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Pasqua, agnello su una tavola su due, uova più care del 7%, ma la spesa resta stabile

Al di là del folclore dato dalle adozioni di teneri agnellini da parte di personaggi di spicco della politica (e conseguente scatenamento di meme sul web), e alle immancabili polemiche sull’opportunità di rispettare la tradizione da parte degli attivisti animalisti, su più della metà delle tavole italiane (52%) quest’anno verrà servita carne d’agnello: nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi. Lo segnala una analisi Coldiretti/Ixe’ che rivela come quasi la metà dei consumi di carne di agnello consumata dagli italiani durante tutto l’anno avviene in questo periodo. Quest’anno però portare la carne di agnello a tavola significa – sostiene la Coldiretti – salvare il lavoro dei circa 4mila pastori terremotati che non hanno ancora abbandonato le aree colpite dal sisma di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria dove solo nei 131 comuni del cratere sono allevate 213mila pecore e capre. Sempre secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ ben 1/3 degli italiani (34%) acquisterà carne d’agnello italiana e il 12% ha scelto di comperarla direttamente dal produttore mentre solo il restante 6% non è interessato alla provenienza. Sono 60mila gli allevamenti di pecore presenti in Italia, spesso concentrati nelle aree più marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni di animali, situati in maggioranza in Sardegna. 

Quanto agli altri simboli della festività, scoppia la polemica sui prezzi delle uova di Pasqua che secondo il Codacons stanno registrando sensibili rincari dei prezzi al dettaglio su tutto il territorio nazionale. “Mediamente quest’anno un uovo di cioccolato costa il 7% in più rispetto al 2016 – spiega il Codacons –. Ad alimentare la corsa al rialzo dei listini è prima di tutto la crisi internazionale che da mesi ha colpito i Paesi produttori, con Costa d’Avorio e Ghana. Ma i prezzi crescono anche per effetto del caro-benzina (oggi alla pompa un litro di verde costa l’11% in più rispetto ad aprile 2016) che incide non sono sui costi di trasporto, ma anche su quelli di produzione. Non a caso sensibili rincari dei listini si registrano anche per altri prodotti tipici della Pasqua, come la colomba (+6%), il salame corallina (+4%) o l’abbacchio (+3%)”. L’associazione di consumatori calcola che a causa delle tensioni dei prezzi, quest’anno la spesa degli italiani per uova di Pasqua, colombe e dolciumi vari raggiungerà la cifra di 430 milioni di euro.

Anche l’Osservatorio nazionale Federconsumatori registra una crescita dei prezzi più alta rispetto allo scorso anno, pari al +4,4%. Tali aumenti riguardano soprattutto la carne di coniglio (+21,9%, sempre più acquistato perché combina risparmio e qualità), le uova di cioccolato (tra il +7% e il +8%), la colomba farcita (+15%). Colomba, pizza pasquale, pastiera, dolci campanari e tutte le specialità della Pasqua, tenderanno ad essere preparati in casa, creando momenti di aggregazione familiare. Anche se secondo Coldiretti sono 350.000 gli italiani che hanno deciso invece di pranzare in un agriturismo.
Non a caso su internet spopolano ricette e tutorial. Anche quest’anno le famiglie tenderanno a contenere le spese per i consumi relativi ai prodotti pasquali, registrando un andamento pressoché invariato rispetto al 2016: +0,4%. 

Fonte: Osservatorio nazionale Federconsumatori.

Metti un robot al supermercato: Pepper in tour nei Carrefour spagnoli

Pepper, il robot interattivo, 28 chili, 1,20 metri di altezza e 17 articolazioni di movimento, è in tournée: da fine marzo sta infatti girando tre punti vendita catalani di Carrefour dove interagisce con i clienti. L’umanoide in grado di “leggere” le variazioni di espressione delle persone (una telecamera 3d gli consente una vista fino a 3 metri) per rapportarsi in maniera più “umana” sarà negli ipermercati di interagire coni clienti e Cabrera, Barberá e Gran Vía. Dopo di che il tour continuerà in 36 punti vendita di 17 province spagnole. Obiettivo, dichiarato: rendere l’esperienza d’acquisto più piacevole ed emozionale attraverso le nuove tecnologie.

