CLOSE
Home Tags Spesa

Tag: spesa

Cala l’inflazione ma i consumatori restano cauti, in ascesa la Mdd

Ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NielsenIQ (NIQ) analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane per il mese di agosto 2023, fotografando lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) nel nostro Paese. 9,3 miliardi di € è il fatturato registrato dalla Gdo a totale Omnichannel in Italia, un valore cresciuto nel mese di agosto di 8 p.p. rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda l’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC), si evidenzia una diminuzione ulteriormente pari al 10%, un dato inferiore rispetto a quello osservato a luglio (quando era pari al 11,3%). Per contrastare l’impatto dell’inflazione, gli italiani continuano ad adottare comportamenti di acquisto al risparmio, riducendo ulteriormente il mix del carrello della spesa del 1,1%. Ciò ha reso la variazione reale dei prezzi pari al 8,9%.

Rispetto allo stesso periodo del 2022, l’indagine di NielsenIQ sottolinea un andamento positivo per tutti i canali distributivi. Nello specifico, la crescita è guidata dai discount e specialisti drug (+11,3%), superstore (+9,4%), supermercati (+7,3%), liberi servizi (+6,9%) e, infine, iper>4.500mq (+4,3%). Sul fronte delle vendite in promozione, prosegue il trend positivo con un’incidenza promozionale del 21,4% per il mese di agosto 2023 a totale Italia (+0,8 pp rispetto allo stesso mese del 2022).

La MDD guadagna quota in Europa e in Italia
La recente analisi di NIQ segnala l’aumento della quota di mercato delle private label come un fenomeno comune a tutti i mercati dell’Europa Occidentale, dove l’acquisto di prodotti MDD si attesta al 37,1%, con un incremento a valore del +13,2% rispetto al 2022. Un dato in crescita anno su anno, che dimostra come la MDD negli ultimi 4 mesi abbia guadagnato terreno: nello specifico, il valore più alto si registra nel Regno Unito (47%), seguito da Spagna (43%), Germania (38%), Francia (33%) e, infine, Italia (31%). Secondo i dati di NIQ, gli italiani acquistano questo tipo di prodotti per gestire al meglio le proprie spese ed avere un maggior controllo sui costi. Infatti, il 43% dei consumatori del Bel Paese considera le private label una buona alternativa ai grandi marchi e il 38% ritiene che abbiano in generale un buon rapporto qualità/prezzo. Inoltre, il 37% dichiara che alcuni prodotti a marchio del distributore siano di qualità superiore o uguale a quella dei brand e quasi 1 italiano su 4 (27%) si fida dei prodotti MDD poiché certificati dallo stesso distributore. Infine, stando all’ultima rilevazione ne “Lo Stato del Largo Consumo” in Italia la quota dei prodotti a marchio del distributore (MDD) per il solo mese di agosto si attesta al 22,3% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi. Mentre a totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – registra il 31,5%, un valore pari a quello osservato nel mese di giugno e luglio 2023 e superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 (30,5%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Le categorie merceologiche con l’incremento a valore più significativo sono, anche ad agosto, i prodotti dedicati agli animali domestici (+12,6%) e il cibo confezionato (+11,7%). In merito ai volumi, invece, il food confezionato si conferma l’unica categoria con un andamento positivo (+0,9%), mentre tutte le altre registrano un trend negativo, specialmente i prodotti per la cura della persona (-2,5%). Analizzando la relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di agosto 2023 l’andamento a valore è positivo (+7,9% vs 2022), mentre a livello di volumi si conferma una contrazione (-1%). Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. Come per i tre mesi precedenti del 2023 i discount guidano con la performance migliore (+12,7%), mentre i supermercati e gli iper>4.500 registrano il medesimo incremento meno consistente (+6,7%). Pane & pasticceria & Ppsta (+12,9%) è la categoria merceologica più dinamica, seguita subito dopo da frutta e verdura (+11,6%) e formaggi (+10,2%). La Salumeria si conferma invece la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+4,1%). Infine, guidano la classifica Top10 di NIQ del mese di agosto 2023: zucchero (+36,7%), olio di oliva vergine ed extravergine (+34,4%) e passate (+30,8%).

Prodotti green, cresce l’offerta ma l’inflazione riduce i volumi

La razionalizzazione del carrello della spesa non ha risparmiato neppure i prodotti alimentari e quelli dedicati alla pulizia domestica e all’igiene personale che riportano sulle confezioni almeno un riferimento al loro impegno sul fronte della sostenibilità. L’analisi condotta dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy ne ha individuati oltre 36 mila (pari al 27,2% dei quasi 133 mila prodotti monitorati) che nel 2022 hanno superato i 15 miliardi di euro di incassi tra supermercati e ipermercati italiani (35,7% del totale). Rispetto al 2021 questo paniere ha perso -4,3% dei volumi venduti ma, per effetto soprattutto dell’aumento dei prezzi, ha aumentato di +8,6% il giro d’affari.

