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Anna Muzio

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Arrivano le guide di GS1Italy Indicod-Ecr per la tracciabilità e l’etichettatura di carni e pesce

GS1 Italy | Indicod-Ecr ha rilasciato le nuove linee guida per la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti ittici e delle carni suine, ovino-caprine e di volatili.

L’obiettivo delle linee guida, frutto di un lavoro che ha coinvolto i vari attori della filiera, è stato quello di informare su come, attraverso gli standard GS1, rispondere ai requisiti legali espressi dai recenti regolamenti internazionali in tema di tracciabilità e di etichettatura, con lo scopo di fornire al consumatore finale le corrette informazioni su ciò che sta acquistando.

Le linee guida sono rivolte alle aziende di produzione e di trasformazione, alle imprese di distribuzione, ai fornitori di servizi e a tutte le realtà coinvolte nelle filiere dei prodotti ittici e delle carni suine, ovino-caprine e di volatili.

Il sistema GS1 è uno standard che ha il vantaggio di fornire soluzioni globali in grado di rendere più efficienti ed efficaci i processi di identificazione e di comunicazione delle informazioni tra partner commerciali, aumentando la precisione e l’accesso ai dati e migliorando i processi logistici della filiera.
Per ognuna delle due filiere, carni e pesce, le linee guida si compongono di due documenti.
Il primo riguarda i requisiti informativi analizzati e le modalità di trasferimento attraverso tutti gli strumenti standard GS1, e in particolare identificazione e codici a barre (AIDC), scambio elettronico dei documenti (GS1 EDI), allineamento delle anagrafiche di prodotto (GS1 GDSN) e condivisione in tempo reale delle informazioni di tracciabilità (GS1 EPCIS).

Il secondo tratta della soluzione nazionale condivisa dal gruppo di lavoro per la tracciabilità e il trasferimento di informazioni tra operatori professionali della filiera. Si basa sull’utilizzo degli strumenti di identificazione e codici a barre (AIDC) e lo scambio elettronico dei documenti (GS1 EDI).

Le guide sono disponibili ai seguenti link:

Prodotti ittici: Standard GS1 per il settore ittico. Allinearsi agli ultimi regolamenti comunitari: tracciabilità e informazioni al consumatore finale

Carni carni suine, ovino-caprine e di volatili: Standard GS1 per il settore carni. Allinearsi agli ultimi regolamenti comunitari: tracciabilità e informazioni al consumatore finale

Soddisfazione è stata espressa dai partecipanti ai gruppi di lavoro che hanno lavorato sulle linee guida.
«Abbiamo molto apprezzato la possibilità di apportare alla discussione il contributo dell’industria di trasformazione, importante anello della filiera ittica attraverso cui le informazioni di tracciabilità ed etichettatura dei prodotti della pesca, oggetto di scambi commerciali sempre più “globalizzati”, vengono trasferite dalla produzione primaria alla distribuzione al dettaglio e all’ingrosso- ha detto Massimiliano Moretti, Responsabile Assicurazione Qualità di Mobilpesca Surgelati – . All’interno del gruppo di lavoro si è pertanto evidenziata la necessità di adottare standard di comunicazione dei dati ampiamente condivisi a livello internazionale, nonché di agevole implementazione anche per le piccole e medie aziende, che costituiscono la gran parte del comparto ittico del nostro Paese».
Secondo Carrefour, «Di fronte all’esigenza comune a produttori e distributori di ottemperare agli ultimi requisiti normativi, è stato importante definire e condividere con i vari attori coinvolti nel processo uno standard univoco di gestione della tracciabilità».
Conferma anche Monica Ramaschi, Responsabile R&D del Gruppo Agroalimentare Ferrarini Vismara: «È stato importante costituire un tavolo di lavoro condiviso tra Industria e Distribuzione per confrontarsi ed individuare una soluzione comune che permetta alla filiera di rispondere con efficienza ai requisiti normativi».

