Rafforzare l’asset industriale, estendere il presidio lungo l’intera filiera produttiva e consolidare la capacità di offerta sul mercato europeo e internazionale. Sono queste le motivazioni che hanno spinto Probios Group ad incrementare dal 30% al 60% la quota detenuta nel capitale sociale di BMS, azienda di Spoleto specializzata nell’acquisto, trasformazione e commercializzazione di prodotti agroalimentari organic, salutistici e free-from, in particolare, cereali per la colazione, semi, legumi, farine gluten free e frutta secca. L’operazione è stata realizzata con il supporto di Agreen Capital, azionista di riferimento di Probios.
Dopo un 2024 segnato da una parte dall’acquisizione di BiotoBio e di cinque marchi storici del biologico italiano (Baule Volante, Fior di Loto, Zer%, La Finestra sul Cielo e ViviBio) e dall’altra dall’ingresso iniziale in BMS, il gruppo con sede a Calenzano (FI) conferma la propria traiettoria di crescita nell’healthy food, con un fatturato superiore a 100 milioni di euro e una presenza diretta in 47 Paesi. “Consolidare la maggioranza in BMS è un’operazione industriale, con una chiara visione strategica – commenta Andrea Rossi, Presidente di Probios Group e Managing Partner di Agreen Capital –. Significa garantire maggiore presidio sulla supply chain, potenziare know-how e competenze produttive, accelerare il percorso che ci vede impegnati a diventare un player europeo di riferimento nel mondo dell’alimentazione salutistica e funzionale”.
DALLA MATERIA PRIMA
AL PRODOTTO FINITO
“Questa acquisizione rappresenta la naturale evoluzione del nostro piano industriale – aggiunge Renato Calabrese, Amministratore Delegato di Probios Group (nella foto a destra) –, un percorso coerente che ci porta a rafforzare la nostra base produttiva e ad ampliare la capacità di rispondere in maniera efficace alle richieste del mercato. Dalla materia prima al prodotto finito, vogliamo presidiare ogni fase della filiera, garantendo continuità, solidità operativa e valore per consumatori e stakeholder”.
“L’ingresso stabile in Probios Group segna per BMS l’avvio di una nuova stagione di crescita – conclude Enrico Tinelli, Amministratore Delegato di BMS –. La nostra esperienza industriale si unisce ora alla visione internazionale del gruppo, creando le condizioni ideali per valorizzare ulteriormente la filiera agricola e mettere a fattor comune sinergie commerciali e operative”.
La sfida per Probios è interpretare e anticipare le nuove sensibilità dei consumatori: dalla ricerca di alimenti clean label e plant-based fino al crescente orientamento verso prodotti funzionali, gluten free e a ridotto impatto ambientale. Una strategia finalizzata a conquistare un pubblico sempre più trasversale, che va dai consumatori amanti del biologico e degli acquisti consapevoli a coloro che scelgono prodotti con particolari claim e caratteristiche per soddisfare stili alimentari ed esigenze di benessere.
Nell’operazione, il gruppo è stato assistito da Agreen Capital per le attività di M&A advisory e da Epyon Consulting per la due diligence finanziaria, mentre sul fronte legale è stato supportato dallo Studio Avvocatidimpresa, con il Managing Partner Avv. Alberto Calvi di Coenzo.


FOCUS SULLA RISTORAZIONE COLLETTIVA
Un consumatore su quattro è “consapevole”, ovvero acquista prodotti realmente biologici riconoscendone correttamente gli elementi distintivi; il primo elemento di attenzione per identificare un prodotto bio è la scritta “Bio” o “Biologico” sulla confezione: ci fanno caso 6 acquirenti su 10. Gli altri elementi identificativi sono la “eurofoglia” (28,7% degli acquirenti) oppure una sigla/simbolo di un ente certificatore (27,3%). I prodotti bio acquistati più di frequente sono quelli freschi: frutta e verdura (il 63% degli italiani li compra almeno una volta a settimana, il 29% ogni volta che fa la spesa), uova, scelte dal 56% degli italiani almeno una volta a settimana, e latticini (il 45% degli italiani li acquista almeno una volta a settimana). Il prezzo si conferma come il primo inibitore all’acquisto per i non acquirenti (7 su 10), seguito dalla sfiducia verso i processi produttivi e di certificazione. Aspetti come il gusto o l’estetica dei prodotti influiscono poco sulle scelte di acquisto.
Per rendere il biologico accessibile a un numero sempre maggiore di persone, Carrefour Italia ha inserito questo obiettivo al centro del programma di azioni concrete Act for Food, che promuove una filiera sempre più locale e sostenibile, favorendo produzioni italiane e biologiche. L’obiettivo è chiaro: diventare il marchio biologico più economico sul mercato, offrendo una gamma private label che unisce qualità, trasparenza e impegno per l’ambiente. In quest’ottica, Carrefour propone già 50 referenze Carrefour Bio a meno di 1 euro. “La nostra visione di transizione alimentare per tutti parte proprio da qui: rendere il biologico non un’alternativa per pochi, ma una possibilità concreta per ognuno – – afferma Alessandra Grendele, Direttrice Merci, Marketing e E-commerce di Carrefour Italia –. Investiamo sul nostro marchio Carrefour Bio con l’obiettivo di coniugare qualità, sostenibilità e convenienza, e sosteniamo molte piccole e medie aziende italiane nel loro percorso di conversione al biologico”.
“La transizione agroecologica continua il suo slancio – afferma Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio – sostenuta dal Green Deal e dal Piano d’Azione per l’agricoltura biologica nell’Ue, strumenti fondamentali per promuovere un modello agricolo in grado di coniugare sostenibilità e valorizzazione dei territori. L’incremento delle superfici agricole conferma il biologico come il metodo agricolo resiliente, in grado di tutelare le fertilità del suolo, salvaguardare la biodiversità, rispondere alla crisi climatica, garantendo sicurezza alimentare per le generazioni future e il giusto reddito per gli agricoltori. Anche se le vendite hanno ripreso a crescere, occorre però continuare a spingere sui consumi, sensibilizzando ulteriormente i cittadini sui benefici che il buon cibo biologico apporta per la salute delle persone e dell’ambiente. Inoltre, per incentivare una transizione duratura verso un modello di consumo sostenibile e responsabile, è fondamentale supportare gli investimenti in ricerca e innovazione per fare del biologico il modello di riferimento per l’intero sistema agroalimentare e per orientare le strategie future della PAC post 2027”.
L’ampiezza dell’offerta è figlia della strategia di sviluppo adottata dall’azienda irpina: “Tutto è iniziato una decina di anni fa – racconta De Santis – con l’acquisizione, per intero o con quote di maggioranza, di piccole realtà produttive, rigorosamente a conduzione famigliare. Parliamo di laboratori artigianali o semi-artigianali che non avevano le dimensioni e le risorse per poter affacciarsi sui mercati esteri. Nouvelle Terre garantisce la qualità e crea sinergie, proponendo ai buyer una scelta più ampia. In Italia presidiamo il food service, con una distribuzione diretta nella ristorazione di alto livello, e il retail attraverso il dettaglio tradizionale e alcune catene della Gdo, come Pam e Decò, dove talora siamo presenti con espositori in legno che raccolgono nostre referenze di più categorie, ma sempre a marchio buononaturale. Il nostro obiettivo è crescere in entrambi i canali, food service e retail, che solitamente hanno un’incidenza abbastanza equa sul fatturato che realizziamo nei diversi mercati. La Francia fa eccezione, perché grazie a relazioni consolidate con distributori locali, i nostri prodotti sono entrati nelle cucine degli chef più rinomati e dunque la ristorazione ha acquisito un peso maggiore rispetto al retail”.










