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Retail, ecco i cinque trend più importanti per il 2023

Il mercato del lavoro italiano sembra essersi ripreso dal biennio pandemico ma la situazione risulta essere ancora piuttosto fragile e discontinua. In diversi settori insistono ancora gap come quello tecnologico che rallentano il progresso infrastrutturale delle aziende, e al tempo stesso le aspettative dei consumatori in termini di convenienza e innovazione sono più elevate che mai. I retailer devono trovare quindi un modo per soddisfare nuove esigenze dei consumatori in un momento storico in cui la digital transformation è in ritardo.

Innumerevoli aziende stanno cercando sia di accrescere che di mantenere la loro forza lavoro, e sta diventando cruciale determinare come responsabilizzare e come far lavorare meglio i dipendenti attuali e rendere i processi più semplici ed efficienti. Secondo Maurizio Costa, Key Account Manager Retail di Scandit Italia, per avere successo nel 2023 i retailer devono riconoscere e adattarsi ai trend più attuali, tra cui:

1. Investimenti tecnologici oculati
Sebbene i retailer abbiano appena concluso la stagione degli acquisti natalizi, la situazione economica globale e l’impatto della guerra russo-ucraina sulla supply chain mondiale hanno già influenzato in modo significativo gli investimenti aziendali e le decisioni di spesa dei consumatori nel settore, e continueranno a farlo nel 2023. Di conseguenza, qualsiasi investimento tecnologico è sottoposto a un controllo ferreo e deve dare ottimi risultati per avere una possibilità di essere commissionato: un elevato ROI è un dato di fatto.

2. Strategie omnichannel vitali per il customer engagement
Gli acquisti omnichannel sono aumentati dopo la pandemia, e nel 2023 i consumatori continueranno ad acquistare sia attraverso l’e-commerce che lo store fisico. L’e-commerce ha beneficiato della pandemia, e le vendite online in Italia sono in continuo aumento. Però, è da notare come i consumatori abbiano riscoperto lo shopping di persona. Allo stesso tempo, essi non vogliono rinunciare alla comodità dell’online alla quale si sono abituati facendo shopping durante la pandemia.

Per supportare e trovare un equilibrio tra i due bisogni e quindi aumentare la redditività, nel 2023 i retailer dovranno rivedere e migliorare alcuni aspetti come la gestione dello stock e il miglioramento del servizio al cliente e la sua esperienza in negozio. Alcuni brand stanno ottimizzando le operazioni e potenziando i propri dipendenti con soluzioni di smart data capture, che consentono ai lavoratori di ottenere informazioni sui prodotti, controllare la disponibilità in stock e molto altro, in tempo reale direttamente da un dispositivo smart.

3. Nuove forme di retail
Oltre allo shopping ibrido, i consumatori continueranno a esplorare nuovi modi di fare acquisti. Dagli experience store, al self-scanning fino alle local delivery, passando per i supermercati senza casse. La consegna a domicilio in giornata, in particolare, sta fiorendo e non scomparirà tanto presto. Qualunque sia l’esperienza richiesta, i retailer che vogliono affermarsi devono innovare per poter stare al passo coi tempi.

4. Esigenze generazionali
La Gen Z è tra le generazioni che più richiede insight sui prodotti all’interno di uno store. Dalle informazioni sulla sostenibilità del brand, come le emissioni e la non-fast fashion, fino all’origine dei prodotti e ai valori nutrizionali, passando dall’intero background di un brand, questi consumatori vogliono trasparenza in ciò che acquistano. E i retailer devono essere pronti a fornire queste informazioni in una modalità fruibile ed ingaggiante contribuendo a migliorare la customer experience anche in negozio.

5. Verifica dei documenti d’identità
Dopo gli USA da dove è partita come esigenza, in diverse nazioni in Europa quest’anno potremo assistere a un aumento delle verifiche dei documenti d’identità al momento della consegna di un prodotto acquistato online, dato che vengono venduti sempre più prodotti soggetti ai limiti di età. Ad esempio, le vendite di alcolici hanno registrato un’impennata negli ultimi anni, sia in-store che online, con il mercato italiano delle bevande alcoliche che nel 2021 valeva già oltre 24 miliardi di euro.

Il boom dell’e-commerce comporta un rischio per aziende, dipendenti degli store e i corrieri dell’ultimo miglio, i quali possono essere soggetti a gravi sanzioni qualora dovessero vendere o consegnare prodotti soggetti a limiti di età, a dei minorenni. I retailer che otterranno un vantaggio competitivo saranno quelli che adotteranno tecnologie e soluzioni come la smart data capture, che alleggeriscono il carico di lavoro dei dipendenti e permettono al personale di svolgere al meglio diverse task. Allo stesso tempo, i retailer possono godere di dati importanti da sfruttare per le strategie di vendite sia in-store che in modalità omnichannel. In questo modo, le aziende offriranno ai dipendenti dei punti vendita più tempo e risorse da dedicare ad attività necessarie e a valore aggiunto come il customer service e il retail esperienziale.

I social influenzano sempre di più le scelte d’acquisto del cibo

Dopo il periodo della pandemia, i contenuti alimentari sui social media hanno rafforzato la loro influenza sulla popolazione orientando le scelte d’acquisto, in modo particolare della generazione Z. Le ricerche sul fenomeno hanno evidenziato come l’82% degli zoomers abbia infatti interagito con i post dedicati al food anche dopo il 2020, mentre il 70% si è lasciato ispirare per provare un nuovo snack; il 47% ha seguito i trend promossi sui social e il 45% si è incuriosito al cibo sensoriale.
 
Solo in Italia, nel 2020 si sono registrati oltre 1,59 milioni di post a tema food (+ 57.4 % rispetto al 2019): un fenomeno certamente indotto dalla permanenza forzata in casa, ma che vede tutt’oggi un importante cambiamento nel comportamento alimentare della popolazione, dato che il 54% degli italiani segue i food influencer per ricevere consigli culinari. Un trend in crescita, quello dei social, anche Europa: un sondaggio del 2022 in ha evidenziato che il 56% delle persone intervistate, dai 13 ai 39 anni ha voluto seguire le tendenze in voga sui social media per preparare i pasti; il 47% ha continuato a postare foto sul cibo e un terzo delle persone si è rivolto ai social per scoprire nuove ricette.

