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Sondaggi via SMS, gli strumenti più efficaci per misurare la soddisfazione dei clienti

Nell’era della digitalizzazione, i consumatori sono sempre più al centro dell’attenzione di brand e aziende. Gli utenti stanno infatti assumendo un nuovo ruolo agli occhi dei marchi, non più passivo e di pura ricezione dei contenuti o prodotti ma attivo, grazie alla possibilità di condivisione di opinioni e pareri. Il consumatore di oggi non cerca solo un fornitore di servizi, ma un partner affidabile a cui potersi rivolgere e da cui sentirsi ascoltato e compreso.

Per le aziende si apre quindi una nuova sfida per cercare di coinvolgere in maniera efficace i consumatori e soprattutto per ottenere il massimo dai feedback di questi ultimi, che possono diventare importanti fonti di informazione. Non chiedere ai clienti cosa pensino dei prodotti o servizi che hanno appena acquistato, significa perdere informazioni talvolta vitali per migliorare, aumentare la soddisfazione e, in ultimo, far crescere il proprio business.È qui che le imprese possono mettere in moto un processo di vera innovazione, per poter trovare e affermare il proprio spazio all’interno del mercato, differenziandosi dalla competizione. In un momento storico in cui condividere la propria esperienza con un brand è semplice ed immediato, la soddisfazione dell’utente rappresenta dunque un doppio traguardo per l’azienda, in quanto assicura la fedeltà del cliente, che a sua volta può diventare ambasciatore online e offline del brand stesso, influenzando le future scelte d’acquisto di altri utenti e consumatori.

La ricerca Esendex
Nonostante ciò, non tutte le aziende investono in strumenti di raccolta e analisi di dati relativi alla soddisfazione della clientela in maniera efficace: secondo i dai dati emersi da una recente indagine condotta in Europa da Esendex, leader nelle soluzioni di messaggistica istantanea per il business, quasi il 40% delle aziende partecipanti ha dichiarato di non aver mai inviato un questionario di customer satisfaction ai propri clienti, mentre un’azienda su cinque (20%) non ha mai investito nel miglioramento della customer satisfaction. Nel settore Retail, ad esempio, più del 25% dei merchant ha affermato che l’ultimo investimento fatto per migliorare la soddisfazione del cliente risale almeno a 5 anni prima, un dato che sale a quasi il 30% per il settore utilities. In futuro l’89% delle aziende dovrà puntare sulla customer satisfaction per distinguersi e il supporto di un partner che possa guidarle nello sviluppo di queste attività diventa fondamentale.Oggi, esistono infatti strumenti efficaci che permettono di raccogliere facilmente e velocemente i feedback dai clienti, permettendo di offrire un servizio che risponda davvero alle esigenze dei consumatori. Con un tasso di apertura del 93%, notevolmente più alto rispetto ad altri canali, gli SMS sono senza dubbio lo strumento più semplice, intuitivo ed efficace per il contatto clienti. Grazie alla personalizzazione e alla facile integrazione dei sondaggi tramite API, i moduli veicolati tramite SMS sono lo strumento perfetto per aumentare il grado di coinvolgimento degli intervistati, riscontrando un tasso medio di completamento del 12,6%.

Infine, l’analisi dei risultati sarà facilitata grazie alle dashboard fornite, e sarà pertanto più semplice prendere decisioni relative al cambiamento delle proprie strategie aziendali per poter fornire prodotti e servizi migliori e assicurarsi una sempre maggiore soddisfazione del cliente. Attraverso un set di soluzioni digitali come quelle fornite da Esendex, le aziende sono dunque in grado di collezionare feedback preziosi direttamente dalla propria clientela, arrivando a un livello di conoscenza molto sofisticato del proprio pubblico. Comprendendo infatti ciò che l’utente apprezza di più e identificando le aree di miglioramento, è possibile ottenere una maggiore fidelizzazione, una customer satisfaction più elevata, così come incrementi consistenti sia nel ROI delle campagne marketing, che nelle vendite attraverso tutti i canali.

