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Anna Muzio

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Carrefour punta sugli Europei con la campagna promozionale “Tifa azzurro”

Punta ancora, come già ai mondiali 2014, su un grande e coinvolgente evento sportivo (“e commerciale”) Carrefour Italia con la campagna integrata “Carrefour tifa azzurro”, che prevede uno spot tv e due “pillole” web, con lo scopo di promuovere la forte campagna promozionale sul punto vendita. Il richiamo per il cliente è di sicuro appeal: un buono spesa ogni dieci euro di acquisti di una serie di prodotti già in promozione, nelle due settimane che vanno dal 9 al 22 giugno, che potrà essere riscattato dopo il 20 giugno. Il valore dei buoni infatti si lega al risultato della nazionale di calcio italiana: se passerà al secondo turno, saranno pari alla spesa fatta (10 euro), altrimenti saranno di 5 euro.

Protagonisti della campagna il management Carrefour Italia, nelle persone di Gregoire Kaufman, Direttore Commerciale e Marketing e Vincent Rochefort, Responsabile Sviluppo Vendite Franchising. Giocando sul contrapposizione tra la “francesità” dell’insegna e il Paese che la ospita, pervaso peraltro in questo periodo da venti di insolito nazionalismo calcistico,  in alcuni divertenti sketch  i due dirigenti vanno a scuola di “tifo azzurro”  da un italianissimo Carlo Bacchetta, Direttore Sviluppo Vendite Supermercati.

Screenshot Pillole (4)Screenshot TVC (2)Screenshot Pillole (3)«Lo spot fa parte della strategia di comunicazione che abbiamo intrapreso negli ultimi due anni – ha spiegato Kaufman alla presentazione della campagna -, che coinvolge il personale Carrefour. Come a dire che in ogni nostra comunicazione ci mettiamo la faccia, mentre il punto vendita diventa un teatro pronto ad accogliere il cliente nel migliore dei modi».

La campagna con 7 milioni di investimento (80% per la tv e 20% sul web) prevede 2.400 uscite in televisione con due spot da 30 e da 15 secondi, sui principali canali generalisti, digitali, satellitari e Pay Tv., dal 9 al 16 giugno, e sarà attiva sul web fino al 19 giugno. Sui canali social del gruppo verrà anche seguito dal vivo l’andamento delle partite degli Europei, e sarà lanciato un concorso: chi caricherà sul sito lezionidiazzurro.carrefour.it il video con l’urlo di esultanza più lungo, vincerà due biglietti per la finale di Parigi.

Quanto alla promozione, è attiva nei 1.092 punti vendita italiani Carrefour di tutti i formati e anche sul sito per effettuare la spesa online.

L’intero progetto è stato curato dal team di lavoro di MRM//McCann: Chief Creative Officer MCWG– Alessandro Sabini, Client Director – Chiara Gironi, Project Manager – Francesco Annarumma, Direttore Creativo – Paolo Boccardi, Senior Art Director – Riccardo Daverio, Senior Copywriter – Mario Esposito, Producer – Laura Corba e Fulvio Stisi. Casa di produzione: The Bigmama

 

 

Contraffazione delle Dop europee, un mercato parallelo da 4,3 miliardi di euro

Non è solo l’Italian Sounding e il Made in Italy, ma anche le Dop, le denominazioni di origine che interessano i prodotti europei in generale,  a subire i danni della contraffazione. Un mercato che, secondo un nuovo rapporto dell’Euipo, l’ufficio che si occupa di proprietà intellettuale, avrebbe movimentato nel 2015 4,3 miliardi di Euro.

Il rapporto indica anche i settori più colpiti dalla frode: le bevande alcoliche ad esempio con un 12,7%; ortofrutta e cereali con l’11,5 %; carni fresche e derivati all’11 %, formaggi al 10,6%, vini all’8,6% e mentre la birra è colpita solo per lo 0,1%.

Oltre la metà delle contraffazioni a valore (54%) comunque riguarda i vini. Il Paese più colpito è la Francia, non a caso, seguito da Germania e Italia, solo terza (ma ciò riflette anche il valore delle esportazioni alimentari).