 

Vantaggi concreti

Secondo un recente studio di Pwc la robotica instore potrebbe essere quell’elemento distintivo che porta il consumatore a frequentare il punto vendita.  Gli ambiti di applicazione riguardano la descrizione di prodotti pregiati, nuovi o on fase di lancio,, in diverse lingue e con tutto il vantaggio dell’impatto emozionale che deriva dall’interazione con una macchina “intelligente”. e interattiva, che tramite con l’analisi dei big data (nostri precedenti comportamenti d’acquisto ad esempio) è immediatamente in grado di “riconoscerci”. I primi casi di promozioni tramite robot (fatti soprattutto in Estremo Oriente) hanno dato risultati positivi, con un aumento del traffico instore dal 15 al 38% e di vendite di prodotti promozionati del 15% (dati Nestlé che secondo SoftBankRobotics, los sviluppatore di Pepper, ha intenzione di posizionarne mille in punti vendita giapponesi) e del customer satistfaction index del 77%.

Quanto a Pepper, in questa prima fase il suo ruolo sarà di tipo ludico-pedagogico, con due modalità: l’accoglienza dei clienti che vengono informati sulle promozioni e gli sconti in atto e sull’app MiCarrefour. E la possibilità di interagire con i bambini attraverso giochi e danze, realizzazione di selfie e brevi conversazioni.

Carrefour non è nuova a questi progetti: aveva già testato in Spagna nel 2015 il robot NAO per promuovere un programma rivolto a oltre mille bambini sull’alimentazione e l’igiene. Al momento NAO è posizionato su un’unità mobile nella quale vengono organizzati corsi di cucina e di nutrizione dalla quale dispensa consigli ai più piccoli sui corretti stili di vita.

Pepper invece era già stato impiegato “sul campo” lo scorso ottobre all’ipermercato di Claye Souilly, non lontano da Parigi. Nel video si vedono le modalità di interazione di Pepper con la clientela, di bambini e adulti.

Per Coldiretti spesa più leggera di 2,5 chili ma più di qualità. E gli iper vanno ancora giù

Meno spesa, maggiore qualità. È l’analisi di Coldiretti sui consumi alimentari degli italiani presentata al castello di San Giorgio di Maccarese a Fiumicino, in provincia di Roma. Secondo il report la spesa settimanale delle famiglie italiane per il cibo si è alleggerita in peso di 2,5 chili raggiungendo il minimo storico da 10 anni, accompagnato però da una crescente attenzione alle caratteristiche qualitative e alla sostenibilità ambientale e sociale. Nel giro di un decennio il carrello della spesa settimanale è passato da 21,4 chili a 18,9 chili, con un taglio netto delle quantità acquistate. Un fenomeno che non si spiega solo con la crisi ma anche con la svolta salutistica, che ha permesso l’affermarsi di una nuova cultura del cibo che vede gli italiani mangiare meno ma mangiare meglio. Lo dimostra il progressivo aumento dei consumi di prodotti appartenenti all’ambito Benessere&Salute con un trend positivo di +8,4% sulle vendite in volume e +9% su quelle in valore nell’ultimo anno, secondo un’analisi Coldiretti su dati Nielsen. Non solo: in base a un’analisi Coldiretti su dati Eurispes grandissima è l’attenzione al made in Italy (74%) e ai marchi Dop, Igp, Doc (53%). In oltre la metà dei casi (59%) ad essere privilegiati sono i prodotti a km zero e nell’80% quelli di stagione. Tre consumatori su quattro inoltre controllano l’etichettatura e la provenienza degli alimenti e mangiano italiano.

