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Italiani sotto l’ombrellone, i trend dell’estate 2017 secondo Quantcast

Arriva l’estate: quali saranno i caratteri distintivi del 2017? Quantcast, leader mondiale nell’applicazione della forza delle audience analizzate in tempo reale al digital e mobile advertising, ha analizzato i dati in suo possesso relativi ai comportamenti degli utenti online scoprendo i brand, i trend, gli eventi e le mete turistiche più ricercate in Italia per questa calda estate 2017.

Vediamo, dunque, cosa si ricerca in rete, partendo da un evergreen: l’occhiale da sole. 

Le linee e i modelli di MiuMiu sono quelli più gettonati dalle donne tra i 30 e i 40 anni, mentre gli uomini confermano il proprio interesse per Persol (i più adulti) e Oakley (i più sportivi).

Se poi si indagano gli eventi che creano aggregazione, i luoghi cult, sede ideale dei festival, ecco il responso: gli I-Days e il Postepay Rock di Roma spopolano tra i giovani, mentre l’Umbria Jazz e il Lucca Summer Festival sembrano essere quelli più seguiti dal pubblico adulto.

Quanto all’immancabile tromentane musicale, colonna sonora di ogni estate che si rispetti, oltre a J-Ax e Fedez, Ghali e Ed Sheraan, è senza dubbio Despacito il motivo più ricercato in rete.

E sul fronte dell’aperitivo? In questo caso la differenza tra uomini e donne risulta più marcata: birra per gli uni, preferibilemente prosecco per le altre.

Anche se sull’Aperol Spritz si trova concordia perfetta…

 

Santàl presenta il formato monodose in collaborazione con Disney

Santàl, leader nel mercato delle bevande alla frutta, presenta il formato monodose da 160 ml realizzato in collaborazione con Disney.

Il nuovo prodotto, nelle versioni pera, pesca e albicocca, nasce per offrire uno spuntino dal corretto contributo calorico, evitando gli sprechi legati alle merende spesso non consumate per intero. Per questo si presenta in un formato unico sul mercato con 8 confezioni da 160 ml ideali per un consumo settimanale sempre più smart con una nuova ricetta e con meno zuccheri, calorie e frutta 100% di origine naturale.

Per celebrare al meglio il lancio di questo nuovo formato, Santàl ha ancora al suo fianco un partner d’eccezione come Disney (su ogni brik sarà infatti possibile trovare  Topolino e i suoi amici) con cui condivide la vicinanza al mondo dei più piccoli.

La collaborazione, giunta ormai al secondo anno, si inserisce coerentemente all’interno del progetto Disney Divertiamoci a Stare Bene”, che, facendo leva sui suoi personaggi, vuole ispirare le famiglie a seguire uno stile di vita sano ed equilibrato, a partire da una buona alimentazione fin da piccoli e dal movimento quotidiano.

“Siamo felici di presentare oggi questo nuovo prodotto studiato per rispondere alla necessità di tante mamme di dare al proprio bambino una merenda bilanciata dal punto di vista nutrizionale con un occhio di riguardo verso gli sprechi – commentano da Santàl. Avere al nostro fianco un grande esperto del mondo kids come Disney e collaborare con il loro progetto “Divertiamoci a Stare Bene” a favore del benessere delle famiglie, ci permette non solo di parlare alle mamme ma anche di coinvolgere i bambini, veri protagonisti nella scelta della merenda, offrendo un alimento buono, bilanciato e divertente”.

Twinings presenta la nuova gamma di infusi 100% naturali

Dopo il rilancio dei Tè Classici (2014), dei Tè Neri Aromatizzati (2015) e dei Tè Verdi (2016), l’autunno 2017 di Twinings sarà dedicato al mondo degli infusi.

“In Italia, il segmento degli infusi ha un valore di 130 milioni di euro. Tra i tre segmenti che compongono questo mercato, quello degli infusi di frutta ed erbe ha registrato un +16,9% . Una crescita significativa che indica chiaramente la ricerca da parte dei consumatori italiani di prodotti che siano in grado di coniugare benessere e gusto”, spiega Fabio Pesce, general manager di Twinings Italia.

Ricerche sui consumatori hanno, infatti, dimostrato che in Italia il mondo delle infusioni è tradizionalmente costituito da cambiamenti lenti e abitudini di consumo radicate: nonostante le innumerevoli novità introdotte negli ultimi anni sia nell’ambito del tè che degli infusi, il mercato italiano è ancora piuttosto ristretto rispetto ad altri mercati più dinamici.

