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Anna Muzio

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Le uova di Pasqua di Tesco private label tutte da fonti sostenibili

Tesco, una delle “Big 4”, le quattro maggiori insegne della Gdo britannica, continua nel suo impegno verso la sostenibilità e questa Pasqua garantisce la sostenibilità per tutte le 54 referenze di uova di cioccolato vendute con marchio commerciale. Il cacao utilizzato proviene da piantagioni sostenibili ed è certificato da tre programmi UTZ cocoa programme, Cocoa Horizons e Fairtrade. Il loro obiettivo è di promuovere un’agricoltura sostenibile ed etica più efficiente e garantire un prezzo più alto di quello normalmente garantito dal mercato con dei “premi”, che la comunità reinveste on programmi di sviluppo locale ed educazione.

“È importante – rilevano dalla catena – perché l’industria del cacao presenta una serie di problematiche tra cui lo sfruttamento intensivo del suolo, la deforestazione, l’uso indiscriminato di sostanze chimiche, ma anche il lavoro minorile, paghe basse e condizioni di lavoro misere”.

Tesco ha anche aderito alla World Cocoa Foundation, un organismo che riunisce attori dell’industria del cacao per supportare gli agricoltori e le comunità che coltivano cacao.

Le uova di Pasqua sono solo il primo step: l’obiettivo è di garantire la sostenibilità del cacao in tutta i prodotti a private label Tesco.

Coop preme l’acceleratore sulla filiera pulita con “Buoni e Giusti”. E gli altri?

Per avere un controllo ancora maggiore sulla filiera dell’ortofrutta, Coop ha avviato la campagna “Buoni e Giusti Coop”. Coinvolti tutti gli 832 fornitori che operano con oltre 70.000 aziende agricole. Le 7.200 aziende agricole all’origine delle filiere dei prodotti a marchio Coop invitate a aderire alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.

Le notizie di episodi di caporalato e di condizioni di lavoro inaccettabili nei campi italiani, specie durante la raccolta, hanno fatto notizia la scorsa estate fino ad arrivare agli episodi di cronaca con persone, italiane e straniere, decedute nei campi. Un duro colpo anche per l’agroalimentare in genere, che ha avuto ripercussioni anche all’estero. La Gdo, coinvolta in prima persona, non si era ancora impegnata in controlli di questa portata, ritenuti troppo difficili e dispendiosi. Anche la politica si era mossa per affrontare il problema delle agromafie con una proposta di legge presentata dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli. Secondo l’ultimo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti ed Eurispes, solo nel 2015 il business delle agromafie avrebbe ammassato 16 miliardi di Euro.

In realtà l’impegno di Coop sulla questione è decennale, con l’insegna tra le prime in Europa a certificarsi secondo lo standard etico SA8000 “ma – si legge in un comunicato -, a fronte di una situazione critica e drammatica che getta sempre più ombre sul cibo che arriva sulle nostre tavole, vogliamo rilanciare. Il rischio è che l’impresa “cattiva” scacci quella buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone”.

“Noi ci siamo. Ci aspettiamo un grande e più forte impegno da parte degli organi ispettivi e di controllo e del Governo nella lotta all’illegalità, al lavoro nero, al caporalato e alle truffe alimentari. Allo stesso tempo ci auguriamo che le associazioni dei produttori agricoli operino affinché le proprie imprese aderiscano alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità il cui accesso deve essere reso più semplice”.

Coop ha individuato 13 filiere ortofrutticole più esposte ai rischi di illegalità e dove più frequentemente emergono episodi di sfruttamento dei lavoratori. Con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità si attueranno controlli sulla filiera degli agrumi, per proseguire con le fragole, i pomodori, i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri 5 ortaggi di largo consumo. Saranno coinvolti non più soltanto gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

Dai primi dati che hanno coinvolto la filiera degli agrumi coinvolgendo tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole in tre regioni – Calabria, Sicilia e Puglia – non è emersa alcuna segnalazione di gravi non conformità (caporalato, lavoro nero o casi di discriminazione). Le problematiche emerse riguardano norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop” è la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Non un semplice invito, ma l’impegno ad iscriversi allìl’organismo autonomo nato sotto l’egida del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali “per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo” e rivolto alle 7.200 aziende agricole dei prodotti a marchio Coop e che attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. La complessità della procedura sta però ostacolando un’adesione massiccia.