«Il grocery che comunica in etichetta l’impegno per ridurre l’impatto sull’ambiente registra una crescita sia dell’offerta (+5,4%) sia della domanda (+3,2%), a conferma del forte interesse di aziende e consumatori per questa tematica» afferma Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Però anche questo ampio paniere di prodotti risente dell’aumento dei costi di produzione, trasferito poi sui prezzi di vendita, e il conseguente rialzo dell’inflazione che nel mondo del largo consumo confezionato ha raggiunto in media il 15% tra la fine del 2022 e i primi mesi del 2023».

Management sostenibile delle risorse
I 16.853 i prodotti rilevati dall’Osservatorio Immagino in quest’area nell’arco di 12 mesi hanno aumentato di +10,1% il fatturato, che supera i 9,4 miliardi di euro, ma hanno visto calare i volumi di -3,3%. Tra i 15 claim monitorati, hanno perso incassi solo il logo Cleanright (-2,2%) e la certificazione Sustainable cleaning (-30,0%), ma solo sei hanno chiuso il 2022 con anche i volumi di vendita in aumento. Il claim più diffuso e che sviluppa il maggior valore di vendita resta “riciclabile”, presente su oltre 5 mila prodotti, che realizzano 3,8 miliardi di euro di sell-out tra supermercati e ipermercati. Questo claim è tuttora in crescita: nel 2022 è riuscito ad aumentare le vendite sia a valore (+16,6%) sia a volume (+1,8%), in particolare in alcune categorie merceologiche, come detersivi per il bucato in lavatrice, bevande base thè, cola, patatine, ammorbidenti, bagnoschiuma e docciaschiuma. Bilancio 2022 positivo anche per il claim “con materiale riciclato”, che ha ottenuto una crescita annua di +20,5% a valore e di +3,0% a volume, con 4.449 referenze per 2,6 miliardi di euro di sell-out. Ad aver contribuito maggiormente a questo trend, oltre a un’espansione dell’offerta (+20,5%), sono state categorie come le bevande base thè, i bagnoschiuma e docciaschiuma, gli ammorbidenti, le patatine e i prodotti per il bucato.

Altro claim che è riuscito ad aumentare i volumi venduti (+3,7%) è “biodegradabile”, che ha registrato anche una delle maggiori crescite a valore (+28,4%), arrivando a sfiorare 300 milioni di euro di sell-out, anche grazie a una robusta espansione dell’offerta a scaffale (+24,3%). Tra le categorie più performanti si segnalano accessori da tavola usa e getta, fazzoletti in carta e prodotti per lavastoviglie. La crescita più rilevante delle vendite spetta alla certificazione Ok-Compost. I 717 prodotti che la riportano in etichetta hanno aumentato i volumi venduti di +11,8% e il fatturato di +29,7%, superando i 215 milioni di euro. Un risultato a cui hanno contribuito l’ampliamento dell’offerta (+20,2%) e il trend positivo in alcune categorie, come gelati in vaschetta e accessori da tavola usa e getta. Volumi di vendita in aumento anche per i 296 prodotti certificati Ecolabel (+1,8%), che hanno superato gli 88 milioni di euro di sell-out (+14,7%), con trend particolarmente positivi per tovaglioli di carta e asciugamani/rotoli di carta, e per i 195 prodotti che evidenziano l’uso di packaging in Mater-Bi: i volumi sono aumentati di +0,6% e il giro d’affari di +15,8%, oltrepassando i 66 milioni di euro, grazie soprattutto a carta igienica, fazzoletti di carta e pasta di semola.

Responsabilità sociale
L’Osservatorio Immagino ha individuato 9.688 prodotti che riportano sulla confezione una delle cinque certificazioni relative alla responsabilità sociale: FSC, PEFC, Rainforest Alliance, Fairtrade, UTZ. Nel 2022 questo paniere ha superato i 5,1 miliardi di euro di sell-out (+10,5% annuo), mentre a volume ha perso il -4,6%. Tutte le certificazioni hanno condiviso questo andamento, tranne UTZ che non solo ha mostrato il risultato peggiore a volume (-33,6%), ma ha anche registrato un deciso calo a valore (-30,2%). La certificazione di gran lunga più diffusa è FSC (Forest Stewardship Council), presente sul 5,8% delle referenze e che, con i suoi oltre 3,9 miliardi di euro di vendite, contribuisce per oltre il 9% al sell-out complessivo di quest’area. Nel 2022 ha aumentato il fatturato di +11,0% e ha accusato un calo dei volumi inferiore alla media del paniere (-3,1%).

Agricoltura e allevamento sostenibili
Ormai oltre il 10% dei prodotti confezionati venduti in supermercati e ipermercati italiani dichiara sulle etichette di provenire da agricoltura o allevamento sostenibili. Questo paniere, composto da quasi 14 mila referenze, ha raggiunto i 3,5 miliardi di euro di sell-out e, in un anno, ha guadagnato +5,1% a valore nonostante abbia perso -4,1% a volume. Tra claim e certificazioni sono nove quelli monitorati dall’Osservatorio Immagino, otto hanno chiuso il 2022 con una riduzione delle vendite in volume e quattro anche con un minor giro d’affari rispetto al 2021 (Biologico/EU organic, biologico per la cura della persona, certificazione Ecocert, NaTrue). Mentre il claim “filiera”, il principale per giro d’affari di questo paniere (1,4 miliardi di euro, in crescita annua di +12,1%), riesce a mantenere stabili i volumi (-0,7%), a brillare in questo paniere è il claim “senza antibiotici”: non solo ha avuto il maggior tasso di crescita annua a valore (+17,2%), ma è stato anche l’unico di questo paniere con un aumento delle vendite in volume (+4,3%), spinte soprattutto da specialità ittiche, pasta fresca ripiena, pollo e maionese. Presente su 262 prodotti, ha raggiunto quasi 152 milioni di euro di sell-out e beneficiato di una crescita della componente di offerta, ma soprattutto di quella di domanda (+10,3%).

