CLOSE
Home Tags Sostenibilità

Tag: sostenibilità

La Passata Altromercato, con pomodori liberi da mafie e caporalato

Le ricerche lo confermano, la sostenibilità sociale è ormai richiesta e ricercata dai consumatori, e i recenti fatti di cronaca confermano come il pomodoro, non c’è Made in Italy che tenga, sia uno dei prodotti più a rischio di “contaminazione” mafiosa e utilizzo di mano d’opera in condizioni di lavoro al limite dello schiavismo. Per questo giunge a proposito l’arrivo nella famiglia del Solidale Italiano Altromercato della nuova passata di pomodoro bio Solidale Italiano, nata dalla collaborazione tra il Consorzio fair trade e NCO – Nuova Cooperazione Organizzata. Coltivati in Campania su terreni sottratti alla criminalità organizzata, i pomodori utilizzati per la passata vengono raccolti, nel rispetto del lavoro e dell’ambiente, contro ogni forma di sfruttamento e caporalato. Costituito nel 2012, il Consorzio NCO – Nuova Cooperazione Organizzata parte dalla coltivazione dei terreni confiscati alla camorra per realizzare un modello di agricoltura biologica e sociale, che coinvolge lavoratori svantaggiati e guarda a garanzie di tracciabilità, sostenibilità, filiera corta ed etica.

Il progetto Solidale Italiano Altromercato ha l’obiettivo di valorizzare i prodotti fatti in Italia da realtà produttive di qualità, ecologicamente e socialmente responsabili. Prodotti biologici e d’eccellenza, che tutelano la biodiversità e le tipicità del territorio. Un valore che va oltre la produzione, portando con sé libertà, rispetto dei diritti, della terra e di chi la coltiva, secondo i princìpi del Commercio Equo e Solidale.

I pomodori del Consorzio NCO si affiancano a quelli della Cooperativa sociale Pietra di Scarto di Cerignola, in Puglia, coltivati su terreni liberi dalle mafie e dal caporalato e già utilizzati per i pelati bio Solidale Italiano Altromercato. Questa nuova collaborazione ha quasi raddoppiato la produzione di Solidale Italiano Altromercato nel comparto e segna un ulteriore passo avanti per realizzare una visione della coltivazione del pomodoro, che passi dalla riaffermazione dei diritti dei lavoratori.

Il caporalato è una piaga che coinvolge in Italia oltre 400.000 persone (Fonte: Secondo Rapporto Agromafie e Caporalato/ Flai Cgil), che lavorano in condizioni al limite della dignità. «Un’iniziativa come quella del Solidale Italiano Altromercato è molto importante come risposta concreta al fenomeno, soprattutto per quanto riguarda un’agricoltura etica” – ha commentato Yvan Sagnet, Coordinatore Regionale per l’Immigrazione della Flai Cgil Puglia e autore del libro “Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso” (Fandango Libri, 2012). – I consumatori hanno preso ormai coscienza del fenomeno e ci chiedono dove possono trovare prodotti di qualità. Noi indichiamo Altromercato: un soggetto credibile che può portare una risposta in tal senso, anche perché è una realtà diffusa sul territorio grazie alle sue Botteghe, e questo agevola il nostro lavoro perché possiamo raggiungere i consumatori in tutte le parti d’Italia».

La passata di pomodoro bio Solidale Italiano Altromercato, prodotta dalle cooperative Un fiore per la vita e Al di là dei sogni, socie di NCO, sarà tra i protagonisti delle due settimane dedicate da Altromercato al Solidale Italiano, fino al 7 novembre, nelle Botteghe Altromercato aderenti e nella Bottega Online. Per invitare ad assaggiare i prodotti del Solidale Italiano, con una spesa minima di 10 euro di prodotti a marchio Solidale Italiano Altromercato regala la pasta di farro bio e, su una spesa di almeno 25 euro, aggiunge anche la passata di pomodoro bio.

 

Greenpeace dà i voti al tonno sostenibile. Promossa ASdoMAR

La quarta edizione della classifica “Rompiscatole” di Greenpeace, che valuta la sostenibilità del tonno in scatola venduto in Italia non lesina sorprese. Greenpeace ha analizzato gli 11 marchi di tonno più diffusi sugli scaffali, che rappresentano circa l’80% del mercato italiano, in base alle loro politiche di sostenibilità e equità, le specie catturate, i metodi di pesca usati e le informazioni che forniscono ai consumatori. A due anni dall’ultimo ranking – illustra una nota dell’organizzazione ambientalista – c’è chi scende e c’è chi sale.

