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Cruciali donne e bambini per lottare contro la fame nel mondo: il latte “sociale” di Granarolo

Foto Stefano Pesarelli/Gramarolo, Njombe Milk Factory.

Un convegno organizzato a Expo su uno dei suoi temi di fondo più rilevanti e urgenti: quello della fame nel mondo, on particolare riguardi ai 200 milioni di bambini che ne soffrono nei Paesi in via di sviluppo. “Esperienze, sfide e strategie per l’alimentazione infantile nel mondo” si è tenuto sabato scorso presso l’Auditorium di Palazzo Italia organizzato da Granarolo con la presenza di relatori provenienti da diversi Paesi e organizzazioni internazionali.
Innazitutti i numeri: sono 795 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, di cui il 98% vive nei Paesi in via di sviluppo: 511,7 milioni in Asia; 232,5 milioni in Africa; 34,3 milioni in America Latina e Caraibi e 14,7 milioni nei Paesi sviluppati. Di questi, 200 milioni sono i bambini malnutriti, che già nascono svantaggiati se a soffrire la fame sono le madri stesse: 17 milioni nascono già sottopeso. Le mamme sono il primo produttore di cibo al mondo, ma tradizioni culturali e strutture sociali fanno sì che spesso siano più colpite dalla fame e dalla povertà rispetto agli uomini.
La fame non significa solamente mancanza reale di cibo, ma anche di micronutrienti, che espone le persone a contrarre più facilmente le malattie infettive, impedisce un adeguato sviluppo fisico e mentale, riduce la produttività nel lavoro e aumenta il rischio di morte prematura. Circa il 50 per cento delle donne incinte nei Paesi in via di sviluppo ad esempio soffre di mancanza di ferro, e a causa di ciò 315.000 donne muoiono ogni anno per emorragie durante il parto.

«Abbiamo scelto di organizzare questo momento di confronto e riflessione perché crediamo che un’alimentazione sicura e accessibile, in un mondo sempre più globalizzato, sia una delle maggiori sfide globali del nostro tempo – ha spiegato Gianpiero Calzolari, Presidente Granarolo S.p.A. -. Per vincerla, noi vediamo solo una strada: organizzazioni internazionali e soggetti privati devono trovare forme di collaborazione e modalità congiunte di divulgazione delle informazioni rilevanti. Nessuno oggi può far finta di non sapere».
Granarolo ha diverse iniziative che sostengono la diffusione di un’alimentazione sicura e accessibile, tra le quali dal 2004 crede e sostiene attivamente questo progetto Africa Milk Project, e Allattami. «In Africa abbiamo sostenuto un progetto che replica il modello cooperativo sul quale Granarolo stessa si fonda, in una delle zone più povere della Tanzania», dice ancora Calzolari. «Oggi la latteria-caseificio di Njombe cammina con le proprie gambe Siamo convinti che si potrà esportare questo modello per dare concrete opportunità lavorative ad altri allevatori e casari e una produzione di latte pastorizzato e quindi sicuro a tanti bambini nel mondo. Stiamo già ragionando con Cefa Onlus su un sostegno alle comunità locali in Mozambico, aggregando il mondo cooperativo che ruota intorno ad ACI (Alleanza Cooperative Italiane)».
Convinti poi che il latte materno sia alimento insostituibile per i neonati, con il Policlinico Sant’Orsola di Bologna Granarolo ha dato vita ad “Allattami”, unica banca del latte materno mai promossa da un’azienda in Europa che consente di nutrire neonati critici e/o prematuri, con latte materno prelevato da madri che ne hanno in eccesso. «Un progetto italiano per l’Italia che ci auguriamo possa essere replicato in molti altri contesti per dare latte di mamma sicuro a tanti bimbi».

Attali: immigrazioni o fame nel mondo, l’unica soluzione è la sostenibilità sociale

Jaques Attali al convegno insieme a (da sinistra a destra) Sandrine Ricard, Andrea Illy e Larry Attipoe di Faitrade International.