Un esempio di questo nuovo corso è rappresentato dalla carne. Gli italiani ne mangiano meno in quantità (-5% nel 2016, secondo Ismea) ma la scelgono sempre più di qualità e con attenzione alla salute. E questo nonostante allarmismi infondati, provocazioni e campagne diffamatorie che colpiscono un alimento determinante per la salute che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea, alla quale apporta l’indispensabile contributo proteico. Complessivamente nel nostro Paese se ne portano in tavola all’anno 79 chilogrammi pro-capite (tra pollo, suino, bovino, ovino), il più basso in Europa. In testa alla classifica ci sono i danesi con 109,8 chilogrammi, i portoghesi 101 chilogrammi, gli spagnoli 99,5 chilogrammi, i francesi e i tedeschi con rispettivamente 85,8 e 86 chilogrammi.

«L’attenzione dei consumatori per il valore qualitativo di quello che portano in tavola è sicuramente un fatto positivo – ha detto il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo ; – il miglior modo per sostenere questa rinnovata centralità del cibo è consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli garantendo loro una piena trasparenza sulla reale origine di quello che mettono nel carrello con una etichettatura chiara e completa anche sulla provenienza».

 

Tra i canali soffrono ancora gli iper

In questo quadro non sorprende dunque rilevare come un canale come gli ipermercati, tradizionalmente scelti per la “grossa spesa di convenienza”, soffra particolarmente: con una riduzione dell’1,5% fanno registrare il tonfo maggiore delle vendite tra tutte le forme distributive di commercio al dettaglio nel febbraio 2017 rispetto allo stesso mese dello scorso. Calano pesantemente anche le piccole botteghe alimentari (-1,4%) e perfino i discount del cibo (-1,2%). È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati sul commercio al dettaglio. ed è il settore alimentare a far registrare i risultati peggiori, con una media del -1,2%. Accanto ad una situazione di difficoltà economica va segnalata la tendenza alla ricerca di canali di acquisto alternativi al dettaglio tradizionale con la crescita dell’on line, degli acquisti a domicilio e della vendita diretta confermata dal boom dei mercati del contadino dove hanno fatto la spesa più di 4 italiani su 10 (43%) nel 2016 con un aumento record del 55% negli ultimi 5 anni. E l’81% degli italiani se fosse libero di scegliere preferirebbe comperare la frutta direttamente dagli agricoltori.

Nuovi stili di spesa: Coop studia due modalità, Social e Last Minute

Si chiamano spesa Social e spesa Last Minute due progetti con cui Coop sta esplorando nuove possibilità di fare la spesa nel futuro. Cambiano vorticosamente gli stili di vita e la spesa come la conosciamo, con la lista spiegazzata, il carrello da spingere e la coda alla cassa, potrebbe essere presto un lontano ricordo. Grazie alle nuove tecnologie ma anche alle modalità social e agli stili di vita frenetici che fanno dell’ottimizzazione dei tempi un mantra dei nostri tempi. Non resta con le mani in mano Coop, che tramite la sua consociata Inres, il Consorzio Nazionale creato dalle Cooperative di Consumatori per la progettazione architettonica impiantistica e per la realizzazione delle strutture commerciali (responsabile tra l’altro della realizzazione del supermercato del futuro), sta studiando due nuove modalità di effettuare la spesa, diverse ma complementari. Obiettivo comune: risparmiare tempo (e pensieri) al consumatore.
Con Spesa Social la logica dell’e-commerce si trasforma in condivisione, relazione e servizio. Attraverso l’uso di una piattaforma software, vengono messi in relazione tre soggetti, punto vendita, consumatore, shopper, per garantire un servizio di prenotazione e ritiro della spesa. L’interazione avviene tra gli appartenenti a una comunità virtuale e secondo una logica social, facendo quindi leva su dinamiche di utilizzo fortemente consolidate.
Funziona così: il cliente virtuale (che non vuole o non può fare la spesa da solo) apre la app Spesa Social e inizia a selezionare i prodotti da acquistare. Sceglie quindi il punto vendita presso il quale passerà a ritirare la spesa. A questo punto, viene coinvolto un assistente cui assegnare la spesa da fare, ovvero una persona che si è resa disponibile, attraverso l’app, sul punto vendita selezionato e nel medesimo orario. L’app consente infine di autorizzare il pagamento virtuale ed eventualmente attivare una chat di supporto tra consumer e shopper. Il sistema è costituito da un e-commerce, accessibile attraverso app; uno stoccaggio della spesa effettuata, rappresentato da locker refrigerati (nel caso di spesa alimentare); un sistema di pagamento online; un sistema di social rating attraverso il quale esprimere un giudizio sul servizio ricevuto. I partner che hanno collaborato con INRES allo sviluppo del progetto sono TIM, CISCO, WIB, RetApps, COLIN & Partners, Movincom.
«La remunerazione avverrà con un gettone indipendente dalla dimensione della spesa – chiarisce Riccardo Olmi, Responsabile Progetti Speciali e Innovazione Digitale Ict di Inres – ma stiamo anche ragionando sulla possibilità di girare questo gettone a enti benefici o iniziative sociali. I locker refrigerati saranno smart, ovvero secondo la composizione della spesa decideranno a che temperatura e dove questa deve essere riposta, stiamo pensando di prevedere anche delle colonne indipendenti per i surgelati, eventualmente alla cassa saranno mandate della informazioni su come dividere la spesa».