Il consumatore italiano va pertanto accompagnato nella scoperta delle differenze tra tè, tisane e infusi e nella conoscenza dei diversi benefici. Le indagini di mercato hanno inoltre confermato che il consumatore italiano è più propenso ad avvicinarsi ad una nuova esperienza di gusto se accompagnato da un brand conosciuto e precedentemente apprezzato per le sue peculiarità di qualità.

“Per noi di Twinings è sempre stato fondamentale interpretare le nuove tendenze, andando incontro alle esigenze dei consumatori. Per questo, abbiamo deciso di investire tutto il nostro know how nella miscelazione, per realizzare degli infusi di tendenza, 100% naturali, in grado di coniugare ingredienti classici con altri più ricercati”, continua Fabio Pesce. “Twinings, ad oggi, è protagonista indiscusso nel segmento degli infusi nei mercati di grande consumo, come Inghilterra e Australia, ed è apprezzato in Italia per la sua capacità di realizzare miscele dal gusto e dagli aromi unici. Per questo, siamo convinti di poter ricoprire, anche nel mercato italiano, un ruolo importante in questo segmento”, afferma il general manager di Twinings.

Il lancio della nuova gamma di infusi Twinings sarà supportato da un piano marketing importante con attività above the line e below the line. Un’attività significativa che coinvolgerà i media tradizionali, il mondo digitale e i punti vendita con attività in store e materiali di visibilità. “E’ la prima volta che, nel mercato italiano, approcciamo anche il mondo digitale. Ma lo reputiamo un aspetto fondamentale per poter far comprendere ai consumatori italiani la peculiarità di gusto e naturalità dei nostri infusi”, conclude Pesce.

Inoltre il lancio è stato supportato da un rinnovamento grafico dei packaging volto a enfatizzare la naturalità, l’intensità di gusto e la qualità degli infusi Twinings. I colori e ogni elemento grafico sono stati studiati per enfatizzare il gusto distintivo di ogni singola miscela e per facilitare il riconoscimento a scaffale da parte del consumatore. Per migliorare l’efficacia a scaffale è stata prevista anche una grafica che prevede sia la disposizione orizzontale sia quella verticale. Infine, le bustine sigillate singolarmente garantiscono il mantenimento di tutto l’aroma ed il gusto Twinings.

A livello di distribuzione invece il piano di lancio degli infusi prevede uno sviluppo distributivo e la realizzazione di attività promozionali nei punti vendita. La nuova gamma di infusi Twinings sarà disponibile, da settembre 2017, presso i migliori ipermercati, supermercati e drogherie. Inoltre, per gli amanti degli infusi, per Natale sarà realizzata una scatola in cartotecnica dedicata agli infusi.

Lidl lancia My Best Veggie, una gamma di oltre 20 prodotti vegani

Lidl Italia ha sviluppato una nuova linea a sfondo healthy, contrassegnata dal marchio My Best Veggie. Una gamma di oltre 20 prodotti vegetariani e vegani, che andrà in vendita a partire da luglio nei quasi 600 store dell’Azienda, diffusi su tutto il territorio nazionale.

Con My Best Veggie Lidl amplia la propria offerta dedicata al segmento salutistico, che conta già oltre 60 referenze tra i prodotti di origine biologica a marchio “Bio Organic” e gli articoli senza glutine o lattosio del brand “Free From”. Due private label Lidl lanciate a settembre 2016 proprio per rispondere ad una domanda in continua ascesa e che includono bevande, formaggi, salse, prodotti già pronti e molto altro ancora.

In linea con la filosofia aziendale di Lidl, la gamma My Best Veggie coniuga alta qualità e convenienza rendendo quindi i prodotti vegan e veggie accessibili a tutti. Dai burger di soia alla pasta fresca, dalle cotolette vegetali ai gelati, fino ad arrivare alla pasta fresca e alle lasagne, il brand comprende articoli freschi e surgelati. Le referenze sono tutte certificate V-LABEL®, il marchio internazionale per prodotti vegetariani e vegani rilasciato dall’Associazione Vegetariana Italiana (AVI), sinonimo di affidabilità e bontà dei prodotti.

La linea inoltre verrà esposta in un’area dedicata del punto vendita, al fine di rendere My Best Veggie immediatamente riconoscibile dalla clientela e favorire così un’esperienza d’acquisto semplice e intuitiva.

