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Cappuccino Day: Parmalat indaga sulle preferenze degli italiani e lancia Latte Barista

In occasione del Cappuccino Day che si celebra l’8 novembre, Parmalat ha esplorato il legame che unisce gli italiani e il cappuccino. Attraverso un’indagine su un panel di consumatori e amanti del latte, Parmalat ha raccolto le preferenze, le abitudini e i segreti che gli italiani mettono in pratica tutti i giorni per creare il cappuccino perfetto e trasformare ogni tazza in una coccola quotidiana per iniziare la giornata con il piede giusto.

Oltre il 91% degli intervistati dichiara il proprio amore per il cappuccino, che ognuno prepara e gusta a modo suo: c’è chi predilige tanta schiuma, chi la preferisce più leggera, e chi semplicemente non può rinunciare al cappuccino in qualsiasi sua forma. Il 38% lo consuma quotidianamente e si ritiene un “master cappuccinatore” in grado di creare il cappuccino perfetto. Altri, invece, lo riservano per i giorni più impegnativi. In ogni caso, per l’82% degli italiani il cappuccino è la bevanda ideale per iniziare la giornata e in particolare per la colazione, momento che il 78% dei rispondenti preferisce gustare a tavola, considerandola un rituale imprescindibile per affrontare la giornata.

No al cappuccino dopo mezzogiorno, sì al cappuccino d’estate
La tradizione italiana parla chiaro: il cappuccino si beve la mattina. Anche gli intervistati di Parmalat confermano questa regola, con il 58% che non lo consumerebbe mai dopo pranzo. Eppure, tra gli amanti della tradizione, c’è anche un 17% di ribelli che sceglie di sfidare le convenzioni e si concede un cappuccino a qualsiasi ora. Un ulteriore 24% ammette di averlo bevuto almeno una volta dopo le 12, raccontando di essersi sentito osservato o di aver provato un sottile brivido, consapevole di star sfidando un’imprescindibile regola non scritta della tradizione. Non ci sono invece norme che stabiliscano in che periodo dell’anno gustare il cappuccino: il 71% degli intervistati lo apprezza in ogni stagione, anche nei mesi più caldi, ma c’è anche chi preferisce sostituirlo con alternative più fresche durante l’estate.

Esperti del cappuccino, soprattutto a casa
Gli intervistati di Parmalat si dimostrano veri esperti nella preparazione del cappuccino perfetto a casa: oltre il 60% ha trovato il proprio metodo grazie a numerose prove e sperimentazioni, sviluppando una ricetta che è diventata personale e unica. Anche gli strumenti di preparazione variano: il 45% degli intervistati preferisce il montalatte elettrico, mentre altri scelgono il tradizionale frullino manuale o la comodità della macchina da caffè. Non manca il dibattito sulla temperatura del latte: c’è chi inizia con latte freddo, chi preferisce quello a temperatura ambiente e chi lo scalda prima di montarlo. Anche le aggiunte sono molto divisive: il 29% ama il cappuccino al naturale, il 30% aggiunge zucchero, e il 31% arricchisce la schiuma con una spolverata di cacao. Le combinazioni di passaggi e ingredienti sono infinite e rendono ogni cappuccino unico.

La coccola quotidiana
Sei persone su dieci descrivono il loro cappuccino come un piacere goloso, infatti il 59% ama gustare la schiuma al cucchiaino per apprezzarne la consistenza soffice, paragonata dal 46% dei rispondenti a una soffice nuvola primaverile. Il cappuccino è percepito proprio come una coccola per affrontare al meglio la giornata, talmente apprezzata che i rispondenti hanno desiderato di provare quella sensazione avvolgente anche nei contesti più insoliti. Un 34% confessa di aver desiderato un cappuccino durante una riunione di lavoro importante o prima di un esame, mentre un 26% sogna di sorseggiarlo a bordo di un aereo, guardando fuori dal finestrino con occhi sognanti, e un 19% lo immagina perfetto per accompagnare un rilassante massaggio in spa. Infine, i viaggiatori nostalgici lo vorrebbero gustare anche all’estero, dove, immancabilmente, “non è mai come in Italia.”

La novità: il Latte Barista
Per gli esperti nella preparazione del cappuccino a casa e per chi, invece, non ha ancora trovato la sua ricetta perfetta, Parmalat ha creato Latte Barista, il primo latte vaccino UHT pensato per creare la schiuma del cappuccino. Parmalat Latte Barista è un latte parzialmente scremato, creato appositamente con un alto contenuto in proteine per essere perfetto da montare. Non contiene conservanti, addensanti o additivi. Parmalat Latte Barista è il compagno perfetto per un cappuccino come quello del bar, facile da montare con un montalatte o un cappuccinatore, per una schiuma soffice e consistente.

Osservatorio GS1: social network decisivi per gli acquisti di Millennial e GenZ

Nel corso dell’ultimo biennio oltre un italiano su tre ha comprato un prodotto non food o un servizio perché lo ha visto sui social media: a rivelarlo è l’indagine svolta per l’Osservatorio Non Food 2024 di GS1 Italy da Metrica Ricerche. I più coinvolti in questo comportamento d’acquisto sono i giovani: se la media nazionale è del 37,4%, nella Generazione Z sale al 46,7% e tra i Millennial al 42,7%.

Dall’Osservatorio Non Food 2024 di GS1 Italy emerge inoltre che i social che veicolano più frequentemente gli acquisti sono Instagram (55,9%) e Facebook (53,2%), seguiti a una certa distanza da TikTok (14,5%). È soprattutto la Generazione Z ad acquistare tramite Instagram (72,7%) e TikTok, mentre i Baby Boomer preferiscono Facebook (64,6%).

Abbigliamento, calzature, intimo e accessori (47,9%, tra la Generazione Z sale al 55,6%), profumeria e cosmesi (31,9%) ed elettronica di consumo (30,2%, tra i Baby Boomer sale al 39,7% e al 34,2% tra i Millennial) sono le categorie non alimentari con la maggior percentuale di acquirenti trainata dai social.

Nel 73,3% dei casi l’acquisto viene effettuato direttamente online, attraverso un sito o il social su cui è stato visualizzato il prodotto, e solo nel 17,1% avviene in negozio. Ma su questo fronte le generazioni evidenziano comportamenti differenti anche in funzione delle diverse categorie di prodotto acquistate.

E-commerce, ancora poco diffuse le nuove modalità di shopping online

Secondo quanto emerso da una recente indagine di Vtex condotta in collaborazione con BVA Doxa su un campione di oltre 1.000 soggetti rappresentativi della popolazione italiana connessa a internet, lo shopping online rappresenta parte integrante della vita quotidiana, con una varietà crescente di prodotti acquistabili. Il ricorso ai canali digitali per l’acquisto di prodotti e servizi è ormai una prassi consolidata: 4 intervistati su 10 effettuano acquisti online settimanalmente e 1 persona su 2 dichiara di aver aumentato sia la frequenza degli acquisti online sia la varietà di prodotti reperiti sul web. Tuttavia, mentre le modalità di acquisto digitale tradizionali si sono affermate, nuove tecnologie e soluzioni innovative rimangono ancora di nicchia. Lo studio ha infatti messo in luce la scarsa conoscenza e l’utilizzo limitato delle nuove modalità di shopping online, che, sebbene offrano vantaggi significativi, sono ancora poco diffuse tra i consumatori italiani.

“I processi di acquisto online sono sempre più complessi, con un’integrazione crescente tra canali fisici e digitali” afferma Thiago Borba, VP of Sales Southern Europe di Vtex. “Al tempo stesso, nuove modalità, come il social commerce, il live shopping e il concierge commerce, stanno emergendo per rispondere alle esigenze sempre più sofisticate degli acquirenti, ma il loro utilizzo rimane ancora limitato soprattutto a causa di una scarsa conoscenza tra i consumatori. Anche l’interesse per un utilizzo futuro è spesso frenato dalla difficoltà di comprenderne appieno le caratteristiche e i benefici”.

Nuove modalità di shopping digitale: opportunità e vantaggi ancora poco sfruttati dagli italiani
Fatta eccezione per le soluzioni legate all’intelligenza artificiale e alla realtà aumentata/virtuale, che godono di una maggiore notorietà, le nuove modalità di acquisto risultano per lo più appannaggio di una nicchia di consumatori, in particolare giovani e persone con alta capacità di spesa, che dimostrano una familiarità e un interesse significativamente superiori rispetto al resto della popolazione.

