.

Allarme Greenpeace, oltre a pesce e acqua le microplastiche inquinano il sale da cucina

L’inquinamento dei mari arriva sulle nostre tavole: lo rivela Greenpeace che ha analizzato 39 campioni di sale da cucina riscontrando che 36 di questi, provenienti da diverse nazioni inclusa l’Italia, contenevano frammenti di plastica inferiori ai 5 millimetri, meglio noti come microplastiche. La ricerca scientifica, pubblicata sulla rivista internazionale Environmental Science & Technology, è nata dalla collaborazione tra Greenpeace e l’Università di Incheon in Corea del Sud. Dall’indagine, che ha preso in esame campioni di sale marino, di miniera e di lago, risulta che 36 campioni erano contaminati da microplastica costituita da Polietilene, Polipropilene e Polietilene Tereftalato (PET), ovvero le tipologie di plastica più comunemente utilizzate per produrre imballaggi usa e getta.

“Numerosi studi hanno già dimostrato la presenza di plastica in pesci e frutti di mare, acqua di rubinetto e adesso anche nel sale da cucina. Questa ricerca conferma la gravità dell’inquinamento da plastica e come per noi sia ormai impossibile sfuggire a tale contaminazione – ha detto Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia -. È necessario fermare l’inquinamento alla radice ed è fondamentale che le grandi aziende facciano la loro parte riducendo drasticamente l’impiego della plastica usa e getta per confezionare i loro prodotti”.

Questa ricerca, la prima condotta su vasta scala e tale da permettere un’analisi comparata della presenza di microplastiche in campioni di sale da cucina provenienti da numerose aree geografiche, ha consentito anche di correlare i livelli di inquinamento riscontrati nel sale con l’immissione e il rilascio di plastica nell’ambiente. Infatti, di tutti i campioni analizzati quelli provenienti dall’Asia hanno registrato i livelli medi di contaminazione più elevati con picchi fino a 13 mila microplastiche in un campione proveniente dall’Indonesia che, secondo studi recenti, è seconda per l’apporto globale di plastica nei mari.

I tre campioni di sale provenienti dall’Italia, due di tipo marino e uno di miniera, sono risultati contaminati dalle microplastiche con un numero di particelle compreso tra 4 e 30 unità per chilogrammo. In generale nei campioni di sale marino è stata osservata una maggiore presenza di microplastiche (compresi tra 0 e 1674 microplastiche per chilo, escludendo il campione indonesiano), seguiti dai campioni provenienti da laghi salati (compresi tra 28 e 462 microplastiche per chilo) e dalle miniere (compresi tra 0 e 148 microplastiche per chilo).

In base ai risultati della ricerca e, considerando l’assunzione media giornaliera di 10 grammi, un adulto potrebbe ingerire, solo attraverso il consumo di sale da cucina, circa 2 mila pezzi di microplastiche all’anno considerando la concentrazione media di microplastiche in tutti i sali analizzati e fino a 110 sulla base del dato italiano peggiore.

“I risultati suggeriscono che l’ingestione di microplastiche da parte dell’uomo può avvenire anche attraverso prodotti di origine marina e l’esposizione umana può dipendere dai livelli di contaminazione nelle differenti aree geografiche – spiega Kim Seung-Kyu, professore dell’Università di Incheon e autore dell’articolo -. Per limitare la nostra esposizione alle microplastiche sono necessarie misure preventive riguardo l’immissione di plastica in mare, una migliore gestione dei rifiuti in ambiente terrestre e, soprattutto, la riduzione della produzione di rifiuti in plastica”.

Nei mesi scorsi Greenpeace ha lanciato una petizione (no-plastica.greenpeace.it), sottoscritta da quasi due milioni di persone in tutto il mondo, con cui chiede ai grandi marchi come Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Ferrero, Unilever, San Benedetto, Procter & Gamble e McDonald’s di assumersi le proprie responsabilità, partendo dalla riduzione di contenitori e imballaggi in plastica monouso immessi sul mercato.

