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BuondiOli: nasce il primo Olio Bio tracciato con tecnologia Blockchain

L’ azienda agricola BuondiOli è la prima azienda agricola a tracciare il suo olio extravergine Biologico con la soluzione My StoryTM basata su tecnologia blockchain. Le informazioni sono verificate da DNV GL, uno dei principali enti di certificazione a livello mondiale. Il progetto è iniziato a maggio 2018 con l’incontro tra BuondiOli ed i ragazzi di xFarm, la startup che digitalizza le aziende agricole. Una volta comprese le potenzialità dei dati per un utilizzo operativo interno, BuondiOli ha intuito come potessero anche essere mostrati in piena trasparenza ai consumatori per raccontare la produzione del suo olio nel Parco Nazionale del Gargano. Da lì è nata l’idea di tracciare il primo Olio EvO Bio al mondo con tecnologia blockchain verificato da DNV GL. Come si è sviluppato? Il primo passo è stato compiuto da xFarm, che ha installato una stazione meteo xSense in un oliveto coltivato 100% Ogliarola Garganica Bio. I sensori xSense registrano h24 parametri agrometeorologici indispensabili alla gestione intelligente del campo. In particolare le irrigazioni, le concimazioni, la potatura, la resa in frantoio, i trattamenti biologici effettuati ecc… il tutto documentato da fotografie scattate dai sensori durante le operazioni. Successivamente alla raccolta dei dati, le informazioni relative alla trasformazione e all’imbottigliamento vengono inviate a xFarm. Il sistema le assorbe insieme ai dati meteo di xSense e alle attività in campo registrate dall’applicazione gestionale. I dati elaborati vengono restituiti in forma di racconto al consumatore finale tramite My Story, la soluzione di digital assurance basata su blockchain di DNV GL. Il progetto ha coinvolto una serie limitata di 1000 bottiglie riportanti un QR code che tramite My Story permette al consumatore di ripercorrere l’intera filiera di produzione fino al campo. La presentazione ufficiale in anteprima mondiale è avvenuta durante il GFSI, Conferenza sulla sicurezza alimentare tenuta a Seattle dal 25 al 28 febbraio 2020.

Le nuove tecnologie danno sicurezza. Ma quante aziende le utilizzano?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Le nuove tecnologie piacciono. E rassicurano. Peccato però che le aziende del Food & Beverage, pur percependone l’importanza per la sicurezza alimentare, non siano ancora del tutto consapevoli di come applicarle. Ecco in estrema sintesi una delle principali evidenze emerse dall’indagine Il futuro della sicurezza alimentare: quale il prossimo passo? condotta da DNV GL e GFSI (The Global Food Safety
Initiative) su oltre 1.600 professionisti del settore in tutto il mondo. Lo studio ha infatti evidenziato come soltanto 1 azienda su 10 utilizzi già oggi le nuove tecnologie per garantire la sicurezza alimentare. Migliori gli scenari futuri: da qui a 3 anni si prevede infatti che il rapporto salga a quasi 4 su 10.

Ma quali sono le nuove tecnologie più diffuse?
I dati indicano sensori e beacon (44% oggi, 56% fra tre anni) seguiti dalla blockchain (15% oggi, 40% fra tre anni). Il problema è che in mancanza di idee chiare in materia, gli investimenti sono anch’essi fluttuanti: più di un quarto delle aziende intervistate dichiara di non sapere quanto investirà in soluzioni digitali nei prossimi 12-18 mesi, mentre il 14% risponde che non effettuerà alcun investimento.

Unrecognizable female supermarket customer reaches for fresh oranges while shopping for produce. Focus is on a shopping basket filled with leafy greens and fresh oranges.

“Le tecnologie digitali come la blockchain hanno già trasformato molti settori, specialmente nel mondo retail, ma la nostra indagine suggerisce che per molte aziende queste tecnologie devono ancora passare dall’essere oggetto di discussioni teoriche, a possibilità di applicazione concreta,” commenta infatti Luca Crisciotti CEO di DNV GL – Business Assurance.

A intuire il valore della blockchain sono soprattutto le aziende asiatiche, il 57% delle quali prevede di utilizzare questa tecnologia entro tre anni, una percentuale significativamente più alta che nelle altre regioni.

