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Pesce d’allevamento, il grande assente alla ricca mensa del biologico

Problema: il biologico avanza ovunque da anni (con un +21% nel 2016), ma fatica a decollare per quanto riguarda il pesce. Altro problema, ben più grave: la pesca intensiva ha impoverito i nostri mari a tal punto da mettere a serio rischio la stessa esistenza della gran parte di specie marine. Eppure la soluzione è proprio lì, nel pesce d’allevamento biologico. Spigole e orate da allevamenti biologici stentano purtroppo ad affermarsi sia sul fronte dell’interesse dei produttori sia su quello del gradimento dei consumatori.

Ha cercato di porre rimedio a questo stato di cose e cambiare il polso del mercato il CREAConsiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria con il suo Centro di Zootecnia e Acquacoltura, con il progetto chiamato con il nome del mitico pescatore a cartoni, Sampei II, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile del CNR.

Il progetto, durato 36 mesi e finanziato dal Mipaaf,  ha inteso favorire l’adozione di modelli produttivi sostenibili in acquacoltura, a cominciare da quello biologico, nonché incentivare i consumi nella ristorazione collettiva pubblica. 

Più nutriente rispetto all’intensivo

Sul versante della produzione, SANPEI 2 ha affrontato e studiato per la prima volta una possibile futura fonte sostenibile di giovanili per avviare le produzioni biologiche locali, mediante la creazione di parchi riproduttori provenienti dalle numerosissime aree lagunari presenti sul territorio italiano. Infatti, sono stati prelevati dai laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo giovanili selvatici di specie marine di interesse commerciale per creare un parco riproduttori biologico e poi sono stati verificati gli effetti sulla qualità del prodotto, dopo un periodo di allevamento sperimentale in regime biologico. Le analisi svolte hanno evidenziato come i giovanili selvatici di orata, provenienti da ambienti lagunari di alto valore ecologico, rispetto a quelli provenienti dagli allevamenti intensivi, presentino una qualità nutrizionale migliore in termini di valori più elevati di acidi grassi omega-3 come nel rapporto omega-3/omega-6 oltre che di alcuni macro e micro-elementi (sodio e magnesio, rame e ferro).

Inoltre, in collaborazione con le associazioni di categoria del settore, è stato messo a punto e distribuito un questionario destinato alle imprese associate, volto ad inquadrare le problematiche che impediscono lo sviluppo dell’acquacoltura biologica in Italia, come ad esempio i costi di produzione e di certificazione, i mangimi poco performanti e la ancora scarsa domanda del mercato.

Per quanto riguarda il consumo, invece, SANPEI II ha effettuato un’analisi della filiera, dai produttori alle mense scolastiche e universitarie, in comuni metropolitani e costieri, sia valutando i costi di approvvigionamento, distribuzione e preparazione, sia verificando la fattibilità tecnica, logistica e organizzativa. I risultati mostrano che è fattibile e conveniente introdurre pesce fresco di allevamento invece di prodotto surgelato della pesca di specie intensamente sfruttate.

Infine, un’indagine effettuata su 1.176 studenti, fruitori delle mense universitarie della Sapienza di Roma e del Politecnico di Torino, ha rivelato che il 20% del campione non prende mai pesce in mensa perché lo reputa di cattiva qualità, ma il 60% (il 27% tra quelli che non lo prendono mai) sarebbe disponibile a pagare di più per avere pesce di maggiore qualità. Un dato interessante, anche perché parliamo di studenti con mediamente disponibilità finanziarie si suppone non altissime. Sul campione, inoltre, è stato sperimentato con un buon gradimento il pesce intero al cartoccio (spigola a Roma e trota a Torino), una preparazione che permette di risparmiare i costi della lavorazione in filetti, per reinvestire sulla qualità del prodotto scelto. Sul fronte dei consumatori più piccoli, gli studi svolti hanno rilevato che, senza interventi educativi specifici, anche l’introduzione di nuove ricette a base di pesce non ne aumenta il consumo.

