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Bevande alla frutta: classiche e nuove. Un mercato bipolare

Questa volta i “giovani” non hanno scalzato i “vecchi”, né sono riusciti a rottamarli: nell’ampio universo delle bevande alla frutta, infatti, le tipologie classiche continuano a macinare successi.
Almeno stando a quanto ci raccontano le opinioni degli internauti. Ma procediamo con ordine, partendo dalle macro categorie in cui si sono aggregati i mood intercettati:

Si nota subito una polarizzazione: tra il 71% e il 78% troviamo i prodotti più tradizionali, storici; tra il 34% e il 42% troviamo le referenze più giovani ed innovative.
Vediamo ora come si sono aggregati gli argomenti maggiormente dibattuti:

Anche in questo caso spiccano degli accorpamenti:
– dall’80% all’84% troviamo proprietà alimentari, salute e qualità che riassumeremo in “argomenti qualitativi”;
– dal 62% al 67% troviamo prezzo, reperibilità, packaging che riassumeremo in “argomenti commerciali”;
– dal 18% al 44% troviamo km zero, tracciabilità, provenienza bio, ecologia che riassumeremo in “argomenti ecologici”.
Nel trattare tali argomenti i netsurfer manifestano una buona conoscenza delle materie.

Si cercano prodotti che non ingrassino, si dibatte su quali siano i dolcificanti e gli edulcoranti  salutari e non, si discute di contenuti calorici, valori nutrizionali, percentuali di frutta, vitamine,
sali minerali, così come è sempre acceso il confronto sui coloranti, sui conservanti.
Altri argomenti che infiammano gli animi sono il PET e la quantità di CO2 sprigionata per produrlo, il riciclo dello stesso PET, l’eccessivo utilizzo di trasporto gommato per la distribuzione, la scarsa ottimizzazione della logistica, lo sfruttamento delle fonti da parte dei produttori. Anche l’alluminio è oggetto di discussioni accese.
Il dibattito sul packaging, coinvolge anche il formato, la praticità e fruibilità del prodotto, a secondo che la confezione sia in PET, plastica, vetro o squeezable.
Non mancano infine menzioni per prodotti equo solidali (oltre la provenienza bio ed i km zero).

Vediamo ora come si ripartiscono gli argomenti trattati in base alle tipologie
di prodotto:

Per quanto riguarda i prodotti più giovani (nettari e smoothies) si scrivono in rete nella quasi totalità dei casi pareri riguardanti argomenti qualitativi ed ecologici; meno di un mood su due tratta argomenti commerciali.
Al contrario, per quanto concerne i prodotti più storici (succhi, juice drink, succhi arricchiti), si scrive maggiormente di argomenti commerciali, quindi qualitativi, e solo poco più di un giudizio ogni dieci riguarda l’ecologia.

Analizziamo, adesso, il livello di soddisfazione:

I prodotti storici (succhi, juice drink, succhi arricchiti) soddisfano molto (sempre sopra l’80%) per qualità, di cui abbiamo visto che si scrive in più di sette pareri su dieci, e per argomenti ecologici, di cui però si scrive solo in poco più di un’opinione ogni dieci.
Appena sufficiente la soddisfazione riguardante le argomentazioni commerciali che riguardano circa un parere su otto.
I prodotti giovani (nettari, smoothies), soddisfano molto i naviganti da un punto di vista commerciale, anche se i pareri in merito sono meno della metà, ma fanno segnare un  oddisfazione discreta in ambito qualità ed ecologia, argomenti trattati nella quasi totalità delle opinioni scritte in rete.

Profilo socio demografico
A lasciare il proprio parere in rete sono specialmente le donne (61%), mentre sul fronte anagrafico le 3 fasce d’età fino ai 50 anni sono equamente rappresentate. Sul fronte geografico, invece, appare evidente un gap tra settentrione e meridione: solo un parere ogni quattro, infatti, proviene
dal Sud. Infine in base alla tipologia di urbanizzazione, emerge che le zone metropolitane e le aree urbane fanno la parte del leone, rappresentando l’80%.

di Gian Marco Stefanini

Food Court: quale il suo ruolo oggi, all’interno dei Centri Commerciali? Il parere dei netsurfer

Sempre più spesso la Food Court si rivela un motore importante dei centri commerciali.

E l’offerta si va diversificando di conseguenza, con l’obiettivo di intercettare il numero più elevato di visitatori, magari segmentandolo per target.

Su questo tema Web Research ha effettuato uno studio selezionando 3.874.546 opinioni lasciate nella rete domestica a titolo personale da privati consumatori.

Gli ambienti di provenienza dei pareri pesano rispettivamente il 73% (social) e il 23% (blog e forum), la media nazionale di influencer per prodotti e servizi nel 2018 è stata circa il 12%.

Vediamo nel dettaglio cosa è emerso.

Utilizzo

 

Solo una persona su 4 che si reca in un centro commerciale utilizza la food court

 

Frequenza

Tra gli utilizzatori uno su quattro mangia sempre qualcosa; circa la metà mangia qualcosa saltuariamente; uno su sette sceglie solo centri commerciali dove potere mangiare; uno su otto si reca a mangiare nel centro commerciale a prescindere dal fare acquisti

Qualità

Tre quarti dei giudizi sulla qualità del cibo è positiva

Prezzo

9 frequentatori dei food court su 10 sono soddisfatti del prezzo

Varietà dell’offerta

8 frequentatori dei food court su 10 giudicano varia l’offerta alimentare

Momenti di consumo

Il pranzo è il momento di maggior utilizzo, seguono staccatissimi la prima colazione, la merenda e la cena.

Giorni di utilizzo

Il momento di massimo afflusso è nel fine settimana

Profilo socio-demo

Ne scrivono in rete più donne che uomini

L’84% dei frequentatori dei food court ha età compresa tra i 30 ed i 49 anniLa quasi totalità dei frequentatori dei food court è di cultura compresa tra medio alta e medio bassa

Leggermente maggiore la frequentazione dei food court al Nord

Maggiore la frequentazione dei food court da parte di chi risiede in aree urbane 

di Gian Marco Stefanini

gianmarco.stefanini@web-research.it

Vino sul web: prezzo e qualità guidano le scelte

Vino in GDO: cosa ne dicono i netsurfer? Vediamolo, approfondendo quanto lasciato in rete. Le prime macro aggregazioni riguardanti il volume degli argomenti maggiormente trattati, sono le seguenti (pareri multipli):

 

In quasi ogni parere vi è almeno un giudizio riguar-dante uno dei primi 4 cluster: prezzo, qualità, varietà dell’offerta, marche; con passaggio ardito possiamo affermare che queste sono le 4 reason why di acquisto del vino nella GDO.