Diversa ma simile la logica di spesa Last Minute. Prevede una sorta di vending machine con un mini magazzino interno fatto di prodotti precostituiti pensato per chi vuole organizzare un pasto all’ultimo minuto, anche per più di una persona (la tipica cena tra amici del venerdì ad esempio). L'”automated store” avrà un sistema Touch screen user friendly, ci sarà la possibilità di comprare in remoto, con un più l’immediatezza e facilità di ritirare la spesa, che sarà erogata con una ricetta stampata. I piatti proposti? Ricette facili e veloci, stagionali e per varie occasioni: dalle linguine allo scoglio all’hamburger con cipolle caramellate a un più prosaico prosecco e patatine. «Il progetto è in una fase di sviluppo meno avanzata ma è più semplice da avviare – spiega Olmi -: non è ancora stata decisa alcuna location, ma questi automated store potrebbero essere messi anche non in corrispondenza di un punto vendita, ma in luoghi lontani dai supermercati, ad esempio presso i nostri distributori di carburante, per dare un servizio ancora più “di emergenza” in assenza di altre opportunità di vendita».

Un rendering dell’automated store.

Doveconviene prevede una Pasqua tradizionale, tra famiglia, negozio fisico, uova e grigliate

Una Pasqua tutto sommato tradizionale, con l’uovo di cioccolato sulla tavola e la grigliata di Pasquetta a coronare la gita fuori porta, trascorsa in famiglia (contraddicendo il noto adagio): è quella che emerge dal sondaggio di DoveConviene, la piattaforma digitale sulla quale oltre dieci milioni di italiani si informano e pianificano il proprio shopping. 

Secondo la ricerca resiste l’associazione Pasqua – uova di cioccolato, irrinunciabile per il 51% degli intervistati, mentre c’è evidentemente voglia di primavera tanto che un 19% la associa alla grigliata di Pasquetta o ai pic nic. Meno quotati gli altri simboli classici come la colomba (8%) e l’agnello (7%). Anche se poi quasi tutti compreranno un dolce pasquale (87%), che sia artigianale o confezionato. Tradizione, famiglia, ma non manca nemmeno la ricerca dell’offerta che, segno dei tempi, si cercherà online (74%). Per poi però recarsi in negozio: qui avverranno la quasi totalità degli acquisti (86%). Interessano non solo dolci e food (47%), ma anche tutte le offerte dedicate al mondo casa (24%), forse per trovare gli elementi decorativi ideali poiché i pranzi saranno organizzati principalmente a casa nel 77% dei casi. Solo un 9% prevede di andare al ristorante e un 5% a casa di amici. Inoltre, un 12% dichiara di prestare attenzione alle offerte legate all’elettronica: potrebbe sempre scappare un acquisto interessante.

