È stata presentata al World Economic Forum di Davos la bottiglia biodegradabile di fibra di legno per bevande di Carlsberg, un progetto nato dalla collaborazione con l’azienda di packaging ecoXpac, l’Innovation Fund Denmark e la Technical University of Denmark, per sviluppare una bottiglia biodegradabile e di origine organica fatta con fibre di legno da fonti sostenibili che sarà chiamata la “Green Fiber Bottle”. Tutti i materiali utilizzati nella bottiglia compreso il tappo saranno realizzati con materiali biodegradabili.
“In Carlsberg crediamo fermamente nell’importanza dell’economia circolare per assicurare un futuro sostenibile di crescita e sviluppo del Pianeta. Se il progetto di oggi si realizzerà, come pensiamo che succederà, farà un’enorme differenza circa le opzioni che abbiamo per confezionare liquidi, e sarà un altro passo importante nel nostro viaggio verso un’economia circolare e senza rifiuti” ha detto Andraea Dawson-Shepherd, Senior Vice President for Corporate Affairs di Carlsberg.
L’iniziativa fa parte della Carlsberg Circular Community (CCC), una cooperazione tra Carlsberg e alcuni partner (che dovrebbero diventare 15 entro il 2016) con lo scopo di perseguire un’economia circolare e senza sprechi usando per lo sviluppo e la commercializzazione di nuovi prodotti l’approccio Cradle to Cradle, che ha lo scopo di realizzare prodotti che possano essere riciclati all’infinito o che possano tornare in natura perché completamente biodegradabili, senza quindi creare rifiuti.
In una filiera come quella del largo consumo che movimenta circa 3 miliardi di colli ogni anno, la gestione collaborativa della logistica ha un impatto direttamente misurabile in termini di efficienza e di sostenibilità. Secondo i dati presentati ieri al convegno “La logistica collaborativa: una leva sempre più strategica” organizzato oggi a Milano da GS1 Italy | Indicod-Ecr il potenziale risparmio in tutta la filiera del largo consumo con unità di carico efficienti e una saturazione di viaggi prossima al 100% è di circa 750 milioni di euro con 600 milioni di chilometri percorsi in meno e una riduzione delle emissioni di CO2 del 47%, pari a 510 mila tonellate all’anno.
Risultati che riconoscono nell’efficienza delle unità di carico e nella saturazione dei mezzi di trasporto le due leve “collaborative” su cui deve concentrarsi la filiera del largo consumo italiana se vuole ridurre ulteriormente i costi del sistema industria-distribuzione, a vantaggio del consumatore.
« Sono numeri importanti per le imprese del largo consumo e per l’intero sistema paese» ha anticipato Stefano Agostini, Presidente e Amministratore Delegato di Sanpellegrino Nestlé Waters e Consigliere di GS1 Italy | Indicod-Ecr, nel suo intervento di apertura. «È necessario però un cambio di mentalità, occore avere il coraggio di cambiare e l’unico modo è quello di confrontarci con i clienti, con i consumatori».
Questi numeri sintetizzano anche il valore della collaborazione di filiera nella logistica e un richiamo ai ben più ampi benefici che, secondo Daniel Corsten, Professore presso l’IE Business School di Madrid, potrebbe ricevere il largo consumo italiano dalle buone pratiche Ecr per superare la frammentazione che lo caratterizza. A patto che la loro implementazione, dice Corsten, si basi su un solido allineamento degli obiettivi e su validi meccanismi di coordinamento.
«La collaborazione di filiera, infatti, richiede il superamento del perimetro aziendale» ha commentato Silvia Scalia, Coordinatore Ecr ItaliadiGS1 Italy | Indicod-Ecr «e l’adozione di modelli di condivisione dei processi tra tutti gli attori della filiera. Principi a cui da sempre si ispirano le aziende che partecipano a Ecr Italia, rendendo possibile la realizzazione delle soluzioni innovative e strumenti operativi che presentiamo oggi e che favoriranno le buone pratiche della logistica collaborativa».