Tra le categorie di contenuto più popolari il cibo sensoriale, l’organizzazione della dispensa e il mukbang, trend coreano con rappresentazioni divertenti. Ma anche consigli nutrizionali, ricette “casalinghe” da poter riprodurre facilmente a casa; consigli per evitare gli sprechi e riutilizzare in modo creativo gli scarti degli alimenti; proposte per cimentarsi in cucina con la famiglia; ricette fantasiose per le intolleranze, allergie o orientamenti alimentari particolari.

Il canale maggiormente utilizzato per la condivisione dei contenuti è Instagram (75,64% del totale), seguito da Facebook e Twitter. Incisivo anche il ruolo di  Youtube per l’esperienza di acquisto: il canale sta infatti rivoluzionando il modo in cui gli acquirenti scoprono i nuovi prodotti disponibili sul mercato. Il 75% concorda sul fatto che l’esperienza personalizzata di Youtube migliori il classico percorso di acquisto offrendo spunti inaspettati: durante il video le persone stanno già pensando alla possibilità di scoprire nuovi prodotti.

Non solo social ma anche pubblicità, media e l’offerta di film on demand risultano preponderanti nell’orientamento delle tendenze alimentati in Italia. Anche il Belpaese infatti aderisce all’immaginario correlato al cibo made in USA: dal 2020 impazza sul web l’american food, spesso connesso alle mode del momento e alla cultura popolare. Assaggiare quello che gli italiano vedono nei film è una vera e propria esperienza per i clienti, così come per collezionare le confezioni colorate degli snack made in USA.

Un esempio è rappresentato da Affamati USA che, nata nel novembre 2019 ha registrato immediatamente un’impennata delle vendite e ha segnato una crescita del 116% nel 2021 e del 5,7% nel 2022. Segue a ruota il tema del food ecommerce, trend in rapida crescita in Italia così come in tutta Europa:  si stima che nel 2022 il settore food nel mondo del commercio online abbia registrato una crescita del 17% e ad oggi il 44% dei grandi brand del comparto food siano presenti online. 

“Grazie alla vasta scelta di prodotti, la consegna a domicilio sembra essere il trend del futuro e il food rientra in un panorama competitivo che richiede le giuste piattaforme di commercio e strategie di marketing accuratamente progettate – dichiara Valentino Bergamo, CEO di Calicantus – l’eCommerce rappresenta oggi un vero e proprio ecosistema e si configura sempre più come volano indispensabile per lo sviluppo dell’economia italiana”.

Siamo quindi di fronte a un momento storico decisivo per la trasformazione dei modelli di business delle aziende, che devono rispondere con prontezza alle esigenze dei consumatori italiani, sempre più digitali, che chiedono un’esperienza di acquisto sempre più su misura. 

eCommerce nel largo consumo, superati 2 miliardi di € nel 2022

Il giro d’affari generato dalla spesa online delle famiglie italiane nel 2022 ammonta a oltre 2 miliardi di €. A rivelarlo “Lo scenario dell’eCommerce nel Largo Consumo”, l’ultimo report di NielsenIQ. Secondo l’indagine il fatturato progressivo, dall’inizio dell’anno a fine dicembre 2022, dell’eCommerce è cresciuto del +10,5% rispetto al 2021.

L’analisi di NielsenIQ rileva che il comparto eCommerce in Italia è cresciuto più velocemente rispetto al canale offline – sia nel progressivo sia nel singolo mese di dicembre – e precisamente di una volta e mezzo. I dati evidenziano che, volgendo lo sguardo all’anno appena concluso, la performance migliore per l’eCommerce si è registrata nel terzo trimestre (luglio, agosto e settembre), periodo in cui le vendite sono cresciute del +21,2% rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel trimestre considerato, le regioni del Nord-Ovest, cioè Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (cd. Area 1), hanno contribuito – in valore assoluto – alla crescita del settore quasi 4 volte in più delle regioni di Sud, cioè Abruzzo, Molise Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia (cd. Area 4). Infatti, l’Area 1 ha raggiunto un fatturato incrementale di 37,2 milioni di €, contro i 10,6 milioni di € della più piccola Area 4.

Considerando poi le vendite del settore online per ogni singola settimana, il fatturato medio settimanale del 2022 è stato pari a 38,6 milioni di € (+3,6 milioni rispetto all’anno precedente). Il record di vendite si è registrato nella settimana del Black Friday (21-27 novembre 2022), con un fatturato di 55,5 milioni di €. Subito dopo si colloca la settimana precedente al Natale (12-18 dicembre 2022) con ricavi da 49,6 milioni di €. Nel mese di luglio, invece, si è registrato l’incremento di acquisti online più alto rispetto al 2021 (+35,7%). Per quanto riguarda i volumi, se a totale Omnichannel risultano leggermente negativi (-0,3) nel progressivo, nel canale eCommerce crescono invece del 5,1%.

Le performance della spesa online a dicembre 2022
Considerando il solo mese di dicembre, il fatturato dell’eCommerce è pari a 215 milioni di €, in crescita dell’11,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Inoltre il settore raggiunge una quota pari al 2,3% sul totale Italia omnichannel del Largo Consumo Confezionato sia nel progressivo, sia nel solo mese di dicembre 2022. La crescita in valore dell’eCommerce riguarda tutte le Aree NielsenIQ e addirittura tutte le 20 regioni d’Italia. Nello specifico, le Aree del centro-sud si confermano anche a dicembre come le regioni che crescono a ritmi più veloci, con un’Area 4 (Abruzzo, Molise Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) che cresce 4 volte più velocemente rispetto all’Area 1 (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta).