Una Pasqua in casa e in famiglia dunque (per l’81% degli intervistati), con l’88% che dichiara di non andare in vacanza, contro un 12% che invece si concederà qualche giorno fuori porta.

Alla survey, lanciato da DoveConviene, hanno partecipato oltre 7.500 maggiorenni, distribuiti in tutta Italia: Nord (41%), Sud (39%) e Centro (20%). Il campione è rappresentato in prevalenza da utenti donne (64%) rispetto agli uomini (36%) e ha coinvolto principalmente la fascia 32-40 (33%) e la fascia 41-60 (27%), seguita dalla fascia 26-31 (21%).

L’andatura ideale della spesa? Secondo una ricerca si “guida”, e il cliente compra di più

Una ricerca della Rotterdam School of Management della Erasmus University (RSM) ha scoperto come “influenzare” la velocità di camminata a cui facciamo la spesa, regolando il passo in modo da farci camminare più o meno veloci a seconda dell’area e della merce esposta. E non si tratta di avanzatissime app o sistemi di interazione multimediale, beacon o geofencing: basta tracciare delle linee, o variare i motivi disegnati sul pavimento. La velocità a cui camminiamo influenza e di molto il modo in cui facciamo la spesa e la scelta di cosa mettiamo nel carrello, come spiega l’autore della ricerca, Bram Van den Bergh. Camminando troppo velocemente infatti si perde la possibilità di individuare prodotti magari “non in lista” ma interessanti e si acquista di meno. Ma anche camminare troppo lentamente fa rischiare l’effetto noia, che porta comunque ad evitare l’acquisto. Essere dunque in grado di “guidare” la velocità della visita portando i clienti a camminare più o meno velocemente a seconda della zona del supermercato potrebbe aiutare ad incrementare le vendite. 

 

Questione di linee

Secondo la ricerca tracciare linee orizzontali sul pavimento più o meno vicine tra loro influenza la velocità di camminata. Il motivo riguarderebbe una caratteristica della mente umana, che è quella di “affrettarsi” maggiormente una volta che ci si sente vicini alla meta, per raggiungerla. Le linee vicine danno l’impressione che la corsia sia più lunga e spingono la persona a rallentare e dare un’occhiata agli articoli esposti, mentre linee distanziate, al contrario, danno l’impressine che la corsia sia più corta e spingono ad affrettarsi verso la fine.

La ricerca ha studiato il comportamento di più di 4mila persone, sia all’interno di un supermercato sia in laboratorio. 

La “distanza magica” tra le linee è stata anche misurata: sarebbe intorno al mezzo metro per dare l’illusione ottica di “allontanare” la fine della corsia e quindi far rallentare il passo.

In teoria dunque un responsabile del supermercato potrebbe lavorare sui motivi impressi sul pavimento per creare una “andatura ideale” all’interno del negozio che favorisca le vendite.

 

Si utilizza quel che è stato chiamato ‘goal gradient effect’, la tendenza a raggiungere velocemente la meta una volta che questa si intravede, e secondo Van den Bergh (come spiega nell’intervista) può essere utilizzato per “guidare” il cliente all’acquisto, ma anche per “regolare” i flussi della folla ad esempio in un aeroporto (velocizzando l’avvicinamento al gate di partenza) o in una piscina (spingendo al contrario gli utenti a camminare più lentamente per evitare incidenti). La stessa caratteristica del resto è stata osservata anche nei programmi fedeltà: una volta che ci si avvicina a raggiungere una ricompensa (un caffè gratis al completamento di una tessera, ad esempio), si tende ad acquistare di più per raggiungerla prima.

La ricerca è apparsa sulla rivista Journal of Consumer Research.

Uber dopo la cena porta a casa la spesa, e l’accordo è con Kroger

Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato attraverso app nonché incubo dei taxisti nostrani, e al momento nella bufera in Italia dove sta affrontando una serie di cause per concorrenza sleale, è ormai andato ben oltre il semplice trasporto di persone, e dopo i pasti (il debutto a MIlano qualche mese fa) negli USA potrebbe presto consegnare la spesa.