La denominazione di origine è un mercato “ricco”, in quanto sempre più i consumatori controllano e richiedono la provenienza degli alimenti che consumano, considerandola come garanzia di qualità ed essendo disposti anche a spendere di più. La contraffazione colpisce naturalmente i marchi più popolari come il vino della regione di Bordeaux o lo Champagne, lo Scotch Whisky e i nostri Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma.

Consumo pro-capite di prodotti a denominazione per Paese.
Consumo pro-capite di prodotti a denominazione per Paese.

I prodotti a denominazione di origine – si legge nel rapporto – provengono principalmente da Francia, Regno Unito ed Italia, che rispondono per l’86% del totale delle esportazioni extracomunitarie, rispettivamente con il 40%, il 25% e il 21%. In tutti e tre i casi le esportazioni sono trainate da un numero limitato di prodotti/denominazioni: Champagne e Cognac in Francia; Scotch Whisky nel Regno Unito e Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Italia.

Top 10 delle Dop europee.
Top 10 delle Dop europee.
Gli USA sono la destinazione principale delle esportazioni, con 3,4 miliardi di euro, di prodotti a denominazione di origine, che sono il 30% del totale, seguiti da Svizzera, Singapore e Canada (839, 829 e 729 milioni di euro).

 

Ripresa alimentare: confezionato a 18 miliardi, trainato da bevande, caffè e prodotti vegetali

Cambia il consumatore, che esce sì dalla crisi ma trasformato nelle sue abitudini di acquisto, e cambiano i consumi. Una conferma viene dai dati appena rilasciati da Aiipa, Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari: nel 2015 ha superato i 18 miliardi di euro di fatturato, in aumento del 2,7% sul 2014, l’alimentare confezionato italiano, riunito nelle imprese associate. I settori interessati sono caffè, nutrizione e salute (alimenti per l’infanzia e integratori), surgelati, prodotti vegetali (succhi, conserve, confetture, IV gamma) e alimentari (tè, spezie, snack) e preparazioni alimentari (brodi, salse, preparati per dolci e gelati e per panificazione). Cresce la loro incidenza (pari al 14%) sul giro d’affari sviluppato dall’industria alimentare italiana, fermo a quota 132 miliardi di euro come l’anno precedente.
In aumento anche le esportazioni, che hanno sfiorato i 5 miliardi di euro, con un incremento del +6,3% sull’anno precedente, in linea con gli ottimi risultati registrati dall’industria alimentare nel suo totale che ha toccato quota 29 miliardi.

 

Ripresa sì, ma moderata e “mirata”

Dove vanno i consumi alimentari degli italiani? Un quadro lo dà la ricerca di Nomisma “Prospettive di breve e medio termine per l’industria alimentare italiana” presentata all’assemblea Aiipa da Alessandra Lanza. Che ha parlato di “nuova normalità”, con consumi in ripresa ma una crescita più moderata rispetto al decennio pre-crisi. Bene in particolare si muovo alcuni settori come quello delle bevande.

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Nonostante ciò, “per arrivare ai valori pre-crisi sarebbero necessarie crescite a due cifre per anni, e questo non sta accadendo”.

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Cambiano i comportamenti di spesa e diminuiscono le quantità di alimentari per la grande maggioranza della popolazione, perché si assottiglia il ceto medio.

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Cambia anche il paniere, spinto in avanti dalla richiesta dei freschi e degli referenze più sofisticate, che combinano prodotto e servizio, in particolare dalla fascia dei consumatori alto spendenti.

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Va detto comunque che il settore alimentare è ben posizionato verso il consolidamento della ripresa, grazie anche alla ripresa della domanda interna.

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«Le specializzazioni produttive delle aziende associate AIIPA rappresentano una peculiarità nel panorama nazionale – ha sottolineato Marco Lavazza, Presidente di AIIPA – le capacità di affermarsi all’estero e la propensione agli investimenti in Ricerca e Sviluppo ne fanno un paradigma della migliore manifattura italiana. Occorre valorizzare ancora meglio le nostre produzioni e saper sfruttare l’opportunità che ci offre la richiesta crescente nel mondo di prodotti italiani di qualità. Se il commercio internazionale è fra le principali vie di crescita che dobbiamo seguire, è necessario ridare ossigeno alla domanda interna che stenta a ripartire».

