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Boom dei diffusori di fragranze, il mercato raggiungerà 4 miliardi di dollari entro il 2030

I diffusori di fragranze si stanno affermando come uno strumento conveniente ed efficace per sperimentare gli effetti positivi e i benefici terapeutici dei profumi all’interno di case, uffici, hotel, ospedali, banche, automobili e punti vendita con effetti diretti sullo sviluppo e la crescita del settore, come dimostrano i dati svelati da un recente rapporto di Grand View Research in base ai quali il mercato globale dei diffusori di fragranze per la casa e B2B raggiungerà, entro il 2030, i 4 miliardi di dollari di valore con un tasso di crescita annuale del +5,5%. Il Nord America (USA e Canada) è l’area con la quota di mercato maggiore con oltre il 35% nel 2022 ma è l’Asia Pacifico, che comprende nazioni quali Cina, India e Giappone, la zona con le migliori potenzialità di sviluppo con un tasso di crescita del 7% entro il 2030.

I diffusori di aromi rappresentano la quota di mercato maggiore grazie alla loro praticità, sicurezza e all’ampia scelta di fragranze. Inoltre offrono profumi di lunga durata, richiedono una manutenzione minima e sono anche degli attraenti oggetti di arredamento e design. Ma quali sono i driver principali alla base dello sviluppo del mercato dei diffusori d’ambiente per la casa? In primis sicuramente la capacità dei diversi profumi di migliorare l’umore, ridurre lo stress e aumentare le vendite, creando un’atmosfera rilassante e distensiva, riuscendo ad attrarre i consumatori che danno priorità al benessere e a trasformare un ambiente andando a stimolare quello che è il senso dell’olfatto e facendo percepire immediatamente una sensazione di lusso e stile, indipendentemente dalla fragranza utilizzata. Non va poi dimenticato l’impatto dell’innovazione che sta rivoluzionando il settore dei diffusori grazie allo sviluppo di dispositivi e prodotti intelligenti, smart e connessi che possono essere controllati anche a distanza via app e svolgono un ruolo cruciale nell’attrarre i clienti e nel mantenere il vantaggio sulla concorrenza.

La tecnologia sta rivoluzionando il settore dei diffusori di fragranze grazie a diffusori intelligenti, metodi di diffusione avanzati, personalizzazione del profumo, ecosistemi connessi e funzioni di sicurezza avanzate. I diffusori intelligenti possono essere controllati a distanza, mentre i metodi di diffusione avanzati assicurano una dispersione efficiente e coerente della fragranza. Le piattaforme di personalizzazione dei profumi consentono agli utenti di creare fragranze personalizzate, mentre gli ecosistemi connessi integrano i diffusori nei sistemi domestici intelligenti. Le caratteristiche di sicurezza migliorate garantiscono un funzionamento protetto.

La tecnologia spinge anche i consumatori ad una personalizzazione dei profumi, con la possibilità di creare delle fragranze ad hoc: “I consumatori sono alla ricerca di esperienze sensoriali personalizzate in grado di soddisfare quelle che sono le preferenze individuali, i gusti e lo stile di vita” dichiara Guido Sperzaga, CEO di Aroma 24/7 Italy, brand attivo nel settore delle fragranze per ambienti e sistemi di diffusione. “Una tendenza che spinge i grandi marchi attivi sul mercato a creare e offrire ad aziende, punti vendita e privati delle opzioni per la creazione di miscele di fragranze personalizzabili che abbiano la capacità di rendere il proprio ambiente unico e avvolgente, sin dal momento in cui si apre la porta d’ingresso. La diffusione di un profumo caratteristico genera un legame forte con i clienti e contribuisce a creare dei ricordi indimenticabili e delle ambientazioni sofisticate anche all’interno dei locali domestici che li fidelizzano ancora di più al brand”.

Vino italiano all’estero, i volumi restano piatti

Nel primo semestre di quest’anno sono tornate in linea di galleggiamento le vendite del vino italiano tra gli scaffali della grande distribuzione e retail nei top 3 mercati al mondo. Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato gli ultimi dati di Nielsen-IQ, le vendite tricolori in Usa, Germania e Uk chiudono il semestre con un risultato tendenziale piatto a volume (-0,2%) e con un lieve incremento a valore (+1,3%, a 2,2 miliardi di euro). La performance – rileva l’Osservatorio – è migliore rispetto al primo trimestre (-4% volume e -1% valore) ma ancora insufficiente per dare respiro alle imprese di un settore tuttora fortemente penalizzato da un surplus di costi che incide per circa il 10% sul prezzo medio.