L’accordo sarebbe con Kroger, il secondo attore della Gdo statunitense con oltre 3.574 punti vendita, he sta testando le consegne della spesa tramite operatori Uber presso “clienti selezionati”.

Kroger naturalmente non è nuovo all’e-commerce, anzi.  Ha un suo sistema chiamato ClickList, una sorta di click and collect attivo quest’anno in 640 supermercati del gruppo, mentre l’e-commerce vero e proprio è generato dalla piattaforma Express Lane.

«I nostri clienti cambiano ed evolvono e noi cerchiamo di incontrarli ovunque siano e cosa ancora più importante dove stanno andando. Stiamo investendo molto nel digitale, E siamo contenti di questi investimenti perché i nostri clienti ci dicono che son importanti per loro» ha detto Rodney McMullen, Ad e chairman di Kroger’s.

Sullo sfondo c’è un concorrente, Amazon, sempre più attivo anche nel grocery. Secondo uno studio della società di consulenza Cowen la compagnia di Jeff Bezos, attualmente al nono posto per vendite nel grocery, entro il 2021 dovrebbe guadagnare la terza posizione dietro solo a Walmart e, appunto,  Kroger.

Il carrello con Lipton diventa personal trainer e guida a una spesa salutista

L’ossessione per il fitness invade tutti gli ambiti della nostra vita ed entra anche al supermercato con il mezzo più banalmente efficace: il carrello per fare la spesa. Lipton ha testato a Dubai una versione che, stimolando l’inflessibile personal trainer che c’è in ognuno di noi, ha un tracciatore di attività inserito nel manico misura i passi, la distanza e il tempo percorsi e le calorie consumate. L’idea è che la visione in tempo reale della propria (scarsa) attività fisica spinga l’utente ha controllare meglio ciò che mette dentro al carrello, spingendolo a scelte più consapevoli e salutiste.

Nato come test per promuovere il tè verde dell’azienda, il carrello, ribattezzato prontamente Fit Cart, potrebbe essere inserito nel corso del 2017 in grandi numeri. Ideato con l’agenzia di pubblicità Wunderman, ha l’ambizione di far diventare il carrello una sorta di “palestra ambulante” ideata per chi vuole – o quantomeno ha l’ambizione – di mantenersi in forma ma non ha il tempo per frequentare una palestra. e dunque deve accontentarsi dei ritagli di tempo tra lavoro e casa, compreso il tempo trascorso a fare la spesa.

È prevista anche la creazione di un’app analoga, da utilizzare più prosaicamente con il proprio smartphone ma con le stesse funzioni.

 

Apple Pay arriva in Italia: Carrefour Banca, UniCredit e Boon i primi partner

Entro, metto nel carrello, pago con il telefonino ed esco: questa ultima funzione, tema fondamentale nel supermercato che ci immaginiamo proiettato nel futuro, potrebbe essere tra poco disponibile grazie all’arrivo in Italia di Apple Pay, il sistema sviluppato dall’azienda di Cupertino per effettuare pagamenti direttamente con iPhone o Apple Watch nei negozi. L’annuncio non coglie certo impreparati ed era anzi atteso da tempo, visto che il servizio è stato lanciato negli Usa nel 2014 ed è stato poi esteso in Australia, Canada, Cina, Francia, Giappone, Hong Kong, Nuova Zelanda, Regno Unito, Russia, Singapore, Spagna e Svizzera. L’annuncio dell’attivazione imminente (anche se non ci sono tempistiche precise) nel Paese che ancora utilizza il contante come principale moneta di scambio è apparso sul sito ufficiale di Apple. Ma potrebbe essere questione di giorni.

 

Come funziona

Il sistema consente ai possessori di iPhone di associare allo smartphone le carte di credito Visa e Mastercard e i circuiti bancari partner che per ora sono UniCredit, Carrefour Banca e Boon, ma non è escluso che ne subentreranno di nuovi. Una volta giunti alla cassa del negozio fisico, avvicinando il telefono al terminale come fosse una carta contactless, si dà l’ok al pagamento. Per evitare sventure, è necessario che lo smartphone riconosca il proprietario. E ciò sarà possibile con l’attivazione del touch ID.