Il riferimento è ai risultati delle attività di ricerca che Ecr Italia ha svolto in collaborazione con i poli universitari rappresentati da Fabrizio Dallari, Direttore del Centro di Ricerca sulla Logistica di LIUC Università Cattaneo, e da Gino Marchet, Professore ordinario di Logistica del Politecnico di Milano:
Mappatura dei flussi logistici: uno studio dei fenomeni che caratterizzano la logistica del sistema del largo consumo italiano e una fotografia dei flussi logistici e della loro morfologia, la quantificazione del loro dimensionamento e un approfondimento specifico sulla saturazione dei mezzi sia in pianta che a volume.
Analisi dei costi della mancata ottimizzazione: una quantificazione dei costi delle attività del processo order to delivery che ha evidenziato i differenziali di costo esistenti tra pratiche logistiche e modelli di riordino differenti, ed ha prodotto un vero e proprio Simulatore di Riordino Ottimo di filiera – SI.RI.O. – un tool che consente di valutare il differenziale di costo tra diverse ipotesi di riordino per una determinata referenza.
Atlante della logistica: una mappa geografica aggiornata e un censimento dei principali nodi logistici – oltre 1.000 tra Ce.Di e centri di stoccaggio di beni di largo consumo alimentare gestiti da operatori logistici – presenti sul territorio italiano, con l’obiettivo di fornire una visione della rete distributiva nazionale e di evidenziare le opportunità di ottimizzazione lungo la filiera e di transport & asset sharing.
Un negozio senza confezioni, dove tutto – dai saponi ai detersivi, dai cereali alle farine alla frutta e verdura – è venduto sfuso. Prodotti biologici o naturali, poca scelta ma completa. È questo il supermercato sostenibile del 2015?
Ha fatto molto parlare sui media l’apertura a Berlino, nel quartiere ex punk ora hipster di Kreuzberg, di Original Unverpackt, un pdv a zero confezioni. Non è solo una questione di risparmiare imballaggi usa e getta, ma anche un modo per limitare lo spreco alimentare, perché si compra solo la quantità di cui si ha bisogno. E per spendere meno, specie per alcuni prodotti tipo le spezie o i cereali biologici in cui il packaging incide molto sul prezzo finale.
E in Italia? Per una volta siamo arrivati prima. Negozio Leggero è un franchising nato a Torino lanciato da Ecologos, società di giovani ricercatori specializzati in tematiche ambientali, e conta oggi 10 pdv. Qui tutto è a peso, tè, vino, uova e pasticceria, distribuiti direttamente o tramite erogatore, i pannolini sono lavabili e i cosmetici naturali. Valori sostenibili che sono comunicati anche tramite corsi ad hoc (da come preparare cosmetici a casa con ingredienti naturali a come fare il pane). Ma esistono anche piccole realtà come Biosballo di Sesto San Giovanni.
Il contenitoresi porta da casa: la tara è registrata su un’etichetta con un codice a barre. Foto Original Unverpackt/ Katharina Massmann.
Fa anche questo parte dell’economia circolare, ovvero quella in grado di rigenerarsi, dove i materiali sono o biodegradabili o recuperati e reimmessi nel ciclo produttivo. Una tendenza che promette negli anni a venire di assumere sempre più importanza. Il tema dello spreco, alimentare in particolare, è cruciale e la riduzione di rifiuti non biodegradabili anche. Ogni anno in Italia si buttano 108 Kg di cibo a testa, e un totale di 504 Kg di rifiuti. Quanta di questa quota appartiene al packaging, spesso ridondante e di materiale non riutilizzabile (nonostante la raccolta differenziata, pensiamo ai tanti “materiali accoppiati” in genere non riciclabili).
Già da tempo alcuni supermercati hanno iniziato a proporre detersivi o cereali “a peso”, ma l’impressione è che si tratti più di un piccolo ghetto per darsi una verniciatura green, un po’ abbandonato a se stesso. Eppure il cliente del 2015 sembra almeno in parte pronto ad abbracciare le tematiche della sostenibilità, specie se incoraggiato da un reale vantaggio di prezzo che andrebbe forse meglio evidenziato.