Analizziamo ora da un punto di vista psicometrico, attribuendo una personalità ai testi, i mood di ciascuno dei sei cluster in cui si sono aggregati i giudizi dei privati consumatori che hanno scritto nella rete domestica riguardo al vino acquistato nella GDO nei 12 mesi del 2016.

La Grande Distribuzione Organizzata presidia decisamente il primo dei cri-teri di scelta del prodotto vino presso i propri punti vendita.

Anche il secondo motivo di scelta, la qualità del vino, è ben presidiato dalla GDO, sebbene meno di quanto lo sia il prezzo; i molto soddisfatti e gli abbastanza sod-disfatti riguardo al prezzo sono l’84%, mentre riguardo la qualità sono il 72%, un 12% in meno. 

Nell’analisi del terzo cluster (varietà dell’offerta) in cui si sono aggregati i pareri è emersa una netta differenza tra i formati distributivi della GDO.  Megastore/Ipermercati e Supermercati presidiano deci-samente questa motivazione di scelta dei consumatori, battendo per soddisfazione anche le prime due reason why di acquisto (ricordiamo che il prezzo totalizzava l’84% di molto e abbastanza soddisfatti e la qualità il 72%). Per quanto riguarda la varietà dell’offerta del vino, per il formato Megastore/Ipermercati, i molto e gli abbastanza soddisfatti sono addirittura il 93% e per il formato Supermercati sono il 92%.  Nel formato negozi di prossimità i molto soddisfatti e gli abbastanza soddisfatti della varietà dell’offerta del prodotto vino scendono sotto la metà: sono il 48%.

Il quarto motivo di scelta di acquisto del vino nella GDO da parte dei consumatori, le marche vendu-te, è il più presidiato dalla GDO stessa, col 94% di molto soddisfatti e abbastanza soddisfatti, più ancora di quanti ne hanno totalizzati le reason why prezzo (84%), qualità (72%) e varietà dell’offerta limitatamente ai formati Mega/Iper (93%) e Super (92%).

È significativo che nel cluster Marche, al contrario di quanto avvenuto per il cluster varietà dell’offerta, non  siano emerse differenze tra i vari formati distributivi. Le Marche di vino proposte, anche quando sono poche come nel caso dei negozi di prossimità, soddisfano i consumatori, a prescindere dall’offerta limitata.      

Private label  

Per prima cosa dobbiamo precisare che abbiamo chia-mato questo cluster Private Label, includendovi i giudizi dei consumatori riguardanti vini prodotti per la catena distributrice ma che non si presentano col nome della catena distributrice. Un’importante considerazione: i consumatori leggono con attenzione le etichette del vino che acquistano nella GDO se scrivono così diffusamente di vini che riportano sull’etichetta principale il nome del vino (ad es. Barbera ed altre indicazioni quali, sempre ad es., del Monferrato ecc.) e solo sulla seconda o terza etichetta la dicitura prodotto per la “tale catena distributiva”.Nonostante i molto e gli abbastanza soddisfatti del vino prodotto appositamente per la GDO siano il 64% è doveroso sottolineare come tale percentuale sia  più bassa dei molto e abbastanza soddisfatti della qualità in generale del vino venduto nella GDO, 72%. Ciò è eclatante poiché in tutti i rilevamenti che abbiamo fatto sulle PL – negli ultimi 2 anni abbiamo effettuato anche un osservatorio mensile – la marca privata è sempre stata giudicata superiore alla media della marca del produt-tore, allineata con il top di gamma ma più conveniente. Vediamo ora cosa nasconde il 13% di pareri (menzioni multiple) classificati come altro. Torniamo a misurare i volumi di pareri.

Precisiamo che la quasi totalità dei pareri riguardanti Bottiglioni/Damigianelle, vino in cartone, in bottiglie di plastica verte ancora su prezzo e qualità, quindi l’89% di altro è riconducibile, anche se con accezione più ampia, ancora alle prime due reason why di acquisto del vino nella GDO: prezzo e qualità.  

Conclusioni  

Il vino, che permea la cultura italiana ed è una tradizione e un’eccellenza del Made in Italy nel Mondo, viene trattato nella rete domestica, limitatamente all’ambito “acquisto nella GDO” come un semplice prodotto e non una passione nazionale, un emblema.Le reason why di acquisto del vino presso la GDO sono nell’ordine: prezzo 88%, qualità 86%, varietà dell’offerta 72%, marche 66%.Questa la classifica per soddisfazione:

Il profilo tipo di chi ha lasciato liberamente e privata-mente, nel web domestico, nei 12 mesi del 2016, pareri e opinioni sul vino acquistato nella GDO è: uomo, di età compresa tra i 30 e i 40 anni, di cultura media, residente al Nord in aree metropolitane.

di Gian Marco Stefanini

Fido va a fare shopping? Favorevoli e contrari

Fido tra gli scaffali del supermercato, intento allo shopping con il suo padrone? Si tratta di un tema assurto all’onore delle cronache, anche grazie a singole iniziative “di apertura” attuate da alcuni distributori.
In termini puramente legislativi, il D.P.R. 320/54 regolamento della polizia veterinaria, ammette l’accesso ai cani nei locali pubblici e mezzi di trasporto purché al guinzaglio, con alcune eccezioni come gli Ospedali e tra queste eccezioni vi sono i negozi di alimentari.
In realtà tale regolamento può variare di Comune in Comune, così le grandi catene si sono più o meno tutte organizzate per consentire l’ingresso, con, in teoria, l’esclusione dell’area alimentare e, a secondo dei casi, alcune limitazioni come il dovere tenere il cane nel trasportino o impedire l’accesso alle così dette “razze classificate come pericolose”.

Ma cosa dice in proposito il popolo del web?
Per appurarlo, abbiamo intercettato 986.714 mood nel web domestico, scritti spontaneamente da liberi consumatori in Social, Blog e Forum, nei 12 mesi compresi tra il 1° Ottobre 2015 ed il 30 Settembre 2016, eleggibili ai fini del presente rilevamento finalizzato ad analizzare il sentiment riguardo la presenza di cani all’interno di Negozi di prossimità/Minimarket, Supermercati, Ipermercati,
Mega Store e Centri Commerciali.
Come sempre, per scelta metodologica non abbiamo analizzato quanto scritto nel web domestico dalla stampa on line specializzata e non, in siti proprietari e proveniente da ogni altra fonte che non fosse riconducibile a sole opinioni lasciate spontaneamente da privati consumatori.
Chi ci legge abitualmente avrà notato che il volume dei pareri intercettati è inferiore alla media; il dibattito su questo argomento non infiamma la rete domestica, ma chi ne parla lo fa con grande coinvolgimento ed i pareri sono estremamente polarizzati.
L’ambiente web maggiormente utilizzato è rappresentato dai Blog (48%), seguito dai Forum
(36%), quindi vengono i Social col 16%.
Sono ascrivibili agli influencer il 47% dei pareri rinvenuti (ricordiamo inoltre che la media nazionale di influencer nel web domesticoe nel 2015 è stata circa il 25%).
Quasi il doppio la percentuale degli influencer, ciò conferma la maggior presenza di mood rinvenuti in Blog e Forum.