La ricerca evidenzia che:

  • Oltre il 60% degli acquirenti digitali è consapevole dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei processi di acquisto online. La metà degli intervistati, in particolare giovani, studenti e alto-spendenti, si dichiara interessata a sfruttarne i benefici in futuro. Il vantaggio più apprezzato è la possibilità di ottenere risposte e assistenza in qualsiasi momento. Tuttavia, una parte significativa dei consumatori esprime preoccupazioni legate all’impiego dell’AI, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei dati personali e l’affidabilità delle informazioni. L’utilizzo dell’AI sembra trovare maggiore applicazione nei settori della spesa alimentare e dei prodotti di bellezza e salute.
  • Un digital shopper su 10 ha già provato l’utilizzo della realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) durante il processo di acquisto. Questo trend è particolarmente diffuso tra i giovani della Generazione Z, i Millennials, i blue collar, gli studenti e i consumatori con alta capacità di spesa. Inoltre, 7 su 10 di coloro che hanno già utilizzato strumenti di AR e VR nello shopping online hanno espresso interesse nell’adozione futura di queste tecnologie, in particolare per gli acquisti legati alla casa, sottolineando il loro potenziale per migliorare l’esperienza d’acquisto. I principali vantaggi evidenziati includono la possibilità di visualizzare i prodotti nel proprio ambiente domestico e la loro personalizzazione in tempo reale.
  • Il social commerce, che permette di acquistare prodotti e servizi direttamente tramite i social media, è noto alla metà degli acquirenti digitali italiani intervistati. Tuttavia, solo 1 soggetto su 10 del campione totale ha effettivamente sperimentato questa modalità, con un utilizzo più marcato tra i giovani della Generazione Z, gli studenti, i residenti in centri medio-piccoli e le persone altamente istruite. Oltre la metà di coloro che hanno già provato il servizio dichiara interesse per un utilizzo futuro. Tra i principali vantaggi percepiti spiccano l’accesso a offerte esclusive, l’interazione diretta con i brand e le raccomandazioni personalizzate. Il social commerce è particolarmente apprezzato per l’acquisto di prodotti per la pulizia e la cura della casa.
  • Il live shopping, modalità che consente di acquistare prodotti direttamente durante la visione di video di presentazione online, è conosciuto dal 40% degli acquirenti digitali italiani, ma solo il 7% lo ha effettivamente utilizzato. L’interesse per questa modalità di acquisto risulta limitato, con il 36% dei consumatori propensi a sperimentarla in futuro, ma l’entusiasmo cresce tra coloro che hanno già avuto esperienze positive. Il live shopping è apprezzato soprattutto per la sua capacità di creare una comunità di clienti con interessi comuni e per la sua natura coinvolgente e interattiva.
  • Il concierge shopping, che offre la possibilità di effettuare acquisti con un’assistenza personalizzata attraverso diversi canali, è noto al 35% degli acquirenti digitali, ma solo l’8% del campione intervistato ha effettivamente sperimentato questa modalità, con una maggiore diffusione tra Millennials, persone single e consumatori con capacità di spesa medio-alta. L’interesse per un utilizzo futuro è contenuto, solo il 34%, ma la percentuale sale al 63% tra coloro che hanno già provato il servizio. Tra i principali vantaggi segnalati vi sono l’accesso a prodotti esclusivi e la possibilità di effettuare acquisti guidati e senza stress.
  • Anche la conoscenza e l’utilizzo del conversational shopping, che consente di acquistare interagendo con canali digitali offerti dalle aziende quali assistenti virtuali o tramite chat, risultano ancora limitati: solo 3 acquirenti su 10 sanno cos’è e 1 su 10 lo ha sperimentato. L’adozione è più diffusa tra millennials, white collar, residenti in centri di medie dimensioni e consumatori con alta capacità di spesa. L’interesse futuro rimane contenuto, ma sale al 62% tra i giovanissimi e chi ha già provato il servizio. Gli utenti apprezzano la possibilità di ottenere informazioni in qualsiasi momento della giornata e di completare il pagamento tramite l’assistente virtuale.

Tutti gli attori del settore digital commerce – società che implementano piattaforme per l’ecommerce, retailer e aziende che le utilizzano per la vendita dei propri prodotti sul web – dovranno quindi continuare a lavorare per sensibilizzare e formare i consumatori, evidenziando i vantaggi di queste tecnologie e rendendole più accessibili e comprensibili per tutti, al fine di migliorare l’esperienza d’acquisto e rendendola più fluida e personalizzata.

Acquisti online in crescita: moda e farmacia tra gli articoli più richiesti
Le abitudini di acquisto online continuano a concentrarsi principalmente su prodotti e servizi non alimentari, con una media di quasi tre acquisti al mese, rispetto alla spesa alimentare online effettuata in media una volta al mese. I consumatori dedicano allo shopping online momenti di relax, con il 65% degli acquisti effettuati la sera, nel weekend o nel pomeriggio. Lo smartphone si conferma il dispositivo preferito da 8 acquirenti su 10, in particolare tra i giovani (25-34 anni) e i blue collar. L’uso di PC e tablet è diminuito negli ultimi due anni, mentre cresce l’impiego di tecnologie innovative come assistenti vocali, console e virtual dash button.

Per quanto riguarda la propensione all’acquisto online dal punto di vista delle categorie merceologiche, l’indagine evidenzia i capi d’abbigliamento (e accessori) e i prodotti di farmacia e parafarmacia tra gli articoli più acquistati online e con maggiore esperienza di riacquisto su web, seguiti da articoli di elettronica e per l’igiene della persona. L’acquisto di capi di abbigliamento e accessori è tra i più diffusi online: 8 acquirenti su 10 hanno acquistato almeno un articolo di moda, e 5 su 10 lo fanno frequentemente, con una prevalenza tra le donne, i giovani e i residenti nel Sud Italia e nelle Isole. Gli acquisti avvengono con una maggiore incidenza nei giorni feriali e nelle ore extra lavorative.

Comodità e convenienza guidano la scelta del canale online, con un aumento dell’uso di pagamenti rateizzati
La scelta del canale online rispetto a quello fisico è principalmente guidata da fattori di comodità e convenienza. Un digital buyer su due preferisce l’e-commerce per la possibilità di ricevere i prodotti direttamente a casa e per i prezzi più competitivi. Altri elementi rilevanti includono la facilità nella comparazione dei prezzi e l’ampia varietà di prodotti disponibili. Anche per quanto riguarda la selezione del portale di e-commerce, la convenienza e la comodità rimangono al centro delle decisioni: per 6 acquirenti digitali su 10, il prezzo e la spedizione gratuita sono i principali criteri di scelta. L’affidabilità del sito è determinante per 1 buyer su 2, seguita da fattori di servizio come i tempi di consegna, le politiche di reso e il monitoraggio delle spedizioni. Sul fronte dei pagamenti, emerge una preferenza per soluzioni considerate più sicure, come PayPal o altri strumenti di pagamento digitale (54%), e carte prepagate (44%), in confronto a modalità percepite come più rischiose, come la carta di credito (38%), o meno comode, come il pagamento alla consegna (10%) e il bonifico (5%). Rispetto a quanto rilevato in un’analoga indagine nel 2022, si osserva un aumento significativo dell’utilizzo di pagamenti rateizzati, grazie a servizi come Scalapay, che consentono di dilazionare la spesa.

La ricerca identifica inoltre tre principali profili di acquirenti digitali in base alla frequenza degli acquisti online: gli Heavy Buyer (41%), che acquistano almeno una volta a settimana, sono prevalentemente uomini Millennials, professionisti con famiglia, e prediligono articoli di moda, salute e bellezza. I Regular Buyer (32%) effettuano circa due acquisti al mese, principalmente donne e giovani della Generazione Z, con una particolare propensione per articoli di moda e sport. I Light Buyer (28%) acquistano una volta al mese o meno, sono soprattutto donne della Generazione X e Boomers, che preferiscono libri, e-book e giocattoli.