Il totale dei volumi commercializzati di vini fermi e frizzanti segna un +0,7%, complici gli incrementi in Uk (+3,2%) e soprattutto in Germania (+4,2%), sostenuta dalla forte domanda di frizzanti “low cost” tricolori. In controtendenza i fermi negli Usa, che cedono il 7,4%. Gli spumanti accusano invece un decremento del 2,8%, con gli Usa positivi (+2%), controbilanciati in negativo da Regno Unito (-6%) e Germania (-3,8%).

“Occorre fare in modo che le difficoltà congiunturali non si trasformino in strutturali, in queste situazioni diventa fondamentale la presenza e la promozione di bandiera del brand enologico italiano. Per questo, tra settembre e dicembre di quest’anno Vinitaly attiverà una nuova campagna di internazionalizzazione attraverso 25 appuntamenti tra fiere, road show e incoming sulla prossima edizione veronese organizzati in 15 Paesi e 4 continenti” commenta Maurizio Danese, l’Ad di Veronafiere.

“Rispetto al primo trimestre riscontriamo una timida risalita, ancora però troppo debole se consideriamo le tensioni vissute dal settore. Lo scatto in avanti dei volumi commercializzati in Germania è dovuto al raffreddamento dei listini, che nell’ultimo trimestre anziché aumentare sono scesi in media del 4%, con una contrazione anche rispetto al primo semestre del 2022. Variazioni sul prezzo medio che riteniamo essere troppo deboli anche negli Usa e in Uk, rispettivamente del 4% e del 3%” aggiunge Paolo Castelletti, il Segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv).

Dei 2,2 miliardi di euro commercializzati, 960 milioni (-0,3% tendenziale, -4,4% i volumi) sono frutto di acquisti di vino made in Italy nella Gdo statunitense; oltre 840 milioni provengono dalla domanda Uk (+2,4%, con i volumi -0,5%) e 400 milioni dalla Germania (+2,9%, +3,7% i volumi). Il primato dei volumi spetta ai tedeschi (84 milioni di litri venduti su un totale di 231 milioni nei 3 Paesi) ma il prezzo medio allo scaffale di 4,7 euro al litro è 3 volte inferiore a quello degli Stati Uniti (14,3 euro) e meno della metà rispetto al dato Uk (10,5 euro). In generale, è piatta la crescita dei listini per i fermi/frizzanti (+0,3%) mentre per gli spumanti l’aumento è del 4,9%. Il Prosecco, principale denominazione italiana commercializzata nel mondo, segna un -2% nei volumi (bene negli Usa, ancora negativa in Uk anche se in fase di recupero) e un +3,2% nei valori, per un corrispettivo (675 milioni di euro) che incide per il 31% su tutto il vino made in Italy commercializzato sui canali dell’off trade dei 3 Paesi.

Largo consumo: inflazione in lieve calo a giugno ma le famiglie restano caute

Nella consueta indagine mensile “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NielsenIQ (NIQ) fotografa lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata nel nostro Paese e analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane. Stando ai dati, nel mese di giugno il fatturato della Grande Distribuzione Organizzata in Italia a totale Omnichannel è cresciuto del +8,7% rispetto alla performance dello scorso anno, registrando un giro d’affari pari a 9.2 miliardi di €.

L’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC) – ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria – registra un ulteriore calo rispetto al valore di maggio, fermandosi al 12,7%. Le scelte di acquisto dei consumatori per contrastare gli effetti dell’inflazione si traducono, a giugno, in una riduzione del 1,2% del mix del carrello della spesa, portando la variazione reale dei prezzi al 11,5%. L’indagine di NielsenIQ evidenzia che tutti i canali distributivi registrano un trend positivo rispetto allo stesso periodo del 2022. In particolare, guidano la crescita gli specialisti drug (+12,2%), seguiti da discount (+11,1%), superstore (+10,9%), supermercati (+7,5%) e infine da liberi servizi e iper>4.500mq (+6,1%).

Per quanto riguarda l’incidenza promozionale, si interrompe il trend negativo dei mesi precedenti. Stando ai dati di NielsenIQ (NIQ), infatti, la percentuale di vendite in promozione a totale Italia nel mese di giugno 2023 è pari al 23,3%, in lieve crescita rispetto al mese di maggio 2023 (23,2%, +0,1 pp) e soprattutto se confrontato con lo stesso periodo del 2022 (23%, +0,3 pp). Infine, a giugno la quota di prodotti a marchio del distributore (MDD) si attesta al 22,2% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi mentre a Totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – sale al 31,5% (vs 30,8% dello stesso periodo del 2022). Un valore inferiore rispetto al mese di maggio 2023, quando la marca del distributore aveva raggiunto quota 31,9%.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Non si ferma nemmeno a giugno 2023 la crescita dei prodotti dedicati agli animali domestici (+15,7%) e del cibo confezionato (+14,4%), categorie merceologiche che già da molti mesi mostrano l’incremento a valore più significativo. Per quanto riguarda invece l’andamento a volume, il food confezionato rimane ancora l’unica categoria con un andamento positivo (+1,8%), mentre in tutte le altre si osserva un trend negativo, specialmente nelle bevande (-8,7%) e nel freddo (-7,3%).

