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Tag: Expo 2015

Stranieri ed Expo, spese a Milano +27%, in Italia +12,5%. Moda al top, funziona il centro città

Moda e abbigliamento sono stati il settore che ha maggiormente beneficiato dalla “calata” degli stranieri su Milano per l’Esposizione Universale, seguito da alberghi e strutture ricettive, negozi del centri, ristoranti e grandi magazzini. Ma quanto hanno speso gli stranieri in visita ad Expo? In attesa di dati certi (se mai arriveranno) sull’impatto che ha avuto la grande kermesse meneghina sul commercio in città e oltre arrivano i dati definitivi di Visa, che fa un bilancio della spesa dei visitatori stranieri a Milano su prodotti Visa nel periodo maggio-ottobre 2015. Le transazioni transfrontaliere a Milano hanno totalizzato una spesa di 619,4 milioni di euro con una crescita del 27% rispetto allo stesso periodo del 2014. Il settore che viene premiato in termini di spesa è quello della moda/abbigliamento, con 179 milioni di euro e un incremento del 13,7% rispetto allo stesso periodo 2014. Tra i 5 paesi top spender in pole position la Cina con una spesa di 63,9 milioni di euro e un incremento del 58%, seguita dalla Francia con 63 milioni di euro e una crescita del 101%. Seguono gli USA con volumi di spesa complessivi da maggio a ottobre pari a 57,6 milioni di euro (+53% a/a), il Regno Unito con uno speso di 49,8 milioni di euro e un incremento percentuale di +40% rispetto allo speso nel maggio-ottobre 2014. Chiude la classifica la Russia con volumi di spesa totali nel periodo di 46,9 milioni di euro, che però registra addirittura un calo rispetto allo stesso periodo 2014, con una media di -25%.

Tutti pazzi per il Quadrilatero, bene gli alberghi

Analizzando la spesa dei visitatori stranieri a Milano nelle categorie di acquisto, il settore moda/abbigliamento si rivela il comparto con i volumi di spesa più elevati da maggio a ottobre 2015, 179 milioni di euro, +13,7% anno su anno. Il secondo settore che viene premiato dagli acquisti dei visitatori esteri a Milano è quello alberghiero/ricettivo, con uno speso nei sei mesi pari a 136,7 milioni di euro e una crescita di 51 punti percentuali sul 2014; in particolare il bimestre maggio-giugno fa registrare il maggiore picco di crescita anno su anno con 62,4 punti percentuali. Seguono, in ordine di volumi di spesa, il settore dei negozi al dettaglio e delle vie centrali milanesi con 64,4 milioni di euro (+15,2% a/a); quello della ristorazione che nel semestre di EXPO 2015 riporta volumi di speso pari a 49,5 milioni di euro, in crescita del 52,6% rispetto al 2014 registrando anche la migliore performance di crescita tra le categorie merceologiche; e il settore dei grandi magazzini con 31,5 milioni di euro di volumi di spesa, in crescita del 16,5% in comparazione con lo stesso periodo 2014.

Incrementi in tutta Italia

Nel periodo di permanenza dell’Esposizione Universale, in tutta Italia i volumi di spesa si attestano su 10 miliardi con una crescita del 12,5% rispetto a maggio-ottobre 2014. Milano nel periodo contribuisce sulla spesa totale dei visitatori stranieri in Italia con una quota del 6,2%.
Risultati positivi dunque, che mostrano un trend di crescita costante verso l’alto rispetto al 2014, che possono essere ricondotti a un “effetto Expo”.

La Nuova imprenditoria chiude il ciclo di incontri Plef a Expo il 21 ottobre

Si conclude il 21 ottobre alle 10,30 il percorso di 12 eventi organizzato in Cascina Triulza, padiglione della società civile di Expo, da PLEF. Il tema sarà la Nuova Imprenditoria, per dimostrare che il cambiamento verso una società sostenibile, rispettosa dei vincoli ambientali, sociali ed economici, è possibile. Una scelta non casuale, che corrisponde alla volontà di sottolineare che la costruzione del valore, in qualsiasi società, arriva dall’impresa, e preoccuparsi di come nascono le nuove imprese è garanzia che queste abbiano interiorizzato i principi di sostenibilità.
La giornata sarà introdotta da Alessandro Curti, imprenditore socio PLEF e sponsor del progetto EXPO “Il Senso Ritrovato”. Promotore di progetti di eco-innovazione e di un coinvolgimento partecipativo dei collaboratori e del territorio in cui opera, Curti rappresenta la dichiarazione che fare impresa responsabile e innovativa è un indicatore di successo nel tempo e nello spazio.
Curti SpA si propone anche come incubatore e acceleratore per nuove imprese: per questo motivo la sua esperienza ben si collega con un altro protagonista della giornata, la rete internazionale di The Hub, realtà nata in Inghilterra ma sviluppatasi in tutto il mondo. In Italia si è diffusa da Milano in altre sette città, fra cui Firenze, rappresentata in Cascina dal responsabile Riccardo Luciani che ci racconterà la ricchezza di contenuti dei giovani protagonisti attivi nel co-working di Firenze Rifredi, dove le imprese nascono e si fortificano, dall’idea al progetto fino alla costituzione societaria.
Lo scenario istituzionale di riferimento per le start up, tecnologicamente e creativamente intese, verrà illustrato da Paolo Carnazza del Ministero dello Sviluppo Economico che dalla ricostruzione del decreto Monti, del Ministro Passera, descriverà i cambiamenti in Italia, le risposte fornite dal mercato e le correzioni resesi necessarie nella normativa, e le prospettive attuali, come ad esempio il Fondo di Venture Capital per le PMI innovative e start up con alto potenziale di crescita appena approvato dal CdA di Invitalia, in conformità al decreto del gennaio 2015 del MISE.
Su questo scenario si misureranno poi le testimonianze di realtà invitate, la cooperativa Artis attiva nell’edilizia, l’UISP nello sport, l’associazione ForestIERI del tortonese nell’agricoltura, ma anche l’incubatore Salesiani 2.0 di Faenza, The Natural Step sul tema della Benefit Corporation e il Comune di Milano con la direzione attività produttive, ricerca e università con i risultati milanesi di nuova imprenditoria “IN” (innovazione-inclusione) e di future facilitazioni col crowdfunding civico.
Il dibattito coinvolgerà startupper, studenti e insegnanti interessati a capire l’opportunità dell’alternanza scuola/lavoro e tanti giovani a cui PLEF propone di formarsi, sempre e comunque in primo luogo, come imprenditori di se stessi, consapevoli e responsabili a garanzia della costruzione di un valore durevole.