 

 

 

Pixartprinting lancia nuovi frame retroilluminati con luci a LED

Pixartprinting presenta i nuovi frame per stampe su tessuto, disponibili anche nella versione retroilluminata con luci a LED. Una soluzione che risponde alle esigenze di coinvolgere i consumatori in un’esperienza d’acquisto sempre più emozionale, conferendo impatto a grafiche promozionali, informazioni di servizi e comunicazioni aziendali. Un nuovo strumento a servizio di designer, allestitori, vetrinisti e professionisti della comunicazione, semplice da montare, facile da ordinare e con i tempi di consegna estremamente rapidi.

I nuovi frame con tessuto in poliestere stampato in digitale sono ideali per eventi, negozi e showroom. La gamma comprende tre famiglie – da terra, da parete e retroilluminati – per un totale di 14 modelli. Monofacciali o bifacciali, sono composti da leggere strutture in alluminio dotate di scanalature e profili in PVC trasparente, che agevolano il montaggio dei tessuti stampati con tecnologie all’avanguardia sinonimo di qualità fine art, colori brillanti, nuance vibranti e luminosità delle immagini. Il tutto utilizzando inchiostri base acqua eco-compatibili che rendono le stampe riciclabili, inodore e ignifughe.

Latte vegan? Non esiste, lo stop dalla Ue all’utilizzo della denominazione per soia & Co.

“I prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’. In sostanza, il latte è per sua definizione solo di origine animale e la denominazione  non può essere utilizzata per prodotti di origine animale.

Lo ha stabilito la Corte di Giustizia della Ue “anche nel caso in cui tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione” esprimendosi su un caso sollevato in Germania la società da Verband Sozialer Wettbewerb, un’associazione tedesca che si batte contro la concorrenza sleale che ha citato in giudizio TofuTown, azienda che produce e distribuisce alimenti vegetariani e vegani con denominazioni quali ‘burro di tofu’ e ‘formaggio vegetariano’.

 

Soddisfazione da Coldiretti che si spinge oltre, chiedendo l’applicazione dello stesso principio per carne e insaccati vari. «La Coldiretti da anni porta avanti questa battaglia contro le indicazioni scorrette e fuorvianti con l’atteso stop al latte che deve ora estendersi anche alla carne e derivati, dalla bresaola alla mortadella fino alla fiorentina, venduti impropriamente in Europa come vegan – commenta Ettore Prandini, Vice Presidente Nazionale -. Adesso bisogna rendere trasparente l’informazione anche su tutti gli altri prodotti vegan che utilizzano denominazioni o illustrazioni che rimandano o in qualche modo ricordano l’utilizzo di carne, uova o altri derivati animali con cui in realtà non hanno nulla a che fare. È una questione di coerenza e di onestà nei confronti sia dei consumatori sia dei produttori».

La confederazione sottolinea poi come i prodotti vegetali che “mimano” il latte e i formaggi costino molto di più, a volte anche il doppio, rispetto agli originali con i drink a base di riso, avena, cocco e soia che sfiorano i 3 euro al litro.

“Ognuno è libero fare le proprie scelte e bere ciò che preferisce – conclude Prandini -, ma è giusto che l’informazione sia chiara e completa”. 

 

Correlati: Latte di soia? La Corte Europea ha detto no

Un anno senza palma, Coop conferma la sua scelta per “il principio di precauzione”

Il tribunale di Bruxelles avrà anche dato ragione a Ferrero nella querelle con Delhaize stabilendo che l’assenza di olio di palma non può essere utilizzata come leva pubblicitaria perché i suoi danni per la salute non sono provati, e Coop, che aveva deciso a stretto giro delle dichiarazioni negative dell’EFSA di rendere i suoi prodotti a marchio “palm oil free” conferma la sua scelta che circostanzia in un comunicato ad hoc. Una decisione costata all’insegna 10 milioni di euro.

“Coop ritorna sulla decisione presa più di un anno fa di sostituire l’olio di palma nei prodotti a marchio con olii monosemi, olio d’oliva o burro. La decisione annunciata a maggio 2016 è scaturita da quanto affermato nel dossier EFSA, tuttora riportato sul sito ufficiale, che ha evidenziato l’alta presenza nell’olio di palma di alcuni composti contaminanti, il cui consumo in dosi eccessive viene sconsigliato (soprattutto a bambini e adolescenti).

… in coerenza con il principio di precauzione che orienta le azioni di Coop a tutela dei soci e dei consumatori da maggio a novembre 2016 è stata completata la sostituzione del palma su oltre 200 prodotti grazie ad una loro completa riformulazione nutrizionale. Altri grandi e medi produttori hanno seguito la scelta di Coop. Questo processo ha comportato per Coop anche delle rinunce perché non è stato possibile riformulare qualche prodotto (come nel caso di alcuni gelati) utilizzando altri olii o grassi che garantissero analoghe caratteristiche organolettiche e di durata.