ASdoMAR è l’unico produttore che si posiziona in fascia verde, con il prodotto più sostenibile: “Sempre attento alle tematiche ambientali, AsdoMar offre un’ampia gamma di prodotti sostenibili: manca poco per essere 100% sostenibile!” è il verdetto finale.

infografica_TONNO_IN_TRAPPOLA

In fascia gialla, si classificano i prodotti di Esselunga, Conad, Rio Mare, Coop, Nostromo e Carrefour perché, secondo Greenpeace mancano ancora dei passi per essere sostenibili (alcuni marchi hanno però gdelle referenze sostenibili, altri sono impegnati per inserirle). Rio Mare, leader del mercato italiano, resta al quarto posto perché dimostra di voler mantenere gli impegni, ma non ha fatto ancora abbastanza.

Infine nella fascia rossa, i bocciati, vi sono i prodotti MareBlu, Auchan, Lidl e Mareaperto. “Mareblu – si legge – nonostante le promesse di bandire i metodi di pesca distruttivi, usando solo tonno da pesca a canna o senza FAD entro il 2016, oggi non arriva neanche allo 0,2% di prodotti sostenibili e finisce sul fondo. Nella maggior parte delle sue scatolette finisce infatti tonno pescato con reti a circuizione usate con sistemi di aggregazione per pesci (FAD), che svuotano i nostri mari uccidendo ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno (baby-tuna) e numerosi animali marini, tra cui squali e tartarughe. Non è l’unico neo: Thai Union, l’azienda che dal 2010 è proprietaria del marchio Mareblu, è stata recentemente coinvolta in uno scandalo internazionale che riguarda la violazione dei diritti umani lungo le sue filiere di produzione”.

La classifica di Greenpeace è stilata tenendo conto di una serie di parametri: tracciabilità, politica per un approvvigionamento sostenibile, metodi di pesca, stato di salute delle specie di tonno usate, etichettatura del prodotto e informazioni ai consumatori, responsabilità e impegni per una pesca equa e giusta, supporto alla creazione di Riserve Marine e promozione di un cambiamento dell’industria del tonno, impegni precisi per evitare tonno che proviene pesca illegale, non documentata e non regolamentata (IUU).

Responsabilità sociale, cresce la sensibilità dei consumatori: in Italia il 52% disposto a pagare di più

Per i brand che operano azioni di sostenibilità sociale e ambientale si è disposti a pagare di più: in Italia questa affermazione è vera per il 52% dei consumatori, un dato in aumento rispetto al 45% del 2014 e al 44% del 2013, anche se ancora inferiore rispetto alla media globale del 66% ma superiore al 51% della media europea. Lo rivela il Nielsen Global Survey of Corporate Social Responsibility and Sustainability condotta su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi.

Che l’approccio sostenibile “paghi” è poi confermato dal dato che vede come, a livello globale, le aziende impegnate nella sostenibilità ambientale e sociale hanno fatto registrare nel 2015 una crescita del fatturato pari al 4%, a differenza di quelle scoperte su questo versante, il cui giro d’affari è incrementato meno dell’1%. E coprono ormai il 65% delle vendite totali nel largo consumo le marche impegnate con l’ambiente o il sociale.

Gli under 34 i più sensibili al tema

Nei 60 mercati presi in esame, in media le fasce d’età maggiormente propense a pagare di più per la sostenibilità sono quelle dei Millennials (21- 34 anni) e della generazione Z (15-20 anni). La prima si posiziona al 73% nel 2015 (in crescita del 50% rispetto al 2014), la seconda al 72% (era il 55% nel 2014). Il dato sorpendente riguarda la disponibilità finanziaria dei consumatori (forse legata propiro alla loro età): è maggiormente disposto a pagare un premium price per il prodotto con brand sostenibile chi guadagnano 20 mila dollari all’anno rispetto a chi dichiara entrate per 50 mila (68% vs. 63%).
«I consumatori – commenta l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – hanno raggiunto un grado di responsabilità sociale e ambientale determinante anche nel momento dell’acquisto. Nello stesso tempo, si attendono il medesimo impegno da parte dei produttori. Per questo motivo la sostenibilità dei beni di largo consumo è da considerarsi non più solo un valore aggiunto del prodotto e del brand, bensì un requisito essenziale. Non si può parlare della sostenibilità come di un semplice differenziale di marketing. Essere sostenibili comporta per l’azienda il consolidamento della fedeltà alla marca, soprattutto quando il cliente appartiene alla fascia dei Millennial e della generazione Z, particolarmente attente a questi aspetti nel momento in cui si avvicinano allo scaffale. Ambiente, impegno sociale, freschezza degli ingredienti sono le declinazioni dell’unico concetto di sostenibilità, che posiziona l’azienda come big player sia a livello nazionale sia globale grazie alla reputazione acquisita dal marchio».