Censis: i Millenials, giovani che non ti aspetti

Com’è nella sua lunga tradizione di osservatore della società italiana, il Censis nella ricerca «Vita da Millennials: web, new media, startup e molto altro. Nuovi soggetti della ripresa italiana alla prova» realizzata per il Padiglione Italia di Expo 2015 offre una lettura dei giovani assai diversa da quella stereotipata della rappresentazione mediatica che va per la maggiore. I giovani, dice il Censis non nono quelli pigri e apatici così spesso rappresentati. Viceversa sono vitali, pieni di energia, con tanta voglia di fare. Una generazione che a Expo ha partecipato attivamente. Ma siamo distanti dalla “meglio gioventù” degli anni Sessanta e Settanta, perché è forte il senso dell’io, della soggettività nei Millenials, quanto forte era il senso della collettività nei Baby boomers.

Voglia di impresa

Il Censis traccia un profilo dei Millennials contraddistinto da una grande voglia di imprenditorialità. Quasi 32.000 nuove imprese nate nel secondo trimestre del 2015 fanno capo a un under 35, cioè sono nate più di 300 imprese al giorno guidate da giovani, con una crescita del 3,6% rispetto al trimestre prec: edente a fronte del +0,6% riferito al sistema d’impresa complessivo. Un terzo delle imprese avviate nel trimestre è stato fondato da un giovane. Alle barriere di accesso al mercato del lavoro e ai rischi di incaglio nella precarietà, i Millennials italiani hanno opposto una forza vitale partendo da una potenza italiana consolidata: l’imprenditorialità.

Contemporaneamente, sempre riferendosi al rapporto con il lavoro, per il Censis sono 2,3 milioni i Millennials (i giovani di 18-34 anni) che svolgono un lavoro di livello più basso rispetto alla propria qualifica (sono il 46,7% di quelli che lavorano, rispetto al 21,3% dei Baby Boomers di 35-64 anni),

“Pur di entrare nel mondo del lavoro, pur di «stare in partita», tanti Millennials si accontentano di impieghi lontani dal loro percorso di formazione, anche in nero”. E una volta chlavorano, non si tirano indietro: lavorano oltre l’orario (3,8 milioni), spesso senza compenso per gli straordinari (1,1 milioni), spesso anche di notte (1,1 milioni) o in remoto (11,8 milioni).

La frontiera dell’innovazione

Ovviamente riguardo alla tecnologia, i Millennials sono per il 94% utenti di internet, per l’87% attivi sui social network e sono loro ad aver fatto decollare l’e-commerce: il 64% nell’ultimo anno ha acquistato almeno un prodotto o un servizio in rete nell’ultimo anno. Sobrietà e sharing economy vanno a braccetto nella loro quotidianità. Il 31,7% acquista prodotti usati (contro il 14,7% dei Baby Boomers), il 21,9% si sposta regolarmente in bicicletta (fa altrettanto solo il 10,3% dei 35-64enni) e l’8,4% (il 4,1% dei 35-64enni) utilizza il car sharing e il bike sharing.

Sul fronte dei valori espressi e condivisi, sono allo stesso tempo individualisti, solidali e global e sono decisamente proiettati verso il futuro. Il 42,1% di loro contro un dato medio del 20,9% pensa che i gironi moigliori per l’Italia devono ancora arrivare e che il futuro vada costruito con una spinta al cambiamento nel quotidiano.

Cambiare passo per crescere

Qualche perplessità l’analisi del Censis l’ha sollevata, non per la impeccabilità dei numeri, ma per la loro lettura. La voglia di far impresa dei Millenials non è forse frutto proprio di una prospettiva di precarietà tipico di questa generazione alla quale vengono offerti solo lavori camuffati da stage sottopagati, a meno che non si trasformino in micro impresa o lavoratori autonomi? Certo, vivendo in una società più aperta, viaggiano di più, hanno un sistema di valori contraddistinto da un soggettivismo etico, consumano con maggiore sobrietà (ma lo stanno facendo anche milioni di famiglie). Ma riguardo al quadro celebrativo della flessibilità sul lavoro, dello stacanovismo come lo definisce il Censis e dell’imprenditorialità giovanile, come replica naturale del capitalismo molecolare che distingue l’economia italaiana, qualche perplessità resta.

«I dati del Censis sono importanti – afferma una Millennial impegnata in una startup, Barbara Labate, amministratore delegato di Risparmiosuper – perché dà il quadro di un forte ecosistema che sta crescendo in Italia, ma non basta. Stiamo cercando di copiare il modello americano, ma siamo distanti, perché pochi fondi investono nelle startup. Per gran parte di queste nuove aziende un finanziamento di 50 mila euro significa vivere sei mesi, con il risultato che si trasforma in un lavoro a tempo determinato per chi vi è impegnato. Se non si cambia passo, creiamo solo delle nanoaziende che non riescono ad avere una prospettiva di sviluppo internazionale».

