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Gdo contro lo spreco/1: parte la collaborazione tra Végé e Last Minute sotto casa

Gruppo VéGé si conferma realtà sensibile e attiva in materia di responsabilità sociale d’impresa e di sostenibilità avviando una partnership con Last Minute Sotto Casa (LMSC), il portale nato per mettere in contatto “in tempo reale” esercizi commerciali che si trovano a smaltire generi alimentari prossimi alla data di scadenza e consumatori interessati ad acquistarli, beneficiando di consistenti sconti sui prezzi al pubblico.

Con questa collaborazione, la prima attivata su scala nazionale tra un’organizzazione della Moderna Distribuzione e Last Minute Sotto Casa, Gruppo VéGé mette in atto un’iniziativa concreta nella lotta allo spreco alimentare.

Secondo il ministero dell’Ambiente il valore dello spreco alimentare in Italia è pari a 8,1 miliardi di euro l’anno. Dei 3,7 milioni di tonnellate di cibo sprecato, 300 mila tonnellate sono quelle che si realizzano nella distribuzione commerciale. Secondo la Relazione 2013 dell’Agea (Agenzia Italiana per le erogazioni in agricoltura) sulle attività di distribuzione degli alimenti agli indigenti, nel 2013 sono state raggiunte oltre 4 milioni di persone dal sistema di distribuzione di prodotti alimentari attraverso le sette organizzazioni caritative iscritte all’albo dell’Agea.

Nel mondo si stima che lo spreco di cibo riguardi 1,3 miliardi di tonnellate per un valore di circa 750 miliardi di dollari.

Entro il 2016 niente più dolciumi nelle avancasse in tutti i punti vendita U2

Entro il 2016 non più dolciumi nelle avancasse ma prodotti freschi, sani e dedicati al benessere quotidiano, in tutti i punti vendita U2: la “decisione sostenibile”, già attuata in alcuni supermercati come quello milanese di viale Premuda, è stata presa dall’insegna di Unes, “parte del percorso che U2 Supermercato sta compiendo da anni al fine di tutelare il diritto del consumatore di fare la spesa in modo consapevole, senza plasmarne le scelte, ma fornendo indicazioni trasparenti, affinché possa scegliere autonomamente il proprio paniere di acquisto” si legge in una nota.

L’obiettivo è quello di trasformare un acquisto di impulso in un atto consapevole. «La Grande Distribuzione utilizza le aree ad altissimo passaggio poste prima delle casse per stimolare il desiderio del consumatore di acquistare prodotti che possano essere per lui una coccola, come i dolciumi; proprio in questa posizione infatti viene acquistato il 21% degli snack dolci. U2 è il Supermercato Controcorrente perché è capace di fare scelte coraggiose – ha spiegato Mario Gasbarrino, amministratore delegato Unes -. Lavoriamo affinché tutte le azioni che un cliente compie all’interno di un nostro Supermercato U2 siano libere e consapevoli. Il risultato di questo percorso è che oggi in U2 il cliente è libero per esempio di confrontare velocemente i prodotti sugli scaffali perché abbiamo scelto una esposizione chiara (abbiamo affiancato la marca leader alle nostre provate label) e reso le etichette dei prezzi facili da leggere. Ora desideriamo compiere un passo in avanti verso l’obiettivo consapevolezza: trasformare in scelta consapevole l’acquisto di impulso, perché crediamo che i nostri clienti abbiano sempre il diritto di compiere scelte consapevoli e che questo diritto debba essere ancor più garantito quando il cliente responsabile d’acquisto , compra per qualcun altro (spesso i prodotti che si comprano in avancassa sono destinati ai bambini) senza dover subire né la pressione psicologica della sovraesposizione né il ‘’ricatto del pianto del bambino”».

Territorio, sport, amicizia e solidarietà nella nuova promozione Kinder Ferrero e Conad

Si chiama “Chi ama lo sport trova un tesorio” il nuovo progetto di marketing tra Conad e Kinder Ferrero teso a valorizzare lo sport come pratica di condivisione e aggregazione sociale. L’attività intende infatti sostenere le Associazioni Sportive Dilettantistiche che in Italia sono oltre 60.000 e che affiancano molte famiglie italiane nell’educazione sportiva dei più piccoli.