Se poi andiamo a guardare le motivazioni che portano le azuiende a implementare la sicurezza alimentare, vederemo che sl primo posto svetta la salvaguardia della salute dei consumatori (88%), seguita da leggi e normative (69%) e dalle esigenze/richieste dei consumatori (60%). I benefici commerciali ottengono invece un punteggio più basso (30%), a suggerire che la sicurezza alimentare sia percepita più come un prerequisito che come un differenziale competitivo.
E quali sono le paure peggiori?
I rischi operativi (76%), come le contaminazioni, sono percepiti come la minaccia più evidente, seguiti dai rischi associati alla mancanza di una cultura della sicurezza alimentare (30%) e alla conformità con le normative (28%). I timori per i rischi operativi sono particolarmente sentiti in Europa (82%) rispetto alle altre regioni.

Ma come disinnescare (o quanto meno ridurre la minimo) i rischi?

A questo scopo, le aziende si concentrano sui sistemi di sicurezza alimentare: HACCP (85%), procedure per garantire la sicurezza nelle fasi iniziali di progettazione di un prodotto (68%) e un sistema di gestione (es.ISO 22000) che copra i requisiti di produzione e permetta al contempo di ottenere un miglioramento continuo (66%).

Infine, è stato chiesto al campione, perché ricorrere alle certificazioni.
Una netta maggioranza di aziende ha risposto di vedere la certificazione come un requisito per fare business (79%) mentre, più di metà (53%) ha detto di considerarla anche come un modo per migliorare ulteriormente la sicurezza alimentare.Metodologia dell’indagine

L’indagine è stata condotta tra novembre e dicembre 2018 e ha interessato 1.643
specialisti di aziende Food & Beverage lungo tutta la catena del valore in Europa,
Nord America, Centro-Sud America e Asia.

Il campione è costituito da clienti di DNV GL – Business Assurance e da aziende certificate secondo almeno un programma di certificazione riconosciuto da GFSI.

Nel campione sono state considerate come LEADER 241 aziende in totale, che rappresentano il 15% di tutti i rispondenti e l’analisi delle loro risposte offre spunti di approfondimento sulle buone pratiche e la filosofia delle aziende che presentano un approccio più maturo alla sicurezza alimentare.

Bofrost, prima nel settore della filiera del freddo, adotta la blockchain

Bofrost, in nome del profondo rapporto di fiducia con i propri clienti, renderà possibile tracciare i prodotti in ogni fase della filiera grazie alla Blockchain.

Per il settore frozen food si tratta di una novità assoluta, spiega l’amministratore delegato di Bofrost Italia Gianluca Tesolin: «L’innovazione digitale sta rivoluzionando la filiera agroalimentare e, in questo caso, la parola chiave è Blockchain, la tecnologia che funziona come un “notaio virtuale” per registrare ogni passo della catena produttiva, in maniera inalterabile. Tutti dati che Bofrost rende accessibili, in totale trasparenza: infatti, scansionando il QR code sulla confezione, si potrà vedere la storia del prodotto direttamente sullo smartphone. Così i consumatori potranno fare scelte d’acquisto consapevoli, basate su informazioni verificabili riguardo l’origine, la qualità e la sicurezza dei prodotti».

Per implementare la blockchain sul sistema di tracciatura dei prodotti Bofrost si è affidata a EY, con la sua soluzione OpsChain Traceability.

Commenta Giuseppe Perrone, EY Blockchain Hub Mediterranean Leader: «La soluzione Bofrost, prima nel settore della filiera del freddo, testimonia come la tecnologia EY OpsChain Traceability con token ERC 721 su Blockchain di Ethereum consenta di fornire all’azienda un modo completamente digitale di verificare l’operato dei propri fornitori, valorizzare i controlli di filiera e monitorare l’intero processo dalla materia prima alla consegna del prodotto al cliente finale, assicurandone il più alto rispetto degli standard di trasparenza e garanzia di qualità».

I clienti Bofrost riceveranno le prime confezioni tracciabili con la Blockchain a partire dall’inizio di luglio. Due i prodotti scelti per dare il via al progetto: Filetti di Merluzzo Nordico e Spicchi di Cuore di Carciofo.