Paese che vai esigenza che trovi: in Italia vince il fresco e il bio
La sostenibilità di un prodotto si declina in diversi fattori, emerge ancora dalla ricerca, che a loro volta costituiscono altrettanti driver d’acquisto. In Italia la freschezza e la presenza di ingredienti naturali/biologici incide per il 61% nel comportamento davanti agli scaffali. Il beneficio salutistico per il 53%. In particolare, il comparto del biologico a totale Paese nel marzo 2015 ha fatto registrare una crescita del 14% sull’anno, generando un giro d’affari di 866 milioni di Euro, gli alimenti gluten free +31% (101 milioni), quelli senza grassi +10% (25 milioni), il comparto dell’integrale +11% (235 milioni).
La fiducia nel brand, nella classifica dei driver di sostenibilità nel nostro Paese, si posiziona al 53%. Al 41% si riscontra il fatto che la società produttrice sia eco-friendly, al 38% che il packaging sia a basso impatto ambientale, al 33% che il brand sia impegnato nel sociale, al 31% il fatto che l’azienda abbia un impatto positivo sulla comunità territoriale locale.
L’impegno etico, uno degli aspetti della sostenibilità, diventa premiante anche nel messaggio pubblicitario: se il 17% ha acquistato per avere visto la pubblicità di un prodotto in Tv, la percentuale sale al 21% se il messaggio contiene riferimenti alla sostenibilità dell’operatività della marca.


Se a questi dati si affianca la classifica di quanti, oltre ad essere attenti ai fattori sostenibili dei prodotti, si dichiarano disposti a spendere di più per gli stessi, le percentuali salgono: il 72% pagherebbe un premium price per prodotti di brand affidabili, il 70% per prodotti in linea con le esigenze di salute e benessere, il 69% per prodotti freschi e fatti da ingredienti naturali, il 58% se l’azienda produttrice è eco-friendly, il 56% se è impegnata nel sociale, il 53% se il packaging è a basso
impatto ambientale, stesso dato se l’azienda ha implementato iniziative a favore della comunità locale, il 45% se l’adv televisivo veicola messaggi positivi mirati alla società e all’ambiente.

Riciclare conviene con Conad-Pac2000A e Tetrapack fa tappa in Umbria

“Riciclare Conviene”, campagna ambientale itinerante , torna in Umbria per l’edizione numero 11, dopo aver fatto tappa a Terni nel 2013 e dopo la conclusione della tappa di Arma di Taggia (IM) e per rendere tangibile il risparmio che deriva dalla raccolta differenziata e dal riciclo dei rifiuti, è in funzione nel centro commerciale Quasar Village di Corciano, a pochi chilometri da Perugia, la postazione interattiva dedicata alla raccolta differenziata dei cartoni Tetra Pak. Qui ad ogni conferimento saranno rilasciati gli eco-scontrini, che danno diritto ai buoni sconto sulla spesa nel Conad Ipermercato.

Da sinistra: Luciano Sisani, Direttore di TSA Trasimeno Servizi Ambientali; Danilo Toppetti, Direttore Generale di PAC 2000A; Francesco Di Maria – Coordinatore Progetto Life EMaRES; Lorenzo Nannariello, Responsabile Progetti Ambientali di Tetra Pak Italia; Cristian Betti, Sindaco di Corciano; Massimo Gai, Direttore Marketing & Commerciale Consumer di Lucart)
Da sinistra: Luciano Sisani, Direttore di TSA Trasimeno Servizi Ambientali; Danilo Toppetti, Direttore Generale di PAC 2000A; Francesco Di Maria – Coordinatore Progetto Life EMaRES; Lorenzo Nannariello, Responsabile Progetti Ambientali di Tetra Pak Italia; Cristian Betti, Sindaco di Corciano; Massimo Gai, Direttore Marketing & Commerciale Consumer di Lucart)