 

Prezzo basso filiera a rischio

È chiaro che i prezzi troppo bassi e le promozioni eccessive possono rivelare un sistema di forniture agricole non trasparente. “Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari, vogliamo affrontare anche il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono e si debbono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori sia i produttori abbiano il giusto prezzo. Come Coop siamo attenti a riconoscere ai produttori agricoli prezzi equi, non il prezzo più basso del mercato che in certe filiere nasconde l’illegalità. Va segnalato che problemi importanti nella formazione del valore dei prodotti ortofrutticoli sono sia quello dei costi intermedi e logistici (che pesano quasi il 40% sul prezzo finale) che quelli di una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori; se ne avvantaggerebbero sia i consumatori che gli agricoltori” conclude Marco Pedroni, Presidente Coop Italia.

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I pagamenti via smartphone con Jiffy raggiungono i 300mila utenti

Solo un anno fa sembravano un po’ fantascientifici i pagamenti person-to-person, ovvero l’invio di denaro tra conoscenti via smartphone, o i piccoli acquisti effettuati con un tap dello schermo: oggi Jiffy, il servizio sviluppato da SIA per inviare e ricevere denaro in tempo reale dallo smartphone, ha superato i 300mila utenti registrati. Il valore medio per transazione è pari a 44 euro, mentre circa il 50% dei trasferimenti è al di sotto dei 25 euro.

Per trasferire denaro, basta selezionare il destinatario dalla rubrica personale dello smartphone, inserire l’importo, un eventuale messaggio e con un click il denaro viene immediatamente inviato e può essere subito utilizzato dal beneficiario. Per attivare Jiffy bisogna registrarsi sul sito della propria Banca e scaricare l’App fornita dalla Banca stessa.

Conforme agli standard dell’European Retail Payment Board (ERPB) e già predisposto per essere integrato con l’infrastruttura pan-europea di instant payments che verrà realizzata da EBA Clearing entro il 2017, oggi Jiffy è il servizio per pagamenti P2P leader nell’area euro con il maggior numero di banche aderenti. Essendo basato su bonifico SEPA, è aperto a tutti gli istituti di credito operanti nell’Area Unica dei Pagamenti in Euro, potenzialmente utilizzabile da oltre 400 milioni di correntisti europei.

Con le ultime quattro entrate nel 2016, salgono a 23 i gruppi bancari che hanno aderito al servizio per pagamenti P2P di SIA da quando è stato lanciato sul mercato italiano. Jiffy è attualmente a disposizione dei correntisti di BNL, Banca Popolare di Milano, Cariparma, Carispezia, Che Banca!, Friuladria, Gruppo Carige, Hello bank!, Intesa Sanpaolo, Banca Mediolanum, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Vicenza, UBI Banca, UniCredit, Webank e Widiba. Prossimamente Jiffy sarà disponibile anche per Banca Popolare di Sondrio, Cassa Centrale Banca, Gruppo Poste Italiane, Raiffeisen, Veneto Banca e Volksbank Banca Popolare. Una volta attivati tutti gli istituti di credito, il servizio sarà, quindi, fruibile da oltre 32 milioni di conti correnti italiani, pari a oltre l’80% del totale.

La raccolta punti di Pampers diventa digitale e multicanale

Era ormai un classico la raccolta punti di Pampers, la nota marca di pannolini di Fater che ora, segno dei tempi, passa al digitale con strategie multicanali. Complice la partnership con Cemit del Gruppo Mondadori,  che l’ha supportata nello sviluppo della collection “Regali dei desideri 2.0” Pampers.

Cemit si occupa da oltre 20 anni di molte delle attività promozionali e di fidelizzazione di Pampers, ha sviluppato, integrando il know-how in digital engagement di Kiver (oggi parte di Cemit), un sistema multicanale che dà la possibilità di affiancare la tradizionale raccolta punti cartacea con i canali digitali web, app e mobile (via SMS). Ciò è reso possibile dalla codifica univoca di ogni singola confezione di prodotto coinvolta nell’iniziativa da parte di Fater, e dallo sviluppo di una piattaforma in grado di dialogare con i sistemi dell’azienda cliente, da parte di Cemit.

La nuova raccolta punti di Pampers introduce nel progetto di fidelizzazione una coinvolgente componente di gamification che permette di guadagnare punti aggiuntivi con le “Baby Mission”: rispondendo a sondaggi online, invitando amici a partecipare alla raccolta, condividendo sui social un contenuto, partecipando ai giochi o diventando Ambasciatrice Pampers, è possibile ricevere ulteriori punti omaggio.

Altri punti sono rilasciati semplicemente partecipando alla raccolta attraverso il sito www.pampers.it, via SMS e con la Pampers App. In seguito, una volta acquistati i prodotti, si procede con la registrazione dei codici Pampers (Pannolini, Salviette e Teli) e la collezione dei “punti digitali”. obiettivo finale: rgagiungere i clienti ovunque siano, off e online.