Secondo il Crea,  il pesce sarebbe tra gli alimenti più “difficili” per i bambini e un’educazione alimentare efficace va ripensata concentrandosi non tanto sul singolo alimento, ma su

Per promuovere il consumo di pesce sostenibile nelle mense scolastiche e anche un approccio “etico” all’alimentazione, dove la qualità delle relazioni intorno al cibo (con se stessi, gli altri e l’ambiente) conta più della qualità degli alimenti, il Crea ha prodotto nell’ambito del progetto uno spettacolo teatrale “A tavola! Relazioni biologiche” da mostrare agli studenti.

Geofencing beacon e mobile: come portare visitatori nel punto vendita

Quali sono le tecnologie a disposizione per portare i visitatori nel punto vendita? E quali le funzioni più utili? E quelle che in futuro perderanno di importanza? Ce lo spiega Luca Locatelli, CEO e founder di NearIT.

Partendo dal geofencing: una tecnologia che sfrutta le informazioni geografiche fornite dai sistemi operativi degli smartphone per capire quando un utente di un’app mobile entra o esce da un luogo. Sviluppata oltre 10 anni fa negli ambiti di sicurezza e prevenzione, sta velocemente emergendo come ancora di salvezza per tutte quelle app che nel corso degli anni hanno perso terreno nelle preferenze degli utenti mobile a favore dei big del settore. Il Proximity Marketing si sta via via sostituendo alle ormai ridondanti campagne pubblicitarie via email, SMS o telefonate indesiderate che intasano i nostri smartphone quotidianamente. NearIt ad esempio ha creato un software che, integrato all’interno della app di proprietà del retailer, consente di inviare contenuti mobile personalizzati (messaggi multimediali, coupon sconto, video informativi o comparativi ,giochi, sondaggi) agli utenti quando si trovano in una zona d’interesse specifica.

È possibile anche inviare dei contenuti in base ai comportamenti passati degli utenti in quel determinato luogo nei giorni o nelle settimane precedenti. L’engagement con il singolo cliente diventa quindi mirato e personalizzato anche in base a queste informazioni

Costruire (o ricostruire) l’audience di un’app per un brand è, infatti, sempre più difficile, ma il suo valore reale risiede nella fedeltà, poiché

Per estendere le proprie soluzioni non solo all’indoor (dove sono i beacon e il bluetooth i protagonisti incontrastati dell’ingaggio con gli utenti in mobilità) ma anche alla localizzazione outdoor, NearIT ha sviluppato la nuova feature del Geofencing, con cui creare interazione con gli utenti quando questi ultimi entrano in un’area di interesse opportunamente individuata da un cerchio con un raggio di almeno 200 metri.

Alcuni dati:

  • il tempo quotidiano speso sulle app è 20 volte superiore a quello degli utenti che accedono agli stessi siti tramite web browser (dati comScore US).
  • in Italia il mobile rappresenta circa il 64% del tempo complessivo di utilizzo di dispositivi digitali, mentre le applicazioni contano per circa il 90% dei minuti dedicati ai dispositivi mobili (dati comScore)
  • solo un quarto degli utenti di dispositivi mobili scarica nuove applicazioni nell’arco di un mese

Indovina chi viene al supermercato, i 5 profili di chi acquista (infografica)

Dimmi chi sei e ti dirò che spesa farai. Già perché, volenti o nolenti, siamo tutti inquadrabili in grandi “tipologie” di comportamento, anche quando facciamo la spesa: per la precisione sono cinque i profili di chi entra in un supermercato individuato da ADM (Associazione della Distribuzione Moderna) e GfK
Sono cinque le figure emergenti in questo contesto: i cacciatori pari al 15% delle famiglie; i prudenti pari al 23% delle famiglie; i pragmatici pari al 21% delle famiglie; i brand fan pari al 23% delle famiglie e gli esperti pari al 18% delle famiglie.

I “cacciatori” (15%) sono orientati quasi esclusivamente al prezzo, scelgono il canale discount e quando frequentano gli altri punti vendita acquistano prevalentemente prodotti in promozione e i primi prezzi. Sono famiglie preoccupate per il futuro e difficilmente raggiungibili con messaggi diversi rispetto a quelli relativi alla convenienza.