La Gdo si + impgnata a vari livelli per limitare l’uso delle plastiche e la vendita di prodotti contententi microplastiche (dentifrici, scrub e consmetici).

vedi Al via il bando alle microplastiche nel Regno Unito, in Italia stop dal 2020

Buon cibo e salute in scena a Milano alla 13a edizione di Golosaria

Andrà in scena tra sabato 27 a lunedì 29 ottobre negli spazi del Mi.Co – fieramilanocity la tredicesima edizione di Golosaria Milano che quest’anno ha per tema “Il buono che fa bene”.

Un tema nato per raccontare l’evoluzione del gusto nei primi 25 anni de ilGolosario: il cibo come piacere ma anche bene del corpo, anche grazie ai superfood. Ci sono poi le nuove comunità di produttori e di botteghe che cambiano volto contribuendo a tenere vive le città. Sarà il tema portante del talk show d’apertura, condotto da Paolo Massobrio e Tessa Gelisio, che vedrà la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio.

Buono e Bene, dunque, come specchio dello “stile italiano” e del modello mediterraneo che saranno declinati a Golosaria secondo alcune suggestioni. A partire dai supercibi quotidiani, ovvero ingredienti del nostro artigianato e dell’agricoltura che, inseriti regolarmente nell’alimentazione, possono cambiare la vita. Dai cereali trasformati in farina ai formaggi a latte crudo fino a verdura e frutta, dalla Mela Rossa Cuneo, diventata anche simbolo dell’ortofrutta italiana al Macfrut, al baby frutto Nergi, alleati del benessere. Saranno il tema dell’area showcooking, dove si racconterà come il cibo sta cambiando e come noi cambiamo il nostro modo di avvicinarci alla tavola, con particolari declinazioni anche nell’Atelier dell’Arte Bianca e nello spazio dedicato alle eccellenze dei Maestri del Gusto di Torino. Nell’Agorà, il grande palco di Golosaria lunedì 29 si aprirà uno spaccato sulla ristorazione contemporanea con la premiazione dei Faccini e delle Corone Radiose del GattiMassobrio, il taccuino dei ristoranti d’Italia.‬

Quindi lo spazio dedicato ai 25 anni del Golosario; un sistema di comunicazione partito nel 1994 con poco più di 100 produttori che oggi racconta in mille pagine il gusto in modo trasversale, dalla carta al web. A Golosaria saranno riuniti più di 300 espositori di tutta Italia, fra cui alcuni storici protagonisti che, in questi 25 anni, hanno cambiato il modo di fare impresa. Golosaria però guarda anche alla nascita dei nuovi modelli, in grado di incontrare al meglio le sigenze della vita moderna. Quest’anno un focus speciale sarà dedicato anche alla bottega italiana e alla sua capacità di adattarsi allo spirito del tempo, per sopravvivere e continuare a essere una risorsa. Per questo domenica (ore 14) saliranno sul palco di Golosaria storici bottegai e giovani fondatori delle boutique del gusto per firmare, tutti insieme, il Manifesto della Bottega Italiana.‬

Uno spazio speciale sarà dedicato al formaggio, esempio di un’evoluzione che non ha mai lasciato le sue radici, ma anche di un alimento che, a sua volta, cambia in base alla materia prima. A Golosaria per la prima volta approderà FormaggItalia, il Salone Italiano dei Formaggi Artigianali che porterà, oltre a una rappresentanza unica di circa 60 produttori, con il concorso “Formaggi di Classe”.‬ Il Consorzio per la Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto e del Consorzio Tutela Formaggio Montasio saranno presenti con show cooking e aperitivi a tema. Quanto al vino, 100 cantine italiane presidieranno l’area Wine e domenica 28 ottobre saranno premiati i Top Hundred. Un programma di wine tasting farà scoprire il potenziale enoico tricolore: un viaggio da Nord a Sud tra le etichette più rappresentative che non risparmierà anche alcune clamorose novità.‬‬

Ci sarà anche la mixology, con una speciale “isola” dove i professionisti del settore declineranno le ultime tendenze della miscelazione con una significativa rappresentanza del patrimonio liquoristico e delle firme degli spirits nostrani.

