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Anna Muzio

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Il Viaggiator Goloso di Unes dopo il temporary va a Marca: 34,9 milioni di euro le vendite 2015

Un giro d’affari nel 2015 di 34,9 milioni di euro per oltre 440 referenze, in aumento del 26,4% sul 2014 con un’incidenza del 6,4% sul volume totale di vendite Unes: sono i “numeri” de Il Viaggiator Goloso, la provate label d’alta gamma del gruppo che della marca commerciale ha fatto una bandiera. tanto da raggiungere in totale il 38,5% delle vendite.

Dopo essere stata protagonista del temporary store a lei dedicato a Milano nel periodo natalizio (vedi Ecco il temporary U2 per la private label d’alta gamma: una prova per il futuro?) la private label sarà a Marca2016 dove l’Ad di Unes Mario Gasbarrino parteciperà alla tavola rotonda con i manager della GDO nel workshop dal titolo “La marca del distributore nel nuovo scenario di consumo: innovazione, qualità, sostenibilità”.

Mario Gasbarrio AD Unes«Il Viaggiator Goloso possiede un’identità autonoma ed è un brand capace di soddisfare l’interesse dei clienti in cerca di alta qualità e tradizione a prezzi accessibili – ha detto Mario Gasbarrino AD Unes -. Il nostro obiettivo è quello di continuare a rafforzare l’identità del brand, poiché il Viaggiator Goloso è un giacimento di prodotti straordinari provenienti direttamente dal nostro territorio. Per questa ragione abbiamo deciso di investire sulla linea e concentrarci sul marchio: prima, durante le festività natalizie, con l’esperimento di successo del Temporary Store a Milano e, ora, partecipando alla più importante manifestazione nazionale dedicata alla marca privata con uno stand dedicato interamente a il Viaggiator Goloso».

Contraddistinta appunto da prodotti del territorio di produzione spesso artigianale e accuratamente selezionati che stimola la tendenza gourmand, la linea possiede anche una versione bio, Il Viaggiator Goloso Bio composta da oltre 65 referenze dedicati a chi è attento alla qualità del cibo e al benessere del corpo e dell’ambiente.

 ravioli B

Acqua S. Bernardo: nel 2015 cresce del 14,5% e riorganizza la produzione

Ha fatto bene il rientro in Italia ad Acqua S. Bernardo nel 2015, avvenuto lo scorso maggio con l’acquisizione da parte del Gruppo Montecristo: nell’anno appena trascorso ha venduto infatti 118 milioni di bottiglie, 15 milioni in più rispetto al 2014, con una crescita del 14,5%.

La nuova politica aziendale e commerciale ha portato a un piano di sviluppo industriale quinquennale volto all’ammodernamento tecnologico degli stabilimenti di Garessio e Ormea, che si accompagnerà al piano di sviluppo marketing del brand.
«Il piano di investimenti – spiega il direttore generale di Acqua S.Bernardo, Antonio Biella – prevede una prima fase di sviluppo nello stabilimento di Ormea che si completerà entro il 2017 attraverso l’installazione di due nuove linee produttive e la predisposizione di una sala di preparazione degli sciroppi dedicata a bibite gasate e bevande piatte in asettico».
Il sito di Ormea diventa il terzo stabilimento del Gruppo Montecristo in grado di produrre bevande in generale e il più completo in termini di ampiezza di prodotti nel suo carnet produttivo.

 

Sviluppo tra brand e private label

«Lo scopo di questa installazione è di avere nuove e moderne linee molto più efficienti in termini di competitività e in termini di qualità per cogliere le opportunità sia sul nostro brand sia sul mercato della private label dove il gruppo è già forte – prosegue Biella -. Il primo obiettivo è dotare l’azienda di una nuova gamma di bevande a marchio San Bernardo che possano permettere al Brand di entrare in mercati paralleli a quello dell’acqua minerale ma strettamente legati ad esso.  Il secondo obiettivo è approcciare il mercato delle private label per sfruttare al meglio la disponibilità di acqua minerale delle altre due fonti Ormea e Ulmeta, rafforzare il nostro ruolo di produttore conto terzi entrando perciò in un mercato nuovo per l’azienda San Bernardo ma consolidato per il gruppo».