Rispetto degli animali
Nel 2022 è cresciuto a valore di +6,4% su base annua, avvicinandosi ai 2 miliardi di euro, il giro d’affari dei 3.320 prodotti che dichiarano sulle etichette di essere ottenuti nel rispetto e nella salvaguardia del benessere animale. In quantità, invece, le vendite sono calate di -5,3% rispetto al 2021. Questo trend ha accomunato cinque delle sei indicazioni monitorate (i claim “benessere animale” e “no cruelty”, le certificazioni Friend of the sea e MSC, il logo Cruelty free). L’unica eccezione del paniere è la certificazione ASC (Aquaculture Stewardship Council), cresciuta sia a valore che a volume. Rilevata su 70 prodotti, ha registrato +1,9% a volume e +9,7% a valore, superando i 46 milioni di euro di sell-out, grazie alla spinta positiva del salmone affumicato e delle altre specialità ittiche.

Largo consumo, inflazione in calo ma gli italiani fanno economia

NielsenIQ (NIQ) analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane per il mese di luglio 2023 ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia”, l’indagine mensile che fotografa lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) nel nostro Paese. Il fatturato della GDO in Italia a totale Omnichannel è aumentato nel mese di luglio del +8,8% rispetto allo scorso anno e ha registrato, secondo i dati di NIQ, un giro d’affari di 9,4 miliardi di €. Per quanto riguarda l’indice di inflazione teorica nel largo consumo confezionato a luglio scende ulteriormente all’11,3%, un valore inferiore rispetto a quello osservato a giugno (quando era pari al 12,7%). A contrasto dell’inflazione, nel mese trascorso gli italiani hanno ridotto il mix del carrello della spesa dell’1,2%; un comportamento di acquisto che ha avuto come effetto una variazione reale dei prezzi del 10,1%.

L’indagine di NielsenIQ evidenzia inoltre che, rispetto allo stesso periodo del 2022, tutti i canali distributivi mostrano un andamento positivo. In particolare, la crescita è guidata dai discount (+12,5%), seguiti da: specialisti drug (+10,8%), superstore (+10,4%), supermercati (+7,6%), liberi servizi (+6,8%) e, infine, iper>4.500mq (+5,5%). Prosegue il trend positivo per le vendite in promozione. Infatti, l’incidenza promozionale a luglio 2023, a totale Italia, è stata pari al 22,5%: un valore superiore di +0,5 pp rispetto allo stesso mese del 2022, ma in calo se confrontato con giugno 2023 (23,3%). Infine, in merito ai prodotti a marchio del distributore (MDD), a luglio la quota di MDD si attesta al 22,1% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi, mentre a totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – rimane al 31,5%, un valore pari a quello osservato nel mese di giugno 2023 ma superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 (30,3%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
I prodotti dedicati agli animali domestici (+14,8%) e il cibo confezionato (+12,8%) continuano il proprio trend di crescita anche a luglio, confermandosi come le categorie merceologiche con l’incremento a valore più significativo. Per quanto riguarda invece l’andamento a volume, il food confezionato rimane anche nel mese trascorso l’unica categoria con un andamento positivo (+1,6%), mentre tutte le altre manifestano un trend negativo, specialmente le bevande (-4,1%) e i prodotti per la cura della persona (-2,9%). In merito alla relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di luglio 2023 l’andamento a valore è positivo (+8,9% vs 2022), mentre a livello di volumi si conferma una contrazione (-1,2%), anche se meno consistente rispetto al mese di giugno.

Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. Come nel mese di giugno, anche a luglio 2023 i Discount ottengono la performance migliore (+13,5%), mentre i liberi servizi registrano l’incremento meno consistente (+6,7%). Per quanto riguarda le categorie merceologiche, frutta e verdura (+13,4%) è la più dinamica, seguita subito dopo da pane & pasticceria & pasta (+12,9%) e formaggi (+11,4%). La salumeria si conferma invece la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+2,5%). Infine, guidano la classifica top 10 di NIQ del mese di luglio 2023 le verdure a peso variabile (+22,1%), pane e panificati a peso imposto (+18%) e la frutta fresca a peso variabile (17,5%).

Largo consumo: inflazione in lieve calo a giugno ma le famiglie restano caute

Nella consueta indagine mensile “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NielsenIQ (NIQ) fotografa lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata nel nostro Paese e analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane. Stando ai dati, nel mese di giugno il fatturato della Grande Distribuzione Organizzata in Italia a totale Omnichannel è cresciuto del +8,7% rispetto alla performance dello scorso anno, registrando un giro d’affari pari a 9.2 miliardi di €.