Corvo “scintillerà” a Natale nella sua esclusiva Limited Edition dedicata alla GDO

Corvo, che dal 1824 accompagna i momenti speciali della vita, a Natale ha scelto di scintillare grazie all’esclusiva confezione in Limited Edition, dedicata alla GDO, da regale e regalarsi nel periodo in cui è tradizione decorare la tavola di famiglia in modo ricco e sorprendente.
Per festeggiare questo momento magico i sapori e i profumi inconfondibili di Corvo Bianco e Corvo Rosso sono stati racchiusi in due raffinate bottiglie di vetro, finemente lavorato a rilievo con un motivo geometrico che ricorda le sfaccettature di un diamante e che renderanno preziose le tavole delle feste, accompagnando con eleganza le ricette della tradizione e non solo.
La perfetta trasparenza del vetro, le linee armoniche e il design slanciato e originale delle bottiglie catturano la purezza della luce e le rendono perfette per una mise en place classica ma con untocco di glamour in più, mentre il nuovo Corvo, più fresco e piacevole, adatto non solo al consumo quotidiano ma ideale anche come vino da aperitivo e da condividere con gli amici nei momenti di relax, renderà ancor più accoglienti e piacevoli le case illuminate per le feste di fine anno. Un regalo unico per un Natale pieno di luce e calore, in famiglia e con gli amici, che potrà essere utilizzato anche successivamente per portare in tavola con stile il vino Corvo preferito

Fairtrade nel mondo a 8 miliardi di euro (+8%) e 178 milioni di “premio” ai contadini (+19%)

Aumentano le vendite globali di prodotti Fairtrade: nel 2017 hanno raggiunto gli 8,5 miliardi di euro nel mondo, con un incremento del 9% ma, soprattutto, hanno assicurato un Premio di 178 milioni di euro (+19% rispetto all’anno precedente) alle organizzazioni di agricoltori e lavoratori, in aggiunta al reddito ricavato dalla vendita dei prodotti, da investire in progetti di sviluppo scelti da loro. I dati sono pubblicati nel Working together for fair and sustainable trade, il rapporto annuale di Fairtrade International.

Il quale testimonia gli sforzi dell’organizzazione del commmercio equosolidale per supportare agricoltori e lavoratori nel raggiungimento di condizioni di vita sostenibili, in un momento nel quale, ad esempio, i prezzi del caffè mondiale hanno raggiunto i livelli più bassi degli ultimi 12 anni.

Il rapporto 2017-2018 illustra il programma di sostenibilità per condividere i benefici del commercio in modo più equo: intensificare le strategie per ottenere redditi che permettano condizioni di vita dignitose e salari adeguati per agricoltori e lavoratori, rafforzare la posizione delle donne e dei giovani per guidare il cambiamento nelle loro comunità, sostenere le organizzazioni di agricoltori nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico e collaborare con partner internazionali per contribuire alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

 

Uk primi della classe, cacao +57%

Nel corso del 2017, Fairtrade ha lavorato con oltre 1,6 milioni di agricoltori e lavoratori in 75 Paesi, e sono circa 30.000 i prodotti a marchio FAIRTRADE disponibili in 150 Paesi. Il Regno Unito continua ad essere il più grande mercato per valore delle vendite al dettaglio, seguito da Germania e Stati Uniti, ma la maggior parte degli altri mercati Fairtrade è cresciuta a doppia cifra.

Anche i volumi di vendita dei principali prodotti sono aumentati significativamente nel 2017. In particolare, quelli del cacao del 57%. Le vendite di zucchero hanno registrato una forte crescita, del 30%, recuperando il calo significativo dovuto alla decisione dell’Unione Europea, nel 2015, di abolire i limiti sulla produzione di prodotti in concorrenza con lo zucchero di barbabietola europeo. I coltivatori di caffè hanno beneficiato di un aumento delle vendite del 15% e i produttori di banane hanno venduto l’11% in più rispetto all’anno precedente.

Le vendite dei primi sette prodotti Fairtrade.

“Crediamo che tutti gli agricoltori e i lavoratori meritino di guadagnarsi da vivere per ciò che coltivano – ha detto Darío Soto Abril, Global CEO di Fairtrade International -. Negli ultimi due anni, i cali significativi dei prezzi del caffè e del cacao sul mercato globale, che hanno gravato sugli agricoltori stessi, hanno messo in evidenza che un prezzo equo deve essere uno degli elementi chiave di un problema complessivo dei redditi dei piccoli agricoltori”.