Il 14 ottobre è il Fairtrade Day: gli agricoltori del mondo si incontrano a Expo

Il 14 ottobre rappresentanti del circuito Fairtrade da tutto il mondo saranno in Expo a Milano in occasione del Fairtrade Day, la giornata dedicata al ruolo dei piccoli produttori agricoli del commercio equosolidale per nutrire il pianeta. Saranno molte le iniziative organizzate da partner e sostenitori per valorizzare produzioni ottenute nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Tra queste, alle 17 al Future Food District un gruppo di persone unite dall’interesse per la spesa responsabile si incontrerà per un realizzare un cash mob, ovvero un flash mob in cui i partecipanti si impegnano a fare acquisti di prodotti che migliorano la vita delle persone e rispettano l’ambiente, a testimonianza di come ciascuno attraverso le sue scelte può fare la differenza. L’evento è realizzato in collaborazione con Next Nuova Economia per tutti, GVC e Banca Etica.

Durante l’incontro “Fairtrade energia positiva per le persone e il pianeta” sarà presentato un report di Fairtrade International sul ruolo che Fairtrade può svolgere in partnership con i governi nell’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) nell’agenda post-2015, e ci sarà spazio per approfondire le tematiche riguardanti specifici prodotti come un focus sulla filiera della banana e sulle noci di anacardio del Brasile.

Nuovo standard Fairtrade sul clima

Per dare uno strumento ancora più incisivo ai contadini e ai produttori del Sud del mondo di fronte ai cambiamenti climatici l’associazione ha appena presentato il nuovo Standard Fairtrade sul clima, un protocollo elaborato dall’organizzazione internazionale di riferimento per la certificazione del commercio equo, Fairtrade International. Vi potranno aderire aziende, organizzazioni e privati interessati a ridurre il loro impatto ambientale e a compensare le proprie emissioni.

La diffusione dello Standard è l’ultimo passo prima del lancio dei Crediti di Carbonio Fairtrade a Parigi il prossimo dicembre in occasione della Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico – COP21. Il nuovo Standard Fairtrade si aggiunge alla certificazione della riduzione di emissioni di CO2. Grazie al nuovo Standard gli agricoltori Fairtrade e le comunità più vulnerabili dei Paesi in via di sviluppo avranno accesso al mercato dei crediti di carbonio attraverso progetti di efficienza energetica, energia rinnovabile e riforestazione. «Questo è il primo Standard che cerca di dare una risposta alle disuguaglianze nel mercato dei crediti di CO2. E per la prima volta si fa in modo che i produttori che vi partecipano abbiano un tornaconto equo – ha dichiarato Andreas Kratz, Direttore dell’unità Standard e Pricing in Fairtrade International -. Inoltre assicura un supporto reale ai produttori nel contrastare i cambiamenti climatici».

Attualmente sono al vaglio alcuni progetti che possono ottenere la certificazione. I primi Crediti di Carbonio Fairtrade saranno disponibili dall’inizio del 2016

Un sistema agroalimentare basato su trasparenza e collaborazione per Fare Meglio Italiano

Quello che è andato in scena venerdì a Expo, con il convegno Fare Meglio Italiano per la regia di GS1 Italy, è con ogni probabilità l’inizio di un diverso approccio nelle relazioni tra industria, distribuzione e mondo agricolo, tutte e tre parti essenziali di un sistema vitale e competitivo, quello dell’agroalimentae italiano che, meglio di altri, ha superato gli anni della crisi.

Non senza difficoltà, indubbiamente. Ma proprio per questo il sistema ha in sé le capacità di segnare un cambiamento nelle relazioni, partendo – ha detto il presidente di Gs1 Italy Marco Pedroni – dalla capacità e dalla volontà di riconoscersi reciprocamente, di riconoscere con un approccio pre-competitivo di essere parte di un progetto comune per far diventare più forte il sistema agroalimentare italiano.

«Riconoscere le specificità dell’agricoltura italiana è importante per tutti gli attori, così come bisogna riconoscere all’industria che è stata fondamentale per dare valore all’agroalimentare italiano. La distribuzione, poi, deve essere considerata fondamentale per l’economia del Paese, come avviene dovunque nel mondo», ha precisato Pedroni.

A dare fondamento scientifico a queste premesse ci hanno pensato Giorgio Di Tullio, filosofo dell’innovazione ed Enzo Rullani, presidente Tedis Center Venice International University.

Per Di Tullio, il concetto di filiera verticale basata sul prodotto deve lasciare il passo a un ecosistema basato sulla condivisione delle conoscenze, sulla trasparenza, sulla tracciabilità e sulla sicurezza. «Il prodotto oggi è il processo ed è un atto di condivisione. È urgente ricercare e fissare i requisiti pre-competitivi del sistema, come primo passaggio di una strategia di revisione dello scenario complessivo, Senza definire il contesto pre-competitivo, si continuerà a interpretare il modello come continua contrattazione tra parti: non l’integrazione governa il sistema, ma la contrapposizione». E ha aggiunto: «Ragionare in prospettiva sistemica e secondo una logica di rete, significa comprendere la propria identità come parte di un ecosistema multidimensionale, dotato di strutture concettuali e di parole chiave, di comportamenti del tutto diversi da quelli conosciuti e attivati».

Sulla stessa onda anche Rullani, per il quale il modello di filiera lineare, ereditato dal Novecento e ispirato alla logica fordista della massima integrazione, ha fatto il suo tempo. Servono relazioni collaborative tra imprese che pur restando autonome, investono sulla relazione. Quali sono queste filiere diverse da quelle passate? «Per stare nelle filiere globali – ha affermato Rullani – bisogna imparare a lavorare in rete. Ma le reti stanno in piedi se rendono e generano valore. Occorre quindi superare i difetti di fondo: le reti spesso nascono per innovare ma nel tempo diventano conservatrici. Per questo sono necessarie idee-motrici, una concezione del vivere e del lavorare con un respiro molto più ampio, come la sostenibilità, l’ancoraggio al territorio (italianità) come differenza distintiva, non solo in termini di origine, ma di qualità e di promesse fatte al cliente. Il sistema agroalimentare italiano può essere la guida di questa trasformazione, valorizzando l’italianità attraverso la tracciabilità dei processi produttivi e presidiando i significati connessi al produrre e al vivere (estetica, sostenibilità, etica)».