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Un nucleo consistente di famiglie (il 44% del totale), costituite da “pragmatici” e “prudenti” ha un approccio alla spesa razionale e oculato, con un limitato coinvolgimento nell’acquisto, che avviene con alta frequenza e per un importo limitato. Persone adulte e pensionate, con limitate risorse culturali e livelli di reddito medio o basso, ancorate ai valori della famiglia, poco propense al cambiamento, sono Per lo più localizzati al Sud e sulle isole.

I “pragmatici” (21%) sono orientati al discount, ai piccoli supermercati ma anche ai negozi tradizionali, facendo della prossimità il loro fattore di scelta. Sono poco attratti dai brand, disinteressati alle novità e agli aspetti emozionali di prodotti e punti vendita; mostrano attenzione al prezzo e alle promozioni.

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I “prudenti” (23%) sono sempre in cerca di rassicurazioni e si affidano a fonti reputate competenti: gli amici, i negozianti, la pubblicità per le marche. Sempre propensi alla ricerca del miglior rapporto qualità/prezzo, definiscono un paniere di fiducia di riferimento stabile e reiterato nel quale sono presenti marche e follower, tra cui scegliere sulla base dell’offerta del momento.

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Un 40% di famiglie e costituito da “esperti” “brand fan”. Localizzate principalmente al Nord e al Centro, con elevate disponibilità culturali ed economiche che dimostrano un forte coinvolgimento nella spesa. Sono persone attive, dinamiche, informate e alla ricerca di innovazione, emozione e soddisfazione delle proprie esigenze.

I “brand fan” (23%) cercano il meglio, sempre, indipendentemente dal prezzo. Scelgono la grande marca (prodotti leader e premium), garanzia di qualità, fiducia e servizio; sono attratti da elementi sovrastrutturali ed emozionali, come il packaging, la pubblicità, il servizio.

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Gli “esperti” (18%), forti della propria competenza, scelgono con oculatezza, alla ricerca del reale valore dell’offerta, senza farsi attrarre dalla notorietà della marca, dalla comunicazione o dalla bella confezione. Frequentatori di ipermercati e supermercati, non hanno preclusioni verso i prodotti premium o la grande marca, che acquistano però solo se “ne vale la pena”.

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La Marca del Distributore si dimostra una scelta prioritaria tra gli “esperti” ed è ben presente negli acquisti di “brand fan” e “prudenti”. È una opzione razionale e consapevole (da parte degli “esperti”), con un chiaro posizionamento di marca a tutti gli effetti (“brand fan”) che è in grado di trasferire fiducia e rassicurazione (“prudenti”).

Spesa del futuro? Resta il risparmio, entra la personalizzazione

La ricerca di GfK traccia anche un quadro per individuare gli aspetti che guideranno la spesa in futuro: per la maggioranza delle persone (54%) prevarrà ancora la ricerca del risparmio economico, seguito dalla certezza di avere acquistato prodotti validi (42%). A seguire l’assortimento e la libertà di scelta (35%), la fiducia nel punto vendita (32%), il risparmio di tempo e la personalizzazione (entrambi 25%), cioè la possibilità di avere un’offerta tagliata sulle proprie esigenze.

Istat, inflazione all’1% e vendite ferme, bene solo i discount

Gli ultimi dati Istat per i consumi di dicembre e i prezzi di gennaio non fotografano un Paese in salute. Nel 2016 le vendite del commercio al dettaglio sono rimaste “sostanzialmente stabili” in valore con una crescita dello 0,1% rispetto al 2015.
In volume c’è stato invece un calo dello 0,3%. E nella Gdo a trainare sono stati ancora una volta i discount alimentari (+2%) e i grandi esercizi specializzati in prodotti non alimentari (+1,7%). Sono cresciuti molto di meno i supermercati (+0,2%) mentre è crisi per gli ipermercati (in flessione dello 0,5%). Gli acquisti alimentari sono aumentati dello 0,1% in valore e calati dello 0,1% in volume mentre quelli non alimentari sono rimesti invariati in valore e hanno perso lo 0,6% in volume.

Preoccupata Federdistribuzione «Dopo un 2015 di lieve ripresa delle vendite (+0,7% a valore), il 2016 è tornato a evidenziare una dinamica assolutamente piatta. Un fatto molto negativo, perché si associa a un incremento del potere d’acquisto delle famiglie che si è tradotto in risparmio e in liquidità anziché in acquisti capaci di riattivare un circolo virtuoso di maggiore produzione e occupazione».

