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Zero, il nuovo olio di Costa d’Oro certifica l’assenza di pesticidi

Costa d’Oro lancia Zero, il primo olio sul mercato italiano certificato zero pesticidi residui. Si tratta di una novità che riscrive gli standard di eccellenza della produzione olearia italiana, una bottiglia in cui qualità, sicurezza e rispetto della biodiversità sono valori preziosi e convivono in un extra-vergine pensato per un target di consumatori ampio e sempre più attento a ciò che porta in tavola.

Ogni fase del processo produttivo in Costa d’Oro segue un codice etico che impone altissimi standard di qualità. Per il nuovo Costa d’Oro Zero, l’azienda ha previsto un’ulteriore certificazione, curata da un organismo terzo come SGS Italia, che consente di individuare l’eventuale presenza di oltre 260 tipologie di prodotti chimici. Solo l’olio in cui queste molecole sono al di sotto della soglia di quantificazione analitica di 0,01 mg/kg (cosiddetto Zero Tecnico) ottiene in etichetta il marchio zero pesticidi residui. Ciò significa che i fitofarmaci consentiti dalla legge per proteggere le piante nella fase di coltivazione non sono più presenti nel prodotto finito, assicurando a chi lo acquista di non ingerire pesticidi. Inoltre, le bottiglie Costa d’Oro Zero sono tracciabili su blockchain attraverso il QR code presente in etichetta in un’ottica di totale trasparenza verso il consumatore finale.

Zero è un olio extra-vergine estratto a freddo, dal colore verde vivace e dal profumo fruttato ed equilibrato. Al gusto risulta armonioso con leggere note erbacee. Raffinato anche nel gusto del piccante e dell’amaro con piacevoli note di mandorla e gradevole sottofondo di vaniglia. Si esprime a pieno con i piatti caldi come sughi e zuppe.

La sfida raccolta dall’azienda di Spoleto è preservare autenticità, qualità e ricchezza organolettica dei suoi oli rafforzando il legame col territorio e puntando sempre più su una produzione che sia anche rispettosa della biodiversità e dell’ambiente. In quest’ottica Costa D’Oro ha presentato all’ultima edizione di Tuttofood anche il piano di sostenibilità “Planet O-live” per ridurre il proprio impatto ambientale con una serie di azioni concrete tra cui la riduzione dei pesticidi, l’uso più efficiente delle risorse idriche e dei fertilizzanti, la gestione del suolo mediante l’inerbimento, l’utilizzo di energie rinnovabili negli stabilimenti produttivi, gli accordi di filiera per sostenere la produzione italiana, il recupero e la piantumazione di nuovi ulivi, fino alla tracciabilità di ogni fase di produzione.

Tracciabilità coperta al 100% per il cioccolato di Ritter Sport

L’azienda Alfred Ritter GmbH Co. KG, produttrice dell’arcinoto cioccolato quadrato, ha raggiunto un nuovo importante traguardo: tracciare il 100% del cacao utilizzato per tutta la propria gamma fino alle organizzazioni di produttori. Un percorso avviato già dal 2018, da quando Ritter Sport inizia ad approvvigionare esclusivamente cacao certificato sostenibile. La piena tracciabilità del cacao era un obiettivo previsto per il 2025 a cui la famiglia Ritter è arrivata con oltre due anni di anticipo.

“Catene di approvvigionamento trasparenti sono il prerequisito per avere un impatto positivo sulle condizioni sociali, economiche ed ecologiche nella coltivazione del cacao attraverso i nostri programmi di partnership”, spiega Giovanni Schiavo, Head of Cocoa Purchasing presso Alfred Ritter GmbH & Co. KG. “L’intera tracciabilità del nostro cacao è un percorso che portiamo avanti insieme ai nostri partner per soddisfare le richieste di consumatori sempre più esigenti, che non si accontentano più solo della bontà del nostro prodotto”.