I pilastri (i valori) sui quale far poggiare il processo di valorizzazione della filiera agroalimentare italiana sono, per Pedroni, quattro: la condivisione e la collaborazione delle diverse componenti, con il riconoscimento della molteplicità di produzioni, tradizioni e culture legate al cibo; la trasparenza, visibilità e sicurezza nei confronti dei consumatori; l’attenzione estrema alla tutela della legalità; le soluzioni per formare e valorizzare i giovani per la sostenibilità futura del settore stesso.

«Occorre lavorare su due punti – ha poi riassunto il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo -, vale a dire prendere atto che ciò che differenzia l’agricoltura italiana (in termini di struttura e di imprese) è figlio della nostra storia e della nostra cultura. Ed è un patrimonio da valorizzare. In secondo luogo spingere su un percorso di trasparenza perché il consumatore possa scegliere. Dobbiamo puntare sulla massima dimensione di italianità dal campo alla tavola. E soprattutto dobbiamo creare modelli nuovi, evitando che una volta terminata la fase di individuazione degli obiettivi comuni, quando si va nella fase operativa ci si torni a chiamare fornitori e clienti».

Da parte delle istituzioni, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina non ha fato mancare il sostegno del Governo a costruire le condizioni per accompagnare la trasformazione. «Lo sforzo che deve essere fatto da tutti – ha spiegato Martina – riguarda la costruzione di un sistema agroalimentare che affronti e risolva il nodo delle difficoltà di rapporti nella filiera e in particolare ripensi a come viene scaricata la catena del valore. Abbiamo agricolture forti con imprese agricole deboli. E per noi il tema dominante è come consentiamo alle persone di stare nell’impresa agricola».

«Le leve su cui agire – ha poi concluso Pedroni – sono la fiducia, la trasparenza, le esperienze di altri sistemi. Accordi di ampio respiro, riduzione delle intermediazioni che creano inefficienza, apertura e dialogo verso i cittadini-consumatori per una trasparenza informativa sui prodotti e sui processi. Queste le sfide che hanno davanti le imprese e le loro persone. Siamo anche convinti che le azioni pre-competitive (dove è importante il ruolo concreto giocato dalle nostre associazioni) siano determinanti per valorizzare l’agroalimentare italiano».

Coop e Fairtrade a Expo festeggiano i 20 anni del caffè Solidal, primo prodotto equo nella Gdo

Il Caffè Solidal Coop è il primo prodotto del commercio equo e solidale arrivato sugli scaffali dei supermercati nel 1995. Si chiamava “il caffè della solidarietà”. Da quel progetto pionieristico si è arrivati oggi a una linea intera che conta 41 prodotti e che in Coop ha fatturato 32 milioni di euro nel corso dell’ultimo anno (nel 2003 le vendite erano circa 3 milioni).

Oggi alle 18.00 nella piazza del Future Food District, il supermercato del futuro di Coop a Expo, si festeggiano i vent’anni di questo traguardo e insieme la Giornata Mondiale del Caffè, raccontando il lungo viaggio dei chicchi dalle montagne del Centro America all’Italia. Saranno presenti, tra gli altri, Francisco Ramon Rivera Gonzalez, presidente della cooperativa di produttori di caffè Pantasma, e Ena Salinas Liaison Officer Fairtrade per il Paese.
In Nicaragua i piccoli produttori rappresentano il 95% dei raccoglitori di caffè, e contribuiscono al 25% della produzione totale di caffè del paese. Durante le crisi del settore alla fine degli anni ’80 furono anche i più colpiti dalla catena. Con l’arrivo del circuito Fairtrade a Pantasma le cose sono cambiate. La produzione di caffè oggi avviene all’ombra, ovvero in abbinata a banani e altre piante da frutto, che contribuiscono a creare ampie zone ombrose, che aiutano a preservare la biodiversità locale. Questo tipo di coltivazione è anche un simbolo della lotta delle piccole realtà cooperative in opposizione alle grandi piantagioni monocolturali.
Pantasma inoltre promuove iniziative a sostegno dell’emancipazione femminile, e a sua volta vi aderiscono cooperative di sole donne che grazie a Fairtrade hanno partecipato ad attività di formazione per contrastare il fenomeno del machismo, molto frequente nell’area.

All’incontro partecipano anche Vladimiro Adelmi, Brand Manager della linea Solidal Coop, Paolo Pastore, Direttore di Fairtrade Italia e Aldo Pavan, fotografo e videomaker che lo scorso gennaio, in visita a Pantasma, ha realizzato un video, che sarà proiettato durante la serata.
Il Viaggio intorno al cibo, un format ideato da Coop e Fairtrade in Expo, proseguirà il 14 ottobre, sempre alle 18.00 presso la piazza del Food District con le noci di anacardio del Brasile.

Plef a Expo: la finanza nella sharing economy

Nuovo appuntamento con Il senso ritrovato, il ciclo di incontri organizzato a Expo da Plef (Planet life economy foundation), Fondazione senza scopo di lucro che promuove la realizzazione di un nuovo modello economico e sociale in grado di creare vero “Valore” (economico, sociale, ambientale, umano).

Il 5 ottobre, nella giornata dedicata alla finanza, si svolge un incontro sul tema “Città abilitanti e finanza – Le condizioni per favorire lo sviluppo della comunità e dell’imprenditoria sociale”.

