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Free from, una tendenza in crescita nei carrelli degli italiani

Quasi il 17% dei prodotti confezionati venduti in supermercati e ipermercati italiani evidenzia sull’etichetta di essere privo di un ingrediente, un nutriente o un additivo (come olio di palma, zuccheri o conservanti) e oltre il 12% di essere più “ricco” di una componente nutrizionale (come proteine o potassio). Il dato emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, lo studio semestrale che monitora i fenomeni di consumo nella Gdo incrociando le informazioni sulle etichette dei prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi e i dati di NielsenIQ di venduto e consumo.

Nel carrello “free from” rilevato dall’Osservatorio Immagino sono presenti quasi 14 mila prodotti sulle cui confezioni è segnalata l’assenza o la minor presenza di uno dei 16 ingredienti, nutrienti o additivi monitorati. Nel 2022 questo paniere ha superato i 7,4 miliardi di euro di sell-out, pari a +6,0% rispetto all’anno precedente. I volumi di vendita, invece, sono diminuiti di -5,2%. Ma ci sono stati dei claim che nel corso del 2022 sono riusciti ad andare controcorrente, aumentando le quantità vendute. Sono soprattutto quelli legati alla riduzione del contenuto di zuccheri (+4,1% per “pochi zuccheri” e +1,5% per “senza zuccheri aggiunti”), a conferma della grande attenzione degli italiani per questi nutrienti. Da rilevare anche l’escalation dei 261 prodotti presentati come “senza antibiotici” (+4,3% a volume e +17,2% a valore).

Il carrello “rich-in” costruito dall’Osservatorio Immagino comprende oltre 10 mila prodotti che nel 2022 hanno superato i 4,4 miliardi di euro di sell-out, mettendo a segno una crescita annua di +7,8%. I volumi invece sono diminuiti di -3,6%. Tra i 12 claim rilevati in quest’area, che segnalano la presenza o il maggior contenuto di un nutriente, a registrare le migliori performance sono quelli riferiti alle proteine (+15,0% a valore e +0,1% a volume), al magnesio (+13,5% a valore e +3,9% a volume), al potassio (+7,7% a valore e +5,7% a volume) e allo zinco (+11,6% a valore e +6,6% a volume).

Cala l’inflazione ma i consumatori restano cauti, in ascesa la Mdd

Ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NielsenIQ (NIQ) analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane per il mese di agosto 2023, fotografando lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) nel nostro Paese. 9,3 miliardi di € è il fatturato registrato dalla Gdo a totale Omnichannel in Italia, un valore cresciuto nel mese di agosto di 8 p.p. rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda l’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC), si evidenzia una diminuzione ulteriormente pari al 10%, un dato inferiore rispetto a quello osservato a luglio (quando era pari al 11,3%). Per contrastare l’impatto dell’inflazione, gli italiani continuano ad adottare comportamenti di acquisto al risparmio, riducendo ulteriormente il mix del carrello della spesa del 1,1%. Ciò ha reso la variazione reale dei prezzi pari al 8,9%.

Rispetto allo stesso periodo del 2022, l’indagine di NielsenIQ sottolinea un andamento positivo per tutti i canali distributivi. Nello specifico, la crescita è guidata dai discount (+11,3%), seguiti da superstore (+9,4%), supermercati (+7,3%), liberi servizi (+6,9%), specialisti drug (+5,9%) e, infine, iper>4.500mq (+4,3%). Sul fronte delle vendite in promozione, prosegue il trend positivo con un’incidenza promozionale del 21,4% per il mese di agosto 2023 a totale Italia (+0,8 pp rispetto allo stesso mese del 2022).

La MDD guadagna quota in Europa e in Italia
La recente analisi di NIQ segnala l’aumento della quota di mercato delle private label come un fenomeno comune a tutti i mercati dell’Europa Occidentale, dove l’acquisto di prodotti MDD si attesta al 37,1%, con un incremento a valore del +13,2% rispetto al 2022. Un dato in crescita anno su anno, che dimostra come la MDD negli ultimi 4 mesi abbia guadagnato terreno: nello specifico, il valore più alto si registra nel Regno Unito (47%), seguito da Spagna (43%), Germania (38%), Francia (33%) e, infine, Italia (31%). Secondo i dati di NIQ, gli italiani acquistano questo tipo di prodotti per gestire al meglio le proprie spese ed avere un maggior controllo sui costi. Infatti, il 43% dei consumatori del Bel Paese considera le private label una buona alternativa ai grandi marchi e il 38% ritiene che abbiano in generale un buon rapporto qualità/prezzo. Inoltre, il 37% dichiara che alcuni prodotti a marchio del distributore siano di qualità superiore o uguale a quella dei brand e quasi 1 italiano su 4 (27%) si fida dei prodotti MDD poiché certificati dallo stesso distributore. Infine, stando all’ultima rilevazione ne “Lo Stato del Largo Consumo” in Italia la quota dei prodotti a marchio del distributore (MDD) per il solo mese di agosto si attesta al 22,3% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi. Mentre a totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – registra il 31,5%, un valore pari a quello osservato nel mese di giugno e luglio 2023 e superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 (30,5%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Le categorie merceologiche con l’incremento a valore più significativo sono, anche ad agosto, i prodotti dedicati agli animali domestici (+12,6%) e il cibo confezionato (+11,7%). In merito ai volumi, invece, il food confezionato si conferma l’unica categoria con un andamento positivo (+0,9%), mentre tutte le altre registrano un trend negativo, specialmente i prodotti per la cura della persona (-2,5%). Analizzando la relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di agosto 2023 l’andamento a valore è positivo (+7,9% vs 2022), mentre a livello di volumi si conferma una contrazione (-1%). Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. Come per i tre mesi precedenti del 2023 i discount guidano con la performance migliore (+12,7%), mentre i supermercati e gli iper>4.500 registrano il medesimo incremento meno consistente (+6,7%). Pane & pasticceria & Ppsta (+12,9%) è la categoria merceologica più dinamica, seguita subito dopo da frutta e verdura (+11,6%) e formaggi (+10,2%). La Salumeria si conferma invece la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+4,1%). Infine, guidano la classifica Top10 di NIQ del mese di agosto 2023: zucchero (+36,7%), olio di oliva vergine ed extravergine (+34,4%) e passate (+30,8%).