Per saperne di più: https://www.esendex.it/blog/post/sondaggio-soddisfazione-del-cliente/

Come accelerare la trasformazione della customer experience nel retail

La pandemia passerà alla storia come un vero e proprio “big bang” nella trasformazione della customer experience nel retail. Il cambiamento dei comportamenti dei consumatori e il passaggio di massa ai canali digitali erano già in atto, ma il COVID-19 ne ha accelerato il cambiamento.Questa trasformazione improvvisa – definita da McKinsey “un decennio in pochi giorni” – ha visto i retailer passare a nuovi modelli di business, come il D2C (Direct-to-consumers) e gli abbonamenti, lanciando e incrementando rapidamente le esperienze digitali dei clienti. Dal momento chei comportamenti dei consumatori sono in costante cambiamento e le tecnologie digitali diventano sempre più importanti in tutti gli aspetti della quotidianità, secondo la piattaforma cloud di comunicazione omnicanale Infobip la customer experience digitale (CX) diventerà un elemento di differenziazione per i brand e un generatore di profitti ancora maggiore. Oggi, infatti, l’86% degli acquirenti è disposto a pagare di più per una migliore customer experience.
 
“Nella nostra ultima ricerca, abbiamo intervistato 6.000 clienti per capire le loro aspettative sulla brand communication e come le sfide del 2020 abbiano influenzato la loro prospettiva. Oltre la metà degli intervistati ha dichiarato che dopo la pandemia la comunicazione è diventata ancora più importante. La lezione fondamentale imparata durante il lockdown è che qualunque sia l’età e il canale preferito di comunicazione, tutti noi desideriamo ancora l’interazione”, ha dichiarato Vittorio D’Alessio, Sales Director Italy di Infobip. “E una comunicazione di alta qualità è un mix di rilevanza, tempestività e personalizzazione dei messaggi. Significa raggiungere le persone sul canale giusto, al momento giusto. Questo dimostra alle persone che le capisci, conosci le loro preferenze e cosa stanno cercando per offrire momenti che contano”. 
 
Ciò spiega perché le iniziative volte alla trasformazione della customer experience digitale rimarranno un vero e proprio imperativo per il business. I retailer si impegnano nel migliorare costantemente l’esperienza cliente, offrendo valore continuo in linea con i cambiamenti delle aspettative. Le società di consulenza così come i system integrator ricoprono un ruolo chiave, collegando le aziende con le tecnologie necessarie al raggiungimento degli obiettivi e garantendo un ritorno sull’investimento in digital customer experience. 
 

Le 3 sfide della customer experience transformation nel settore retail

1. Touchpoint e dati dei clienti isolati: i clienti vogliono un’esperienza d’acquisto personalizzata e su misura, in cui i brand dimostrino una forte comprensione dei propri bisogni e del contesto individuale, aggiungendo valore ad ogni tappa del customer journey (in qualunque forma sia).Ma il 74%* degli acquirenti vede ancora comunicazioni frammentarie e impersonali da parte dei produttori. Questi messaggi sono la ragione per cui più di 1 persona su 5 ha smesso di essere fedele a un marchio durante il lockdown. I principali colpevoli della scarsa customer experience sono i silos di dati dei clienti e i canali digitali gestiti in modo separato, che rendono impossibile avere una visione centralizzata della CX digitale e implementare una strategia di customer engagement omnichannel – essenziale per fornire esperienze personalizzate e contestuali scalabili.
 
2. Criticità del servizio clienti: la fedeltà dei clienti è un grande business (aumentare i tassi di ritenzione del 5% permette di accrescere i profitti dal 25% al 95%). Ma ogni momento di difficoltà e ogni sforzo aggiuntivo da parte del cliente rende più difficile la fidelizzazione e l’instaurazione di relazioni durature.Il servizio di assistenza è sia un touchpoint critico per i clienti che un elemento chiave di attrito, con quasi un terzo (31%) degli acquirenti frustrati per i modi e i tempi limitati per contattare un’azienda.Un servizio di assistenza lento, una mancanza di comprensione del cliente e l’incapacità di modulare i canali di comunicazione compromettono rapidamente la fedeltà e l’esperienza che un rivenditore può offrire.
 