Cosa comprano online gli italiani
Come negli altri mesi del 2022, anche a dicembre la crescita dell’eCommerce continua ad essere guidata principalmente dal comparto pet (animali) e dal cura persona, settori digitalmente molto più sviluppati rispetto ad altri, che registrano nel progressivo tassi di crescita tra il 20% e il 30% e che, nell’ultimo mese dell’anno, risultano particolarmente in forma con tassi tra il 20% e il 40%. Rimane positivo anche l’andamento del food confezionato (+14,8%) e del grocery in generale (+11,7%). Come già registrato a novembre, anche a dicembre il comparto delle bevande (soprattutto alcoliche) limita leggermente la crescita del canale online (-4,4%), per il ritorno al consumo fuori casa da parte degli italiani. Anche ortofrutta, ittico e freddo frenano leggermente a dicembre.

Carrello spesa a dicembre ’22, olio di semi e zucchero nella top ten

Ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NielsenIQ analizza mensilmente lo scenario della grande distribuzione organizzata, analizzando l’andamento dei consumi e le abitudini di acquisto delle famiglie italiane. Secondo le rilevazioni di NielsenIQ, nel mese di dicembre 2022 il fatturato della distribuzione totale in Italia mostra un andamento positivo del +10,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un giro d’affari pari a 13,9 miliardi €.

In questo contesto, a dicembre 2022 l’inflazione teorica nel largo consumo confezionato (LCC), ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria, si attesta al +15,1%, in risalita rispetto al valore annuale. Dall’altra parte, il mix del carrello della spesa degli italiani ha comportato una riduzione pari all’1%, con una variazione reale dei prezzi del 14,1%.

Per quanto riguarda i diversi format distributivi, i dati di NielsenIQ relativi al mese di dicembre 2022 mostrano un incremento – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – del fatturato di specialisti casa&persona (+14,4%), seguiti da discount (+14,3%), superstore (+13,4%), liberi servizi (+9,6%), supermercati (+9,3%), e, infine, iper>4500mq (+7,5%).

L’incidenza delle vendite in promozione (totale Italia) è pari al 23,7%, un valore inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2021 (25,2%). Infine, il consumo di prodotti a marchio del distributore a dicembre 2022 si attesta a quota 21,3%, in leggera diminuzione rispetto al mese scorso pari al 21,4% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi (ovvero i supermercati di metratura minore), attestandosi invece al 29,9% sul totale Italia inclusi i siscount.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
I prodotti dedicati agli animali domestici (+18,4%) e il cibo confezionato (+13,8%) rimangono, anche nel mese di dicembre, le aree merceologiche con la crescita più significativa. Il fresco mantiene il trend positivo nella maggior parte dei canali distributivi, con le tendenze migliori e peggiori registrate rispettivamente nei discount (+13,9%) e nei supermercati (7,7%). Le categorie più dinamiche sono state formaggi (+19,1%) e pane & pasticceria & pasta (+20,1%), mentre continua, nonostante le festività, il calo della pescheria (-0,1%).

A livello di prodotto, la classifica top10 di dicembre di NielsenIQ è guidata da fazzoletti di carta (+59,4%), olio di semi di girasole (+54,7%) e zucchero (+47%), che si attestano come le categorie che crescono di più in termini di fatturato.

Report Everli sui consumi del 2022, italiani sempre più salutisti

Il quarto report annuale di Everli, marketplace della spesa online, fotografa i trend che hanno caratterizzato la spesa online degli italiani negli scorsi dodici mesi. Frutta e verdura continuano a primeggiare nel carrello online degli italiani, confermandosi per il terzo anno consecutivo in vetta alle categorie di prodotto più acquistate. Questa tendenza “healthy”, in crescita già dallo scorso anno, si riflette anche in nuove abitudini alimentari: nel 2022, merendine e dolci escono per la prima volta dalla top 10 dei prodotti più comprati.

Dallo studio emerge anche una maggiore richiesta di praticità e comodità. Compare così nella classifica delle categorie più acquistate nel Bel Paese una vasta gamma di cibi pronti per essere gustati, come i formaggi – da quelli fusi a fette (3°) agli spalmabili (5°), passando per la mozzarella (7°) – il prosciutto (6°) e alcuni “convenience food”, quali i sughi pronti (8°) e la carne o il pesce in scatola (10°).

I dati di Everli mostrano come lo scorso anno gli italiani abbiano scelto la spesa online anche per l’acquisto di bevande. Infatti, osservando le categorie di prodotto più acquistate, ben 3 su 10 riguardano il mondo del beverage. Nello specifico, l’acqua minerale si conferma come la bevanda per eccellenza e sale al 2° gradino del ranking dei 10 prodotti più comprati nel 2022, mentre il vino e la birra (4°) tornano in graduatoria dopo un’assenza di ben tre anni. La top 10 vede poi l’ingresso delle bibite gassate (9°), categoria che per la prima si fa spazio in questa speciale classifica.

Le abitudini di acquisto online degli italiani
Negli ultimi mesi le dinamiche dei consumi degli italiani sembrano aver risentito dell’instabilità geopolitica e della crescente inflazione. Secondo i dati di Everli, nel 2022 gli acquisti hanno registrato un picco importante nella parte iniziale dell’anno, quella che va da gennaio e marzo e che precede l’insorgere dell’instabilità globale che ha portato all’attuale carovita. Osservando le abitudini di spesa settimanali, sembra che gli abitanti del Bel Paese si dividano equamente in due gruppi, entrambi accomunati dal desiderio di non “rubare” tempo prezioso al fine settimana con l’incombenza della spesa: chi preferisce fare scorta appena prima del week-end e chi attende l’inizio della settimana per rifornire frigo e dispense. Il venerdì e il lunedì sono stati infatti i momenti più gettonati per dedicarsi alla spesa online negli ultimi dodici mesi.