A conferma di ciò Acqua San Bernardo sarà a Marca dove presenterà il nuovo tè S. Bernardo, oltre a ulteriori spunti per il settore private label.

Non solo acqua con la sala sciroppi
Ad Ormea verrà installata una linea di ultima generazione in grado di produrre in efficienza  e utilizzando i moderni strumenti di packaging. Verrà prodotta acqua con pack premium e con pack competitivo adatto alle private label. La linea sarà inoltre in grado di imbottigliare le bibite gassate.
La principale novità tecnologica sarà il funzionamento in blocco delle macchine che permette la gestione del processo abbinando insieme soffiatrice, riempitrice e etichettatrice nel blocco riempimento. Il tutto in uno spazio decisamente minore rispetto al passato.
La seconda linea asettica verrà caratterizzata dall’imbottigliamento di bevande quali tè, integratori e bibite a base di frutta senza conservanti.  Il lancio della nuova gamma di prodotti è previsto quest’anno.
Mentre gli altri investimenti rappresentano evoluzioni nel settore dell’imbottigliamento e sono in linea con la tradizione produttiva di San Bernardo, l’installazione di una moderna sala sciroppi rappresenta una nuova frontiera per l’azienda che può così allargare il proprio orizzonte entrando nel mercato delle bevande. «Un lavoro diverso – commenta Biella – che richiede professionalità e competenze differenti, perché si disegna, si crea e si esegue la parte viva del prodotto. Differentemente dall’acqua che va preservata e protetta, ma che per legge si deve imbottigliare così come sgorga, la particolarità delle bevande è la necessità di gestire la ricetta».
La seconda parte di investimenti riguarderà invece lo stabilimento di Garessio, che già nel 2015 era stato oggetto di diversi investimenti sulla linea vetro, con il nuovo formato litro tappo a vite, e prevede il progressivo ammodernamento tecnologico delle linee e dell’area logistica con un nuovo sistema di carico dei camion. Nel corso dell’anno, il 90° per S.Bernardo, fondata nel 1926, saranno installate le prime ribalte automatiche per facilitare il carico dei camion frigo e dei container. Negli anni successivi sono previsti investimenti mirati a sostituire le singole macchine con macchine nuove e più efficienti a livello di consumi energetici.

 

La marca privata non decolla, anzi soffre: +0,1 a valore, -1,5 a volume secondo Iri

Nonostante il successo delle referenze premium e biologiche, nemmeno il 2015 (o quanto meno i primi 9 mesi dell’anno) hanno visto decollare la marca commerciale nella GDO. Secondo i primi dati del 12° Rapporto Marca sull’evoluzione dei prodotti a marca del distributore di IRI, che sarà presentato il 14 gennaio a Marca 2016 e anticipati dal “Sole 24Ore”, il totale delle vendite a valore delle private label ha toccato i 9.548 milioni di euro, con un aumento dello 0,1% sullo stesso periodo del 2014. Un risultato tutt’altro che esaltante considerata la crescita delle referenze e il successo delle linee più evolute, che incontrano meglio le nuove esigenze dei consumatori, tra salute ed esigenze gourmet. Diminuiscono infatti le vendite a volume, che registrano un –1,5% nel periodo gennaio-settembre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014.

Non basta insomma la buona performance dei prodotti premium di alta qualità (che hanno movimentato 606 milioni nel periodo gennaio-settembre 2015, +13,1% sullo stesso periodo del 2014) e dei prodotti biologici (546,6 milioni, +10,8%). Un rallentamento nella crescita, quello delle private label, iniziato nel 2013. Tra i motivi ci sarebbero le azioni promozionali aggressive della marca che di fatto arrivano a “fare concorrenza” proprio alla marca del distributore che dovrebbe risultare più conveniente.