Movimenti nel packaging
Cambiano le abitudini, aumentano i canali ma il vecchio packaging “funziona” ancora”? In realtà, no. I consumatori richiedono più informazioni, nutrizionali e sulla provenienza degli alimenti (anche se poi le leggi Ue le tolgono), ma anche storie da trasmettere. Non sempre riportabili direttamente sulla confezione evidentemente, ma magari tramite Qr code.
Non solo: i nuovi canali, e-commerce in primis, richiedono scritte più grandi e chiare, visibili anche nelle miniature dei siti. Poche informazioni utili e immagini che richiamino il prodotto: è tutto ciò che “serve” mettere sul fronte della confezione (che sul web è presentata con poche eccezioni in modo bidimensionale).
Infine, c’è il packaging biodegradabile o addirittura commestibile. Whole Foods negli USA vende già dei gelati di yogurt avvolti nella buccia della frutta anziché nel classico bicchierino (ancora confezionati, ma l’idea è di iniziare a venderli sfusi, come le caramelle), e ci sono involucri sferici e biodegradabili per l’acqua e bicchieri a base di gelatina che, dopo avere bevuto il caffè o la bibita, si possono mangiare. Insomma, tecnologia e sostenibilità vanno a braccetto, e il futuro del retail alimentare dovrà passare anche da qui.
Il centro commerciale Auchan di Cesano Boscone punta sulla mobilità ecologica e sostenibile, con due iniziative, una rivolta al pubblico e una interna: il car pooling e il car sharing. Grazie all’alleanza con il Comune di Cesano Boscone, e alla sinergia con due aziende specializzate nei processi di mobilità eco-sostenibile, BringMe e «e-vai».
Carsharing tra i servizi alla clientela
Partirà sabato prossimo, con inaugurazione alle ore 15, presso il parcheggio del centro commerciale Auchan, Via Don Sturzo 1, una nuova postazione di «e-vai», il primo car sharing diffuso su base regionale, integrato con il servizio ferroviario e green, con un parco auto di oltre 100 vetture, per oltre i due terzi elettriche. Da sabato 17 infatti una delle tre postazioni cittadine, in seguito a una riorganizzazione operata per una maggiore efficienza del servizio, si sposterà presso il centro commerciale Auchan.
Chi parteciperà all’inaugurazione del nuovo punto «e-vai», dotato di 4 stalli di sosta, potrà iscriversi al servizio beneficiando di un’offerta speciale di due ore gratis ed effettuare test drive gratuiti sulle auto elettriche presenti. “Con questo progetto confermiamo l’importanza di promuovere all’interno dei nostri centri commerciali, veri e propri centri di vita, iniziative concrete di sostenibilità ambientale ed economica, rivolte alle persone che li frequentano e vi lavorano – afferma Raffaella Colacicco, Property Manager del Centro Commerciale Auchan di Cesano Boscone –. L’opportunità di usufruire dei sistemi di car sharing e car pooling amplia l’offerta di servizi utili, come lo sportello Comunale e il dentista, presenti in questa galleria per semplificare la vita degli abitanti del territorio».
Car-pooling aziendale utilizzato da un dipendente su cinque
L’impegno verso l’ambiente tramite una razionalizzazione dei trasporti era già iniziato a dicembre, quando il centro commerciale Auchan e il Comune di Cesano Boscone hanno attivato il servizio di car pooling aziendale JoJob di BringMe, per i dipendenti dell’ipermercato e della Galleria, con l’obiettivo di incentivare la condivisione delle vetture per gli spostamenti casa-lavoro da parte dei dipendenti dei diversi uffici e di altre aziende limitrofe.
“Da oltre un mese abbiamo attivato il servizio di Jojob, cui ad oggi hanno aderito più del 20% dei nostri collaboratori. Sono certo che presto si confermerà come un’abitudine virtuosa, oltre che vantaggiosa. Il valore del progetto consiste nella forte dinamica d’integrazione delle persone che lavorano nel centro commerciale con il territorio, penso agli abitanti, ai lavoratori delle altre aziende e del Comune” spiega Gérald Gounon, Direttore dell’Ipermercato Auchan di Cesano Boscone.