In merito alla relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di giugno 2023 l’andamento a valore è positivo (+9,2% vs 2022), mentre si conferma la contrazione dei volumi (-2,3%) anche se meno consistente rispetto al mese di maggio.

Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i format distributivi: la performance migliore è quella dei discount (+12,1%), mentre i liberi servizi registrano l’incremento meno consistente (+6,6%). A livello di categoria, le più dinamiche sono pane & pasticceria & pasta (+14,1%), formaggi (+12,7%) e frutta e verdura (+9,5%), mentre la salumeria è quella in cui si osserva il trend di crescita più basso (+2,4%). Infine zucchero (46%), passate (37,5%) e surgelati vegetali – patate (36,3%) sono i prodotti grocery che guidano la classifica top10 del mese di giugno 2023.

Tutti pazzi per le patatine fritte ma per Deliveroo l’Italia batte tutti

In occasione del World Fries Day che si celebra oggi, 13 luglio, Deliveroo ha raccolto tendenze, abitudini e preferenze sulle patatine fritte nel mondo. A sorpresa, è l’Italia a far registrare la maggiore incidenza degli ordini di patatine fritte sul volume totale degli ordini. Seguono il Regno Unito, l’Irlanda, il Belgio e la Francia.

Regno Unito
Nel Regno Unito sono Bournemouth, Southampton, Sheffield, Milton Keynes e Liverpool le prime cinque città con il maggior numero di ordini di patatine, rispetto al volume totale degli ordini. Per quanto riguarda le diverse tipologie, le varianti più amate dai consumatori britannici sono le patatine tradizionali, seguite dalle patate ​dolci, le patate a tripla cottura o la cialda di patate cotta al forno. Le salse più gettonate sono il tradizionale ketchup, seguito dalla maionese all’aglio, la maionese classica, la salsa al peperoncino e la salsa ​ al gusto hamburger. Infine, tra le combinazioni preferite, al primo pollo fritto e patatine, seguono hamburger e patatine, kebab e patatine, burrito e patatine e, a sopresa, solo al quinto posto il classico “fish and chips”.

Irlanda
In Irlanda la top 5 delle città con più ordini di patatine, rispetto al volume totale degli ordini vede sul podio: Drogheda, Waterford e Carlow seguite da Dundalk e Naas. Tra le tipologie più consumate, le patatine fritte classiche sono al primo posto, seguite da quelle piccanti e dalle patate dolci. Invece, nella classifica della combo con patatine preferita dal popolo irlandese figura, al primo posto, il pollo fritto. A seguire, patatine e hamburger, patatine accompagnate dal sacchetto di spezie, quelle con burrito e, infine, patatine e kebab. Per le salse, invece, è la maionese all’aglio ad avere la meglio, seguita dalla maionese al piri piri, dalla salsa al peperoncino, dalla salsa al curry e la salsa barbeque.

Francia
Le prime cinque città francesi con più ordini di patatine, rispetto al volume totale degli ordini, sono Troyes, Amiens, Caen, Le Havre e Reims. Le tipologie più ordinate sono le patatine fritte fatte in casa, patatine dolci e patatine in cialda, meglio se accompagnate da hamburger e pollo fritto. Per le salse, i francesi prediligono ketchup, maionese, salsa barbecue, maionese piccante e salsa andalusa.

Italia
Teramo, Catanzaro, Messina, Potenza e Agrigento sono le città italiane con più ordini di patatine, rispetto al volume totale degli ordini. Nella combo perfetta vince, senza dubbio, la pizza, seguita da hamburger, toast, kebab e pollo fritto. Mentre la salsa preferita, oltre alle classiche ketchup e maionese, è quella a base di formaggio fuso e pancetta. Tra le diverse tipologie, le patatine classiche sono di gran lunga le più ordinate.

Belgio
Sint Truiden, Tournai, Genk, Aalst e Turnhout sono nella top 5 delle città belghe con più ordini di patatine, rispetto al volume totale degli ordini. Per le salse i belgi amano maggiormente maionese e ketchup, ma anche maionese al tartufo, salsa barbecue e maionese al chili. Le patatine più vendute sono le classiche belghe, meglio se accompagnate con hamburger e pollo fritto.

