
Un approccio sostenibile, il miglioramento della vita delle comunità tramite l’educazione anche all’economia famigliare, un rapporto win-win tra pubblico e privato, comunità locali e grandi aziende: di questo si è parlato alla conferenza “Quale economia per nutrire il Pianeta?” organizzata a Milano nell’ambito delle attività di Expo in città. Sullo sfondo, la responsabilità sociale d’impresa come attività cruciale per sostenere nuovi modelli di business che favoriscano il commercio equo nei Paesi in via di sviluppo e nuove forme di impiego per i piccoli produttori locali, a partire dalle donne.
Ospite d’onore era l’economista francese Jacques Attali, co-organizzatore con Pernod-Ricard attraverso la sua organizzazione no profit Positive Planet. Le due realtà insieme a GIZ, agenzia federale che supporta il Governo tedesco nello sviluppo di progetti di cooperazione internazionale, hanno avviato un progetto di responsabilità sociale che ha portato all’acquisto tramite il brand Ramazzotti di spezie (cardamomo, zedoaria e chiodo di garofano) da 500 dei 2000 produttori locali del Kerala appartenenti alla cooperativa PDS (PDS Organic Spices), garantendo loro un reddito dignitoso e un programma di formazione agraria, commerciale e finanziaria.
Un approccio globale che ha preso anche Planet Finance, appena rinominata Positive Planet, tra i maggiori sostenitori del microcredito. Come ha spiegato Attali: “abbiamo visto che l’approccio finanziario non è sufficiente a risolvere tutti i problemi, dalla salute all’educazione all’ambiente. In futuro ci focalizzeremo su come facilitare l’accesso ai capitali privati, come favorire la collaborazione tra le comunità locali dei Paesi in via di sviluppo e le aziende migliorando le pratiche e la qualità del loro prodotto. È ciò che abbiamo fatto con Pernod Ricard in Kerala”.
“L’importante non è la quantità di spezie che abbiamo comprato dai contadini quanto le opportunità di business che abbiamo loro aperto, aiutandoli a certificarsi come equosolidali e biologici” ha spiegato Noël Adrian, Ad di Pernod Ricard Messico ed ex Ad di Pernod Ricard Italia che ha seguito il progetto.
“Noi, che lavoriamo con soldi pubblici e siamo un ente no profit, abbiamo bisogno dei privati. Dobbiamo assicurarci però di due cose: che i progetti porti a una situazione vincente per entrambe le parti, e che i risultati si moltiplichino nel futuro, grazie alle conoscenze acquisite e a pratiche agricole migliori” ha spiegato Romina Laumann, Development Partnerships with the Private Sector Management Team GIZ.
Un approccio giudicato ormai cruciale: “essere altruisti per la gente del Nord è un’eccellente attività, ma è anche un atteggiamento razionale. Aiutando le comunità nei loro Paesi avremo meno gente da dover accogliere da noi, senza potercelo permettere. La difficoltà è trasformare questi piccoli progetti in qualcosa di grande, che coinvolgano non 3000, ma 300 milioni, 3 miliardi di individui. Le persone vengono dove c’è ricchezza e non c’è niente che le possa fermare. È bello se questo sarà l’inizio di qualcosa di molto più grande, altrimenti diventa solo un alibi per non fare niente”. La CSR “ha dei costi, ma a un’azienda costa sempre meno della pubblicità”.
E sul tema di fondo do Expo, come nutriremo 10 miliardi di persone nel 2050, l’economista francese ha pochi dubbi: “Dovremo certamente cambiare i nostri stili di vita. Molto esperti mi dicono che dovremo diventare tutti vegetariani…”.