Sì e No
Vincono i favorevoli: 64% (36% i contrari). Queste le macro aggregazioni dei pareri favorevoli alla presenza dei cani nei pv della GDO (pareri multipli):

schermata-2017-02-02-a-15-32-49E queste le macro aggregazioni dei pareri contrari alla presenza dei cani nei pv della GDO (pareri multipli):

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Pro e contro nei vari canali
Attenzione a come si spalmano i pareri favorevoli e quelli contrari secondo la differente tipologia di pv:schermata-2017-02-02-a-15-35-11Mentre i pareri favorevoli sono equamente distribuiti tra le varie tipologie di pv, i pareri contrari nell’85% dei casi riguardano i Negozi di prossimità / Minimarket, i Supermercati e gli Ipermercati.
C’è chi si dice intenzionato a recarsi solo in pv che consentono l’accesso ai cani (31%, quasi la metà dei favorevoli) e chi si dice intenzionato a non fare la spesa dove sono ammessi i cani (7%, circa un quinto dei contrari).
Questo il profilo socio demografico dei netsurfer nazionali che digitano spontaneamente nella rete domestica pareri e opinioni sulla presenza dei cani all’interno dei pv della GDO:schermata-2017-02-02-a-15-45-26La provenienza dei pareri in base alle aree geografiche è la seguente: Nord 41%, Centro 31%, Sud e Isole 28%.
Segmentando la provenienza dei commenti in base all’urbanizzazione si ottiene la seguente distribuzione: aree metropolitane 36%, zone urbane 34%, aree suburbane 29%, piccoli insediamenti/
zone rurali 1%.

Conclusioni
Il problema per i contrari – che sono il 36% – sembra essere circoscritto soprattutto a Minimarket, Supermarket ed Ipermercati, sembra quasi non esserci per i Mega Store ed i Centri Commerciali; le
argomentazioni più menzionate da parte dei contwrari sono l’igiene, la sicurezza ed il fatto che di fatto la presenza dei cani non è esclusa dai reparti alimentari.
Da non sottovalutare che quasi la metà dei favorevoli si dice intenzionata a frequentare
solo pv che consentano l’accesso ai cani, mentre solo un quinto dei contrari si dichiara intenzionata a non entrare nei pv che permettono l’ingresso ai cani.

Sorprese sotto l’albero? Buoni spesa e ricariche telefoniche

Non ci sono più i regali di una volta. O meglio: ci sono ancora, ma i consumatori gradiscono anche altre proposte.

Non solo alcolici, alimentari e profumi: anche i buoni spesa e i vaucher sono sempre più percepiti come veri e propri regali. E, nell’indice di gradimento, stanno scalando rapidamente la vetta. Ecco quanto è emerso dalla nostra indagine che ha intercettato 1.136.578 mood nel web domestico, nei 12 mesi compresi tra il 1° Settembre 2015 ed il 30 Agosto 2016.

 

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Abbiamo inserito le due tipologie di vaucher prepagati / buoni spesa e le ricariche telefoniche perché citate dai netsurfer nazionali insieme alle Confezioni Regalo, confrontate, paragonate, giudicate con esse ed in alternativa (ovviamente sempre acquistate presso la GDO).

La classifica dei pareri riguardanti le varie tipologie Confezioni Regalo per Natale in vendita presso la GDO, può essere interpretata come popolarità e grado di conoscenza che, di tali Confezioni, ha il popolo della rete.

Gradimento alto e basso…

Vediamo adesso il gradimento, ovvero i giudizi positivi riservati all’avere ricevuto in regalo una tale confezione (pareri multipli):

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Si nota subito ed è sorprendente: le quattro Confezioni regalo più popolari, di cui si scrive maggiormente in rete, sono state poco gradite da chi le ha ricevute in regalo (solo la Confezione regalo di alcolici supera appena il 50% di gradimento). Al contrario quelle che non sono le “canoniche e tradizionali” Confezioni Regalo (le due tipologie di Vaucher prepagati / buoni per la spesa e le Ricariche telefoniche), benché meno citate, sono state gradite nella quasi totalità dei casi da chi le ha ricevute in dono a Natale.

Intenzione d’acquisto

Chi non ha ricevuto in regalo una delle tipologie di dono menzionate ha manifestato un’intenzione di acquisto appena inferiore alla popolarità per le 4 Confezioni tradizionali; per le altre 3 tipologie di regalo, molto meno popolari in rete, l’intenzione d’ acquisto e decisamente inferiore:

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Di segno opposto, invece, le intenzioni di acquisto di chi ha ricevuto Confezioni Regalo Natalizie acquistate nella GDO. In questo caso, infatti, chi ha ricevuto in regalo le 4 confezioni tradizionali, che sono state mediamente gradite sotto il 50% dei casi, manifesta una bassa propensione all’acquisto; che ha ricevuto in dono le 3 tipologie innovative di regalo, che sono state gradite nella quasi totalità dei casi, manifesta un’intenzione di acquisto addirittura superiore al gradimento espresso.


Questione di qualità

Abbiamo anche analizzato come è giudicata la qualità delle Confezioni Regalo tradizionali, sia da chi le ha ricevute in dono, sia da chi non le ha ricevute:

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La qualità delle Confezioni Regalo è giudicata più che buona da chi non ha ricevuto e ottima da chi ha ricevuto (leggermente minore rispetto alle altre la qualità delle Confezioni regalo cura persona / profumeria).

Questione di prezzo

Infine abbiamo indagato come sono giudicati i prezzi delle Confezioni Regalo Tradizionali: ne è emerso che è giudicato positivamente sia da chi ha intenzione di acquistarle, sia da chi non ha intenzione (appena più bassi i giudizi di questi ultimi):

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Chi digita di Confezioni regalo

L’ambiente web maggiormente utilizzato è rappresentato dai Social Media (58%), nei Blog e nei Forum sono scritti il restante 42% di pareri.

Sono ascrivibili agli influencer il 23% dei pareri rinvenuti, una quota appena sotto la media la percentuale degli influencer che nel 2015 è stata circa il 25%.

Quanto al profilo socio demografico dei netsurfer nazionali si evidenzia: una maggioranza femminile al 65%. Dal punto di vista anagrafico questa è la ripartizione: 18 – 29 anni, 38%; fascia 40 – 49 anni, 37%; fascia 30 – 39 anni, 16%, over 50, 9% (relativamente polarizzata, dunque, la fascia di età: giovani ed età media le fasce di maggior provenienza dei giudizi). Nel 63% dei casi si registra una formazione culturale media.

La provenienza dei pareri in base alle aree geografiche è la seguente: Nord 39%, Centro 32%, Sud e Isole 29%.