Secondo l’Istat dal 2010 si sono persi il 10,1% dei volumi di vendite al dettaglio e il 4,8% a valore. Un trend dovuto, oltre che alle difficoltà concrete delle famiglie in questi lunghi anni di crisi, anche a un senso generale di incertezza e preoccupazione per il futuro, che ha frenato i consumi. Un dato confermato anche dalle ultime rilevazioni Nielsen (italiani avanti pianissimo) che vedono ancora l’Italia fanalino di coda in quanto a fiducia in Europa davanti solo alla Grecia.

«Per avviare un solido percorso di ripresa occorre stimolare la crescita dei consumi. Ma questo può essere fatto solo ridando alle famiglie nuove e migliori aspettative, puntando su un cambiamento strutturale del Paese, attraverso il completamento del programma di riforme avviato, profondi interventi di semplificazioni e introduzione di maggiore concorrenza nei mercati, superando le anacronistiche “resistenze” che sempre più si manifestano».

 

Inflazione, 300 euro in più per le famiglie

A gennaio Istat indica un’inflazione all’1%: il dato più alto registrato da tre anni e mezzo a questa parte. A contribuire al rialzo sarebbero stati gli aumenti di benzina e gasolio e il rincaro per verdura e frutta, dovuti anche al maltempo: +14,6% e dello +0,9%.

Per le famiglie ciò comporta una maggiore spesa su base annua pari a oltre 300 euro per la famiglia tipo secondo il Codacons.

«La ripresa dell’inflazione non sorprende ed era ampiamente prevista – spiega il Codacons – Nel mese di gennaio, infatti, si è verificata una ondata di rialzi dei prezzi e delle tariffe, sui quali ha pesato sia il maltempo sia l’incremento dei carburanti. In particolare nel settore alimentare si sono registrati fortissimi rincari dei listini, a causa del gelo e della neve che ha colpito nelle settimane scorse la penisola. Ma il mese di gennaio è stato caratterizzato anche dagli aumenti delle tariffe energetiche e dal caro-benzina, con effetto domino su una moltitudine di prodotti».

Dura la spesa da single, costa il 44% in più

Archiviati cuori, fiori e cioccolatini di San Valentino sorge spontanea la domanda: ma i single? Tanto per cominciare sono un esercito di otto milioni in Italia, per lo più ignorato da retailer e Gdo. O quanto meno così sembra se si considera che, secondo un’indagine della Coldiretti su dati Istat, la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 277 euro al mese, il 44% superiore a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di 2,3 persone che è di 192 euro.

Insomma c’è proprio poco da festeggiare per i sempre più numerosi single italiani che per vivere da soli devono affrontare un costo della vita superiore in media del 64%. Ad incidere di più sono la casa e l’affitto, ma la spesa non è da meno: complici spesso i formati delle confezioni, family friendly magari, ma sicuramente non amici delle persone che vivono (e mangiano) da sole e che portano spesso i single di acquistare più cibo del necessario. E quando la confezione è piccola, gioco forza risulta molto più cari di quelle tradizionali. 

Un problema non da poco nel nostro Paese dato che, secondo l’Annuario 2016 dell’Istat, i single non vedovi sono più che raddoppiati in vent’anni e possono ora contare su un esercito di 4,8 milioni di persone, ma a questo vanno aggiunti anche vedovi e divorziati che non si sono risposati, celibi e nubili che non vivono nella famiglia di origine, monogenitori con figli, tanto che il numero delle persone sole in Italia sfiora gli 8 milioni, con le famiglie composte da un solo membro che sono quasi un terzo del totale. Ci sarebbe da tenerne conto, perché purtroppo spesso l’offerta sugli scaffali non rispecchia la reale composizione della clientela, sempre più single e anziana ad esempio.

Certo non è solo la spesa il problema, e per chi vive da solo i costi lievitano in ogni aspetto della vita: più del doppio (100%) per l’abitazione rispetto alla media per persona di una famiglia tipo, perché gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso di acquisto sia di affitto. Ma anche usare l’automobile da soli costa di più come pure riscaldare un appartamento. 