In aumento le referenze: sono 1.173 nei discount, 1.339 nei supermercati e 2.078 negli ipermercati. Interessante anche considerare le quota di mercato del largo consumo confezionato, secondo Adem Lab in calo nei supermercati e negli ipermercati (18,2%, rispetto al 18,4% dei primi nove mesi del 2014) ma in crescita nei discount (53,9%, rispetto ai 51,5% del 2014), che confermano così una maggiore aggressività e competitività dei propri prodotti a marchio.

Grazie a salute e territorio, le private label del gruppo Selex crescono del 3% nel 2015

Alto di gamma, biologico e salute sono aumentate del 10% ma le private label del Gruppo Selex registrano in generale un andamento positivo nel 2015, e raggiungono un giro d’affari al consumo di oltre 750 milioni di euro, in crescita del 3% rispetto al 2014.

Le Marche del Distributore del Gruppo Selex, terzo distributore italiano con una quota di mercato superiore all’11%, contano oltre 5.000 referenze suddivise tra prodotti Selex (oltre 3.000), prodotti Vale (altra marca del Gruppo, 1.100 articoli), proposte Sù e Vanto, le due linee dedicate al canale cash & carry, e Prodotto Risparmio. A questi si aggiungono le linee Le Vie dell’Uva, selezione di vini italiani, Le Bontà del Pasticciere, Armonia & Benessere e l’ultima arrivata, Storie di Gastronomia. Nel 2015 anche il marchio Il Gigante è entrato a far parte della rete Selex e di conseguenza della gestione delle sue private label. L’obiettivo per il 2016 sarà quello di raggiungere la totale sovrapposizione e allineamento del marchio Il Gigante all’offerta Selex.

 

A febbraio una campagna per le Pl

Per comunicare i valori e i punti di forza dei suoi brand, Selex ha pianificato, a partire da febbraio 2016, un’importante campagna istituzionale che coinvolgerà i principali media. Nuovo anche il sito dedicato, prodottiselex.it, dove i consumatori troveranno tutte le informazioni e le novità sulle linee e sui prodotti.

Parte del successo so deve alla capacità di cogliere i nuovi trend e le richieste del consumatore odierno, unite alla capacità di ottimizzare il rapporto qualità-prezzo.
Un esempio sono le linee dedicate a salute e benessere e alle intolleranze, come Vivi Bene Senza Glutine Selex, per i celiaci, Natura Chiama Selex per i comparti dell’ortofrutta a filiera controllata e del bio, o le proposte di Vivi Bene Selex. Aree sempre più premiate dai consumatori e molto spesso non ancora presidiate dall’industria di marca. Altro esempio è la linea Saper di Sapori, che strizza l’occhio ai foodie offrendo prodotti di alta gamma e del territorio, con un centinaio di specialità esclusive frutto di antiche lavorazioni artigianali.

«Intercettare i cambiamenti in atto nelle abitudini di consumo e negli stili alimentari è alla base del nostro impegno quotidiano – afferma Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex -.
 Oggi siamo tutti più attenti al benessere e all’ambiente che ci circonda. Cerchiamo cibi naturali, biologici ed etici. E Selex, con le sue linee specialistiche, vuole garantire risposte adeguate a queste nuove istanze, mettendo a disposizione della clientela prodotti dalle elevate caratteristiche qualitative, ma sempre a prezzi accessibili».

«Fattori premianti delle nostre proposte sono soprattutto la qualità e la sicurezza – sottolinea Luca Vaccaro, Direttore Marche del Distributore del Gruppo Selex – ottenute attraverso un rigoroso piano di analisi (oltre l’80% degli alimentari viene sottoposto a controlli almeno una volta all’anno, con oltre 20.000 parametri analitici monitorati) e un programma di assaggi effettuati da un panel di consumatori rappresentativi della popolazione italiana».