Un approccio sostenibile, il miglioramento della vita delle comunità tramite l’educazione anche all’economia famigliare, un rapporto win-win tra pubblico e privato, comunità locali e grandi aziende: di questo si è parlato alla conferenza “Quale economia per nutrire il Pianeta?” organizzata a Milano nell’ambito delle attività di Expo in città. Sullo sfondo, la responsabilità sociale d’impresa come attività cruciale per sostenere nuovi modelli di business che favoriscano il commercio equo nei Paesi in via di sviluppo e nuove forme di impiego per i piccoli produttori locali, a partire dalle donne.
Ospite d’onore era l’economista francese Jacques Attali, co-organizzatore con Pernod-Ricard attraverso la sua organizzazione no profit Positive Planet. Le due realtà insieme a GIZ, agenzia federale che supporta il Governo tedesco nello sviluppo di progetti di cooperazione internazionale, hanno avviato un progetto di responsabilità sociale che ha portato all’acquisto tramite il brand Ramazzotti di spezie (cardamomo, zedoaria e chiodo di garofano) da 500 dei 2000 produttori locali del Kerala appartenenti alla cooperativa PDS (PDS Organic Spices), garantendo loro un reddito dignitoso e un programma di formazione agraria, commerciale e finanziaria.
Un approccio globale che ha preso anche Planet Finance, appena rinominata Positive Planet, tra i maggiori sostenitori del microcredito. Come ha spiegato Attali: “abbiamo visto che l’approccio finanziario non è sufficiente a risolvere tutti i problemi, dalla salute all’educazione all’ambiente. In futuro ci focalizzeremo su come facilitare l’accesso ai capitali privati, come favorire la collaborazione tra le comunità locali dei Paesi in via di sviluppo e le aziende migliorando le pratiche e la qualità del loro prodotto. È ciò che abbiamo fatto con Pernod Ricard in Kerala”.
“L’importante non è la quantità di spezie che abbiamo comprato dai contadini quanto le opportunità di business che abbiamo loro aperto, aiutandoli a certificarsi come equosolidali e biologici” ha spiegato Noël Adrian, Ad di Pernod Ricard Messico ed ex Ad di Pernod Ricard Italia che ha seguito il progetto.
“Noi, che lavoriamo con soldi pubblici e siamo un ente no profit, abbiamo bisogno dei privati. Dobbiamo assicurarci però di due cose: che i progetti porti a una situazione vincente per entrambe le parti, e che i risultati si moltiplichino nel futuro, grazie alle conoscenze acquisite e a pratiche agricole migliori” ha spiegato Romina Laumann, Development Partnerships with the Private Sector Management Team GIZ.
Un approccio giudicato ormai cruciale: “essere altruisti per la gente del Nord è un’eccellente attività, ma è anche un atteggiamento razionale. Aiutando le comunità nei loro Paesi avremo meno gente da dover accogliere da noi, senza potercelo permettere. La difficoltà è trasformare questi piccoli progetti in qualcosa di grande, che coinvolgano non 3000, ma 300 milioni, 3 miliardi di individui. Le persone vengono dove c’è ricchezza e non c’è niente che le possa fermare. È bello se questo sarà l’inizio di qualcosa di molto più grande, altrimenti diventa solo un alibi per non fare niente”. La CSR “ha dei costi, ma a un’azienda costa sempre meno della pubblicità”.
E sul tema di fondo do Expo, come nutriremo 10 miliardi di persone nel 2050, l’economista francese ha pochi dubbi: “Dovremo certamente cambiare i nostri stili di vita. Molto esperti mi dicono che dovremo diventare tutti vegetariani…”.

Confagricoltura celebra insieme pizza e agroalimentare buono

Nel sistema agroalimentare si sta facendo largo, sempre più, un’idea di filiera che superi gli steccati che spesso hanno contrapposto il mondo agricolo da quello industriale di trasformazione. Non c’è dubbio che Expo e, bisogna darne atto, l’attività del ministero delle Politiche agricole guidato da Maurizio Martina, hanno fornito un bel contributo a far prendere atto agli operatori che i muri e gli steccati dovevano essere abbattuti. Gli esempi di un dialogo aperto tra tutti gli operatori della filiera agroalimentare – distribuzione compresa – sono stati numerosi in questi ultimi mesi: prove di dialogo ci sono state per esempio a Marca Bologna e a Fruit Innovation. La stessa GS1 Italy|Indicod Ecr aveva pubblicato già l’anno scorso uno studio in collaborazione con Ref Ricerche sulla “filiera del mangiare”.