La scelta di non stare in coppia non è peraltro sempre volontaria ma è anche determinata dall’invecchiamento della popolazione con un maggior numero di anziani rimasti in casa da soli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Non è un caso che ben il 6,2% delle persone che vivono da sole sopra i 65 anni si trova in una situazione di povertà.

Prodotti a marchio Consilia, 2016 più che positivo: vendite a +22%

Più che bene, benissimo: i prodotti a marchio a brand Consilia hanno registrato nel periodo gennaio-novembre 2016 un incremento del 22%, contro un aumento generale per la MDD in Italia dell’1,1%. Il trend delle vendite in valore dei prodotti della private label di proprietà del consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali, composto dalle aziende Italmark, Gruppo Gabrielli, Alfi, Gros e Cadoro, è relativo ai canali iper e super. I dati diffusi dalla Business Intelligence del Consorzio SUN sono frutto di un’analisi delle vendite in valore dei dati IRI relativi al totale Italia.

Avanza di più freddo e non food

Per quanto riguarda l’andamento dei prodotti del brand Consilia l’incremento più consistente delle vendite ha riguardato i prodotti del freddo con un +40,1% seguiti da quelli della cura persona +26,8%, drogheria alimentare +24,6%, cura casa 20,6%, ortofrutta 19,9%, bevande 9,3% e pet care 8,3%.

«I risultati confermano la validità delle strategie commerciali adottate dalla nostra azienda e dai nostri soci – ha detto Stefano Rango il direttore generale del Consorzio SUN Supermercati Uniti Nazionali – e mi preme sottolineare come la qualità dei nostri prodotti sia sempre di più percepita come un valore da parte della clientela. Il 2016 ha segnato il quarantesimo anniversario dalla costituzione del nostro consorzio che è uno dei più antichi d’Italia ed ha segnato anche il superamento del 3% della quota del mercato nazionale. Risultati che ci riempiono di orgoglio e che ci permettono di guardare al futuro con l’obiettivo di migliorare ulteriormente le nostre performance aziendali nel corso del 2017».

Secondo le rilevazioni Nielsen, riferite all’andamento generale rilevato in Italia, nel mese di novembre la Marca del Distributore è cresciuta con una quota che pari al 18,6%, in aumento di 0,3 punti rispetto allo stesso mese del 2015. Il trend della marca del distributore si inserisce nel contesto generale delle vendite che l’analisi Nielsen, riferita a tutto il territorio nazionale, descrive così: “Per il secondo mese consecutivo, si conferma positivo il trend del fatturato di Iper+Super con un +1,7%. I grandi Ipermercati (>4500 mq) risultano in lieve arretramento (-0,2%), mentre la spinta positiva proviene dagli Iper+Super 400-4499 mq che incrementano il loro giro d’affari del +2,3%. Trattasi del dato più positivo da inizio anno, con una performance superiore a quella del mese di ottobre. A parità di rete, oltre agli Iper+Super 400-4499 mq (+0,6%), crescono i Discount con un +0,8%. Tra i 19 principali Gruppi distributivi considerati, nove chiudono in positivo. Negli Iper+Super si registrano dei miglioramenti nei trend del largo consumo confezionato, che cresce del +2,2% e del fresco a peso variabile, in progresso del +3,6%. Ancora male il non food che arretra del -2,4%. Analizzando tutti i format di vendita, il Grocery realizza a novembre una crescita a volume del +2,4% e a valore del +1,7%. Gli unici format in calo a rete corrente sono i Liberi Servizi (-4,8% a valore), gli Specialisti Drug (-1,8%) e i Super 400-799 mq (-0,3%). Per il terzo mese consecutivo, a novembre Bevande e Freddo (Gelati e Surgelati) sono in controtendenza rispetto alla performance negativa dei primi otto mesi del 2016, con crescite a valore negli Iper+Super+LS rispettivamente del +1,8% e del +3,4%. Sempre nell’ultimo mese si confermano in crescita il Fresco (+3,4%) e il Pets (+0,5%). Stabile il Food confezionato. In controtendenza rispetto ai tre mesi precedenti il dato sulla percentuale di vendite in promo, che a novembre mostra un segno più (+0,4 punti) rispetto al mese corrispondente del 2015, attestandosi su un livello pari al 30,7%”.