«Pesce e verdure perché rappresentano due categorie fondamentali per Bofrost – spiega Tesolin –. In particolare, le due referenze scelte sono anche due dei nostri prodotti più apprezzati fra quelli proposti “al naturale”: in un anno vendiamo circa 170mila confezioni di merluzzo da 800 grammi e oltre 250mila confezioni di cuori di carciofo, tra formato standard e mini».

Come funziona – Bofrost Italia ha applicato la soluzione EY OpsChain Traceability, per la tracciatura delle proprie filiere produttive, sfruttando la Blockchain pubblica di Ethereum. Questa permette a ognuno degli attori della filiera di registrare le proprie informazioni, senza alcuna possibilità di alterare i dati dall’esterno. Il tutto poi viene mostrato ai consumatori in modo semplice e immediato: inquadrando con lo smartphone il QR code sulle confezioni, o inserendo il codice sul sito, si arriva sulla pagina web che racconta tutta la storia del prodotto, dalla sua origine ai vari passaggi della catena produttiva, fino al suo arrivo nel piatto.

 

Prende il via Riso Chiaro, primo esempio di blockchain nella filiera del riso

BASF lancia Riso Chiaro, primo esempio di tecnologia blockchain applicata alla filiera del riso. 

Per sviluppare questo progetto, BASF collabora con l’azienda agricola Coppo e Garrione, eccellenza piemontese con 1.000 ettari coltivati a riso, e con Ez Lab, startup padovana specializzata in soluzioni digitali avanzate per il settore Smart Agrifood, che ha fornito la piattaforma software AgriOpenData di Ez Lab, che registrerà tutti i dati di coltivazione del riso conservandoli in modo sicuro e inalterabile. Sarà l’azienda agricola Coppo e Garrione – in quanto parte del Farm Network di BASF – a testare e utilizzare per prima Riso Chiaro raccogliendo e trasferendo le informazioni della coltivazione del riso, come ad esempio: i dati legati all’area geografica di produzione, le varietà piantate, le estensioni, i programmi di irrigazione, fertilizzazione e protezione della coltura, tracciando le diverse fasi di crescita del cereale. Ogni fase del processo sarà, dunque, tracciata, inserita nel sistema e conservata in un registro unico condiviso, ovvero quello della blockchain Riso Chiaro.

Oltre a incrementare la trasparenza dei processi produttivi, Riso Chiaro certifica le fasi cruciali di coltivazione e lavorazione del cereale e permette di trasferire l’informazione lungo tutta la filiera, idealmente fino al consumatore finale. Infatti, l’azienda agricola grazie a questa innovativa soluzione può fornire alla riseria tutte le informazioni sul raccolto, evidenziandone tipicità ed eccellenza.

Sono orgoglioso di presentare oggi questo primo e innovativo progetto di blockchain che contribuisce a difendere e valorizzare il riso italiano e chi lo produce”, ha commentato Alberto Ancora, che in BASF ricopre la carica di Head of Business Management Agricultural Solutions South Europe e Responsabile della divisione per l’Italia – “Come parte della filiera, con un’ampia offerta di soluzioni e prodotti per questa coltura, abbiamo la responsabilità di promuovere nuovi modelli in grado di certificare buone pratiche di coltivazione, provenienza e qualità del riso Made in Italy. Ci siamo riusciti mettendo a fattor comune le nostre competenze con quelle dei partner di progetto, per un’agricoltura sempre più sostenibile”.

Presto, BASF renderà disponibile Riso Chiaro a tutti gli attori della filiera che vorranno utilizzare la tecnologia blockchain in questo comparto agroalimentare promuovendo, in questo modo l’introduzione di questa importante innovazione su tutto il territorio italiano.

Carrefour Italia presenta a MARCA i suoi agrumi tracciati con la blockchain

Carrefour Italia, prima GDO in Italia ad aver applicato la tecnologia blockchain alla tracciabilità dei beni alimentari, dopo la filiera del pollo allevato all’aperto e senza antibiotici, ha presentato a Marca 2019 le Arance Tarocco e i Limoni di Sicilia Filiera Qualità Carrefour, tracciati grazie al sistema blockchain.