A differenza del passato, però, gli italiani nel 2022 si sono mostrati meno “mattinieri” e a comprare online generi alimentari e prodotti per la casa ci hanno pensano poco prima della pausa pranzo: infatti, è mezzogiorno l’orario che ha registrato il maggior numero di ordini sulla piattaforma. Inoltre, complici anche i ritmi sempre più frenetici, gli acquisti “on-the-go” si confermano la soluzione preferita lungo lo Stivale, con un crescente numero di ordini effettuati via smartphone: secondo i dati di Everli, sono ben 7 utenti su 10 ad affidarsi all’app quando si tratta di fare la spesa online. È proprio la possibilità di guadagnare tempo, delegando gli acquisti a uno shopper affidabile, a rendere questa prassi particolarmente vantaggiosa: basti pensare che lo scorso anno la spesa online ha permesso un risparmio medio di 70 km e 10 ore per utente.

La mappa dei sapori della Penisola
Indagando più nel dettaglio i dati di Everli e mettendo a confronto le abitudini di acquisto online da nord a sud della Penisola, emergono interessanti curiosità e differenze su gusti e comportamenti degli italiani.

Nel corso del 2022 Roma è stata la città che ha acquistato il maggior numero di prodotti ortofrutticoli, aggiudicandosi lo scettro di più “salutista” del Paese. Il podio regionale, invece, vede un pari merito: l’Emilia-Romagna, in testa dal 2019, deve ora condividere il primo posto con Lombardia e Veneto. Nel ranking delle province con i maggiori acquisti di frutta e verdura entrano infatti anche Milano (2°), Padova (6°), Varese (8°) e Verona (9°), che si affiancano a due veterane, ossia Bologna (4°) e Forlì-Cesena (10°).

Se tre regioni si contendono il titolo di più “healthy” d’Italia, quello di più golosa ha una sola vincitrice: la Lombardia, con Varese (3°), Milano (4°), Bergamo (6°) e Brescia (8°) tra le 10 città in cui si sono registrati gli ordini maggiori di dolciumi. E a livello provinciale? Roma detiene anche questo primato, mentre Venezia si posiziona seconda.

I consumi più significativi di carne e pesce si sono registrati a Torino, seguono Roma e Trieste. La classifica continua con Pordenone (4°) e Udine (5°), rendendo il Friuli-Venezia Giulia la regione che ha effettuato il maggior numero acquisti in questa macro-categoria alimentare.

Packaging nel largo consumo, italiani sempre più attenti a sostenibilità

Pochi giorni fa, a Marca 2023, è stato presentato l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo curato da Nomisma. Al centro del focus – condotto su un campione rappresentativo di oltre 1.000 responsabili di acquisto tra i 18 e i 65 anni – una riflessione sul ruolo che il packaging sostenibile ricopre nei modelli d’acquisto alimentare degli italiani in uno scenario caratterizzato da scenari inflattivi e da una congiuntura economica non favorevole.

Per recuperare gli effetti dell’inflazione sul budget familiare l’88% degli italiani sta adottando strategie di risparmio che vanno dal ridurre gli sprechi (nel 58% dei casi), all’acquisto di prodotti e servizi in offerta o promozione (51%) fino alla rinuncia all’acquisto di prodotti/servizi superflui (45%).

In questo scenario non semplice, la sostenibilità continua a rivestire per gli italiani un ruolo importante. Per il 35% dei rispondenti, questa, unita all’attenzione all’ambiente rappresenta un fattore determinante per le scelte future, mentre il 57% dichiara di tenerne conto. Nello specifico, quello energetico e idrico è l’ambito in cui l’80% delle famiglie presta più attenzione, seguito dall’acquisto di prodotti alimentari e bevande (77%), e mobilità e spostamenti (56%). Per gli italiani sostenibilità significa anche fare scelte di acquisto che prendono in considerazione le caratteristiche del packaging, veicolo di valori e informazioni diventato sempre più importante per il 92% degli intervistati.

In tale contesto, il green packaging definisce sempre di più le scelte di acquisto food tanto che negli ultimi 12 mesi il 65% delle famiglie italiane ha inserito nel proprio carrello un prodotto perché aveva una confezione più sostenibile rispetto a quella di altre marche. Al contempo, il 19% ha smesso di acquistare un prodotto perché il packaging non era considerato sostenibile.

Un prodotto senza overpacking (58%), interamente riciclabile (56%), con ridotte quantità di plastica (47%) contiene le tre caratteristiche di sostenibilità più ricercate nel food packaging. Considerando i materiali maggiormente impiegati nel packaging, il cartone per bevande risulta essere maggiormente percepito come sostenibile nelle bevande (59%). Quando si tratta di prodotti confezionati è invece il vetro il materiale ritenuto più green (67%), seguito dal cartone per bevande.

Anche l’etichetta riveste un ruolo importante nei confronti di un consumatore che nel tempo è diventato sempre più esigente e attento. Le informazioni presenti in etichetta che influenzano maggiormente le scelte di acquisto alimentari sono l’origine delle materie prime, nel 54% dei casi, le modalità di riciclo della confezione (48%), i metodi di produzione del prodotto (40%), l’impatto ambientale della confezione (38%), la catena di fornitura e filiera (36%).

1 italiano su 5, però, non è soddisfatto delle informazioni a disposizione per valutare la sostenibilità di prodotti alimentari e bevande e del packaging alimentare. In particolare, il 76% degli italiani vorrebbe trovare in etichetta immagini o punteggi che indichino il livello di sostenibilità dei prodotti alimentari e delle loro confezioni.

“Il 67% degli italiani è convinto che, anche se ci sarà un rientro dell’inflazione, i prezzi non torneranno ai normali livelli degli ultimi anni con conseguenze dirette sul carrello della spesa. Malgrado un’erosione del potere di acquisto e il ricorso a inevitabili strategie di risparmio, sta crescendo in modo significativo la sensibilità degli italiani verso l’acquisto di prodotti caratterizzati da un packaging che non solo deve presentare caratteristiche di sostenibilità, ma che dovrebbe anche essere un veicolo per trasmettere valori e informazioni utili a supportare la decisione di acquisto” – commenta Silvia Zucconi, responsabile market intelligence & business information di Nomisma.