Nessuna demonizzazione del palma, dunque, ma una scelta ragionata che si colloca all’interno di una politica sulla corretta alimentazione. Politica che Coop ha sempre suggerito, promuovendo la riduzione di tutte quelle sostanze, come i grassi, il sale e gli zuccheri che, se assunte in quantità elevate, possono causare problemi alla salute. Non fa differenza in questo l’olio di palma. Tra la vecchia e la nuova ricetta, nella maggior parte dei casi, la percentuale di grassi saturi è stata drasticamente ridotta, in altri casi pur non riducendo questa percentuale si sono ottenuti risultati migliorativi sulla riduzione di quegli specifici contaminanti che nell’olio di palma comunemente diffuso sul mercato sono mediamente più alti rispetto agli altri olii (dato EFSA). Così Coop continua ad operare affinché questi contaminanti siano ridotti al minimo in tutti gli olii e conseguentemente in tutti i prodotti a marchio, grazie ad interventi sulle filiere produttive e a trattamenti che riducano le temperature di lavorazione dei prodotti.

Accanto agli aspetti salutistici connessi al tema olio di palma si sommano poi le questioni ambientali; molte compagnie della palma da olio hanno acquisito certificazioni di sostenibilità, ma diverse organizzazioni sociali e ambientali contestano l’utilizzo di tali certificazioni considerate portatrici di interessi lesivi dei diritti delle popolazioni locali. Il tema palma  – conclude la nota – resta un argomento estremamente controverso anche dal punto di vista ambientale e sociale. Del resto, la stessa dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Galletti che indica l’obiettivo di rendere sostenibile l’olio di palma al 2020 non suona esattamente come una difesa del palma, ma piuttosto come la conferma che fino ad oggi non sarebbe stato sostenibile.”

 

 

Biologico oltre la nicchia, sette famiglie italiane su dieci l’hanno acquistato

Cresce vorticosamente il biologico in Italia, in controtendenza con la stagnazione del comparto agroalimentare italiano. Il cibo bio infatti ha realizzato nel 2016 un +20% di vendite nella Gdo e un +15% di vendite nei negozi specializzati. Il numero di famiglie che ha acquistato almeno una volta in un anno è in forte aumento, dal 55% del 2013 al 74% del 2016, con un incremento di 1,2 milioni di famiglie utilizzatrici di questa categoria di prodotti. Numeri che, elaborati da Nomisma su dati Nielsen, sono stati presentati nel corso di Bioeuropa 2017, un convegno promosso dall’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari nell’antico monastero di Montebello a Isola del Piano, nelle Marche, per fare il punto su un settore che ormai non è più di nicchia.

 

Balzo in avanti della Gdo nel bio, al 39%

I prodotti biologici generano un ricavo complessivo di più di 3 miliardi di euro sul mercato interno: la grande distribuzione organizzata registra la quota nettamente maggioritaria (1.191 milioni di euro, 39% del totale, con un balzo del 20,1% rispetto al 2015). Il secondo canale di distribuzione in termini di ricavi è costituito dai negozi specializzati bio, seguono poi i food services e i negozi tradizionali. Negli ultimi quattro anni sono aumentati anche i punti vendita e i siti internet destinati alla distribuzione di prodotti biologici: il numero dei siti per l’e-commerce bio è aumentato del 71,3%, i ristoranti del 68,5%, significativo anche l’aumento delle mense (+12%).

«In un contesto così caratterizzato – spiega Francesco Torriani, presidente del consorzio Marche Biologiche – è molto importante il ruolo svolto dalla cooperazione impegnata nel comparto dell’agricoltura biologica, poiché essa rappresenta un modello produttivo rivolto alla produzione di beni alimentari legati al territorio, in grado di generare salute, ambiente, socialità, cultura, in altre parole benessere, in un confronto costante tra la sostenibilità economica propria di un’impresa e la sostenibilità ambientale e sociale».

 

Aspettando la legge

Secondo Andrea Bertoldi, coordinatore del settore Biologico dell’Alleanza Cooperative, è “urgente fare un salto di qualità nell’organizzazione delle filiere, capaci davvero di tenere insieme la produzione con la trasformazione e la commercializzazione (dove si intercetta il valore aggiunto) e di erogare i servizi necessari alle aziende agricole che si convertono al biologico. In tal senso il testo di legge della riforma del settore attualmente in discussione al Senato contiene molti elementi che rafforzano l’organizzazione in filiera del comparto”.