Confagricoltura pizzaioliL’ultimo esempio di questa apertura si è avuto ieri, primo settembre, all’incontro organizzato da Confagricoltura dedicato alla Pizza e ai suoi ingredienti, simbolo del made in Italy agroaoalimentare più conosciuto al mondo. Momento clou è stata la degustazione delle pizze realizzate da dieci tra i più famosi pizzaioli al mondo (nella foto a sinistra), nel parco della Casa Atellani che ospita la Vigna di Leonardo, nell’ambito delle iniziative per Expo.

Quattro aziende hanno rappresentato i principali ingredienti della pizza (Granarolo per la mozzarella, Colavita per l’olio extravergine, Cirio per il pomodoro e Agugiaro e Figna per la farina). Tutti prodotti che entrano di diritto nelle eccellenze agroalimentari italiane e che esprimono anche numeri di rilievo.

Lattiero-caseario: 32 mila allevamenti bovini, 2.500 bufalini, 11 milioni di tonnellate di latte vaccino, 155 mila tonnellate di mozzarella vaccina e 38,8 mila tonnellate di quella bufalina. A rappresentare la filiera Granarolo, la prima aziende dal comparto e una delle più grandi aziende alimentari italiane, che della qualità e della giusta remunerazione ai produttori, oltre che del controllo di filiera, ha fatto il suo punto distintivo.

Il pomodoro, rappresentato da Cirio (Gruppo Coltiva) alle soglie dei 160 anni: prodotto in 461 mila tonnellate, il pomodoro con 4,9 milioni di tonnellate trasformate rappresenta il 55% della produzione europea e oltre il 12% di quella mondiale.

Infine la farina (Agugiaro e Figna): la produzione nazionale media di grano tenero è di 2.99.000 tonnellate e vale 550 milioni di euro. Per ottenere la farina operano nel nostro Paese 230 molini che hanno un fatturato di 2,5 miliardi di euro. 5 miliardi è invece quello delle 1200 aziende di prodotti da forno.

Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi
Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi

In questo clima di “agroalimentare buono”, suggellata dalle parole del presidente di Confagricoltura a sottolineare “le eccellenze alimentari fatte anche da piccole realtà agricole”, sono rimasti in disparte gli altri temi, quelli che agitano chi fa agricoltura, trasforma i prodotti agricoli e li vende: un settore agricolo che sta, nonostante le eccellenze, soccombendo nel contesto globale, l’importazione di prodotti il tema della qualità e della remunerazione degli agricoltori e degli allevatori, la sostenibilità delle imprese, il caporalato e le truffe alimentari. Temi che pesano come macigni su tutta la filiera e che mettono di fronte ciascun operatore alle proprie responsabilità. Non sarà facile uscirne, ma forse proprio chi è impegnato in prima linea nel fare “agroalimentare buono” darà le risposte, unendo gli sforzi. Da soli e in ordine sparso non si arriva da nessuna parte.

Spese estere +29% nella Milano di Expo, e la moda “vende” più degli alberghi

Passata la prima metà dei sei mesi della Esposizione Universale le polemiche non mancano sui numeri di visitatori, e nemmeno le accuse più o meno velate di cannibalizzazione da parte dei commercianti milanesi.Ma quanto sono aumentate realmente le spese degli stranieri in città? Qualche numero ci viene da Visa Europe, che nei primi due mesi di EXPO 2015 ha registrato transazioni transfrontaliere a Milano pari a 189,7 milioni di euro, con una crescita in termini percentuali del 28,6% anno su anno.

 

Nella città della moda, abbigliamento al top

Analizzando la spesa nelle categorie di acquisto, non stupisce, nella città della moda, trovare il settore moda/abbigliamento con i volumi di spesa più elevati (32,8 milioni di euro) con un +16% anno su anno, seguito dal settore alberghiero/ricettivo, con uno speso pari a 29,4 milioni di euro e una crescita di 39,5 punti percentuali sul 2014, e da quello della ristorazione che nel bimestre riporta volumi di speso pari a 10,8 milioni di euro, in crescita del 42,3%. Le altre categorie merceologiche che hanno registrato i migliori risultati in termini di speso dei visitatori provenienti dall’estero sono i negozi al dettaglio e quelli delle vie centrali di Milano con 14,8 milioni di euro e i grandi magazzini con 5,5 milioni di euro, rispettivamente +32,4% e +17,1% in comparazione con maggio-giugno 2014.

 

USA e Cina i top spender

Tra i 5 Paesi top spender in pole position gli USA con una spesa di 18,9 milioni di euro (+47,6% sullo stesso periodo del 2014), seguiti dalla Cina con 18,5 milioni di euro che ha segnato la maggiore crescita in punti percentuali con un secco +166% rispetto a maggio-giugno 2014. Nel periodo in esame, in tutta Italia i volumi di spesa si attestano su 1,4 miliardi cui Milano contribuisce con una quota a doppia cifra del 13,5%. Seguono i visitatori francesi che hanno speso 16,7 milioni di euro (+60%) e la Russia che, pur con 14,9 milioni di euro di spesa a maggio e giugno 2015 a Milano, è l’unico Paese tra i top 5 spender che segna una variazione percentuale negativa, -26,1%, rispetto al 2014. Anche la Svizzera, che segue subito dopo, pur con uno speso su carte Visa nel periodo di 13 milioni di euro, registra -8,5% rispetto al maggio-giugno 2014.

 

Benefici anche nel resto d’Italia

Le spese da parte dei consumatori stranieri in tutta Italia nel mese di maggio e di giugno 2015 si attestano a 1,4 miliardi di euro totali, con maggio a quota 869,7 milioni di euro, in crescita di circa il 19% rispetto a maggio 2014; mentre giugno 2015 registra una spesa pari a 535,1 milioni di euro. I risultati del bimestre maggio-giugno 2015 rilevati nella città di Milano mostrerebbero quindi un “effetto Expo” che sembra aver portato benefici non solo alla città di Milano, ma anche al resto del territorio della penisola, anche considerando che la crescita dello speso dei consumatori esteri nel primo trimestre in tutta Italia si era fermata al 6,5%.

Con Plef e Rondine a Expo è di scena la cittadinanza universale

Nuovo appuntamento con il ciclo di incontri ed eventi Il senso ritrovato a Expo, organizzato da Plef (Planet life economy foundation). Si tratta della performance artistica Dissonanze in accordo (6 agosto, ore 21.00, alla Cascina Triulza al’interno di Expo) curata da Rondine Cittadella della Pace, l’unica associazione italiana candidata ufficialmente al Premio Nobel per la Pace, che propone un nuovo modello di cittadinanza universale che si fonda sulla capacità di nemici di poter vivere in pace e su una premessa essenziale: fermare la guerra è il primo imprescindibile passo per “nutrire il pianeta”.

“Mentre a Milano assistiamo ad un investimento per una bellezza spettacolare che vanifica la coscienza dei confini e si consuma in poco tempo – si legge nella comunicazione che accompagna l’invito – Rondine investe da diciotto anni, ogni giorno, nella forza morale dei giovani, frenati da invalicabili confini, ma pronti a consumarli e distruggerli come un esercito di soldati di pace pronti a partire dalla campagna toscana per abbattere barriere fisiche e mentali che spezzano vite e impediscono la crescita dei popoli.

“Dissonanze in accordo” è un racconto del superamento del conflitto, in un percorso dalla consapevolezza della guerra e alla sua soluzione verso la pace.

Le testimonianze “vere” degli studenti di Rondine Cittadella della Pace narrano di vicende vissute in prima persona, storie di odio che si tramanda di generazione in generazione; spiegano come un “presunto nemico” si possa trasformare in una persona come loro, abbattendo quelle categorie culturali, che costringono molti come dentro a una prigione.

La performance dell’Ensemble Rondinesarà introdotta dagli interventi di Bruno Pasquino, Commissario Generale Expo Milano 2015, Sergio Silvotti, Presidente Fondazione Triulza, Alessandro Curti, AD Curti socio Plef e sponsor del progetto “Il Senso Ritrovato” e Franco Vaccari, Presidente Rondine.

L’eredità di Expo: il cibo del futuro

Nel numero di luglio-agosto di inStore l’economista Fulvio Bersanetti di ref. Ricerche compie un ampio excursus sulle prospettive legate alla produzione di cibo e all’alimentazione del futuro. Si chiede infatti Bersanetti se “riusciremo ad assicurare cibo adeguato per tutti? Che cosa mangeremo? L’alimentazione sarà ancora un elemento di distinzione culturale o gli stili alimentari andranno progressivamente convergendo?”.

Rispondendo a quste domande, Bersanetti adotta un approccio multidisciplinare che spazia dalla demografia alla sostenibilità economica, dalla salvaguardia dell’ambiente allo sviluppo delle tecnologie di produzione, dalle abitudini di consumo alla sicurezza alimentare. “La risposta al problema non può che essere globale – scrive – e coinvolgere tutti gli attori della filiera in un disegno comune e in una assunzione di responsabilità condivisa. Nessuno escluso: produttori, industria, distribuzione e consumatori devono essere parte attiva di questo processo di cambiamento.

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Consumi: sei stili differenti nell’iconografia stilizzata del vertical plotter di Coop

Volti giganti che si susseguono sovrapponendosi, mentre un plotter “ciclopico” prosegue inarrestabile nella sua impresa grafica di trasporre i lineamenti dei visitatori su queste immense tele open source: le pareti esterne del Future Food District di Coop, all’interno di Expo.

Siamo al cospetto del “Vertical Plotter”, il plotter più grande del mondo attraverso cui COOP Italia e lo studio di progettazione Carlo Ratti Associati vogliono riproporre in chiave avveniristica, l’atavico istinto antropico di lasciare traccia del proprio passaggio.

Ed ecco quindi che, in forma stilizzata, su queste immense pareti resterà traccia di giovani, studenti, famiglie che hanno varcato la soglia del supermercato e lasciato una propria foto.

Il vertical plotter è un dispositivo che si muove su una parete verticale e si avvale di un software che permette la riproduzione di qualsiasi informazione e input: messaggi, immagini, grafiche. Una volta ricevuta l’informazione digitale, il dispositivo la trasforma in realtà. L’intero sistema si sposta su un piano cartesiano, dove il plotter si muove liberamente lungo l’asse orizzontale, mentre il gruppo di testine di stampa scorre sulla guida verticale e riproducono (utilizzando spray di 5 colori) i volti sulla facciata, in funzione dello stile alimentare di ciascuno.

6Gli stili

Già lo stile alimentare è importante e per rendere iconograficamente questa distinzione ci si avvale della recente ricerca commissionata da Coop a Sita Ricerche che ha individuato 6 distinti profili.

  • Gli italian food lovers,  appassionati della cucina classica italiana e dei prodotti simbolo della italianità.
  • I wellness consumer (21,3%)
  • Gli easy consumer (17,4%), ossia quanti per necessità o per scelta dedicano poco tempo alla preparazione del cibo.
  • I buongustai-foodie (16,4%).
  • I vegani-vegetariani (5,3%), in cui prevale la preoccupazione per l’esclusione di ingredienti.
  • I green&ethic (4,5%), sostenitori del consumo responsabile ed etico, con attenzione alle implicazioni di impatto ambientale e sociale nella scelta dei prodotto acquistati.

L’App

E per aiutare il cliente che entra nel supermercato a individuare più velocemente il proprio stile, è stata sviluppata da Accenture  l’app CoopExpo, che attraverso alcuni step, individua il profilo di ciascuno.

In questo modo il visitatore riceverà un contenuto dedicato, in funzione del suo stile di vita, arrivando quindi a definire un vero e proprio assortimento personalizzato e “ritagliato” sulle sue abitudini.

Come funziona? Il cliente all’apertura della mobile app, tramite logiche di gamification, sceglie tra diverse immagini quali rispondono maggiormente alle proprie attitudini e/o stili di vita. La mobile app, quindi, memorizza le scelte e propone i prodotti maggiormente in linea con le sue aspettative. Durante la visita nello store, le tecnologie di proximity marketing, implementate da Accenture tramite la piattaforma Proxee, trasmettono all’app, in bluetooth low energy (BLE) e ultrasuoni, informazioni sulla posizione del cliente. I prodotti in linea con il profilo del cliente sono così mostrati contestualmente al suo percorso all’interno dello store. L’obiettivo è quello di comunicare al cliente i prodotti di suo interesse nel momento più utile durante la sua visita al supermercato.

La Festa della frutta e della verdura a Expo esalta la produzione italiana

Expo Milano 2015 ha celebrato ieri la “Festa della Frutta e della Verdura”, una giornata all’insegna del mangiare sano e dello stile di vita equilibrato, con oltre 12 tonnellate di frutta  distribuite ai visitatori degustazioni, eventi e intrattenimenti organizzati dai partner e dai Paesi partecipanti.

L’apertura ufficiale delle celebrazioni è avvenuta davanti al padiglione “No farmers no party” all’ingresso del Cardo Sud, dove centinaia di agricoltori provenienti da tutta Italia sono stati accolti dal Commissario Unico delegato del Governo per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, dal Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, e dal Presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo.

E poi ecco un trionfo di pesche nettarine, ciliegie, albicocche e nespole, angurie e meloni che i visitatori, grazie a Coldiretti e Agrinsieme, hanno potuto degustare lungo il Cardo e il Decumano.[Not a valid template]

Intagliatori hanno realizzato sculture artistiche e quattro piramidi con prodotti naturali hanno decorato il Cardo Sud. «Una festa di grande successo, con una partecipazione dei Paesi e dei partner straordinaria, un’occasione importante – ha sottolineato Giuseppe Sala – per provare frutti esotici e abbinamenti inusuali ma davvero gustosi. In questo senso, possiamo parlare di un Expo dei curiosi. Per il futuro stiamo pensando a nuove iniziative, magari con giornate dedicate alla birra e al vino».

«Dobbiamo valorizzare sempre più le nostre produzioni ortofrutticole – ha ribadito il ministro Martina -, lavorando sull’organizzazione della filiera, promuovendo qualità ed eccellenza. L’Esposizione Universale è il momento per dimostrare ai 140 Paesi presenti la forza della produzione italiana».

Una Festa che ha coinvolto tutti i Paesi partecipanti, a cominciare da quelli presenti nel Cluster Frutta e Legumi, con cocktail al mango, allo zafferano  e succhi di baobab e ibisco. E poi i frutti tropicali del Brasile, la macedonia di frutta con sciroppo di Mezcal del Messico, le degustazioni di anguria e arancia alla cannella del Marocco e di succo di mele e prugne con il cioccolato in Polonia. Al Parco della Biodiversità, a cura del Padiglione del Biologico NaturaSì, ecco centrifugati biologici. Conaf-WAA (World Association of Agronomists), con il supporto dei loro volontari, ha definito un itinerario di visite guidate dei padiglioni, tra Bahrain, Francia e Marocco, sul tema della Frutta e della Verdura. E poi il gelato alla frutta di Rigoletto e le creazioni dei maestri pasticceri e gelatai del Cluster del Cacao e Cioccolato.

Convegno Granarolo a Expo: nel dopo quote latte la cooperazione a difesa della qualità e della filiera

La fine delle quote latte pone tutto il settore lattiero caseario europeo, e in particolare quello italiano, di fronte a degli interrogativi che pesano sul futuro.

Se n’è parlato nel convegno promosso da Granarolo a Expo sul tema “Latte e Cooperazione”.

Lo scenario è infatti caratterizzato da una crescita del commercio agroalimentare mondiale nell’ultimo decennio del 220% in valore a 1.146 miliardi. All’interno dell’export agroalimentare, i prodotti lattiero-caseari hanno un’incidenza pari al 6%, utilizzando circa l’8% della produzione globale di latte con un trend in rapida crescita.

Nel giro di dieci anni, le importazioni lattiero-casearie a livello mondiale sono cresciute del 214%. Su un valore totale di circa 62 miliardi di euro, il 38% fa riferimento a formaggi mentre un altro 28% riguarda latte in polvere; il rimanente 34% si ripartisce principalmente tra latte (non in polvere), burro e siero.

Rabobank prevede che entro il 2020 il volume dei commerci mondiali dovranno crescere del 25% per soddisfare la domanda in crescita.

Nel caso dei formaggi, ad esempio, l’Unione Europea rappresenta il principale mercato al mondo, con livelli di consumi pro-capite tra i più elevati (17,5 kg/annui contro i 3 kg di media mondiale). Negli Stati Uniti il consumo pro-capite è pari a 15,4 kg/annui; in Russia e Brasile il dato è molto più basso e si attesta a rispettivamente a 6,1 kg/annui e 3,7 kg/annui.

La crescita della domanda, dominata nel mondo dai mercati emergenti, mentre nei paesi sviluppati si registrerà una crescita lenta, è però guidata da una volatilità dei prezzi al ribasso, in cui l’Europa è diventata più competitiva, ma non a sufficienza, avendo necessità di un consolidamento e un rafforzamento degli allevatori, oggi eccessivamente frammentati. «Per le aziende di piccole dimensionisarà difficile sopravvivere in un mondo eccessivamente volatile – afferma Kevin Bellamy, senior dairy analist di Robobank – ma in questo scenario possono rafforzarsi attraverso il modello della cooperazione. Anzi proprio la cooperazione continua a svilupparsi in Europa in varie direzioni».

rabobank

Le cooperative hanno un ruolo fondamentale nel soddisfare i bisogni alimentari mondiali. Il modello cooperativo caratterizza il mercato del latte in molti paesi del mondo ed in particolare in Europa dove ha giocato un ruolo chiave nello sviluppo della sicurezza e della qualità alimentare, modello di valorizzazione del territorio, della conoscenza, generatore di economia e lavoro. In sintesi, le cooperative agricole sono alla base dell’organizzazione agricola e della produzione alimentare. Dell’impertanza del rolo della cooperazione nella filiera del latte sono testimonianza non solo Granarolo, terza azienda alimentare italiana con oltre 1 miliardi di euro di fatturato, ma anche un colosso come l’olandese Friesland Campina, che opera in 32 Paesi con un fatturato di 11,3 miliardi di euro e più di 19 mila soci conferitori che possiedono la cooperativa e la francese Sodial con i suoi 14 mila cooperatori e un fatturato di 5 miliardi di euro.

«Crediamo che il modello cooperativo – sottolinea il presidente di Granarolo Giampiero Calzolari – rappresenti in Italia e in Europa, ancor più nel dopo quote latte, un modello che possa offrire tutela delle filiere agroalimentari nazionali grazie alla conoscenza dei territori e alla capacità di sostenere il sistema agroallevatoriale consentendo il rispetto e la valorizzazione della qualità della materia prima».

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Paolo De Castro

Anche perché il dopo quote latte si è rivelato una specie di disastro. «Dopo la fine dei sostegni europei al settore – aggiunge Paolo De Castro, Coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo, abbiamo assistito a un aumento medio del 5% della produzione. Lo stesso pacchetto latte votato dal parlamento avrebbe dovuto introdurre una programmazione produttiva dei formaggi e assicurare un’atterraggio morbido nella gestione della nuova situazione. Così non è stato. Ma è sufficiente la regolamentazione per sostenere la volatiloità dei prezzi?», si chiede De Castro. La risposta è che nel beve non ci saranno regole e questa lunga fase di prezzi bassi può portare alla chiusura di decine di migliaia di allevamenti. «Bisogna sostenere le aree più deboli altrimenti la pressione sui prezzi di quelle più competitive le faranno soccombere, intervendo sul livello organizzativo delle imprese. Nel breve, però non ci saranno regole».