Con le aree metropolitane al 38%, quelle urbane al 32%, le suburbane al 28% e i piccoli insediamenti/zone rurali al 2%.

CONCLUSIONI  

Sorprende che i naviganti della rete domestica considerino i vaucher, i buoni spesa e le ricariche telefoniche prepagate come vere e proprie alternative al cesto di alimentari, alla cassetta di alcolici, al cofanetto di prodotti per la cura della persona.

Chi lo fa è per ora in minoranza rispetto a chi prende ancora in considerazione le Confezioni Regalo tradizionali, ma il gradimento di chi ha ricevuto in dono a Natale vaucher, buoni e ricariche sfiora il 100% e l’intenzione di fare un regalo simile per il prossimo Natale da parte di costoro è addirittura superiore alla percentuale di loro gradimento.

Invece il gradimento di chi ha ricevuto una Confezione Regalo tradizionale e mediamente sotto il 50% e, ovviamente, l’intenzione di fare per il prossimo Natale un regalo simile è ancora più bassa. Decisamente più alta la percentuale di chi è intenzionato a regalare per Natale una Confezione tradizionale e non la ha ricevuta in dono l’ultimo Natale, sfiora quasi la popolarità della Confezione oggetto del chattare.

Comunque qualità e prezzo delle Confezioni Regalo tradizionali non sono minimamente in discussione né per chi ha intenzione di acquistarle, né per chi non ha intenzione di regalarle.

Siamo all’inizio di un cambiamento di abitudini nello scegliere i regali Natalizi presso la GDO ed il futuro sembra sorridere a quei regali che sono monetizzabili a piacimento, si trasformano in spesa quotidiana o comunque personalizzata, effettuata da chi riceve il regalo, in puro risparmio.

 

WWW.WEB-RESEARCH.IT Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring.

Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi.

www.web-research.it ascolta il Web per scoprire, analizzare, razionalizzare cosa i clienti reali e potenziali pensano e dicono oggi e indietro nel tempo fino agli ultimi tre anni.

È il partner ideale di aziende, marchi, prodotti, servizi e personaggi pubblici con esposizione mediatica significativa.

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Moka e cialda gemelle diverse

Moka, cialda o capsula? Cosa ne dice il web?

Lo abbiamo indagato, studiando un campione composto da 3.714.812 pareri.

Ecco cosa ne è emerso:

  • Gli ambienti web maggiormente utilizzati per disquisire sulla preparazione casalinga del caffè sono i Blog ed i Forum (82%), particolarmente distanziati i Social (18%).
  • Provengono da influencer ben il 38% dell’universo delle opinioni. La media nazionale di influencer nella rete nazionale nel 2015 è stata circa il 25%. La preparazione casalinga del caffè, infatti, è un argomento che scalda gli animi, accende il dibattito, appassiona.
  • La talkability ha una distribuzione uniforme: l’argomento è trattato durante tutto l’anno senza picchi, non è caratterizzato da alcuna stagionalità.

L’attrezzatura

La prima macro aggregazione è la ripartizione tra pareri riguardanti il caffè preparato in casa con la caffettiera (in polvere, macinato) e quello con la macchina domestica per il caffè (caffè in cialda o in capsula):

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Sia chi prepara il caffè in casa con la caffettiera sia chi utilizza la macchina domestica per il caffè, si ritiene molto soddisfatto della qualità nella quasi totalità dei casi: caffettiera 99%; macchina 98%.

Le reason why

Ma cosa spinge ad optare per l’una o per l’altra?

Per quanto attiene la CAFFETTIERA ecco le principali reason why (pareri multipli):

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Queste le motivazioni relative invece alla MACCHINA DOMESTICA PER IL CAFFE’ (pareri multipli):

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Con passaggio ardito si potrebbe affermare che chi utilizza la caffettiera è convinto sia l’unico modo per preparare del caffè di qualità in casa; chi utilizza la macchina domestica per il caffè ha altre priorità pur riconoscendo la qualità del proprio caffè nella totalità dei casi.

Caffè porzionato

Per quanto riguarda questo segmento di prodotto chi ne scrive nel web nazionale utilizza:

prodotti originali nel     51% dei casi

prodotti compatibili nel 49% dei casi

La ripartizione tra cialde e capsule, stando a chi digita nella rete domestica, è la seguente:

schermata-2016-09-23-a-10-59-09Chi preferisce la cialda in cellulosa lo fa nel 92% dei casi per motivi ecologici e salutistici.

La sostenibilità

I detrattori delle capsule puntano l’indice sull’inquinamento derivante dal mancato smaltimento delle capsule in plastica ed in alluminio, dall’impossibilità di riciclarle, ciò, nonostante alcuni produttori si siano organizzati per la raccolta .

Tali internauti reputano non risolutori a tale proposito gli interventi di Cial (consorzio nazionale per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in alluminio) e Conai (Consorzio nazionale imballaggi); lo standard (non obbligatorio) europeo ESE (Easy Serving Espresso), che prevede cialde biodegradabili e caffè compostabile, è sbandierato da questi netsurfer come esempio da seguire.

Molto popolare in rete anche la proposta di un’azienda italiana di Novara che ha studiato e produce una particolare bioplastica di origine vegetale, completamente biodegradabile, che rispetta gli standard richiesti ai contenitori per alimenti, in grado di resistere alle alte temperature cui le capsule del caffè sono sottoposte.

Sotto accusa anche la quantità di tonnellate di CO2 liberate nell’atmosfera per la produzione delle capsule in plastica .

Viene infine ricordato il problema del furano. Ricordiamo: il furano presente negli alimenti, è sostanza non pericolosa in piccolissime dosi che però il nostro organismo non è in grado di smaltire ed il cui accumulo può fare insorgere tumori. L’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) effettua un monitoraggio costante della quantità di furano presente negli alimenti; da uno studio commissionato dall’Efsa all’Università di Barcellona nel 2011, emergerebbe che l’alta temperatura cui sono sottoposte le capsule di caffè ed il fatto che siano chiuse impedirebbero al furano, che è particolarmente volatile, di disperdersi come normalmente avviene e quindi il consumo regolare di caffè in capsule potrebbe portare ad un accumulo nell’organismo di quantità cancerogene di furano.

Il prezzo

Da notare che si parla poco di prezzo (20% delle menzioni), che tradizionalmente è uno dei driver di acquisto.

I naviganti hanno la seguente percezione dei prezzi: le caffettiere classiche costano mediamente 15 – 30 euro, per le macchine per uso domestico per caffè in capsule e cialde i prezzi hanno una media, tra gli 80 ed i 150 euro.schermata-2016-09-23-a-11-01-17

Rare le menzioni di macchine per il caffè in polvere (50 euro il prezzo percepito) e per le macchine che funzionano esclusivamente con caffè in grani (chicchi) che secondo i naviganti hanno un entry price oltre i 400 euro.