La dinamica di partecipazione prevede l’acquisto di prodotti Kinder nei punti vendita Conad e la votazione della propria Associazione Sportiva Dilettantistica preferita sul sito chiamalosport.it, previa indicazione del punto vendita Conad in cui si è effettuata la spesa: ogni mese Kinder e Conad premieranno le 5 Associazioni più cliccate con un premio di 2.000 € da utilizzare per migliorare le proprie strutture e/o servizi.

Alla fine del periodo di attivazione del progetto (31 gennaio 2016) sarà inoltre assegnato un Super Premio di 5.000€ all’Associazione più votata in assoluto. Un premio spetterà anche ai punti vendita Conad che hanno contribuito all’iniziativa, con uno stanziamento di 1.000 € ai Soci Imprenditori che più hanno saputo promuovere il successo del progetto.

Infine ai consumatori di Kinder che parteciperanno a “Chi ama lo sport trova un tesoro” è dedicata una meccanica “Instant Win” con la quale aggiudicarsi 246 buoni Decathlon da 50 €, (2 al giorno da ottobre a gennaio).

Il nuovo progetto prende avvio proprio a conclusione della precedente campagna “Disegna il tuo parco a colori” rivolta a tutti i bambini fra i 4 e i 12 anni che, grazie al loro impegno e alla loro fantasia, sono stati invitati ad aiutare Kinder e Conad nella riqualificazione di 8 aree giochi su tutto il territorio italiano. Agli otto comuni di residenza dei vincitori è andata la somma di 15.000 euro ciascuno per riqualificare i parchi delle loro città.

Coop e Fairtrade a Expo festeggiano i 20 anni del caffè Solidal, primo prodotto equo nella Gdo

Il Caffè Solidal Coop è il primo prodotto del commercio equo e solidale arrivato sugli scaffali dei supermercati nel 1995. Si chiamava “il caffè della solidarietà”. Da quel progetto pionieristico si è arrivati oggi a una linea intera che conta 41 prodotti e che in Coop ha fatturato 32 milioni di euro nel corso dell’ultimo anno (nel 2003 le vendite erano circa 3 milioni).

Oggi alle 18.00 nella piazza del Future Food District, il supermercato del futuro di Coop a Expo, si festeggiano i vent’anni di questo traguardo e insieme la Giornata Mondiale del Caffè, raccontando il lungo viaggio dei chicchi dalle montagne del Centro America all’Italia. Saranno presenti, tra gli altri, Francisco Ramon Rivera Gonzalez, presidente della cooperativa di produttori di caffè Pantasma, e Ena Salinas Liaison Officer Fairtrade per il Paese.
In Nicaragua i piccoli produttori rappresentano il 95% dei raccoglitori di caffè, e contribuiscono al 25% della produzione totale di caffè del paese. Durante le crisi del settore alla fine degli anni ’80 furono anche i più colpiti dalla catena. Con l’arrivo del circuito Fairtrade a Pantasma le cose sono cambiate. La produzione di caffè oggi avviene all’ombra, ovvero in abbinata a banani e altre piante da frutto, che contribuiscono a creare ampie zone ombrose, che aiutano a preservare la biodiversità locale. Questo tipo di coltivazione è anche un simbolo della lotta delle piccole realtà cooperative in opposizione alle grandi piantagioni monocolturali.
Pantasma inoltre promuove iniziative a sostegno dell’emancipazione femminile, e a sua volta vi aderiscono cooperative di sole donne che grazie a Fairtrade hanno partecipato ad attività di formazione per contrastare il fenomeno del machismo, molto frequente nell’area.

All’incontro partecipano anche Vladimiro Adelmi, Brand Manager della linea Solidal Coop, Paolo Pastore, Direttore di Fairtrade Italia e Aldo Pavan, fotografo e videomaker che lo scorso gennaio, in visita a Pantasma, ha realizzato un video, che sarà proiettato durante la serata.
Il Viaggio intorno al cibo, un format ideato da Coop e Fairtrade in Expo, proseguirà il 14 ottobre, sempre alle 18.00 presso la piazza del Food District con le noci di anacardio del Brasile.