3. Budget e ROI: la trasformazione della customer experience nel retail è un obbligo aziendale, ma i retailer devono anche affrontare incertezza economica, margini estremamente ridotti e dinamiche di mercato in rapido cambiamento. Inoltre, il 73% delle trasformazioni digitali non riesce a dare valore al business. Investire semplicemente nella tecnologia CX non garantisce il successo. Quindi i rivenditori hanno bisogno di assicurare un ritorno precoce e sostenibile su ogni investimento digitale e iniziativa di trasformazione.
 
“Le nostre soluzioni forniscono gli ingredienti chiave per la trasformazione della customer experience nel retail. Grazie alle nostre capacità omnichannel aiutiamo i rivenditori a diventare realmente customer-centric unificando le comunicazioni e sfruttando un punto centrale di dati per esperienze di livello superiore”, ha aggiunto D’Alessio. “Flessibilità e scalabilità sono altre due parole chiave. Le soluzioni Infobip integrate, basate su cloud, aperte, flessibili e scalabili permettono di modernizzare i sistemi legacy, migliorandone l’agilità. Infine, utilizzando l’intelligenza artificiale (AI), l’automazione e ildata-driven customer engagement i retailer potranno ridurre i costi, migliorare l’efficienza e l’esperienza cliente”. 
 
7 retailer che hanno accelerato la loro trasformazione con Infobip
Le tecnologie Infobip aiutano i rivenditori ad accelerare la customer experience transformation e a creare connessioni significative con i clienti che hanno un impatto sul business.
 
• L’azienda di forniture per l’edilizia Würth ha utilizzato la soluzione omnichannel di Infobip per vendite 6 volte più veloci, migliorando al contempo i processi di consegna e pagamento.
• Il distributore di beni di largo consumo Unilever ha usato la chatbot WhatsApp Business per promuovere i nuovi prodotti e garantire vendite 14 volte superiori.
• Il rivenditore di abbigliamento e articoli per la casa Flamingo ha aumentato le conversioni, il punteggio NPS e le valutazioni dei clienti con il cloud contact center digitale di Infobip.
• La società di vendita al dettaglio duty-free King Power si è assicurata un aumento del 15% della customer satisfaction con la messaggistica automatizzata.
• Il gruppo di vendita al dettaglio The Primer Group ha ottenuto una crescita delle vendite del 225% utilizzando la soluzione di messaggistica Viber Business di Infobip.
• Il rivenditore di elettronica Citrus ha raggiunto un tasso di conversione del 35% in negozio e ha aumentato il numero di visitatori grazie alle notifiche push delle app mobili.
• Il produttore di vernici Comex ha utilizzato una campagna RCS come parte del suo programma di fidelizzazione per generare un aumento del 115% delle entrate e decuplicare il CTR.

Cosa e dove compreremo nei prossimi mesi? L’indagine di Osservatorio Non Food

La campagna vaccinale avanza, l’emergenza sanitaria si alleggerisce e il Coronavirus inizia a fare meno paura. Ma le conseguenze sugli italiani di quanto accaduto a partire dal marzo 2020 sono ancora pesanti. E sono in continua evoluzione, tanto che gli effetti sulla propensione ai consumi e sulla scelta di dove fare acquisti proseguiranno nei prossimi mesi del 2021, con strascichi anche nel 2022. Sono le evidenze emerse da un’indagine condotta da Metrica Ricerche per conto dell’Osservatorio Non Food 2021 di GS1 Italy a maggio 2021. La rilevazione sul sentiment dei “consumatori Non Food”, in termini di evoluzione dei comportamenti di acquisto (anche digitali) e di visita alle varie location commerciali e ai singoli punti vendita, arricchisce la nuova edizione del report di GS1 Italy ed è stata avviata con l’obiettivo di comprendere se e quanto queste dinamiche stiano diventando strutturali e come potranno evolvere anche in un prossimo futuro di auspicata “normalità”.

«L’analisi realizzata per l’Osservatorio Non Food evidenzia che gli effetti della pandemia si faranno sentire anche nei prossimi mesi, sia sulla propensione agli acquisti sia sulle scelte dei canali dove comprare i prodotti non alimentari» anticipa Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Oltre sei consumatori su dieci si dicono preoccupati dalle conseguenze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria. Quanto alle scelte di dove fare shopping, fra il 30% e il 40% degli intervistati dichiara che porrà più attenzione, cercando punti vendita ritenuti più sicuri per la propria salute oppure aumentando il ricorso a internet, cercando anche di trovare i prezzi migliori».