Dolcitalia entra in Gruppo VéGé

È partito il 1 gennaio 2016 l’accordo di collaborazione tra Gruppo Végé e Svive Spa, più conosciuta come Dolcitalia, gruppo attivo nella distribuzione dolciaria (rappresenta circa il 30% dell’intero comparto) con un fatturato aggregato di 290 milioni di euro.
La centrale d’acquisto rivolta al mondo della distribuzione all’ingrosso di prodotti dolciari, articoli d’impulso e beverage per il canale tradizionale è nata nel 1993 da un gruppo di imprenditori grossisti. Dal 2000 Dolcitalia diventa società di servizi che offre consulenza commerciale e di marketing ed è specializzata negli acquisti d’impulso, con una rete di 170 affiliati che serve circa 151.500 punti vendita tradizionali, tra cui 89mila bar e tabacchi, e poi rivendite alimentari, minimarket, dettaglio specializzato e convenience store, ma anche centri sportivi, palestre, catene di distribuzione carburanti, cinema e parchi tematici.
Definito alla vigilia di Natale, l’accordo mette al centro la condivisione e lo scambio di competenze in tutti i settori, dall’informatica alla gestione dati, dagli strumenti di gestione interna ai servizi avanzati di marketingtra le due realtà distributive attive a livello nazionale.

«Siamo entrati a far parte di Gruppo VéGé nella piena convinzione di poter sviluppare una collaborazione a tutto tondo che sia mutualmente vantaggiosa, ma soprattutto orientata alla costruzione di valore aggiunto per la distribuzione dolciaria all’ingrosso” – ha dichiarato Marino Lazzarini, Presidente di Svive -. Intendiamo arricchire la già forte rete di relazioni di Gruppo VéGé con la nostra solida esperienza e know how in un settore strategico come quello dolciario».

Nicola Mastromartino
Nicola Mastromartino

A Gruppo VéGé la partnership avviata da quest’anno con Dolcitalia assicura una visione privilegiata sul mondo del dolciario, ma consente anche l’accesso al know-how specifico e alla rete relazionale sviluppata di quello che può essere considerato a tutti gli effetti un leader di settore.

«L’accordo con Dolcitalia è un risultato eccellente e di straordinaria portata non solo perché si tratta del gruppo di riferimento nella distribuzione dolciaria, ma soprattutto perché questa partnership rende possibili sinergie e vantaggi reciproci di estremo valore, non riducibili alla pur importante sfera delle posizioni contrattuali – ha commentato Nicola Mastromartino, Presidente di Gruppo VéGé -. Siamo già al lavoro per integrare competenze, sistemi e servizi in una prospettiva di crescita armonica e di lungo periodo».

McDonald’s presenta i packaging 2016: stylish ed ecologici

Foto Juan Pablo Castro per McDonald’s.

Punta all’eco-chic McDonald’s con i nuovi packaging 2016 (dai sacchetti da asporto ai bicchieri, alle scatole per i panini). Partiti questo mese negli Stati Uniti, il nuovo look coinvolgerà nel corso dell’anno gli oltre 36mila ristoranti del colosso americano in tutto il mondo.

Evidente il tentativo di “rifarsi il look” e riavvicinare i consumatori al brand un po’ appannato e bersaglio facile negli ultimi anni delle campagne salutiste e della lotta all’obesità. Obiettivo, dichiarato: presentarsi come “un produttore di hamburger moderno e progressista”.

 

Foto Juan Pablo Castro per McDonald’s.
Foto Juan Pablo Castro per McDonald’s.

Per lanciare la nuova “collezione” McDonald’s ha chiesto aiuto agli studenti della Miami International University of Art and Design che hanno creato, a partire dai nuovi contenitori, cannucce e bicchieri, degli “accessori moda” originali come un cappello per il sole, scarpe femminili con “speroni di cannucce” e uno zainetto, sempre di cannucce, per portarsi a casa o in ufficio il pranzo senza occupare le mani.

«McDonald’s è un marchio divertente e moderno e questo era un modo per trasformare il nostro packaging in qualcosa di artistico e dare supporto alla comunità che si esprime attraverso la moda come- ha detto Matt Biespiel, senior director of Global Marketing -. Ogni giorno 69 milioni di clienti in tutto il mondo entrano in un McDonald’s e questo nuovo packaging porterà un cambiamento evidente. Ci siamo divertiti a mettere insieme queste idee e creare pezzi giocosi per connettere il cliente con il Brand».

