Crollano le temperature, si impennano i prezzi di frutta e verdura. In molti casi a causa di speculazioni. Ne è convinto il Codacons, che sulla vicenda ha presentato un esposto a 104 procure della Repubblica di tutta Italia. Secondo l’associazione per la tutela dei consumatori, se è innegabile l’ondata di gelo che attanaglia l’Italia e in particolare il Centro-Sud, questo non giustifica al momento l’impennata dei listini dell’ortofrutta all’ingrosso e al dettaglio, perché “la maggior parte dei prodotti oggi in vendita è stata raccolta nelle settimane scorse, quando cioè non vi era alcuna emergenza neve e freddo. Addirittura vengono spacciate per nazionali frutta e verdura provenienti da Paesi esteri, allo scopo di poter rincarare i prezzi con la scusa del maltempo. Vere e proprie speculazioni intollerabili sulla pelle dei consumatori e degli agricoltori. Per tale motivo – conclude Codacons – abbiamo chiesto a 104 Procure di aprire indagini su tutto il territorio alla luce del reato di aggiotaggio, e di individuare gli speculatori che determinano rincari ingiustificati dei listini all’ingrosso e al dettaglio”.
Difficoltà reali
Quello delle speculazioni sui prezzi è solo una delle conseguenze della morsa del gelo che ha colpito le campagne italiane e che ha spinto molte Regioni ad avviare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità, a ciò incoraggiate dallo stesso ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Del resto l’agricoltura di mezza Italia è in difficoltà con decine di migliaia di ettari di verdure pronte per la raccolta bruciate dal gelo, serre danneggiate o distrutte sotto il peso della neve, animali morti, dispersi e senz’acqua perché sono gelate le condutture, ma anche aziende e stalle isolate che non riescono a consegnare il latte quotidiano e le verdure. Secondo Coldiretti nel Centro Agroalimentare Roma si riscontrano “una disponibilità dei volumi ridotta del 40% rispetto ai quantitativi consueti e rincari nei prezzi all’ingrosso di certe referenze schizzati a picchi massimi del 50/60% in più, rispetto ai listini di inizio anno”. In particolare, secondo le rilevazioni del Centro ortofrutticolo di Roma tra gli aumenti più pesanti rispetto alla stessa settimana dello scorso anno spiccano il +350% delle bietole, il +233% dei cipollotti, il +225% degli spinaci, il +170% della lattuga, il 157% delle zucche, il 150% dei cavoli. Ingiustificabile il rincaro di alcuni prodotti secondo la Coldiretti perché già raccolti da tempo come mele, pere e kiwi “mentre rialzi alla produzione dovuti all’aumento dei costi di riscaldamento delle serre o alla ridotta disponibilità di alcuni prodotti orticoli danneggiati dalle gelate non possono essere un alibi per speculazioni che danneggiano i produttori agricoli e i consumatori”.
Le regioni più colpite sono Puglia (con un calo del 70% delle consegne), Basilicata, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Sicilia e Calabria, dove migliaia di aziende agricole hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole, per effetto del gelo che ha bruciato le piantine. Gravi i danni anche agli agrumeti e ai vigneti di uva da tavola che hanno ceduto sotto il peso della neve. C’è anche il problema delle difficoltà nelle consegne, che ha portato alla distruzione di tonnellate di generi deperibili come il latte e alcuni tipi di frutta e verdure. Ciò naturalmente non può non avere conseguenze sui prezzi, anche se pure Coldiretti invita a vigilare sul rischio di speculazioni.
Se è ancora difficile calcolare i danni sull’agricoltura italiana di questa ondata di gelo di inizio 2017, Coldiretti in base a dati del Crea ipotizza che gli eventi meteorologici estremi provocati dai cambiamenti climatici abbiano “rubato” all’agricoltura italiana almeno 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni tra produzioni distrutte e danni a strutture e infrastrutture. Cambiamenti che si manifestano con sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense (le cosiddette “bombe d’acqua”), con il repentino passaggio dal sereno al maltempo, con lunghi periodi di siccità che si alternano a forti piogge a carattere alluvionale, con gelate estreme e picchi di calore anomali. Stranezze che si evidenziano anche a livello territoriale come in questi giorni: mentre nella provincia di Padova non piove da 40 giorni e i livelli dei grandi laghi del Nord sono al di sotto della media, nel Mezzogiorno sono caduti quantitativi record di neve e le temperature sono proibitive, con pesanti danni alle coltivazioni e agli allevamenti.




Scendendo dai desideri alla realtà, il 2017 farà segnare un rallentamento del potere d’acquisto delle famiglie che fino al 2016 avevano potuto godere di fattori favorevoli ma transitori; di conseguenza il ciclo dei consumi, dopo un biennio a ritmi superiori all’1%, subirà una battuta d’arresto (la stima si attesta su uno 0,7%) dovuto al rallentamento dei redditi e soprattutto alla ripresa dell’inflazione.









L’iniziativa si inserisce in un’ottica di sensibilizzazione dei clienti sui vantaggi della mobilità condivisa ed elettrica in chiave di sostenibilità ambientale, e ha il fine di promuovere comportamenti ecosostenibili ed efficienti soprattutto nelle grandi città come Milano. 

Vince su tutti il cibo light, ovvero senza o con pochi grassi. Scelto spesso da chi è attento alla linea, ha registrato un incremento dell’1,6%, con un fatturato di 1.150 milioni di euro in tutta la Gdo. Al secondo posto nela Particolare classifica dei “senza” ci sono i prodotti “senza lattosio” con 379 milioni di fatturato e un +20,3% nelle vendite. Segue il “senza glutine ristretto” (cioè i prodotti marchiati con il simbolo della spiga barrata, specifici per i celiaci): 159 milioni di fatturato, +20,6%. Tutti gli altri “senza” realizzano un mercato di 247 milioni di euro con un +0,3% nelle vendite. A sorpresa, calano i “senza sale” (-2,8%), che registrano comunque 61 milioni di euro di fatturato.