Ogni Stato membro dell’UE potrà limitare o vietare la coltivazione di colture contenenti organismi geneticamente modificati (OGM). Lo stabilisce la legge approvata ieri dal Parlamento europeo con 480 voti favorevoli, 159 voti contrari e 58 astensioni e che entrerà in vigore nella primavera del 2015. Un testo di compromesso che, se consente di fatto la scelta al singolo stato, secondo le associazioni del biologico non dà le dovute garanzie né agli agricoltori né al consumatore.
La nuova normativa
Oltre alla possibilità data agli Stati membri di vietare gli OGM (a oggi sono nove i Paesi che hanno fatto questa scelta, Italia compresa, mentre solo in quattro, e principalmente in Spagna, esistono coltivazioni OGM), si è ampliata la “rosa” delle motivazioni: non solo per ragioni di politica ambientale, diverse da quelle espresse nella valutazione dei rischi legati alla salute e all’ambiente effettuata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ma anche “altri motivi, quali gli obiettivi di pianificazione urbana e rurale, l’impatto socio-economico, per evitare la presenza involontaria di OGM in altri prodotti, e gli obiettivi della politica agricola“. Prima che uno Stato membro possa adottare tali misure, però, l’azienda che coltiva l’OGM oggetto del processo di autorizzazione può esprimere il suo accordo alle restrizioni prevista all’immissione in commercio. Tuttavia, nel caso la società non sia d’accordo, lo Stato membro può imporre il divieto in maniera unilaterale. L’accordo siglato prevede che gli Stati membri garantiscano “aree cuscinetto” in modo che le colture GM non contaminino altri prodotti e una particolare attenzione deve essere rivolta alla prevenzione della contaminazione transfrontaliera con i Paesi vicini. Il mais MON810 è attualmente l’unica coltura GM autorizzata e coltivata nell’UE.
“Ambiguità e vaghezze” per il mondo bio, soddisfazione da Coldiretti
Una legge che secondo alcuni era “l’unico compromesso possibile” tra le fazioni opposte dopo quattro anni di trattative. Secondo le tre principali associazioni, AIAB, FederBio e Associazione Agricoltura Biodinamica, “Il voto di oggi, nonostante le innegabili ricadute positive, rischia di essere un regalo alle multinazionali del biotech. Allo stesso tempo, ponendo limiti all’obbligo di etichettatura, si ignora la volontà di gran parte dei cittadini che, a più riprese, hanno detto ‘no’ agli OGM”. Inoltre, ci sarebbero ambiguità e vaghezze sull’introduzione delle ragioni ambientali invocabili da ogni Stato per sostenere il divieto di coltivare prodotti transgenici. “Un notevole danno anche economico – sottolinea Carlo Triarico, presidente dell’Associazione Agricoltura Biodinamica – se si pensa al boom di domanda interna ed esportazioni che ha avuto negli ultimi anni l’agricoltura biologica e biodinamica. Così si tagliano le gambe a uno dei pochi settori in crescita, che fa dell’Italia un gioiello nella produzione dell’agroalimentare di qualità”.
Fortemente critici sinistra e verdi che hanno votato contro, “per il principio che un’azienda sia messa alla pari di uno stato e per l’assenza di sicurezze sulla protezione delle coltivazioni “altre” dalla contaminazione, per le quali nel caso non c’è la possibilità di chiedere un risarcimento”.
Soddisfatta invece Coldiretti: “La libertà di non coltivare Ogm come ha fatto fino ad ora l’Italia e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 che si oppongono al biotech nei campi è una ottima chiusura del semestre di presidenza italiano dell’Unione – ha commentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. Siamo di fronte ad un importante e atteso riconoscimento della sovranità degli Stati di fronte al pressing e alle ripetute provocazioni delle multinazionali del biotech. L’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione da OGM a tutela della straordinaria biodiversità e del patrimonio di distintività del Made in Italy.