Bio in Gdo, un mercato da 860 milioni (+20%): e le più vendute sono le uova

Quanto vale il biologico nella grande distribuzione? Domanda di non poco conto, dato che bio e premium sono i comparti in crescita, anche nella Mdd. Secondo i dati Nielsen, presentati a Marca da Assobio, il biologico è un mercato che vale 863,8 milioni di euro in termini di vendite con un aumento nell’ultimo anno (novembre 2014 – novembre 2015) pari al 20%.

I prodotti più “gettonati”? Forse un po’ a sorpresa sono le uova (con un fatturato di oltre 61 milioni, +8,4% sull’anno precedente), al secondo posto le composte di frutta (oltre 60 milioni, +8,2%), alternativa “light” a confetture e marmellate. Al terzo posto le gallette di riso (sfiorano i 50 milioni, +21,4%) seguiti dalla frutta fresca (42 milioni, +12,4%). Oltre 37 milioni per i brick di bevande alla soia (+25,2%), 37 milioni per la pasta di semola (+29%), 35 per gli alimenti a base di soia (+37,3%), oltre 30 milioni di ortaggi (+8,3%), 29 milioni di latte fresco (+4,3%).

«In Gdo l’incremento medio in valore per le prime 15 categorie è del 18,6%, con un mimino del +4,3% per il latte e un massimo del +47,7% per l’olio extravergine d’oliva – dice Roberto Zanoni, presidente di AssoBio -. Dati molto positivi, certo, ma c’è ancora molto da fare. Il bio non deve rappresentare la nuova frontiera delle vendite; il bio è un sistema anche di valori, rappresenta un’agricoltura in grado di preservare l’ambiente, la biodiversità, capace di rispondere alle sfide globali e in questo modo deve essere considerato anche dalla Gdo. L’obiettivo è far comprendere agli operatori e ai consumatori il vero valore del bio, al di là del tema volumi e prezzi».

La Gdo è diventata dunque un canale importante. «Il mercato è in crescita e va tutelato – spiega Zanoni -. Riteniamo che tutti gli attori debbano confrontarsi, condividendo informazioni sulle criticità e utilizzando al meglio gli strumenti di cui noi ci siamo giù dotati, come i gruppi di lavoro tecnici sulle diverse produzioni, le piattaforme per la tracciabilità dei cereali e dell’olio sviluppate dalla nostra federazione interprofessionale FederBio per blindare qualità e integrità delle produzioni, linee guida e iniziative».

AssoBio chiede inoltre al ministero azioni volte all’informazione al pubblico che uniscano produttori e grande distribuzione. «In qualche Paese estero è già una realtà di estrema efficacia: una o più giornate nazionali del biologico in cui coinvolgere tutti gli operatori del settore, dagli agricoltori agli ipermercati, raccontando gli aspetti positivi della produzione biologica. Contiamo che il ministro Martina, da cui sono giunte parole di apprezzamento anche per la nostra presenza in Expo (sei impegnativi mesi di padiglione biologico) e Olivero, viceministro con delega all’agricoltura biologica ci diano una mano» conclude Roberto Pinton, segretario di AssoBio.

Otto tendenze per il packaging alimentare nel 2016

Packaging di Tomorrow Machine realizzato con zucchero caramellato, si dissolve dopo l'apertura.

C’è, sempre, a volte passa inosservato, però influenza anche pesantemente gli acquisti. Perché dice molto della marca e del contenuto, più di quanto normalmente percepiamo. Al di là del suo aspetto pratico, il design delle confezioni è assai evoluto negli anni, e continua a farlo tra nuove tecnologie e nuovi stili di vita. Ecco otto tendenze che influenzeranno il packaging del settore alimentare nel 2016.

1- Green e sostenibile
This-Too-Shall-Pass-by-Tomorrow-Machine-Yellowtrace-10Realizzato con materiali naturali e biodegradabili (o addirittura essi stessi commestibili), rispettoso dell’ambiente, con contenuto limitato di carta o plastica: sempre più c’è consapevolezza nei clienti della “pesantezza” dell’imballaggio, per l’ambiente e a produzione di CO2. Dunque questo è il trend più importante e destinato a restare, anche perché piace ai Millennials. Il coté più innovativo invece è high tech e riguarda il packaging “a tempo”, cioè che si dissolve senza danni per l’ambiente nel momento in cui l’alimento (gelato, olio, succhi di frutta) viene aperto e utilizzato, come nei prototipi di Tomorrow Machine. Oppure come le perle di gelato di Quantum, con un rivestimento che protegge dalla contaminazione con l’esterno e non fa uscire il contenuto ideato come una buccia di vegetali o frutta (alla quale si ispira). I materiali, innovativi, sono gel elettrostatici che utilizzano però sostanze naturali come polisaccaridi, ma anche agar-agar, alghe, zucchero caramellato o cera.