Gli agrumi, da oggi disponibili in tutti i punti vendita della rete Carrefour Italia, fanno parte del marchio Filiera Qualità Carrefour, una linea dedicata all’attenzione per la qualità e sostenibilità, nel rispetto dell’ambiente, dei produttori e della stagionalità della produzione. In particolare, gli agrumi provengono da 25 aziende agricole della Sicilia Orientale, dove i frutticoltori operano nel rispetto dell’ambiente ed in particolare secondo un disciplinare che prevede l’assenza di trattamenti post raccolta ed una maggior salvaguardia delle api, insetti importantissimi per il nostro pianeta, attraverso l’eliminazione delle sostanze più nocive, l’uso di alternative agronomiche sostenibili e la valorizzazione della biodiversità.

Grazie alla tecnologia blockchain, attraverso la lettura del QR Code applicato sull’etichetta del prodotto, il cliente finale potrà visualizzare in maniera totalmente trasparente su un’interfaccia realizzata da Carrefour i dati dinamici e specifici di ogni lotto di produzione, forniti dai vari attori della filiera, come per esempio l’agrumeto di provenienza, il nome dell’azienda produttrice e la data di raccolta. La tecnologia blockchain garantisce l’immutabilità del dato registrato e garantisce lo storico delle informazioni del prodotto di filiera.

Giovanni Panzeri, Direttore MDD di Carrefour Italia ha dichiarato: “Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti finora con la tracciabilità in blockchain, che ha suscitato un forte interesse nei consumatori, sempre più attenti alla trasparenza dei prodotti e della filiera, e un importante coinvolgimento dei nostri produttori, che hanno aderito con entusiasmo alla nostra proposta. La blockchain rappresenta infatti un patto di fiducia tra Carrefour Italia, il cliente finale e le aziende produttrici, che sposano i nostri valori di totale trasparenza delle informazioni e qualità dei prodotti.”

L’impegno per garantire la massima trasparenza e tracciabilità della filiera attraverso la tecnologia blockchain è una delle azioni concrete del programma Act for Food del piano strategico Carrefour 2022, che mira a far diventare Carrefour Italia il leader nella Transizione Alimentare, un cambiamento globale e necessario verso un’alimentazione sempre più responsabile e sostenibile, secondo i valori della qualità e dell’affidabilità dell’offerta, della sostenibilità  oltre all’accessibilità dei prezzi e delle informazioni.

Auchan Retail, la blockchain arriva in Italia nel primo semestre 2019

Si profila sempre più come la tecnologia del futuro per rendere tracciabile e trasparente in modo incontrovertibile l’intera filiera alimentare la tecnologia blockchain: ora Auchan Retail, dopo il successo della sperimentazione in Vietnam insieme a Te-Food, una start-up tedesca, la applicherà a livello internazionale. In Italia dovrebbe arrivare nel primo semestre del 2019.

Dalla semina al piatto, tutte le fasi della vita di un prodotto saranno accessibili ai consumatori, in completa trasparenza e l’Italia partirà insieme a Francia, Spagna, Portogallo e Senegal.

Mobilitati tutti gli attori coinvolti nella vita di un prodotto. Produttori, trasformatori, logistica e distributori registrano ciascuno, in un’unica piattaforma, tutte le informazioni garantendo la tracciabilità end-to-end della catena. All’arrivo, grazie a un codice QR sull’etichetta del prodotto, tutte queste informazioni sono immediatamente accessibili al cliente. In completa trasparenza, il consumatore conosce così l’origine e il percorso preciso dei prodotti che consuma. In modo affidabile, tutti gli attori della filiera possono garantire la perfetta qualità di ogni singolo articolo.

 

Al via su carne e ortofrutta in 5 Paesi

La tecnica innovativa sarà applicata in Italia, insieme a BIG Group – Te-Food, nel primo semestre 2019 su una filiera di carne e una di ortofrutta. Il progetto interessa altri cinque Paesi: il Vietnam, dove è stato condotto il primo esperimento di questo tipo lo scorso anno, la Francia, la Spagna, il Portogallo e il Senegal. In Francia la blockchain è ora operativa sulla filiera delle carote biologiche; la filiera delle patate e del pollo saranno implementate rispettivamente nel mese di dicembre 2018 e febbraio 2019.
In Spagna per il maiale iberico e frutti esotici coltivati localmente, per poi proseguire in Portogallo e Senegal sulla filiera del pollo.