Il trasporto merci cittadino cerca nuove soluzioni. Proprio nel momento in cui la movimentazione di pacchi e beni si intensifica, complice l’e-commerce ma anche l’esigenza dei consumatori di avere consegne sempre più veloci (vedi Consegne a domicilio problematiche per uno su 5), diventa problematico l’accesso alle ZTL, le zone centrali a traffico limitato.
Una soluzione arriva da Twizy Cargo di Renault, la versione di Twizy dedicata al trasporto merci, che promette consegne a zero emissioni, servizi rapidi e sicuri e una mobilità libera in città. Ha due sedili “in tandem”, con il posto di guida avanzato, cui si aggiunge un piccolo vano per il trasporto di oggetti nella parte posteriore accessibile tramite un portellone. Il “bagagliaio” ha una capienza di 180 litri, per una capacità di trasporto di 75 kg.
Twizy Cargo è destinato principalmente alle aziende specializzate in consegne o interventi rapidi. Può essere parcheggiato ovunque, grazie anche alla sua maneggevolezza, è un mezzo 100% elettrico, che usufruisce dei vantaggi riservati in molte città ai veicoli a zero emissioni: dal libero accesso alle ZTL alla sosta gratuita, a fasce orarie agevolate per il carico e scarico delle merci.
Addio dunque a pony express in motoretta e furgoni inquinanti parcheggiati davanti ai portoni? Vedremo se l’elettrico prenderà piede per le consegne a breve raggio. Intanto a Milano per il trasporto privato sono già disponibili per il car-sharing varie postazioni con minicar e quadricicli elettrici.
Producono ossigeno e assorbono anidride carbonica in quantità dieci volte superiore ad alberi ed erba: per questo le alghe potrebbero essere in futuro la soluzione ai problemi del riscaldamento globale ed energetici del Pianeta. Magari inserite in tetti e pareti hi-tech come le Algaetecture presentati in anteprima al Salone del Mobile del 2014 ma realizzati per il Future Food District, una delle Aree Tematiche sviluppate per Expo Milano 2015. Proprio l’area che vedrà realizzato il Supermercato del Futuro di Coop, Official Food Distribution Premium Partner dell’Esposizione.
Un connubio, quello tra alimentazione, sostenibilità e tecnologie, che sarà il filo conduttore dell’intero padiglione, curato da Carlo Ratti, direttore del SENSEable City Lab al Massachusetts Institute of Technology. Qui gli strumenti informatici saranno utilizzati per esplorare la conservazione, la distribuzione, l’acquisto e il consumo alimentare, con particolare attenzione alle scelte individuali di ciascun consumatore e a come queste influenzeranno l’approvvigionamento alimentare privato e commerciale.
Tra le soluzioni presentate, Urban Algae Canopy è un prototipo della prima copertura bio-digitale al mondo che unisce micro-alghe e protocolli digitali di coltivazione e che potrebbe generare una enorme quantità di ossigeno utile per il Pianeta, ma anche in forma di biomassa produrre energia. Integrato nel Future Food District, Urban Algae Canopy produrrebbe una quantità di ossigeno equivalente a quella generata da quattro ettari di foresta e 150 kg di biomassa al giorno, composta al 60% da proteine naturali vegetali.
Tecnologico, sostenibile ed interattivo sarà anche il supermercato del futuro realizzato sul posto da Coop, dove si potrà provare un’esperienza inedita e interattiva di acquisto, dove ciascuno potrà essere produttore e consumatore al tempo stesso. Durante Expo, Coop offrirà i propri prodotti, e altri prodotti alimentari di fornitori Italiani e internazionali, e della rete delle Cooperative di Consumatori e ospiterà una serie di eventi nel padiglione del Supermercato del Futuro sulla sicurezza, la sostenibilità e l’educazione alimentare.
Il Future Food District è situato nella parte sud del Sito Espositivo, in corrispondenza dell’Open Air Theatre e della passerella di collegamento con Cascina Merlata.
CPR SYSTEM, primaria azienda italiana che produce imballaggi riutilizzabili a sponde abbattibili, conferma la sua vocazione alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente. I suoi pallet in legno hanno infatti ottenuto la certificazione forestale PEFC, che attesta la provenienza da aree boschive gestiste secondo criteri di sostenibilità.