Nella cosmesi è sempre più e-commerce: 170 milioni nel 2015, +22%

Valgono 170 milioni di euro gli acquisti online di prodotti cosmetici nel 2015, in crescita del 22% sull’anno precedente. Più dell’intero Net Retail italiano (+19% nel 2015 rispetto al 2014). Lo rivela il report di Netcomm “Acquisti online di cosmetica – Key Findings”, in uno studio svolto dal Consorzio del Commercio Elettronico e da Cosmetica Italia con L’Oréal e Mediterranea Fratelli Carli e con il supporto di Human Highway.

Gli acquirenti online di cosmetica sono il 16,2% degli utenti Internet italiani maggiorenni. Due acquirenti online di cosmetica su tre sono donne (65,4%) e in metà dei casi hanno un’età compresa tra 25 e 44 anni ma in media più elevata del totale degli acquirenti online. Gli acquirenti online di prodotti di cosmetica sono cresciuti del 18% nell’ultimo anno, raggiungendo i 4,7 milioni di individui, 2 milioni dei quali sono acquirenti abituali, ovvero hanno acquistato più di una volta un prodotto di cosmetica negli ultimi sei mesi.

Nel 2015 ogni 100 euro spesi in Italia in prodotti di cosmetica, 2,2 sono passati attraverso il canale online. L’acquisto online di prodotti cosmetici avviene nell’89% dei casi su un sito Web del merchant e solo in 11 casi su 100 via App. I merchant più utilizzati nell’acquisto online sono gli eRetailer, ovvero soggetti nati con la Rete e che non esistevano prima dell’avvento di Internet, seguiti dai produttori che trovano nell’online il modo per raggiungere direttamente i propri clienti.

A guidare lo shopping online è soprattutto la comodità, che comprende la convenienza (risparmio, offerte) e la disponibilità (prodotti difficili da trovare, ampio catalogo disponibile). Consegna gratuita e prezzo conveniente rispetto al negozio poi sono parametri di garanzia per un servizio di acquisto online perfetto, insieme a sicurezza, affidabilità, serietà e ottime recensioni.

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“È con un segnale positivo che si aprono le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia in occasione del Cosmoprof di Bologna – ha dichiarato Gian Andrea Positano, Responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia -. Sul fronte del mercato interno il 2015 segna infatti una crescita del 2,2% per un valore che supera i 9.700 milioni di euro. In questo contesto la rilevazione delle vendite di cosmetici online è prossima ai 170 milioni di euro nel 2015, analogamente agli andamenti positivi registrati dalle vendite dirette (oltre 720 milioni di euro, +15%), che testimoniano un’evoluzione nelle modalità di acquisto dei consumatori cui la ricerca coordinata con Netcomm offre un significativo quadro di analisi”.

 

Più smartphone meno tablet e acquisti più veloci

Nel quarto trimestre del 2015 il settore health & beauty nell’e-Commerce a livello mondiale ha registrato un aumento del 25% dei carrelli con una crescita del 19% degli ordini. Secondo i dati dello Shopping Index rilasciati da Demandware, a livello globale, con un calo rispettivamente del 19% e 10 il tablet stia vivendo un momento di crisi. Mentre lo smartphone continua a registrare un aumento del traffico del 30% e una crescita degli ordini del 50% anno su anno. Nel settore beauty, il Pc resta il dispositivo preferito (46% di traffico e 69% degli ordini), seguito dallo smartphone (46% e 21%) e, ultimo, il tablet (8% di traffico e 11% degli ordini).
Cambiano anche i tempi di acquisto, con visite più efficienti nel coinvolgere i consumatori e una tendenze verso una navigazione e acquisti più veloci. Nel beauty, il tempo medio di permanenza per visita nel corso del Q4 del 2015 è diminuito del 10% (7,2 minuti); da smartphone la diminuzione è stata del 16%, pari a 6,3 minuti.

Nel beauty la crescita del 10% delle visite ha portato a un aumento del 25% dei carrelli e, conseguentemente, a un incremento del 19% degli ordini.

È però l’abbigliamento il settore che nel quarto trimestre ha registrato una crescita degli ordini molto maggiore rispetto agli altri segmenti. Nel commercio digitale sono i settori bellezza e cosmesi a registrare i più alti tassi di sconto, insieme all’abbigliamento sportivo. La spedizione gratuita è uno strumento universale utilizzato in diversi segmenti e Paesi: ormai gli acquirenti se l’aspettano sempre di più. Nel settore beauty la spedizione gratuita è applicata nell’84% dei casi e su un valore medio di ordine di 82 USD, mentre il tasso medio di sconto è pari al 19%.