Pagamenti digitali, le tendenze del ’23 secondo Adyen

L’evoluzione tecnologica sta rapidamente trasformando le modalità d’acquisto dei consumatori, portando con sé continue innovazioni nel mondo dei pagamenti e del commercio al dettaglio. Il confine fra fisico e digitale sta diventando sempre più sottile, trasformando la customer journey in un’esperienza integrata: i luoghi di vendita tradizionale si stanno evolvendo e il momento dell’acquisto si sta trasformando in una vera e propria “esperienza”.

Ma quali sono le tendenze che domineranno il mondo dei pagamenti nel prossimo anno? Verso quale direzione si muoveranno le piattaforme digitali? Adyen, la piattaforma tecnologica finanziaria scelta da molte tra le più importanti aziende a livello globale, preannuncia i trend che vedremo come principali protagonisti nel corso del prossimo anno.

Oltre i pagamenti: il potenziale delle piattaforme nell’offerta di servizi finanziari
Il 2023 si preannuncia come un anno importante per le piattaforme di pagamenti digitali. Già nel corso del 2022, attraverso l’introduzione di servizi finanziari integrati, molte piattaforme si sono evolute, convertendo centinaia di migliaia di PMI in clienti bancari. Secondo una ricerca globale condotta da Adyen e Boston Consulting Group, infatti, le PMI sono sempre più propense a usufruire dei servizi finanziari offerti da istituti non tradizionali: ammontano al 66% le PMI intervistate che pensano di poter beneficiare di un conto bancario offerto da una piattaforma finanziaria. Considerando che la potenziale opportunità di guadagno è pari a 110 miliardi di dollari negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito, il 2023 sarà un anno decisivo per le piattaforme che riusciranno a muoversi verso questa direzione.

Esperienze in-store: dispositivi mobili e self check-out
Le esperienze in-store costituiscono ancora un momento fondamentale per la maggior parte degli acquirenti, sia prima di effettuare un acquisto online che dopo aver trovato un articolo sul sito per poterlo vedere e toccare dal vivo. Come confermato anche dal Retail Report 2022 di Adyen, le due diverse modalità di acquisto sono ormai considerate come un unico canale unificato. Infatti, il 64% dei consumatori a livello internazionale continua a riconoscere l’importanza dei negozi fisici, nonostante spesso la vendita sia effettuata online presso lo stesso rivenditore.

Per quanto riguarda l’Italia, la percentuale di chi afferma di preferire gli acquisti in negozio scende al 47%. La ricerca evidenzia però come la tecnologia svolga un ruolo fondamentale per attrarre nuovamente la clientela all’interno dei punti vendita: il 63% degli italiani si dichiara infatti più propenso ad acquistare presso retailers che utilizzano la tecnologia per migliorare l’esperienza di acquisto offrendo servizi come, ad esempio, la diversificazione nell’offerta delle tipologie di pagamento. In particolare, lo studio evidenzia come gli shopper italiani richiedano servizi che puntano ad integrare la dimensione digitale con quella fisica: ad esempio il livello di fedeltà verso un brand aumenterebbe del 65% se si potessero recare in un negozio fisico per restituire gli articoli acquistati online.

Influenzati dal continuo sviluppo delle piattaforme, dalle innovazioni hardware e dalle esigenze dei clienti, i pagamenti all’interno dei punti vendita – sia per il settore Food and Beverage (F&B) che per il Retail – sono dunque in continua evoluzione con l’obiettivo di offrire esperienze di acquisto innovative ed integrate. I dispositivi di pagamento mobili, sempre più piccoli e rigorosamente portatili, rispondono perfettamente a questa necessità e nei prossimi anni il numero di questi smart device è destinato a crescere ancora. Di pari passo si stanno muovendo anche le soluzioni di self check-out attraverso casse automatiche e servizi di pagamento individuale in cui non è più necessario il supporto del personale dei retailer. Un esempio virtuoso di questo trend è rappresentato da brand come Uniqlo e Nespresso, che già da qualche tempo hanno adottando questo approccio con grande successo.

Nuovi metodi di pagamento
I processi di pagamento, come previsto già da qualche anno, fanno sempre più affidamento alla tecnologia offerta dalle super app e dai digital wallet. Fra i protagonisti di questo trend troviamo indubbiamente la generazione Z che, contraddicendo tutte le tradizionali norme bancarie, sta velocemente passando dallo status di “unbanked” a esperta di super app e portafogli digitali. Un perfetto esempio di questa evoluzione è dato dal Brasile, dove ormai l’adozione del metodo di pagamento PIX è tale da aver superato il volume delle carte di credito nel Paese. Anche nell’area EMEA, dove le alternative al sistema bancario tradizionale sono diffuse ormai da anni (per esempio, IDEAL, Swish, Twint), la crescita di questi nuovi metodi di pagamento rimane costante. Sempre secondo i dati del Retail Report, in Italia, il 55% dei consumatori sarebbe più propenso ad acquistare presso rivenditori che offrono metodi di pagamento QR code o mobile POS mobile.

Consumi 2023, le previsioni nella survey di Coop

Sopravvissuti al Covid, oramai assuefatti ai bollettini di guerra, soprattutto quotidianamente alle prese con il carovita, gli italiani si affacciano sul nuovo anno con una inattesa forte tempra emotiva. Uno stato d’animo fatto certamente di timore (33%) e inquietudine (22%), ma soprattutto di fiducia (39%) e aspettativa (38%) per il nuovo anno. A conti fatti, nonostante un 2022 vissuto pericolosamente, gli italiani manifestano una imperturbabile accettazione della realtà (28%) e una sorprendente serenità interiore (34%). È l’istantanea degli italiani scattata dalle due survey dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre 2022; la prima L’anno che verràsu un campione rappresentativo della popolazione italiana in collaborazione con Nomisma e la seconda Planning 2023 and Beyondsulla community di esperti del sito italiani.coop.

Così, in questa inattesa propensione zen, il 26% del primo campione malgrado tutto continua ad associare all’anno appena iniziato la parola “speranza” e rispetto ad appena quattro mesi fa (la precedente survey è di agosto 2022) non può non stupire come la “fiducia” sia salita di 12 punti percentuali e di converso scendano sentimenti più cupi come l’”irritazione” o la “rabbia” (rispettivamente calati di 12 e 6 punti percentuali).