L’XI edizione di “Riciclare Conviene” è promossa da PAC 2000A e Tetra Pak Italia in collaborazione con TSA, Trasimeno Servizi Ambientali e con il patrocinio del Comune di Corciano. L’iniziativa, che durerà fino al 10 gennaio 2016, non sostituisce la modalità locale di raccolta dei contenitori Tetra Pak, ma intende dimostrare che l’impegno per l’ambiente riduce costi, sprechi e inquinamento.

«Crediamo che le buone pratiche ambientali siano importanti per rafforzare il legame con il territorio», ha dichiarato durante l’inaugurazione il Direttore Generale di PAC 2000A, Danilo Toppetti. «Per la galleria commerciale Quasar, inaugurata lo scorso anno, abbiamo previsto diverse soluzioni tecnologiche per abbattere i consumi energetici, come l’impianto fotovoltaico che produce energia elettrica per la struttura. Inoltre tutti gli impianti di climatizzazione della galleria non utilizzano combustibili fossili. Esempi concreti che rimandano al tema del risparmio ambientale, al centro di questa iniziativa».

«Tetra Pak promuove lo sviluppo sostenibile. In concreto, utilizza le risorse in modo efficiente e promuove la raccolta differenziata e il riciclo dei propri contenitori su tutto il territorio nazionale – ha aggiunto Lorenzo Nannariello, Responsabile Progetti Ambientali di Tetra Pak Italia – grazie al Protocollo d’intesa siglato con Comieco nel luglio 2003. Nel 2014 sono state raccolte e riciclate in Italia oltre 22.700 tonnellate di confezioni Tetra Pak, circa 1,3 miliardi di contenitori».

La campagna ambientale itinerante Riciclare Conviene è stata inaugurata a Modena nel 2011. Fino a oggi sono stati raccolti oltre 180mila cartoni Tetra Pak. Dopo l’edizione di Corciano, Riciclare Conviene proseguirà in altre città italiane per divulgare una sempre più attenta coscienza ambientale.

Pam Panorama aderisce a Stop Foie gras e ne sospende la vendita

“Un’indagine di Essere Animali e Promoviendo el Veganismo negli allevamenti nel sud della Francia, dove viene prodotto oltre il 70% del foie gras distribuito in tutto il mondo, Italia compresa, documenta terribili condizioni di vita per milioni di anatre, ingozzate a forza con un tubo metallico per indurre il loro fegato ad ammalarsi. Ancora vengono utilizzate le gabbie individuali, illegali nell’UE, dove gli animali non possono nemmeno aprire le ali”.

Così comincia la petizione Stopfoiegras.org inviata ad alcune catene della Gdo operanti in Italia (Auchan, Bennet, Conad, Carrefour, Eataly, Esselunga, Pam) con la richiesta di interrompere la vendita di questo prodotto.

La petizione è supportata dal filmato Foie gras-Solo crudeltà che documenta il processo di allevamento con alimentazione forzata degli animali e la loro macellazione per estrare il fegato malato.

 

ATTENZIONE IL FILMATO CONTIENE IMMAGINI FORTI!

Pam Panorama, per ora unica insegna della Gdo italiana, ha aderito a questa campagna di sensibilizzazione lanciata dall’associazione Essere Animali con lo scopo di fermare la distribuzione del foie gras all’interno di supermercati e ipermercati.

Nei 153 punti vendita diretti Pam Panorama a partire dai prossimi giorni non sarà più in vendita il foie gras.

«Siamo molto orgogliosi della nostra scelta  – afferma Michela Airoldi, Direttore Marketing di Pam Panorama –. Abbiamo visionato il materiale mostratoci dall’associazione Essere Animali relativo al trattamento a cui sono sottoposte le oche per la produzione del foie gras e abbiamo preso la decisione, che stavamo già maturando da tempo, di cessare la distribuzione di questo prodotto nei nostri punti vendita. Siamo certi che anche i nostri clienti apprezzeranno questa scelta».