Hong Kong e Singapore
Ad Hong Kong si prediligono le patatine fritte condite con una salsa honey BBQ, le patatine fritte crisscut e le patatine fritte belghe. Le combo preferite sono quelle con hamburger, costolette e hamburger di riso. Tra le salse predilette, il tradizionale ketchup, ma anche la salsa al formaggio. A Singapore vanno per la maggiore le patatine al formaggio, le patatine alle alghe, le patatine di mais, le patatine al kimchi e quelle dolci. La salsa preferita è il ketchup, seguitano dalla salsa al peperoncino, dalla ​ salsa tartara, la salsa barbeque BBQ e la salsa al formaggio. Due sono le combo scelte con maggiore frequenza: hamburger e patatine e il pollo fritto e patatine.

EAU, Kuwait e Qatar
In Qatar è la capitale Doha la città che ne consuma di più. Le patatine fritte classiche, quelle al formaggio e al gusto peri-peri sono le tipologie preferite, meglio se servite con hamburger e pappa di riso. Tra le salse, la sriracha, la maionese all’aglio, la barbecue e il ketchup quelle più utilizzate. In Kuwait la combo perfetta è quella con nuggets, hamburger di pollo e ​ hamburger di formaggio. Le salse più amate sono barbecue, quella al peperoncino dolce e il ketchup. Infine nella top 5 delle città degli Emirati Arabi con più ordini ci sono Dubai, Abu Dhabi, Sharjah, Ajman e Ras Al Khaimah. Tra i piatti preferiti da accompagnare con le patatine figurano ​ i nuggets, seguiti dai cheeseburger e il fried chicken burger, mentre per le salse più amate sono il ketchup, la maionese, maionese all’aglio, salsa di senape al miele e salsa al curry.

Gelati, vendite in crescita nella Gdo con multipack e vaschette

Secondo i dati raccolti dall’IGI – Istituto del Gelato Italiano – nel periodo gennaio-dicembre 2022 le vendite di gelato industriale nel nostro Paese si sono attestate oltre i 3,8 miliardi di porzioni con un rialzo del 4,7% sullo stesso periodo del 2021. Spacchettando il dato aggregato fornito dall’IGI, emergono la forte ripresa dei volumi di vendita nell’Out of Home, dove si registra un aumento del +20% e un discreto incremento anche del canale Retail +3%. Per i consumi fuori casa si tratta di una conferma del trend iniziato nel 2021 dopo la brusca contrazione avvenuta nel 2020 a seguito delle restrizioni alla socialità e alle attività del settore Horeca imposte con il lockdown nazionale e le successive misure di contenimento della pandemia. Stabili e con un lieve rialzo anche le vendite nella GDO che confermano la costanza di acquisto nel canale.

Le dinamiche di mercato del gelato confezionato sono ancora più chiare analizzando nel dettaglio l’andamento di alcune tipologie chiave. Nell’Out of Home hanno fatto la parte del leone lo sfuso (+37,4%), le specialità da tavola in confezione singola (+28,5%) e gelati da passeggio in confezioni singole (11,3%). Nel canale Retail si conferma l’andamento positivo del segmento trainate dei multipack (+4,1%), la buona ripresa di vaschette e secchielli (+1,6%).

I numeri del gelato confezionato in Italia
A completare il quadro positivo per l’anno 2022 i dati di produzione a livello nazionale si attestano sulle 177.560 t. per un valore di 1.867 milioni di euro, con un +10,3% rispetto all’anno precedente, per un consumo pro-capite 2,18 kg. Ottimo anche l’export che registra un volume di 89.906 t. per un valore di 357 milioni di euro con una crescita del 14,6% rispetto al 2021. I dati sull’export testimoniamo il grande successo dei gelati italiani e confermano che l’Italia è in Europa e nel Mondo l’unico Paese considerato “Patria del Gelato”.

“Siamo soddisfatti che i dati confermino l’andamento positivo del comparto, ci auguriamo che l’andamento positivo prosegua e si consolidi anche per il 2023, andando a completare il recupero dei volumi di vendita pre-Covid” dichiara Michelangelo Giampietro, Presidente IGI, medico dello sport e specialista in Scienza dell’Alimentazione. “Non sottovalutiamo, ovviamente, le incognite legate all’andamento dell’economia nazionale ma confidiamo che gli eventuali fattori di instabilità saranno gestiti e superati senza discostarci dai binari di una ripresa duratura”.

Boom dei cibi healthy, italiani innamorati degli ingredienti salutari

Quasi un prodotto su sei venduto in supermercati e ipermercati italiani mostra in etichetta la presenza di un ingrediente healthy e il panorama di questi “superfood” continua ad allargarsi anche grazie all’impatto delle mode alimentari del momento. A rilevare la tendenza è la nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, studio semestrale che monitora i fenomeni di consumo nella GDO incrociando le informazioni sulle etichette dei prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi e i dati di NielsenIQ di venduto e consumo.