D’altro canto, è innegabile che gli ultimi anni (ed in particolare gli ultimi mesi di crescita dei prezzi) abbiano lasciato ferite profonde nel corpo sociale del Paese. Il 18% delle famiglie dichiara nel 2022 di aver fatto fronte a un permanente disagio alimentare (circa 9 milioni) e 1 italiano su 4 teme la vera povertà per il 2023 (non avere soldi per cibo, trasporto, abiti, scuola). E sono soprattutto gli imprevisti a mettere a repentaglio questa fragile armonia; il 66% del campione non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile di 850 euro. Non stupisce allora che il 70% degli intervistati se disponesse all’improvviso di 10 mila euro, non esiterebbe a dirottarli subito nel salvadanaio A giocare un ruolo decisivo, vero argine alle difficoltà del presente, sono ancora una volta gli affetti e la vita familiare (tra i buoni propositi per il nuovo anno il 56% indica di voler trascorrere più tempo in famiglia e il 20% vorrebbe mettere al mondo un figlio), La strategia più comune risulta alla fine quella di adottare un lento lifestyle che permette di concentrarsi sulle cose più vicine, come la cura di se stessi (tra le prime voci in crescita del 2023 con un 29% che farà più di prima visite di prevenzione e controllo), il ritorno tra i fornelli (29%), la fuga dal fast food (il 15% lo farà di meno o smetterà).

La società dei sobri consumi
Proiettando questa disposizione d’animo sul fronte dei consumi, inevitabile la rinuncia al superfluo per garantirsi l’essenziale. Se circa un italiano su due spera di mantenere stabili le proprie spese familiari nel 2023, comunque il 45% conta di spendere di più per le bollette e il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali e spettacoli e cultura (rispettivamente per il 32% e il 26% degli intervistati). Per i durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici più vecchi ma si rinvia l’acquisto della nuova auto (il 29% conta di acquistare un grande elettrodomestico nei prossimi 12 mesi e per converso un 35% vorrebbe l’auto nuova ma non l’acquisterà), con la casa al top delle priorità; un consistente 67% pensa nel 2023 a una ristrutturazione dell’abitazione (dato forse ancora trainato dal rimodulato bonus edilizia).

Per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% degli italiani cambierà anche le proprie abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e meatless, ma più sobrie e certamente “zero waste” e “no frills”. Secondo il 40% dei manager Food & Beverage intervistati il 2023 sarà un anno all’insegna della sobrietà ed essenzialità alimentare. Sugli scaffali le novità del 2023 saranno la pasta e le farine prodotte con grani antichi o con prodotti low carb e maggiore contenuto di proteine. E se dovesse rinunciare a quella vera, già oggi un italiano su cinque ai prodotti di origine vegetale preferirebbe la carne coltivata in vitro.

La GDO e l’insostenibile peso dell’inflazione
Sul fronte macroeconomico, grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione ma non di decrescita (+0,2% le previsioni del Pil 2023 su 2022 secondo i manager italiani) con una inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022 (+6,1% secondo i manager italiani). Gli andamenti più recenti motivano anche un andamento positivo dei consumi (al netto dell’inflazione) che le ultime previsioni collocano all’1,4% rispetto al 2021.

A preoccupare maggiormente sono invece soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. Se infatti dopo un anno di aumenti record, le previsioni dei manager stimano un primo rallentamento dei prezzi entro l’estate, l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata (+6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore Food & Beverage), si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%) e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive (lo teme il 66% dei manager del settore) con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%). Innovazione e ristrutturazione sono la ricetta necessaria per uscire da questa difficile crisi sia nell’organizzazione dei processi aziendali (lo afferma il 38%), sia nel prodotto e nel servizio (32%) fino ai canali e alla rete di vendita (26%). E in questo la Marca del Distributore sembra davvero una panacea in grado di risolvere i problemi, mentre rimangono intoccabili la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni e dei prodotti.

Un Natale in famiglia, il Nuovo Anno a cena fuori
A dispetto delle nuove preoccupazioni per i contagi in Cina, quello del 2022 è stato il primo Natale senza restrizioni e con una pandemia che fa meno paura. Gli acquisti di Natale sono stati invece fortemente condizionati dall’incremento dei prezzi che hanno fatto crescere nella spesa degli italiani prodotti come panettoni, pandori e altro, prodotti da forno, salumi, formaggi e gli ingredienti di base. Per questa ragione la spesa degli italiani nelle ultime due settimane dell’anno è stata di oltre il 13% maggiore di quella del 2021 ma con una riduzione delle quantità di circa un punto percentuale per gli acquisti delle festività e di quasi 2 punti per l’intero mese di dicembre.  La spesa per i consumi domestici si è concentrata nella settimana precedente al Natale mentre gli acquisti in vista dell’ultimo dell’anno hanno avuto un andamento negativo, segno di un ritorno alla convivialità outdoor, ai viaggi e ai cenoni al ristorante.

Superfood trendy del 2023, le previsioni di CiboCrudo

Nel 2023 mangeremo meglio, faremo più sport e penseremo maggiormente alla nostra salute: i buoni propositi per il prossimo anno sono già pronti, forse ciò che manca è la nostra buona volontà. Intanto, i trend alimentari sono ai nastri di partenza e sappiamo già – grazie ai social – quali saranno i superfood più di tendenza per il prossimo anno.

A raccontarli è CiboCrudo, il principale brand italiano di cibo plant-based e crudista, che ha sovrapposto i trend di TikTok e Instagram con gli studi scientifici e gli argomenti più dibattuti dagli esperti del settore. Il risultato? Nella dieta degli italiani nel 2023 faranno il loro ingresso alghe, erbe ayurvediche e grassi buoni. Vediamo quali.