Schermata 2015-10-22 alle 19.03.41

Selex pubblica il Bilancio Sociale 2014

cover bilancioLa raccolta nazionale Metti in tavola la solidarietà in collaborazione con Croce Rossa Italiana (2 milioni di pasti per le famiglie in difficoltà) e la campagna Tutti per la scuola per fornire materiale didattico alle scuole con la donazione dei punti fedeltà. Sono solo due delle iniziative in ambito sociale e ambientale realizzate localmente o su base nazionale nel corso del 2014 dal Gruppo Commerciale Selex e contenute nella seconda edizione del Bilancio di sostenibilità appena pubblicato.

Il Bilancio sociale è suddiviso in tre parti. La prima è dedicata alla presentazione della realtà Selex e delle sue caratteristiche di Gruppo associativo, formato da Imprese profondamente legate al territorio, e mette l’accento sul contributo all’occupazione. Negli ultimi tre anni le imprese che fanno capo a Selex hanno assunto migliaia di nuovi lavoratori e su 31 mila dipendenti, più del 93% ha un contratto a tempo indeterminato.

Nella seconda parte si considerano i clienti, la loro soddisfazione attraverso un’offerta basata su qualità, sicurezza e convenenza, e la difesa del loro potere d’acquisto, che nel 2014 si è tradotto, attraverso le attività promozionali, in un risparmio di 447 milioni di euro per le famiglie. 

Nella terza parte del Bilancio sono esposte le principali iniziative avviate a livello nazionale e locale. La versione integrale del Bilancio sociale si può consultare qui 

 

Coop oltre Kyoto premia la sostenibilità di cinque fornitori di prodotti a marchio

Sono 302 le imprese coinvolte e 352 gli stabilimenti totali all’interno dei quali sono stati effettuati importanti interventi volti a migliorare le proprie prestazioni a favore della sostenibilità. “Coop oltre Kyoto” è il nuovo volto di un progetto voluto da Coop e partito nel 2006 quando aveva invitato i fornitori di prodotto a marchio a adottare azioni mirate alla riduzione dei consumi energetici in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra sancite dal Protocollo di Kyoto, prevedendo la collaborazione per la verifica dei dati di Bureau Veritas Italia (organizzazione internazionale che si occupa di certificazione).

Nove anni dopo, Coop guarda avanti ed amplia il contesto di riferimento includendo nell’analisi non solo le azioni volte a diminuire le emissioni di anidride carbonica, ma anche tutto ciò che incide sull’impatto ambientale: l’energia certo ma anche i consumi idrici, i rifiuti, l’utilizzo di materiali riciclati, le certificazioni adottate, etc. Una sorta di “radiografia” complessiva sulla sostenibilità partendo dal presupposto che molte azioni, oltre a portare ad un beneficio per l’ambiente, possono generare contemporaneamente un beneficio economico, grazie al risparmio sui singoli costi.

Nell’arco di tempo esaminato, ovvero l’ultimo triennio (2012-2014), le imprese si sono cimentate in differenti campi di intervento, spesso con molteplici azioni: dalle centrali termiche ai sistemi di filtraggio delle acque, all’utilizzo di materiale riciclato per imballi, etc.

Le prime 5 imprese che si sono distinte nei diversi settori e che hanno ottenuto il riconoscimento durante una cerimonia in Expo sono Amadori, Apofruit, Delicarta, Feger e Orogel.

Amadori (carni) ha investito ad esempio molto sul versante sostenibilità dei propri impianti realizzando a Cesena un polo energetico (una centrale termica integrata a due impianti di cogenerazione a gas metano) in grado di generare un risparmio stimabile in circa 3000 TEP/anno. A questo si aggiungono gli impianti di digestione anaerobica che consentono di produrre biogas a partire dalle biomasse e producendo di conseguenza una riduzione dei rifiuti prodotti di oltre il 95%.

Apofruit (prodotti ortofrutticoli freschi) ha sfruttato al meglio il proprio impianto fotovoltaico per quanto concerne la risorsa energetica e a fine 2014 ha inoltre adottato luci a LED per l’impianto di illuminazione dello stabilimento di Longiano, mentre i sistemi di filtraggio hanno permesso di utilizzare più a lungo le acque.