Per quanto riguarda il caffè in polvere, il prezzo medio al chilo del macinato per espresso è, stando al popolo della rete, di quasi 10 euro, quello del caffè in grani di 20 euro, per un chilo di caffè in cialde si spendono mediamente poco più di 35 euro, mentre un chilo di caffè in capsule costa in media oltre 45 euro.schermata-2016-09-23-a-11-16-10

Il prezzo non è una discriminante per scegliere se preparare il caffè in casa con la caffettiera o con la macchina.

Caffè equo e solidale e bio

Nonostante i principali brand si siano da tempo attivati con interventi che salvaguardano l’ambiente ed aiutino socialmente i paesi produttori di caffè (come la rotazione delle colture, il rimboschimento, la costruzione di asili e scuole, programmi sanitari per le popolazioni locali) tali interventi sono vissuti dalla maggior parte dei naviganti (62% di coloro che trattano l’argomento) come “green / social washing“ e le accuse alla coltivazione intensiva, alla deforestazione, allo sfruttamento del territorio, al bassissimo prezzo di acquisto del caffè riservato ai produttori locali, alle condizioni di lavoro dei lavoratori, in particolare quelle dei raccoglitori, trovano ampio spazio in rete (61% di chi ne digita in rete).

Per quanto riguarda il caffè bio (preferito nel 10% circa dei casi da chi ne scrive in rete riguardo la preparazione a casa) le motivazioni di acquisto sono sia di natura personale, legate alla salute, che di natura ecologica ed ambientale.

Identikit dei netsurfer

Questo il profilo socio demografico dei naviganti che digitano spontaneamente nella rete domestica pareri e opinioni sul caffè preparato in casa:

Maggioranza femminile: 51%, fascia di età compresa tra i 35 ed i 45 anni: 48%, cultura media: 41%.

La provenienza dei pareri in base alle aree geografiche è la seguente: Nord 28%, Centro 39%, Sud e Isole 33%.

Segmentando la provenienza dei commenti in base all’urbanizzazione si ottiene la seguente distribuzione: aree metropolitane 30%, zone urbane 29%, aree suburbane 37%, piccoli insediamenti / zone rurali 4%.

di Gian Marco Stefanini

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È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring.

Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi.

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Salame, crudo e cotto sempre al top. Cresce l’attenzione per i più leggeri

In varie lingue straniere il termine “salumi” identifica insaccati e prosciutti prodotti in Italia; i salumi sono uno dei prodotti che connotano il Made in Italy e il mercato estero continua a premiarli, mentre nel mercato domestico, a causa della crisi economica e della conseguente riduzione della spesa alimentare, gli ultimi anni hanno fatto registrare una contrazione delle vendite.

 

Wikipedia.it elenca ben 311 differenti tipi di salumi italiani così ripartiti:

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Vediamo ora quanto emerso dalla nostra web research di sentiment analysys, riguardo a salumi e prosciutti della tradizione italiana, lasciati nella rete domestica da privati che scrivono in social, blog e forum.

I più menzionati

Quando i naviganti scrivono nella rete domestica pareri e commenti sui salumi menzionano (citazioni multiple):

Tipologie

tipologie

Gli “arrosti affettati da carni bianche” e la bresaola, vengono spesso accomunati in quanto rappresentano un sotto segmento che potremo definire “dietetico”, o “salute/benessere” e complessivamente totalizzano il 40% dei pareri intercettati, se considerati come un unico segmento scalzerebbero dal primato della popolarità il cotto (31%).

A sua volta, se considerassimo l’accoppiata “cotto + crudo” come un unico segmento totalizzerebbe il 56%.

Infine, se considerassimo la terna “storica” della tradizione dei salumi “cotto, crudo, salame” come un unico segmento, totalizzerebbe il 78%.

A titolo di curiosità segnaliamo alcune citazioni, statisticamente irrilevanti, riguardanti salame di selvaggina e di pesce sia di mare sia di acqua dolce.

Pur riguardando i salumi della tradizione italiana è stato inevitabile intercettare anche citazioni su salumi di produzione straniera: nel 6% dei pareri della categoria “altri”, tra i salumi d’importazione primeggiano gli spagnoli serrano e pata negra e nella categoria “esotici” quelli di struzzo (sebbene molti prosciutti di struzzo siano prodotti domestici).

 

Formati distributivi

Stando ai pareri (multipli) intercettati, questa la ripartizione delle tipologie di store dove vengono maggiormente acquistati salumi e prosciutti:

Formati distributivi

formati distributivi

Il mercato domestico dei salumi è estremamente segmentato per brand, linee e referenze, stilare una classifica per singolo prodotto menzionato avrebbe avuto una significatività estremamente ridotta anche a causa delle citazioni multiple. Abbiamo così optato per una riclassificazione delle referenze menzionate, accorpandole secondo le holding di appartenenza.

 

La top ten dei produttori

Questa la classifica per produttore (primi dieci, citazioni multiple):

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Tale classifica può essere interpretata come una web brand awaraness.

Le citazioni per i salumi a marca privata (del distributore, non del produttore) sono il 20%

I momenti di consumo sono equamente distribuiti e trasversali a tutta la giornata e a tutte le occasioni (menzioni multiple):

Momenti di consumo

momenti di consumo

 

Sottolineiamo che in quasi un caso su tre (18% + 12%) i salumi vengono acquistati per essere consumati fuori casa ; in quasi un caso su due sono consumati come ingredienti del classico “panino”.

Abitudini di consumo

Dal punto di vista delle abitudini di consumo è da segnalare che quando si hanno ospiti sia per pranzo che per cena e/o aperitivo gli affettati non mancano (quasi) mai: sono presenti nel 90% dei pareri riguardanti il menù degli inviti.

I temi più trattati in rete, quando i netsurfer nazionali scrivono riguardo l’argomento salumi, sono (citazioni multiple):

  • dietetico / salute e benessere (46%)
  • naturale (preparazione) (38%)
  • italianità (del prodotto) (32%)
  • territorialità (specialità regionale; produzione locale) (27%)
  • formati / packaging (24%)
  • DOP & IGP (21%)

Questa classifica può essere interpretata anche come quella dei principali driver di acquisto da parte del popolo della rete nazionale.

Ci ha stupito trovare con bassa frequenza pareri su:

  • fresco (8%)
  • prezzo (7%)
  • gastronomia (4%)

I pareri negativi

I pareri negativi, fatto 100 il numero delle opinioni intercettate ed analizzate, sono il 19% e sono ripartiti in tre argomenti :

  • conservanti (9%)
  • allevamento intensivo (5%)
  • componenti e valori nutrizionali (4%)
  • altro (1%)

Analizziamo ora il profilo socio demografico di chi ha lasciato i propri mood riguardo salumi e prosciutti nel web domestico.