Non food, e-commerce ridimensionato e spese contenute per inflazione

La spesa destinata ai prodotti non alimentari è ripartita: su base annua, è aumentata anche con incrementi a due cifre in gran parte dei comparti del non food e, complice anche un’elevata inflazione, ha superato il giro d’affari realizzato nel pre-pandemia. A rilevarlo è l’edizione 2023 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, che raccoglie, organizza e sistematizza le evoluzioni di 13 comparti non alimentari e ne mette a fuoco giro d’affari, consumi, canali di vendita, innovazioni tecnologiche e tendenze di mercato. Se il tasso di crescita resta inferiore a quello registrato nell’anno precedente (+12,0%), la tendenza positiva nel medio periodo (2018-2022) registra un aumento a valore pari a +6,0%. Si conferma quindi l’uscita dalla crisi dettata dalla pandemia, ma la ripresa rallenta a causa delle pesanti dinamiche inflattive, che impongono ai consumatori di far convivere la voglia di ritorno alla normalità dopo la pandemia con un potere d’acquisto ridotto dall’aumento generalizzato dei prezzi.

«La ripresa post-pandemica iniziata a fine 2021 è continuata anche nei 12 mesi successivi, consentendo a diversi comparti del non food italiano di tornare ai livelli di vendita che avevano nel pre-Covid» afferma Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Nonostante le tensioni macroeconomiche generate dal conflitto in Ucraina e l’elevata inflazione, nel 2022, e in particolare nella prima metà dell’anno, il valore della spesa delle famiglie è cresciuto e la maggior parte dei comparti stimati dall’Osservatorio Non Food ha aumentato il suo giro d’affari, anche con crescite a doppia cifra, com’è accaduto ai prodotti di automedicazione. Fanno eccezione alcuni settori, come casalinghi, giocattoli, elettronica di consumo ed edutainment, che hanno rallentato la loro crescita dopo i positivi risultati ottenuti nel 2021, rivelando l’ennesima strategia di razionalizzazione nella scelta dei prodotti da acquistare a fronte di una forte pressione inflazionistica sulla quasi totalità dei prodotti di consumo, alimentare e non, e sui servizi».

Oltre ad analizzare l’andamento dei diversi comparti merceologici, l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy dedica un ampio approfondimento all’e-commerce e monitora l’evoluzione della rete distributiva e delle differenti tipologie di agglomerati commerciali. Sulla scelta del punto vendita dove fare gli acquisti non alimentari, un ruolo di crescente importanza, in risposta alla morsa del carovita, è giocato dal fattore convenienza, che ha spinto gli italiani ad approfittare di offerte e promozioni (in particolare in grandi superfici specializzate, grandi superfici alimentari ed e-commerce), e a cercare canali più “economici” (come i factory outlet, i discount o i mercatoni). Questa attenzione al risparmio ha comportato anche la monetizzazione dell’usato (in particolare tramite le piattaforme web), la riscoperta del fai da te e l’adesione ai diversi bonus e agevolazioni fiscali, come quelli destinati all’ambiente domestico.

I comparti del non food tra conferme e sorprese
Con oltre 22 miliardi di euro annui di sell-out, l’elettronica di consumo mantiene, per il terzo anno consecutivo, la leadership tra i 13 comparti analizzati dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, pur avendo registrato un calo di -1,5% del fatturato a valori correnti rispetto al 2021. Trend analogo di contrazione del giro d’affari per i casalinghi (-4,0%), i giocattoli (-2,4%) e l’edutainment (-1,1%), che mostra un andamento negativo per la prima volta dal 2018. Vendite in robusta crescita, invece, per il secondo comparto a valore, quello di abbigliamento e calzature (+9,2%, per un totale di 21,8 miliardi di euro) che si sta avvicinando ai valori pre-Covid, così come sta accadendo agli articoli per lo sport (+4,5%). È andata meglio al tessile che ha aumentato il sell-out di +7,3%, riuscendo a superare i livelli pre-pandemici. Il 2022 ha confermato la ripresa della cancelleria (+6,0%) e registrato il boom dei prodotti di automedicazione, leader per tasso di crescita del giro d’affari (+11,5%). La maggior attenzione ai consumi legati alla salute e al benessere ha trainato anche la ripresa della spesa nei comparti profumeria (+6,5%) e ottica (+5,6%), che ha beneficiato anche del bonus vista. L’effetto dei bonus statali si è fatto sentire anche in altri comparti. A partire da mobili e arredamento, terzo settore per entità del giro d’affari generato, che ha chiuso il 2022 con vendite in crescita di +4,6%, arrivando a superare i livelli di fatturato del 2019. Gli incentivi dedicati agli ambienti domestici hanno sostenuto pure la crescita del bricolage (+6,6%), trainato anche dalla maggior propensione dei consumatori al fai-da-te, scelto in un’ottica di risparmio e personalizzazione. Nel 2022 le quote di mercato dei 13 comparti analizzati dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy risultano per la maggior parte confermate, con scostamenti annui non superiori allo 0,5%. I due principali settori per giro d’affari sono gli unici ad aver visto variazioni più consistenti della loro quota di mercato: -1,2 p.ti % per l’elettronica di consumo e +0,9 p.ti % per abbigliamento e calzature.

I canali di vendita tra radicamento sul territorio, servizi e innovazione
Nel 2022, con la completa riapertura dei punti vendita fisici, lo scenario del commercio Non Food è nuovamente cambiato. I retailer hanno ricominciato a investire sia in nuove aperture sia in restyling dei negozi esistenti (ma anche nella razionalizzazione della rete vendita), mentre i clienti hanno ripreso a frequentare i negozi fisici e hanno rallentato la corsa all’e-commerce, che aveva caratterizzato gli ultimi tre anni. Anche la geografia distributiva si ridisegna: il numero dei punti vendita del commercio urbano centrale (il principale, con il 43,7% del totale) e dei centri commerciali (al secondo posto con il 38,9% di quota) è rimasto stabile mentre è aumentato il numero delle attività presenti nelle aree periferiche (+4,6%) e delle agglomerazioni commerciali all’aperto, in particolare dei factory outlet (+10,4%).