L’Osservatorio Immagino ha individuato oltre 13 mila prodotti sulle cui confezioni è segnalata la presenza di almeno uno dei 36 ingredienti healthy rilevati, suddivisi tra superfruit, spezie, semi, cereali speciali/farine, superfood, dolcificanti e traditional (come pistacchio e nocciola). Complessivamente quest’ampio paniere di prodotti speciali ha generato oltre 4 miliardi di euro di vendite, in aumento di +7,8% rispetto al 2021. Tra gli ingredienti benefici il principale per giro d’affari è cacao (3,2% di quota sulle vendite in valore), le cui vendite sono aumentate in un anno di +10,2%, seguito da nocciola (2,0%) e limone (1,7%). A mettere a segno i maggiori tassi di crescita annui a valore sono stati la spirulina (+30,3%) e l’avocado (+29,4%), che proseguono il trend espansivo degli ultimi anni. Si conferma, inoltre, il boom del caramello, che in 12 mesi ha accelerato la crescita di +29,7% del giro d’affari in supermercati e ipermercati.

La tredicesima edizione dell’Osservatorio Immagino ha introdotto anche l’analisi dei trend di vendita a volume. Ne emerge che, a fronte di una generale contrazione delle quantità di prodotti messi nel carrello della spesa, alcuni ingredienti benefici sono comunque riusciti a registrare volumi in aumento: è il caso di spirulina (+14,1%), avocado (+13,2%), semi di lino (+8,1%) e stevia (+7,5%).

M&A in calo a livello mondiale ma non in Italia dove cresce nel retail e fashion

Il primo semestre del 2023 ha segnato un’ulteriore flessione nell’attività M&A (acquisizioni e fusioni) nel consumer markets raggiungendo un minimo storico dall’inizio del periodo pandemico, sulla scia della pressione inflattiva e dei relativi impatti sulla propensione al consumo. Il calo ha colpito principalmente le operazioni annunciate da investitori finanziari (-22% a volumi) e quelle di grandi dimensioni (-41% a valore). I segmenti di mercato maggiormente impattati sono household & personal products (-36%), la cui contrazione è legata al rinvio di decisioni di spesa discrezionale spesso finanziate con il ricorso al credito al consumo, ed e-Commerce (-57%), che aveva beneficiato di un’ondata di attività M&A nel periodo post Covid.

Il mercato M&A nel consumer markets in Italia
In controtendenza con lo scenario mondiale, in Italia l’attività M&A nel consumer markets registra un aumento del 37% a volume, sostenuto in egual misura da investitori strategici e finanziari, confermando il trend di crescita a doppia cifra avviato nel 2018 e arrestatosi solo nel 2020. A livello di volumi, il segmento più ricco di operazioni è stato il food & beverage con 48 deal annunciati (tra cui Red Circle / Poke House, CDP / Granarolo), seguito da specialty retail (31 operazioni, tra cui HIG / Pinalli, Verteq / Epilate) e fashion (28 operazioni, tra cui San Quirico / Minerva Hub, Permira / Gruppo Florence, NB Reinassance & Style Capital / U-Power).

“A livello globale si prospetta un anno complesso per le operazioni di M&A, e, anche se le aspettative per il secondo semestre sono più positive, l’attività rimarrà significativamente più contenuta a causa delle difficoltà di finanziamento delle operazioni di maggiore dimensione e della cautela da parte degli investitori finanziari, soprattutto su segmenti considerati maturi commenta Emanuela Pettenò, Partner PwC Italia, Consumer Markets & Markets Deals Leader. “Lo scenario italiano è complessivamente più favorevole, grazie anche alla dimensione media inferiore delle aziende target, del tessuto industriale più frammentato idoneo per progetti di buy-and-build, di fondi specializzati su questa dimensione di investimenti, più facilmente finanziabile, con potenziali rinvii delle operazioni di M&A di taglio superiore”.

Il comportamento dei consumatori e i driver di crescita
Gli esperti PwC stimano comunque un rallentamento o anche il rinvio di alcuni processi, in attesa di riequilibrare il gap bid/ask tra acquirente e venditore. Nel settore retail e in alcuni segmenti del comparto leisure, si prevede anche un aumento delle operazioni di ristrutturazione e di distressed M&A con controparti industriali “liquide” o fondi specializzati. Dagli investitori strategici è atteso un contributo significativo alle attività di M&A, come strumento per accelerare la trasformazione e il riposizionamento dei propri business. In quest’ottica, si prospetta un crescente interesse per gli investimenti di natura tecnologica, inclusi D2C tramite modelli omni-channel e Intelligenza Artificiale Generativa, per incrementare la share di spesa nel portafoglio dei propri consumatori, oltre che per identificare nuovi potenziali clienti e trasformarli in consumatori.