Il seminario, organizzato da LAMA e da Yunus Social Business Centre University of Florence, offrirà ai partecipanti una riflessione su come creare un eco-sistema facilitante che accompagni le comunità nella generazione di soluzioni ai problemi. I nuovi modelli di sharing economy (produzione, consumo, governance, conoscenza e finanza) offrono uno spaccato sempre più ampio di pratiche di coinvolgimento tra pari. Il ruolo che può giocare la finanza sia in modo tradizionale che tramite strumenti innovativi verrà messo a confronto con le condizioni di sistema che creano il “mercato”, con un’attenzione speciale rivolta alle città e città metropolitane.

Per informazioni: Agenzia Lama 055 576962 info@agenzialama.eu

Il popolo della rete dà i voti a Expo 2015. E la promuove

Code a Expo

Abbiamo effettuato una web research di sentiment analysis per indagare i mood lasciati in Social Media, Blog e Forum da netsurfer che hanno scritto nel web in italiano, inglese, spagnolo, tedesco, francese pareri, giudizi, commenti riguardo ad EXPO 2015, sia prima dell’inaugurazione che durante il terzo e quarto mese di apertura dell’Esposizione Universale, abbiamo inoltre analizzato i pareri di coloro che l’hanno visitata.

Abbiamo tralasciato per scelta metodologica news e siti di addetti ai lavori, con l’obiettivo di esaminare solamente il sentiment espresso liberamente e spontaneamente dai naviganti.

Il due periodi considerati sono stati i 60 gg compresi tra il 1° Marzo ed il 30 Aprile ed i 60 gg compresi tra il 1° Luglio ed il 30 Agosto. (Ricordiamo che EXPO 2015 è stata inaugurata il 1° Maggio e chiuderà il 30 Ottobre 2015).

Tra tutti i pareri eleggibili ai fini della presente indagine abbiamo realizzato ed analizzato un campione statisticamente rappresentativo costituito da 3.737.415 opinioni.

Riepiloghiamo le principali evidenze emerse; sono comunque disponibili tutti i dati rilevati e la loro interpretazione dettagliata.

 

Ripartizione dei pareri nelle varie lingue
I pareri scritti in italiano sono tre quarti del totale dei pareri rilevati (76,37%), seguono le opinioni lasciate nel web in lingua inglese (8,47%), spagnola (7,31%), tedesca (4,74%) e francese (3,11%).

Analizzando la ripartizione tra i pareri scritti prima dell’inaugurazione di EXPO 2015 a Marzo e Aprile e quelli scritti durante lo svolgimento dell’Esposizione Universale a Luglio e Agosto, notiamo che i netsurfer che si sono espressi in italiano hanno scritto più prima (55,81%) che durante l’evento (44,19%); chi ha scritto in Inglese, Spagnolo, Tedesco, Francese lo ha fatto in percentuale decisamente maggiore durante lo svolgimento della manifestazione (79,26%) piuttosto che durante i due mesi immediatamente precedenti (20,74%).

La campionatura effettuata garantisce la rappresentatività dei dati ampiamente oltre la soglia dell’errore statistico in ogni cella di quota (ad es. la base meno numerosa, pareri scritti in francese prima dell’inaugurazione, è 27.283).

 

Ripartizione dei pareri nei differenti canali web e tra infleuncer e naviganti
Il mix dei canali web si è spostato dai Social Media, utilizzati nel 73% dei casi quando si scriveva in rete riguardo EXPO prima dell’apertura della stessa, a Blog e Forum che insieme, a Luglio e Agosto, hanno raccolto il 67% delle opinioni (erano utilizzati nel 27% dei casi a Marzo e Aprile). Ciò è rappresentativo di un dibattito che si svolge in ambienti dedicati, ovvero di pareri meno generalistici, maggiormente specifici ed approfonditi.

Anche la ripartizione tra Influencer e Naviganti ha subito un’inversione, i primi sono cresciuti dal 14% al 32% (i secondi sono quindi scesi dall’ 86% al 68%).

Ricordiamo che con Influencer indichiamo quei naviganti “privati” ritenuti dagli altri fonte attendibile di informazione nell’80% dei casi: sono coloro che fanno proseliti, una sorta di opinion leader della rete. Segnaliamo inoltre che la media di Infuencer presenti nel web per argomenti di attualità e pubblico dominio, escludendo quindi gli addetti ai lavori e le news, è del 20%.

Quindi la percentuale di “liberi naviganti” che parla di EXPO 2015 con competenza e cognizione di causa, pur senza essere coinvolti professionalmente – gli Influencer – è più che raddoppiata, facendo segnare un + 12% sulla media web riferita ad argomenti di attualità, quando prima dell’inaugurazione tale percentuale era inferiore del 6% rispetto a tale media web.

Non sono presenti differenze significative tra le lingue per quanto riguarda le ripartizioni di cui sopra.

Dopo queste prime considerazioni, propedeutiche all’interpretazione dei dati, entriamo ora nel vivo di quanto emerso dall’analisi semantica e psicometrica effettuata dai software di intelligenza artificiale che emulano le reti neurali.

Abbiamo individuato dei cluster, dei macro-argomenti in cui si aggregano i pareri scritti in rete, li abbiamo contati ed abbiamo misurato la loro variazione in volume tra Marzo–Aprile e Luglio-Agosto, li abbiamo riclassificati in giudizi positivi, neutrali e negativi misurando anche in questo caso la variazione tra i due periodi, abbiamo isolato i pareri di coloro che hanno visitato EXPO 2015 confrontandoli con gli altri ed ai pareri scritti da chi ha visitato l’Esposizione Universale abbiamo attribuito una votazione.

Infografica voti a Expo

Argomenti trattati nelle quattro lingue straniere
Analizziamo gli argomenti maggiormente trattati nelle quattro lingue straniere.