Uk: la tassa sui sacchetti di plastica nella GDO si reinvestirà a beneficio della comunità locale

Tesco sta utilizzando una tassa governativa, quella sui sacchetti di plastica, per avvicinarsi e fidelizzare la comunità locale.

I sacchetti di plastica sono un enorme problema per l’ambiente, specie marino e fluviale. Ogni anno nella sola Ue ne finiscono in discarica 8 miliardi. Tanto che a maggio il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva UE secondo la quale gli Stati membri avranno due possibilità: ridurre l’utilizzo di buste di plastica tramite l’applicazione di una tassa entro il 2018 oppure fare in modo tramite altre iniziative di ridurne l’uso a 90 pro capite l’anno entro la fine del 2019, che dovranno diventare 40 sacchetti pro capite l’anno entro il 2025.

Intasco o reinvesto?

Che i sacchetti di plastica siano un costo per il retailer e per l’ambiente è indubbio. Farli pagare in certi casi è stato un deterrente. E se si usasse il ricavo della vendita per finanziare iniziative sociali a beneficio della comunità locale? È ciò che succederà in Inghilterra per effetto di una legge statale che, a partire dal 5 ottobre, imporrà una tassa di 5 pence (circa 7 centesimi di euro) per ogni sacchetto di plastica venduto in supermercato.

Tesco ha iniziato una campagna di sensibilizzazione, impegnandosi a informare i clienti sulla destinazione finale dei fondi ed anche a promuovere iniziative locali meritevoli. Oltre alla shopping bag di tessuto in omaggio, i clienti otterranno tutta una serie di informazioni su come sprecare meno sacchetti e “dritte” su come ricordarsi di portare con sé quelli a lunga durata (ad esempio: tenerne sempre qualcuno nel baule della macchina). Però i sacchetti usa e getta saranno più resistenti (ovvero di fatto realmente riutilizzabili), e saranno riciclati da plastica ricavata all’interno della catena, secondo una logica di “economia circolare”. Infine, i clienti potranno riciclare i sacchetti usati lasciandoli nel punto vendita.

La parte più interessante dell’approccio dell’insegna britannica riguarda la dichiarazione di voler giocare un ruolo proattivo nel vigilare e proporre affinché i soldi raccolti dalla tassa (che ci si aspetta saranno nell’ordine dei milioni di sterline) vengano effettivamente utilizzati all’interno della comunità per progetti utili. I clienti saranno infatti invitati a votare online tre progetti per area selezionati con l’aiuta dell’associazione Groundwork, e anzi saranno invitati a segnalarne o proporne di loro prima della selezione. Tra i progetti più “probabili” la creazione di parchi urbani, orti condivisi e percorsi salute nel verde.

“Le persone sono più in salute perché possono esercitarsi all’aria aperta, coltivare il proprio cibo e allontanarsi dallo stress e dal traffico della vita urbana. Le comunità sono più forti perché la gente ha modo di conoscere i propri vicini e le famiglie hanno un posto dove divertirsi insieme. Gli spazi verdi locali aiutano anche ad affrontare temi ben più complessi: aumentano la biodiversità e riducono l’impatto del riscaldamento globale. Siamo entusiasti di lavorare con i punti vendita e i clienti Tesco per portare questi benefici a migliaia di comunità nel Regno Unito” ha commentato Graham Duxbury, Ad di Groundwork UK.
Un bell’esempio di responsabilità sociale, interazione tra pubblico e privato e un modo per avvicinare e fidelizzare il consumatore e comunicare un’immagine positiva che a Tesco probabilmente, se tutto va come deve andare, frutterà ben più dei 7 pence a sacchetto se li avesse intascati direttamente.

Casi di successo e proibizionismo californiano

L’iniziativa del resto ha dei precedenti assai vicini. L’Irlanda, ad esempio, è stato il primo stato ad applicare una tassa sui sacchetti, la PlasTax, nel lontano 2002. I risultati sono stati molto positivi: un calo del 90% nell’uso dei sacchetti (erano1,2 miliardi l’anno) e 9,6 milioni di euro ricavati e utilizzati per finanziare progetti a favore dell’ambiente. Iniziative simili in Scozia e Galles hanno permesso di raccogliere 5 milioni di sterline (6,8 milioni di euro) andati alle associazioni ambientaliste Keep Scotland Beautiful e Keep Wales Tidy e all’RSPB (una sorta di Lipu britannica).
Draconiano invece l’approccio della California, dove l’anno scorso è passata una legge per proibire l’uso dei sacchetti di plastica, e i supermercati sono stati i primi ad essere coinvolti. Sulla spinta di una forte opposizione dei produttori però la legge, che avrebbe dovuto partire a luglio, è stata sospesa fino a novembre, periodo di elezioni. Vedremo come andrà a finire.