Per sviluppare la blockchain in tutti i Paesi in cui opera, e quindi in contesti di sicurezza alimentare molto eterogenei, Auchan Retail ha deciso di sperimentare il processo in Vietnam con Te-Food grazie a una soluzione blockchain pubblica denominata “FoodChain”.
La soluzione è stata completamente implementata con tre interfacce: uno strumento di gestione dello stock che consente alle autorità locali competenti di verificare i certificati rilasciati dalle aziende agricole, un’applicazione BtoB per i vari operatori nella catena di approvvigionamento per fornire dati sulla tracciabilità del prodotto e, infine, un’applicazione BtoC per il consumatore che consente di visualizzare il ciclo di vita del prodotto fino all’arrivo nel punto vendita.
Avviato come parte di un progetto governativo nella città di Ho Chi Minh City, l’esperimento condotto da Auchan Retail Vietnam ha avuto un grande successo. Ad oggi è applicato a 18.000 maiali, 200.000 polli e 2,5 milioni di uova e sarà presto applicato su altri prodotti, quali melanzane, mango e durian (frutto esotico maleodorante ma, pare, buonissimo e molto rinomato in Asia).
Agile e modulabile, la soluzione sviluppata da Te-Food fa parte dell’approccio globale-locale di Auchan Retail. Adattandosi agli strumenti di tracciabilità già utilizzati dai diversi Paesi e grazie a una interazione tra le diverse blockchain (pubbliche o private) esistenti sul mercato, consente una rapida implementazione e il rispetto delle pratiche locali.

Blockchain, cosa è e come e perché la utilizzerà Carrefour

Rendere tracciabile senza ombra di dubbio e in piena trasparenza la catena del pollo allevato all’aperto, senza antibiotici, grazie alla tecnologia Blockchain: il progetto di Carrefour partirà in tutti i canali, dall’online ai punti vendita italiani dell’insegna francese, il 29 settembre.

Ma cosa serve realmente la Blockchain? Tecnicamente è una tecnologia che consente la creazione e gestione di un grande database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Rete che in questo caso è la filiera, coivolta in tutti i suoi passaggi e attori, che quotidianamento inseriscono in modo dinamico sul web le infomazioni che riguardano, in questo caso il pollo. “Sono dati reali e non modificiabili – ha spiegato Giovanni Panzeri, direttore MDD di Carrefour, al Salone Carrefour di quest’anno – trasferiti in modo assolutamente sicuro” (la Blockchain è la tecnologia usata per i trasferimenti di Bitcoin, ndr).

Le informazioni vengono caricate su una landing page e, in modo totalmente trasparente, arrivano al cliente che, inquadrando il QR Code che comparirà sulla confezione con un qualsiasi lettore, potrà visionare tutte le informazioni reali su quel singolo prodotto. Ovvero data di nascita del pulcino, luogo e azienda di produzione, allevamento e trasformazione, tipo di alimentazione, packaging, certificato di trasmissione e infine, come bonus, una serie di ricette per cucinare la materia prima.

Questi i vantaggi lato cliente. “Lato disitributore, la blockchain vincola il produttore nostro partner a garantire che ogni singolo pulcino, uovo, pollo risponda a tutti i requisiti. Altrimenti dovremmo fare controlli a campione, il che implicherebbe migliaia di persone che controllano su tutti i siti cosa viene fatto. Il valore aggiunto su questo piccolo investimento della blockchain è enorme sulla assicurazione che possiamo dare a noi stessi e ai clienti circa l’impegno che ci prendiamo su quei prodotti tutti i giorni in tutti i negozi – ha spiegato dice Gabriele Di Teodoro, Direttore commerciale Carrefour Italia -. Sono pratiche già in atto: quello che chiediamo ai produttori è semplicemente di digitalizzarle caricandole continuativamente e renderle trasparenti”.