L’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC) – ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria – registra un ulteriore calo rispetto al valore di maggio, fermandosi al 12,7%. Le scelte di acquisto dei consumatori per contrastare gli effetti dell’inflazione si traducono, a giugno, in una riduzione del 1,2% del mix del carrello della spesa, portando la variazione reale dei prezzi al 11,5%. L’indagine di NielsenIQ evidenzia che tutti i canali distributivi registrano un trend positivo rispetto allo stesso periodo del 2022. In particolare, guidano la crescita gli specialisti drug (+12,2%), seguiti da discount (+11,1%), superstore (+10,9%), supermercati (+7,5%) e infine da liberi servizi e iper>4.500mq (+6,1%).

Per quanto riguarda l’incidenza promozionale, si interrompe il trend negativo dei mesi precedenti. Stando ai dati di NielsenIQ (NIQ), infatti, la percentuale di vendite in promozione a totale Italia nel mese di giugno 2023 è pari al 23,3%, in lieve crescita rispetto al mese di maggio 2023 (23,2%, +0,1 pp) e soprattutto se confrontato con lo stesso periodo del 2022 (23%, +0,3 pp). Infine, a giugno la quota di prodotti a marchio del distributore (MDD) si attesta al 22,2% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi mentre a Totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – sale al 31,5% (vs 30,8% dello stesso periodo del 2022). Un valore inferiore rispetto al mese di maggio 2023, quando la marca del distributore aveva raggiunto quota 31,9%.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Non si ferma nemmeno a giugno 2023 la crescita dei prodotti dedicati agli animali domestici (+15,7%) e del cibo confezionato (+14,4%), categorie merceologiche che già da molti mesi mostrano l’incremento a valore più significativo. Per quanto riguarda invece l’andamento a volume, il food confezionato rimane ancora l’unica categoria con un andamento positivo (+1,8%), mentre in tutte le altre si osserva un trend negativo, specialmente nelle bevande (-8,7%) e nel freddo (-7,3%).

In merito alla relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di giugno 2023 l’andamento a valore è positivo (+9,2% vs 2022), mentre si conferma la contrazione dei volumi (-2,3%) anche se meno consistente rispetto al mese di maggio.

Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i format distributivi: la performance migliore è quella dei discount (+12,1%), mentre i liberi servizi registrano l’incremento meno consistente (+6,6%). A livello di categoria, le più dinamiche sono pane & pasticceria & pasta (+14,1%), formaggi (+12,7%) e frutta e verdura (+9,5%), mentre la salumeria è quella in cui si osserva il trend di crescita più basso (+2,4%). Infine zucchero (46%), passate (37,5%) e surgelati vegetali – patate (36,3%) sono i prodotti grocery che guidano la classifica top10 del mese di giugno 2023.

Il caro prezzi fa volare gli acquisti di cibo low cost, balzo dei discount (+9,5%)

Il caro prezzi taglia del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani che sono però stati costretti però a spendere quasi 4 miliardi in più per mangiare a causa dei rincari determinati dall’inflazione. Il dato emerge dall’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio al dettaglio a maggio che nei primi cinque mesi del 2023 ha fatto registrare un aumento del 7,3% della spesa alimentare con un taglio degli acquisti in quantità del 4,7%.

La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,5% nei primi cinque mesi nelle vendite in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio. Il risultato dei discount evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità. Le famiglie tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.

La situazione di difficoltà si estende alle imprese agricole colpite dal maltempo che ha decimato i raccolti e dai bassi prezzi che non molti casi non coprono neanche i costi di produzione con il rischio dell’abbandono di interi territori. Secondo Coldiretti, occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.

L’inflazione cala ma gli italiani continuano a ridurre i prodotti nel carrello della spesa

“Lo stato del Largo Consumo in Italia” è l’indagine mensile di NielsenIQ (NIQ) che fotografa lo scenario della grande distribuzione organizzata nel nostro Paese. Nel mese di maggio 2023 il fatturato della Gdo in Italia a totale Omnichannel è pari a 7.2 miliardi di €, un valore in crescita del +8,9% rispetto alla performance dello scorso anno.

L’indagine condotta da NIQ evidenzia che l’indice di inflazione teorica nel largo consumo confezionato (LCC), ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria, a maggio è scesa al 14,1%, in calo rispetto al valore registrato il mese di aprile (14,4%). La variazione reale dei prezzi invece è pari al 12,4%, con una riduzione dell’1,7% del mix del carrello della spesa. Questo dato evidenzia come le variazioni di scelta dei consumatori sui prodotti e sulle quantità acquistate incidano sull’importo finale della spesa.