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy ha analizzato poi l’evoluzione della rete commerciale nei 13 comparti merceologici rilevati. Ne è emerso che le grandi superfici specializzate (GSS), con i loro 27.711 negozi, mantengono la leadership totale, nonostante il calo della numerica dei punti vendita dettato dalla razionalizzazione della rete (-1,1% rispetto al 2021). Apprezzati per l’ampiezza e la profondità dell’offerta, ma anche per i servizi di consulenza pre-vendita e il radicamento sul territorio, convogliano oltre il 50% delle vendite di elettrodomestici bruni, articoli sportivi, abbigliamento e calzature e sono leader anche in elettronica di consumo e tessile casa. Le grandi superfici alimentari hanno chiuso il 2022 con una leggera crescita numerica (+0,6%), per un totale di oltre 21 mila punti vendita tra ipermercati, supermercati, superstore, superette e discount. Nell’universo del non food hanno un ruolo sempre più risicato, salvo nei periodi dell’anno caratterizzati dalle promozioni (come il back to school e il Natale) e per comparti come la cancelleria, i giocattoli e il tessile, dove hanno una quota superiore al 10% ma tendenzialmente in calo o stabile. Le grandi superfici non specializzate (come cash & carry, grandi magazzini e mercatoni) hanno registrato un aumento del numero di punti vendita e restano importanti soprattutto per profumeria, abbigliamento e calzature, tessile; in quest’ultimo comparto i grandi magazzini hanno colto il primo risultato positivo dal 2016. I negozi specializzati restano leader in molti comparti, soprattutto in virtù del know-how, della personalizzazione e del servizio che assicurano. La quota di mercato più alta si rileva nei casalinghi (91,0% a valore), mentre in ottica, cancelleria e bricolage supera il 60% a valore. Anche nella profumeria i negozi specializzati, in catena o indipendenti, hanno visto ripartire le vendite (+18,3%) avviandosi così a recuperare la leadership persa durante la pandemia. Infine, l’e-commerce: nel 2022, per la prima volta dalla sua nascita, ha dovuto affrontare l’inflazione e ha registrato un generale rallentamento dei trend di crescita: in alcuni comparti ha visto diminuire il giro d’affari (edutainment, articoli per lo sport ed elettrodomestici bruni) e in altri ha ridotto la quota di mercato (abbigliamento e calzature, fotografia ed elettrodomestici bianchi). Edutainment (55,6% di incidenza a valore, ma 83,9% nei videogiochi) ed elettronica di consumo (28,1%, ma 48,7% in multimedia storage) sono i comparti dove le vendite online hanno un ruolo maggiore, mentre quello dei prodotti di automedicazione è quello con la maggior crescita annua del giro d’affari (+25,6%).

Prodotti green, cresce l’offerta ma l’inflazione riduce i volumi

La razionalizzazione del carrello della spesa non ha risparmiato neppure i prodotti alimentari e quelli dedicati alla pulizia domestica e all’igiene personale che riportano sulle confezioni almeno un riferimento al loro impegno sul fronte della sostenibilità. L’analisi condotta dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy ne ha individuati oltre 36 mila (pari al 27,2% dei quasi 133 mila prodotti monitorati) che nel 2022 hanno superato i 15 miliardi di euro di incassi tra supermercati e ipermercati italiani (35,7% del totale). Rispetto al 2021 questo paniere ha perso -4,3% dei volumi venduti ma, per effetto soprattutto dell’aumento dei prezzi, ha aumentato di +8,6% il giro d’affari.

«Il grocery che comunica in etichetta l’impegno per ridurre l’impatto sull’ambiente registra una crescita sia dell’offerta (+5,4%) sia della domanda (+3,2%), a conferma del forte interesse di aziende e consumatori per questa tematica» afferma Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Però anche questo ampio paniere di prodotti risente dell’aumento dei costi di produzione, trasferito poi sui prezzi di vendita, e il conseguente rialzo dell’inflazione che nel mondo del largo consumo confezionato ha raggiunto in media il 15% tra la fine del 2022 e i primi mesi del 2023».

Management sostenibile delle risorse
I 16.853 i prodotti rilevati dall’Osservatorio Immagino in quest’area nell’arco di 12 mesi hanno aumentato di +10,1% il fatturato, che supera i 9,4 miliardi di euro, ma hanno visto calare i volumi di -3,3%. Tra i 15 claim monitorati, hanno perso incassi solo il logo Cleanright (-2,2%) e la certificazione Sustainable cleaning (-30,0%), ma solo sei hanno chiuso il 2022 con anche i volumi di vendita in aumento. Il claim più diffuso e che sviluppa il maggior valore di vendita resta “riciclabile”, presente su oltre 5 mila prodotti, che realizzano 3,8 miliardi di euro di sell-out tra supermercati e ipermercati. Questo claim è tuttora in crescita: nel 2022 è riuscito ad aumentare le vendite sia a valore (+16,6%) sia a volume (+1,8%), in particolare in alcune categorie merceologiche, come detersivi per il bucato in lavatrice, bevande base thè, cola, patatine, ammorbidenti, bagnoschiuma e docciaschiuma. Bilancio 2022 positivo anche per il claim “con materiale riciclato”, che ha ottenuto una crescita annua di +20,5% a valore e di +3,0% a volume, con 4.449 referenze per 2,6 miliardi di euro di sell-out. Ad aver contribuito maggiormente a questo trend, oltre a un’espansione dell’offerta (+20,5%), sono state categorie come le bevande base thè, i bagnoschiuma e docciaschiuma, gli ammorbidenti, le patatine e i prodotti per il bucato.