 

Dopo i polli, agrumi e pomodori

I prossimi passi? “Abbiamo in previsione di lanciare altre blockchain su altri prodotti, rendere le filiere sempre più trasparenti e appannaggio di tutti. Stiamo lavorando a ritmi forzati per essere pronti per la filiera delle arance e dei limoni, e abbiamo in progetti di lavorare sui pomodori di filiera per il prossimo raccolto”.

“La scelta è stata quella di partire da filiere “sensibili” ed emblematiche della sfida che Carrefour sta affrontando su varie questioni – dice Teodoro -: con quella degli agrumi ad esempio si è scelto di lavorare sulla tutela della biodiversità, perché l’utilizzo di pesticidi anche consentititi dalla legge sta avendo un impatto devastante su alcuni insetti impollinatori, mentre i pomodori sono a rischio per i noti problemi di caporalato. Nella filiera degli agrumi abbiamo lavorato con il Crea a un progetto a tutela delle api, che comunicheremo tra breve”.

La palla passa a questo punto al cliente che sarà messo nelle condizioni di scegliere quale tipo di prodotto vuole consumare, e perché.

La blockchain risulta essere il naturale sbocco di un lavoro che Carrefour fa sulla qualità della filiera, al cuore del progetto “Act For Food”, programma di azioni concrete, focalizzato su origine dei prodotti, sicurezza alimentare e relazione con il mondo agricolo che ha tre obiettivi: concretizzare la consapevolezza verso un consumo sostenibile e responsabile, favorire la democratizzazione del biologico e valorizzare la filiera in un’ottica di maggiore sicurezza e trasparenza.

“In un secondo tempo stiamo pensando di utilizzare anche la realtà aumentata, per mostrare in modo ancora più diretto al consumatore da dove viene il prodotto, dove è stato coltivato o allevato e da chi” conclude Teodoro.

 

Cosa “vedo” del prodotto grazie alla blockchain

Blockchain, Carrefour la userà per tracciare la filiera, partendo dai polli “puliti”

La blockchain può essere usata anche per tracciare senza se e senza ma l’autenticità di una filiera: una risorsa per la grande distribuzione, che Carrefour Italia per prima in Italia sceglie di sfruttare, applicando la tecnologia alla tracciabilità dei beni alimentari. E parte dalla filiera del pollo allevato all’aperto e senza antibiotici, una pratica che da settembre sarà consultabile in maniera trasparente anche dal consumatore finale e riguarderà 29 allevamenti, due mangimifici e un macello. La prima applicazione sarà infatti presentata a settembre durante il salone Carrefour. In base ai risultati raggiunti, potranno partire nuove sperimentazioni, la prima delle quali dovrebbe coinvolgere la filiera degli agrumi.

“L’evoluzione delle richieste del consumatore e la rinnovata attenzione alla provenienza dei prodotti che la Gdo offre impone agli operatori del settore un impegno sempre maggiore verso la trasparenza delle informazioni. – commenta Stéphane Coum, direttore Operation Carrefour Italia –. La tecnologia blockchain è uno strumento fondamentale in questa direzione, poiché rappresenta un patto di fiducia tra Carrefour Italia e il cliente finale, che potrà verificare direttamente e in tempo reale le informazioni legate alla filiera del prodotto, dall’origine sino all’arrivo al punto vendita.”

I clienti Carrefour Italia potranno accedere alle informazioni relative al prodotto acquistato attraverso un QR Code e consultare i dati mappati grazie a una interfaccia realizzata da Carrefour Italia. La tecnologia blockchain garantisce l’immutabilità del dato registrato e lo storico delle informazioni del prodotto di filiera.

L’utilizzo della blockchain è parte della strategia avviata nel 1992 in Francia e nel 2001 in Italia, che ha introdotto il nuovo marchio Carrefour “Filiere Qualità”, ed è uno degli strumenti che il Gruppo Carrefour sta implementando per raggiungere l’obiettivo di lungo periodo, inserito nel piano strategico Carrefour 2022, di diventare leader mondiale nella transizione alimentare, un cambiamento necessario.