Il futuro del settore dipende molto da un adeguamento legislativo reso ormai indifferibile. «In particolare il disegno di legge sull’agricoltura biologica – spiega il vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati Massimo Fiorio – costituisce un importante passo avanti per la modernizzazione del sistema biologico italiano e auspichiamo che diventi al più presto legge dello Stato».

Spuntì Tonno e Zenzero, il nuovo gusto stuzzicante di Spuntì

Spuntì di Simmenthal, la crema spalmabile ormai celebre nelle case degli italiani, si arricchisce di una nuova variante: Spuntì Tonno e Zenzero. Il gusto del tonno incontra la freschezza dello zenzero che evoca paesi lontani e crea una combinazione perfetta per creare sfiziosissime ricette.

 

Valori nutrizionali per 100 gr

Valore energetico (kcal-kj)                  287 – 1189

Proteine (g)                                                 13

Carboidrati (g)                                             2.5

Di cui zuccheri                                             0.5

Grassi (g)                                                      25

Di cui saturi (g)                                             6.0

Sale (g)                                                          1.1

 

Le altre referenze

Spuntì al Tonno, a base di tonno, ingrediente versatile e pratico, adatto a tutte le occasioni di consumo, ideale per aperitivi e stuzzicchini.

Spuntì al Pollo & Paprika Dolce che unisce la leggerezza del pollo al delicato sapore della paprika dolce

Spuntì al Prosciutto Cotto, dal gusto affumicato, pratico e versatile, ha un sapore semplice, adatto ai gusti dei grandi e dei piccoli

Non siamo un Paese di veggie, il 95% consuma carne purché sia poca, buona e italiana

Carnivori alla riscossa in Italia.: malgrado le fake news, le campagne diffamatorie, gli allarmismi e l’affermarsi di stili di vita che escludono il consumo di carne, gli Italiani non rinunciano alle proteine animali fondamentali nella nostra dieta. Il 95% continua a consumarle, ma lo fa rispettando tre regole di massima: sì alla carne purché poca, buona e italiana.

 

Consumi ai minimi europei

Lo rivela un’indagine Ixè commissionata da Coldiretti, secondo cui il 18% degli italiani porta in tavola meno di 100 grammi di carne alla settimana, il 45% dai 100 ai 200 grammi e il 24% tra i 200 ed i 400 grammi. Insomma molto meno del limite di 500 grammi alla settimana consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come ideale. Il consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è di 79 chilogrammi pro-capite, inferiore a quello dei danesi (109,8 kg), dei portoghesi (101), degli spagnoli (99,5), dei tedeschi (86) e dei francesi (85,8). Addirittura, gli statunitensi mangiano il 60% di carne in più rispetto a noi. E i consumi nel nostro Paese continuano a calare: nel primo trimestre del 2017 sono calati del 3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (dati Ismea elaborati da Coldiretti). Frutto certamente anche della diffidenza che gli allarmismi vari alimentano, malgrado nessuno studio scientifico metta in correlazione il consumo di carne in ragionevoli quantità a danni per la salute. Anzi, la comunità scientifica è concorde nel tessere le lodi di una dieta completa che includa anche le proteine animali.

 

Per le razze storiche italiane + 52%

Quella che non sembra soffrire delle campagne di diffamazione è la carne di qualità, ad esempio quella da razze storiche italiane, che anzi stanno vivendo un vero e proprio boom. Sono 415mila i capi da cui arrivano le bistecche top, con un aumento del 52% negli ultimi anni. La più diffusa è la razza piemontese che conta su 276mila capi, oltre 51mila quelli di razza marchigiana, quasi 45mila di chianina, 12mila di romagnola, 10mila di maremmana e 32mila di podolica.

La conoscenza delle caratteristiche specifiche dei diversi tipi di carne è diventato un valore aggiunto che arricchisce l’offerta enogastronomica nei ristoranti, nelle hamburgerie ma anche nelle case. Il 45% degli italiani afferma di preferire la carne proveniente da allevamenti italiani, il 29% sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine. «Una domanda di trasparenza – dice il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – che occorre estendere dagli scaffali dei supermercato, dove vige l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza per la carne bovina, alle tavole della diverse forme della ristorazione fuori casa dove ormai si concentra oltre 1/3 dei consumi alimentari. Viene dall’estero infatti il 40% della carne bovina consumata senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantita dall’italianità».

Le carni nazionali sono generalmente più sane, perché magre, non trattate con ormoni (a differenza di quelle americane) e ottenute spesso nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. Ultima arrivata tra le carni tutelate quella dello storico Vitellone Piemontese della Coscia a Indicazione Geografica Protetta (Igp).

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