Più uomini: 54%, di età compresa tra i 35 ed i 55 anni (51%), di cultura media (58%).

Distribuita uniformemente la provenienza dei pareri in base all’area geografica: Nord (35%), seguiti da quelli provenienti dal Centro (33%), quindi quelli digitati dal Sud e Isole (32).SALUMI 1

Questa la provenienza delle opinioni rispetto all’urbanizzazione: da aree metropolitane nel 31%, da zone urbane nel 30%, da aree suburbane nel 28%, da piccoli insediamenti / zone rurali 11%.

Utilizzo uniforme degli ambienti web : Social Media (51%), seguiti da Blog e Forum (49%).

Ricordiamo che i pareri lasciati in ambiti dedicati come Blog e Forum sono maggiormente approfonditi e competenti, mentre quelli provenienti dai Social sono più superficiali.

Provengono da influencer il 26% delle opinioni intercettate.

CONCLUSIONI  

Le maggiori menzioni sono per la terna “cotto, crudo, salame”, da tenere sotto controllo “arrosti affettati da carni bianche, bresaola” per la connotazione light e fitness; in 3 casi su 4 salumi e prosciutti vengono acquistati presso i supermercati; in un terzo dei casi vengono consumati a cena ed in un altro terzo “fuori casa” come colazione “al sacco”; gli argomenti maggiormente trattati sono ascrivibili alla sfera della salute e del benessere; i pareri negativi, meno di uno ogni 5, si concentrano principalmente sui conservanti.

 

di Gian Marco Stefanini

WWW.WEB-RESEARCH.IT Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring. Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi. www.web-research.it ascolta il Web per scoprire, analizzare, razionalizzare cosa i clienti reali e potenziali pensano e dicono oggi e indietro nel tempo fino agli ultimi tre anni. E’ il partner ideale di aziende, marchi, prodotti, servizi e personaggi pubblici con esposizione mediatica significativa.

www.web-research.it – Tel. 02.89367297 – Fax 02.89367298 – P.zza Castello 26 – 20121 Milano info@web-research.itgianmarco.stefanini@web-research.it

Oral care: cosa dicono gli internauti di spazzoli e dentifrici

Italiani e igiene orale: cosa si dice sul web? Dall’indagine Web-research emerge con evidenza co­me il dibattito riguardi nel 60% dei casi dentifrici e spazzolini e per il rimanente 40% tutto il resto.

Precisiamo che il cluster “accessori per la pulizia dei denti” è composto per il 77% da pareri (multipli) su filo interdentale e scovolini, che nel cluster “altro” i pro­dotti sbiancanti (differenti dai dentifrici sbiancati) sono il 34%, che gli spazzolini elettrici pesano per il 21% e persino i profumi per alito, col 17%, precedono i prodotti per l’igiene delle dentiere (11%), ma in questo caso il canale analizzato – internet – è stato inevitabilmente un filtro. Ciò è infatti confermato dal fatto che oltre la metà dei giudizi sui prodotti per l’igiene delle dentiere riguarda l’i­giene dei bite, i cui utilizzatori hanno un’ età decisamente più bassa rispetto a quella dei portatori di dentiere.

Schermata 2016-06-22 a 10.54.03

Le argomentazioni commerciali – prezzo, ampiezza della scelta – sono il 58%, nel 42% rimanente si concentrano tutti gli altri argomenti.

Precisiamo che per peculiarità del pro­dotto intendiamo, ad esempio, dentifri­cio per denti sensibili, per la protezione delle gengive, sbiancante, filo cerato o non cerato, spazzolino con setole mor­bide, medie, dure, di una determinata forma, collutori per l’alitosi o per la sola igiene del cavo orale ecc.

Le problematiche inerenti alla salute sono trattate con molta superficialità e sommariamente e qui dobbiamo aprire una parentesi.

Anche se la web research di sentiment analysys riguarda la GDO è stato tanto inevitabile quanto utile intercettare un campione statisticamente rappresenta­tivo, ampiamente sopra la soglia dell’er­rore statistico in ogni cella di quota, di pareri sempre riferiti a prodotti per l’igiene orale, ma acquistati in farmacia.

Schermata 2016-06-22 a 10.54.43

Appena l’acquisto del prodotto per l’igie­ne orale si sposta nel canale farmacie i pareri, le opinioni, i dibattiti dei netsurfer nazionali non vertono più su prezzi e reperibilità di prodotti se non in minima parte (19% del totale dei pareri multi­pli), ma sono ricchi di termini specifici riguardanti la salute orale (88%) quali ad esempio alveite, granuloma dentale, patologia del parodonto ecc., dibattono sugli effetti collaterali della clorexidina, (del gluconato di clorexidina) presente in alcuni collutori, della sua concentra­zione, di componenti delle paste den­tifricio quali il sodio lauril solfato ed il monofluorosolfato.

Donne e oral care

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Quando i naviganti della rete domestica trattano il tema dell’igiene orale correlata a prodotti acquistati nella GDO men­zionano più semplicemente lo smalto dentale, il suo colore, le macchie dello smalto, la placca batterica, la prevenzio­ne ed igiene dentale, la carie, le gengive che sanguinano.

Solo un internauta su quattro cerca nella GDO prodotti top di gamma per l’igie­ne orale e solo il 9% si interroga sulla sicurezza dei prodotti low cost, che per tutti gli altri netsurfer è garantita dall’in­segna stessa.

Schermata 2016-06-22 a 11.32.29

Analizzando le intenzioni di acquisto emerge che per il 58% dei clienti della GDO la spesa per prodotti per l’igiene orale è stata ridotta o sta per essere ridotta; fatto 100 questo 58%, il 69% la ha ridotta (o ha intenzione di ridurla) acquistando referenze meno costose, il rimanente 31% riducendo all’essenziale i prodotti acquistati, diminuendo la varietà di referenze acquistate.

 

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Amazon Prime e Click and Collect, Spesa On Line e Consegna a domicilio: il parere del web

Click and Collect ed Amazon Prime si configurano  come vere e proprie speacility, come servizi innovativi, per ora utilizzati solo da pionieri entusiasti pronti a promuoverli. Spesa On Line e Consegna a domicilio stanno invece vivendo le dinamiche del passaggio da speciality a commodity. L’esito è che la qualità media, che invece dovrebbe essere presidiata, risulta più bassa.

Ecco quanto emerge dall’indagine effettuata sui 3.947.812 tra pareri opinioni e commenti scritti nella rete domestica da consumatori privati all’interno di Social, Blog e Forum, nel periodo di 12 mesi compreso tra il 1°Marzo 2015 ed il 29 Febbraio 2016.

