Le nuove tecnologie danno sicurezza. Ma quante aziende le utilizzano?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Le nuove tecnologie piacciono. E rassicurano. Peccato però che le aziende del Food & Beverage, pur percependone l’importanza per la sicurezza alimentare, non siano ancora del tutto consapevoli di come applicarle. Ecco in estrema sintesi una delle principali evidenze emerse dall’indagine Il futuro della sicurezza alimentare: quale il prossimo passo? condotta da DNV GL e GFSI (The Global Food Safety
Initiative) su oltre 1.600 professionisti del settore in tutto il mondo. Lo studio ha infatti evidenziato come soltanto 1 azienda su 10 utilizzi già oggi le nuove tecnologie per garantire la sicurezza alimentare. Migliori gli scenari futuri: da qui a 3 anni si prevede infatti che il rapporto salga a quasi 4 su 10.

Ma quali sono le nuove tecnologie più diffuse?
I dati indicano sensori e beacon (44% oggi, 56% fra tre anni) seguiti dalla blockchain (15% oggi, 40% fra tre anni). Il problema è che in mancanza di idee chiare in materia, gli investimenti sono anch’essi fluttuanti: più di un quarto delle aziende intervistate dichiara di non sapere quanto investirà in soluzioni digitali nei prossimi 12-18 mesi, mentre il 14% risponde che non effettuerà alcun investimento.

Unrecognizable female supermarket customer reaches for fresh oranges while shopping for produce. Focus is on a shopping basket filled with leafy greens and fresh oranges.

“Le tecnologie digitali come la blockchain hanno già trasformato molti settori, specialmente nel mondo retail, ma la nostra indagine suggerisce che per molte aziende queste tecnologie devono ancora passare dall’essere oggetto di discussioni teoriche, a possibilità di applicazione concreta,” commenta infatti Luca Crisciotti CEO di DNV GL – Business Assurance.

A intuire il valore della blockchain sono soprattutto le aziende asiatiche, il 57% delle quali prevede di utilizzare questa tecnologia entro tre anni, una percentuale significativamente più alta che nelle altre regioni.

Se poi andiamo a guardare le motivazioni che portano le azuiende a implementare la sicurezza alimentare, vederemo che sl primo posto svetta la salvaguardia della salute dei consumatori (88%), seguita da leggi e normative (69%) e dalle esigenze/richieste dei consumatori (60%). I benefici commerciali ottengono invece un punteggio più basso (30%), a suggerire che la sicurezza alimentare sia percepita più come un prerequisito che come un differenziale competitivo.
E quali sono le paure peggiori?
I rischi operativi (76%), come le contaminazioni, sono percepiti come la minaccia più evidente, seguiti dai rischi associati alla mancanza di una cultura della sicurezza alimentare (30%) e alla conformità con le normative (28%). I timori per i rischi operativi sono particolarmente sentiti in Europa (82%) rispetto alle altre regioni.

Ma come disinnescare (o quanto meno ridurre la minimo) i rischi?

A questo scopo, le aziende si concentrano sui sistemi di sicurezza alimentare: HACCP (85%), procedure per garantire la sicurezza nelle fasi iniziali di progettazione di un prodotto (68%) e un sistema di gestione (es.ISO 22000) che copra i requisiti di produzione e permetta al contempo di ottenere un miglioramento continuo (66%).

Infine, è stato chiesto al campione, perché ricorrere alle certificazioni.
Una netta maggioranza di aziende ha risposto di vedere la certificazione come un requisito per fare business (79%) mentre, più di metà (53%) ha detto di considerarla anche come un modo per migliorare ulteriormente la sicurezza alimentare.Metodologia dell’indagine

L’indagine è stata condotta tra novembre e dicembre 2018 e ha interessato 1.643
specialisti di aziende Food & Beverage lungo tutta la catena del valore in Europa,
Nord America, Centro-Sud America e Asia.

Il campione è costituito da clienti di DNV GL – Business Assurance e da aziende certificate secondo almeno un programma di certificazione riconosciuto da GFSI.

Nel campione sono state considerate come LEADER 241 aziende in totale, che rappresentano il 15% di tutti i rispondenti e l’analisi delle loro risposte offre spunti di approfondimento sulle buone pratiche e la filosofia delle aziende che presentano un approccio più maturo alla sicurezza alimentare.