 

Iper prima insegna italiana a scegliere il Gs1 Databar

Un codice a barre di dimensioni ridotte, che offre vantaggi in termini di ottimizzazione dei processi di gestione e di quantità e qualità delle informazioni disponibili: è lo standard Gs1 Databar verso il quale Iper, La grande i, ha avviato il passaggio all’utilizzo per la codifica dei prodotti a peso variabile confezionati nei suoi ipermercati, primo retailer italiano.

Il GS1 DataBar è un codice a barre più piccolo rispetto al tradizionale EAN-13 ma capace di contenere un maggior numero di informazioni e di catturarle in una sola lettura: oltre all’identificativo del prodotto GTIN-13, può registrare anche la data di scadenza, il peso netto, il numero di lotto. È ideale per prodotti di dimensioni ridotte, per gli alimentari freschi a peso variabile e per gli articoli che richiedono la stampa di informazioni supplementari.

«Il progetto pilota sviluppato con Iper rappresenta un modello per l’intero settore della Gdo italiana – spiega Massimo Bolchini, Standard Development Director di GS1 Italy. Il GS1 DataBar ha consentito al distributore di ottimizzare la codifica dei prodotti a peso variabile, che ora avviene in modo centralizzato ed univoco, e di rilevare le quantità effettivamente vendute. Può essere utile anche per gestire la tracciabilità e per la pianificazione delle promozioni relative ai prodotti in scadenza».

Il passaggio di Iper al nuovo sistema di codifica ha interessato 17mila referenze tra carne e salumi, pesce, ortofrutta, gastronomia, formaggi, pane, pasta, pasticceria, ed ha coinvolto diversi dipartimenti interni all’azienda e dei fornitori di attrezzature. Con l’obiettivo di superare le criticità dovute alla soluzione tradizionalmente diffusa in Italia e di offrire un servizio migliore al consumatore finale.

«L’adozione della simbologia GS1 DataBar – dichiara Valerio Cortese, Direttore Sistemi Informativi di Iper Montebello Spa – offre a Iper l’opportunità di migliorare i processi gestionali, ma garantisce anche una migliore sicurezza all’esperienza di acquisto del proprio cliente e introduce tecniche di tracciabilità che saranno in futuro sempre più un fattore di qualificazione e distinzione del prodotto alimentare».

Partita nel punto vendita pilota di Vittuone a metà luglio 2015, l’adozione del GS1 DataBar prosegue al ritmo di un punto vendita alla settimana: la copertura completa dei 26 ipermercati Iper è prevista nel corso del 2016. Anche il nuovo punto vendita di Arese, la cui apertura è prevista ad aprile 2016, dovrebbe partire con la nuova gestione.

Cosa rende un punto vendita innovativo? Parte 1, Makerland e Zodio

Come creare, oggi, un punto vendita realmente innovativo? Quattro esempi, uno completamente diverso dall’altro, ci mostrano la via. Makerland, il fai da te tech che guarda al futuro; Zodio, con i percorsi sensoriali e la passione che si fa social; Gourmeet il grocerant di Napoli che porta la ristorazione, anche innovativa, nel supermercato; Undiz, la shopping experience veloce, digitale e divertente che fa di necessità (spazi retail limitati) virtù. Quattro casi diversi tra loro ma accomunati da una cosa: un approccio nuovo alla vendita che rende il punto vendita “fisico” coinvolgente e interessante, un luogo insomma dove vale la pena andare, esserci.

Abbiamo intervistato i protagonisti di queste quattro piccole “rivoluzioni” chiedendo loro una sola cosa: come si fa innovazione nei vostri punti vendita? Ecco cosa ci hanno risposto. In questa prima parte la parola va a Luca Previato, Resp. Rep. e Pianif. Auchan Retail Italia e “anima” del progetto Makerland e Marco Montemerlo, Direttore Generale Zodio.

 

Cosa rende un punto vendita innovativo? Parte 2, Gourmeet e Undiz

In questa seconda parte della video intervista sul punto vendita innovativo parlano Giuseppe Medici, Socio Conad e fondatore di Gourmeet  e Sebastien Bismuth, Direttore Generale di Undiz (Gruppo Etam).