Nova Coop, il drive debutta all’iper di Beinasco, primo passo verso l’e-commerce

Il drive debutta presso Nova Coop, grazie al servizio partito il primo febbraio presso l’Ipercoop di Beinasco (To).  “Coop Drive” consente di ordinare la spesa online e andare a ritirarla in automobile ad un apposito punto di ritiro, senza fatica e scegliendo l’orario più comodo. Il servizio è gratuito, è garantito già dopo due ore dall’ordine ed è attivo dalle 8.30 alle 20.30, sette giorni su sette. Per usufruirne basta collegarsi al sito “La Spesa che Non Pesa” da pc, cellulare o tablet. Dopo aver registrato le proprie credenziali, è possibile munirsi del carrello virtuale in cui caricare la spesa. a disposizione ci sono oltre 10mila tipologie di prodotti delle principali marche (comprese tutte le linee Coop), dai prodotti alimentari confezionati, inclusi i Freschi e Freschissimi (ortofrutta, carni rosse e bianche, panetteria e pasticceria, ma anche latticini e surgelati), al necessario per la cura della persona e la pulizia della casa. In futuro il servizio si arricchirà anche della gastronomia preincartata e dei prodotti ittici freschi. Una volta ultimata la spesa, basterà scegliere l’orario del ritiro e le modalità di pagamento, che potrà essere effettuato solo digitalmente online o al momento del ritiro.

 

Un primo passo verso l’e-commerce

Come mai proprio ora utilizzare un sistema che in Italia in passato non ha avuto un particolare successo (pensiamo alle esperienze comunque attive di Tigros e Carrefour, Auchan e Iper)? «Sicuramente stiamo vivendo un’evoluzione dell’e-commerce in Italia anche per quanto riguarda la spesa alimentare, che comincia ad avere un certo rilievo – ci spiega Roberto Patrucco, direttore dell’Ipercoop Beinasco -. Il nostro obiettivo comunque è la consegna a domicilio, in un futuro immediato. Però vogliamo arrivarci con un livello di servizio alto: il drive è i promo passo. Seguirà entro fine anno un drive stand alone a Torino, un centro logistico per l’e-commerce dove si potrà anche ritirare con la modalità drive».  I vostri obiettivi? «Sono ambiziosi, vogliamo arrivare all’1% del fatturato dell’iper entro fine anno per giungere al 4%. E nei primi due giorni abbiamo già quasi raggiunto l’obiettivo. I soci si sono dimostrati interessati, provano il servizio anche per testarlo e il primo riscontro è stato molto positivo». Cosa ne pensa della partnership annunciata da Auchan in Francia per il pagamento  dall’auto connessa (vedi La spesa si pagherà dall’automobile connessa: Auchan testa in Francia)? «A mio avviso è un orizzonte più lontano, mi interessa di più il tema della domotica con le App per fare la lista della spesa e i dispositivi tipo Dash e Alexa e gli elettrodomestici connessi, trovo che ci siamo più opportunità concrete per spingere alla spesa nel punto vendita».

Coop drive Beinasco«Quello di Beinasco è il primo Drive che inauguriamo e non a caso lo facciamo in uno dei punti vendita più importanti di tutta la rete Nova Coop – sottolinea Ernesto Dalle Rive, Presidente di Nova Coop -. Testeremo il gradimento da parte dei clienti con l’obiettivo di estendere il servizio su tutto il territorio piemontese. Entro l’anno attiveremo un secondo Drive in una zona semicentrale di Torino, che non sarà agganciato a un ipermercato esistente ma completamente autonomo, e lanceremo la consegna a domicilio. Parallelamente confermiamo tutti gli investimenti già annunciati su Torino e Vercelli e abbiamo in progetto almeno sei nuove aperture nei prossimi anni tra Torino, Ivrea, Giaveno e Asti. Il futuro però è nella capacità di integrare il negozio reale con un’offerta online presidiata di persona. L’epoca dei grandi ipermercati è finita e, nel rispetto dei nostri dipendenti, non crediamo che la soluzione sia introdurre aperture h24. Le parole chiave per noi sono “qualificare” e “innovare”, le politiche dell’offerta e il rapporto con il consumatore».