Per confermare il restyling, non poteva mancare l’impegno verso l’ambiente: la compagnia ha infatti dichiarato di voler produrre il 100% di contenitori di carta con materiale riciclato o da fonti certificate entro il 2020.

Peroni potrebbe diventare giapponese: Asahi interessata all’acquisto da SabMiller

Potrebbe esserci un altro cambio di proprietà per Peroni: lo storico marchio italiano infatti avrebbe risvegliato l’attenzione del produttore di birre giapponese Asahi Group Holdings, che sarebbe interessato ad acquistare il marchio dal colosso sudafricano SabMiller, pronto a vendere alcune operazioni per facilitare la fusione con Anheuser-Busch InBev NV superando gli ostacoli dell’antitrust europeo. Secondo quanto riporta il quotidiano giapponese “Yomiuri”, l’offerta, che riguarda oltre a Peroni il marchio olandese Grolsch sempre di proprietà di SabMiller, ammonterebbe a 3,12 miliardi di euro e potrebbe venire fatta già questa settimana.

Secondo Bloomberg, a cui Asahi non ha voluto confermare la notizia, altri acquirenti interessati ai marchi sarebbero KKR & Co., Mahou-San Miguel Group e Cinven.

Ancora aperta invece la “storia infinita” della fusione tra i due più grandi produttori di birra mondiali, SabMiller e AB InBev appunto, di cui si parla da mesi (vedi il nostro articolo Risiko birra: AB InBev verso il matrimonio con Sab Miller).

 

Responsabilità sociale d’azienda: chi toglie le microbiglie dai cosmetici? In Australia ci pensa la Gdo

Sono dannosissime per gli ecosistemi marini perché non biodegradabili e talmente piccole da infilarsi ovunque, si depositano sui fondali ed entrano tramite pesci e molluschi nell’ecosistema: stiamo parlando delle microbiglie di polietilene, piccole perle di plastica presenti in molti prodotti cosmetici, dagli scrub alle creme per il viso, ma anche in saponi e dentifrici, dove è segnalato come “polyethylene”. Dall’Olanda alla barriera corallina australiana, stanno lentamente invadendo mari e oceani.
Da tempo di sta parlando di varare leggi che ne proibiscano l’uso, anche nella UE, e in USA a fine anno ciò è avvenuto con la firma del Microbead-Free Waters Act of 2015. Greenpeace ne ha fatto una campagna ma non è stata la sola, ma le azioni su web e social dilagano e anche pubblicato le liste di prodotti “incriminati”. Sensibilizzati i consumatori, arrivano le aziende. Perché, si sa, ormai una campagna negativa specie su temi come salute e ambiente può costare molto, molto caro. L’Oréal ha già dichiarato di rinunciare all’impiego di microbiglie di polietilene nei suoi scrub entro il 2017.
In Australia a prendere posizione sono stati i supermercati, e nella fattispecie due “carichi pesanti” come Woolworths (oltre 3.000 pdv tra Australia e Nuova Zelanda) e Coles che ne conta quasi 2400. Mentre il ministro dell’Ambiente si impegnava a bandire l’uso di microplastiche intenzionalmente inserite nei cosmetici entro il luglio 2018, invitando i retailer ad attuare un “bando volontario (ovvero, non a seguito di una vera e propria legge che ancora non c’è), le due insegne australiane hanno risposto all’appello e decidendo di eliminare dagli scaffali qualsiasi prodotto contenente microplastiche entro il 2017. E incominciando dai prodotti a marchio.
Un portavoce di Coles ha dichiaarto a Mashable Australia. «Coles è felice di confermare che abbiamo tolto le microbiglie da tutti i prodotti a marchio. Consulteremo anche i nostri fornitori affinché eliminino le microsfere e ci confronteremo con i fornitori di prodotti di marca per assisterli nella transizione».
Woolworths da parte sua ha dichiarato: «siamo felici di essere all’avanguardia nell’affrontare questo problema. Abbiamo lavorato per eliminare le microbiglie dai nostri prodotti per la pelle e l’igiene da tuti i nostri prodotti meno uni, che le eliminerà nei prossimi mesi».