Trend e opportunità nei settori grocery, health & beauty e home
La ricerca di Vtex analizza tendenze ed esperienze di utilizzo di siti e-commerce in diversi settori merceologici – tra i quali abbigliamento, alimentare, prodotti di parafarmacia e per la cura della persona, arredamento, elettronica ed elettrodomestici, libri, prodotti per lo sport e l’intrattenimento, cibo e prodotti per animali, prodotti per l’infanzia – ed evidenzia nuovi trend e opportunità in particolare nei settori fashion, health & beauty, home e grocery.
L’acquisto online continua a crescere in popolarità, interessando in particolare settori chiave come i prodotti per la casa, la salute e bellezza, oltre all’abbigliamento e ai prodotti di farmacia e parafarmacia. La pratica di integrare i processi di acquisto online e offline è ampiamente diffusa e trasversale alle diverse categorie merceologiche, coinvolgendo 1 acquirente su 2, indipendentemente dal canale attraverso cui verrà finalizzato l’acquisto. Ogni settore mostra tendenze specifiche, con un utilizzo crescente di marketplace.

Nonostante l’impulso dovuto alla pandemia, solo 3 acquirenti su 10 fanno la spesa alimentare online frequentemente, con una maggiore incidenza tra i 35-44enni e gli alto-spendenti. Gli acquisti nei canali fisici prevalgono ancora in questo settore, ma a due anni dalla precedente rilevazione si registra un aumento significativo (da 17% a 25%) di chi opta per la spesa alimentare online. I marketplace orizzontali (71%) e i siti dei supermercati (40%) sono i canali più utilizzati. Un buyer su due utilizza un approccio integrato tra acquisti online e nei punti vendita fisici. Tra le nuove modalità di acquisto, l’intelligenza artificiale e il live shopping si dimostrano particolarmente adatti per questo comparto.

È rilevante il ricorso ai canali digitali per l’acquisto di prodotti health & beauty, con circa il 40% degli acquirenti che preferisce il web ai punti vendita tradizionali. L’acquisto online di questi prodotti è estremamente diffuso: 8 acquirenti su 10 hanno comprato articoli per la cura del corpo, farmaci, parafarmaci e integratori almeno una volta. Il weekend è il momento preferito per questi acquisti, e 4 acquirenti su 10 considerano il canale digitale il loro punto di riferimento principale, in particolare tra i 25-34 anni e i single. Il 69% utilizza marketplace orizzontali, ma il 41% si rivolge direttamente ai siti dei brand produttori. Inoltre, il 50% degli acquirenti integra il canale online con i negozi fisici per questa categoria di prodotti. Il live shopping è ritenuto particolarmente adeguato per il settore health & beauty.

Sette acquirenti su dieci hanno acquistato online almeno una volta articoli per la casa, complementi di arredo e articoli da cucina. Per questi prodotti, il canale digitale prevale sui punti vendita fisici: il 33% degli utenti si rivolge esclusivamente o prevalentemente al web (vs 19% solo nei punti vendita fisici), con una maggiore incidenza tra studenti e residenti nel Sud e nelle Isole. I marketplace orizzontali sono i canali più utilizzati, seguiti dai siti multimarca di settore, mentre 1 buyer su 10 acquista anche su siti di seconda mano. I processi di acquisto integrati tra fisico e digitale interessano un acquirente su due. Gli strumenti di realtà aumentata e virtuale, che permettono di visualizzare e personalizzare i prodotti nel proprio ambiente, risultano particolarmente adeguati per questa categoria.

“Dalla nostra ricerca emerge chiaramente come lo shopping online sia ormai parte integrante della quotidianità degli italiani, con abitudini di acquisto ben definite e diversificate a seconda dei profili degli acquirenti”, aggiunge Borba. “Mentre gli heavy buyer, in particolare millennials e famiglie, mostrano una grande frequenza d’acquisto, altre fasce, come i light buyer, sono ancora legate a una minore regolarità. I settori come moda, salute e bellezza continuano a guidare le preferenze online, mentre la spesa alimentare resta più legata ai canali fisici, pur con segnali di cambiamento. È essenziale che i brand comprendano queste dinamiche per offrire esperienze sempre più personalizzate e in linea con le esigenze dei consumatori”.

Strategie per ottimizzare l’esperienza di acquisto online e favorire la crescita del canale digitale
L’indagine di Vtex ha individuato diverse aree di intervento cruciali per migliorare l’esperienza di acquisto online e incentivare l’utilizzo dei canali digitali. Di seguito, le principali aree di intervento emerse:

  • Comunicazioni mirate e targettizzate – Conoscere le caratteristiche e le abitudini delle diverse tipologie di acquirenti è fondamentale per incentivare chi ha una frequenza di acquisto meno regolare, puntando su messaggi che valorizzino i driver principali dell’acquisto online (comodità, confrontabilità dei prezzi e convenienza) e raggiungano i clienti nei momenti in cui sono più inclini ad acquistare.
  • Accessibilità multicanale – È essenziale garantire un’esperienza di acquisto fluida e accessibile su qualsiasi dispositivo, dai più comuni come smartphone, PC e tablet, fino agli strumenti meno diffusi come assistenti vocali, virtual dash button e console.
  • Affidabilità e trasparenza nel customer journey – Per differenziarsi dalla concorrenza, è fondamentale sottolineare l’affidabilità del portale e del processo di acquisto, fornendo già nelle fasi iniziali del customer journey informazioni chiare su modalità di consegna, costi, soglie di gratuità, opzioni di pagamento (inclusa la rateizzazione) e politiche di reso.
  • Integrazione online-offline e multicanalità – Per favorire la tendenza degli utenti alla multicanalità, è indispensabile creare esperienze d’acquisto ibride che combinano i vantaggi dell’online e dell’offline. Ad esempio, per incentivare l’uso del canale online per la spesa alimentare e i prodotti per la cura della casa, è utile replicare nel contesto digitale alcune delle caratteristiche tipiche del supermercato fisico, come la facilità di individuare prodotti per acquisti ripetitivi, promozioni visibili e programmi fedeltà specifici per il canale online. Questo approccio è efficace per generare fiducia e migliorare l’esperienza del cliente.
  • Consegna e spedizione efficienti – La spedizione è un tema centrale per gli utenti. Offrire costi di spedizione ridotti o gratuiti, con soglie minime d’acquisto e modalità di consegna flessibili, può aumentare l’attrattiva del canale digitale anche per acquisti legati a generi alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona.

Questi interventi possono non solo ottimizzare l’esperienza d’acquisto, ma anche favorire un ricorso sempre più diffuso e frequente ai canali digitali.

Aree di intervento per incentivare l’utilizzo delle nuove modalità di acquisto online
La ricerca ha inoltre evidenziato la necessità di promuovere e diffondere l’uso delle nuove modalità di acquisto digitale, ancora poco conosciute e utilizzate. Per massimizzare il loro potenziale, è fondamentale intervenire in modo mirato sulla comunicazione e sull’integrazione tecnologica.

  • Aumentare la conoscenza delle nuove modalità – È fondamentale accrescere la familiarità degli utenti con le nuove modalità di acquisto online, evidenziandone le caratteristiche specifiche e i vantaggi che derivano dal loro utilizzo, in modo da favorire una maggiore diffusione.
  • Promuovere l’uso dell’AI nei settori chiave e prevenire i timori – L’intelligenza artificiale può essere un supporto decisivo nei processi di acquisto dei settori grocery e health & beauty, migliorando la velocità e la precisione delle transazioni e offrendo servizi personalizzati, accessibili 24 ore su 24. È importante sottolineare come l’AI possa migliorare l’esperienza d’acquisto, soprattutto in settori come il grocery e l’health & beauty. Con una comunicazione adeguata occorre al tempo stesso prevenire i timori che potrebbero ostacolarne la diffusione.
  • Integrare soluzioni di Realtà Aumentata e Virtuale – Le tecnologie immersive, come la Realtà Aumentata (AR) e la Realtà Virtuale (VR), offrono un’esperienza d’acquisto coinvolgente. Queste soluzioni sono particolarmente efficaci nel settore home, consentendo ai clienti di visualizzare i prodotti nell’ambiente domestico prima dell’acquisto e migliorando la percezione del valore del prodotto.
  • Diffondere la conoscenza del social commerce e del live shopping – Attualmente ancora poco conosciuti, Social Commerce e Live Shopping rappresentano modalità d’acquisto che possono offrire esperienze uniche, basate sull’esclusività e sul coinvolgimento diretto dell’utente. È necessario far comprendere meglio il loro funzionamento e i vantaggi derivanti da un utilizzo regolare.

Queste nuove modalità di acquisto possono non solo arricchire l’esperienza d’acquisto online, ma anche rispondere alle esigenze sempre più specifiche degli utenti, favorendo una maggiore adozione del canale digitale.