Per le cooperative di agricoltori, Fairtrade proverà a mettere in campo una roadmap per arrivare a redditi che permettano di vivere dignitosamente, con un focus iniziale sul settore del cacao nell’Africa occidentale. Per i lavoratori delle piantagioni, invece, sono ancora in fase di sviluppo modelli applicabili per progredire verso livelli di salario sostenibili, partendo da banane e fiori.

Secondo Soto Abril, è necessario uno sforzo collettivo. “Fairtrade offre approcci per restituire più valore agli agricoltori e ai lavoratori e insieme ai governi, alla società civile, alle imprese, agli agricoltori, ai lavoratori e ai consumatori renderemo il reddito sostenibile una realtà”.

Pesce surgelato: crescono i consumi. Premiati qualità e servizio

Ben 28 kg a testa e forse anche qualcosina di più. A tanto è ammontato nel 2017 in consumo di pesce pro capite (dati FAO). Secondo  ISMEA, lo mangiamo soprattutto fresco e decongelato, ma 1 volta su 5 lo scegliamo surgelato (17% dei consumi). Un trend, questo, che si attesta in continua crescita. L’IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati – ricorda che nel 2017 ne sono state consumate 113.400 tonnellate, con un aumento del +5% rispetto all’anno precedente. Insomma, gli italiani amano il pesce, indipendentemente che sia fresco o surgelato, e iniziano a mangiarlo già in tenera età.

Ittico surgelato

Nel canale retail, il “pesce naturale” ha registrato un incremento del +7% negli acquisti, seguito a breve distanza da mollane e crostacei (+ 6,7%); ma anche le versioni panate e pastellate hanno chiuso l’anno con risultati lusinghieri (+3%). I consumatori premiano la qualità e soprattutto il “servizio” di questi prodotti – già puliti e pronti al consumo – consapevoli anche delle tecniche di lavorazione ottimali messe in atto dalle aziende produttrici e della sostenibilità della produzione garantita dalla certificazione MSC (Marine Stewardship Council), di cui molte aziende del settore si sono dotate.

Le ragioni del successo

Ma perché il pesce surgelato riscuote così tanti consensi sulle tavole degli italiani? L’IIAS lo illustra in 5 punti:

 1) il pesce surgelato mantiene inalterate le sue caratteristiche organolettiche più a lungo. Mentre i prodotti ittici “freschi” possono essere venduti anche dopo diversi giorni dall’effettivo approvvigionamento (ovvero quando è iniziato il naturale processo di degradazione), quelli surgelati sono portati a bassissime temperature subito dopo la cattura, bloccando così ogni eventuale processo di alterazione;

2) i prodotti ittici surgelati sono pratici e fanno risparmiare tempo: i consumatori sono liberi di preparare i propri piatti preferiti quando vogliono, senza limiti dovuti alla stagionalità o alla lontananza dal mare. Inoltre, poiché non si devono pulire, eviscerare, squamare, spinare e sfilettare, i tempi di preparazione si riducono drasticamente;

3) il pesce surgelato è sicuro: la surgelazione a bassissime temperature frena la proliferazione batterica insita naturalmente in ogni alimento, garantendo l’integrità del cibo. Inoltre, prima di essere messo in commercio, il pesce surgelato è controllato in ogni fase di lavorazione e trasformazione, nonché dotato di un’etichettatura chiara, che specifica il luogo in cui è stato pescato, la specie ittica, la data di scadenza e le indicazioni per una corretta conservazione;

4) i prodotti ittici surgelati sono versatili: oltre ad essere un ingrediente fondamentale per tantissime ricette diverse, il pesce surgelato si presta a molteplici modalità di cottura: rosolato in padella o gratinato al forno, fritto o al cartoccio, le preparazioni possibili sono le stesse del pesce fresco;

5) il pesce surgelato, infine, è sempre disponibile e consente di rispettare una dieta bilanciata e salutare e di ridurre gli sprechi in cucina: anche quando non si ha il tempo per andare in pescheria, rappresenta una valida alternativa al pesce fresco ed è sempre “a portata di mano”, nel freezer delle nostre case. Inoltre, non dovendo essere pulito e spinato, con il pesce surgelato si mangia il 100% di quello che si compra, senza ulteriori sprechi alimentari.

 

 

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