Per quanto riguarda i canali distributivi, tutti registrano un trend positivo rispetto allo stesso periodo del 2022. Nello specifico, a maggio la crescita è guidata da Supermercati e Superstore (+9,4%), seguiti dai Discount (+9,1%), Iper>4.500mq (+8,4%), Liberi Servizi (+7,8%) e Specialisti Drug (+6,6%). Stando ai dati di NielsenIQ, inoltre, continua la riduzione dell’incidenza promozionale a totale Italia nel mese di maggio 2023 (22,9%), un dato in calo di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Infine, a maggio la scelta di prodotti a marchio del distributore (MDD) registra un valore pari al 22,4% del LCC nel perimetro Iper, Super e Liberi Servizi mentre sale al 31,9% a Totale Italia Omnichannel – inclusi i Discount.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Continua anche a maggio 2023 l’ascesa dei prodotti dedicati agli animali domestici (+16,6%) e il cibo confezionato (+8,3%), che da molti mesi a questa parte si collocano in testa alla classifica delle aree merceologiche con l’incremento a valore più significativo. Per quanto riguarda invece l’andamento a volume, l’unica categoria che registra un trend positivo è il food confezionato (+4,2%), mentre tutte le altre mostrano una tendenza negativa, in particolar modo i prodotti per la cura della persona (-8,2%), il freddo (-9,5%) e le bevande (-9,8%).

In merito alla relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di maggio 2023 (vs 2022) l’andamento a valore è positivo (+9,3%), mentre è negativo a volume (-3,1%). Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i format distributivi: nello specifico il trend migliore si osserva negli Iper>4500 (+11,1%), mentre i liberi servizi registrano l’incremento minore tra tutti i canali (+6,7%).

A livello di categoria, formaggi (+17,9%) e pane & pasticceria & pasta (+17,1%) sono quelle più dinamiche, mentre salumeria (+4,5%) e frutta e verdura (+4%) registrano i trend di crescita più bassi. Alla guida della top ten del mese di maggio 2023 per quanto riguarda i prodotti grocery invece troviamo zucchero (+59,9%), passate (+40,9%) e surgelati vegetali – patate (+39,5%).

Neuromarketing, qual è la colonna sonora ideale per fare la spesa al supermercato?

Niente di ciò che vediamo e sentiamo è affidato al caso all’interno del mini-market di quartiere o dell’iper-store di un grande centro commerciale. Dalla disposizione della merce ai colori predominanti, dalle divise del personale fino alla musica che fa da sottofondo. Da un lato, per offrire al consumatore la migliore esperienza d’acquisto possibile e invogliarlo a tornare, dall’altro per incentivare il cliente stesso a prolungare la sua permanenza in negozio, acquistando più prodotti. Si tratta del cosiddetto marketing sensoriale o neuromarketing, una disciplina sempre più utilizzata nel mondo del retail, in cui convergono marketing e psicologia e che si occupa di indagare i meccanismi che si attivano all’interno della mente di un consumatore per spingerlo all’acquisto.

La musica gioca un ruolo primario all’interno di questi processi inconsapevoli come testimonia Rehegoo, il più grande fornitore di musica indipendente di Spotify e che sin dalla sua nascita si occupa di fornire la musica di sottofondo più adatta per le principali catene di supermercati. “La musica all’interno dei supermercati ha come obiettivo quello di favorire l’acquisto, rendendo l’esperienza il più appagante possibile”, afferma Patrycja Kiepiel, Music Expert di Rehegoo. “Affinchè ciò avvenga, è importante che il music stylist studi attentamente location, prodotti e allestimento. Dopodichè, in base all’obiettivo, selezionerà la musica più adatta per far sentire il cliente a proprio agio, influenzandone in positivo lo stato d’animo. Più ci si sente bene in un determinato luogo, infatti, più è probabile che aumenti il tempo di permanenza e, di conseguenza, la possibilità di acquistare e di ritornare proprio in quel supermercato per replicare l’esperienza”.

L’importanza del ritmo
Sebbene la musica negli store sia soggetta a variazioni a seconda del target cui ci si riferisce – più stimolante e movimentata per un pubblico giovane, più rilassante e calma per un pubblico più adulto – nei supermercati, frequentati da persone di tutte le età, si ha una predominanza di musica calma e sommessa, per rallentare il ritmo e non mettere fretta. L’obiettivo è di sollevare il morale dopo una giornata frenetica, offrendo un momento di pausa dalle preoccupazioni e quindi portare non solo all’acquisto ma anche alla fidelizzazione del cliente. Inoltre i grandi negozi puntano sulla musica di qualità, diversificandola in base alla località e al periodo dell’anno.

Può essere una buona strategia inoltre diversificare la musica in base all’obiettivo da raggiungere o al tipo di prodotto e di location e qui il ritmo dei brani può fare la differenza. I pezzi più veloci, spesso anche i più allegri, con il loro effetto stimolante incentiveranno i clienti a percorrere aree più ampie dei negozi e raggiungere facilmente un maggior numero di prodotti, rendendo quindi più agile l’acquisto. Un ritmo più lento, invece, si combina meglio con un’atmosfera di relax, tipica dei supermercati d’alta gamma, in cui la merce è più costosa e necessita quindi di un tempo di permanenza maggiore per il suo acquisto.