Borba conclude: “Il mondo del digital commerce è in continua evoluzione e, come emerge dai dati della nostra ricerca, sta trasformando profondamente le abitudini dei consumatori italiani. Mentre le modalità tradizionali di acquisto online sono ormai consolidate, l’adozione di nuove tecnologie come l’AI, la realtà aumentata e il social commerce richiede ancora uno sforzo di sensibilizzazione. È cruciale che brand e retailer continuino a investire in queste innovazioni, rendendole più accessibili e comprensibili per tutti, affinché possano davvero migliorare l’esperienza d’acquisto e rispondere alle crescenti esigenze di personalizzazione e coinvolgimento dei consumatori”.

NIQ prevede consumi in aumento nel 2025, ma gli italiani restano cauti

Nel 2025, a livello internazionale, i consumatori spenderanno 3.200 miliardi di dollari in più, con una crescita del 6% rispetto al 2024, ma per gli italiani la tendenza resterà quella legata alla cautela. A dirlo i dati emersi dal Mid-Year Consumer Outlook: Guide to 2025, lo studio in cui NielsenIQ (NIQ) valuta lo stato attuale dei consumatori. L’analisi ha riscontrato che i consumatori di oggi rimangono determinati e resilienti nonostante l’incertezza e fornisce linee guida strategiche per le aziende della distribuzione moderna nei prossimi 12-18 mesi e oltre.

Tendenze principali della spesa del 2025
La principale preoccupazione dei consumatori rimane l’aumento dei prezzi dei generi alimentari sia a livello globale, per il 33% delle persone sia a livello nazionale per il 29% degli italiani e la tendenza si rispecchia in Europa nella disparità tra crescita delle vendite a valore (+6,9%) e la più lenta crescita a volume (+1,5%) da giugno 2023 allo stesso mese nel 2024. Seguono l’aumento dei costi delle utenze, che impensierisce il 20% dei consumatori in tutto il mondo e il 27% in Italia, e la minaccia di una recessione economica, segnalata rispettivamente dal 19% e dal 23%. Sia in Europa sia in Italia, rimane alta la tensione per l’escalation militare. Infine, a causa degli eventi metereologici sempre più estremi in tutto il mondo, anche il cambiamento climatico occupa uno dei posti più alti della classifica delle preoccupazioni. La maggioranza dei consumatori intervistati nel mondo (67%, italiani inclusi) è disposto a provare un nuovo marchio a prezzo più basso, e il 36% a livello globale e il 29% a livello nazionale acquista unicamente prodotti in promozione indipendentemente dal brand. A livello mondiale una parte degli acquirenti intende continuare a ridurre le spese non essenziali, come la ristorazione fuori casa (38% dei rispondenti), l’intrattenimento fuori casa (per il 37%) e le opzioni di food delivery o takeaway (per il 36%). In Italia anche i costi per l’abbigliamento e le vacanze o occasioni speciali verranno ridotti, rispettivamente per un significativo 34% e 29% dei consumatori. In merito alle nuove opportunità per il mercato, i consumatori intenzionali sono disposti a pagare un prezzo superiore per caratteristiche a valore aggiunto. Nel settore della tecnologia e dei beni durevoli, le vendite di unità di smartphone e telefoni mobili di fascia alta sono aumentate del 17% nel 2023 rispetto al 2019, mentre le opzioni economiche erano diminuite del 32% nello stesso periodo.

Se da un lato per le aziende diventa fondamentale comprendere il comportamento dei consumatori, dall’altro lo studio semestrale di NIQ offre una panoramica completa sia dell’impatto degli eventi e delle tendenze economiche sulla fiducia dei consumatori sia dei cambiamenti nei loro atteggiamenti e i fattori che influenzano le decisioni di acquisto. Con l’incertezza crescente riguardo alle crisi geopolitiche, alla stabilità economica e alla salute ambientale, i consumatori stanno diventando resilienti e spendono dove conta di più. Questo evidenzia un deciso spostamento da un consumo cauto a uno intenzionale, con un focus su un senso di prosperità e benessere. Oltre all’analisi globale, il rapporto di NIQ esplora anche le variazioni regionali, fornendo un’analisi approfondita delle dinamiche in Asia-Pacifico, Europa, Nord America, Medio Oriente e America Latina. Inoltre, grazie all’esperienza integrata per i clienti internazionali del Consumer Panel, la Full View della misurazione Retail e i dati del Consumer Panel convergono ora su un’unica piattaforma, NIQ Discover dove sarà possibile analizzare dati in modo integrato e condurre analisi dettagliate on demand.

Anche a livello nazionale, sono in arrivo grandi miglioramenti con il lancio del Consumer Panel più grande d’Italia: a febbraio 2025 saranno disponibili i dati rilevati sul campione potenziato di 16.000 famiglie (rispetto alle precedenti 9.000) con una storia di oltre cinque anni. Questa espansione campionaria consentirà una lettura del comportamento di acquisto su un maggior numero di retailer e una maggiore granularità di dati anche su prodotti a bassa penetrazione. Nuove opportunità si prospettano grazie a due importanti novità: innanzitutto, l’integrazione tra Consumer Panel NIQ e Sinottica GfK, che consentirà di supportare Advertiser, Agenzie e Concessionarie in tutte le attività media. Inoltre, grazie alla Partnership tra Consumer Panel NIQ e Jakala cresce il supporto sulle attività di Geomarketing finalizzate all’ottimizzazione assortimentale e In-Store activation in chiave microterritoriale. Tutto questo è reso possibile grazie alla Segmentazione dei punti vendita basata sul profilo degli shopper oltre che sulle caratteristiche del negozio         

Catalizzatori del cambiamento nel 2025 in Italia, in Europa e nel mondo

Predisposizione per l’intelligenza artificiale: a livello mondiale il 40% dei consumatori accetterebbe una raccomandazione di prodotto da parte del proprio assistente IA, quota che sale al 47% guardando all’Italia, mentre un altro 40% nel mondo ed un 44% nel Bel Paese sfrutterebbe l’IA per automatizzare e velocizzare le proprie decisioni di acquisto quotidiane. Risulta quindi essenziale che le aziende valutino quali innovazioni dell’IA saranno interessanti per i consumatori Millenials e GenZ e forniscano opzioni per supportare i consumatori più anziani. Un 53% dei consumatori, sempre in Italia, consentirebbe agli smart devices di ordinare automaticamente i prodotti nel momento di necessità.

Evoluzione dell’omnichannel: il social commerce ha portato all’evoluzione dell’omnicanalità, con un aumento dell’11,6% delle performance di vendita online a livello globale e l’ascesa della gamification, con il 36% dei consumatori che dichiara di voler spendere di più per un acquisto grazie a un’esperienza in-app. Se l’Europa ha visto un aumento del 14,9% delle vendite, l’Italia non sembra seguire questo trend: con un 60% dei consumatori che ignora o salta l’annuncio di un prodotto sui social network.

I costi delle materie prime: il 60% degli intervistati ha dichiarato che acquisterà meno snack e prodotti dolciari se i prezzi continueranno ad aumentare o a rimanere alti per i prossimi tre mesi. Il cacao (+128%), il caffè (+43%) e il latte (+44%) sono “materie prime calde” secondo le misure di Trading Economics, e l’aumento dei prezzi comporta un impatto significativo sui volumi di vendita delle categorie o dei prodotti correlati. Questo ha portato a un incremento di vendite notevole nei discount, diventati ora il terzo canale per acquisti in più rapida crescita nell’ultimo anno.

“Analizzare i dati a livello globale e nazionale permette anche di prevedere le tendenze del mercato, adattare la propria offerta per soddisfare i bisogni dei consumatori che sono in costante evoluzione e massimizzare quindi i propri risultati” ha dichiarato Enzo Frasio, Amministratore Delegato di NIQ e GfK. “C’è una crescente domanda di actionable insight, derivanti dalla grande quantità di dati granulari che solo NIQ può fornire. Il Consumer Panel – che tra poche settimane sarà potenziato fino a raggiungere 16mila famiglie – dimostra di essere uno strumento fondamentale per attuare analisi dettagliate utili anche a ricerche di ampia scala come il Consumer Outlook. Con l’integrazione dei dati del Consumer Panel all’interno di NIQ Discover i nostri partner di industria e distribuzione possono ora analizzare sinergicamente sia gli insight provenienti dal Retail Panel che dal Consumer Panel in un’unica piattaforma totalmente integrata. Grazie alla combination con GfK e con il sistema informativo di Sinottica, siamo oggi in grado di effettuare profilazioni dei consumatori evolute, misurare i loro comportamenti in ottica single-source e rilevare anche l’esposizione media per supportare l’attivazione e la misurazione di attività di comunicazione efficaci”.