Per Coop nel 2016 torna la speranza, tra ripresa slow e timori. Gdo a +0,7% grazie ai freschi

Un 2016 tra ripresa e speranza, con un incremento nei consumi delle famiglie stimato nell’1,4%, l’aumento maggiore degli ultimi 10 anni: è quello che rilevano Nomisma e Ref Ricerche per il “Rapporto Coop”, con i risultati del sondaggio di inizio anno e le previsioni sui consumi 2016. In quanto a “sentiment”, pensa positivo e spera in un miglioramento più di un terzo degli italiani. Un sesto identifica il nuovo anno con il cambiamento. Resta però chi guarda nero: il 14% del campione pensa sia il timore il sentimento dominante del 2016. Fa paura però non tanto la crisi (la identifica con il 2016 solo l’8,5% degli intervistati), mentre l’idea di ripresa supera di ben dieci punti quella di rinuncia (12,2% contro il 2,6%).

 

I Millennials tirano il carro dei nuovi consumi

Per l’anno appena iniziato il 55% degli italiani non prevede cambiamenti di rilievo nelle proprie spese, ma si registra un piccolo saldo positivo tra chi vede una spesa per acquisti in crescita (17,8%) e chi la stima in calo (16,2%). I millenials e i ceti più agiati sono le categorie che prevedono di aumentare maggiormente i consumi. E dopo l’orizzonte grigio della crisi si apre la voglia di svaghi e divertimento. Il 42% pensa di riprendere a viaggiare, il 32% tornerà a divertirsi, il 20% ha intenzione di spendere di più pur di avere un cibo di qualità. Seguono a pari merito nelle intenzioni di spesa la ristrutturazione della casa e la nuova ossessione della palestra e della cura di sé (entrambe intorno al 16%).

La fotografia del rapporto Coop conferma ancora una volta però come l’Italia sia a due velocità, con le regioni centrali e il Nord Ovest ottimisti, e un Sud con prospettive di consumo ancora negative. Inoltre, la ripresa è ancora debole, se si considera che i consumi procapite nel 2016 si assesteranno, nonostante il lieve incremento dell’1,4%, sui livelli degli anni Novanta, e saranno più bassi di oltre 1700 euro rispetto al 2007 segnando un -9% rispetto a quell’anno.

 

Natale in lieve ripresa

Seppur con lievi margini, gli acquisti natalizi nel mese di dicembre nella GDO confermano l’incremento delle vendite dell’intero 2015, facendo segnare circa mezzo punto percentuale a valore in più rispetto al 2014. Nella settimana di Natale si è registrato un incremento del 3%: una dimostrazione in più di quello che già si sapeva, ovvero che gli acquisti tendano sempre più ad attestarsi last minute.

 

I consumi alimentari verso una maggior sobrietà

Bio, canali alternativi, meno calorie e più attenzione a quello che si consuma, con un focus sul free from e i prodotti locali, sono le tendenze che continueranno ad affermarsi nell’anno a venire (vd Cinque macro tendenze per l’alimentazione nel 2016. Il tutto in un quadro che vede, per gli alimentari (e l’abbigliamento) una spesa sotto la media dell’anno. Sulla scia dei temi cari a Expo, la tavola resta il luogo di sperimentazione per eccellenza; il 30% del campione dimostra un maggiore interesse per i prodotti del territorio,  il 25% sceglierà più biologico, il 21% ridurrà il consumo di carne e sarà più attento alla propria dieta. Tutto ciò però senza dimenticare l’attenzione al risparmio e la rinuncia al superfluo: il 40% degli italiani nel 2016 presterà maggiore attenzione agli sprechi alimentari e il 27% si dedicherà a cucinare a casa anche alimenti “di base” come pizza, pasta, dolci, marmellate e pane.