Tra gli intervistati, il gruppo più numeroso è quello di coloro che si dichiarano abbastanza preoccupati per la situazione economico-sanitaria (44%) e che, per questo, cercheranno di acquistare limitatamente i prodotti non alimentari di cui avranno esigenza, posticipando o annullando gli acquisti ritenuti superflui. Un altro 37% degli intervistati non si dice preoccupato e ritiene che riprenderà ad acquistare prodotti Non Food secondo le solite abitudini. E nel 15% dei casi aumenterà lo shopping, in particolare nell’area del “fai da te”. Il restante 19% del campione è in stato di allarme e, quindi, si dice intenzionato a limitare gli acquisti di prodotti non alimentari nella seconda parte del 2021, principalmente riducendo gli atti di acquisto e poi cercando canali e punti vendita con più promozioni. In un caso su tre rinuncerà agli acquisti, rinviandoli al 2022.

Le conseguenze dell’emergenza sanitaria e le preoccupazioni economiche di buona parte degli italiani continuano a influenzare anche le scelte sui canali di acquisto, ma meno che negli scorsi mesi: se un anno fa era circa il 50% dei consumatori ad aver cambiato i canali e i punti vendita dove fare spesa, ora la percentuale di chi intende farlo nei prossimi mesi è scesa al 30-40%, con punte più alte negli elettrodomestici e nei prodotti di telefonia/informatica, e valori più bassi nell’ottica. La ricerca di store fisici più sicuri per la salute (rispetto delle normative, pulizia e igiene, distanziamenti, ecc.) varia dal 18% al 28% a seconda dei settori ed è sopramedia nei grandi elettrodomestici, nel brico e negli articoli per la casa. Anche la frequentazione dei centri commerciali continuerà a essere influenzata dalla situazione contingente. Il 40% dei visitatori abituali dichiara un possibile calo della frequenza con cui sono soliti andarci, e oltre un terzo è intenzionato a ridurla in modo deciso. Invece un altro 54% dice di non voler cambiare le proprie abitudini nei prossimi mesi riguardo ai centri commerciali e un 6% afferma di volerli visitare più spesso. Le motivazioni? Maggior preferenza per i luoghi all’aperto (46%), timore di dover fare troppe file (33%) e dubbi sulla loro sicurezza sanitaria (27%). Quindi sarà cruciale per gli operatori comunicare il livello di sicurezza dei contenitori commerciali, agevolare modalità di fruizione nuove/ibride come il click & collect e valorizzare la loro funzione sociale.

Nel post pandemia hanno avuto una decisa accelerazione gli acquisti online di prodotti del Non Food. E il trend continua a confermarsi anche nella seconda parte del 2021, visto che gli intervistati dichiarano di voler mantenere, se non aumentare, questa abitudine. Il 40-50% del campione afferma che aumenterà i propri acquisti su internet per quasi tutte le categorie di prodotti Non Food. Una tendenza forte soprattutto nei settori ormai divenuti appannaggio dell’e-commerce, come libri, giocattoli, tecnologia (elettronica e telefonia/informatica) e attrezzature sportive. La quota più bassa di intenzione di fare acquisti online (33%) riguarda piccoli e grandi elettrodomestici per la maggior propensione a tornare nei negozi fisici, anche per avvalersi dei consigli dei venditori nei reparti specializzati.

Italiani esigenti su spese di spedizione, lo studio di Sendcloud

Sembra che gli italiani stiano diventando consumatori sempre più esigenti quando si parla di spese di spedizione. Secondo uno studio condotto da Sendcloud, la piattaforma di spedizioni e-commerce, eseguito su un campione di 7.873 consumatori di 8 Paesi europei, per il 94% degli italiani i costi di spedizione sono un aspetto fondamentale quando si effettua un ordine online ma il trend di spesa degli acquirenti è in calo rispetto al 2020. Tra i consumatori italiani infatti, a fronte di un ordine di 50 €, la spesa massima che sono disposti a pagare per la spedizione è oggi di soli 4,30 € e non vogliono scendere a compromessi sui servizi: la consegna veloce e la flessibilità sono infatti ancora considerate delle assolute priorità di spedizione.