L’olio extravergine di oliva? Bisogna assaggiarlo dice l’Onaoo. E a Expo un contest mondiale tra assaggiatori

L’industria olivicola nazionale, alfiere dell’olio extravergine d’oliva (sono oltre 40 gli oli Dop e Igp) sta guardando con una certa apprensione l’evolversi di questa stagione , dopo il disastro della campagna 2014-2015 che si è chiusa con un calo della prduzione del 50%. «La campagna olivicola 2014/2015 – commenta Marcello Scoccia, Capo Panel e Vice Presidente Onaoo –  verrà ricordata come una delle peggiori in Italia sia in termini qualitativi che quantitativi. Basti pensare che la produzione di oli vergini (in cui rientrano gli extra vergini di qualità, i vergini, i lampanti, cioè quelli di categoria inferiore) non ha superato le 200.000 tonnellate, in relazione alla media degli anni precedenti che si aggira sulle 300.000/400.000 tonnellate. Si è addirittura registrato un calo dell’80% in alcune Regioni del centro Italia. La causa principale? Il meteo e l’attacco da parte di parassiti (nel dettaglio, la mosca olearia “Bactrocera Olea”) che quest’anno si è propagata da Nord a Sud condizionando la quantità dell’olio».

Se a questo aggiungiamo chein Italia se ne consumano più di 650 mila tonnellate, si comprende che i ripetuti allarmi contro la presunta invasione di oli “taroccati” lanciate dalle organizzazioni agricole possono apparire strumentali. L’industria olearia ha sviluppato una grande maestria nella creazione di blend (di cui sci instoremag si è già occupato), su cui si è costruito il successo all’estero dell’olio evo italiano. Su un altro versante, l’Onaoo (, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Olio di Oliva) ha sviluppato da quando è nata nel 1983 a Imperia, una metodologia di assaggio che consente di valutare la qualità dei prodotti. E non è un caso che siano ormai diversi i buyer delle catene distributive che hanno frequentato i suoi corsi.

Il Presidente Lucio Carli afferma che «Insegnare l’assaggio dell’olio di oliva è indispensabile affinché ogni individuo sappia utilizzare al meglio le proprie capacità di valutazione organolettica del prodotto e diventi così lui stesso il primo valutatore. Ma prima di difenderne la qualità è necessario conoscerne l’incredibile biodiversità: avere più di 40 DOP è straordinario, purtroppo nessuno le apprezza».

La figura dell’assaggiatore, spiega il responsabile scientifico di Onaoo Mauro Amelio, ha un ruolo fondamentale per le aziende, nella valutazione del prodotto finale, ma anche durante tutto il processo della filiera produttiva, importante nell’individuare gli eventuali “difetti dell’olio” che possono verificarsi prima o dopo la trasformazione delle olive. In tal modo, i produttori possono intervenire, risalendo all’origine del difetto e preservando le annate successive.

I corsi si tengono abitualmente presso la sede centrale di Imperia ma, vista la richiesta sempre più intensa, sono attivi anche i corsi online. Onaoo invia una campionatura di oli da analizzare col docente in una seduta telematica. Un servizio perfetto anche per i residenti all’estero o per gli stranieri, con lezioni in lingua. La scuola organizza, inoltre, corsi negli Stati Uniti, Sud Africa, Taiwan, Turchia, Tunisia e Marocco, intervallati da viaggi annuali in Spagna, Grecia, Marocco e Portogallo.

A Expo l’associazione sta preparando  la “Sfida Mondiale Assaggiatori Olio d’Oliva Onaoo (The Worldwide Olive Oil Tasters’Challenge by Onaoo)”. Il 13 Settembre presso il Padiglione Italia,  cinquanta concorrenti di tutto il mondo si sfideranno in due prove: una di assaggio e una teorica, con test di valutazione degli attributi organolettici positivi e negativi, individuazione e riconoscimento delle origini, ed un test sulle cultivar, le tecniche di coltivazione, produzione e trasformazione, l’analisi sensoriale, la legislazione, il mercato. In palio il trofeo di miglior assaggiatore mondiale di olio d’oliva.

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