I retailer e i brand con un significativo peso del canale online alimenteranno la domanda di tecnologia per ottimizzare ed elevare la customer experience, sia nella fase decisionale che nel momento di acquisto e nella fase di last-mile delivery, da soddisfare anche tramite potenziali investimenti (integrazione verticale). L’analisi PwC’s Global Consumer Insights Pulse Survey condotta a giugno ’23 evidenzia che il 50% dei consumatori a livello mondiale prevede di incrementare gli acquisti online nei prossimi 6 mesi in tutti i comparti del retail, inclusi beni di lusso e viaggi/turismo. Un altro driver delle operazioni di investimento degli industriali sarà il crescente focus sugli aspetti di sostenibilità. Malgrado le pressioni inflattive abbiano eroso la spesa discrezionale dei consumatori, la ricerca PwC’s June 2023 Global Consumer Insights Pulse Survey evidenzia come l’80’% degli intervistati sia disposto a pagare un sovrapprezzo del 5% per prodotti sostenibili. Pertanto, secondo gli esperti PwC tutti gli aspetti di natura ESG rappresenteranno un elemento di valutazione di importanza crescente e le attività di revisione e rifocalizzazione sul core business delle aziende target si concentreranno sulle dismissioni di asset non strategici e in potenziale contrasto con questi valori.

M&A nel Consumer Markets: quali i segmenti più caldi?

  • Ingredienti ad uso alimentare, agribusiness, nutraceutica, prodotti per animali.
  • Health e Wellbeing nel senso più ampio del termine: cliniche estetiche, centri medici, catene dentistiche, veterinarie, rivenditori di prodotti cosmetici / farmaceutici / per animali. Oltre ad attività di M&A tradizionale, la crescita tramite greenfield e acquisizioni richiederà investimenti da finanziare.
  • Retailer di casalinghi, fashion, elettronica di consumo saranno invece oggetto di operazioni di ristrutturazione per effetto di un calo di volumi correlato alla riduzione degli acquisti discrezionali su beni non essenziali e del crescente investimento dei brand sul DTC.
  • Servizi al consumatore (servizi domestici, consegna a domicilio)
  • Viaggi e turismo

Massimo storico nel consumo di surgelati nel 2022, il fatturato arriva a 5,3 miliardi di euro

La strategia legata alla razionalizzazione della spesa alimentare messa in atto dagli italiani nell’ultimo anno per far fronte all’inflazione ha premiato il comparto dei prodotti surgelati, che ha registrato così un nuovo massimo storico: nel 2022, i consumi hanno sfiorato il milione di tonnellate, raggiungendo quota 990.713, crescendo a volume del +1,2%, in controtendenza rispetto all’alimentare in generale (-4,4%). Il consumo pro capite ha registrato un nuovo record, con 16,8 kg di media di surgelati consumati a persona, contro i 16,6 del 2021. Determinante nella crescita il fuori casa che ha segnato un +17,1%, tornando protagonista dei consumi nel comparto frozen. A crescere è anche il fatturato del comparto surgelati (+9%), arrivato a 5,3 miliardi di euro.

“In uno scenario alimentare caratterizzato da non poche criticità, gli alimenti surgelati si confermano parte integrante delle scelte alimentari degli italiani”, afferma Giorgio Donegani, Presidente dell’Istituto Italiano Alimenti Surgelati. “Dopo il biennio pandemico e dei lockdown (2020-2021), che aveva portato a un boom dei consumi domestici di surgelati (+14% nel 2021 rispetto al 2019) e a un calo del fuori casa (-24% nello stesso periodo), il post-pandemia mostra un sostanziale riequilibrio dei pesi tra consumi domestici e fuori-casa di surgelati”.

Surgelati, valore di mercato a quota 5,3 miliardi di euro
Il 2022 sarà ricordato come l’anno della ripresa dei consumi del fuori casa di alimenti surgelati (+17,1% a volume), arrivati a quota 281.000 tonnellate. Un dato che compensa ampiamente la leggera diminuzione del retail (-2,5%, con 626.947 tonnellate) e quelle percentualmente più significative del door to door (-14,4%, con 72.766 tonnellate) e dell’e-commerce ( -9,1%, con 10.000 tonnellate). Il risultato finale è un saldo complessivo delle vendite a volume degli alimenti surgelati pari al +1,2%, in controtendenza rispetto all’andamento dei consumi alimentari in generale (-4,4%). “Nel 2022, in Italia, i consumi alimentari in generale sono diminuiti e ad essere più penalizzate sono state le famiglie più giovani e con figli piccoli, che hanno ridotto la spesa alimentare domestica del -3,6%”, ricorda Donegani.