In Italia già da tempo i sacchetti plastica sono stati banditi a favori di quelli biodegradabili. Ma non tutto è risolto: un’indagine di Legambiente dello scorso gennaio nella GDO ha rilevato come su 37 sacchetti prelevati ben 20 fossero di fatto “fuori legge”, ovvero non compostabili.

Plef a Expo: la finanza nella sharing economy

Nuovo appuntamento con Il senso ritrovato, il ciclo di incontri organizzato a Expo da Plef (Planet life economy foundation), Fondazione senza scopo di lucro che promuove la realizzazione di un nuovo modello economico e sociale in grado di creare vero “Valore” (economico, sociale, ambientale, umano).

Il 5 ottobre, nella giornata dedicata alla finanza, si svolge un incontro sul tema “Città abilitanti e finanza – Le condizioni per favorire lo sviluppo della comunità e dell’imprenditoria sociale”.

Il seminario, organizzato da LAMA e da Yunus Social Business Centre University of Florence, offrirà ai partecipanti una riflessione su come creare un eco-sistema facilitante che accompagni le comunità nella generazione di soluzioni ai problemi. I nuovi modelli di sharing economy (produzione, consumo, governance, conoscenza e finanza) offrono uno spaccato sempre più ampio di pratiche di coinvolgimento tra pari. Il ruolo che può giocare la finanza sia in modo tradizionale che tramite strumenti innovativi verrà messo a confronto con le condizioni di sistema che creano il “mercato”, con un’attenzione speciale rivolta alle città e città metropolitane.

Per informazioni: Agenzia Lama 055 576962 info@agenzialama.eu

Risultati economici, sociali e ambientali positivi nell’Integrated Annual Report di Casillo Group

Fatturato 2014 a 1.006 milioni di Euro, +22,6% sui ricavi del 2013. EBITDA (MOL) a 71 milioni di Euro, (+50 milioni di Euro sul 2013). L’incidenza sulle vendite pari al 7%. Sono molti positivi i risultati economici che emergono dalla pubblicazione dell’Integrated Annual Report 2014 del Gruppo Casillo Partecipazioni, Casillo Group, giunto alla seconda edizione.

La holding di Corato (Bari) attiva nel campo delle semole, grano, farine commestibili, prodotti da forno conta 234 dipendenti, tra cui 15 giovani talenti avviati in percorsi di inserimento, 12 impianti di macinazione ma anche 800 mila Euro erogati per attività di ricerca e sviluppo all’Università degli Studi di Foggia nell’ambito del progetto Gluten Friendly. Nel 2014 è stato inoltre certificato il sistema di gestione SA 8000 (responsabilità sociale per quanto riguarda le condizioni dei lavoratori, ossia diritti umani, sviluppo, valorizzazione, formazione e crescita professionale delle persone, salute e sicurezza dei lavoratori, antidiscriminazione, lavoro dei minori e dei giovani).

Sul fronte ambientale, vanta impianti fotovoltaici a regime per una potenza installata di 24MW, grazie ai quali sono state evitate oltre 19 mila tonnellate di CO2.

“Per la prima volta Casillo Group presenta il bilancio nella cosiddetta versione integrata, che rappresenta la nuova frontiera della rendicontazione e si propone di integrare il Bilancio Consolidato con la reportistica di Sostenibilità. L’Integrated Annual Report vuole fornire un quadro generale della strategia, della governance e delle performance di Casillo Group in ambito economico-finanziario, sociale ed ambientale, con obiettivi ed azioni concreti e misurabili. Crediamo molto in questa scelta per due motivi. Solo l’impresa socialmente responsabile può e deve essere al centro delle politiche di sviluppo di un Paese. Ed inoltre, i consumatori di tutto il mondo – sempre più informati e consapevoli – chiedono di poter acquistare beni e servizi che siano realizzati nel rispetto dell’ambiente, dei territori e dei diritti fondamentali della persona” si legge nella Lettera agli Stakeholders da parte degli Amministratori.