Per prima cosa notiamo che gli argomenti non cambiano: prima dell’inaugurazione e durante lo svolgimento di EXPO 2015 si scrive in rete in inglese, spagnolo, tedesco e francese riguardo gli stessi temi.

Precisiamo che i cluster “Viaggio in Italia”, “Made in Italy”, “Milano / Città della Moda / Fashion” “Città d’arte italiane (non Milano)”, “Bellezze naturali italiane (mare in primis)”, sono da intendersi come argomenti sviluppati, dibattuti in associazione con la citazione di EXPO 2015.

Precisiamo inoltre di avere isolato i dati “Tema di Expo” e “Storia di Expo” anche quando non sono risultati essere gli argomenti maggiormente dibattuti.

Confrontiamo le percentuali del periodo antecedente l’inaugurazione con quelle del periodo a regime.

Gli argomenti strettamente legati all’Esposizione Universale “Tema di EXPO” e “Storia di EXPO” crescono quasi del 9 %, quelli relativi a “Milano/Città della Moda/Fashion” crescono del 2%, quelli relativi a “Viaggio in Italia”, “Made in Italy”, “Città d’arte italiane (non Milano)”, “Bellezze naturali” calano del 10 %.

Globalmente l’11,75% riguarda strettamente EXPO 2015, il 17,75% Milano Città dell’Esposizione Universale, il 63% l’Italia.

I driver della talkability di EXPO 2015 all’estero sono l’Italia e il Made in Italy; è l’immagine della penisola, del Made in Italy a veicolare l’Esposizione Universale e non viceversa.

 

Gli argomenti trattati in italiano
Anche in questo caso non abbiamo registrato nuovi argomenti tra quanto trattato in rete prima e dopo l’inaugurazione dell’Esposizione Universale.

Notiamo che gli argomenti sono completamente differenti (a parte Tema e Storia di Expo) rispetto a quanto affrontato dai naviganti che hanno scritto nel web nelle altre lingue analizzate, sono molto più numerosi e segmentati.

In particolare si concentrano in tre aree : una prima costituita da critiche, polemiche, scandali che a Luglio e Agosto fa registrare un calo del 17% rispetto a Marzo – Aprile; una seconda che riguarda l’occasione che EXPO 2015 rappresenta che cresce del 5% e una terza che riguarda le peculiarità dell’ Esposizione Universale che cresce del 12%.

Per quanto concerne le peculiarità di EXPO 2015, degli Ambassador, del Cirque de Soleil e delle iniziative digitali a Luglio e Agosto non se ne scrive praticamente più, del Cirque de Soleil se ne scriveva comunque pochissimo anche a Marzo e Aprile, delle iniziative digitali praticamente nulla da sempre.

Isolando i pareri ascrivibili unicamente al Tema ed alla Storia di Expo, i giudizi espressi nel web in italiano sono allineati con quelli scritti nelle altre quattro lingue analizzate (12% ed 11,75% rispettivamente).

 

Conoscenza del tema di EXPO 2015
Entriamo ora nell’analisi quali-quantitativa dei pareri.

Confrontiamo la conoscenza del tema di EXPO 2015 di chi si è espresso in rete nella lingua di Dante con quella di chi lo ha fatto nelle altre quattro lingue considerate (fino ad ora abbiamo visto “quanto” nelle varie lingue, prima dell’inizio e a Luglio/Agosto, si è scritto in rete riguardo al tema dell’Esposizione Universale).

Prima dell’inaugurazione solo i pareri lasciati nel web in italiano facevano registrare una conoscenza del tema dell’Esposizione Universale “Ottima + Buona” superiore al 50% (erano il 55%, ora sono il 96%).

A Luglio e Agosto i parerei lasciati in rete nelle quattro lingue straniere fanno registrare percentuali di conoscenza “Ottima + Buona” del tema di Expo, che vanno dal 60% dei pareri scritti in lingua inglese all’86% di quelli lasciati dai naviganti che si sono espressi in tedesco; prima dell’apertura oscillavano tra il 17% dei pareri scritti in Inglese e il 38% di quelli lasciati in rete da naviganti di lingua tedesca.

Nel complesso la conoscenza “Ottima + Buona” del tema di EXPO 2015 da parte dei naviganti che scrivono nelle quattro lingue estere selezionate è passata dal 27% di Marzo-Aprile al 70% di Luglio-Agosto

Dopo l’inaugurazione è esplosa la conoscenza del tema di EXPO 2015.

 

Giudizi positivi, neutrali, negativi
Vediamo adesso cosa emerge dalla riclassificazione dei pareri analizzati in giudizi positivi, neutrali e negativi.

Prima dell’inaugurazione i pareri in lingua italiana erano positivi solo nel 21% dei casi e negativi per il 47%, ora i giudizi positivi espressi in italiano salgono al 44% e quelli negativi scendono al 24%. Abbiamo assistito ad una inversione a 180 gradi.

I pareri positivi nelle quattro lingue straniere crescono del 10% passando dal 53% al 63% e quelli negativi scendono del 2%, ma soprattutto sono una percentuale irrisoria : il 3%.

Sottolineiamo che avendo riclassificato anche i pareri neutrali le percentuali dei giudizi positivi hanno un valore in un certo senso maggiore, poichè i pareri rimanenti non sono tutti negativi.

Il concetto di EXPO 2015 sta piacendo molto. I naviganti che scrivono nel web di EXPO 2015 nelle quattro lingue straniere prese in considerazione sono comunque molto più soddisfatti degli internauti che si esprimono in italiano.

 

Giudizi dei visitatori
Come hanno giudicato l’Esposizione Universale coloro che la hanno visitata?

Isolando all’interno dei pareri analizzati, quelli di chi si è recato presso EXPO 2015, il miglioramento dei giudizi è notevole, per quanto riguarda quelli espressi in italiano i positivi quasi raddoppiano salendo dal 44% all’83% ed i negativi scendendo dal 24% all’11%.

Abbiamo fatto questo confronto con i giudizi di chi ha scritto di EXPO 2015 (senza averla visitata) a Luglio e Agosto, se considerassimo la media dei giudizi tra Marzo-Aprile e Luglio-Agosto (espressi da chi non è stato in Expo), le percentuali di incremento dei giudizi positivi e quelle di decremento dei giudizi negativi, scritti dai visitatori, sarebbero ancora superiori.

Confrontiamo ora i giudizi scritti nel web a Luglio e Agosto, nelle 4 lingue straniere, da chi ha visitato l’Esposizione Universale: i giudizi positivi crescono del 27 %, passando dal 63% al 90%.

Globalmente l’88% dei giudizi lasciati in rete dai visitatori è positivo.

 

Ulteriori giudizi dei visitatori
Ovviamente chi ha visitato EXPO 2015 esprime anche pareri su argomenti differenti o ulteriori rispetto a quanto fatto dagli altri naviganti e lo fa in maniera più articolata. Questo ci ha permesso sia di aggregare i giudizi in ulteriori 10 cluster, sia di valutare tali giudizi con una scala da 0 a 10 (come nella votazione scolastica).

Le uniche insufficienze sono riservate dagli italiani e riguardano le code e il prezzo.

I visitatori nazionali attribuiscono ad Expo i voti meno brillanti ma la media globale dei loro giudizi è comunque 7/10; i visitatori stranieri (che hanno scritto nel web nelle quattro lingue analizzate) tributano una votazione globale di 8/10.

Da segnalare che dopo il “Prezzo” e le “Code” i voti più bassi sono per come è stato sviluppato il tema di EXPO 2015.

 

Gli argomenti più dibattuti in lingua italiana

Abbiamo inoltre voluto approfondire, riclassificandoli in giudizi positivi, neutrali e negativi, come sono cambiati i pareri oggetto del dibattito maggiore, ovvero più numerosi, lasciati nel web in italiano. Precisiamo che abbiamo attribuito valore positivo alla negazione di un’affermazione negativa, ad es. “non si tratta di spese inutili”.

Analogamente abbiamo attribuito valore negativo alla negazione di un’asserzione positiva, ad es. “non sarà una vetrina per Milano, l’Italia e il Made in Italy”.

I pareri espressi a Luglio ed Agosto sono meno negativi di quelli espressi sugli analoghi argomenti a Marzo e Aprile. In particolare crescono del 50% coloro che pensano che EXPO 2015 sarà un successo (e calano del 51% coloro che pensano sarà un insuccesso); analogamente sono cresciuti del 30% coloro che non giudicano che per l’Esposizione Universale siano state fatte spese inutili, (e calano del 31% coloro che invece lo reputano).

Curioso che si attenuino (+17% i positivi, -19% i negativi) i pareri su fatti oggettivi come le infiltrazioni mafiose e le tangenti, probabilmente se ne scrive in rete con minor enfasi e maggiore distacco.

 

Conclusioni
Si scrive in rete di EXPO 2015 enormemente più in italiano che non in inglese, spagnolo, tedesco e francese, ma comunque se ne scrive in quantità significative anche in ciascuna delle quattro lingue estere analizzate.

I privati cittadini che scrivono di EXPO 2015 nel web manifestano decisamente una maggior competenza a Luglio e Agosto rispetto a Marzo e Aprile. I driver della talkability di EXPO 2015 all’estero sono l’Italia e il Made in Italy; è l’immagine della penisola, del Made in Italy a veicolare l’Esposizione Universale e non viceversa.

Chi scrive in rete riguardo l’Esposizione Universale nelle quattro lingue straniere analizzate non tocca i temi degli scandali, delle tangenti e delle infiltrazioni mafiose, non dibatte sull’utilità o meno delle spese sostenute e sul successo/insuccesso che avrà EXPO 2015.

Dopo l’inaugurazione è esplosa la conoscenza del tema di EXPO 2015 che in particolare era molto bassa tra i netsurfer che digitavano nelle quattro lingue estere considerate.

I pareri negativi espressi in italiano erano prevalenti prima dell’inaugurazione, ma analizzando i giudizi scritti nella lingua di Dante a Luglio e Agosto assistiamo ad un ribaltamento a 180 gradi. Chi scrive di EXPO 2015 nelle quattro lingue straniere è comunque molto più positivo di chi lo fa in italiano.

Il concetto di EXPO 2015 sta piacendo molto. Chi ha visitato l’Esposizione Universale lascia in rete pareri e giudizi ancora più positivi di chi non vi si è recato ed in questo caso i pareri scritti in italiano quasi eguagliano quelli scritti nelle altre quattro lingue. Nove visitatori su dieci sono molto soddisfatti di EXPO 2015.

 

Di Gian Marco Stefanini – Web Research

 

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Expo porta stranieri: a luglio agosto spendono +29,3% sul 2014, Cina e Francia top spender

Foto: www.comune.milano.it

Hanno speso 189,6 milioni di euro il 29,3% anno su anno, i turisti stranieri giunti a MIlano per Expo a luglio e agosto scorsi. Grande beneficiario, il settore moda/abbigliamento, con volumi totali pari a 76,2 milioni euro e un incremento del 31% rispetto allo stesso periodo 2014. Sono i dati raccolti da Visa Europe a Milano e in Italia dal 1° luglio al 31 agosto 2015, seconda analisi di Visa Europe sulla spesa effettuata dai visitatori stranieri durante EXPO 2015 dopo quella di maggio-giugno (vd qui).