Mattino, pomeriggio o sera: una musica per ogni momento della giornata
Un’altra variabile di cui è importante tenere conto, oltre al ritmo, è l’ora del giorno in cui si trasmette un determinato brano. Al mattino si ha bisogno di maggiore vitalità, per questo la selezione musicale è di solito più veloce ed energica, per esempio, il genere Sunny Beat Mood è ideale per stimolare i clienti assonnati. Si sconsiglia invece la musica ad alto volume, perché può avere l’effetto opposto, ovvero affaticare o respingere ancora di più i consumatori provocandone l’allontanamento prima di aver concluso l’acquisto. Nel pomeriggio invece, essendo i clienti più tranquilli e con maggiore tempo a disposizione, è ideale un tipo di musica più lenta (Mellow, Warm, Feel Good). Nel tardo pomeriggio o durante le ore serali, si verifica il più grande assembramento di persone: per velocizzare quindi il traffico dei clienti da un lato e dare emozioni positive alla fine della giornata, la scelta ricadrà su pezzi più ritmici ma non eccessivamente veloci (Exiting Mood, Groovy Mood).

Non tutta la musica fa bene alla nostra spesa: qual è meglio evitare?
Può essere capitato a chiunque di avvertire disagio in un determinato luogo, mentre si facevano acquisti. L’impulso, probabilmente, è stato quello di allontanarsi il prima possibile, senza un’apparente motivazione: una delle cause potrebbe essere proprio la musica trasmessa in quel momento. I brani in cui sono predominanti i toni bassi, infatti, evocano tristezza, rendono nervosi e di cattivo umore e non creano le condizioni adatte affinché il cliente si senta tranquillo e al sicuro durante i propri acquisti. Per questo, sono altamente sconsigliati. Inoltre, la musica nota che possiamo canticchiare, se da un lato allieta l’esperienza di shopping, dall’altro può distrarre e disincentivare l’acquisto. Secondo uno studio commissionato da Rehegoo ed effettuato da MRC Data nel 2021, infatti, più la musica è nota e rispecchia i nostri gusti, maggiore è la possibilità che l’esperienza di shopping non sia efficace. Le melodie più conosciute, infatti, tendono a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, deconcentrandolo e distogliendolo da tutto il resto.

Prezzi più alti e carrelli più vuoti: come cambia la shopping strategy degli italiani

L’effetto congiunto dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita ha costretto gli italiani a riconfigurare la shopping strategy ma in modo differenziato in funzione delle tipologie di prodotti e della capacità di spesa. A testimoniarlo è la nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, il report semestrale che analizza l’andamento delle vendite di quasi 133 mila prodotti di largo consumo, tra food & beverage, petcare, cura casa e cura persona.

«La storica e radicata difesa della qualità del cibo messa in atto dagli italiani ha faticato a reggere l’urto dei fenomeni così impattanti che hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Sono aumentati i prezzi e si è cominciato a vedere in modo netto come siano diminuiti i volumi, anche se in maniera diversa fra fasce di prezzo, con quella più bassa che ha mostrato la maggior sofferenza».

L’Osservatorio Immagino ha approfondito il tema della convenienza in un ampio e dettagliato dossier e ha anche verificato l’impatto di questo comportamento all’interno dei suoi 12 panieri di consumo. Scoprendo, così, che non tutti i prodotti hanno subìto dei tagli nelle quantità acquistate. «Tra i principali panieri analizzati dall’Osservatorio Immagino i claim relativi al basso tenore di zuccheri, alla ricchezza in proteine e all’assenza di lattosio hanno aumentato le vendite anche in volume e non solo a valore. Evidentemente le caratteristiche di questi prodotti sono talmente importanti per i consumatori da non modificarne i comportamenti di acquisto». L’Osservatorio Immagino ha individuato e misurato altri claim e certificazioni che sono andati controcorrente nel 2022, riuscendo a crescere a volume, e li ha raccontati nelle sue 96 pagine, che offrono un quadro unico per completezza e dettaglio del largo consumo in Italia.

I contenuti della tredicesima edizione dell’Osservatorio Immagino

Questa edizione dell’Osservatorio Immagino ha monitorato l’evoluzione della composizione e delle vendite, in valore e volume, di 12 panieri, tra food e non food, che rappresentano altrettanti fenomeni e tendenze di consumo.

Nel food:

Italianità: 25.409 prodotti, 8 tra claim, icone e indicazioni geografiche europee, per 10,4 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,1% a valore, -5,0% a volume.
Free from: 13.951 prodotti, 16 claim riferiti alla minore presenza o all’assoluta assenza di un nutriente, 7,5 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,0% a valore, -5,2% a volume.
Rich-in: 10.091 prodotti, 12 claim riferiti alla presenza in assoluto o in forma maggiore di un composto nutrizionale, 4,4 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +7,8% a valore, -3,6% a volume.
Intolleranze: 10.736 prodotti, 6 tra claim e certificazioni, 4,6 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,0% a valore, -3,3% a volume.
Lifestyle: 12.892 prodotti, 6 tra claim e certificazioni, 3,8 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +3,3% a valore, -7,9% a volume.
Loghi e certificazioni: bollini, indicazioni e claim che forniscono garanzie precise, come la bandiera del paese d’origine (19.146 prodotti), il logo EU Organic (8.293) o le certificazioni in materia di Corporate Social Responsibility, come Fairtrade, Friend of the sea, FSC e Sustainable cleaning (quasi 12 mila).
Ingredienti benefici: 13.145 prodotti, 36 ingredienti benefici suddivisi in sette famiglie, 4,1 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +7,8% a valore, -4,7% a volume.
Metodo di lavorazione: 3.756 prodotti, 9 tecniche produttive, 1,2 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +7,5% a valore, -5,2% a volume. 
Texture dei prodotti: 7.213 prodotti, 11 claim o caratteristiche relativi alla loro consistenza, 3,4 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,1% a valore, -7,7% a volume.
Petcare: 4.715 prodotti, 32 tra claim e certificazioni, 1,0 miliardo di euro di sell-out. Trend annuo: +10,9% a valore, -3,5% a volume.