Altro claim che è riuscito ad aumentare i volumi venduti (+3,7%) è “biodegradabile”, che ha registrato anche una delle maggiori crescite a valore (+28,4%), arrivando a sfiorare 300 milioni di euro di sell-out, anche grazie a una robusta espansione dell’offerta a scaffale (+24,3%). Tra le categorie più performanti si segnalano accessori da tavola usa e getta, fazzoletti in carta e prodotti per lavastoviglie. La crescita più rilevante delle vendite spetta alla certificazione Ok-Compost. I 717 prodotti che la riportano in etichetta hanno aumentato i volumi venduti di +11,8% e il fatturato di +29,7%, superando i 215 milioni di euro. Un risultato a cui hanno contribuito l’ampliamento dell’offerta (+20,2%) e il trend positivo in alcune categorie, come gelati in vaschetta e accessori da tavola usa e getta. Volumi di vendita in aumento anche per i 296 prodotti certificati Ecolabel (+1,8%), che hanno superato gli 88 milioni di euro di sell-out (+14,7%), con trend particolarmente positivi per tovaglioli di carta e asciugamani/rotoli di carta, e per i 195 prodotti che evidenziano l’uso di packaging in Mater-Bi: i volumi sono aumentati di +0,6% e il giro d’affari di +15,8%, oltrepassando i 66 milioni di euro, grazie soprattutto a carta igienica, fazzoletti di carta e pasta di semola.

Responsabilità sociale
L’Osservatorio Immagino ha individuato 9.688 prodotti che riportano sulla confezione una delle cinque certificazioni relative alla responsabilità sociale: FSC, PEFC, Rainforest Alliance, Fairtrade, UTZ. Nel 2022 questo paniere ha superato i 5,1 miliardi di euro di sell-out (+10,5% annuo), mentre a volume ha perso il -4,6%. Tutte le certificazioni hanno condiviso questo andamento, tranne UTZ che non solo ha mostrato il risultato peggiore a volume (-33,6%), ma ha anche registrato un deciso calo a valore (-30,2%). La certificazione di gran lunga più diffusa è FSC (Forest Stewardship Council), presente sul 5,8% delle referenze e che, con i suoi oltre 3,9 miliardi di euro di vendite, contribuisce per oltre il 9% al sell-out complessivo di quest’area. Nel 2022 ha aumentato il fatturato di +11,0% e ha accusato un calo dei volumi inferiore alla media del paniere (-3,1%).

Agricoltura e allevamento sostenibili
Ormai oltre il 10% dei prodotti confezionati venduti in supermercati e ipermercati italiani dichiara sulle etichette di provenire da agricoltura o allevamento sostenibili. Questo paniere, composto da quasi 14 mila referenze, ha raggiunto i 3,5 miliardi di euro di sell-out e, in un anno, ha guadagnato +5,1% a valore nonostante abbia perso -4,1% a volume. Tra claim e certificazioni sono nove quelli monitorati dall’Osservatorio Immagino, otto hanno chiuso il 2022 con una riduzione delle vendite in volume e quattro anche con un minor giro d’affari rispetto al 2021 (Biologico/EU organic, biologico per la cura della persona, certificazione Ecocert, NaTrue). Mentre il claim “filiera”, il principale per giro d’affari di questo paniere (1,4 miliardi di euro, in crescita annua di +12,1%), riesce a mantenere stabili i volumi (-0,7%), a brillare in questo paniere è il claim “senza antibiotici”: non solo ha avuto il maggior tasso di crescita annua a valore (+17,2%), ma è stato anche l’unico di questo paniere con un aumento delle vendite in volume (+4,3%), spinte soprattutto da specialità ittiche, pasta fresca ripiena, pollo e maionese. Presente su 262 prodotti, ha raggiunto quasi 152 milioni di euro di sell-out e beneficiato di una crescita della componente di offerta, ma soprattutto di quella di domanda (+10,3%).

Rispetto degli animali
Nel 2022 è cresciuto a valore di +6,4% su base annua, avvicinandosi ai 2 miliardi di euro, il giro d’affari dei 3.320 prodotti che dichiarano sulle etichette di essere ottenuti nel rispetto e nella salvaguardia del benessere animale. In quantità, invece, le vendite sono calate di -5,3% rispetto al 2021. Questo trend ha accomunato cinque delle sei indicazioni monitorate (i claim “benessere animale” e “no cruelty”, le certificazioni Friend of the sea e MSC, il logo Cruelty free). L’unica eccezione del paniere è la certificazione ASC (Aquaculture Stewardship Council), cresciuta sia a valore che a volume. Rilevata su 70 prodotti, ha registrato +1,9% a volume e +9,7% a valore, superando i 46 milioni di euro di sell-out, grazie alla spinta positiva del salmone affumicato e delle altre specialità ittiche.

Trend positivo per i centri commerciali, fatturati in crescita nel primo semestre ’23

I dati raccolti nel primo semestre 2023 dall’Osservatorio CNCC-EY mostrano un andamento positivo per i centri commerciali sia in termini di vendite che di ingressi. Nei primi 6 mesi dell’anno si evidenzia infatti un fatturato in crescita del +7% rispetto all’anno precedente, confermando i trend di fine 2022. I fatturati del primo semestre dei centri commerciali sono leggermente superiori anche a quelli del 2019, anno pre-pandemia, segnando un aumento pari al 1,7%: questo risultato rimarca una solida ripresa per tutto il comparto, concentrata in particolare nel primo trimestre dell’anno, alla luce del fatto che il primo trimestre del 2022 risultava ancora fortemente influenzato dall’impatto della variante Omicron del coronavirus.

Parallelamente alla dinamicità del trend dei fatturati, anche gli ingressi di visitatori mostrano un costante miglioramento: i primi 6 mesi del 2023 si chiudono, infatti, con una crescita significativa rispetto al 2022 (+10,6%), sebbene permanga ancora un gap con il 2019 pre-pandemia del -9,4%. È credibile prevedere, anche per gli ingressi, un ritorno ai livelli pre-Covid per il primo semestre del 2024. Il quadro che emerge dall’analisi dai risultati dell’Osservatorio CNCC conferma l’apprezzamento da parte della clientela del “format centro commerciale”; a fronte di un’affluenza non ancora ai livelli pre-Covid, ma con trend di crescita sempre più consistenti, si evidenzia infatti un importante incremento dello scontrino medio o del numero di transazioni per visita, un cambiamento nelle abitudini di spesa che era già stato intercettato lo scorso anno.