 

 

Numeri positivi per l’industria di marca, un volano strategico per il made in Italy

Valore condiviso per 87,2 miliardi di euro (pari al 4,2% del prodotto interno lordo) con una crescita del 19% rispetto ai 73 miliardi rilevati nel 2019. L’apporto alla contribuzione fiscale invece è di 28,7 miliardi di euro (pari al 5% delle entrate fiscali 2023), di cui 12,9 miliardi riconducibili all’Iva, 12,2 miliardi a imposte e contributi sociali sul lavoro, 3,5 miliardi a imposte sul reddito delle società. Sono questi i numeri generati dalle industrie Centromarca, secondo uno studio redatto da Althesys Strategic Consultants.

“Il valore dell’Industria di marca va oltre il semplice, seppur notevole, contributo economico – sottolinea Francesco Mutti, Presidente di Centromarca –. La marca investe in innovazione sostenibile, ricerca, crescita dei talenti e delle competenze, offre ricadute sui territori, è volano di attrazione di investimenti per il sistema Paese ed è leader del made in Italy. L’industria di marca è attore indispensabile di un settore, quello del largo consumo, che rappresenta una filiera strategica per il Paese e chiede una seria politica industriale che porti maggiore efficienza al sistema”.

Secondo l’indagine, ogni lavoratore delle industrie Centromarca contribuisce a creare 7,2 posti di lavoro in Italia, l’equivalente di 1 milione di persone (pari al 4,1% degli occupati), di cui 738.760 nella filiera del largo consumo: 72.056 tra i fornitori, 131.522 nella produzione, 6.195 nella logistica, 528.987 nella distribuzione e vendita. Le imprese associate generano, inoltre, 26,6 miliardi di euro di salari lordi (+17% rispetto al 2019), pari al 3,2% del totale dei redditi da lavoro dipendente e al 15,7% delle retribuzioni dell’industria manifatturiera.

Il valore condiviso creato dall’attività produttiva delle associate Centromarca è pari a 26,9 miliardi di euro: 13,5 miliardi di valore aggiunto, 9,1 miliardi di ricadute indotte, 4,2 miliardi di Iva e 100 milioni di donazioni. Altri 13,9 miliardi di valore sono creati dai fornitori (materie prime, agricoltura, allevamento, imballaggi, macchinari, ecc.), un miliardo dagli operatori logistici e 45,4 miliardi dai canali commerciali (moderna distribuzione, ingrosso, dettaglio tradizionale, fuori casa, ecc.). “Senza la base produttiva industriale italiana, i fornitori non avrebbero mercati sufficienti e a valle mancherebbero i prodotti destinati alla commercializzazione verso i consumatori. La produzione nazionale è dunque strategica, come per altro emerso chiaramente durante il lockdown del 2020, nel quale le aziende associate a Centromarca sono state determinanti per il nostro sistema economico e i cittadini” spiega Alessandro Marangoni, CEO di Althesys.

“Per mantenere questo ruolo proattivo nel Paese è indispensabile un quadro normativo che favorisca la crescita dimensionale delle nostre industrie e gli investimenti destinati alla ricerca – prosegue Francesco Mutti –. Altrettanto prioritari sono gli interventi per garantire il rispetto delle leggi e la correttezza della concorrenza. Vorremmo focalizzare le nostre richieste su misure a costo zero per le casse dello Stato: pensiamo a interventi di semplificazione e di efficientamento della logistica di filiera, in un’ottica di spinta alla digitalizzazione. Stiamo concentrando su questi ambiti l’azione di Centromarca ai tavoli politico-istituzionali, con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle nostre imprese sui mercati interno e internazionale. Ovviamente siamo contrari a qualsiasi inasprimento delle imposte sui consumi, che ridurrebbe ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie italiane”.

Carrefour rilancia Act For Food e punta alla transizione alimentare con le private label

Gli italiani mettono il buon cibo al centro della loro dieta, e chiedono prodotti attenti all’ambiente, freschi e di provenienza locale e a un giusto prezzo. Poi la transizione alimentare passa più dalla lotta agli sprechi alimentari e da una maggiore consapevolezza nei consumi, che dall’aumento della produzione o da politiche centrate sul prezzo più basso possibile dei prodotti alimentari. A questo riguardo è centrale il ruolo della Gdo e la sua capacità di proporre soluzioni per ridurre sprechi e imballaggi, ma anche di valorizzare i prodotti freschi locali e di stagione. È questa la fotografia che emerge da una ricerca realizzata da SWG per Carrefour Italia su un campione rappresentativo di italiani, per comprendere come si orientano i comportamenti di consumo in ambito food rispetto al binomio gusto e sostenibilità. La ricerca è stata presentata in occasione del piano di rilancio del programma Act for Food, fulcro della strategia di transizione alimentare del Gruppo Carrefour, che ha l’obiettivo di facilitare un’alimentazione di qualità più sana, rispettosa del pianeta, locale e accessibile.

Act For Food
Lanciato nel 2018 per tradurre in azioni concrete la strategia di transizione alimentare, oggi Act for Food entra in una nuova fase con il rinnovato obiettivo di sostenere i consumatori nel mangiare meglio, rendendo accessibili prodotti buoni, sani e più sostenibili dal punto di vista ambientale, facendo leva in particolare sui prodotti private label. In particolare, con il nuovo Act for Food, Carrefour si impegna per offrire garanzie tangibili ai consumatori italiani: l’80% dei prodotti a marchio Carrefour proviene da fornitori italiani; i prodotti a marchio Filiera Qualità Carrefour prevedono frutta e verdura 100% italiane, branzini e orate 100% italiani e carne da allevamenti nazionali; per un biologico sempre più accessibile, 50 referenze già disponibili a meno di 1 euro, anche grazie al lavoro svolto sul marchio Carrefour Bio.

Con questo nuovo capitolo di Act for Food, Carrefour mira a diventare il marchio biologico più economico del mercato, offrire la gamma private label con il miglior rapporto qualità-prezzo, e favorire le produzioni di origine locale o nazionale. La linea Filiera Qualità Carrefour svolge un ruolo centrale per continuare ad offrire di prodotti freschi, gustosi, responsabili e dal prezzo accessibile, insieme alla crescente focalizzazione su categorie di prodotti a base vegetale, “free-from” e “ricco in”. L’obiettivo di Act for Food è sostenere i consumatori, in linea con le loro esigenze, ad avere un approccio ancor più sano e sostenibile all’alimentazione, attraverso iniziative concrete finalizzate a rendere accessibili piacere, sostenibilità ambientale e nutrizione.

Cosa mettono gli italiani nel carrello?
La ricerca del gusto guida le scelte degli italiani: quasi la totalità (il 94%) lo considera un driver di acquisto importante o molto importante. Anche la provenienza locale (85%) e Km0 (78%) sono molto rilevanti per gli intervistati, che li associano a freschezza, supporto all’economia del territorio e minor inquinamento. La sostenibilità, infatti, gioca un ruolo chiave per il 77% dei consumatori, che affermano di considerare questo aspetto nei loro acquisti. La variabile del prezzo – seppur rappresenti un driver rilevante per la grande maggioranza dei consumatori – non costituisce l’unico elemento di scelta: se messi di fronte alla necessità di scegliere tra convenienza, gusto e sostenibilità prevale quest’ultima dimensione con il prezzo all’ultimo posto. Ma quali sono le caratteristiche chiave di un prodotto buono? La stagionalità, scelta dal 53% degli italiani, seguita dalla freschezza (44%) dall’essere a km0 (15%) e dall’italianità (14%). La cucina italiana, del resto, viene considerata dalla stragrande maggioranza la più gustosa, con solo il 13% degli intervistati che considera più appaganti altre scelte alimentari come le proposte etniche, il fast food e il vegetariano o vegano.