I costi di spedizione sono un deterrente allo shopping online
I costi di spedizione rappresentano ancora un importante deterrente allo shopping online. Ben due terzi dei consumatori italiani (70%) abbandona il carrello nel momento in cui i costi di spedizione vengono ritenuti troppo alti. Ma cos’è “troppo alto”? La cifra che gli acquirenti sono pronti a pagare dipende molto dal valore dell’ordine. Nel 2020, su una spesa di 15,00 € il consumatore italiano era disposto a pagare fino a 4,00 €, mentre per un ordine di 150,00 € arrivava a 5,90 €. Oggi, a parità di prezzo, le cifre che gli italiani sono disposti a spendere sono scese rispettivamente a 3,30 € e a 5,60 €.

I consumatori hanno standard di consegna sempre più elevati
Dalla ricerca di Sendcloud emerge che nonostante i consumatori vogliano pagare meno per le spese di spedizione, hanno però ancora grandi aspettative sull’esperienza di consegna. Dopo i costi di spedizione (94%), i tempi di consegna (86%) e la flessibilità (81%) sono considerati gli elementi più importanti nel processo di consegna di un ordine. L’82% dei consumatori italiani vorrebbe avere anche la possibilità di selezionare la fascia oraria di consegna del proprio ordine, di poterla cambiare (70%) e di poter modificare l’indirizzo di consegna (64%) anche dopo che il pacco è stato spedito. E ancora, quando si tratta di richiedere la spedizione in giornata, i consumatori italiani vogliono poter effettuare l’ordine fino alle ore 16:42 e ricevere comunque il pacco il giorno stesso; a differenza della media dei consumatori europei che è disposta a ordinare al più tardi alle 13:54 per la consegna veloce. Seppur richiedano questi servizi premium, i consumatori italiani si aspettano però di ottenere tutto a un prezzo più basso, dimostrando così di avere alti standard di consegna e complesse esigenze di mercato.

In merito ai risultati raccolti, Rob van den Heuvel, CEO e co-fondatore di Sendcloud, ha dichiarato: “L’esperienza di spedizione è senz’altro uno degli aspetti più importanti quando si parla di e-commerce. Quando un pacco non può essere consegnato in tempo o i costi di spedizione sono troppo alti, i negozi online rischiano di perdere i propri clienti. Il fatto che i consumatori abbiano elevate esigenze di consegna e allo stesso tempo non vogliano spendere per i servizi premium, rende davvero difficile per i retailer più piccoli competere con i giganti dell’e-commerce come Amazon e Zalando. Per rispondere a queste nuove sfide di mercato ed acquisire e mantenere i clienti a lungo termine, gli e-commerce possono applicare una strategia multi-vettore che gli permetta di aumentare gli standard di servizio riducendo comunque i costi di spedizione”.

Metodologia della ricerca
L’E-commerce Delivery Compass è stato condotto da Nielsen su 7.873 partecipanti di 8 Paesi europei (Paesi Bassi, Belgio, Francia, Germania, Austria, Italia, Spagna e Regno Unito) nel giugno 2021. Il rapporto completo fornisce una visione delle nuove tendenze della logistica dell’e-commerce.

Per scaricare l’ebook gratuito, accedendo all’intera ricerca e scoprendo ulteriori dettagli sui trend di consegna europei, è sufficiente un clic qui.

Pandemia e mondo retail negli Stati Uniti: l’analisi di Medallia

Medallia, leader globale nella gestione della customer ed employee experience, ha diffuso “The Future of Retail Consumer Behavior”, un report che traccia i cambiamenti negli Stati Uniti del comportamento dei clienti nei loro processi d’acquisto. Il rapporto è stato realizzato da Sense 360, la società di Medallia di analisi dei consumatori che ha combinato i dati provenienti tre fonti: dati sul traffico pedonale dalla geolocalizzazione dello smartphone di oltre 2 milioni di utenti americani che hanno aderito all’indagine, dati sulla spesa di oltre 6 milioni di consumatori e dati di sondaggi psicografici. L’integrazione di più set di dati ha permesso di fornire una visione più olistica del percorso del cliente.