Dal raffronto del fatturato del primo semestre 2023 con lo stesso periodo del 2022 si confermano gli ottimi risultati già evidenziati alla fine dello scorso anno per la quasi totalità delle categorie merceologiche, che riportano tutte un andamento in crescita, ad esclusione dell’elettronica di consumo che presenta una flessione del -5,3%. Il comparto dell’elettronica viene da anni di ottime performances favorite dai contributi pubblici mirati al digitale nel 2019 e dall’impulso in fase di pandemia verso gli acquisti a distanza; si evidenzia, inoltre, che le aziende di questo settore si stanno orientando sempre più sulla multicanalità, coordinando congiuntamente le vendite e il servizio tra canale online e canale fisico. La migliore performance è data certamente dall’accelerazione della ristorazione (+25,1%), seguita da cura persona e salute (+13,2%), cultura tempo libero e regali (+10,5%), abbigliamento (+7,1%), attività di servizi (+8,2%) e beni per la casa (+1,3%). Se si confrontano invece i fatturati del primo semestre 2023 e del 2019, le categorie merceologiche con andamento positivo sono beni per la casa (+2,2%) e cultura tempo libero e regali (+12%), così come anche cura della persona, salute (+6,4%), oltre alla ristorazione che registra il miglior trend con una crescita del 9,1%. In calo, oltre alla citata elettronica di consumo, anche l’abbigliamento (-0,8%) e le attività di servizi (-5,9%). Un altro aspetto interessante riguarda le vendite rapportate alle classi dimensionali dei negozi, da cui si evince che le grandi superfici e i negozi di piccole dimensioni hanno ormai sostanzialmente recuperato i livelli pre-Covid, mentre i negozi di medie dimensioni registrano delle crescite superiori.

I valori di fatturato del primo semestre 2023 sono stati positivamente influenzati dall’inflazione, anche se i dati raccolti dall’Osservatorio CNCC-EY sono stati meno colpiti dall’aumento dei prezzi rispetto ai tassi di inflazione complessivi medi registrati a livello nazionale. Infatti la maggiore spinta inflattiva è stata registrata per classi di beni non trattati dai punti di vendita facenti parte del panel, i cosiddetti “despecializzati” (in primis supermercati e ipermercati), o in generale beni non commercializzati nei centri commerciali (ad es. energia e carburanti, spese per trasporto, ecc.). Inoltre, tra le classi merceologiche oggetto della rilevazione, alcune tipologie specifiche che caratterizzano le gallerie dei centri commerciali, quali l’abbigliamento e l’elettronica, hanno registrato nell’ultimo anno crescite molto limitate dei prezzi seppur nello scenario generale di crescita dell’inflazione.

Packaging ecosostenibili: soluzioni green al centro della crescita aziendale

Le aziende di packaging vivono una crescente pressione da parte delle autorità, ma non solo: il 71% dei consumatori europei dichiara di voler acquistare prodotti sostenibili e più circolari, nonostante fatichi ad individuare gli imballaggi realmente sostenibili. Nel frattempo il settore packaging continua a crescere e, nei prossimi tre anni, potrebbe mettere a segno un +21%, arrivando a toccare quota 1.200 miliardi di dollari di valore globale. Il tasso di crescita più rilevante è atteso nel segmento della carta rigida, che potrebbe superare quello della plastica entro il 2026. Di pari passo con la crescita del settore, crescono anche le sue ambizioni di decarbonizzazione – il numero di aziende produttrici di carta e imballaggi che si sono impegnate a raggiungere obiettivi di decarbonizzazione è passato da 5 (2019) a 164 (2022). Tuttavia, possono fare molto di più: oltre il 30% di esse non ha infatti raggiunto gli obiettivi prefissati di riduzione delle emissioni. Queste sono solo alcune delle principali evidenze del primo “Global Paper & Packaging Report” di Bain & Company.

“Il mondo paper & packaging si trova ad affrontare un’era nuova, in cui le decisioni non possono più essere prese esclusivamente sulla base di costi, funzionalità ed esperienza del consumatore: oggi la sostenibilità è un tema imprescindibile per tutti. Non esiste oggi un vero vincitore tra i materiali da imballaggio: ognuno presenta benefici e compromessi dal punto di vista della sostenibilità. L’opzione più green, infatti, può variare notevolmente a seconda dell’applicazione e dell’area geografica di riferimento” spiega Andrea Isabella, Senior Partner e responsabile italiano Advanced Manufacturing & Services di Bain & Company.

La ricerca di Bain evidenzia come, mentre le plastiche flessibili riescano ad ottenere risultati migliori per quanto riguarda le emissioni di carbonio legate alla produzione e al trasporto, questi materiali siano anche meno circolari e biodegradabili. Nel 2022 in Italia abbiamo assistito a un andamento positivo della produzione di imballaggi con una crescita in termini di fatturato rispetto all’anno precedente di circa il 3%.

“In generale l’industria della carta e degli imballaggi ha un impatto significativo sulla biodiversità, in particolare per quanto riguarda la gestione forestale e l’utilizzo dell’acqua” prosegue Mattia Bernardi, Partner di Bain & Company. “Solo il 22% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver valutato l’impatto della propria catena del valore sulla biodiversità e solo il 31% sta agendo ora per affrontare la perdita di biodiversità. Le aziende che scelgono di agire sono pronte a trarre vantaggio riducendo la loro esposizione ai rischi legati alla biodiversità”.

Nel frattempo, l’attività di M&A è in aumento per gli operatori del settore, con circa 2.000 operazioni dal 2007 ad oggi. Solo nell’ultimo decennio, l’industria paper & packaging ha registrato un numero di operazioni di fusione e acquisizione due volte superiore rispetto all’industria manifatturiera in senso lato. Per quanto riguarda i materiali di imballaggio, le operazioni legate alla carta sono state più redditizie rispetto alla plastica e al vetro. Quest’ondata di deal conferma la centralità del settore e la necessità per gli operatori di cogliere tutte le opportunità legate alla sostenibilità.