1. Se gli ultimi anni ci hanno visto impazzire per avocado, tè matcha e quinoa il 2023 sarà l’anno della moringa. Pianta sub-himalayana, è ricchissima di vitamina C, vitamina E, beta-carotene e proteine, che la rendono ufficialmente un ingrediente superstar. Come usarla? Puoi aggiungere un cucchiaino di polvere di moringa al tuo frullato per ottenere uno smoothie verde vibrante che è davvero degno di Instagram.

2. A brevissimo i semi di canapa riempiranno i nostri piatti: provenienti dalla pianta della cannabis sativa, sono l’aggiunta perfetta a qualsiasi cosa tu mangi. Gustosi e saporiti – hanno un vago sentore di nocciola – sono soprattutto una riserva di acidi grassi omega-3 e vitamine che supportano la salute del cuore, le funzioni cerebrali e il sistema immunitario. Se vuoi iniziare l’anno con il piede giusto prova a spargere i semi di canapa decorticati sulla tua insalata o sul porridge a base di avena, oppure aggiungi questo ingrediente nei tuoi frullati post-workout.

3. Nel 2023 stare in forma sarà più di tendenza che mai, e se il twerking è pronto a diventare l’attività sportiva più in voga tra gli appassionati di fitness anche l’alimentazione ha delle novità: le proteine vegetali in polvere saranno una forma di integrazione alimentare di cui gli sportivi non potranno più fare a meno. Dopo un allenamento intensivo, o per compensare carenze alimentari, le proteine in polvere diventano un aiuto veloce ed efficace: aggiungete le proteine dei semi di girasole ai vostri burger per una dose extra di sapore e di aminoacidi.

4. Ecco un altro trend che arriva direttamente da TikTok: la clorofilla impazza e non si contano i video che consigliano di assumere clorofilla liquida o acqua alla clorofilla per guadagnarne in salute. Questa sostanza, fondamentale per le piante, fornisce effettivamente anche diversi benefici per la salute: ha proprietà antiossidanti, depurative, antimicrobiche, favorisce la digestione, è utile a riequilibrare la flora batterica dell’intestino, è ricca di vitamine. Però, piuttosto che sciogliere la tintura in acqua, perché non assumerla attraverso l’erba di grano – che è uno dei superfood che ne contiene di più? I divi di Hollywood ne sono conquistati e oltreoceano è già mania.

5. Nel 2023 faremo il pieno di grassi. Grassi buoni, però, e vegetali: i più attenti a un’alimentazione sana hanno già da tempo inserito nella propria dieta il burro di cacao, il burro di cocco, i burri di frutta secca in sostituzione o in alternativa ai grassi animali. Il 2023 sarà l’anno di definitivo sdoganamento, per fare il pieno di benefici.

6. Largo ai funghi shiitake: ci sorprendono per il loro prezioso contenuto di beta-glucani, vitamine e amminoacidi, che possono sostenere il sistema immunitario esercitando un’azione antivirale, immunostimolante e immunomodulante. La vitamina D3, in particolare, è uno dei nutrienti anti-invecchiamento più trendy del momento. La polvere di shiitake può essere utilizzata come insaporitore di piatti crudi o cotti (provatela assieme alla paprika affumicata!).

7. Nel corso dell’anno impareremo ad aggiungere le erbe ayurvediche alla nostra alimentazione, avendo l’obiettivo di potenziare le funzioni cognitive. Ingrediente di tendenza sarà il brahmi: se già nell’antica medicina ayurvedica si credeva che potesse “aprire la porta della piena conoscenza” oggi le ricerche scientifiche ne hanno rivelato i benefici per la memoria e l’apprendimento. Una dieta “salva memoria” – ricca cioè di cibi contenenti acidi grassi omega-3 e magnesio, e povera di alimenti troppo grassi e processati – non potrà farne a meno.

8. Stimolare la creazione di collagene è uno degli imperativi dei nostri tempi – perché, lo sappiamo, superati i 25 anni si riduce la nostra capacità di produrlo e abbiamo bisogno di un contributo esterno. Esistono da tempo gli integratori di collagene di provenienza animale, ma per chi ha fatto una scelta vegetariana o vegana l’unica strada è assumere sostanze che possano migliorare la sintesi del collagene: è per questo che si sente sempre più parlare di alghe Irish moss. Sono delle particolarissime alghe contraddistinte da una lunga lista di proprietà benefiche per il corpo umano ma che stanno diventando popolari proprio per la loro efficacia nel supporto alla produzione di collagene. Nel 2023 saranno probabilmente un must.

I prodotti di CiboCrudo rappresentano un unicum nella produzione del nostro Paese perché tutti gli alimenti venduti sono crudi, o sono stati sottoposti ad un processo di manipolazione a temperature non superiori a 42°, in maniera tale da preservarne tutte le virtù nutrizionali. Prodotti vegetali, crudi, certificati biologici, naturalmente senza glutine, essiccati a basse temperature: gli alimenti di CiboCrudo sono pensati con l’obiettivo di donare benessere a chi li acquista, in concordanza con i numerosi studi scientifici che promuovono il consumo di alimenti con bassi livelli di manipolazione e cottura. Il processo di selezione delle materie prime e di produzione di cibi e superfood avviene valorizzando le più nobili culture di produzione in tutto il mondo e nel rispetto dei valori di sostenibilità.

Settore tech, le previsioni per il 2023 di Dynabook

Le conseguenze della pandemia, la situazione macroeconomica e l’aumento dei prezzi dell’energia rendono difficile prevedere cosa riserverà il 2023 in ambito tech. Ad ogni modo, nonostante l’attuale mercato rimanga incerto in alcuni settori, le aziende devono ancora effettuare investimenti tecnologici consapevoli per garantire la propria crescita, successo e resilienza. Dynabook presenta una serie di previsioni su quali saranno le tecnologie e le soluzioni a crescere più rapidamente il prossimo anno.

L’aggiornamento dei vecchi dispositivi sarà fondamentale per il risparmio energetico
La sostenibilità è tra i principali trend del 2023. Nonostante se ne parli da molti anni, la necessità di adottare comportamenti sostenibili rimane tra gli obiettivi aziendali, visto che le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) sono sempre più importanti, in particolare a causa del recente aumento dei prezzi dell’energia che ha colpito le aziende di tutti i settori. L’anno prossimo, le imprese si impegneranno nel compiere scelte più sostenibili: una delle aree in cui probabilmente si presterà maggiore attenzione è l’aggiornamento alle tecnologie più recenti, con l’obiettivo di risparmiare energia e di rispettare dl’ambiente.