“È evidente che il comportamento clienti nel mondo retail è cambiato drasticamente nel corso dell’ultimo anno e mezzo e si sta definendo una nuova normalità: è quindi importante per il trade definire quali trasformazioni saranno permanenti e quali tendenze potrebbero al contrario dissolversi”, afferma Andrew Custage, Analytics Head di Sense360 by Medallia.

Il report “The Future of Retail Consumer Behavior” ha inoltre tracciato in che modo sono stati impattati diversi settori della distribuzione – nel dettaglio food, sport e beauty – dall’emergenza Covid-19 e con quali ricadute. A livello generale dalla survey emerge che nonostante le recenti preoccupazioni sulla variante Delta, i livelli complessivi di paura nei confronti di Covid-19 sono diminuiti rispetto a un anno fa. Le analisi di Sense 360 confermano che è diminuita la percentuale dei consumatori che percepiscono il virus come una delle più grandi minacce e di coloro che credono che per il ritorno a una normalità piena serviranno ancora più di sei mesi. Al di là del livello di preoccupazione nei confronti del coronavirus, l’emergenza sanitaria ha modificato comportamenti dei clienti e i loro shopping jouney, in alcuni casi, in modo permanente. Nel dettaglio il passaggio agli acquisti online continua negli USA nonostante la pandemia abbia rallentato. Insegne come Walmart e Target, stanno continuando a registrare tassi di crescita sui principali kpi del loro canale digitale. Anche uno studio che ha coinvolto i 53 rivenditori che utilizzano i software di Medallia ha confermato tuttora un incremento del traffico digitale, come delle visualizzazioni del numero delle pagine e del tempo trascorsi sui siti ecommerce.

Il trend a segno più si continua a registrare anche nel settore delivery non solo nella consegna a domicilio di cibi e bevande, ma anche della spesa o di altri beni. Il settore food è quello che sembra maggiormente destinato a vedere perdurare dei più evidenti cambi di percorsi di shopping: ricorso ad acquisti online, servizi di delivery o di pick up in-store o a bordo strada, mentre quello degli articoli sportivi al contrario evidenzia che non tutte le abitudini pandemiche sono destinate a rimanere. La crescita della domanda a seguito dell’aumento delle attività sportive durante i periodi di lockdown si sta riducendo come il numero di persone che continuano a fare attività fisica presso la propria abitazione, con un ritorno, invece, alle attività all’aria aperta o in palestra. Trend con cui inevitabilmente i retailer di questo settore – sia generalisti sia specializzati del mondo sport – devono fare i conti. La pandemia, e in particolare le settimane di lockdown, hanno avuto diversamente un impatto negativo sul settore beauty con una percentuale a due digit di consumatori che hanno diminuito il numero dei prodotti/brand acquistati e/o modificato gli articoli selezionati. Tendenze che non sembrano destinate a vedere forti inversioni anche quando si tornerà alla piena normalità e che già oggi mettono i player di fronte alla necessità di confrontarsi con maggiori difficoltà per conquistare i clienti e per fidelizzarli, oltre a una migrazione dei clienti dagli shop specialisti a favore dei department store e delle grandi superfici.

“Credo che l’evidenza più chiara del rapporto sia che mentre il comportamento dei consumatori è stato costretto a cambiare dalla pandemia, alcune abitudini si confermano e lo saranno anche quando le restrizioni si allentano definitivamente, in particolare per quanto riguarda un’adozione sostenuta delle piattaforme digitali”, ha continuato il manager di Sense360. “Alcuni retailer e settori della distribuzione sono meglio preparati rispetto ad altri a questo cambio di paradigmi e a un contesto nel complesso fluido e ciò delinea un possibile forte divario in termini di performance. Quindi per affrontare il mondo instabile in cui viviamo ora, è fondamentale che i rivenditori utilizzino ricerche omnicomprensive e integrate per comprendere in profondità i propri clienti e il panorama competitivo”.

Per scaricare il rapporto completo: https://info.sense360.com/insights-report-the-futureof-retail-consumer-behavior

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