Due esperienze che guardano al futuro in modo creativo e coinvolgente, senza dimenticare efficienza ed efficacia. A Napoli all’interno di un supermercato Sapori e Dintorni c’è Gourmeet, bistrò e caffetteria (con Lavazza), innovativo sotto tanti aspetti. Per la proposta, che vede tra le altre cose uno street food d’eccellenza: la “bomba” creata dallo chef tre stelle Niko Romito. Ma anche la possibilità di farsi cucinare le eccellenze del supermercato e fare sinergia tra i due piani: quelli del grocery e quelli del restaurant: e nasce così il grocerant.

Undiz, marchio di intimo del colosso francese Etam orientato alle più giovani, fa di necessità (un punto vendita con spazi commerciali molto ridotti nella via dello shopping di Toulouse) virtù: una shopping experience ludica e coinvolgante ma anche pratica, perché consente di unire e-commerce e negozio reale. E il tutto utilizzando una tecnologia quasi “antica”…

A Milano apre il secondo Pam Local

Si trova a pochi passi da Porta Venezia, in piazza 8 novembre, il nuovo punto vendita Pam Local aperto a Milano. Il format di Pam pensato per i contesti urbani è un convenience store adatto a una spesa facile, comoda e veloce. È il secondo punto vendita cittadino con questo format nel capoluogo meneghino e segue quello di via Giambellino inaugurato lo scorso settembre.
L’inaugurazione ha visto una grande partecipazione di persone che, sin dalle prime ore del mattino, non hanno voluto mancare nel vedere coi propri occhi il nuovo negozio.

Pam-local-3Attenzione, praticità e convenienza sono i punti di forza di tutti i Local che hanno l’ambizione di proporre una modalità evoluta di quel servizio di prossimità di cui si avverte sempre più l’esigenza. Generalmente posizionati all’interno dei centri cittadini o nel cuore dei quartieri, questi negozi offrono infatti, grazie all’orario di apertura continuato fino alle 21 (ed in alcune zone anche fino alle 22), un servizio comodo ed utile sia per i lavoratori che rientrano tardi la sera, sia per le persone anziane della zona, che per fare la spesa non sono più costrette a ricorrere a mezzi di trasporto, potendo trovare tutto ciò che serve per la spesa quotidiana comodamente vicino a casa.
Pam-local-1L’assortimento si contraddistingue anche per la presenza di soluzioni facili e veloci pensate per chi ha poco tempo in cucina, gli intolleranti e tutti coloro che cercano qualcosa di sfizioso, spendendo poco. Consistente inoltre, soprattutto nei reparti freschi, l’offerta di confezioni monoporzione, che consentono di risparmiare, riducendo al minimo gli sprechi alimentari. Numerose infine le referenze Dop ed Igp a testimonianza della grande attenzione alla qualità e al legame con il territorio.
Il format Pam Local è attualmente presente in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna. Liguria e Lazio.

Il viaggio di Pam Panorama nel mondo bio approda a “Fa’ la Cosa giusta!”

Continua il viaggio di Pam Panorama nel mondo di salute e benessere, e approda questo week-end a Milano a Fa’ la Cosa Giusta! la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili che si terrà dal 18 al 20 marzo, dove i prodotti della linea Pam Panorama Bio saranno i protagonisti di cooking show e delle proposte del Bistrot Funny Vegan, la rivista italiana dedicata all’alimentazione vegana. Una selezione dei prodotti di gastronomia vegetale della linea Bio Pam Panorama sarà perciò al centro dei cooking show dello chef stellato Simone Salvini e della blogger vegana Giulia Giunta, del Blog La mia Cucina Vegetale, che li utilizzeranno per la realizzazione delle loro ricette.
La partecipazione della catena a Fa’ la Cosa Giusta! dimostra che l’avanzata del segmento benessere e vegan non è più un mercato di nicchia, ma coinvolge anche le catene generaliste come Pam Panorama, tra le prime insegne italiane a creare una linea private label dedicata ai vegetariani. E la recente apertura a Roma del primo Pam Panorama Bioshop, lo spazio dedicato agli amanti del mondo bio, sottolinea l’impegno di Pam Panorama in questo settore.

 

Pam ritorna a scuola con l’educazione alimentare

L’impegno dell’insegna per la corretta alimentazione proseguirà nei prossimi mesi anche con altri appuntamenti diretti al grande pubblico, fra cui una campagna di digital PR a cui parteciperanno alcune tra le top food blogger del panorama nazionale. Inoltre è stata avviata la seconda edizione di Nutri Il Sapere, il progetto di educazione alimentare sul mondo dei prodotti freschi e biologici che coinvolgerà gli studenti delle scuole primarie italiane direttamente nei punti vendita delle due insegne.

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