Nel non food:

Cura casa green: 1.842 prodotti, 7 claim relativi alla loro sostenibilità ambientale, 552 milioni di euro di sell-out. Trend annuo: +19,3% a valore, -2,2% a volume.
Cura persona: i numeri del mondo health&beauty dai 6.798 prodotti che richiamano in etichetta tre benefici funzionali (più di 1 miliardo di euro di sell-out, +5,7% a valore e -4,2% a volume rispetto al 2021) alle 22.344 referenze che presentano on pack i 34 claim più significativi del free from, del rich-in e della naturalità nel mondo dei prodotti per la cura personale.

A completare la fotografia dei consumi, l’Osservatorio Immagino propone i due consueti approfondimenti sulla sostenibilità comunicata in etichetta:
Barometro Sostenibilità: 36.067 prodotti, 35 tra claim e certificazioni relative a quattro aree (management sostenibile delle risorse, agricoltura e allevamento sostenibili, responsabilità sociale, rispetto degli animali), 15,5 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +8,6% a valore, -4,3% a volume.
Packaging green: la mappatura delle informazioni sulla riciclabilità dei packaging presenti sulle etichette dei 132.829 prodotti monitorati.

Per scaricare gratuitamente la tredicesima edizione dell’Osservatorio Immagino: osservatorioimmagino.it

Italiani attenti al carovita, meno acquisti superflui e più confronto prezzi

Col coinvolgimento di 15500 rispondenti provenienti da 19 Paesi (tra cui l’Italia, con 1000 partecipanti), lo strumento di rilevazione di Toluna rivela un quadro minuzioso e dettagliato di come visione del futuro, aumento del costo della vita e altri temi di grande attualità impattino, in Italia e in tutto il mondo, i consumi e il rapporto con i brand.

Fiducia e ottimismo restano bassi: gli italiani temono il carovita
Il sentiment dei consumatori del nostro Paese registra notevoli differenze rispetto agli insight globali. Solamente il 36% si dichiara “molto soddisfatto della propria vita”, contro il 47% mondiale (ma in linea con il dato europeo, 38%). Allo stesso modo, il livello di ottimismo, che in alcune regioni del mondo, come le Americhe, tocca il 63%, è nettamente più basso in Europa (32%) e in particolare in Italia, dove appena il 28% degli intervistati si definisce “molto ottimista” per il futuro.

Un senso di pessimismo che si ripercuote sia sulla possibilità di spesa (appena il 15% degli italiani si sente “molto fiducioso” di poter spendere denaro nei prossimi mesi, contro il 27% dei partecipanti globali) che sulla visione del futuro: solamente il 16% dei nostri connazionali ritiene che la propria situazione finanziaria migliorerà nei prossimi tre mesi e il 21% entro la fine dell’anno. Il 63% dei rispondenti in Italia (e il 61% a livello mondiale) concorda, quindi, che non sia il momento giusto per spese di grande valore, posticipate a tempi di maggior stabilità. L’aumento del costo dell’energia e della vita, infatti, stanno influenzando tangibilmente le spese di quasi 3 italiani su 4, che si sentono limitati nel proprio potere d’acquisto: il 36% riconosce come l’attuale situazione economico-finanziaria stia condizionando le proprie abitudini di spesa e il 45% prevede, di conseguenza, di diminuire gli acquisti ritenuti non necessari.

Dai tagli alla ricerca di alternative, le strategie per risparmiare
Per gestire l’aumento del costo della vita, i consumatori del nostro Paese stanno mettendo in campo tattiche concrete, prima fra tutte proprio la riduzione degli acquisti percepiti come non essenziali (50%). Altre soluzioni prevedono la visita di più negozi alla ricerca di occasioni (47%), il confronto dei prezzi sia online che offline (42%) e la ricerca di alternative più economiche (26%). Quasi un quarto degli italiani, inoltre, si dedica alla spesa più frequentemente, nel tentativo di evitare gli sprechi e trovare offerte migliori, mentre il 22% opta per le marche del supermercato. In ottica di risparmio i nostri connazionali si dimostrano anche propensi a rinunciare alle attività ricreative: mangiare fuori (26%), giocare d’azzardo (20%), andare in vacanza all’estero (20%) e frequentare bar e pub (16%) sono tra le principali attività su cui sono disposti a tagliare, insieme all’acquisto di prodotti di marca (20%) – dati in linea con quelli globali. Allo stesso modo, si concretizza l’impatto sui consumi alimentari: oltre la metà dei rispondenti del Bel Paese dichiara di aver ridotto l’acquisto di piatti pronti, take out e snack, mentre si dimostrano ancora restii a rinunciare a prodotti per la casa (22%) e la salute (19%) e frutta e verdure fresche (14%).