In un solo documento, di circa 160 pagine, sono dunque riportati su base consolidata i risultati economici, sociali e ambientali realizzati dall’intero Gruppo nell’esercizio 2014, tenendo conto dei più avanzati standard di reporting e accountability nazionali e internazionali. Sia l’informativa financial (sostenibilità economica) che quella non-financial (sostenibilità sociale e ambientale) sono state certificate da auditor esterni.

Casillo Group ha una capacità di macinazione e movimentazione di oltre 2 milioni di tonnellate annue di grano.

Le relazioni di filiera, l’impresa etica e il caso Volkswagen

Non poteva capitare meglio, nel pieno della bufera su Volkswagen, l’incontro organizzato a Expo da Impronta Etica per la presentazione della ricerca “Integrata, connessa e sicura. La gestione sostenibile della catena di fornitura tra rischi e opportunità”.

Qui puoi scaricare la ricerca

Una ricerca, curata dal segretario generale di Impronta Etica (associazione senza scopo di lucro per la promozione e lo sviluppo della responsabilità sociale d’impresa, partner del network europeo CSR Europe), che si caratterizza per aver cercato di affrontare la responsabilità sociale d’impresa analizzando il rapporto tra aziende e fornitori, in un contesto che cambia, ma che vede al centro sempre il rapporto con i cittadini consumatori.

Anzi, è propri la centralità del consumatore a determinare la necessità di una gestione sostenibile della catena di fornitura che “massimizza i suoi effetti quando all’obiettivo di riduzione degli impatti ambientali e sociali nel processo produttivo si affianca la capacità di costruire tra l’impresa e il fornitore rapporti stabili, collaborativi, basati sullo scambio e lo sviluppo sinergico di conoscenze e competenze”. Così la filiera è sostenibile se da frantumata e basata sul prezzo diventa integrata con un investimento di lungo periodo che stimoli il fornitore a erogare un servizio sempre migliore come condizione necessaria per il mantenimento della relazione e consenta all’azienda di superare la logica orientata al costo del rapporto. «La logica di integrazione – dice Parmigiani – si ripercuote anche sul processo di innovazione dei prodotti» e fa l’esempio di Procter & Gamble che ha connesso nel processo di sviluppo dei prodotti una quindicina di fornitori: ne sono nati 250 prodotti he hano una redditività passata dal 2 al 6%.

Ma la filiera diventa anche intelligente e connessa per la massima trasparenza e visibilità dei processi e sicura per ridurre la probabilità di rischi e per meglio presidiare la fiducia da parte dei consumatori.

In sintesi, come ha sottolineato Paolo Ricci, docente dell’Università del Sannio, sono quattro i temi chiave della ricerca: le relazioni tra valore d’impresa e valore per il territorio, dove valore non va confuso con profitto, la ridefinizione del termine stakeholder perché le nuove relazioni cambiano la soggettività delle imprese, pensare all’innovazione come sostenibilità («È innovativo ciò che è sostenibile») con il corollario relativo al rischio di impresa che attiene all’imprenditore e non deve essere trasferito ad altri.

Leggi anche: Responsabilità sociale, gli italiani sono pronti a premiare le aziende (poche) che la perseguono

Nel delineare le nuove relazioni di filiera tra etica e strategia nella gestione sostenibile della catena di fornitura, la ricerca analizza numerosi casi di business con l’obiettivo di dimostrare che la sostenibilità lungo la catena è una leva strategica, che sta alla base della «capacità dell’impresa di riappropriarsi del valore e che non si ferma al quotidiano», ha detto Adriano Turrini, presidente di Impronta Etica e di Coop Adriatica. «Non dimentichiamo che al punto d’arrivo della filiera c’è un territorio, inteso come nucleo di comunità. La sostenibilità è la chiave vincente e la leva strategica nello sviluppo dell’impresa. Ma l’impresa deve in questa prospettiva accettare le regole del mercato, la legislazione, qualsiasi forma di concorenza, svincolandosi da una visione che vede l’unico obiettivo nel profitto domani».