Cresce infine la consapevolezza sul biologico – acquistato da quasi la metà degli intervistati – che viene considerato dalla larga maggioranza dei rispondenti come più sano (90%) e sostenibile a livello ambientale (89%) e sociale (86%) oltre che gustoso (83%). Questa attitudine positiva si riflette anche nella fiducia verso le aziende del territorio e le aziende produttrici sia che si tratti di realtà locali (85%), di aziende specializzate nel bio (82%), o di player di maggiori dimensioni, con la private label ritenuta più convincente rispetto all’industria di marca (78% di clienti fiduciosi contro il 56%). Pesa ancora tuttavia sul bio una percezione di maggiore costo per il consumatore: il 70% considera questi prodotti più cari.

“Guidare la transizione alimentare per tutti è la nostra ragione d’essere e permea tutto il nostro agire come impresa. il programma Act for Food traduce in concreto questa missione per i nostri clienti, per aiutarli a mangiare in maniera più sana, ma anche più gustosa, senza spendere un patrimonio e senza causare danni agli ecosistemi” ha affermato Christophe Rabatel, CEO di Carrefour Italia. “Le scelte dei consumatori condizionano l’intera filiera alimentare e la grande distribuzione è uno snodo fondamentale, che può favorire maggiore consapevolezza e un cambiamento positivo dell’intera catena del valore, in ottica di sostenibilità.

“Act for Food torna con una nuova identità visiva e di brand con l’obiettivo di aiutarci ad esprimere ancora meglio i valori della transizione alimentare per tutti e accompagnare i consumatori verso un approccio alla nutrizione sempre più orientato alla sostenibilità ambientale, alla salute e al piacere di mangiare meglio. Grazie ad un piano di comunicazione integrato e multicanale puntiamo a raccontare l’evoluzione del programma, valorizzando le ambizioni e le promesse che saranno il fulcro del nostro lavoro degli anni a venire” ha aggiunto Alessandra Grendele, Direttrice Merchandise Marketing E-Commerce di Carrefour Italia.

Shopping natalizio, italiani attenti ai prezzi e meno propensi all’ecommerce

I consumatori italiani si avvicinano agli acquisti nei mesi che porteranno alle feste natalizie con una mentalità attenta al prezzo, alla ricerca di offerte e privilegiando la sostenibilità: è quanto emerge dall’ultima analisi di Sensormatic Solutions, condotta su un campione rappresentativo di oltre 1000 consumatori, che evidenzia un deciso ritorno all’esperienza d’acquisto nel punto vendita e una crescente attenzione al rapporto qualità-prezzo.

Contrariamente alle previsioni di un periodo dominato dall’ecommerce, il 76% degli italiani intervistati conferma la volontà di fare shopping nel punto vendita nei prossimi tre mesi, registrando un aumento del 4% rispetto al 2023. La possibilità di valutare il prodotto di persona (46%) e lasciarsi ispirare dalla merce esposta (36,5%) sono i principali fattori di questa scelta. “Questo dato testimonia come il punto vendita fisico mantenga intatto il suo fascino, soprattutto durante il periodo che porta alle Feste”, dichiara Nicola Fagnoni, Traffic Insights Leader Italy & ME di Sensormatic Solutions. “Il contatto diretto con i prodotti, la possibilità di ricevere consigli personalizzati e l’atmosfera natalizia sono elementi che contribuiscono a rendere la shopping experience più piacevole e appagante”.

Il prezzo: un fattore chiave nelle decisioni d’acquisto
Il report di Sensormatic Solutions evidenzia anche una crescente attenzione al budget da parte delle famiglie italiane. Sebbene la spesa media prevista, per esempio, per i regali di Natale sia di circa 447 euro (in crescita rispetto allo scorso anno), il 66% degli intervistati indica nel prezzo il criterio d’acquisto principale, con un 60% che si dichiara più attento a promozioni e sconti. In tal senso, il 74% dedicherà più tempo alla ricerca di offerte e promozioni mentre il 72% dei nostri connazionali fisserà dei limiti di spesa. La qualità del prodotto (48%), seppur in crescita come fattore decisionale (+5% anno su anno), rimane un aspetto secondario, mentre prende quota l’attenzione verso acquisti più sostenibili (24%). “La situazione economica degli ultimi mesi ha portato i consumatori a essere più consapevoli e selettivi nelle loro scelte d’acquisto”, prosegue Fagnoni. “Per i retailer sarà fondamentale intercettare questa nuova sensibilità, offrendo prodotti di qualità a prezzi competitivi e proponendo promozioni mirate e accattivanti”.

Generazioni a confronto
Il report di Sensormatic offre anche un quadro delle previsioni di acquisto sulla base di dati demografici degli italiani. Le diverse generazioni si approcciano allo shopping natalizio in modi unici: i millennials, attenti ai prezzi, considerano il costo come fattore determinante (70%) e prediligono l’acquisto online (78%); la generazione Z invece preferisce l’esperienza in store (80%), coniugando shopping e svago; i pragmatici della generazione X, attenti al budget, stabiliscono limiti di spesa (73%). I baby boomers, infine, amanti del contatto diretto con il prodotto (57%), rimangono fedeli ai grandi magazzini (56%).

I giorni clou dello shopping
Diversamente da altri Paesi europei, dove il picco degli acquisti si concentra nel weekend del Black Friday e nel sabato precedente al Natale, in Italia i giorni più “caldi” per lo shopping saranno l’Epifania (6 gennaio) e, soprattutto, i due giorni che la precedono (4 e 5 gennaio).

Non food, GS1 indaga su comportamenti e processi d’acquisto degli italiani

È particolarmente sfaccettato e va oltre gli stereotipi dell’ageismo il racconto del consumer journey delle diverse generazioni di italiani nel mondo Non Food. Ad approfondirlo è l’edizione 2024 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy – lo studio che raccoglie, organizza e sistematizza l’andamento di 13 comparti non alimentari – grazie a una ricerca, condotta da Metrica Ricerche, che indaga il comportamento e il processo di acquisto di Baby Boomer (nati tra il 1946 e il 1964), Generazione X (tra il 1965 3 il 1980), Millennial (tra il 1981 e il 1996) e Generazione Z (nati dopo il 1997) in otto categorie di prodotti: elettronica di consumo, profumeria e cosmesi, tessile casa, bricolage, detersivi per l’igiene e la cura della casa, e infine abbigliamento, calzature, intimo e accessori.

“In quest’edizione abbiamo voluto approfondire il customer journey di quattro generazioni di italiani, in relazione ai criteri di scelta di dove fare acquisti e degli strumenti usati prima, durante e dopo lo shopping – dichiara Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. Ne è uscito uno scenario molto articolato e, a tratti, anche sorprendente. Ad esempio, oltre un terzo degli intervistati non ha fatto alcuna attività digitale o legata all’omnicanalità, soprattutto perché non interessato o, soprattutto nel caso dei Baby Boomer, perché non le ha trovate disponibili. Inoltre, alcuni user non ne sono stati soddisfatti e, soprattutto i più giovani, richiedono maggiore semplificazione”.

Prima di comprare
La ricerca ha evidenziato che nella fase di pre-acquisto sono i più giovani a cercare informazioni sul web, mentre le generazioni adulte tendono di più a decidere al momento dell’acquisto. Nel dettaglio, il 71,8% della Generazione Z e il 72,9% dei Millennial si informa online prima di fare shopping, contro il 51,7% della Generazione X e il 54,1% dei Boomer che compra d’impulso, rivelando una tendenza all’acquisto spontaneo. La Generazione Z è quella che più delle altre si affida o al consiglio degli amici (37,2%) o alle recensioni online (32,1%) e che ha intensificato questi comportamenti nel post pandemia. I Millennial entrano in più punti vendita per visionare il prodotto a cui sono interessati (37,7%) o quello individuato online (48,3%). Ma a metter piede in negozio (e ad averlo fatto di più negli ultimi tre anni) sono stati i Baby Boomer, la generazione con la maggior incidenza di frequentatori di punti vendita fisici (62,2%).