I dati
Prima di esaminare insieme i risultati, sarà utile dare un’indicazione sulle prime macro aggregazioni dei dati intercettati:

– Pareri scritti da utilizzatori di uno o più servizi: 79%
– Pareri scritti da NON utilizzatori di nessuno dei servizi: 21%

Fatto 100 il 79% dei pareri lasciati da UTILIZZATORI di uno o più servizi:

– Giudizi positivi     88%
– Giudizi neutrali    6%
– Giudizi negativi    6%

Fatto 100 il 21% dei pareri lasciati da NON UTILIZZATORI di nessuno dei servizi :

– Giudizi positivi     39%
– Giudizi neutrali    28%
– Giudizi negativi    33%
Se ne deduce che: chi utilizza i servizi ne parla e ne parla bene; i non utilizzatori sono diffidenti o non interessati a prescindere.

 

Pareri aggregati in base alla tipologia di servizio (pareri multipli):

Spesa On Line: 98%
– Consegna a domicilio: 82%
– Click and Collect: 28%
– Amazon Prime: 22%

È ovvio che i pareri menzionino nella quasi totalità dei casi la Spesa on Line, bassa per ora la talkability di Click and Collect e Amazon Prime.

Un focus sulla Consegna a domicilio: fatto 100 l’82% di chi ne scrive liberamente nel web (pareri multipli):

utilizza la Consegna a domicilio in conseguenza di una Spesa on line: 78%
– utilizza la Consegna a domicilio dopo la spesa presso un’insegna / negozio: 22%

Vediamo ora il livello di soddisfazione per ogni tipologia si servizio, fatto 100 il totale dei pareri relativi a  ciascun singolo servizio:
Schermata 2016-03-21 a 13.41.44I servizi più diffusi, pur totalizzando votazioni più che positive, sono quello che raccolgono le maggiori critiche, comunque quantitativamente limitate.

Le lamentele

Principali lamentele Spesa On line (fatto 100 rispettivamente 16% ed il 22% di pareri negativi; pareri multipli)
– assortimento incompleto: 78%
– scarsa chiarezza nella descrizione delle referenze: 72%
– non fruibilità delle offerte / di tutte le offerte: 51%
– difficile navigabilità del sito: 48%
– lentezza del sito: 22%
– limitazioni nei pagamenti: 12%

Principali lamentele Consegna a domicilio (pareri multipli, ricordiamo si tratta si tratta di un 22% globale) :
servizio a pagamento: 96%
– vincolato ad una spesa minima: 92%
limitazione della fascia oraria: 86%
– limitazione del peso: 77%
limitazione di referenze fresche: 65%
– limitazione di referenze della catena del freddo: 61%
mancanza di puntualità: 37%
– consegna non al piano senza ascensore: 18%

Il profilo di chi scrive

Schermata 2016-03-21 a 13.56.15I servizi più innovativi o di recente nascita pur essendo meno utilizzati, non solo raccolgono i maggiori consensi ma sono anche utilizzati dai consumatori del futuro.

Vediamo ora da dove provengono i pareri, ripartiti per servizio :
Schermata 2016-03-21 a 14.14.24I servizi presenti sul mercato da più tempo hanno una penetrazione territoriale più uniforme.

Rispetto all’ambente web in cui si svolge il dibattito, queste le percentuali :
Schermata 2016-03-21 a 14.19.08Dei servizi innovativi si parla in ambiti (Blog e Forum) in cui il dibattito è affrontato con cognizione di causa, in maniera approfondita, specialistica; dei servizi più tradizionali si parla in maniera più o meno uniformemente distribuita negli ambienti web, leggermente di più nei Social dove il dibattito è trattato con superficialità.

La ripartizione tra Influencer e Naviganti Comuni
– Spesa On Line: Influencer 28%;   Naviganti Comuni 72%
– Consegna a domicilio: Influencer 22%; Naviganti Comuni 78%
– Click and Collect: Influencer 74%; Naviganti Comuni 26%
– Amazon Prime: Influencer 76%; Naviganti Comuni 24%

Ricordiamo che con influencer indichiamo quegli internauti ritenuti dagli altri fonte attendibile di informazione, quei naviganti che “fanno proseliti”, che raccolgono consensi.

 

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Prodotti a marchio del distributore, gli internauti hanno le idee (quasi) chiare

C’è grande consapevolezza (91% dei pareri intercettati nel web domestico) sul fatto che i prodotti MDD indicano la proprietà ma non il produttore; nel 90% delle opinioni lasciate in rete i netsurfer sanno che le referenze a marca privata sono realizzate dalle stesse aziende che vendono prodotti analoghi, spesso presenti anche sugli scaffali dalla stessa insegna; dall’analisi dell’ 88% delle menzioni intercettate si deduce che gli internauti hanno una perfetta percezione dell’appartenenza dei prodotti MDD alla catena distributrice anche quando il nome non coincide.

Il sentiment a tale proposito è positivo nel 96% dei casi, qualifica sia la marca privata che l’insegna di appartenenza.

Una ricerca effettuata con metodologia tradizionale, cioè con questionari cartacei, interviste telefoniche e face to face ha quantificato nel 75% i mood positivi relativi alla marca privata; si evince che il popolo della rete è decisamente più propenso al suo acquisto.

Nel 19% dei pareri si evidenzia un sentiment negativo nei confronti del produttore – ma non dell’insegna! – che vende lo stesso prodotto (o analogo) a prezzo maggiore (col proprio brand).

Il 77% di chi ne digita nel web è un acquirente abituale dei prodotti MDD, contro il 53% degli intervistati con le metodologie storiche di cui sopra.

Le insegne più citate sono (menzioni multiple): Coop (77%), Carrefour (65%), Lidl (58%), Auchan (56%), Esselunga(53%), Europsin (49%), Conad (46%) e questo, con passaggio ardito, può essere considerata una brand awareness del web (limitatamente ai prodotti MDD).

 

Come cambia la percezione dei prodotti MDD al variare del prodotto

Le citazioni per i prodotti MDD sono quasi totalmente relative ai prodotti alimentari (86%), poche le menzioni riservate alle altre referenze (14%).

Per quanto riguarda i prodotti alimentari (86% di pareri riferiti alle referenze alimentari a marca privata) i naviganti menzionano le linee dedicate/diversificate (bio, ecologiche, solidali, specialità regionali …) nel 23% dei casi.

Fatto 100 il rimanente 14%, le opinioni riguardano le linee per bambini (42%), il pet food (39%) e nel restante 19% dei casi le altre linee: cura casa, cura persona, parafarmaco, altro.

I netsurfer quantificano il risparmio derivante dall’acquisto di prodotti MDD tra il 25% e il 50 % del prezzo del prodotto equivalente a marca industriale; la maggior parte dei giudizi (64%) stima un risparmio compreso tra il 30% ed il 40% rispetto ai prodotti top di gamma.

Il mood rinvenuto in rete riguardo il prezzo è meno polarizzato per le marche commerciali premium e primo prezzo, dove si evidenzia confusione: per il 22% degli intrenauti (pareri multipli) le linee premium costano più del top di gamma, un ulteriore 26% reputa più conveniente il discount rispetto al primo prezzo.