Questo significa che la materia prima legnosa utilizzata deriva da foreste gestite in maniera sostenibile secondo rigorosi disciplinari che obbligano alla conservazione della foresta come habitat per animali e piante; al mantenimento della funzione protettiva delle foreste nei confronti dell’acqua, del terreno e del clima; alla tutela della biodiversità degli ecosistemi forestali; alla verifica dell’origine delle materie prime legnose; alla esecuzione del taglio delle piante rispettando il naturale ritmo di crescita della foresta; al rimboschimento delle aree tagliate o alla rigenerazione e rinnovo naturale e infine alla tutela dei diritti e della salute dei lavoratori e dei proprietari forestali.
La certificazione ottenuta da CPR SYSTEM è un nuovo tassello che conferma l’attenzione dell’azienda romagnola verso le tematiche ambientali, partita con l’utilizzo di imballaggi in plastica riutilizzabili e riciclabili movimentati con il sistema a ciclo chiuso a impatto ambientale zero. Non solo. Il Pallet di legno verde di CPR SYSTEM, grazie al sistema di gestione efficiente, ha costi di utilizzo molto competitivi rispetto ai concorrenti, oltre al nuovo, importante plus a livello ambientale.
L’utilizzo dei pallet CPR SYSTEM non è destinato solo all’ortofrutta, è infatti attivo da qualche mese anche con il segmento deperibili a marchio Conad grazie al quale si stanno sviluppando importanti movimentazioni con potenziali di sviluppo anche nei prossimi mesi.
Il sistema Pallet di CPR SYSTEM e’ operativo dal 1 aprile 2009 ed in cinque anni di attività è stato in grado di offrire agli oltre 1000 soci una modalità di movimentazione competitiva che ha raggiunto oggi numeri al di sopra delle aspettative, con circa 5 milioni di movimentazioni e un trend in crescita.
Più grande, più ecologico, con tre nuovi reparti: dopo un restyling durato 11 mesi ha riaperto oggi il centro commerciale Esselunga di Marlia nel comune di Capannori (LU), nato nel 1991 e quindi uno dei primi format di centro commerciale integrato dell’insegna milanese, e uno dei più grandi in Toscana. Il nuovo Superstore presenta 3620 mq di area di vendita con parcheggio di oltre 570 posti auto, di cui 300 al coperto.
All’insegna del fresco e dei prodotti di qualità i nuovi reparti: la pescheria con personale dedicato che offre pesce fresco (mai decongelato) già pulito, l’enoteca con sommelier che dispone di 600 etichette italiane ed estere, champagne, spumanti, vini da meditazione e biologici, e il forno di Esselunga con panettieri specializzati, formati dalla “scuola dei mestieri” interna, che sfornano a ciclo continuo 18 varietà di pane fresco nell’arco della giornata. Nel nuovo superstore Esselunga sono impegnati 120 dipendenti, dei quali 30 assunti ex-novo e avviati al lavoro attraverso il programma di selezione e formazione interna.
Oltre ai tre nuovi, lo store dispone di tutti i reparti tradizionali del marchio Esselunga: la frutta e verdura sfusa e confezionata con un’offerta di oltre 450 prodotti, la macelleria, la gastronomia; il reparto latticini. Ovunque sono valorizzate le produzioni regionali, con tutti i prodotti sugli scaffali e sui banchi segnalati da apposite etichette raffiguranti la regione Toscana.
Il centro accoglie un Bar Atlantic, presente in 71 negozi della catena, due novità quali la lavanderia e il parrucchiere, un negozio di oreficeria e uno di calzature.
Svolta verde continua
Come nelle ultime realizzazioni di Esselunga, grande attenzione è posta al tema del risparmio energetico. Tante le soluzioni che hanno permesso di risparmiare circa 30 tonnellate di petrolio equivalente (TEP) all’anno e di ridurre la quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera di circa 100 tonnellate/anno.