 

Obiettivo: 50 miliardi di export entro il 2020

Sul fronte dell’export, l’obiettivo ambizioso, tracciato e condiviso con le Istituzioni, + di arrivare a 50 miliardi di valore di esportazione di prodotti agroalimentari italiani nel mondo, entro il 2020. Determinante sarà la capacità di contrastare fenomeni come la contraffazione e l’italian sounding, stimato ancora in crescita sui mercati internazionali per un valore che oltrepassa i 60 miliardi di euro. L’Unione Europea in questo contesto dovrà giocare un ruolo chiave dettando regole chiare e univoche valide per l’intero mercato unico.

Quanto al TTIP, il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti, l’accordo in fase di negoziato tra Europa e Stati Uniti oggetto di numerose polemiche, secondo Lavazza “è un’opportunità, a patto di salvaguardare le specificità italiane ed europee e di non svendere il nostro patrimonio”. Paolo de Castro, parlamentare europeo nella Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale “nonostante il quadro apocalittico gli USA sono per l’Ue un polmone enorme, con un saldo positivo import export di 100 miliardi di euro, di cui 6 miliardi per l’Italia,ma ormai sarà quasi impossibile cogliere la ‘finestra’ dell’amministrazione Obama, e presumibilmente se ne riparlerà nel 2020. E magari capiremo di aver person un’opportunità”.

Eataly e Autogrill, il format per il viaggiatore Gourmet

Un format gourmet piazzato sull’autostrada, un po’ store di eccellenze enogastronomiche, dopo comparare cose da portare a casa, un po’ ristorante veloce, ma anche curato nel particolare: dalla pizza “rigorosamente napoletana” con lievitazione “antichi”, con quel pomodoro e fiordilatte di Agerola ed è raro su un’autostrada di mangiare una pizza di questo tipo, la pasta di Gragnano,  il forno a legna al centro con farine macinate a pietra biologiche, poi la ristorazione molto informale del piano terra con la piadina vera romagnola, i dolci, il gelato e i panini imbottiti, “insomma Eataly, in autostrada”.

“Sono convinto – dece Oscar Farinetti, fondatore di Eataly – che ci sarà sempre più gente che deciderò di allungare la propria sosta per venire qui”. Perché ormai, da nicchia, la gourmetizzazione del consumatore ha raggiunto proporzioni concrete, tanto da giustificare un’operazione di questo tipo.

Un’alleanza, quella tra Eataly e Autogrill, nata già l’anno scorso con il mercato del Duomo di Milano, che aveva visto la collaborazione dell’Università delle scienze enogstronomiche di Pollenzo.

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Leggi anche Eataly e Autogrill, l’alleanza in autostrada debutta al casello di Secchia Ovest (Mo).

Kiabi offre 30 posti di lavoro a Torino nel nuovo store, con il Kiabi Job Dating

Un “dream team” per il nuovo punto vendita di Torino, che sarà inserito (come da nuova strategia del gruppo che punta sui centri commerciali, leggi Kiabi punta sull’Italia e sui centri commerciali, con un nuovo layout) nel Cci Parco Dora e negli altri store torinesi: lo cerca Kiabi Italia che offre 30 posti di lavoro al Kiabi Job Dating. In programma martedì 14 giugno, è un’opportunità concreta rivolta a “giovani appassionati di moda e in cerca di lavoro”.

L’idea nasce dagli speed date americani, gli appuntamenti al buio nei quali, in meno di 7 minuti, è possibile incontrare l’anima gemella; Kiabi è invece alla ricerca di una squadra “capace di esprimere i valori stessi del brand: colore, divertimento e unicità”. Il brand di fast-fashion francese, in espansione in Italia, cerca in particolare ragazzi giovani, studenti o neolaureati, con una forte passione per la moda e occhio per le tendenze.

Il Job Dating si svolgerà martedì 14 giugno dalle 18.00 alle 22.00 presso il locale Boccaccio80 in via Giovanni Boccaccio, 80 a Torino. Tutti gli interessati in cerca di un nuovo impiego dovranno presentarsi nel locale e, curriculum alla mano, convincere Kiabi di essere il candidato perfetto, in soli 7 minuti.

I tre consigli di Kiabi per superare con ottimi risultati un colloquio di lavoro? Puntualità, serietà e fiducia.

Gruppo Végé rafforza la presenza in Puglia con l’ingresso di Convì tra i soci

Risulterà nel rafforzamento della propria presenza al Sud, in Puglia e a Foggia, in particolare, l’ingresso nella compagine societaria di Gruppo VéGé, del Gruppo Convì, azienda attiva nel capoluogo dauno e in altri centri della provincia con una rete di 19 punti vendita di proprietà, a insegna Convì Supermercati.

I punti vendita a insegna Convì sono in prevalenza concentrati a Foggia, dove l’Azienda ha la propria sede e la struttura dedicata alla logistica.

Mariano D'Argenio, tra i titolari di Gruppo Convì.
Mariano D’Argenio, tra i titolari di Gruppo Convì.

«Iniziamo questo nuovo percorso con entusiasmo, consapevoli di aver trovato in Gruppo VéGé un interlocutore attento e prezioso, in grado di fornici il sostegno commerciale per sviluppare al meglio le potenzialità della nostra rete al dettaglio e portare avanti i nostri programmi di crescita» ha dichiarato Mariano D’Argenio, uno dei Titolari di Gruppo Convì.

La soddisfazione di Gruppo VéGé è stata espressa dal Presidente Nicola Mastromartino: «L’accordo concluso è un risultato estremamente positivo non solo perché il network nazionale espande ulteriormente la propria presenza in Puglia, andando a presidiare anche l’area settentrionale della regione, ma soprattutto perché la compagine delle imprese socie di Gruppo VéGé si rafforza con l’ingresso di un’azienda assolutamente evoluta dal punto di vista marketing e reale orientamento al cliente».

Il Gruppo VéGé, primo Gruppo della Grande Distribuzione nato in Italia nel 1959, riunisce 31 imprese con oltre 2.300 punti di vendita (ipermercati, superstore, supermercati, superette, discount, specializzati e cash & carry) dislocati su tutto il territorio nazionale. La strategia del gruppo è coerente con il modello dell’impresa familiare e il presidio dei bacini territoriali in cui ciascuna opera, ed è particolarmente attenta all’innovazione tecnologica del punto vendita (è stato il primo gruppo a sperimentare la tecnologia beacon) e alle attività di Data e Proximity marketing.

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Da Végé con i beacon il prodotto parla al cliente

Eataly e Autogrill, l’alleanza in autostrada debutta al casello di Secchia Ovest (Mo)

Un’idea tanto semplice e banale, che come tutte le idee semplici e banali sembra destinata ad avere un successo straordinario: ci scherza su, Oscar Farinetti e gigioneggia com’è uso suo ma in effetti è vero. Quello tra Autogrill e Eataly è davvero un matrimonio che s’ha da fare, perché portare l’eccellenza, anzi, le eccellenze enogastronomiche italiane in un luogo di intenso passaggio, di turisti e non, italiani e stranieri, come un’area di sosta dell’A1, sembra l’autostrada (appunto) del successo.
Autogrill, leader mondiale nei servizi di ristorazione per chi viaggia, ha dunque unito le forze con Eataly, che ha costruito la sua storia e il suo successo proponendo il meglio delle produzioni artigianali italiane, realizzando un punto vendita nell’area di servizio di Secchia Ovest (Modena) gestita da Autogrill dando vita al format “Eataly x Autogrill”.

“C’è sempre più gente che va al mare, in montagna, in collina e cerca le osterie, studia e va a caccia di prodotti dell’enogastronomia italiana. Queste persone viaggiano anche in autostrada, perché lo facciamo tutti” ha detto Farinetti. E ora hanno un posto dove fermarsi, mangiare ed acquistare, secondo la filosofia Eataly.

L’Ad Autogrill, Gianmario Tondato Da Ruos e il fondatore di Eataly Oscar Farinetti durante la presentazione.

Ed è anche logico che questa idea partisse qui, nel cuore dell’opulenta Emilia-Romagna, prima regioni in Europa per numero di prodotti Dop e Igp (ne ha 43). Un’area storica anche per il travel food retail, come ha sottolineato l’Ad di Autogrill, Gianmario Tondato Da Ruos: “noi significativamente siamo qui perché è uno dei posti al mondo, non in Italia, in cui c’è la più grande ricchezza agroalimentare. Inoltre, qui sorgeva uno dei pezzi della storia dell’autostrada italiana, il Fini che non era un autogrill ma era veramente un punto di riferimento per chi viaggiava”.

 

1150 mq di eccellenze e corner ristorazione
In una costruzione ad hoc, su due piani si sviluppa il nuovo concept per il viaggiatore gourmet. Al piano terra uno store di 1150 metri quadri con una caffetteria targato Eataly e Kimbo, partner storico di Autogrill, aperta 24 ore, e la tradizionale proposta gourmet Eataly con circa 2000 referenze, tra paste e farine, vini e salumi da portare a casa ma anche con una ristorazione “light”, che si esprime in alcuni punti focali: il banco pasticceria di Luca Montersino, il banco pane, di lievito madre e farine macinate a pietra, ça va sans dire,  (“l’unico prodotto che si trova in 190 dei 194 paesi del mondo, che per noi è il più importante” e che può essere “imbottito” al momento con i salumi del negozio), la piadineria che riproduce una cabina romagnola, con la produzione dei fratelli Maioli di Cervia, e il gelato Lait, mantecato a vista.

 

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Tre ristoranti: pizza, pasta, carni

Al primo piano 350 posti a sedere sono riservati ai tre concept di ristorazione: la pizzeria con forno a legna, la pasteria che utilizza la pasta di Gragnano e il ristorante la Sosta con focus sulla carne, piemontese dagli allevamenti La Granda, presidio Slow Food. Ovunque, preparazioni espresse come si conviene in un luogo di viaggio e passaggio “perché per mangiare bene non serve tanto tempo: per fare il tipico pasto italiano bastano otto minuti. Il lavoro è a monte, nella scelta delle materie prime” spiega Farinetti.
Da sfondo, la filosofia Eataly “basata sul proporre prodotti di alta qualità in maniera accessibile grazie alla creazione di un rapporto diretto fra produttore e distributore”, unita alla volontà di Autogrill di voler innovare e diversificare la propria offerta sul canale autostradale.
L’obiettivo, dichiarato, è arrivare nei prossimi 12 mesi al traguardo di un milione e 300 mila clienti.
La nuova area di servizio impiega circa 115 collaboratori e raggiunge gli 80 addetti presenti sul locale nei periodi di picco.
Tra le concessioni frutto della contrattazione, la rinuncia di Autogrill a vendere gratta e vinci alle casse, su esplicita richiesta di Farinetti.

 

Eataly, prossimamente tre aperture negli USA
“Questa strada che ha preso Autogrill di andare verso la qualità secondo me è la strada giusta – prosegue il fondatore di Eataly -, hanno capito che essendo italiani dovranno distinguersi sulla qualità e l’eccellenza. Credo che questo esperimento, italiano, sarà propedeutico ad altre esperienze in altre parti del mondo. Noi, nel nostro piccolo, stiamo per aprire un secondo negozio a New York, ad agosto, ad ottobre a Boston, a marzo 2017 a Los Angeles. Per noi gli USA sono un mercato domestico come l’Italia: sono convinto che aprire un concept di questo tipo sulle grandi vie americane avrebbe un successo strepitoso” ha detto Farinetti.

 

I due filoni di Autogrill
Come ha spiegato l’Ad di Autogrill “come azienda, stiamo seguendo due filoni: quello delle partnership, di collaborazioni con grandi marche come questa con Eataly e con Starbucks negli Stati Uniti, e speriamo che non finisca con Eataly non finisca qui, e poi c’è lo sviluppo di concept interni, come Mercato del Duomo e Bistrot”. Due filoni che in futuro, sembra di capire, si svilupperanno parallelamente.

Latte, via libera all’indicazione di provenienza. Il 67% degli italiani pagherebbe di più se italiano

Si gioca sul latte una delle battaglie che in tutta Europa sta impegnando i rapporti tra grande distribuzione e produttori, colpiti dai prezzi troppo bassi. Tanto che in dieci anni si è dimezzato il numero di stalle in Italia , che hanno segnato nel 2015 il minimo storico di 33mila allevamenti. Sullo sfondo, un consumatore disposto a pagare di più per la provenienza nazionale e la garanzia di qualità. Il premier Renzi presenta il decreto al World Milk Day.La soluzione sembra dunque essere l’obbligo dell’indicazione di origine. Una promessa che ha impegnato il premier Matteo Renzi e al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, al World Milk Day di ieri organizzato dalla FAO, che ha visto scendere in piazza a Milano migliaia di allevatori da tutto il Paese. In questa occasione è stato presentato infatti il Decreto sull’etichettatura obbligatoria del latte e dei derivati, come formaggi o yogurt, già inviato a Bruxelles.

 

Nove italiani su 10 vogliono sapere l’origine: per l’italiano di paga il 20% in più

La questione non è secondaria, visto che il 67% dei consumatori pagherebbe fino al 20% in più per un latte italiano, e il 12% spenderebbe anche di più. Il consumatore oggi vuole, pretende trasparenza. Secondo una consultazione pubblica online del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, in oltre 9 casi su 10 gli italiani considerano “molto importante” che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione.

In questo quadro apparentemente favorevole per la produzione nazionale, l’Italia è diventata il maggiore importatore di latte nel mondo con il risultato che oggi tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti nel nostro Paese provengono dall’estero, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o cagliate straniere. Difficile però saperlo, perché non è obbligatorio riportare la provenienza in etichetta. È quanto emerge dallo studio Coldiretti “Il latte italiano, un primato da difendere” presentato alla Giornata del latte italiano a Milano.

 

I numeri del latte in Italia

I consumatori italiani che hanno acquistato nel 2015 una media di 48 litri di latte alimentare a persona mentre si posizionano al settimo posto su scala mondiale per i formaggi, con 20,7 chilogrammi per persona all’anno dietro ai francesi con 25,9 chilogrammi a testa, ma anche da islandesi, finlandesi, tedeschi, estoni e svizzeri.

Sul fronte della produzione, abbiamo 33mila allevamenti e 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia, per una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono 85 milioni di quintali le importazioni di latte dall’estero.

Una produzione quella nazionale, secondo Coldiretti “garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione”. Ma sono ancora di più, 488, i formaggi italiani tradizionali censiti dalle regioni perché ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo. Il settore impiega 120mila persone nell’attività di allevamento da latte che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi, la voce più importante dell’agroalimentare italiano.

Una qualità costantemente minacciata: da una parte dagli oltre 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, che sono imbustati o trasformati industrialmente per diventare mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Nell’ultimo anno secondo Coldiretti avrebbero superato il milione di quintali le cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Dall’altra all’estero, dove i formaggi Made in Italy hanno fatturato ben 2,3 miliardi (+5%) nel 2015, dove dilaga il fenomeno dell’Italian Sounding e del’agropirateria internazionale.

 

La Ue consente l’etichetta, previa consultazione popolare

Secondo Coldiretti, l’assenza dell’indicazione chiara dell’origine del latte a lunga conservazione, dei formaggi o dello yogurt non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali. “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Anche l’Ue ha dato il feu rouge all’etichettatura d’origine, con il regolamento comunitario N.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, che consente ai singoli Stati Membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti, previa con consultazione con parere favorevole da parte dei cittadini.

Un circolo virtuoso che ha visto già impegnati, oltre al ministero, anche alcuni enti locali e insegne della grande distribuzione. Ne son una prova le iniziative, già segnalate, di Carrefour (leggi Carrefour e Regione Piemonte, accordo sul latte a Km zero: nasce “Piemunto”) in Piemonte e Coop in Lombardia (leggi Coop dà sostegno al latte italiano con promozioni e 10mila quintali di acquisti in più).

Ce.Di. Marche (Selex), fatturato 2015 a +6,9%

Un 2015 positivo per Ce.Di. Marche, realtà associata a Selex Gruppo Commerciale): l’Assemblea dei Soci per l’approvazione del bilancio dell’esercizio 2015, ha ratificato un fatturato al +6,95% sul 2014, pari a 310 milioni di euro. La società proprietaria dell’insegna “Si con te” presente nelle Marche e in Abruzzo con oltre 100 punti di vendita mette dunque a segno un trend superiore rispetto al mercato, raggiungendo la prima posizione nella classifica della moderna distribuzione nel territorio storicamente presidiato (dati Nielsen al 31/12/2015 – Canale Supermercati).

«Il risultato del bilancio 2015 si conferma positivo e, se guardiamo la gestione caratteristica, il dato risulta il migliore degli ultimi anni» ha sottolineato il Presidente del Consiglio di Gestione Fabio Bianco, mentre il Direttore Generale Federico Lasconi ha spiegato che «Il 2015 è stato un anno eccellente per la cooperativa e per i supermercati associati. Questo dimostra che i risultati si costruiscono con le persone, dotandosi di un modello rigoroso ed efficiente pur mantenendo la sobrietà e vicinanza al territorio che ci ha sempre contraddistinto».

Cedi Marche ha poi confermato i suoi programmi, ponendo l’accento sulla specializzazione del servizio e degli assortimenti, con una occhio di riguardo a settori in forte crescita come il biologico, il senza glutine e il salutistico, comparti che rappresentano ormai una categoria specifica all’interno dei supermercati Sì con Te.

Alla luce degli ottimi risultati conseguiti, Ce.Di. Marche ha confermato, nel corso dell’Assemblea dei Soci, i propri piani di sviluppo nelle Marche e in Abruzzo, privilegiando medie strutture di vendita collocate nei mercati ad alto potenziale in prossimità dei centri cittadini.

 

A Roma Casal Monastero apre il 44° supermercato Emme Più

È focus su Natura e Salute e sui reparti dei freschi, baluardi della dieta mediterranea, nel nuovo store Emme Più aperto a Roma: il 44° dell’insegna. Situato in Viale Eretum 17/31, a nord-est della capitale, il nuovo punto vendita dell’insegna del Gruppo Maiorana si sviluppa su 900 metri quadrati aperti al pubblico. Le 9000 referenze sono disposte in sette corsie, con una barriera di cinque casse.

Valorizzati alcuni reparti: Natura e Salute, con oltre 300 tra prodotti integrali, biologici, alimenti per celiaci e vegani. L’ortofrutta, con tre isole all’ingresso del punto vendita. Ampio spazio è dato alla stagionalità dei prodotti e ai biologici per soddisfare i clienti più attenti all’alimentazione salutistica. Il banco refrigerato di otto metri lineari presenta i prodotti confezionati della IV gamma e le verdure a foglia sfusa. In tutto, il reparto ha circa 150 referenze, inclusa l’ampia selezione di frutta secca.

Natura e SaluteIl banco pescheria, vuole diventare un punto di riferimento per l’intero quartiere che non ha supermercati così completi nell’offerta. Il pescato fresco segue la stagionalità e valorizza nella comunicazione in vetrina la tracciabilità. L’esiguo decongelato esposto in una vetrina dedicata deriva da decongelamento a bordo nave e non successivamente a terra, in modo da conservare intatte le caratteristiche organolettiche. Una sezione a parte è dedicata al sushi.

Anteprima assoluta poi nei punti vendita Emme Più per alcuni prodotti quali le varietà di zuppa di pesce, made in Italy, a basso contenuto di grassi, ad alto contenuto di proteine e senza conservanti.

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