Trend consumi: in cima alle preferenze degli italiani si confermano vegetali, ittici e patate
A confermare la propria leadership per volumi consumati nel retail, pur con una lieve diminuzione rispetto al 2021 (-1,2%), sono i vegetali, con oltre 208.000 tonnellate. Vegetali naturali (58.350 tonnellate / + 1,6%), piselli (49.400), zuppe e minestroni (48.700) e spinaci (32.700) risultano le merceologie più consumate. Apprezzati per la capacità di soddisfare la richiesta di benessere e di elevati contenuti nutrizionali, che da sempre accompagna il segmento. Da sottolineare le performance positive delle verdure miste (+3,7%), che hanno superato la soglia delle 10.000 tonnellate.

I prodotti ittici hanno sfiorato le 94.000 tonnellate consumate, tra preparato panato (quasi 34.000 tonnellate) e pesce naturale (60.000), con una diminuzione del -7,8% rispetto alle oltre 102.000 tonnellate del 2021. In termini percentuali, il calo – in linea con l’andamento delle vendite a volume del pesce fresco – ha riguardato soprattutto i preparati panati (-8,5%), i filetti e i crostacei (-8,2%); in controtendenza, invece, l’andamento del pesce misto (+1%) e di quello intero (+3,7%).

Amate per il gusto e per la praticità di preparazione, le patate surgelate si confermano sul podio delle preferenze degli italiani, totalizzando nel 2022 consumi per oltre 99.000 tonnellate, in linea con il 2021. Da segnalare, all’interno del segmento, la performance positiva (+3,6%) dei formati diversi dallo stick, che rimane comunque il prodotto più venduto (89.000 tonnellate). I consumi di pizze surgelate hanno superato le 66.000 tonnellate, con una diminuzione del -7% rispetto al 2021 e un trend analogo per i vari formati: pizze rotonde ( 47.400 tonnellate), XL ( 9.000 tonnellate), small (4.600 tonnellate.).

Con quasi 65.000 tonnellate, i piatti pronti hanno registrato nel 2022 una sostanziale stabilità, registrando un risultato coerente con l’anno precedente. I risultati più lusinghieri sono stati ottenuti dai primi piatti (+2,5%) e dai contorni ricettati (+3,3%). In un anno di crescente attenzione ai prezzi e al carovita, i piatti pronti hanno continuato ad essere premiati dal consumatore per la loro straordinaria componente di servizio, unita alla capacità di coniugarsi al meglio con la migliore tradizione gastronomica italiana e mediterranea. Analogo il discorso – e il successo – relativo ai vegetali preparati surgelati, che hanno aumentato i consumi del +3,4% rispetto al 2021, superando le 21.000 tonnellate. Performance positive anche per le specialità salate, che hanno totalizzato una crescita del +2%, superando le 29.000 tonnellate. A testimonianza del consolidarsi fra gli italiani, anche con la fine della pandemia, della pratica dell’aperitivo “fatto in casa”, che aveva connotato i periodi del lockdown.

Dossier sulla convenienza, sacrificati i formati maxi per spese più frequenti

La tredicesima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy si completa attraverso un dossier di approfondimento legato al tema della convenienza e alla sua comunicazione sulle etichette dei prodotti di largo consumo.

Male la fascia bassa, meglio quella alta
L’Osservatorio Immagino ha suddiviso l’assortimento grocery rilevato in tre fasce di prezzo, monitorandone l’andamento. Risultato: a subire il minore impatto sulla riduzione dei consumi sono i prodotti a fascia alta (quelli con prezzi fino a +31% sul prezzo medio), che rappresentano il 30,3% delle vendite a valore del largo consumo e che in un anno hanno visto calare le vendite in volume di -5,1% contro il -5,8% della media. È stata, invece, la fascia più bassa – ossia quella con prezzi inferiori almeno del 15% rispetto alla media e che contribuisce per il 26,2% al giro d’affari del grocery – a subire la maggior riduzione dei volumi (-6,1%). Quanto alla fascia media (86-130% di indice di prezzo, quota a valore del 43,5% sul mondo grocery) ha perso il -6,0% dei volumi e aumentato di +5,5% il giro d’affari.

Soffrono i maxi formati
Gli italiani hanno cercato di far fronte all’aumento dei prezzi facendo spese più frequenti, ma riducendo le cifre pagate in cassa. Una riduzione ottenuta grazie alla razionalizzazione dei consumi e alla riduzione degli sprechi, che si è tradotta nella diminuzione del numero dei pezzi acquistati per ogni scontrino in supermercati e ipermercati. Quest’approccio ha coinvolto anche i formati convenienza perché, pur avendo un migliore prezzo euro/kg-litro, hanno comunque una battuta di cassa più elevata, e si è visto soprattutto nel cura casa, nel cura persona e nel fresco, dove queste confezioni maxi hanno un peso maggiore sulle vendite. I cali maggiori dei volumi hanno riguardato le fasce di prezzo bassa (-15,4%) e media (-10,8%), mostrando che la parte più debole della popolazione non ha altra scelta che comprare di meno.