Produrre un cioccolato tracciabile al cento per cento vuole dire far conoscere alle persone esattamente da dove proviene il cacao e qual è la cooperativa di riferimento. In linea con la mission “Fare la cosa giusta per creare un cioccolato davvero buono”, Ritter Sport collabora con i coltivatori di cacao e le loro organizzazioni di produttori, attuando programmi individuali di sostegno e aiuto per il miglioramento delle loro condizioni di vita e lavoro.

Il principio della partnership e la promozione mirata della coltivazione sostenibile del cacao sono impegni ormai di lunga data da parte di Ritter Sport: il primo degli attuali sei programmi è stato avviato più di 30 anni fa in Nicaragua. Si tratta del progetto pilota di cooperazione internazionale e sviluppo agroforestale Cacao-Nica, avviato nel 1990 e volto proprio a supportare i piccoli proprietari nicaraguensi nella coltivazione sostenibile del cacao, tutelando al contempo le risorse naturali. Con queste modalità, gli agricoltori e le cooperative possono ottenere prezzi più elevati migliorando, così, le loro condizioni di vita. Oggi, circa 1500 tonnellate di fave di cacao provengono da partnership con 20 diverse cooperative che raggruppano oltre 4000 agricoltori in Nicaragua.

Di tutto il cacao approvvigionato e tracciato da Ritter Sport, l’85% proviene da paesi dell’Africa occidentale e dell’America centrale e meridionale nei quali l’azienda ha stabilito nuovi programmi di partnership. È il caso, ad esempio, del Ghana che, insieme alla vicina Costa d’Avorio, è considerato uno dei più importanti paesi produttori di cacao. Nell’ambito della partnership con la Cocoa Abrabopa Association (CAA) – un’organizzazione di produttori nel sud-ovest del Paese – è stato attuato un programma che si concentra sulle principali sfide: ampliare le possibilità di reddito degli agricoltori e mitigare gli effetti locali del cambiamento climatico. Negli ultimi due anni, ad esempio, sono state distribuite agli agricoltori più di 35.000 piantine di alberi da ombra.

Il raggiungimento della piena tracciabilità è solo il primo traguardo che anticipa gli altri due obiettivi che l’azienda vuole raggiungere nel 2025: diventare completamente neutrali dal punto di vista climatico e far confluire il 10% di tutti gli investimenti all’anno in progetti di sostenibilità espliciti.

Pam Panorama, l’obiettivo è creare una filiera di origine integrata

La qualità e la sicurezza della carne Pam Panorama è frutto di una selezione dei tagli più pregiati, provenienti dagli allevamenti migliori, lavorati all’interno del Centro Carni di Firenze. Lo stabilimento, nato nel capoluogo toscano e le cui origini risalgono al 1994, rappresenta una vera eccellenza nel settore della lavorazione delle carni in Toscana che punta su qualità e sicurezza alimentare. Oltre 80 professionisti della macelleria lavorano per garantire una carne, tenera, sicura e controllata che ogni giorno viene lavorata e confezionata per rifornire tutti i punti vendita del territorio nazionale, della rete ad insegna Pam, Panorama, Pam local, Pam City e un nutrito gruppo di imprenditori indipendenti e in franchising che scelgono la qualità e la sicurezza della filiera Pam.

All’interno del Centro Carni Pam Panorama, ogni giorno vengono eseguiti numerosi e scrupolosi controlli igienico-sanitari, dalla fase di ricevimento, lungo tutto il processo produttivo e distributivo, fino all’arrivo nel singolo punto vendita. La garanzia di sicurezza, le caratteristiche organolettiche e di salubrità della carne vengono conservate al meglio grazie al mantenimento della catena del freddo. Il freddo è infatti il metodo da sempre più utilizzato nella conservazione degli alimenti. Inoltre, il mantenimento costante della temperatura è assicurato per tutte le fasi di lavorazione, distribuzione e vendita. Diverse sono le tipologie e i quantitativi di carne lavorate all’interno del Centro Carni nel 2021: gli incroci di razze francesi da carne di bovino adulto (3.139 Ton), la tenera scottona italiana (737 Ton), la pregiata razza piemontese (137 Ton), il bovino biologico (60 Ton), il vitello principalmente italiano (730 Ton), il suino di provenienza italiana convenzionale e biologico (104 Ton), l‘ ovino (196 Ton) e il caprino.

Pam Panorama si pone l’ambizioso obiettivo di creare una Filiera di Origine Integrata, con lo scopo di valorizzare tutti i componenti del comparto suinicolo italiano con l’intento di seguire i valori fondanti del progetto: trasparenza, innovazione, garanzia e competenza. La scelta innovativa di Pam parte direttamente da un patto con gli allevatori, patto nel quale è presente una condivisone dei costi per arrivare al prodotto finito, sostenibile per l’allevatore anche a seguito della fluttuazione dei costi delle materie prime e delle utenze. Pam insieme agli allevatori definisce le razze scelte, come allevarle nel rispetto del benessere dell’animale e come alimentarle consapevoli che l’alimentazione umana è fortemente correlata all’alimentazione dell’animale. Un patto nel quale Pam e gli allevatori definiscono come curare e far crescere i capi, nel rispetto dei cicli della natura, senza la necessità di sovraperformare.

La storica insegna della grande distribuzione porta nelle macellerie dei suoi punti vendita anche la filiera della carne toscana con una delle razze più pregiate: La Limousine, razza bovina conosciuta in tutto il mondo per l’eccezionale qualità delle sue carni, celebrata e apprezzata dagli chef dei migliori ristoranti stellati. Di origine transalpina, ma neutralizzata in Toscana grazie agli allevatori del Mugello, la razza Limousine presenta delle caratteristiche di rusticità ideali per la crescita negli ambienti delle colline toscane. La particolare finezza della tessitura rende questa razza unica nel panorama delle carni bovine, particolarmente tenera e saporita è ideale per tutti i tipi di preparazione.

Inoltre l’azienda, in coerenza con i valori che la contraddistinguono, ha scelto l’Allevamento Custode che valorizza le produzioni agricole e zootecniche delle zone collinari montane, all’interno delle aree naturali protette. Insieme all’associazione Italiana Allevatori, Pam Panorama si impegna a salvaguardare la qualità dei prodotti e l’ambiente in cui crescono. Tutti gli animali sono allevati senza alcun uso di antibiotici negli ultimi 180 giorni, utilizzando un regime alimentare controllato. Questo tipo di gestione garantisce non solo il benessere dell’animale, ma anche un utilizzo ottimale del territorio favorendone la salvaguardia e tutelandone la biodiversità permettendo la sopravvivenza di specie meno diffuse.

“Per Pam Panorama è fondamentale soddisfare tutte le tipologie di clienti, da quelli più esigenti a quelli che non amano trascorrere tempo ai fornelli; dagli amanti della cucina tradizionale a quelli più attenti alla linea. All’interno di questo percorso la carne buona, tenera, sicura è un valore che ci piace portare sulla tavola di ogni cliente combinando qualità e convenienza. Tutto questo è reso possibile attraverso percorsi di collaborazione in loco a fianco dell’allevatore, con l’obiettivo di valorizzare e remunerare l’intera filiera prestando attenzione all’ambiente, al benessere dell’animale, agli allevamenti, al distributore e infine al consumatore” – afferma Luca Migliolaro, Direttore Commerciale e Marketing Pam Panorama. “Per noi di Pam offrire sicurezza oltre alla bontà del prodotto è una condizione irrinunciabile dell’impegno di ogni giorno. Ci sentiamo responsabili di ogni passo della filiera, dal rispetto dell’animale all’ambiente in cui vive e nel quale noi tutti viviamo”.

L’azienda, per soddisfare le esigenze dei consumatori sempre più attenti alla qualità, ha ideato insieme ai tecnici esperti circa 50 ricette a base di carne, prestando attenzione al gusto ma anche al corretto equilibrio nutrizionale. Inoltre, per accontentare i gusti dei consumatori più esigenti Pam Panorama e BBQ4All hanno dato vita alla nuova linea VeroGrill, una selezione di tagli una selezione di tagli di carne specifici per il barbecue già marinate e speziate, perfettamente aderenti ai gusti del palato italiano e pronti da grigliare. Una scelta che avvicina sempre di più il consumatore a un moderno concetto di grilling da portare in tavola.

Dietro la qualità di carni così tenere, si nasconde un duro lavoro. Il percorso fatto dal prodotto prima di arrivare sui banchi vendita è evidenziato in modo chiaro e sintetico sulle etichette delle confezioni. Questo permette al consumatore di conoscere con certezza l’origine del prodotto e ai tecnici Pam Panorama di programmare ed eseguire i necessari controlli. L’attenzione e la cura per i prodotti freschi è la priorità per l’azienda, tutto questo è garantito attraverso una squadra di professionisti selezionati e formati periodicamente. Negli ultimi due anni sono state inserite oltre 70 risorse tra specialisti e capi reparto all’interno dei reparti macelleria dei punti vendita e oltre 1000 ore di formazione sulla negoziazione e comunicazione efficace.

Per promuovere un coretto stile di vita e una sana alimentazione, Pam ha inoltre ideato il progetto “Nutri Il Sapere” realizzato in collaborazione con il Dipartimento Salute Donna e Bambino dell’Università degli Studi di Padova, la Fondazione Salus Pueri e la Pediatria di Padova. L’obiettivo del progetto è creare consapevolezza sull’importanza dell’imprinting precoce, cioè la diretta connessione tra un corretto stile di vita adottato da bambini e la salute da adulti. L’intento di Pam è approfondire il tema della carne all’interno del percorso Nutri il sapere.

A Coricelli il premio Industria Felix “Il Centro Che Compete”

Pietro Coricelli, azienda olearia di Spoleto con oltre 80 anni di storia nella produzione e commercializzazione di olio extra vergine di oliva, ha ottenuto l’Alta Onorificenza di Bilancio in occasione del 41° evento del Premio Industria Felix “Il Centro che compete”, che si è svolto ieri presso l’Università Luiss Guido Carli a Roma. L’azienda è stata riconosciuta tra le migliori imprese a conduzione femminile con sede legale nella regione Umbria per performance gestionale e affidabilità finanziaria Cerved.

Il premio, promosso da Industria Felix Magazine, trimestrale di economia e finanza in supplemento con il Sole 24 Ore, in collaborazione con il Centro Studi Economici di Cerved, l’Università Luiss Guido Carli e l’Associazione culturale Industria Felix, viene assegnato ogni anno alle aziende selezionate da un qualificato Comitato Scientifico presieduto dal professor Cesare Pozzi, docente di Economia industriale della Luiss, rispetto ad un incontrovertibile algoritmo di competitività relativo al conto economico, all’affidabilità finanziaria indicata dal Cerved Group Score Impact e da una media addetti non inferiore all’anno precedente.

L’azienda guidata da Chiara Coricelli si è imposta tra le 90 società premiate del Centro Italia ( Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana, Umbria) di cui solo 11 per l’Umbria, per i risultati di bilancio conseguiti nel 2020, un anno particolarmente complesso per le imprese dovuto allo scoppio della pandemia.

Una onorificenza di bilancio che riconosce e valorizza gli sforzi e i risultati ottenuti da Pietro Coricelli nel 2020 che riconferma il trend positivo anche nel 2021 con un fatturato che raggiunge 165.000.000€ in aumento del 32% rispetto al 2020 ( 125.000.000 €). Ottime performance anche a volume con 45 milioni di litri di olio venduti e crescita a doppia cifra anche su questo fronte, + 16 % rispetto al 2020 ( 38,7 milioni).

“Siamo molto orgogliosi di questo premio perché certifica l’impegno e il lavoro che stiamo portando avanti con grande determinazione per una crescita sostenibile, per l’attenzione e il rispetto verso le persone, l’ambiente e la comunità locale. Gli ultimi anni sono stati sicuramente complessi ma al tempo stesso sfidanti e di grande fermento. Abbiamo spinto molto investendo in innovazione e avviando – proprio nel 2020 – un percorso di qualità, trasparenza e sostenibilità, prima con il lancio della prima linea di olio evo a tracciabilità certificata, poi con l’implementazione della blockchain a tracciabilitulteriore garanzia di qualità e affidabilità, applicandola al nostro prodotto più venduto; inoltre, abbiamo sviluppato accordi di filiera per garantire acquisti economicamente sostenibili e per aiutare il settore agricolo italiano. Il mercato ha risposto bene premiando le nostre scelte e questo è un risultato fondamentale per guardare con ottimismo al futuro”, dichiara Chiara Coricelli, Amministratore Delegato di Pietro Coricelli.

La rintracciabilità degli alimenti sfida l’e-commerce. Il parere legale

L’attuale struttura della filiera alimentare è spesso estremamente complessa e caratterizzata da un forte distanziamento tra produzione e consumo, con una sempre più rilevante componente di manipolazione, lavorazione, confezionamento e conservazione degli alimenti.

Trasparenza informativa e tracciabilità sono indispensabili per garantire alimenti sani e sicuri, in ogni fase della catena alimentare, a maggior ragione dell’attuale contesto di crisi di fiducia da parte dei consumatori, che richiedono maggiore controllo, trasparenza e sicurezza del cibo.

Ecco allora emergere due concetti di estrema rilevanza, tra loro strettamente connessi: tracciabilità e rintracciabilità, in merito ai abbiamo chiesto all’avvocato Simona Cardillo dello studio Lexant un approfondimento.

“La tracciabilità – spiega Cardillo – è la capacità di tenere traccia dei vari passaggi subiti da un prodotto alimentare all’interno della filiera, a partire dalla produzione, sino alla distribuzione. La rintracciabilità, secondo la definizione del reg. CE 178/2002, è “la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione”.

Si tratta di due concetti tra loro speculari: rintracciabilità vuol dire poter effettuare il percorso a ritroso e risalire all’origine di un prodotto utilizzando le informazioni che si erano registrate con la tracciabilità”.

La rintracciabilità ha dunque come obiettivo finale quello di consentire al produttore e agli organi di controllo di gestire e controllare eventuali situazioni di rischio per la salute, attraverso la piena conoscenza di tutte le fasi della catena alimentare, sino alla tavola del consumatore, compresa la fase della vendita al dettaglio (alimentari, salumerie, etc..), della somministrazione (ristoranti, rosticcerie, pub, etc..), dell’home delivery.

Fatte queste premesse, quali saranno responsabilità e obblighi dell’OSA (Operatore del Settore Alimentare)?

L’OSA in qualsiasi fase esso operi, potrà esser chiamato dagli enti preposti a documentare e “rintracciare” ciascun fornitore ed il lotto di provenienza dello specifico alimento oggetto di controllo. Sarà dunque utile che preveda un adeguato sistema di controllo, mediante

  • l’adozione di un registro nel quale annoterà l’elenco dettagliato di tutti i fornitori ed i riferimenti circa il ricevimento, la conservazione e la trasformazione degli alimenti;
  • la definizione di buone pratiche di lavorazione degli alimenti, che prevedano anche cicli accurati di pulizia e manutenzione dei locali e delle attrezzature;
  • la programmazione di una idonea formazione al personale;
  • la creazione di procedure, preferibilmente scritte, di verifica dell’integrità degli imballaggi ricevuti, della data di scadenza, della certificazione sulla temperatura di trasporto e della corretta etichettatura specifica del prodotto, laddove prevista.
  • la previsione, infine, di procedure di intervento che prevedano la segnalazione al fornitore della eventuale criticità riscontrata, con richiesta di ritiro della merce non conforme e la separazione del prodotto contestato da quelli idonei al consumo.

In che modo l’operatore garantirà la rintracciabilità?

In primis, acquistando le materie prime alimentari solo da fornitori dei quali avrà avuto cura di verificare che rispondano ai requisiti imposti dalle norme HACCP e rispettino, a loro volta, i principi di rintracciabilità; dovrà poi conservarele etichette dei prodotti freschi acquistati e archiviare la DDT o fattura accompagnatoria di acquisto del prodotto e documenti contrattuali.

Per quanto tempo si dovranno conservare le informazioni utili alla rintracciabilità?

  • 3 mesi in caso di prodotti freschi (es. panetteria, ortofrutticoli, ecc)
  • 6 mesi dalla data di conservazione del prodotto deperibile, per i prodotti “da consumarsi entro il…”
  • 12 mesi successivi alla data di conservazione consigliata, per i prodotti “da consumarsi preferibilmente entro il…”
  • 2 anni per i prodotti per i quali non è prevista dalle norme vigenti l’indicazione del termine minimo di conservazione, né altra data.

Concludendo – riassume Cardillo – l’OSA, con la predisposizione di adeguate procedure di scelta dei fornitori, di gestione, controllo e intervento, con la tenuta meticolosa del registro sopra descritto e con una adeguata archiviazione dei documenti, potrà dimostrare di aver soddisfatto l’obbligo di sicurezza e di rintracciabilità degli alimenti, andando esente da pensanti sanzioni e dalle, ancora più temute, conseguenze reputazionali e di immagine di un eventuale accertamento d’infrazione.

Food e-Commerce e Food Delivery

Il Rapporto Coop 2020, e già quello 2018, attestano consumi sempre più digitali con forte crescita dell’e-commerce, del meal delivery, dell’e-food / e-grocery / click&collect.

La crescente diffusione dell’e-commerce anche nel mondo del Food, impone nuove sfide nella gestione dei servizi logistici che dovranno essere studiati ad hoc a seconda della tipologia di alimento o di bevanda e del canale distributivo (ad esempio garantendo l’opportuna conservazione dei prodotti freschi e freddi, rispettando le temperature della cold chain) e per la necessità di garantire trasparenza di informazioni sul prodotto.

Si tratta, nel caso del contratto di acquisto attraverso e-commerce, di un contratto di compravendita a distanza, nel quale l’obbligazione contrattuale viene formalmente conclusa attraverso internet, e la consegna del prodotto avviene poi fisicamente in un momento successivo.

Quale normativa regola il settore?

Nello specifico, il settore Food trova regolamentazione nel Reg.1169/2011[1], che stabilisce, in tema di trasparenza informativa che, per l’alimento venduto tramite una “comunicazione a distanza”, le informazioni obbligatorie presenti sull’etichetta debbano essere rese disponibili al consumatore per tempo utile, ossia prima che la vendita sia conclusa e si perfezioni. Non solo, le stesse informazioni devono essere visibili anche su qualsiasi materiale che sia collegato alla vendita a distanza, supportandola.

In materia di trasparenza informativa, nel contesto della vendita a distanza di alimenti, la normativa europea distingue tra la vendita di “prodotti preimballati” e quella dei “prodotti non preimballati”, ovvero i c.d. “sfusi”.

Se la vendita a distanza concerne alimenti imballati, tutte le indicazioni obbligatorie devono essere trasmesse al consumatore prima della conclusione dell’acquisto del prodotto.

Quali informazioni devono essere trasmesse al consumatore?

Egli, nello specifico, dovrà essere messo nella condizione di apprendere consapevolmente, prima dell’acquisto:

  • denominazione dell’alimento;
  • elenco degli ingredienti;
  • allergeni;
  • quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
  • quantità netta;
  • condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego;
  • nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare responsabile che commercializza il prodotto;
  • Paese d’origine o il luogo di provenienza ove previsto ai sensi dell’art. 26;
  • istruzioni per l’uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un uso adeguato dell’alimento;
  • per le bevande che contengono più di 1,2 % di alcol in volume, il titolo alcolometrico volumico effettivo;
  • dichiarazione nutrizionale.

Invece, la data di scadenza, o il termine minimo di conservazione (T.M.C.) ed il numero di lotto vanno comunicati al momento della consegna e, perciò, contestualmente alla fornitura dell’alimento e non prima dell’acquisto.

E con gli alimenti sfusi?

In questo caso il regolamento lascia ai singoli Stati la scelta su come disciplinare la vendita con tecniche di comunicazione a distanza, affinché lo Stato possa decidere quali indicazioni o meno debbano essere trasmesse; con un’unica eccezione in ordine agli allergeni che devono essere sempre indicati.

Nel Food Delivery, che può realizzarsi secondo modalità differenti (mediante utilizzo di piattaforme terze o con rete di consegna diretta), il trasporto è regolamentato da una norma decisamente datata, la direttiva 327/80, che indica i requisiti di riferimento per dell’idoneità igienico-sanitaria dei mezzi di trasporto di sostanze alimentari in generale. Si tratta di una norma generica a proposito dell’obbligo di igiene che deve accompagnare l’alimento, e della temperatura delle sostanze alimentari durante il questa fase.

La rintracciabilità vale anche per il food delivery?

Certo: per quanto attiene poi nello specifico la rintracciabilità, non sono certamente esclusi dall’obbligo le fasi del food delivery. Ristoratore, somministratore, rivenditore, così come la società di delivery (se terza rispetto ai primi), dovranno allora adottare adeguati sistemi di controllo anche in relazione a tale fase, monitorando il rispetto delle linee guida di sicurezza alimentare definite dal Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e tracciando l’alimento sino alla tavola del consumatore.

Fino ad ora abbiamo parlato di alimenti, ma esisto delle regole anche per i materiali che vengono in contatto con essi?

Naturalmente. Nel caso dei MOCA, ovvero tutti quegli oggetti che durante la filiera entrano in contatto con gli alimenti (packaging, utensili, posate, tappi…) sino alla fase di consegna al consumatore, va tenuto conto della loro interazione con al natura dell’alimento. Non tutti i packaging, per esempio, sono adatti a contenere cibi grassi, o acidi, o umidi: reagiranno in maniera diversa in funzione della loro composizione. Stesso discorso nei confronti della luce, e della temperatura: non tutti i MOCA sono adatti ad entrare in contatto con alimenti a temperature di refrigerazione oppure a temperature elevate.

Sarà quindi dovere del professionista, sul quale incombe la relativa responsabilità, accertarsi che l’oggetto acquistato sia idoneo all’uso alimentare e di verificarne le caratteristiche di utilizzo. La fornitura delle indicazioni di accompagnamento al MOCA è invece responsabilità del produttore dello stesso, all’atto della loro commercializzazione, mediante etichetta o altro mezzo di comunicazione. Tra le informazioni obbligatorie rientrano la denominazione “per alimenti” o altra menzione specifica, le indicazioni di utilizzo e i contatti del produttore.

[1] La vendita a distanza è disciplinata dal Reg. 1169/2011, all’art. 14, prevalendo sulle disposizioni generali previste dalla Direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori (c.d. direttiva consumatori), recepita in Italia con D.Lgs. 21/2014.