LIpercoop di Beinasco è posto in un centro commerciale con oltre 4 milioni di visitatori annui e un presidio soci di oltre 65.000 soci. È il terzo punto vendita di Nova Coop in termini di fatturato in Piemonte e il secondo a Torino, con oltre 1,5 milioni di scontrini all’anno. Al nuovo Drive lavora un team di sette persone.

Birra artigianale, cibi vegani e centrifughe entrano nel paniere Istat 2017

Da sempre il paniere dell’Istat, l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento della rilevazione dei prezzi al consumo finalizzata alla misura dell’inflazione per calcolare l’inflazione, è una cartina al tornasole dei cambiamenti degli stili di vita e dei consumi e quest’anno non fa eccezione: tra le novità accolte ci cibi vegani, birre artigianali, preparati di carne da cuocere e centrifughe. Prodotti un tempo di nicchia, ma che trovano sempre più spazio nel carrello degli italiani, evidentemente. Il che fa emergere gli italiani come un popolo che vira al salutismo e all’attività sportiva, cui piace mangiare e bere bene e amante delle nuove tecnologie: i 12 nuovi beni e servizi infatti sono i Preparati di carne da cuocere, i Preparati vegetariani e/o vegani, i Centrifugati di frutta e/o verdura al bar, la Birra artigianale, gli Smartwatch, i Dispositivi da polso per attività sportive, le Soundbar (barre amplificatrici di suoni), l’Action camera, le Cartucce a getto d’inchiostro, le Asciugatrici, le Centrifughe e i Servizi assicurativi connessi all’abitazione. Escono dal paniere le Videocamere tradizionali (sostituite dall’Action camera).

Sono 1.481 i prodotti elementari, raggruppati in 920 prodotti, a loro volta raccolti in 405 aggregati utilizzati nel paniere nel 2017 per il calcolo degli indici NIC (per l’intera collettività nazionale) e FOI (per le famiglie di operai e impiegati). Per il calcolo dell’indice IPCA (armonizzato a livello europeo) viene invece impiegato un paniere di 1.498 prodotti elementari, raggruppati in 923 prodotti e 409 aggregati.

Nel complesso, le quotazioni di prezzo rilevate ogni mese per la stima dell’inflazione sono circa 706.500, di cui più di 493.000 raccolte sul territorio dagli Uffici comunali di statistica e, oltre 137.500 centralmente dall’Istat. Le restanti 76.000 quotazioni provengono dalla base dati dei prezzi dei carburanti del Ministero dello Sviluppo economico.

Quanto ai pesi percentuali per categoria, mentre diminuisce la quota per prodotti alimentari e bevande analcoliche, aumenta il peso di trasporti, servizi ricettivi e ristorazione, servizi sanitari, ricreazione, mobili e abbigliamento.

Infografica: Il paniere dei prezzi al consumo nel 2017

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Nel mese di gennaio 2017, secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,9% nei confronti di gennaio 2016. A dicembre il tasso di inflazione era stato dello 0,5%. Lo 0,9% è il tasso di inflazione più alto da settembre 2013, quando si registrò un dato analogo.

La spesa si pagherà dall’automobile connessa: Auchan testa in Francia

Auchan testa in Francia un sistema, chiamato Automatric, per pagare senza scendere dalla propria automobile, tramite il riconoscimento della targa e il collegamento al computer di bordo, ormai nemmeno più un optional. Il sistema non è nuovo, è già utilizzato da oltre 60mila persone in Spagna e Portogallo presso un centinaio tra stazioni di rifornimento e parcheggi. Ma potrebbe essere utilizzato ad esempio per pagare la spesa al drive, un sistema molto diffuso (vedi Click and drive: da noi all’alba, in Francia da 15 anni. L’evoluzione in un’infografica).

In Francia la filiale bancaria d’Auchan, Oney, per sviluppare il progetto presso gli ipermercati ha scelto di lavorare con PSA (gruppo che riunisce Peugeot e Citroen) per sviluppare il sistema, che in una prima fase richiederà di inserire nel computer di bordo un codice. Ma teoricamente, anche senza carta di credito o smartphone, ormai basta un clic dalla propria auto e il pagamento è effettuato.