“Le aziende leader del settore – ormai pienamente consapevoli di come un programma di decarbonizzazione e sostenibilità possa creare valore economico per la propria organizzazione, devono quindi valutare l’impatto ambientale dei diversi materiali e tenere conto del loro intero ciclo di vita, dall’estrazione e produzione delle risorse, al trasporto e al fine vita dei prodotti. Una strategia di sostenibilità efficace e coerente può ridurre i costi energetici dell’azienda e aumentare l’accesso a materie prime riciclate o rinnovabili a un costo competitivo, oltre a contribuire a stimolare la crescita organica. Insomma: le aziende all’avanguardia sulla sostenibilità, in quest’industria, possono ottenere un incremento dell’EBITDA compreso fra 4 a 6 punti percentuali, grazie all’uso efficace dei risparmi sui costi e delle leve commerciali” conclude Isabella.

Inflazione e clima fanno calare le intenzioni d’acquisto degli italiani (-10,3%)

Dopo il dato positivo di luglio, le intenzioni d’acquisto degli italiani tornano in negativo del 10,3% influenzate soprattutto dalla crescente preoccupazione per l’aumento dei prezzi, principale timore per il 62% del campione intervistato (56% il mese precedente). Secondo l’Osservatorio mensile Findomestic di agosto, realizzato in collaborazione con Eumetra, l’andamento della propensione al consumo, complice l’instabilità del contesto, è stato altalenante negli ultimi 12 mesi con autunno in calo e inverno in progressiva ripresa fino a inizio primavera. Il momento peggiore si è registrato a novembre ‘22 e il picco positivo a marzo ’23 con sei mesi contrassegnati dal segno più e altrettanti in negativo.

“Se l’inflazione si conferma la preoccupazione dominante – afferma Gilles Zeitoun, Amministratore Delegato e Direttore Generale Findomestic – al secondo posto tra i timori più avvertiti dagli italiani troviamo ad agosto quello per il cambiamento climatico che registra una vera e propria impennata (dal 35% al 49%) favorita dagli eventi atmosferici estremi di luglio. Stabile, al terzo posto, la preoccupazione per la diminuzione del potere d’acquisto che, insieme all’ansia generata dal caro prezzi e alle conseguenze del riscaldamento globale, contribuisce a mantenere su livelli bassi la propensione a spendere nell’immediato (dal 29% al 26%) oltre che a ridimensionare i progetti d’acquisto a tre mesi”.

Si può dire definitivamente archiviata la stagione del superbonus: come rilevato dall’Osservatorio Findomestic, nel mondo “casa” solo il segmento delle caldaie a biomassa mantiene un trend positivo delle intenzioni d’acquisto (+16%). Al contrario registrano flessioni sensibili ristrutturazioni (-6,7%), mobili (-6,8%), isolamento termico (-8,2%), infissi (-15%) e flessioni ancora più marcate gli impianti fotovoltaici termici (-22,4%) e le pompe di calore (-23,2%). I grandi elettrodomestici rimangono, invece, sugli stessi livelli di luglio, a differenza dei piccoli che calano del -5%. La propensione all’acquisto di auto nuove nei prossimi tre mesi scende del -12,8%, mentre il mercato dell’usato è in linea con luglio.

Motoveicoli e mobilità elettrica alternativa risultano i settori più in affanno: complice l’autunno alle porte, la propensione all’acquisto di moto e scooter cede il 34,3% (performance peggiore tra quelle rilevate da Findomestic a fine luglio), mentre le intenzioni di dotarsi di monopattini elettrici e e-bike calano rispettivamente del -24,9% e del -21,1%. Nel settore tecnologico il calo della telefonia (-0,5%) è più contenuto rispetto a quello che caratterizza tablet (-4,3%), PC (-8,9%), TV (-13,5%) e fotocamere (-16,7%). Anche il settore del tempo libero non brilla: per i viaggi le intenzioni d’acquisto subiscono un calo fisiologico del -10,8%, mentre le attrezzature per il fai da te e quelle sportive flettono rispettivamente del -11,1% e del -16,5%.

Abitudini alimentari, più attenzione a sprechi e scadenze

Come cambiano le abitudini alimentari degli italiani? Secondo un sondaggio realizzato da Too Good To Go in collaborazione con YouGov, una maggiore sensibilità verso la questione climatica, un sentimento di opposizione al consumismo e un’attenzione particolare all’aspetto economico dello spreco, stanno portando a modificare le proprie abitudini o ad adottarne di nuove. Questa attenzione verso uno stile di vita più sostenibile nei confronti dell’ambiente è anche accentuata dall’attuale contesto di inflazione crescente a cui bisogna far fronte e che richiede, quindi, nuove soluzioni.

Nuove abitudini, carrello della spesa ridotto e maggior attenzione alle etichette dei prodotti
L’impatto dell’inflazione ha largamente modificato il comportamento degli italiani: il 91% (più di 9 italiani su 10) ha dichiarato di aver modificato le proprie abitudini per far fronte al rincaro prezzi e al minor potere d’acquisto. In particolare, in un’ottica di abitudini anti-spreco, il 43% degli intervistati decide di acquistare alimenti in quantità ridotte per evitare a monte il rischio di spreco alimentare, il 38% pone una maggiore attenzione alla lista della spesa e, infine, il 48% analizza più attentamente la data di scadenza. Secondo gli intervistati, però, quest’ultimo punto richiede anche una collaborazione da parte dei marchi stessi: l’87% ritiene infatti utile che i supermercati e le aziende alimentari vendano i prodotti vicini alla data di scadenza a un prezzo ridotto, per incentivarne l’acquisto e il consumo.