Anche Delicarta (prodotti a base cellulosa) ha investito molto sulla riduzione dei consumi energetici e idrici; sul primo versante, utilizzando gas naturale in modo più efficiente (la riduzione di emissioni è pari a 4.300 t di CO2) e sul versante acqua attraverso una riduzione nell’ultimo quinquennio di circa il 22% del consumo in litri acqua/kg carta prodotta. Per gli anni a venire, grazie ad un recente investimento in un impianto di “Water Reuse”, tale livello di consumo è destinato ad abbassarsi ulteriormente. A Delicarta si deve inoltre la progettazione della prima carta igienica senza rotolo (“Zero Tubo” prodotto in esclusiva per Coop) che permette un risparmio annuo di cellulosa di circa 8 tonnellate di carta.

Orogel (prodotti surgelati e vegetali conservati) da parte sua si è distinta per la riduzione del consumo di acqua a scopi non alimentari per oltre 36.000 m3, per la maggiore efficienza ed il minore scarto di prodotto finito e l’invio di sottoprodotti a impianti di digestione per la produzione di biogas.

Feger (prodotti derivati dal pomodoro) ha adottato compattatori per ridurre il volume degli scarti, invia sottoprodotti ad impianti di digestione per produrre biogas , dispone di numerosi prodotti da agricoltura biologica e da filiera controllata nonché si è distinta per un sistema di recupero vapore.

Le prime mele Melinda conservate nella montagna sugli scaffali a gennaio: unico il progetto delle celle ipogee

Utilizzano meno acqua ed energia, diminuiscono la CO2 immessa nell’atmosfera, non impattano sul paesaggio e preservano meglio la catena del freddo (carico e scarico avvengono in ambiente refrigerato), aumentando la shelf-life del prodotto fino al 50%: per questo i magazzini ipogei (ovvero scavati nella roccia, utilizzando in una miniera di Dolomia preesistente) creati da Melinda in Val di Non, che sono ora caricati della nuova raccolta di mele, sembrano essere la soluzione ideale per la frigo-conservazione in condizioni di atmosfera controllata.
Utilizzare celle sotterranee per la conservazione degli alimenti non è una novità, in Norvegia da anni ad esempio sono adibite alla conservazione del pesce a basse temperature. Per la prima volta al mondo (e per ora unica) però sono stati utilizzate per conservare della frutta, a temperature più alte.
«La roccia è un isolante termico, quindi non è più necessario usare idrocarburi e il risparmio energetico arriva al 53%. L’enorme massa termica della roccia rende possibile l’accumulo energetico – ha spiegato alla presentazione del progetto Maurizio Fauri, Professore presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento –; le celle necessitano di un terzo dei gruppi frigoriferi e sono più sicure perché non soggette ai black-out, che può capitare quando ci si affida a fonti rinnovabili: il freddo infatti si conserva per due settimane anche senza refrigerazione. Si può anche utilizzare l’energia elettrica solo nelle fasce che hanno un costo inferiore».

Oggi 10mila tonnellate, domani..
La prima fase dei lavori ha creato 12 celle uguali tra loro, in grado di contenere 900 tonnellate di prodotto, circa 5 milioni di mele. ovvero 10mila tonnellate, “un investimento da 8,8 milioni di euro, ma il progetti prevede successivi ampliamenti” ha detto Michele Odorizzi, Presidente Consorzio Melinda.

Lo scaricamento e il caricamento delle mele avviene in ambiente refrigerato all'interno della ex-miniera, ottimizzando la catena del freddo.
Lo scaricamento e il caricamento delle mele avviene in ambiente refrigerato, ottimizzando la catena del freddo.

La forza del progetto è la sostenibilità sia economica sia ambientale. «Il consumatore oggi ci richiede non solo qualità e genuinità, ma garanzie di orientamento dell’azienda in senso della sostenibilità. Le prime mele conservate nelle celle ipogee arriveranno a gennaio nei supermercati. È stato uno investimento enorme per le 4000 famiglie socie del consorzio, che quest’anno hanno prodotto un raccolto record di 420mila tonnellate di mele, per l’80% vendute sul mercato italiano. Da qui il claim rivolto al consumatore: “La natura protegge i nostri frutti e noi proteggiamo lei”» ha spiegato Andrea Fedrizzi, responsabile comunicazione Consorzio Melinda.
Siamo ora al primo vero raccolto (c’è stato un primo test l’anno scorso) che utilizza i magazzini ipogei ricavati dai vuoti di cava della ex miniera di Rio Maggiore a Predaia (TN), un’area di 80 ettari di roccia Dolomia, a 575 metri sopra il livello del mare, a 900 metri dall’ingresso della miniera e 275 metri sotto le radici degli alberi dei meli coltivati sui terreni in superficie.