Questi i motivi alla base dei prezzi vantaggiosi dei prodotti MDD (pareri multipli), secondo i pareri lasciati in rete: potere di acquisto dell’insegna (81%); assenza di investimenti pubblicitari (78%); ottimizzazione logistica (64%).

Segnaliamo che nessuna di tali motivazioni è un corruttore di reputazione (anzi!) o tanto meno è un erosore del concetto di qualità.

Ripartendo le opinioni inerenti ai prodotti MDD in marche bandiera e contromarche, abbiamo la conferma della consapevolezza che il popolo del web ha riguardo la proprietà dei prodotti: i pareri relativi alle marche bandiera sono maggiormente positivi di quelli riferiti alle contromarche.

Osservando le motivazioni d’acquisto nell’infografica, si può rilevare come ad oscillare è quasi esclusivamente il prezzo. Immagine, reputazione, contenuti dei prodotti MDD sono concetti solidi e trasversali alle tre linee.

Diapositiva1

Come cambia la percezione dei prodotti MDD nelle varie categorie

Per prima cosa segnaliamo che le opinioni lasciate in rete non fanno registrare differenze significative tra segmenti “base” e “non base”.

Ricordiamo che i giudizi relativi ai marchi del distributor alimentari sono l’86%; fatto 100 il restante 14% di pareri il mix per linea di prodotti è : bambini 42%, pet food & care 39%, altro / specializzato 8%, cura casa 4%, cura persona 4%, parafarmaco/generico 3%.

L’approfondimento qualitativo basato sull’analisi semantica dei pareri intercettati spiega perché la suddivisione di pareri per linee di prodotto non rispecchia le quote di vendita.

Si palesa nettamente un coinvolgimento emotivo molto superiore nei driver di acquisto di prodotti per bambini ed animali domestici rispetto a quanto accade per i prodotti per la casa.

Relativamente alla cura della persona siamo in presenza di due fenomeni che concorrono ad abbattere il totale dei pareri: la consolidata fiducia nei prodotti a marchio dei distributori e la parziale non specializzazione dei prodotti per la persona commercializzati attraverso la GDO.

Ciò avviene anche per il parafarmaco, (ricordiamo inoltre che le referenze per i farmaci generici sono pochissime tra i prodotti MDD).

Il basso numero di pareri riguardanti i prodotti “cura casa” è causato, come in parte visto per i “cura persona”, dalla fiducia riposta nelle catene e ad un contesto che “non suscita il dibattito” nel web.

I numeri riguardanti le motivazioni d’acquisto si commentano da soli; i cluster in cui si aggregano i giudizi relativi alle reason why di acquisto confermano e completano quanto già emerso grazie all’analisi semantica.

È evidente come ogni linea di prodotti sia ben connotata; definite le motivazioni per cui si scrive poco nel web di casa e persona, andrebbe secondo noi fatta aumentare la notorietà delle categorie “altro/specializzato” e “parafarmaco/generico”.

Lo sbilanciamento del numero di giudizi a favore dell’alimentare è da imputare sia al fatto che è linea in cui i marchi dei distributori hanno esordito, sia al fatto che esso rappresenta il segmento principale della GDO.

Le Linee Bio ed Equoslidali

Fatto 100 il numero di opinioni intercettate in rete riguardanti la marca privata, il 21% è riferito alle linee dedicate, diversificate: bio, ecologiche, equosolidali, di specialità regionali, dietetiche/per particolari regimi alimentari.

Di questo 21%, il 98% riguarda le linee Bio Alimetari (83%) e Equosolidali Alimentari (15%).

Segnaliamo per prima cosa come “Bio” riferito all’alimentare ha per i netsurfer un’accezione particolarmente ampia: include anche quanto proveniente da allevamenti etici, come le uova di galline allevate a terra, tonno di provenienza tracciata/pescato nel rispetto delle quote CEE e con tecniche ritenute di minor impatto ambientale ecc. I giudizi negativi riferiti al cibo bio a marca privata sono quasi inesistenti (2%) e relativi a dubbi sulla certificazione biologica. Molto segmentati ma ovvi gli argomenti alla base del 98% di pareri positivi.

Seconda macro-evidenza riguardante l’equosolidale: siamo in presenza di una polarizzazione dei giudizi, le critiche maggiori rivolte alla marca privata (41% del 15%), provengono da netsurfer che con equosolidale identificano la negazione di una politica di massimizzazione del profitto, politica che invece attribuiscono sia   alle insegne della GDO che ai grandi produttori.

Fatto 100 il 59% dei pareri positivi riferiti alle referenze alimentari equosolidali a marca privata, queste sono le principali argomentazioni (pareri multipli): divieto di lavoro minorile 92%, reinvestimento di parte dei profitti in opere sociali come la realizzazione in loco strutture sanitarie 87%, di orfanotrofi 81%, di pozzi per l’acqua potabile 82%, di scuole per l’infanzia 77%, scuole professionali 73%, controllo degli orari di lavoro adottati dai produttori locali 68%, impiego di materie prime rinnovabili 65%, rimboscamento 52%, altre infrastrutture 37%, altro 21%.

Riguardo le linee equosolidali le citazioni (multiple) sono per i seguenti prodotti : caffè (68%), tè (46%), cacao 23%, zucchero di canna 19%, banane 17%, spezie 11% orzo 10%, frutta secca 9%, infusi differenti dal tè 7%, altro 4%.

Qunto alle motivazioni d’acquisto, le due linee sono decisamente ben connotate, il loro posizionamento è ben definito ed i driver di acquisto sono evidenti. Confrontando queste reason why di acquisto con quelle per le linee Alimentari (non Bio, non Equosolidali), Bambini, Pet Food & Care, Cura Casa, Cura Persona, Parafarmaco / Generico, notiamo che, relativamente ad Alimentari Bio e Alimentari Equosolidali, il prezzo ha il peso più basso in assoluto, la qualità negli Alimentari Bio ha il peso maggiore (ex aequo con i prodotti per Bambini), la Sostenibilità fa segnare il peso più alto, la ricerca di Sicurezza negli alimentari Bio è seconda solo a quella dei prodotti per Bambini.

I numeri della ricerca

Abbiamo analizzato le opinioni lasciate nel web domestico in un periodo di 12 mesi. I pareri eleggibili ai fini del presente rilevamento sono 5.815.342. Il campione statisticamente rappresentativo realizzato conta 1.356.218 giudizi e ci salvaguarda dall’errore in ogni cella di quota. Per scelta metodologica abbiamo escluso siti proprietary, articoli della stampa specializzata e non, news ed ogni altra fonte non rappresentasse l’opinione scritta liberamente in Social Media, Blog e Forum da consumatori privati.

di Gian Marco Stefanini – Web Research

 

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