Il ritorno all’home-made: più sostenibile ed economico
In vista dei mesi più freddi, dopo un’estate all’insegna del relax e della buona cucina, 1 italiano su 2 ha ricominciato a preparare la “lunch box” della pausa pranzo (la tanto amata “schiscetta”) direttamente la sera prima mentre prepara la cena. Una scelta dettata da esigenze di natura economica quanto dal desiderio di un approccio in cucina che sia più sostenibile. Un trend che, di conseguenza, si associa anche al minor consumo di pasti fuori: il 76% dichiara di preferire pasti casalinghi e di aver ridotto il numero di volte in cui si reca al ristorante o fa uso dei servizi di take away.

Uno stile di vita più sostenibile per ridurre gli sprechi alimentari: le app anti-spreco
L’aumento dei prezzi dovuti all’inflazione rimane una delle cause principali che stanno contribuendo a cambiare le abitudini alimentari degli italiani, ma non solo: il 49% degli intervistati dichiara che la scelta di adottare nuove pratiche sostenibili è sia di natura economica che ecologica. Lo conferma il sondaggio che registra come 8 italiani su 10 affermano di essere in cerca di nuove soluzioni sostenibili utili per contrastare lo spreco alimentare.

Largo consumo, inflazione in calo ma gli italiani fanno economia

NielsenIQ (NIQ) analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane per il mese di luglio 2023 ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia”, l’indagine mensile che fotografa lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) nel nostro Paese. Il fatturato della GDO in Italia a totale Omnichannel è aumentato nel mese di luglio del +8,8% rispetto allo scorso anno e ha registrato, secondo i dati di NIQ, un giro d’affari di 9,4 miliardi di €. Per quanto riguarda l’indice di inflazione teorica nel largo consumo confezionato a luglio scende ulteriormente all’11,3%, un valore inferiore rispetto a quello osservato a giugno (quando era pari al 12,7%). A contrasto dell’inflazione, nel mese trascorso gli italiani hanno ridotto il mix del carrello della spesa dell’1,2%; un comportamento di acquisto che ha avuto come effetto una variazione reale dei prezzi del 10,1%.

L’indagine di NielsenIQ evidenzia inoltre che, rispetto allo stesso periodo del 2022, tutti i canali distributivi mostrano un andamento positivo. In particolare, la crescita è guidata dai discount (+12,5%), seguiti da: specialisti drug (+10,8%), superstore (+10,4%), supermercati (+7,6%), liberi servizi (+6,8%) e, infine, iper>4.500mq (+5,5%). Prosegue il trend positivo per le vendite in promozione. Infatti, l’incidenza promozionale a luglio 2023, a totale Italia, è stata pari al 22,5%: un valore superiore di +0,5 pp rispetto allo stesso mese del 2022, ma in calo se confrontato con giugno 2023 (23,3%). Infine, in merito ai prodotti a marchio del distributore (MDD), a luglio la quota di MDD si attesta al 22,1% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi, mentre a totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – rimane al 31,5%, un valore pari a quello osservato nel mese di giugno 2023 ma superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 (30,3%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
I prodotti dedicati agli animali domestici (+14,8%) e il cibo confezionato (+12,8%) continuano il proprio trend di crescita anche a luglio, confermandosi come le categorie merceologiche con l’incremento a valore più significativo. Per quanto riguarda invece l’andamento a volume, il food confezionato rimane anche nel mese trascorso l’unica categoria con un andamento positivo (+1,6%), mentre tutte le altre manifestano un trend negativo, specialmente le bevande (-4,1%) e i prodotti per la cura della persona (-2,9%). In merito alla relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di luglio 2023 l’andamento a valore è positivo (+8,9% vs 2022), mentre a livello di volumi si conferma una contrazione (-1,2%), anche se meno consistente rispetto al mese di giugno.

Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. Come nel mese di giugno, anche a luglio 2023 i Discount ottengono la performance migliore (+13,5%), mentre i liberi servizi registrano l’incremento meno consistente (+6,7%). Per quanto riguarda le categorie merceologiche, frutta e verdura (+13,4%) è la più dinamica, seguita subito dopo da pane & pasticceria & pasta (+12,9%) e formaggi (+11,4%). La salumeria si conferma invece la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+2,5%). Infine, guidano la classifica top 10 di NIQ del mese di luglio 2023 le verdure a peso variabile (+22,1%), pane e panificati a peso imposto (+18%) e la frutta fresca a peso variabile (17,5%).

Mercato della tecnologia di consumo in contrazione, in Italia regge la telefonia

Nella prima metà dell’anno il mercato globale ha visto una contrazione del -6,3% a valore, con un fatturato di 390 miliardi di dollari. L’istituto di ricerche GfK prevede per l’intero 2023 una contrazione a valore del -3,4%, causata dalla saturazione del mercato e dal rallentamento della domanda. Nonostante questo, il valore del mercato è ancora superiore ai livelli pre-pandemici e offre opportunità di crescita in aree specifiche. Leggermente migliore la performance del mercato italiano, che chiude la prima parte del 2023 con un -4,9%. A livello globale, la domanda di prodotti T&D continua a rallentare: il mercato subisce gli effetti del contesto macro-economico – caratterizzato dall’incremento del costo della vita – dell’eccesso di scorte e della saturazione della domanda collegata alla crescita record degli scorsi anni.

Tutti i comparti della tecnologia di consumo hanno registrato un calo dei ricavi nella prima metà del 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, il settore IT e il piccolo clettrodomestico rimangono al di sopra dei livelli pre-pandemici. Nel dettaglio:

  • – Elettronica di consumo (TV, soundbar, ecc.): -12%
  • – Telefonia (smartphone, ecc.): -5%
  • – IT e Office (PC portatili, hardware, stampanti, ecc.): -12%
  • – Piccolo Elettrodomestico (friggitrici, mixer, ecc.): -1%
  • – Grande Elettrodomestico (condizionatori, forni, ecc.): -5%

“Le vendite sui canali tradizionali hanno recuperato terreno, mentre l’online si è stabilizzato dopo l’impennata registrata durante la stagione promozionale. Nella prima metà del 2023, il 35% delle vendite globali di Tecnologia di consumo è stato effettuato online, con un calo del -5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo leggero calo non interrompe il trend di lungo periodo verso l’omnicanalità, ma rende ancora più importante l’adozione di una strategia omnichannel” commenta Nevin Francis, esperto GfK.