“Una rivoluzione epocale – continua Coum – che ci impegniamo a portare avanti con i nostri clienti seguendo i valori della qualità e dell’affidabilità dell’offerta, della sostenibilità, dell’accessibilità dei prezzi e delle informazioni. Per Carrefour Italia, la tracciabilità della filiera rappresenta in questo senso una ulteriore assunzione di responsabilità verso i nostri clienti e un nuovo passo verso la totale trasparenza”.

La blockchain ha già registrato una risposta positiva in Francia, dove Carrefour ha adottato la tecnologia quattro mesi fa, cominciando dalla filiera del pollo d`Auvergne per poi allargarsi al pomodoro Marmande. 

Cosa serve la blockchain nel retail? Traccia prodotti e assicura la supply chain

Non solo nel fintech, la tecnologia blockchain e il trattamento dati sono oggi e saranno in futuro mezzi sempre più determinanti anche nel retail, per assicurare la trasparenza e il controllo dell filiera, dalla fabbrica al negozio, dal campo alla tavola. Per sfruttarne a pieno le potenzialità è nata la partnership tra DNV GL, fornitore di servizi di assurance e uno degli enti di certificazione leader a livello internazionale, e VeChain. pioniera nell’utilizzo della blockchain che controlla la principale piattaforma pubblica di blockchain per prodotti e informazioni. DNV GL adotterà progressivamente la blockchain per aiutare le imprese a rendere più trasparenti e tracciabili i loro prodotti, dalla fabbrica al consumatore finale.

 

Blockchain nel retail: più trasparenza lungo la supply chain

Oggi è cruciale per le aziende gestire complessità e rischi lungo la supply chain e al contempo garantire la conformità agli standard di settore e alle richieste degli stakeholder, in ambiti che vanno dalla qualità del prodotto alla responsabilità d’impresa. Ad esempio, un produttore del settore agroalimentare deve verificare di aver implementato processi in grado di gestire correttamente la sicurezza alimentare in tutte le fasi della filiera o un produttore di automobili deve garantire la sicurezza funzionale dei suoi veicoli.

Combinando il know-how di DNV GL con le principali applicazioni della tecnologia blockchain e utilizzando dispositivi IoT (Internet of Things) come sensori integrati nei prodotti, è possibile conoscere la storia, lo stato e le prestazioni di un prodotto e ottenere informazioni sulle modalità di produzione, su come è stato trasportato, come è stato conservato e lo stato di qualità in qualsiasi momento. Il livello di trasparenza e la quantità di informazioni raccolte lungo tutta la filiera consentiranno alle aziende un maggior controllo e un miglioramento dell’efficienza complessiva lungo tutta la supply chain.

I consumatori, dal canto loro. potranno verificare la sicurezza e la genuinità del prodotto che intendono acquistare. Per il consumatore sarà possibile controllare direttamente che il prodotto provenga da un produttore eticamente responsabile, che il cibo congelato sia stato trasportato in modo sicuro e alla temperatura corretta, che il bene di lusso sia originale e sarà anche possibile tracciare da quale grappolo d’uva proviene il vino.

«I dati stanno diventando un asset sempre più prezioso, e la partnership con VeChain consentirà alle nostre soluzioni digitali di soddisfare le mutevoli esigenze di un’economia fondata sui dati – ha affermato Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance -. Sfruttando l’IoT e la tecnologia blockchain stiamo reinventando il processo di assurance. Il nostro concetto di Digital Assurance fornirà alle aziende e ai consumatori finali un grado di informazioni sul prodotto e sui fornitori senza precedenti, in misura e accuratezza mai stati possibili prima».

Queste nuove soluzioni saranno dedicate inizialmente al settore agroalimentare, al retail e alla moda. In un secondo tempo saranno rivolte ad altri settori, come quello automobilistico e aerospaziale.

«La blockchain ha molte applicazioni oltre al settore finanziario e sono lieto che DNV GL abbia riconosciuto l’impatto rivoluzionario che può portare nella gestione della supply chain – ha detto Sunny Lu, CEO di VeChain -. Mettiamo insieme servizi di assurance con la tecnologia blockchain per aiutare i clienti ad accrescere la credibilità dei propri prodotti sotto ogni aspetto: dalla qualità alla sicurezza, agli aspetti legati alle loro prestazioni».

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