2- Personalizzato

Foto: Ultimate Digital
Foto: Ultimate Digital

L’abbiamo visto con Nutella e Coca Cola, che hanno messo i nomi propri sulle confezioni. Waitrose a Natale oltre al nome ha personalizzato le borse frigo anche con il cognome dei clienti. Ed in futuro sarà sempre più spinta la ricerca per rendere l’articolo in qualche modo unico. Lo consentono le nuove tecniche di stampa digitale. Non solo: dato che sarà sempre più diffusa la lavorazione a vista, sul posto e al momento (come nel nuovo Carrefour di Mons) dalla birra al pane alle spremute, le etichette con la data di scadenza potrebbero entrare a far parte di un packaging che parlino dell’insegna, del prodotto o addirittura di chi ha realizzato l’articolo (come fa Lush con i suoi prodotti). Ma, anche, lasciare spazio per un’etichetta scritta a mano “realizzato fresco per ….” crea quel senso di connessione umana e aumenta il coinvolgimento con la marca a un livello emozionale.

3- Riutilizzabile
Economia circolare questo è il tuo tempo. Creare imballaggi riutilizzabili ha un triplo vantaggio: è sostenibile perché non si butta via nulla, attira l’occhio perché spesso i “contenitori” sono originali e puntano alla contaminazione dei generi (ad esempio le tutine da bimbo nei barattoli di vetro di Jammies) oppure sono “utili”, come il box dei vini che diventa rastrelliera per la cantina di Aquilegia. Infine, ciò che resta richiama e facilita una connessione con il brand.

4- Connesso
remymartinclubconnectedbottleUna connessione, quella tra marca e consumatore, che viene perseguita e oltremodo facilitata attraverso l’uso di tecnologie in grado di inviare messaggi e contenuti al consumatore, come i codici QR, NFC, RFID, i beacon. Svariati gli esempi tra i superalcolici come Remy Martin e Diageo. Tutti, tramite un’app, consentono al produttore di tracciare ogni singola bottiglia e al consumatore di verificarne l’autenticità e anche di assicurarsi che la bottiglia non sia già stata aperta. Per lo stesso mezzo vengono convogliate poi offerte speciali e contenuti.

5- Vintage
Si vedono sempre più in giro – e il trend continuerà – confezioni che richiamano i tempi passati. Coloratissime come l’estetica anni ’50 e ’60 o dal look artigianale e “fatto in casa”, stimolano la voglia di bel tempo antico o il ricordo dell’infanzia del consumatore, ma anche danno un senso di unicità e originalità, un po’ da edizione limitata (anche quando non lo è).

6- Da asporto
McDonalds_McBike15Cambiano gli stili di vita e le occasioni di consumo diventano sempre più fluide, si espandono lungo l’arco dell’intera giornata e in vari luoghi. Dunque il packaging deve essere in grado di seguire il consumatore, diventato un po’ nomade, nei suoi giri tra casa, ufficio, sport e divertimento. Esempio classico sono i box, le scatole da picnic del nuovo millennio: innovative, soprattutto pratiche e dunque facili da aprire e che siano in grado di resistere al trasporto e anche a qualche sballottamento in più senza che il contenuto subisca danni. McDonalds guarda avanti e in Danimarca, patria dei ciclisti, ha pensato a una confezione ideata per i loro spostamenti (disponibile a Copenaghen nel suo “drive-in” per ciclisti).

7- Trasparente
“Toccare con mano”, vedere, sapere cosa si acquista e quali sono gli ingredienti: il packaging trasparente non solo deve consentire di vedere il prodotto ma dice al cliente che l’azienda è aperta e disponibile a condividere informazioni su origine e provenienza dei propri articoli.