In Italia, il mercato della tecnologia di consumo nella prima metà del 2023 segna un trend negativo a valore (-4,9%) e un fatturato generato di 7,3 miliardi di euro. Dopo la crescita degli ultimi anni, anche il mercato italiano sta rallentando, ma non in tutti i settori. Inoltre, se confrontiamo la performance totale con quella del primo semestre del 2019 il trend a valore continua a essere positivo (+12%). Analizzando l’andamento dei vari comparti emerge come la tendenza negativa sia legata principalmente dalla performance dell’Audio-Video, che registra un pesante -34% e dell’Information Technology, che vede le vendite a valore in calo del -8%. Per entrambi i settori, le cause di questo andamento sono ben note: l’Audio-Video aveva visto una forte crescita nel 2022 dovuta alla “coda” dello Switch-off, mentre l’Information Technology paga la forte domanda che c’era stata negli anni della pandemia per Smart Working e didattica a distanza.

La telefonia, il settore più importante per fatturato, registra un trend positivo (+3%) nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2023. Crescono anche i comparti del grande elettrodomestico e del piccolo elettrodomestico, che segnano rispettivamente un +6% e un +4% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le vendite online rimangono stabili intorno al 26% del fatturato sviluppato dal settore, ma solo la fine dell’anno ci dirà di quanto cresceranno a seguito dei grandi eventi promozionali che generalmente spingono gli acquisti in rete nel Q4.

L’aumento dei prezzi in tutti gli ambiti della vita sta intaccando le (già limitate) disponibilità di spesa dei consumatori. Secondo lo studio globale GfK Consumer Life, l’inflazione e i prezzi elevati sono tra le preoccupazioni principali per il 35% dei consumatori a livello internazionale. Questo è anche uno dei motivi principali dietro alla contrazione della domanda di prodotti Tech: in questo settore, i prezzi medi a livello globale sono aumentati notevolmente rispetto ai livelli pre-pandemici, con un più +29% a giugno 2023 rispetto a gennaio 2020 (misurati in dollari USA). Il rallentamento del mercato T&D varia comunque da regione a regione, a causa delle differenze nel potere d’acquisto e nei livelli di prezzo. Così, mentre l’Europa occidentale e i Paesi sviluppati dell’Asia hanno registrato una contrazione delle vendite a valore rispettivamente del -6% e del -11%, l’Europa orientale e il Medio Oriente hanno continuato a crescere nei primi sei mesi del 2023.

Il 2022 è stato contrassegnato da problematiche legate all’offerta, mentre quest’anno è contraddistinto dalla volatilità della domanda. Dal punto di vista della supply chain, i costi di spedizione sono già diminuiti di quasi l’80% rispetto all’anno scorso. Nonostante l’offerta sia di nuovo adeguata, il calo della domanda ha portato a una contrazione dei ricavi. Di conseguenza, brand e retailer devono puntare su trend a lungo termine in grado di attirare i consumatori. I prodotti che stanno continuano a crescere nonostante le difficoltà sono quelli che si caratterizzano per efficienza energetica e sostenibilità, maggiore praticità e flessibilità o caratteristiche premium a prezzi accessibili. Gli elettrodomestici smart, sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico non solo offrono al consumatore un risparmio, ma vengono percepiti come convenienti e di elevata qualità. Soprattutto in Europa, dove i prezzi dell’energia sono alle stelle, l’efficienza energetica è uno dei fattori di scelta più importanti per l’acquisto di grandi elettrodomestici. Le vendite a valore dei frigoriferi combinati con etichetta A, B e C, ad esempio, sono aumentate del +77% nella prima metà del 2023 e le lavastoviglie freestanding con le stesse etichette sono cresciute del +37%. Un altro esempio sono le friggitrici ad aria – che consumano meno energia e offrono una cottura più sana – cresciute del +54% nei primi sei mesi del 2023. Anche i prodotti che semplificano la vita dei consumatori hanno continuato a crescere, come i robot aspirapolvere con docking station (+23%).

Un altro trend di lungo periodo che ha sta influenzando positivamente il mercato globale nel 2023 – soprattutto nel settore IT – è il desiderio di flessibilità dei consumatori. A causa delle postazioni di lavoro più piccole e del fenomeno “workation” (lavorare dalle località di villeggiatura), le vendite di tastiere di piccole dimensioni sono cresciute del +11%, mentre i formati standard hanno registrato una contrazione del -10%, nella prima metà del 2023. Anche le tastiere e i mouse bluetooth sono sempre più popolari, con tassi di crescita rispettivamente del +15% e del +10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sebbene la domanda di prodotti premium non sia così forte come nel 2022, i modelli di fascia alta continuano a performare meglio della media del mercato, soprattutto nell’Elettronica di consumo. Ad esempio, nella prima metà del 2023 i televisori di fascia alta da oltre 75 pollici sono cresciuti del +5% a livello globale, mentre il mercato TV nel complesso è in calo del -15%.

Il costo della vita sempre più alto spinge i consumatori a valutare attentamente i loro acquisti e spesso il prezzo diventa un fattore decisivo anche quando l’acquisto è motivato da bisogni impellenti. Di conseguenza, il momento dell’acquisto è diventato ancora più strategico e le promozioni rivestono un’importanza sempre maggiore per incrementare i volumi di vendita. “Eventi promozionali come il Prime Day in Europa e il 6.18 in Cina hanno avuto un impatto positivo sulla crescita del mercato a valore nella prima metà del 2023. Anche se la crescita a volume non ha raggiunto i livelli degli anni precedenti, le settimane corrispondenti a questi eventi continuano a superare le performance della settimana media. Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, brand e retailer dovrebbero monitorare con attenzione le dinamiche di vendita, per ottimizzare i livelli di stock e identificare i segmenti e gli articoli da promuovere per massimizzare i profitti. Un approccio cauto ma ottimista alle promozioni può intercettare nuove opportunità per incrementare le vendite nonostante il contesto difficile” conclude Nevin Francis.

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