Ancora poco utilizzato nelle intenzioni sarà invece il ricorso all’e-commerce alimentare. Resta invece la tendenza a rivolgersi a canali alternativi come l’acquisto diretto dagli agricoltori (poco più del 20%), l’autoproduzione (“coltiverò un orto” è l’ambizione per il 14,1% del campione) e il discount come meta preferita da un altro 14%.

gdo-ristrutturazione

In questo contesto si prevede che i fatturati della GDO rimarranno sotto la soglia dell’1% a totale assortimento, con un lieve incremento del risultato positivo registrato nel 2015.

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Nell’anno appena iniziato infatti si prevede un incremento dei prodotti freschi a peso variabile mentre resteranno negative le vendite del non food.

gdo_alimentari

Si ridurrà ancora lievemente la pressione promozionale mentre il carrello perderà ancora un piccola porzione del suo valore medio ma con un processo di progressiva decelerazione.

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Amazon spinge ancora avanti l’e-commerce e testa i pagamenti a rate

L’e-commerce evolve a conquista sempre nuovi clienti e Amazon guarda avanti e inventa nuove modalità, in linea con stili di vita moderni che diventano nuove abitudini. Così è stato per le consegne veloci, anche in due ore in certe aree urbane, per i clienti Prime. Il prossimo step, attualmente in fase di test nel Regno Unito, si chiama Amazon Pay Monthly è consente di rateizzare i pagamenti per articoli (facile pensare all’elettronica e all’informatica) che costano più di 400 sterline (550 euro). E, anche se è piuttosto alto il tasso di interesse (16,9%), grazie all’ampiezza dell’assortimento e alla comodità delle spedizioni il nuovo servizio potrebbe rivelarsi un successo, ponendo in difficoltà dopo i supermercati (Amazon Pantry, l’assortimento nel grocery è stato da poco lanciato in Gran Bretagna ed è giù attivo on Italia) anche i big dell’elettronica di consumo. Oggi nella terra d’Albione, domani anche da noi visto che il servizio, se il test risulterà positivo, potrebbe essere esteso ad altri Paesi.

 

Natale all’insegna della consegna veloce

Intanto il re delle dot.com fa il consuntivo natalizio, che vede globalmente oltre 200 milioni di prodotti spediti gratuitamente con l’abbonamento Prime e tre milioni di nuovi iscritti solo nella terza settimana di dicembre.

Tra i prodotti più venduti in Italia c’è un giusto mix di innovazione e tradizione. Se infatti nell’elettronica di consumo vince lo smartphone Motorola Moto G 3 e tra i Videogame sbanca Call Of Duty: Black Ops III per PlayStation 4, si avvantaggiano di un fascino vintage i Dr. Martens Original rigorosamente neri (best seller tra le scarpe) e il “vecchio” Casio A-158WA (il più venduto tra gli orologi).
Altri “campioni di vendite” su Amazon questa stagione natalizia a Natale sono stati:

Alimentari: Oreo – Biscotti al Cacao Magro, Ripieni di Crema.
Libri: La dieta del dottor Mozzi. Gruppi sanguigni e combinazioni alimentari
Musica: “25” by Adele
Film: Star Wars Original Trilogy – Episodi 4-5-6 (3 Dvd)
Giochi: Crayola 74-7054 – Laboratorio dei Pennarelli
Casa e Cucina: Nespresso Essenza EN97.W macchina per caffè espresso di De’Longhi, colore Bianco Sand
Bellezza: Glow set professionale di 12 pennelli per il trucco
Baby: Tommee Tippee 82038502 Sangenic Tec Ricarica, 9 Pezzi
Abbigliamento: Ferrand Kigurumi Pigiama Unisex Adulto Animale Blu Stitch
Sport & Outdoors: Xiaomi Braccialetto Ottimizzato Leggero IP67 Intelligente Senza Fili Bluetooth
Fai da te: Aspiracenere elettrico Cenerill 800 W

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