Innovazione premiata
Melinda ha già ricevuto due premi per il suo progetto innovativo e sostenibile: il Good Energy Award di Bernoni Grand Thornton nell’ambito del 15° Italian Energy Summit, evento di riferimento per il mercato italiano dell’energia e il Sodalitas Social Award, che viene assegnato alle iniziative più efficaci nel generare una crescita sostenibile.

Il Consorzio Melinda cui aderiscono 16 cooperative di oltre 4.000 famiglie di frutticoltori che coltivano circa 6.500 ettari di meleti nella Val di Non e Val di Sole, in Trentino copre più del 50% delle mele Golden acquistate in Italia e il 20% della produzione media annua di mele con circa 420.000 tonnellate. In aumento anche la percentuale di produzione destinata al mercato estero, dal 12% del 2011 al 25% medio degli ultimi tre anni in oltre 48 Paesi.
Coltiva le varietà Golden Delicious (70% della produzione totale), Red Delicious (10%), Renetta Canada (9%), – le uniche in Italia a Denominazione di Origine Protetta – Gala (5%), Fuji (6%) ed Evelina. Completano la produzione 3.000 tonnellate/anno circa di mele ottenute dall’applicazione del disciplinare di produzione biologica.

Packaging e spreco alimentare: confezioni piccole e più informazioni per agevolare i consumatori

Illustrazione: Guido Scarabottolo dal 20° Rapporto Comieco

Qual è il rapporto tra i cittadini e l’utilizzo di imballaggi e qali relazioni intercorono tra imballaggi e spreco alimentare? È questo il focus dell’indagine condotta da Swg e Last Minute Market presentata nel corso di un incontro organizzato da Comieco dal titolo Consumatori in carta e cartone: uniti contro lo spreco.

Dalla ricerca di Swg (condotta su un campione di 1000 famiglie) emerge che le modalità di acquisto dei generi alimentari ha una diretta correlazione con il confezionamento. Poiché la maggior parte dei consumatori tende a fare la spesa con una frequenza elevata (il 37% 2-3 volte la settimana, il 15% ogni due giorni e il 17% ogni giorno), si cquistano per il 64% dei casi confezioni piccole per motivi diversi: perché si è soli o in due in famiglia, perché si vuole avere cibo sempre fresco o perché si spreca di meno. Il restante 36% che acquista confezioni più grandi lo fa essenzialmente per convenienza. Tuttavia il 63% butta via confezioni già aperte e parzialmente consumate e il 10% confezioni intere giunte a scadenza.

confezioni acquistate

Quanto all’utilizzo dell’imballaggio, la stragrande maggioranza lascia nell’imballaggio i prodotti acquistati (pasta fresca l’86%, latticini l’82%, 68% formaggi). Vengono invece “riconfezonati” o lasciati sfusi frutta e verdura.

I consumatori preferiscono poi contenitori di cartone e sacchetti di carta soprattutto per la loro riciclabilità (49 e 58% rispettivamente).

Le etichette e le informazioni

La quasi totalità degli italiani legge le etichette prima dell’acquisto, con una maggiore attenzione sulla provenienza (88% sempre+qualche volta), la data di scadenza (98%) e gli ingredienti compresi i conservanti (87%). Frutta, verdura e salumi presentano però informazioni meno leggibili.

Confezioni e spreco

Da questo particolare angolo visuale si registra la consapevolezza che vi è stato un cambiamento negli ultimi anni. Infatti il 32% degli italiani prima di andare a fare la spesa controlla nel frigorifero o nella dispensa le date di scadenza dei prodotti. Il 28% lo fa quando li ripone in frigo o dispensa dopo l’acquisto e il 40% quando li utilizza per cucinare.

Quando poi il cibo è scaduto o è andato a male, il 51% adotta un comportamnto responsabile e butta il cibo nell’umido e il pack nella differenziata, ma ben un quarto degli italiani (il 27%) gtta tutto nell’indifferenziata. Il 13% butta il cibo nell’indifferenziata e l’imballaggio nella differenziata e il 9% il cibo nell’umido e l’imballaggio nell’indifferenziata.