È pensando alle nuove relazioni che cambiano la soggettività dell’impresa di cui ha accennato Ricci, che il caso Volkswagen diventa emblematico: «Qual è il sistema identitario di Volkswagen tra ciò che dichiara di fare (visto che per anni ha pubblicato un bilancio di sostenibilità) e come agisce, non rispettando le regole del mercato dove opera?» si chiede il docente.

Proprio a questo riguardo abbiamo chiesto a Turrini una lettura dell’affaire Volkswagen in chiave di responsabilità sociale d’impresa.

Funzionali e sostenibili gli alimenti che tra due anni troveremo sugli scaffali dei supermercati

Pomodori canditi, essenza di caviale, salumi green e ketchup integrale: sono alimenti che presto, entro due anni, potremmo trovare sugli scaffali dei supermercati. A raccontarli i ricercatori dei vari Dipartimenti della Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari (Ssica) a Expo, presso il padiglione CibusèItalia.

SSICA_EXPO_PackagingA questi si aggiunge un coating per imballaggi metallici o film con effetto barriera per imballaggi flessibili ottenuto da sottoprodotti della lavorazione di legumi.

«Tutti e cinque i progetti di ricerca – spiega il coordinatore del comitato scientifico di Ssica – testimoniano la vocazione della Stazione sperimentale a porsi al servizio dell’industria agroalimentare, sia migliorando gli standard di qualità, sia ottimizzando i costi di produzione, in particolare per quanto concerne la gestione degli scarti. Dall’altro lato, Sica è molto attenta alle possibili ricadute sociali dei risultati dei suoi progetti di ricerca: corollari della nostra mission di favorire il progresso scientifico e tecnologico sono una sempre maggiore tutela della salute dei consumatori e il rispetto per l’ambiente».

SSICA_EXPO_Ketchup-IntegraleSalute, sicurezza, gusto e rispetto per l’ambiente sono infatti le vie maestre lungo le quali si sono sviluppati i progetti, come quello del ketchup integrale che, utilizzando il concentrato di pomodoro unito però all’utilizzo di scarti della lavorazione industriale trasformati in ingredienti salutistici, come l’olio dai semi essiccati ricco in fitosteroli (anti-colesterolo Ldl) e altri nutrienti essenziali.

Nella stessa direzione di alimento funzionale vanno i salumi green (nella foto grande), ottenuti con l’inserimento di ingredienti naturali di origine vegetale (polifenoli e vitamina C) nell’impasto o nel muscolo che, conservando le caratteristiche sensoriali e organolettiche del prodotto tradizionale, espletano una funzione chemoprotettiva nei confronti delle cellule intestinali e permettono di ottenere salumi a ridotto contenuto di sale e di nitriti.

SSICA_EXPO_Essenza-CavialeCon l’essenza di caviale (sviluppato in collaborazione con Agro Ittica Lombarda) si mette a disposizione dei consumatori un prodotto altamente proteico con bassa percentuale di grassi e minima quantità di sale, con caratteristiche gourmet di lusso, ma a costi più contenuti e impatto ambientale praticamente nullo. Inoltre valorizza un sottoprodotto dell’industria ittica finora largamente sottoutilizzato, ma ricco di nutrienti.

SSICA_EXPO_Pomodori-canditiI Pomodori canditi, infine, sono sottoposti a processi di canditura, attualmente non presenti sul mercato: le varietà utilizzate (Cuore di bue e Ciliegino) vengono normalmente consumate fresche.

L’impiego dei pomodori canditi spazia dalle guarnizioni per cocktail ai dolci,dall’accompagnamento di formaggi o salumi.

Tutti questi prodotti, così come avviene nella normale attività della Sica, sono stati sottoposti a collaudi su basi scientifiche per garantire la loro sicurezza alimentare.

Responsabilità sociale, gli italiani sono pronti a premiare le aziende (poche) che la perseguono

Il 62% degli italiani è disposto a spendere fino al 10% in più per prodotti-servizi di aziende socialmente responsabili: è uno dei risultati emersi dalla ricerca “La Corporate Social Responsibility vista da opinione pubblica e imprese”, presentata da Ipsos in occasione dell’evento organizzato da Autogrill per festeggira i 10 anni del suo Rapporto di sostenibilità “Autogrill 10 – Ten Years of Sustainability Looking at the Future. Business and Sustainability: Opportunities and Developments”.