Dove si fa shopping?
Quando si tratta di fare acquisti il negozio fisico rimane un importante punto di riferimento anche se le differenze tra generazioni sono importanti. Se da un lato i Baby Boomer dichiarano di preferire acquistare in negozio, e ancor più negli ultimi tre anni, quando si può vedere direttamente il prodotto d’interesse, di contro la Generazione Z è quella che fa shopping online più frequentemente (e ancora più nell’ultimo periodo), rivolgendosi sia a siti specializzati sia direttamente dall’azienda produttrice. Ma come si sceglie il negozio dove fare shopping? Valutando alcuni elementi core – quali convenienza, promozioni, assortimento, orari di apertura, personale di vendita, esposizione e parcheggio – che risultano trasversali all’età dello shopper, ma con un peso maggiore presso la Generazione X e i Baby Boomer. Invece i Millennial danno maggior valore ad aspetti digitali, quali la possibilità di acquistare dal sito, la comunicazione social e il livello tecnologico. I Baby Boomer sono la generazione che dà maggior peso alla presenza di iniziative sostenibili, mentre la Generazione Z sembra meno coinvolta in genere da tutti gli aspetti del punto vendita fisico e molto focalizzata su tutti gli aspetti di convenienza. Nella scelta del contesto in cui acquistare entrano in gioco elementi differenti. La possibilità offerta dai centri commerciali di poter scegliere tra diversi negozi, insegne e tipologie risulta particolarmente rilevante per le generazioni più giovani, mentre l’ampiezza assortimentale conquista soprattutto i Baby Boomer. Questi ultimi sono anche gli shopper che apprezzano maggiormente i negozi situati nel centro delle città. Quanto agli acquisti online la possibilità di trovare offerte e prezzi scontati li rende interessanti agli shopper di ogni età. Di suo la Generazione X apprezza l’ampiezza dell’assortimento disponibile online e il risparmio di tempo rispetto agli acquisti nei negozi fisici. Invece la Generazione Z è più sensibile alla comodità di poter acquistare collegandosi da qualsiasi luogo.

E dopo l’acquisto…
Con l’avvento del web, il ciclo di vita di un acquisto non termina in cassa ma continua con la condivisione dei commenti sull’esperienza di acquisto e sulle caratteristiche e performance del prodotto. L’analisi dell’Osservatorio Non Food rivela che, a spesa fatta, la ricerca online di commenti di altri acquirenti risulta comune a tutte le generazioni (circa 2 consumatori su 3). Ma sono soprattutto le due generazioni più giovani ad aver intensificato questo comportamento nel post pandemia. Anche nella scrittura di recensioni i comportamenti sono diversi nelle differenti fasce di età. Generazione X e Baby Boomer dichiarano di scrivere recensioni sia positive che negative, i Millennial tendono di più a fare recensioni positive per consigliare i prodotti che li hanno soddisfatti, mentre la Generazione Z è in media più propensa a scrivere recensioni negative per aiutare altri a evitare gli stessi errori.

Real estate, nel 2024 investimenti in crescita per il retail a oltre 2 miliardi di euro

È il settore retail a primeggiare per volume d’investimento complessivo nel terzo trimestre 2024 nel real estate, facendo registrare 1,3 miliardi di euro, per un totale di 2,1 miliardi di euro da inizio anno. A dirlo una recente ricerca CBRE che evidenzia come i volumi di questa asset class siano stati guidati in modo molto significativo da una singola operazione su trophy asset nel quadrilatero del lusso di Milano ad opera di un occupier. L’interesse degli occupier per il mercato high street è rimasto forte, contribuendo negli ultimi anni a mitigare l’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse sui repricing in questo settore. Gli investitori istituzionali, invece, continuano a preferire grocery e retail warehouse, in particolare grazie a net-lease-buyer alla ricerca di opportunità a rendimenti competitivi su immobili in sale & leaseback con contratti a lungo termine. Torna l’interesse degli investitori, non più solo opportunistici, per i centri commerciali dominanti all’interno del proprio bacino di utenza, anche per ticket di grande dimensione.

“La crescita dei volumi d’investimento nel terzo trimestre del 2024 ha interessato in modo trasversale tutte le principali asset class, nonostante il persistere di un certo attendismo da parte dei capitali core”, afferma Silvia Gandellini, Head of Capital Markets and Head of A&T High Street di CBRE Italy. “Gli investitori continuano a guardare soprattutto a iniziative value-add, pur rimanendo selettivi nella scelta delle location e dei prodotti su cui investire, prestando grande attenzione ai fondamentali del mercato occupier. Sarà necessario più tempo per un ritorno più consistente degli investitori esteri “core”, ma le prospettive rimangono positive grazie alla riduzione del costo del debito e alla stabilizzazione dei rendimenti”.

Nel terzo trimestre 2024 hotels è stata la seconda asset class per volumi d’investimento, con 450 milioni di euro investiti, per un totale di 1,4 miliardi di euro da inizio anno. Il mercato è dominato da operazioni di owner operator, che rappresentano oltre la metà dei volumi complessivi del trimestre. La strategia di investimento più diffusa in questa fase rimane il value-add, guidata appunto dagli owner operator e investitori private equity. La performance dell’industria alberghiera italiana rimane positiva, come testimoniato dalla continua crescita dei valori di Average Daily Rate (ADR), soprattutto nei segmenti upscale e luxury. I valori di occupancy mostrano alcuni segnali di rallentamento a fronte dell’aumento dei prezzi medi dei pernottamenti, un trend osservato soprattutto nelle maggiori città nel corso della passata stagione estiva. Restano ottime le performance dei mercati leisure, che contribuiscono a rafforzare un forte interesse tra gli investitori, e registrano circa il 40% dei volumi.

Risultati positivi anche per il settore office, che nei soli primi nove mesi dell’anno è riuscito ad eguagliare i volumi d’investimento dell’intero 2023, per un totale di 1,2 miliardi di euro da inizio 2024, di cui circa 370 milioni registrati nel terzo trimestre. Gli investitori continuano ad essere focalizzati sul value-add, rimanendo fortemente selettivi sui mercati prime, dove le performance dei mercati occupier si confermano molto solide. La raccolta di fondi per gli investimenti core è in ripresa, ma permane ancora un certo attendismo, che potrebbe attenuarsi con nuove riduzioni del costo del debito e la stabilizzazione dei rendimenti, anche se nel trimestre abbiamo registrato operazioni core plus da parte di capitale domestico. Le compressioni dei rendimenti richiederanno tempo, ma con un outlook di stabilità per i mercati prime a fine anno. Nei mercati secondari, invece, si osserva un persistente bid-ask spread, in particolare sul prodotto value-add, a causa di alcuni segnali di debolezza provenienti da un mercato occupier sempre più attento alla qualità del prodotto e della location.

I volumi d’investimento nel mercato industrial & logistics salgono a quota 1,1 miliardi di euro da inizio anno, di cui circa 640 milioni registrati nel solo terzo trimestre. Nonostante il significativo impatto di un’operazione core sui volumi d’investimento di questo trimestre, gli investitori istituzionali attivi sul mercato italiano continuano a guardare soprattutto a opportunità value-add o con ottimi margini di reversion sui canoni di locazione. L’interesse degli investitori si concentra soprattutto sui mercati occupier primari, ma si mantiene un buon interesse anche nei mercati secondari, sebbene con una certa cautela dovuta al rallentamento delle prospettive di crescita dei canoni di locazione.

Nel settore living i volumi d’investimento restano limitati a causa del divario persistente tra le aspettative di prezzo degli investitori core e le richieste nel mercato degli studentati, unita alla scarsità di prodotti nel segmento build-to-rent. Nel trimestre, i volumi d’investimento dell’intera asset class sono stati pari a 90 milioni di euro, quasi esclusivamente concentrati nel segmento degli studentati. Gli investitori internazionali mostrano interesse per questo settore, soprattutto per le maggiori città universitarie, mentre gli investitori domestici guardano con favore anche a mercati più locali. Negli ultimi anni i tassi di occupancy delle strutture purpose-built student accommodation (PBSA) sono riusciti a infondere una grande fiducia negli investitori, grazie a risultati anche al di sopra delle aspettative iniziali dei business plan. Nel mercato del Build-to-Sell la crescita dei capital value continua a sostenere le attività di sviluppo, sia a Milano, dove attualmente si osserva un rallentamento delle costruzioni a causa della necessità di chiarimenti sugli iter autorizzativi, che a Roma, sempre più attenzionata dagli investitori.

I volumi d’investimento nel settore alternative continuano a risentire del rallentamento della pipeline provocato dall’aumento dei costi operativi nel settore healthcare e dall’aumento dei costi di costruzione registrato nel post-pandemia. Nel terzo trimestre del 2024, complessivamente sono stati investiti meno di 100 milioni di euro, per un totale di circa 200 milioni da inizio anno. Rimane comunque positivo l’interesse degli investitori per l’Operational Real Estate, in particolare nel settore delle infrastrutture e in quello delle strutture sanitarie, non più solo limitatamente agli investimenti in RSA, come testimonia una significativa pipeline di investimenti nel segmento acute care. Infine, per quanto riguarda il segmento dei data centre, la crescita dei volumi d’investimento rimane arginata dalla mancanza di prodotto stabilizzato, ma l’attività di compravendita di terreni da destinare allo sviluppo di nuovi centri rimane molto intensa, attestando un forte interesse per il mercato italiano da parte degli operatori del settore.