Ambiente e società restano prioritari nel rapporto coi brand
Valori, etica e responsabilità sociale continuano a giocare un ruolo di primo piano nella vita dei consumatori italiani. Il 78% di loro, infatti, si preoccupa dell’impatto sociale, ambientale ed etico dei propri comportamenti e più di 8 su 10 si sentono soddisfatti quando compiono scelte socialmente responsabili. Nonostante la congiuntura economica attuale, dunque, l’attenzione per questi temi esercita un’influenza notevole sulle scelte d’acquisto, tanto che il 79% dei partecipanti al panel italiano concorda nel sostenere l’importanza di investire tempo e cura in queste decisioni e tre quarti di loro si impegna a comprare prodotti di brand che si allineano con i propri valori. Proprio i brand, infatti, devono sentirsi, secondo l’85% dei panelisti, responsabili nei confronti dei consumatori e il loro influsso a livello socio-ambientale è un criterio sempre più rilevante nelle scelte di prodotto degli italiani: il 70% evita aziende i cui valori non sono in linea con i propri, il 74% si distanzierebbe da quelle con un impatto negativo e, specularmente, il 63% preferirebbe quelle impegnate in attività eticamente positive. Malgrado le buone intenzioni, però, sono due i principali ostacoli indicati dai rispondenti verso la scelta di brand dall’impatto positivo: da un lato la mancanza di informazioni sufficienti sulle attività in ambito ESG (68%) e dall’altro la sensazione di non poterselo permettere (64%).

“Se il carovita costringe i consumatori a prestare maggiore attenzione alle spese e a rinunciare a quelle ritenute superflue, per i brand la grande sfida è quella di riuscire a valorizzarsi al meglio ai loro occhi per guadagnarsi un posto tra gli acquisti irrinunciabili” commenta Eliza Frascaro, Head of Research Southern Europe & MEA di Toluna. “Essenziale è allora in questo contesto anche il peso dei valori veicolati dall’azienda: il consumatore odierno, nonostante le difficoltà economico-finanziarie, ha a cuore l’impatto delle proprie decisioni e auspica che al momento dell’acquisto corrisponda una sensazione di orgoglio”.

 

Retail, inflazione e crisi stanno cambiando le aspettative delle famiglie

Spinte inflazionistiche, guerra, tensioni geopolitiche globali e cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova il settore retail. I dati diffusi da Istat relativi alle vendite al dettaglio (marzo 2023) evidenziano un incremento tendenziale a valore (+5,8%) al quale corrisponde un calo in volume del 2,9%, trend che perdura già da qualche mese.

La fotografia che esce da un recente studio di Omnicom PR Group Italia pone il comparto al 2° posto tra gli 8 analizzati, come nel 2021, nella classifica di gradimento degli italiani con il 42,9% dei consensi (al primo posto l’automotive con il 44,7%, e al terzo la tecnologia 42,6%). Gli italiani, per la prima volta, considerano “il maggior valore” di prodotti e servizi la determinante fondamentale nelle proprie scelte (con un gap di -76 punti tra aspettative ed esperienze), mettendo in secondo piano il customer care (-74 punti), seguito dalla “sostenibilità” nella sua accezione più ampia, legata alla cura dell’ambiente (-64 punti) ma anche dei propri dipendenti (-50 punti). Per garantire una offerta di “maggior valore” i retailer stanno mettendo al centro delle proprie strategie le linee a marchio privato, che rappresentano una scelta di acquisto sempre più consapevole per le famiglie italiane, che puntano su qualità e convenienza, tracciabilità lungo la filiera e attenzione all’italianità. Altro dato interessante è che “l’innovazione” è oggi solo al 6° posto delle priorità, era al 5° posto nel 2021. Bene invece il rapporto tra aspettative ed esperienze su “comunicazione frequente ed esaustiva” e “risultati operativi e finanziari”.

Similmente alla moda, per il settore della grande distribuzione si distinguono nettamente per rilevanza e interesse gli Z (15-24enni) che dominano la classifica per età sull’engagement in termini di ricerca e condivisione di informazioni, preferendo – cosa inaspettata – il passaparola ai social network. Le loro aspettative sono altissime verso la cura dell’ambiente. I boomers si concentrano sul “maggior valore” di prodotti e servizi (certificazioni su filiera, manodopera, etc.), sulla cura del cliente e nel maggiore impegno delle aziende nell’intraprendere una giusta direzione, sostenibile da un punto di vista finanziario e di impatto sociale.

“Oggi il consumatore ha aspettative alte in merito all’impegno che una insegna dovrebbe assumersi per il bene delle persone e dell’ambiente” commenta Laura Meroni, Retail Industry Lead e direttore operativo di Omnicom PR Group. “Dal packaging al riciclo, alla tracciabilità e origine dei prodotti, passando per il minor consumo di energia, senza dimenticare l’attenzione alle persone e alle loro necessità, siano essi dipendenti o consumatori. La grande distribuzione, in questo momento di grande incertezza, sta adattando le proprie strategie per venire incontro alle esigenze del consumatore. Una risposta concreta è rappresentata dalle linee a marchio privato che stanno assumendo un ruolo sempre più strategico nell’assortimento delle insegne”.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare