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Anna Muzio

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Pascar (Coralis) apre il suo primo bar nel supermercato

La catena Pascar, consorziato Coralis, guarda al trend dei grocerant e apre, all’interno del supermercato di Grottaglie (TA), il primo bar che in pochissimi giorni sta diventando un punto d’incontro e un’area relax per tutti i clienti che entrano nel punto vendita.

Pascar Food and More, come è stato chiamato il bar, offre vari servizi al suo interno, dalla normale caffetteria alla gastronomia. Qui si possono trovare sfiziosi aperitivi, centrifugati, ed è il luogo ideale dove trascorrere le pause pranzo o concedersi break con golosi dessert, il tutto ispirato alle tradizioni gastronomiche del territorio. Ma il locale ospiterà anche esibizioni musicali, canore, di recitazione e presterà i suoi spazi per esposizioni artistiche che mettano in rilievo il talento di artisti locali. Tutto questo, a titolo gratuito.
Il bar dispone di una saletta semicircolare dal gusto country, molto luminosa grazie alle vetrine di cui dispone e ai lampadari sferici costruiti artigianalmente da una giovane ragazza residente a Grottaglie, la prima ad aver potuto usufruire di questo spazio come vetrina per le sue creazioni.
Pascar Food and MoreUn’ulteriore innovazione per il supermercato Pascar di Grottaglie è l’apertura del punto vendita dalle 8 del mattino alle 10 della sera con orario continuato: questa scelta garantirà maggiore comodità, servizio e occasioni d’incontro a tutti i clienti. Il supermercato è infatti l’unico in tutta la provincia ad avere orari di servizio così prolungati.

il caffè e la pizza«Ritengo che i nostri punti vendita, proprio per la loro identità di negozi di vicinato, debbano sempre più acquisire un ruolo di luogo di condivisione e di scambio – spiega Carmine Passarelli, responsabile marketing di Pascar Srl -. L’idea di dedicare un’area a un bar è nata proprio dal desiderio di dare ai nostri clienti un servizio in più, un’occasione per conoscere e familiarizzare con il nostro personale di vendita, un motivo per considerare il momento della spesa un momento piacevole della giornata».

Pascar Group, azienda tarantina proprietaria di 13 supermercati, è sostenuta da una forte politica aziendale volta al cambiamento. Nel corso del 2016 è prevista la ristrutturazione del punto vendita di Via Fratelli Mellone 10 a Taranto e quello di Grottaglie in via Campitelli 67, per fornire ai propri clienti una gamma di offerte sempre più vasta, un luogo accogliente ed efficiente e un servizio accurato. Il format Pascar Food and More sarà il primo di una lunga serie.

Insal’Arte (OrtoRomi) lancia una nuova linea bio

È nata una nuova linea Bio di insalate nel paniere di Insal’Arte, marchio d’eccellenza di OrtoRomi. Si tratta di insalate biologiche, coltivate e raccolte con metodi di produzione agricola che rispettano l’ambiente, i cicli naturali e le rotazioni delle culture.

La nuova linea va ad intercettare una delle tendenze più interessanti del momento, quella verso il benessere perseguita da consumatori esigenti, attenti, informati, che adottano specifiche diete salutari, o particolarmente attenti all’aspetto ecologico. E del resto il segmento del Bio negli ultimi anni ha aumentando notevolmente le vendite, non solo nei negozi specializzati ma anche nella GDO.

Insal’Arte amplia quindi la gamma di insalate di IV gamma con la linea Bio che comprende monoreferenze come il lattughino e la rucola, e mix di baby leaf (misticanza) e di insalate adulte (la classica mista). Presentate in una pratica vaschetta impreziosita da un caldo oro che richiama i colori della terra, dove sono presenti, in doppia lingua italiano e inglese, tutte le info necessarie al consumatore, e il riconoscibile logo Bio.

Con la nuova linea Insal’Arte Bio, OrtoRomi riconferma i propri concetti di filiera corta, di tracciabilità e sostenibilità: una Cooperativa presente su tutto il territorio nazionale, pronta a selezionare e garantire insalate fresche, di prima qualità e certificate, 365 giorni all’anno, per rispondere in modo tempestivo alle richieste di una clientela esigente e attenta alle nuove tendenze.

Carrefour Italia collabora con MSC per offrire prodotti ittici da pesca sostenibile

Offrire ai consumatori, sempre più attenti alle problematiche ambientali, prodotti ittici certificati sostenibili che garantiscano la salute dei mari e tutelino l’attività della pesca per le generazioni future: è l’obiettivo della collaborazione attivata tra Carrefour Italia e MSC Pesca sostenibile.

msc-pescasostenibileIl marchio blu MSC (Marine Stewardship Council) assicura che i prodotti ittici siano realizzati con materie prime certificate sostenibili secondo i più alti standard riconosciuti a livello mondiale per la pesca sostenibile. La certificazione secondo gli standard MSC non si esaurisce a una valutazione della sostenibilità in acqua (secondo tre principi: la salute dello stock, l’impatto sull’ecosistema e l’efficace gestione dell’attività di pesca) ma certifica l’intera filiera produttiva in modo da poter tracciare ogni singolo prodotto dal mare al piatto e dal piatto al mare.

Il marchio blu MSC aiuta i consumatori ad effettuare un acquisto sostenibile in modo semplice senza preoccuparsi di dover valutare all’atto di acquisto alcuni elementi fondamentali per la sostenibilità, ma che talvolta sono complessi per chi non ha conoscenze specifiche. Area di pesca FAO, attrezzo di pesca, taglia minima, pesca illegale, catture accessorie sono solo alcuni degli aspetti coperti dal programma MSC Pesca Sostenibile.

Nei prossimi mesi, nei punti vendita Carrefour si potranno trovare diversi prodotti con il marchio blu MSC di differente tipologia (surgelati, inscatolati e refrigerati). Diverse le specie coinvolte: acciughe, platessa, merluzzo, salmone selvaggio e gamberi boreali e anche una referenza di tonno in scatola Alalunga. Ma l’impegno di Carrefour non si esaurisce nell’offerta di prodotti con marchio blu MSC. L’idea dell’insegna francese è quella di creare un sistema virtuoso spingendo i propri fornitori a certificarsi ed approvvigionarsi di materie prime certificate MSC. Aumentando infatti la domanda di prodotti sostenibili, si ha l’effetto immediato di incentivare i nuovi pescatori a entrare nel Programma MSC mettendo in atto pratiche di pesca sostenibili.

«Dobbiamo tutti prendere coscienza che gli oceani e le risorse marine non sono una fonte illimitata e che l’unico modo per garantire nel tempo la possibilità di dare accesso a questi alimenti a tutte le popolazioni del mondo è solo ed esclusivamente la pesca realizzata in modo sostenibile. L’impegno di Carrefour verso la sostenibilità ittica è iniziato nel 2007, con l’adesione all’appello del WWF di fermare la commercializzazione del tonno rosso ed è continuato nel tempo attraverso la lotta alla pesca illegale e la verifica costante delle taglie minime. Con l’adesione al programma di certificazione MSC Pesca Sostenibile, oggi, Carrefour continua a dimostrare il suo impegno per la sostenibilità e la salvaguardia delle risorse marine» spiega Flavia Mare, responsabile Qualità e CSR manager Carrefour Italia.

«Il mercato Italiano è immaturo per quanto riguarda la sostenibilità rispetto agli altri mercati europei ma sta dando segnali molto positivi. La nostra esperienza in Europa ci dimostra che i retailer possono essere il vero motore verso la sostenibilità ittica. Benvenuto a bordo Carrefour» dice Francesca Oppia, direttore MSC Pesca Sostenibile.

Secondo Fish Forward (progetto del Wwf cofinanziato dalla Ue), il 29% degli stock ittici mondiali è sovra sfruttato e il 61% è pienamente sfruttato.

Esselunga, 2015 in crescita a 7,3 miliardi (+4,3%). E a fine anno debutta a Roma

L'Esselunga di Rozzano, uno dei sei punti vendita aperti ex-novo nel 2015.

Ha il segno più il bilancio 2015 del Gruppo Esselunga, con le vendite in crescita a 7.312 milioni di Euro (+4,3% sul 2014), investimenti per 400 milioni, e un organico medio salito di 795 unità a 21.930 dipendenti.
Il Cda di Esselunga ha esaminato i risultati 2015 così sintetizzati:
Un incremento del fatturato particolarmente significativo in un momento non facile per la Gdo, che vede il mercato di riferimento crescere solo del 2,4% (Fonte IRI).
Il Margine Operativo Lordo, a quota 625 milioni di Euro, è cresciuto del 20% rispetto all’anno precedente (quando si era attestato a 521 milioni). Il Risultato Operativo è stato pari a 431 milioni di euro (+29% rispetto al 2014). Cresce anche l’Utile netto, a 290 milioni di Euro (+37% rispetto ai 212 milioni del 2014). La Posizione Finanziaria Netta passa a -116 milioni di Euro (era di -85 milioni nel 2014).

Come si legge in una nota, “la politica di contenimento dei prezzi, pur a fronte di un incremento dei costi dei fornitori, si è rivelata ancora una volta centrale nella strategia di Esselunga, premiata con una crescita dei clienti del 5%, trainata anche da numerose iniziative promozionali”.
Sul fronte degli investimenti l’insegna ha investito 400 milioni di Euro. Negli ultimi cinque anni sono stati investiti oltre 1,8 miliardi di Euro.
L’organico medio ha raggiunto 21.930 unità con un incremento di 795 persone rispetto al 2014. Il 72% dei dipendenti è in forza con orario full-time e il 92% ha un contratto a tempo indeterminato. Negli ultimi cinque anni l’organico medio è cresciuto di oltre 2.600 persone. Grande è stato il focus sulla formazione professionale e di mestiere, che l’anno scorso ha coinvolto oltre 19.000 dipendenti, per un totale di 380.000 ore. Negli ultimi tre anni sono state erogate al personale complessivamente oltre 1 milione di ore di formazione.

Nel 2015 sono stati aperti sei punti vendita: Milano Via Adriano, Rozzano (MI), Casale Monferrato (AL), Sesto Calende (VA), Soliera (MO). Sono stati demoliti e ricostruiti ampliandoli i negozi di Corte Franca (BS) e Sassuolo (MO) mentre è stato completamente ristrutturato il negozio di Milano Viale Papiniano. Nel 2016 è prevista, tra le altre, l’apertura del primo Superstore a Roma.

Melinda trasforma le mele in personaggi, così il bimbo mangia più frutta

Un kit per trasformare le mele Melinda in divertenti personaggi da cartone animato: è MelaRido, l’iniziativa promossa da Melinda per incoraggiare i bambini a mangiare più frutta.

Disponibile da marzo nei principali punti vendita della Gdo, i vassoi Melinda dedicati all’iniziativa contengono all’interno della confezione quattro Melinda Golden Delicious DOP insieme al kit per decorarle. Si tratta di piccole cialde commestibili che permettono di trasformare facilmente la mela in una buffa faccina. Basta inumidire con un po’ d’acqua o con la punta della lingua le cialde, attaccarle sulla buccia delle mele e il gioco è fatto.

Un modo semplice, alla portata anche dei più piccoli, per trasformare il consumo di frutta in un’occasione di divertimento. Sono infatti troppi i bambini che non amano mangiarla, alcuni la rifiutano, e ciò limita il suo fondamentale apporto alla dieta quotidiana, proprio in una fascia di età in cui sarebbe importante.

Far “cambiare faccia” e donare un aspetto allegro a delle semplici mele le fa diventare più appetibile anche per i bambini più ostinati.

MelaRido è un’attività diretta ai bambini che può diventare un gioco da fare insieme ai genitori, per incentivare il consumo di frutta consigliato ai fini di un corretto stile di vita, in linea con il principio del five a day che consiglia cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.

 

Ferrero si laurea in sostenibilità, con Greenpeace e il Reputation Institute

Ferrero guadagna parecchi punti in immagine sul fronte della sostenibilità ambientale. Non solo si classifica tra i leader nella valutazione della Greenpeace Palm Oil Scorecard, ma si piazza anche 18a, prima tra le aziende alimentari, nel prestigioso Global RepTrak 100 2016 del Reputation Institute, leader mondiale nei servizi di misurazione e consulenza sulla reputazione che ogni anno stila la classifica dei 100 aziende più sostenibili. La classifica è stilata misurando la reputazione dell’azienda in sette dimensioni chiave considerate cruciali: prodotti e servizi, innovazione, posto di lavoro, governance, cittadinanza, leadership e performance.

Ferrero risulta anche come la prima azienda italiana per reputazione (43esimo posto), al 18esimo posto mondiale, seguita da Armani (32esimo), Pirelli (40esimo), Barilla (43esimo) e Lavazza (77esimo). Altre aziende del settore incluse nella lista sono Nestlé (22esima), Kellogg’s (35esima), Danone (42esima), Heineken (76esima), PepsiCo (95esima) e Carlsberg Group (dentro per un soffio, al 98esimo posto).
«Un risultato molto importante – ha commentato Michele Tesoro amministratore delegato Reputation Institute Italia, uno dei 15 Paesi che partecipano al sondaggio – vista la presenza di Ferrero e di altre aziende italiane nel ranking mondiale. Ciò dimostra la capacità delle nostre realtà di conquistare il consumatore anche fuori dalle mura domestiche. Una conquista che si basa sicuramente sui prodotti di eccellenza ormai riconosciutici, ma anche su altri fattori come la trasparenza e l’eticità dei comportamenti della singola azienda».

L’ultimo Scorecard pubblicato da Greenpeace International ha invece classificato Ferrero come ‘on track’, in linea, nella corsa per porre fine alla deforestazione grazie ai suoi impegni per un olio di palma sostenibile.
Greenpeace ha esaminato 14 produttori mondiali di beni di largo consumo con politiche di ‘deforestazione zero’ in atto, analizzando come queste stiano tenendo fede alle loro politiche attraverso azioni dirette sul campo. Ferrero è l’unica azienda in grado di tracciare quasi il 100% del suo olio di palma fino alle piantagioni d’origine, ed è riconosciuta come una delle aziende leader con una strategia di riforma forte e responsabile della filiera e dell’intero settore.

Ferrero ha lanciato la propria Palm Oil Charter nel 2013, e ha raggiunto l’obiettivo di avere il 100% olio di palma sostenibile certificato RSPO entro la fine del 2014. Dal 2015 è membro del POIG, The Palm Oil Innovation Group.

 

E-commerce, il mercato non è europeo: 4 siti su 10 applicano il geoblocco

Il geoblocco è comunemente praticato nell’e-commerce in tutti i Paesi dell’Unione Europea, impedendo ai consumatori di acquistare beni di consumo e di accedere a contenuti digitali online nei Paesi diversi dal proprio: lo rileva un’indagine antitrust nel settore del commercio elettronico avviata nel maggio 2015 dalla Commissione europea, e tuttora in corso. Si pensava che l’e-commerce fosse un modo per abbattere le frontiere ma in realtà così non è stato: le risposte inviate da oltre 1.400 dettaglianti e fornitori di contenuti digitali dei 28 Stati membri ai responsabili dell’indagine dimostrano che nell’UE i geoblocchi sono comuni e diffusi: il 38% dei dettaglianti che vendono beni di consumo (abbigliamento, calzature, articoli sportivi e apparecchi elettronici) e il 68% dei fornitori di contenuti digitali hanno affermato di applicare i geoblocchi nei confronti dei consumatori che si trovano in altri Stati membri dell’UE.

Riguardo alla vendita di prodotti, il geoblocco assume in genere la forma di un rifiuto di consegna all’estero. Ci sono però anche casi di rifiuto di accettare sistemi di pagamento esteri e, in misura minore, casi di ridirezionamento verso altri siti e di blocco dell’accesso al sito. La maggioranza dei geoblocchi deriva da decisioni commerciali unilaterali dei dettaglianti, ma il 12% di questi ultimi afferma di essere soggetto a restrizioni contrattuali alla vendita oltreconfine per almeno una delle categorie di prodotti offerti.

Per quanto concerne i contenuti digitali online, il geoblocco viene applicato dopo avere analizzato l’indirizzo IP (Internet Protocol) dell’utente, che permette di identificare e localizzare il computer o lo smartphone. Il 59% dei fornitori di contenuti digitali che ha risposto ha precisato che sono i fornitori a monte che impongono per contratto l’uso dei geoblocchi. Per quanto riguarda la diffusione dei geoblocchi, esistono notevoli differenze, che dipendono dalle categorie dei contenuti digitali e dagli Stati membri dell’UE. I risultati dell’indagine però, basati su risposte delle aziende avvenute su partecipazione volontaria, non possono essere considerati statisticamente rappresentativi rispetto al complesso dei mercati del commercio elettronico dell’Ue.

Queste e le altre informazioni raccolte dalla Commissione sono volte ad individuare eventuali problemi di concorrenza, ma integreranno anche le altre azioni della Commissione nel quadro della Strategia per il mercato unico digitale per affrontare il problema degli ostacoli che intralciano il commercio elettronico transfrontaliero.

Spiega Margrethe Vestager, commissaria europea responsabile della politica di concorrenza: «Le informazioni raccolte grazie alla nostra indagine settoriale sul commercio elettronico hanno confermato gli indizi che ci hanno spinto ad avviare l’indagine: non solo la pratica dei geoblocchi impedisce spesso ai consumatori europei di acquistare prodotti o contenuti digitali online in altri paesi dell’UE, ma esistono casi in cui tale pratica è il risultato di restrizioni previste dagli accordi tra fornitori e distributori. Il fatto che un’impresa che non occupa una posizione dominante decida unilateralmente di non vendere all’estero esula dal campo di applicazione del diritto della concorrenza. Tuttavia, se la pratica del geoblocco viene adottata in virtù degli accordi, dobbiamo verificare se non siano all’opera comportamenti anticoncorrenziali, cui si può porre rimedio utilizzando gli strumenti di cui l’Unione europea dispone in materia di concorrenza».

Torna il vinile, e Sainsbury’s lo rimette sugli scaffali dopo 30 anni

Un ritorno inatteso ma segno in fondo dei tempi: il vinile, quel supporto musicale di plastica nera che i nativi digitali a mala pena riconoscono, sta vivendo una stagione d’oro nel Regno Unito, e Sainsbury’s, una delle quattro principali insegne della Gdo britannica, lo rimette sugli scaffali, dai quali l’aveva tolto nei lontani anni ’80 del secolo scorso.

Il formato classico, l’LP (ricordate?) è tornato in 171 pdv dell’insegna il 21 marzo, a festeggiare la primavera. L’assortimento sarà un mix ragionato di classici evergreen (Beatles in primis ma anche, Fleetwood Mac (Rumours), Bob Marley (Legend), Back to Black di Amy Winehouse) e novità.

La domanda di vinili è cresciuta lo scorso anno del 60% e del 70% nel primo trimestre del 2016 secondo the Entertainment Retailers Association. Al top della chart vinili c’è, ancora lei, Adele’s con il suo ultimo disco (è il caso di dirlo), “25”.

“Non vediamo questo ritorno come una moda passeggera ma come una parte complementare della nostra offerta musicale, che avrà un futuro a lungo termine nei nostri punti vendita. Il vinile sta decisamente vivendo un revival con una richiesta che ogni anno diventa più consistente. Vogliamo rendere facile e piacevole l’esperienza del vinile a quei nostri clienti che sono pronti a ritornare a questo formato, che risuona in loro a un livello emozionale” ha detto Pete Selby, Sainsbury’s Head of Music and Books.