Tra queste, impianti a pompa di calore ad alta efficienza, ventilatori delle unità di trattamento dell’aria equipaggiati con motori a velocità variabile per la climatizzazione ambientale, un campo fotovoltaico capace di produrre energia elettrica dal sole in ragione di quasi 100.000 KWh/anno e pannelli termici solari per la produzione dell’acqua calda sanitaria, il sistema computerizzato di supervisione che provvede alla gestione ottimale delle risorse energetiche al fine di aumentare l’efficienza complessiva degli impianti, tra cui la gestione oraria di tutti gli impianti di illuminazione che tiene conto sia del contributo della luce naturale sia del grado di affollamento del negozio, l’uso di tubi fluorescenti di ultima generazione e tecnologia LED. Green anche il sistema del freddo alimentare con elevata efficienza termica degli impianti frigoriferi che utilizzano come fluido frigorigeno la CO2, gas rispettoso della fascia di ozono presente negli strati alti dell’atmosfera terrestre notoriamente insidiata dalle possibili fughe dei più comuni gas frigorigeni di tipo florurato.
Tante le promozioni proposte all’apertura. Forse per questo, forse per la curiosità sulla nuova apertura, la stampa locale ha già segnalato nel giorno dell’inaugurazione “lunghe code e sosta caos”.
Il superstore di Marlia è uno dei 29 pdv in Toscana, e segue le aperture Esselunga 2014 di Calco (Lc), Aprilia (Lt), Milano Porta Vittoria, Novara, Prato, Parma, Saronno (Va) e Firenze Galluzzo.
Remo Pedon Amministratore delegato del Gruppo Pedon
Il Gruppo Pedon ha ricevuto il prestigioso premio Assiteca 2014 per la categoria Grande Impresa, quale esempio di eccellenza per la sua strategia verso l’export e per la capacità di assumersi i rischi che derivano dall’operare sui mercati esteri. «Siamo davvero onorati di aver ricevuto questo riconoscimento che premia le attività che stiamo svolgendo sui mercati esteri – dichiara Remo Pedon, AD dell’omonimo gruppo che ha da poco festeggiato i trent’anni di attività – a conferma della validità della nostra strategia industriale e commerciale. La catena di valore che abbiamo creato ci permette di conquistare quote crescenti di mercato mantenendo una posizione distintiva». Punto distintivo e di forza del Gruppo Pedon, oggi tra i big player mondiali del mercato per la lavorazione, distribuzione e confezionamento di cereali e legumi, è la rete globale di approvvigionamento che tramite la divisione Acos riesce a garantire nel tempo elevati livelli qualitativi e il controllo totale delle filiere con propri stabilimenti produttivi. Il modello di business del Gruppo Pedon è caratterizzato dall’integrazione verticale della filiera produttiva, dal campo allo scaffale. Un modello attuato in Italia e replicato in più Paesi che ha permesso all’azienda di diventare leader nel settore dei cereali e legumi nell’arco di una sola generazione. «Solo in Etiopia – ha dichiarato a inStore l’Amministrato delegato – lavoriamo con 20 mila piccoli coltivatori, di cui ritiriamo la produzione e ai quali conferiamo i semi, a garanzia di una costanza qualitativa del raccolto successivo. Presto entreremo direttamente nella produzione agricola: in Mozambico stiamo concludendo un accordo per la concessione di aree per impiantare coltivazioni di legumi. Così faremo anche in Argentina, sempre nel rispetto delle popolazioni locali e con il solo obiettivo di garantire qualità ai consumatori». Il Gruppo Pedon è risultato vincitore in seguito alla votazione della giuria che si è svolta martedì 2 dicembre presso la sede del Sole 24 Ore in occasione del convegno “Eccellenze nell’Export: strategie, piani e tutele”. Giunto quest’anno alla sua quinta edizione, il premio Assiteca, che riconosce le best practices delle imprese italiane nella gestione del rischio, è dedicato alle Eccellenze nell’Export. Il Comitato Tecnico ha identificato gli Export Champions, cioèle imprese italiane, grandi e piccole, che in questi anni sono riuscite a crescere sviluppando la propria attività sui mercati esteri, spesso in aree geografiche complesse, fronteggiando i rischi che questa attività comporta.
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