«Siamo molto fieri di associarci con il grippo OSA per questa anteprima mondiale, La nascita della automobile connessa che apre delle nuove vie e delle belle opportunità per i servizi a bordo, coincide con l’innegabile decollo del settore dei pagamenti. Automatric è la conseguenza logica per dei consumatori che desiderano più fluidità. facilità d’uso e un percorso di acquisto che si adatti ai loo stil di vita» ha detto Jean-Pierre Viboud, Ad di Oney

Del resto il futuro dell’automobile è fatto di multiproprietà magari, ma senz’altro di connessione con i dispositivi del guidatore. Al Ces di Las Vegas si sono visti oltre ad auto self-drive, a quelle in grado di rivelare un parcheggio libero nelle vicinanze o determinare la presenza di biciclette, bizzarrie come il sistemi che riconoscono l’umore di chi guida e propongono una musica adatta. Il pagamento dunque è solo uno dei tanti servizi che promettono di rivoluzionare il rapporto con la nostra auto.

Quattro minuti per gli occhiali, 4 giorni per un divano: i tempi dell’e-commerce (Infografica)

Praticità e risparmio di tempo sono da sempre i motivi che hanno decretato il successo dell-e-commerce. Ma quanto tempo realmente impieghiamo per acquistare un prodotto sul web? Ce lo dice una ricerca effettuata da Shopalike, portale di shopping attivo dal 2009 in 12 paesi d’Europa: Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Olanda, Norvegia, Polonia, Svezia e Slovacchia. Già perché oltre al prodotto, il tempo d’acquisto varia anche da Paese a Paese.

infograficaSi scopre così che, se la maggior parte degli acquisti avviene entro le 48 ore, l’abbigliamento, tranne una semplice t-shirt, si trova al centro, richiedono più tempo alcuni importanti complementi d’arredo come divani, mentre accessori e giocattoli solo nella prima sezione della timeline.

Come è il comportamento di acquisto in Italia? Per quanto riguarda le macro-categorie, per abbigliamento e accessori in Italia occorrono circa 60 minuti, così come per le borse. Meno di un’ora (52 minuti) per gioielli e bigiotteria. Nel Belpaese poi si è particolarmente veloci a comprare accessori di cucina (non a caso siamo i più bravi al mondo in quanto a cibo, o così crediamo), con solo 18 minuti, e accessori per gli amici a quattro zampe, con 11 minuti. Più tempo invece per gli orologi, e tutto ciò che è legato allo sport. La categoria che richiede più tempo in assoluto è quella dell’arredamento, dovuto probabilmente ad una spesa media maggiore. Per quanto riguarda i singoli prodotti, nella ricerca è emerso, ad esempio, che per un vestito ci vogliono 30 minuti. Più di un altro prodotto amato dal pubblico femminile, il profumo, con 13 minuti – ma molto meno di un accessorio come gli orecchini. Per questi ultimi infatti c’è bisogno di 17 ore. Il prodotto più amato sembrano essere gli occhiali da sole, con solo 8 minuti. La decisione più ardua è per il tavolo, ben 83 ore.

La differenza nel tempo d’acquisto nei diversi paesi

Se nella maggior parte dei paesi per compare abbigliamento ci vuole all’incirca un’ora, in Francia se ne impiegano fino a 4 – il tempo più lungo per questa categoria. All’opposto, la Slovacchia è il paese più veloce a comprare vestiti, con meno di 20 minuti dal momento in cui il prodotto è visto per la prima volta fino alla decisione finale. Simile situazione per un’altra importante categoria nell’e-commerce, calzature. La media è di 68 minuti in Europa, ma con un massimo – simile al precedente – di 4 ore per la Francia e invece di soli 10 minuti per la Norvegia. Per l’arredamento, la maggior parte degli utenti finalizza l’acquisto entro un’ora, tranne per Italia e Francia.

La ricerca è stata effettuata da Shopalike nel 2016, basata sugli acquisti di 12 paesi lungo l’arco di 18 mesi. Lo studio prende in esame 160 categorie principali, dall’arredamento ai giocattoli, con più di 2000 stili, grazie ad un database di più di 100 milioni di prodotti

L’infografica mostra ore e minuti di cui un utente medio Europeo ha bisogno per finalizzare l’acquisto di alcuni dei prodotti più comuni.

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