Lidl parte con l’e-commerce anche in Belgio, con 350 articoli non-food

Dopo la Germania, dove è attivo dal 2009, anche Lidl Belgio parte con un sito dedicato all’e-commerce che al momento contiene 350 articoli non food, dal bricolage all’abbigliamento, dalla casa al ciclismo. E il prossimo mercato a beneficiare delle vendite online del discounter tedesco potrebbe essere, secondo il sito ECommerce News, il Belgio.

La consegna per ora è prevista solo a casa tramite il servizio postale belga, Bpost, mentre non è stato attivato il click and collect.

Le motivazioni di questa mossa sono state così spiegate Marjolein Frederickx, responsabile e-commerce di Lidl Belgium: “Vendiamo prodotti che di solito sono disponibili nei negozi solo per pochi giorni mentre nel negozio online possiamo tenerli per un periodo più lungo. Una maglietta ad esempio può essere in vendita per tutto l’anno, una giacca a vento da sci per tutta la stagione invernale. Vogliamo entrare nell’e-commerce lentamente. Con il tempo aggiungeremo altre categorie di prodotti all’assortimento disponibile online”.

 

Il retail sostiene il vicinato: Starbucks apre a Queens il suo primo community store

Starbucks punta sulla responsabilità sociale d’impresa “locale” e apre nel Queens a New York il suo primo community store, negozio incentrato sulla vita della comunità: ne seguiranno altri 15. È un trend crescente nel retail, inaugurato da Nike a Brooklyn, quello di aprire un punto vendita “localizzato” in zone disagiate della città e che alla comunità offre non solo prodotti ma anche servizi e un luogo di aggregazione che, in qualche modo, ha l’ambizione di porre un argine alle difficoltà economiche e sociali vissute dalla popolazione che orbita nelle vicinanze.

Starbucks-Queens-1Il nuovo Starbucks di Queens, quartiere multietnico di New York noto alle cronache nere negli anni ’90 per lo spaccio di droga, sorge all’angolo tra Sutphin Boulevard e 89th Avenue, ed è solo il primo di una serie di locali che apriranno in varie zone a medio o basso reddito degli Stati Uniti, almeno 15, con l’obiettivo di supportarne lo sviluppo economico e sociale. Ogni caffetteria, oltre ai tradizionali spazi caratteristici della catena, avrà un’aula a disposizione delle organizzazione no-profit locali che lavorano per dare formazione professionale tramite corsi dedicati ai giovani della zona, spesso disoccupati e già fuori dal sistema scolastico.

A Queens i corsi vertono su food, servizio e ristorazione: “Stiamo adattando il nostro know how per dare un’opportunità ai giovani del quartiere. Li formeremo perché possano intraprendere carriere nella ristorazione e nel settore alimentare – spiega Ben Thomases, direttore esecutivo dell’organizzazione Queen’s Community House -. Starbucks è nota per la qualità del suo servizio e sappiamo che queste abilità possono essere trasferite a una serie di posizioni nella ristorazione, ma anche altrove.” Il focus è sulla responsabilità sociale, sull’impiego di mano d’opera locale (che tra l’altro conosce il luogo e ha contatti con i clienti spesso diretti) ma anche sulla personalizzazione del punto vendita che si vuole legato al genius loci, anche se in qualche modo risulta standardizzato per il solo appartenere a una catena. Ci stiamo allontanando anni luce dall’ottica McDonald’s di trovare lo stesso panino (e lo stesso layout) ovunque nel mondo (e lo sta capendo anche McDonald’s).

Starbucks-Queens-2Chissà se il concept sarà riprodotto anche in Italia, magari in zone notoriamente disagiate come Scampia, dove da due anni Conad è intervenuta presso l’Istituto tecnico industriale G. Ferraris con il progetto Resto al Sud Academy, la scuola online rivolta a giovani talenti digitali nata con il contributo di Conad, della scuola di formazione di Ninja Marketing e di Tiscali. Sicuramente non lo farà nel primo punto vendita, previsto in centro a Milano nel 2017. Ma in seguito, chissà.

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