Vi è comunque una generale consapevolezza sul ruolo dell’imballaggio, visto che il 67% ritiene che le prestazioni degli imballi sono cambiate negli ultimi dieci anni e il 68% è al corrente che molte soluzioni di imballaggio sono studiate per preservare i cibi. Anzi il 51% vorrebbe che tali funzioni fossero sempre comunicate sulla confezione.

Proprio a questo riguardo Emilio Albertini di Gifasp (l’associazione dei fabbricanti di astucci e scatole in cartoncino e cartone) sottolinea che da tempo esistono imballaggi attivi, che rilasciano sostanze antimuffa per aumentare la durata dei prodotti confezionati, e imballaggi intelligenti, con inchiostri che cambiano colore in presenza di cattiva conservazione o scadenza. Ma, è emerso dalla discussione, che il fattore critico è nel costo di tali imballaggi che non li fanno preferire dalla Gdo. Anche il tema dell’allungamento della shelf life, è stato evidenziato, non ha alcun riflesso con le pratiche antispreco. Anzi, è molto più collegato con le necessità logistiche della distribuzione più che da motivazioni antispreco per i consumatori.

Dal canto suo Comico (nel 2014 sono stati raccolti 3,1 milioni di tonnellate di carta e cartone) sta operando con diverse modalità per favorire il dialogo tra gli attori della filiera del packaging e migliorare la comunicazione nei confronti del pubblico. Un esempio è costituito dal Clud Carta e Cartoni, progetto che conta più di 200 aziende iscritte, nato per promuovere le best practice e le ultime innovazioni in fatto di packaging sostenibile nei confronti di quelle realtà che utilizzano imballaggi in carta e cartone per confezionare e movimentare i loro prodotti.

I detenuti di Opera recitano per Telethon, Simply sponsorizza

Mercoledì 14 ottobre dalle 19.30 all’interno del Carcere di Opera, eccezionalmente aperto al pubblico, si terrà il Concert-Show per la pace nel mondo “L’amore vincerà”, lo spettacolo interpretato dai detenuti del circuito di alta sicurezza della Casa di Reclusione di Opera.

Banner-Evento-Telethon-Opera Con la collaborazione Rotary Club Milano Parco Sud e Laboratorio di Musical del Carcere e il coinvolgimento di Simply, l’insegna dei supermercati del Gruppo Auchan, è stata organizzata una serata dedicata a Telethon, che riceverà la somma ricavata dalla vendita dei biglietti d’ingresso. I carcerati, che in veste di attori e cantanti daranno vita a questo originalissimo musical, rinunceranno al ricavato per donarlo alla ricerca scientifica contro le malattie genetiche rare di Telethon. Una troupe RAI riprenderà la serata per trasmettere una sintesi dello spettacolo nel corso della tradizionale maratona televisiva di dicembre dedicata alla raccolta fondi a favore di Telethon.
La Casa di Reclusione di Opera è il più grande carcere italiano di massima sicurezza per numero di detenuti: 1.400 persone, di cui 1.300 con condanne definitive. Da otto anni, all’interno è stato avviato dalla cantautrice e regista Isabella Biffi (in arte “Isabeau”) in collaborazione con EDV Associazione Culturale e Ex.it Consorzio di Cooperative Sociali, un Laboratorio artistico del Musical. Il fine è il recupero e reinserimento lavorativo dei detenuti.
L’Amministrazione Penitenziaria crede fermamente nell’importanza, nel valore e nell’utilità di questo grande progetto sociale, conscia delle molteplici finalità e ricadute positive che si sprigionano dalla rivoluzione umana di detenuti ergastolani. Il profilo rieducativo è stato completamente riconosciuto dall’Area Pedagogica dell’Istituto, ma anche il profilo artistico ha raggiunto livelli sorprendenti.
All’interno della Casa di Reclusione di Opera è stato costruito un teatro da 400 posti. Gli spettacoli messi in scena dai detenuti hanno attirato quest’anno oltre 2.000 spettatori. Nel 2011 i detenuti ergastolani del Carcere di Opera sono stati autorizzati in via straordinaria a recitare presso il prestigioso Teatro degli Arcimboldi di Milano. Lo spettacolo ha richiesto un imponente spiegamento di forze di sicurezza, ripagato dal tutto esaurito del Teatro con oltre 1800 spettatori.
Per vedere lo spettacolo è necessario riservare il posto accedendo a questo link . Il biglietto si paga direttamente all’ingresso prima dello spettacolo.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare