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Parmigiano Reggiano, +17,4% delle vendite nella distribuzione italiana

Nonostante le incertezze del mercato, l’inflazione e il caro energia, i consumatori hanno premiato il Parmigiano Reggiano che è stato uno dei protagonisti delle tavole italiane durante le Festività natalizie. Nelle quattro settimane – dal 6 novembre al 4 dicembre – le vendite totali nella distribuzione italiana hanno registrato un +17,4% (fonte: Nielsen, dati Italia) rispetto al medesimo periodo del 2021.

Un risultato in forte controtendenza rispetto ai prodotti similari non DOP (+0,9%) e al Grana Padano (-4,1%). Si prevede che questa accelerazione troverà ulteriori conferme nei dati consuntivi di dicembre e, allo stesso tempo, segnali positivi emergono anche delle rilevazioni dei caseifici con vendita diretta. Un risultato importante, frutto di investimenti che il Consorzio di tutela ha portato avanti nei mesi di novembre e dicembre per sostenere le vendite di fine anno in un momento difficile per le tasche degli italiani.

Il quadro del fine 2022, unito alla recente delibera dell’Assemblea del Consorzio di dicembre 2022 che ha assicurato oltre 33 milioni di investimenti diretti in comunicazione e marketing per l’anno appena iniziato, permette di affrontare le nuove sfide del 2023 puntando a consolidare le condizioni di equilibrio tra domanda ed offerta.

«Nelle Festività, il Parmigiano ha trionfato sulle tavole degli italiani», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. «Il 2023 sarà un anno molto importante, caratterizzato da grandi sfide legate alle incertezze macroeconomiche causate dal conflitto in Ucraina, al caro energia, all’incremento del costo delle materie prime e a un’inflazione crescente che ridurrà il potere d’acquisto delle famiglie. Per questo motivo, abbiamo previsto un piano articolato di investimenti (33 milioni di euro) in comunicazione con l’obiettivo di sviluppare la domanda in Italia e all’estero».

IV Gamma, vendite alle stelle nel primo semestre 2022

Dopo due anni particolarmente complessi e caratterizzati dall’impatto sulle vendite dovuto all’emergenza Covid-19 e una situazione economica incerta, il settore della IV Gamma consolida la propria crescita, superando addirittura i livelli pre-pandemia. Secondo i dati forniti da Nielsen, infatti, nel primo semestre 2022 la IV Gamma, con un fatturato di 467,3 milioni di euro, ha fatto registrare una crescita del +5,9% a valore e del +8,3% a volume rispetto allo stesso periodo del 2021.

“In una congiuntura economica particolarmente critica – ha affermato Andrea Battagliola, Presidente del Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food – il settore della quarta gamma è tornato a correre, registrando una forte crescita che l’ha portato oltre i livelli pre-covid sia a valore, sia a volume. Secondo i dati Nielsen, infatti, negli ultimi 6 mesi, l’intero settore ha raggiunto quota 467,3 milioni di euro, con una crescita del 5,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le confezioni vendute hanno raggiunto quota 359 milioni (+7,4%), segno dell’elevato contenuto di servizio che il consumatore riconosce nei nostri prodotti”.

Archiviati i risultati positivi del primo semestre, l’Associazione guarda già al prossimo: “Confidiamo che anche il secondo semestre 2022 abbia le stesse performance positive del primo” – commenta ancora Battagliola. “Osserviamo quindi con attenzione l’evolversi della situazione idrica in corso e dell’aumento del costo delle materie prime per poter affrontare nel migliore dei modi i prossimi mesi”.

Vino, calo di vendita nella Gdo, rallenta anche l’e-commerce

Dopo la galoppata del 2020, le vendite di vino in Italia nel canale off-trade (Iper, Super, Piccole superfici a libero servizio, Discount, Cash&Carry ed E-commerce dei siti generalisti) chiudono l’anno appena trascorso tirando un po’ il fiato. Secondo il Report Nomisma Wine Monitor realizzato in collaborazione con NielsenIQ, il consuntivo 2021 mostra una riduzione a volume dell’1,2% rispetto all’anno precedente a fronte però di una crescita nei valori del 5%. Messi a confronto con il 2019 – e quindi prima dello scoppio della pandemia – gli stessi dati segnalano comunque un aumento a volume del 5% e di oltre il 13% a valori, a testimonianza di una premiumisation dei consumi di vino che va avanti da diversi anni.

“Questo spostamento degli acquisti in Gdo verso vini di fascia di prezzo più elevata si verifica sia all’interno della stessa categoria che tramite uno spostamento dei consumi tra tipologie differenti e a maggior valore unitario” sottolinea Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma. Basti infatti pensare che le vendite a volume di spumanti e Champagne crescono a doppia cifra percentuale (+23%) mentre i vini fermi chiudono il 2021 in calo del 4,5% a volume ma con un +0,3% a valore. “Il riposizionamento qualitativo dei consumi dei vini fermi si desume soprattutto dalle vendite a valore in Iper e Super dove crescono i vini a denominazione Dop – +5% a valore -a fronte di un calo di quelli generici (-10%)” aggiunge Pantini.

Spostando l’analisi ai diversi format distributivi, Iper+Super+Piccole superfici a libero servizio (che pesano per il 64% dei volumi dell’intero canale off-trade) accusano una riduzione a volume di quasi il 2% a fronte però di un incremento a valore del 5,2%. Sono le bollicine a spingere le vendite, con gli spumanti Metodo Classico a registrare le dinamiche più rilevanti, con una crescita a valore del +26%, seguiti dagli Charmat secchi (+19%), dallo Champagne (+16%) e dagli Charmat dolci (+12%). Sul fronte dei vini fermi e frizzanti, le vendite nel medesimo format risultano in calo a valore per i frizzanti (-4,3%) mentre aumentano nel caso dei fermi (+1,8%).

In merito agli altri format, si segnala una diminuzione delle vendite sia a valori che a volumi per il Discount (rispettivamente -2% e -4%), mentre al contrario il Cash&Carry mette a segno una crescita di quasi il 20% nelle vendite a valori a fronte di un +15% nei volumi, a dimostrazione della ripresa dei consumi avvenuta – seppur a singhiozzo -in bar e ristoranti nel 2021.

Infine, l’e-commerce. Dopo l’esplosione delle vendite avvenute nel 2020 anche a seguito dei lockdown e delle limitazioni e chiusure nell’Horeca, il 2021 si è chiuso con un’ulteriore progressione degli acquisti di vino da parte degli italiani nei siti generalisti (catene retail e Amazon): +22% a valore e +19% a volume rispetto all’anno precedente. Occorre tuttavia segnalare come l’ultimo trimestre 2021 ha visto ridursi le vendite in e-commerce – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente- del 13% a volume, anche se questa riduzione è soprattutto legata al “boom” di acquisti on-line che si era manifestato nel 2020 a causa delle chiusure dei ristoranti e della conseguente “costrizione” imposta agli italiani di festeggiare Natale e Capodanno tra le mura domestiche.

Istat, vendite al dettaglio: l’alimentare consolida la crescita a luglio. Federdistribuzione: è ancora troppo debole

A luglio 2015 l’indice destagionalizzato del valore delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) aumenta dello 0,4% rispetto a giugno 2015. Nella media del trimestre maggio-luglio 2015, il valore delle vendite registra una crescita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.

L’indice grezzo del valore del totale delle vendite aumenta dell’1,7% rispetto a luglio 2014, mantenendo un ritmo di crescita analogo a quello registrato il mese precedente.

Nei primi sette mesi del 2015, il valore delle vendite segna un aumento tendenziale dello 0,7%.

Con riferimento allo stesso periodo, il valore delle vendite di prodotti alimentari e quello di prodotti non alimentari segnano aumenti, rispettivamente, dell’1,3% e dello 0,3%.

Tenendo conto della variazione dei prezzi al consumo, emergono segnali di ripresa dei consumi di beni in termini reali: a luglio 2015, l’indice in volume delle vendite al dettaglio registra variazioni positive dello 0,4% rispetto a giugno 2015 e dell’1,4% rispetto a luglio 2014. Nel trimestre maggio-luglio 2015 l’indice aumenta dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti.

Nel confronto con il mese di luglio 2014 si registra una variazione positiva del 3,5% per il valore delle vendite delle imprese della grande distribuzione, mentre più contenuto è l’aumento registrato dalle imprese operanti su piccole superfici (+0,2%

Nella grande distribuzione il valore delle vendite aumenta, in termini tendenziali, del 4,3% per i prodotti alimentari e del 2,5% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici, le vendite registrano variazioni positive dello 0,2% per i prodotti alimentari e dello 0,1% per quelli non alimentari. Riguardo alla tipologia di esercizio della grande distribuzione (Prospetto 3), a luglio 2015 si registrano aumenti del 3,7% per le vendite degli esercizi non specializzati e del 2,7% per quelle degli esercizi specializzati. Tra i primi, aumentano del 3,8% le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare e del 2,9% quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare. In particolare, per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, si registrano aumenti per tutte le tipologie distributive: ipermercati (+3,2%), supermercati (+3,6%) e discount (+5,4%).

«La dinamica delle vendite al dettaglio – secondo il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli – presenta alcuni segnali positivi, che tuttavia sono da valutare con prudenza. La crescita dei prodotti alimentari è stata infatti influenzata da fattori climatici che hanno sostenuto le vendite dei prodotti stagionali; uno stimolo che potrebbe non ripresentarsi in futuro.  Preoccupano inoltre alcuni comparti strategici della Distribuzione Moderna Organizzata, come il settore dei mobili-arredamento e dell’abbigliamento, che segnano a luglio rispettivamente un -1,3% e un modesto +0,2%. Settori che ancora non riescono a dare incoraggianti segnali di ripresa».

La ripresa delle vendite al dettaglio di un modesto 0,7% rspetto all’anno scorso costiyuiscono per Cobolli Gigli «una variazione positiva rispetto al passato ma ancora timida per immaginare una robusta e strutturale crescita della domanda interna e certamente ancora non in grado di bilanciare le variazioni negative che le imprese del commercio hanno dovuto sopportare negli anni precedenti. Anche perché le famiglie stanno indirizzando i loro acquisti in modo significativo verso altri beni, quali le auto, come dimostrano i dati Istat degli ordinativi industriali di luglio in crescita del 61,3% per i mezzi di trasporto».

C’è atesa per un sostegno ai consumi attraverso per esempio la diminuzione della pressione fiscale. Ma dal mondo del commercio si guarda con una certa apprensione ai prossimi interventi in materia di liberalizzazioni e di aperture nei giorni festivi.

Vendite in ripresa a maggio e Federdistribuzione mette in guardia contro le clausole di salvaguardia

I dati del commercio al dettaglio a maggio, diffusi oggi dall’ISTAT, registrano una variazione positiva delle vendite, rispetto al 2014, dello 0,3%, con gli alimentari in aumento dello +0.6% e il non alimentare invariato. Negativi (a -0,2%) invece i volumi rispetto al maggio 2014 e a -0,1% rispetto al l’aprile di quest’anno.

Nel confronto con il mese di Maggio 2014 si registra una variazione positiva (+1,8%) per il valore delle vendite delle imprese della grande distribuzione e una diminuzione (-1,0%) per

quelle delle imprese operanti su piccole superfici. Nella grande distribuzione il valore delle vendite aumenta, in termini tendenziali, dell’1 ,6% per i prodotti alimentari e del 2,1% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici, invece, le vendite registrano una variazione negativa sia per i prodotti alimentari (-2,2%) sia per quelli non alimentari (-0,6%). Con riferimento alla tipologia di esercizio della grande distribuzione, a Maggio 2015 si registra un aumento dell’1 ,1% per le vendite degli esercizi non specializzati e del 5,5% per quelle degli esercizi specializzati. Tra i primi, aumentano dello 0,9% le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare e del 2,3% quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare. In particolare, per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, aumentano.

Si confermano quindi i segnali di una ripresa dei consumi alimentari già indicata da Iri nelle sue previsioni pubblicate su inStore mag.

Tuttavia Federdistribuzione tiene ancora alto il livello di attenzione perché sebbene le vendite al dettaglio non sono più in treno negativo siano ancora di fronte, ha dichiarato il presidente Giovanni Conbolli Gigli (nella foto) «a una situazione di stallo che coinvolge anche l’inflazione, ferma a un +0,1% negli ultimi due mesi per la debolezza della domanda, il tasso di disoccupazione bloccato al 12,4% e la produzione industriale, che si è mossa dello 0,5% nei primi 5 mesi dell’anno.

Un quadro  – ha proseguito Coboldi Gigli – sul quale occorre intervenire con determinazione, sostenendo e stimolando le famiglie in questo loro lento e graduale percorso di recupero della fiducia e del passato tenore di vita. Il Governo sembra intenzionato a seguire questo percorso, perseguendo un programma di riforme e intervenendo sull’assetto fiscale del Paese. Fondamentale è trovare una strada per recuperare le risorse necessarie che non contempli l’applicazione delle clausole di salvaguardia previste nelle Leggi di Stabilità 2014 e 2015, un provvedimento che comporterebbe nel triennio 2016-2018 un calo del PIL di 1,2 punti e una caduta dei consumi del 2,9%».

Centromarca: gennaio positivo per i prodotti di marca. Evitare gli aumenti dell’Iva

In un mercato che dà segni di ripresa, i prodotti di marca crescono in misura superiore alla media grocery. Lo segnala una nota diffusa da Centromarca puntualizzando che le vendite dei prodotti di marca hanno registrato un +1,2% a valore e +1,3% a volume, in linea con i segnali di ripresa del comparto grocery (+1,2% e +0,4% rispettivamente).

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«Sono segnali positivi, frutto dello straordinario impegno delle nostre imprese a sostegno della domanda», commenta Luigi Bordoni, presidente di Centromarca, ricordando gli investimenti effettuati dalle Grandi Marche nell’innovazione, nelle iniziative di marketing sui punti di vendita della moderna distribuzione e la crescita del +5% registrata dalla pianificazione pubblicitaria a fronte di un calo complessivo del mercato del -2,5% (fonte: Nielsen 2014).

«Nei prossimi mesi», sottolinea Bordoni, «avremo modo di verificare se la domanda manifesta effettivamente un’inversione di tendenza. Certo continueremo a collaborare con la moderna distribuzione con l’obiettivo di mantenere dinamiche le vendite al dettaglio». Nel 2014 la filiera ha investito in promozioni circa 8 miliardi di euro.

Stando alle rilevazioni relative alle prime settimane di febbraio, infatti, le vendite nella gdo sarebbero in leggera crescita, ma cautela vuole che si attenda almeno fino a marzo-aprile per capire se si tratta di una vera inversione della curva negativa oppure no.

Resta il fatto che se di ripresa dei consumi si dovesse trattare, incombe come un macigno la clausola di salvaguardia che, in mancanza di interventi di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica, aprirebbe la strada a incrementi dell’Iva. Con il rischio di paralizzare ancora una volta i consumi, gli investimenti delle imprese, l’occupazione.

Secondo le elaborazioni di Ref Ricerche per Centromarca, nell’ipotesi di un intervento nella sua dimensione massima l’impatto degli aumenti Iva determinerebbe: incremento aggiuntivo dei prezzi al consumo superiore al 2%; riduzione dei consumi delle famiglie dell’1,8% e contrazione addizionale del Pil pari allo 0,8%.

Per questo Centromarca lancia l’appello al Governo per sterilizzare la clausola di salvaguardia Iva.

Agosto: vendite al dettaglio giù. Federdistribuzione: rilanciare la domanda

I dati ufficiali diffusi dall’Istat sul commercio al dettaglio relativi al mese di agosto segnalano il perdurare di un andamento negativo che, dalle rilevazioni pubblicate da Nielsen relative al mese di settembre , saranno confermati anche a settembre.

Il totale delle vendite al dettaglio indica un -3,1%, per l’alimentare a -3,7% e per il non alimentare a -2,5%. Dall’inizio dell’anno la flessione si attesta complessivamente al -1,3%: -0,6% per l’alimentare e -1,9% per il non alimentare.

Indice destagionalizzato A guardare il grafico dell’indice destagionalizzato, la curva non inverte la marcia dall’agosto del 2012 (ma l’indice 100 è fissato ad agosto 2010), come a dire che sono quattro anni di caduta più o meno accentuata.

«Preoccupa in particolare – commenta il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli – il fatto che per il secondo mese consecutivo, le vendite dei prodotti alimentari diminuiscano più velocemente rispetto a quelle dei prodotti non alimentari. Certamente questi ultimi hanno subito per primi l’impatto del minor potere d’acquisto dei consumatori, ma ora il calo delle vendite alimentari è un chiaro segnale che la crisi per le famiglie si sta aggravando, costringendole a fare economie e risparmi anche sui bisogni più essenziali. Che stiano cambiando le abitudini d’acquisto è testimoniato anche da ciò che avviene all’interno dei prodotti non alimentari: se un tempo, a fronte di cali generalizzati, telefonia e prodotti di innovazione tecnologica mantenevano un andamento positivo, ora i dati di agosto mostrano come questi prodotti siano quelli con la diminuzione più significativa: una “passione” finita per necessità!».

Nel confronto con il mese di agosto 2013, le vendite delle imprese della grande distribuzione segnano una flessione del 2,7% e quelle delle imprese operanti su piccole superfici una diminuzione del 3,4%.

Nella grande distribuzione le vendite di prodotti alimentari diminuiscono, in termini tendenziali, del 3,2% e quelle dei prodotti non alimentari del 2,1%. Nelle imprese operanti su piccole superfici le vendite segnano un calo del 5,1% per i prodotti alimentari e del 2,9% per i prodotti non alimentari. Con riferimento alla tipologia di esercizio della grande distribuzione, ad agosto 2014 si rileva una flessione del 3,3% per le vendite degli esercizi non specializzati e un aumento dello 0,6% per quelle degli esercizi specializzati. All’interno dei primi, diminuiscono del 3,4% le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare e del 2,2% quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare. Qui il prospetto di dettaglio.

In particolare, per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, le vendite dei discount aumentano dello 0,4%, mentre diminuiscono sia quelle dei supermercati sia quelle degli ipermercati (rispettivamente -4,0% e -4,3%).

«Il bisogno di una incisiva politica di rilancio della domanda interna – conclude il presidente di Federdistribuzione – diventa sempre più urgente e la Legge di Stabilità è l’occasione giusta per imprimere questa svolta. Diventa indispensabile che tutte le misure annunciate dal Governo siano inserite nella manovra e realizzate nelle dimensioni tali da poter realmente incidere su una situazione che, invece di migliorare, diventa ogni giorno più allarmante e contestualmente si risolva la questione aperta con la Russia, che ha provocato un preoccupante calo delle esportazioni. Ci auguriamo, infine, che questi dati sulla dinamica dei consumi siano uno spunto di riflessione per chi sta pensando a un futuro ulteriore aumento dell’Iva».

Nielsen: a settembre vendite in calo nella gdo

trend NielsenA settembre, secondo i dati Nielsen Trade/Mis si registra un calo nelle vendite del largo consumo rispetto all’anno precedente: Grocery, Food e Drugs hanno tutti un segno negativo sia a valore, sia a volume, anche se con dinamiche diverse. Particolarmente negativo il trend dei prodotti Drugs, con  -4,9 a valore e -5,2 a volume, mentre per il Food si registra un -0,7 sia a volume sia a valore (con nessuma variazione di prezzo dal settembre precedente) e il Grocery si posiziona a -1,5% a valore e -1,6% a volume.

In rallentamento la marca del distributore, che rispetto al 2013 perde circa il 2% in tutti e tre i settori considerati. In crescita invece la pressione promozionale dell’1,4% nel Food e Grocery e dell’1,3% nel Drugs.

 

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