Il paniere salutista regge meglio di quello italiano
Tra i fenomeni di consumo monitorati dall’Osservatorio Immagino sono quelli legati al salutismo che si sono mostrati più resistenti alla contrazione dei consumi, ma solo per alcuni claim indicati in etichetta. Limitandosi ai mondi free from, rich-in e intolleranze, hanno aumentato le vendite sia a valore che a volume principalmente tre indicazioni: “pochi zuccheri” (+17,6% a valore, +4,1% a volume), “proteine” (+15,0% a valore, +0,1% a volume) e “senza lattosio” (+12,1% a valore, +2,1% a volume). Nel caso degli zuccheri i consumatori hanno assorbito integralmente gli aumenti: infatti tutte le fasce di prezzo hanno registrato crescite a valore e a volume. Per i prodotti con apporto in proteine e/o assenza di lattosio si è registrata anche una migrazione dalla fascia alta a quella medio-bassa.

Diversi i comportamenti dei consumatori nei confronti del paniere dei prodotti che richiamano l’italianità in etichetta. Tutti i nove tra claim, bollini e indicazioni geografiche europee rilevati dall’Osservatorio Immagino hanno subìto una riduzione dei volumi venduti a fronte dell’aumento dei prezzi. Il claim che ha retto meglio è “filiera”, con un calo contenuto dei volumi (-0,7%) nonostante un significativo aumento di prezzo (+12,1%). L’escalation dei prodotti di filiera si contrappone alla contrazione del mondo del biologico, che arretra sia a valore che a volume (rispettivamente -2,3% e -9,4%).

La convenienza in etichetta non decolla
Il 5,0% delle quasi 133 mila referenze di largo consumo rilevate dall’Osservatorio Immagino segnalano in etichetta almeno un’indicazione che ne sottolinea i vantaggi in termini di risparmio o, comunque, di rapporto qualità/prezzo. Si tratta di 6.696 prodotti che nel 2022 hanno generato il 6,7% del giro d’affari complessivo realizzato dal grocery in supermercati e ipermercati. Rispetto all’anno precedente, entrambi gli indicatori di penetrazione sono rimasti relativamente stabili, mentre il giro d’affari è salito di +2,3% e i volumi sono diminuiti di -11,4%. Mappando la distribuzione per fascia di prezzo dei prodotti che sottolineano in etichetta la loro convenienza emerge una forte concentrazione in particolare nella parte bassa del mercato, dove incide per il 37,2% sul giro d’affari, ben nove punti percentuali più che sul totale grocery. Anche nella fascia media l’incidenza (44,3%) è superiore alla media del grocery, ma di poco (0,8 punti percentuali).

Sempre rispetto alla media del grocery, tra i reparti questi prodotti risultano sovrallocati nel cura persona (16,1% del giro d’affari), nel cura casa (13,9%) e nel fresco (7,2%), mentre tra i comparti sono più diffusi nei prodotti per la prima infanzia (61,4%), nelle conserve animali (31,5%), nei detergenti per bucato (24,7%) e in quelli per stoviglie (23,7%) e nei prodotti per rasatura/depilazione (22,9%).

Italiani innamorati del made in Italy, lo conferma l’analisi di DoveConviene

Nelle intenzioni di acquisto degli italiani dominano i brand made in Italy: tutti i marchi nella top 10 dei brand più cercati in offerta in Italia sono del territorio. Il dato emerge da un’analisi di DoveConviene basata sulle ricerche di prodotti in promozione nel settore alimentare effettuate sull’app nei primi mesi del 2023. La medaglia d’oro va a Barilla, che in tutte le regioni italiane risulta infatti il brand più cercato. Seguono con la medaglia d’argento Nutella e col bronzo Granarolo.

1. Pasta Barilla
2. Mutti
3. Gocciole
4. Pasta De Cecco
5. Mulino Bianco
6. Nescafé Dolce Gusto
7. Zymil
8. Nutella
9. Caffè Kimbo
10. Findus

Focus su prodotti e caratteristiche regionali

Pasta – Oltre a Barilla e De Cecco, a livello regionale sono presenti nella top 10 altri brand di pasta come Rummo, Divella, Garofalo, Buitoni e Voiello.

Dolci – Quando si parla di dolci, si notano alcune rilevanti differenze territoriali: Muller è presente in Friuli-Venezia Giulia e Piemonte, Kellogg’s in Liguria, Piemonte e Toscana, Nesquik in Molise e Puglia, Oro Saiwa in Sardegna e Pan di stelle in Puglia.

Caffè – Oltre a Kimbo e Nestcafé Dolce Gusto, troviamo altri brand di caffè in alcune regioni: Vergano in Piemonte e Splendid Caffè in Umbria.

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