Cina e Francia al top

Tra i 5 paesi top spender in pole position la Cina con una spesa di 21,4 milioni €, mentre i visitatori provenienti dalla Francia, che hanno speso 20,6 milioni euro, segnano la maggiore crescita in punti percentuali con +117% rispetto a luglio-agosto 2014. Nel periodo in esame, in tutta Italia i volumi di spesa si attestano su 3,1 miliardi con una crescita del 13,7% rispetto al 2014. Seguono gli USA con 17,6 milioni di euro (+52,3% a/a), il Regno Unito con uno speso di 14,5 milioni di euro e un incremento percentuale di +50,3% sul 2014. Chiude la classifica top 5 spender la Russia con volumi di spesa per 15,6 milioni di euro, in calo rispetto allo stesso periodo 2014 (-25,3%) ma con un lieve incremento del 4,7% rispetto al bimestre precedente maggio-giugno 2015. Anche la Svizzera, che segue subito dopo, pur con uno speso su carte Visa nel periodo di 10,6 milioni di euro, registra -11,7% rispetto a luglio-agosto 2014 e un ulteriore calo rispetto a maggio-giugno 2015 con -18,5%.

 

Tutti pazzi per la moda, in risalita alberghi, ristoranti e commercio cittadino

Analizzando la spesa dei visitatori stranieri a Milano nelle categorie di acquisto, il settore moda/abbigliamento si conferma il comparto con i volumi di spesa più elevati, 66,2 milioni di euro, registrando non solo un incremento di +13,7% anno su anno ma anche l’incremento record più elevato in termini percentuali rispetto a maggio e giugno 2015 di +101,8%. Il secondo settore che viene premiato dagli acquisti dei visitatori esteri a Milano è quello alberghiero/ricettivo, con uno speso pari a 47,9 milioni di euro e una crescita di ben 62,4 punti percentuali sia sul 2014. Seguono in ordine di volumi di spesa il settore dei negozi al dettaglio e delle vie centrali milanesi con 24,6 milioni di euro (+41,4% a/a), quello della ristorazione che nel bimestre riporta volumi di speso pari a 16,3 milioni €, in crescita del 64,6% rispetto al 2014 e il settore dei grandi magazzini con 14 milioni di euro di volumi di spesa, in crescita del 40% in comparazione con luglio-agosto 2014.

In tutta Italia +13,7%

Le spese da parte dei consumatori stranieri in tutta Italia nel mese di luglio e agosto 2015 si attestano a 3,1 miliardi di euro totali in crescita del 13,7% rispetto allo stesso periodo 2014. Milano nel bimestre contribuisce sulla spesa totale dei visitatori stranieri in Italia con una quota del 6%.

I risultati rilevati da Visa Europe nel periodo luglio-agosto 2015 sia nella città di Milano sia in tutto il Paese mostrano variazioni percentuali rispetto al 2014 largamente positive e confermano un trend incoraggiante verso l’alto rispetto ai primi due mesi di apertura di EXPO 2015, segnali che possono essere ricondotti a un “effetto Expo”. Nel mese di novembre 2015 Visa Europe rileverà l’ultima wave di spesa dei consumatori stranieri durante EXPO 2015 e traccerà un consuntivo in termini di transato transfrontaliero che fornirà ulteriore supporto ai dati totali della grande manifestazione internazionale tenutasi a Milano.

 

GS1 Italy | Indicod-Ecr racconta un anno di attività. E il 2 ottobe il Convegno “Fare meglio italiano” a Expo

Schermata 2015-09-14 alle 19.13.05È disponible l’Annual Report 2014 di GS1 Italy | Indicod-Ecr, che sintetizza attraverso il racconto dei progetti, i dati e le analisi il ruolo dell’associazone nel facilitare il dialogo e la collaborazione tra aziende, associazioni, istituzioni al fine di creare valore, efficienza, innovazione e dare più slancio alle imprese e più vantaggi al consumatore.

«Nel 2014 GS1 ha adottato una nuova strategia per la gestione degli standard nel mondo digitale» dichiara Bruno Aceto, Ceo di GS1 Italy | Indicod-Ecr. «Secondo questa strategia il ruolo per GS1 è di continuare a servire il sistema delle imprese e abilitarlo a collegare il più efficacemente possibile mondo fisico e mondo digitale grazie ad una nuova integrazione e alla disponibilità delle informazioni sui prodotti in entrambi i mondi». Nel 2014 infatti gli standard GS1 sono entrati nel mondo digitale, grazie al nuovo GS1 GTIN+ on the web che consente al consumatore di trovare sul web il prodotto che cerca e tutte le informazioni fornite dal produttore.

«GS1 Italy | Indicod-Ecr – afferma il presdiente Marco Pedroni – si pone l’ambizioso obiettivo di contribuire al successo delle attività delle aziende associate. I nostri standard e le nostre soluzioni devono essere considerate come parte integrante del business delle imprese con cui lavoriamo e possono consentire di migliorare le risposte ai bisogni dei consumatori e delle persone».

In questo quadro si inserisce anche il convegno che GS1 Italy | Indicod-Ecr organizza il 2 ottobre a Expo dal titolo “Fare Meglio Italiano – L’agroalimentare si fa sistema”. Il convegno ruota attorno ai temi chiame delle reti, dei modelli collaboartivi, della tracciabilità, di conoscere, informare e condividere, tutte atività core di GS1 Italy | Indicod-Ecr e che fanno parte del sistema agroalimentare italiano di oggi e di domani.

In agenda interventi del filosofo dell’innovazione Giorgio Di Tullio, del Ceo di Sanpellegrino Stefano Agostini, del presidente Tedis Center Venice International University Enzo Rullani e di protagonisti dell’ecosistema Alberto Frausin, Marco Pedroni, Roberto Moncalvo (Coldiretti) e il ministro Maurizio Martina.

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