IV gamma, abitudini di consumo e pregiudizi degli italiani

I prodotti di IV gamma (verdura, frutta, ortaggi freschi confezionati in busta o in vaschette e pronti per il consumo) sono molto apprezzati dagli italiani ma i consumatori nutrono ancora pregiudizi e convinzioni sbagliate sulla categoria. Lo si evince dall’indagine che il Gruppo Prodotti Ortofrutticoli di IV Gamma di Unione Italiana Food ha commissionato ad AstraRicerche. Lo studio è stato condotto durante la scorsa estate su un campione di 1.000 persone, rappresentativo della popolazione italiana 18-75enne, ed evidenzia in primis come non tutti abbiano familiarità con la terminologia: il 57% del campione intervistato, infatti, sostiene di non aver mai sentito questo nome, il 29% lo ha sentito ma non ne conosce il significato e solo il 14%, invece, gli attribuisce il significato corretto.

Nonostante più della metà degli intervistati non sappia che questi prodotti si definiscono “di IV gamma”, il 78% del campione però li acquista spesso (2-3 volte al mese 33%) o abitualmente (tutte le settimane 45%). Il 18% dichiara di acquistarli occasionalmente/1 volta al mese o meno. Nello specifico, i dati mostrano come questi prodotti siano particolarmente apprezzati dalle fasce di popolazione che hanno maggior bisogno di soluzioni che semplificano la vita; in questo senso si sottolinea come i consumi più elevati si rilevino tra gli uomini 30-39enni (abitualmente 61%), nelle grandi città, nelle famiglie numerose e con 0-17enni in famiglia. Solo il 4% degli intervistati dichiara di non acquistarli mai e, tra le ragioni del non acquisto, più della metà (55%) sostiene che sono migliori gli ortofrutticoli freschi e il 31% adduce come motivazione la presenza di conservanti. Questa, però, sembra essere una delle principali opinioni errate diffuse anche tra chi dichiara di acquistarli: il 75% del totale degli intervistati sostiene, infatti, che contengano conservanti, dato che sale addirittura all’87% nella fascia d’età 18-29.

“In realtà nei prodotti di IV gamma non vengono aggiunti conservanti. Quelli eventualmente presenti riguardano gli ingredienti vegetali non freschi o gli ingredienti non vegetali contenuti in alcuni prodotti, come ad esempio le olive o il formaggio presenti nelle ciotole pronte al consumo – commenta Andrea Battagliola, Presidente del Gruppo Prodotti Ortofrutticoli di IV Gamma di Unione Italiana Food. Il freddo è l’unico elemento utilizzato per preservare la freschezza e la qualità dei prodotti. Proprio per questo ancora ci preoccupa il dato che ci rivela che più della metà dei consumatori (63%) interrompa la catena del freddo non utilizzando la borsa frigo per il trasporto del prodotto nel tragitto supermercato-casa”.

Quali sono, invece, i principali motivi per cui gli italiani scelgono di acquistare la IV gamma? Il 52% dei rispondenti dichiara di acquistare prodotti di IV gamma per la comodità e per risparmiare tempo, il 32% perché sono pratici da consumare fuori casa, il 31% per la porzionatura, e ancora un altro 31% perché si evitano sprechi di prodotto. Inoltre, sono considerati prodotti di buona qualità (26%) e che aiutano ad avere una alimentazione corretta (24%). Il prodotto di IV gamma preferito dagli italiani è l’insalata in busta, acquistata dal 73% del campione, seguita dalle verdure in busta pronte da cuocere (acquistate dal 67% del campione), dalle insalate in ciotola (36%), da zuppe e vellutate pronte (30%) e da frutta lavata e tagliata (29%).

Per quanto riguarda zuppe e vellutate pronte, il 12% dichiara di comprarle abitualmente/tutte le settimane; il 29% abbastanza spesso/2-3 volte al mese; il 42% occasionalmente/1 volta al mese o meno, mentre il 17% dichiara di non acquistarle mai. Il 41% del campione, quindi, acquista zuppe e vellutate pronte con regolarità (dato che sale notevolmente negli uomini e nelle donne della fascia d’età 30-39, con percentuali rispettivamente del 57% e 55%). Nello specifico, tra i driver di acquisto di zuppe e vellutate pronte, spiccano con l’84% dei rispondenti, l’essere “fatte con materie prime di altissima qualità”, “prodotte utilizzando materie prime italiane” (79%) e “fatte con verdure di stagione” (77%). Le motivazioni che muovono gli italiani all’acquisto di questo tipo di prodotti si riflettono nelle opinioni su zuppe e vellutate pronte: gli intervistati, infatti, ne apprezzano soprattutto la velocità di preparazione (86%), la comodità di utilizzo (84%), il gusto e il sapore (78%). Inoltre, il 75% degli intervistati le ritiene una valida alternativa per un pasto salutare e nutriente e il 57% le considera prodotti fatti con cura artigianale.

In relazione a luoghi e modalità di consumo, l’87% del campione sostiene di consumare i prodotti di IV gamma a casa, mentre poco più di un terzo degli acquirenti lo fa fuori casa: il 20% in ufficio o a scuola e altrettanti in viaggio o all’aperto. In merito, invece, alla modalità di consumo, il 58% del campione li impiega come contorno, il 43% da soli o come portata principale. Il 41% li utilizza come base per preparare ricette semplici e veloci ma anche più complesse ed elaborate (14%). A questo proposito, il 52% degli italiani coinvolti nell’indagine dichiara di cercare ricette a cui ispirarsi per usare i prodotti di IV gamma acquistati. E da dove prendono ispirazione? Il 58% da siti online; il 51% da social network e forum, il 34% da libri e riviste.

Agli intervistati è stato anche chiesto di mettere a confronto i prodotti di IV gamma con quelli freschi preparati in casa (cosiddetta I gamma): hanno espresso quindi un giudizio (migliore, uguale o peggiore) su alcuni aspetti che caratterizzano entrambe le categorie di prodotto. In relazione alla riduzione degli sprechi alimentari complessivi, per il 51% del campione la IV gamma è migliore rispetto agli ortofrutticoli freschi preparati in casa. Analogamente, in relazione all’utilizzo di acqua, il 34% è ben informato e dichiara che la IV gamma garantisce un risparmio idrico rispetto alla preparazione domestica, ma c’è il 17% che sostiene il contrario. “Il prodotto di IV gamma, essendo già mondato, lavato e porzionato, nell’uso domestico è a «scarto zero». Gli scarti di produzione, inoltre, vengono riutilizzati prevalentemente per l’alimentazione animale. Per quanto riguarda l’acqua vorrei sottolineare un dato: il procedimento di lavaggio industriale consuma circa il 90% di acqua in meno rispetto a quello domestico, a parità di prodotto” commenta Battagliola. Anche dal punto di vista igienico, il 45% del campione ritiene che la IV gamma sia migliore rispetto alla I gamma. Nutrizionalmente parlando, invece, il 16% del campione sostiene ancora, erroneamente, che gli ortofrutticoli freschi in busta o vaschetta siano peggiori rispetto a quelli freschi preparati in casa. “Dal punto di vista nutrizionale, gli ortaggi di IV gamma sono equiparabili a quelli di I gamma. Inoltre, essendo già pronti per il consumo, i prodotti di IV gamma incentivano il consumo di frutta e verdura in molte persone” afferma Battagliola.

Relativamente agli imballaggi infine, il 68% degli intervistati ritiene la busta di plastica adatta al prodotto per la sua conservazione e facilmente smaltibile nella raccolta differenziata (66%). I packaging sono ritenuti inoltre molto chiari: riportano in maniera evidente la modalità di smaltimento (63%) e le informazioni che aiutano a capire i punti di forza del prodotto (61%). Non stupisce quindi che il 76% del campione conferisca correttamente nella raccolta differenziata della plastica gli imballaggi degli ortaggi freschi confezionati anche se ancora 1 acquirente su 7 sbaglia la modalità di smaltimento, dato che diventa ancora più significativo nei giovani uomini.

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