Avv. Simona Cardillo Senior Associate

Via Pietro Cossa n. 2 – 20122 Milano (MI)

Mail: simona.cardillo@lexant.it
Skype: Cardillo Studio Lexant
www.lexant.it

Arrivano le guide di GS1Italy Indicod-Ecr per la tracciabilità e l’etichettatura di carni e pesce

GS1 Italy | Indicod-Ecr ha rilasciato le nuove linee guida per la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti ittici e delle carni suine, ovino-caprine e di volatili.

L’obiettivo delle linee guida, frutto di un lavoro che ha coinvolto i vari attori della filiera, è stato quello di informare su come, attraverso gli standard GS1, rispondere ai requisiti legali espressi dai recenti regolamenti internazionali in tema di tracciabilità e di etichettatura, con lo scopo di fornire al consumatore finale le corrette informazioni su ciò che sta acquistando.

Le linee guida sono rivolte alle aziende di produzione e di trasformazione, alle imprese di distribuzione, ai fornitori di servizi e a tutte le realtà coinvolte nelle filiere dei prodotti ittici e delle carni suine, ovino-caprine e di volatili.

Il sistema GS1 è uno standard che ha il vantaggio di fornire soluzioni globali in grado di rendere più efficienti ed efficaci i processi di identificazione e di comunicazione delle informazioni tra partner commerciali, aumentando la precisione e l’accesso ai dati e migliorando i processi logistici della filiera.
Per ognuna delle due filiere, carni e pesce, le linee guida si compongono di due documenti.
Il primo riguarda i requisiti informativi analizzati e le modalità di trasferimento attraverso tutti gli strumenti standard GS1, e in particolare identificazione e codici a barre (AIDC), scambio elettronico dei documenti (GS1 EDI), allineamento delle anagrafiche di prodotto (GS1 GDSN) e condivisione in tempo reale delle informazioni di tracciabilità (GS1 EPCIS).

Il secondo tratta della soluzione nazionale condivisa dal gruppo di lavoro per la tracciabilità e il trasferimento di informazioni tra operatori professionali della filiera. Si basa sull’utilizzo degli strumenti di identificazione e codici a barre (AIDC) e lo scambio elettronico dei documenti (GS1 EDI).

Le guide sono disponibili ai seguenti link:

Prodotti ittici: Standard GS1 per il settore ittico. Allinearsi agli ultimi regolamenti comunitari: tracciabilità e informazioni al consumatore finale

Carni carni suine, ovino-caprine e di volatili: Standard GS1 per il settore carni. Allinearsi agli ultimi regolamenti comunitari: tracciabilità e informazioni al consumatore finale

Soddisfazione è stata espressa dai partecipanti ai gruppi di lavoro che hanno lavorato sulle linee guida.
«Abbiamo molto apprezzato la possibilità di apportare alla discussione il contributo dell’industria di trasformazione, importante anello della filiera ittica attraverso cui le informazioni di tracciabilità ed etichettatura dei prodotti della pesca, oggetto di scambi commerciali sempre più “globalizzati”, vengono trasferite dalla produzione primaria alla distribuzione al dettaglio e all’ingrosso- ha detto Massimiliano Moretti, Responsabile Assicurazione Qualità di Mobilpesca Surgelati – . All’interno del gruppo di lavoro si è pertanto evidenziata la necessità di adottare standard di comunicazione dei dati ampiamente condivisi a livello internazionale, nonché di agevole implementazione anche per le piccole e medie aziende, che costituiscono la gran parte del comparto ittico del nostro Paese».
Secondo Carrefour, «Di fronte all’esigenza comune a produttori e distributori di ottemperare agli ultimi requisiti normativi, è stato importante definire e condividere con i vari attori coinvolti nel processo uno standard univoco di gestione della tracciabilità».
Conferma anche Monica Ramaschi, Responsabile R&D del Gruppo Agroalimentare Ferrarini Vismara: «È stato importante costituire un tavolo di lavoro condiviso tra Industria e Distribuzione per confrontarsi ed individuare una soluzione comune che permetta alla filiera di rispondere con efficienza ai requisiti normativi».

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