 

Banche, operatori telefonici, sistemi operativi: chi la spunterà?

Apple, come è stato Amazon per le consegne di grocery online, potrebbe essere la testa di ponte che pare il Paese finora riluttante ai servizio di pagamento rapido. Dopo Apple presumibilmente arriveranno infatti Samsung Pay e Android Pay. Secondo l’’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano ci troviamo davanti a un settore composto da diversi attori: dai produttori di telefoni (Apple, Huawei, Samsung, Xiao- mi), ai fornitori di sistemi operativi (Android e Microsoft), fino agli operatori telefonici (Vodafone). Un quadro variegato, dunque, accomunato dalla scelta della tecnologia NFC (ovvero, del contactless). Tra questi attori, le banche, che non vogliono perdere il presidio dei loro clienti potrebbero attivare propri servizi di Mobile Wallet, in collaborazione con gli attori dell’ecosistema Mobile, ma anche con progetti autonomi. La concorrenza è agguerrita. E secondo l’Osservatorio non c’è spazio per tutti, perché i margini unitari sono estremamente ridotti e la scala è di conseguenza un differenziale competitivo importante. Staremo a vedere.

Programma fedeltà Auchan Retail Italia, grazie al nuovo partner Avios si viaggia

C’è una nuova partnership nel programma fedeltà di Auchan Retail Italia LaTua!Card con l’entrata di Avios, la valuta di ricompensa viaggi leader nel settore, che offrirà ai clienti la possibilità di convertire i punti della spesa in punti per viaggiare. Avios gestisce infatti la valuta internazionale di ricompensa per i programmi fedeltà di alcune compagnie aeree tra cui Meridiana Club, British Airways Executive Club e Iberia Plus.

A partire da marzo 2017, gli iscritti a questi programmi fedeltà residenti in Italia (sono 5 milioni gli utenti di LaTua!Card) potranno ottenere punti Avios anche facendo la spesa presso oltre 1.000 punti vendita – tra ipermercati Auchan, supermercati Simply e negozi Lillapois – in 18 regioni italiane. Riceveranno 1 punto Avios ogni 2 punti LaTua!Card, da utilizzare per numerosi premi di viaggio che includono voli, notti in hotel e noleggi auto.

«L’accordo con Avios apre nuove ed entusiasmanti opportunità per i possessori de LaTua!Card. Il nostro obiettivo è di incoraggiare tutti i clienti che raccolgono i punti LaTua!Card a redimerli, per questo nel nuovo catalogo abbiamo ampliato il ventaglio di scelta dei premi, sia materiali che esperienziali, come l’opportunità di accedere ad un fantastico premio viaggio con Avios. Sognare di volare in vacanza mentre si sta facendo la spesa è la motivazione giusta perché i nostri clienti inizino a convertire i punti LaTua!Card in punti Avios» spiega Marco Filipponi, Loyalty Program Director di Auchan Retail Italia.

Non solo pentole ed asciugamani insomma, i programmi fedeltà evolvono per dare prodotti, servizi e vantaggi sempre più ricchi e vari, per coinvolgere un cliente che, magari, di carte nel portafoglio ne ha ben più di una.

«Siamo estremamente felici di collaborare con Auchan Retail Italia. Avios è una valuta internazionale che conta milioni di iscritti in tutto il mondo: il nostro obiettivo principale è quello di dare valore ogni giorno ai nostri clienti, offrendo loro sempre nuove possibilità di raccolta – ha dichiarato Pier Paolo Bucalo, Country Manager Italy di Avios -. La partnership con LaTua!Card si sposa perfettamente con quest’obiettivo, offrendo a milioni di persone in Italia accesso ai punti Avios e alla nostra ricca offerta di esperienze di viaggio. Contribuisce inoltre ad una maggiore diffusione del brand Avios e del suo valore sul mercato italiano».

 

 

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