La ricerca Dynabook ha rilevato che il 64% delle piccole e medie imprese europee (PMI) ritiene che le decisioni di acquisto dei notebook siano più importanti oggi rispetto a prima della pandemia e che il modello di lavoro ibrido continui a restare. La durata della batteria tende a diminuire nei dispositivi più vecchi e, di conseguenza, è sempre più importante il ruolo dell’energia per alimentare i device. Questo, unito all’aumento dei costi dell’energia, porta le aziende a cercare di adottare tecnologie più recenti, in grado di migliorare le prestazioni dei dispositivi. Inoltre, dato che gli obiettivi di sostenibilità globale sono sempre più al centro dell’attenzione per molte aziende, anche le tecnologie a minor impatto ambientale e sociale saranno un’area di interesse per i nuovi acquisti. Le aziende dovranno anche avere una maggiore sensibilità etica verso lo smaltimento dei vecchi dispositivi attraverso iniziative come la rivendita e il riciclo, che consentiranno di ridurre le emissioni di CO2.

Le iniziative per fronteggiare la carenza di competenze digitali
A seguito della pandemia da Covid-19, le aziende si stanno trovando ad affrontare la mancanza di professionisti IT qualificati con competenze digitali rilevanti. Un metodo efficace dal punto di vista dei costi per trovare nuovi talenti nel settore tecnologico è quello di investire maggiormente nella formazione di competenze digitali e nei programmi di assunzione. Sia che i nuovi talenti provengano dall’università, da tirocini, da programmi di assunzione per laureati o da cambi di carriera, le aziende che offrono i programmi di formazione saranno in grado di far acquisire al personale le competenze necessarie. Un altro modo per ovviare alla carenza di competenze è consentire ai dipendenti altamente qualificati di svolgere un ruolo centrale nella gestione e nel supporto del personale che lavora da remoto. Dal momento che la comunicazione di presenza favorisce un forte coinvolgimento dei dipendenti, le aziende che implementano un modello di lavoro ibrido di successo possono migliorare le competenze dei loro team attraverso l’uso di soluzioni basate sul cloud. Grazie alla costante evoluzione della tecnologia e dei modelli di business, a partire dal 2023 le aziende avranno sempre più bisogno di implementare programmi di formazione e di specializzazione per migliorare le competenze dei futuri dipendenti e prepararli ad affrontare il mondo digitale ibrido.

La sicurezza al centro dell’attenzione del lavoro ibrido
Il lavoro ibrido ha portato una serie di vantaggi ad aziende e dipendenti. Tuttavia, ha anche aumentato notevolmente i rischi per la sicurezza dei dati, che deve rimanere di primaria importanza e centrale nelle strategie aziendali di tutti i settori. Nonostante le grandi aziende si stanno impegnando per aumentare le proprie misure di sicurezza, la ricerca Dynabook ha rivelato che solo il 46% delle PMI europee considera il miglioramento della sicurezza informatica una priorità di investimento per i prossimi 12 mesi. Questo dato dimostra che non si stanno intraprendendo le misure necessarie per prevenire gli attacchi informatici ai dati sensibili delle aziende.

Nel 2023, le PMI dovranno considerare questo aspetto come un punto centrale delle loro strategie e cercare di rafforzare le misure di sicurezza, assicurandosi che i dipendenti che lavorano da remoto utilizzino soluzioni basate sul cloud per proteggere i dati. Inoltre, fornire ai dipendenti dispositivi sicuri che includano funzioni come l’autenticazione a due fattori e Windows 11 può contribuire a ridurre questi rischi.

Le difficoltà della supply chain restano ma si attenueranno
A seguito della pandemia, le difficoltà della supply chain sono ancora presenti e continueranno ad esserlo l’anno prossimo: quasi un quarto delle aziende prevede, infatti, che si tratti di una sfida almeno fino all’estate prossima. Inoltre, i recenti problemi economici globali non hanno aiutato, provocando un calo delle spedizioni di dispositivi tecnologici in tutta Europa. Tuttavia, nel 2023 inizia a intravedersi una luce in fondo al tunnel e, con la normalizzazione delle supply chain, il mercato potrà passare a un’offerta in grado di tenere il passo con la domanda e tornare ai tempi di consegna previsti, facilitando l’intera supply chain dei dispositivi tecnologici. È anche probabile che un maggior numero di aziende apra nuovi impianti di produzione accessibili in luoghi diversi per aumentare la produzione ed evitare che i problemi globali influiscano nuovamente in modo così importante.

Le tecnologie per aumentare la produttività dei dipendenti delle PMI
Secondo la ricerca Dynabook, per il 19% delle PMI europee la produttività dei dipendenti rappresenta la principale preoccupazione ed è importante che le aziende cerchino di risolvere il problema, supportando i propri dipendenti. Per le aziende di tutte le dimensioni, ma soprattutto per le PMI, qualsiasi perdita di produttività può rappresentare un costo. Per superare questi ostacoli, le PMI dovranno acquisire dispositivi, accessori e strumenti di comunicazione sicuri, nel tentativo di migliorare la produttività e di coinvolgere maggiormente il personale da remoto. Per agevolare questo processo, nel 2023 è probabile che i budget IT saranno orientati verso soluzioni tecnologiche più affidabili e un maggiore supporto IT per i dipendenti, indipendentemente dal luogo in cui lavorano.

La situazione macroeconomica, associata alla crisi energetica globale in corso, ha causato un effetto a catena in quasi tutti i settori lo scorso anno. Con l’arrivo del 2023, e mentre le aziende cercano di affermarsi in un panorama ibrido in continua evoluzione, è fondamentale che continuino a dare priorità ai loro budget IT per assicurarsi di essere in grado di restare competitive.

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