La CSR – afferma Ipsos – riveste oggi un ruolo rilevante nella valutazione di un prodotto e di un servizio. L’origine dei materiali/ingredienti, l’impatto ambientale, l’eticità dell’azienda – pur ancora meno importanti della qualità e del prezzo – vengono considerati da molti al momento dell’acquisto; inoltre per coloro che sono familiari con i temi della responsabilità sociale, questi aspetti appaiono ancor più rilevanti.

 

Schermata 2015-09-21 alle 10.49.27Purtroppo il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa italiana è ancora poco noto tra la popolazione: dopo i primi anni di sua maggiore diffusione, non sembra incrementare i propri conoscitori. Infatti quasi la metà degli intervistati non ha idea di cosa sia, e solo il 12% dichiara una buona familiarità.

Al contempo l’interesse al tema non manca: una quota considerevole del campione ritiene la CSR importante per giudicare l’operato di un’azienda; le priorità per un’azienda responsabile devono essere l’attenzione al personale e il risparmio energetico. E come abbiamo visto, il 62% degli italiani appare disposto a pagare di più i prodotti-servizi di un’azienda responsabile e sostenibile, che cresce al 75% nella popolazione socialmente impegnata.

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Da un’indagine condotta annualmente (Osservatorio Socialis) risulta che l’investimento medio in CSR è minore rispetto a qualche anno fa ma il numero di imprese che investono è in aumento. Le imprese puntano sull’ambiente per affermare la propria responsabilità sociale: il 65% del campione dichiara infatti di aver attivato misure cogenti di contenimento degli sprechi (carta, acqua, illuminazione).

La più importante motivazione per la responsabilità sociale è di tipo “reputazionale”: migliorare l’immagine dell’azienda, mentre la dimensione etica rimane sullo sfondo. Il risultato più evidente che si ottiene nell’investire in CSR, secondo le persone intervistate, è un miglioramento del clima interno aziendale, in seconda battuta un miglioramento dell’immagine ‘esterna’ verso gli stakeholder. Purtroppo – come sottolineano gli esperti – questo approccio porta spesso ad iniziative episodiche e non completamente coordinate col complesso dell’attività aziendale, perdendo in rilevanza.

La crescente importanza della CSR è confermata dai dati internazionali: non solo in Italia ma anche in paesi emergenti quali Messico, Brasile e Indonesia temi quali tutela ambientale e sostegno alla società sono percepiti con grande evidenza.

Per Autogrill, che ha riunito nella due giorni di evento imprese e organizzazioni no-profit, il progresso nell’ambito della Corporate Social Responsibility poggia sulla capacità di fare sistema costruendo partnership strategiche con tutti gli interlocutori di riferimento

Negli ultimi 10 anni, Autogrill ha siglato numerosi accordi che le hanno consentito di accelerare questo processo di innovazione sostenibile. Tra i più significativi, la collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (UNISG). La combinazione di processi industriali e produttivi tipici di una grande multinazionale e la profonda conoscenza del territorio ispirata da una visione comune di lungo periodo è alla base del nuovo modello di ristorazione Autogrill: alleanza con il territorio, valorizzazione di prodotti e tradizioni locali, recupero delle buone pratiche di lavorazione artigianale e degli antichi mestieri, interpretazione sostenibile di nuovi stili alimentari.

Bistrot Milano Centrale e Il Mercato del Duomo, entrambi a Milano, rappresentano le testimonianze più significative di questo modello. Il concept Bistrot, a seguito del grande successo riscosso presso i viaggiatori, è stato esportato in altre prestigiose location, in Italia e nel mondo. Nel 2016 la rivoluzione sostenibile arriverà anche in autostrada, con l’apertura del primo Bistrot presso la storica area di servizio di Fiorenzuola d’Arda.

Più recentemente con l’accordo con FAO, firmato nel 2015 nell’ambito della Save Food Global Initiative, Autogrill ha rafforzato ulteriormente l’impegno nella riduzione degli sprechi lungo la catena alimentare, promuovendo allo stesso tempo la commercializzazione dei prodotti provenienti dai piccoli produttori agricoli dei paesi in via di sviluppo

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