Sono contenitori trasparenti, che lasciano respirare il prodotto, se necessario, dal disegno minimalista per lasciare spazio al vero protagonista, l’alimento. Che non deve danneggiarsi con la luce, naturalmente, Innumerevoli gli esempi ma tra i più originali ci sono i contenitori per zuppe di Okamoto Farm. Che oltre che trasparenti sono anche soft.

8- “Gentile e divertente”
Una confezione può anche trasmettere serenità o allegria, mandando messaggi che il consumatore percepisce come positivi: un raggio di sole in una grigia giornata. Una tecnica che è diventata un po’ il “marchio di fabbrica” della ditta neozelandese specializzata in packaging Innocent, la quale propone tazze per caffè con scritto “sono bollente”.

Ma molt esperti ritengono che questo tipo di approccio si diffonderà, così come gli esempi del genere. Perché abbiamo tutti bisogno di sorridere, in ogni momento della giornata, e se la scelta è azzeccata il marchio ne guadagna sicuramente in immagine. E si fa ricordare.

Walmart chiude 269 punti vendita, la maggioranza negli USA

Anche i grandi soffrono: Walmart, la più grande insegna della grande distribuzione al mondo, ha deciso la chiusura di 269 punti vendita. Un passo necessario, secondo l’Ad Doug McMillon, per “mantenere forte la società”.

Oltre la metà delle chiusure (154) riguarderà la casa madre ovvero gli Stati Uniti, con 10mila posti di lavoro a rischio (ma che dovrebbero venire ricollocati in altri negozi), e un’altra grossa fetta di chiusure (60) spetterà al Brasile e il resto in Sud America.

La compagnia ha assai sofferto non solo la crisi, ma anche l’agguerritissima concorrenza di Amazon, e non a caso l’anno scorso è avvenuto il grande sorpasso nella valutazione finanziaria dei due “big” del retail americano, che è stato visto da molti come una sorta di “passaggio di consegne” dal retail “reale” all’online.

Walmart possiede quasi 11.600 punti vendita in tutto il mondo e 4500 nei soli Stati Uniti, e gli store che chiuderanno, a partire da fine mese, rispondono per meno dell’1% del fatturato e della superficie di vendita globali. Sono dunque, i più piccoli e meno produttivi, oltre un centinaio appartenenti a Walmart Express, l’insegna di prossimità sorta nel 2011 e che non è mai veramente decollata.

McMillon ha anche ricordato che l’anno prossimo la società aprirà 300 nuovi pdv “il che significa che vogliamo crescere, ma vogliamo farlo in maniera disciplinata”. Gli investimenti maggiori per il futuro sono previsti nell’e-commerce e nel servizio di click and collect, ma anche nei formati più grandi o in quelli di vicinato.

 

Parmalat sostiene Gold for Kids con cinque borse studio per la ricerca sui tumori pediatrici

Il legame tra il latte e l’infanzia è evidente, e dunque non è un caso se  Parmalat ha scelto di sostenere il progetto Gold for Kids di Fondazione Umberto Veronesi per sostenere la ricerca in oncologia pediatrica e degli adolescenti. Ciò avverrà attraverso il finanziamento di cinque borse di ricerca annuali destinate a giovani talenti italiani impegnati a migliorare le cure per i bambini, in particolare quelle per i tumori cerebrali pediatrici, spesso i più difficili da curare.

Nato nel 2014, Gold fod Kids finanzia l’avviamento di protocolli di cura per garantire ai piccoli e giovani pazienti l’accesso immediato a migliori terapie per ogni forma di tumore, conformi ai più elevati standard internazionali. Parallelamente il progetto è impegnato nella divulgazione scientifica per informare sul tema in modo serio, accurato e sempre aggiornato. Fondazione Umberto Veronesi sostiene inoltre giovani medici e ricercatori che hanno deciso di dedicare il proprio lavoro allo studio di migliori e più efficaci terapie per la cura di tumori di bambini ed adolescenti, assegnando tramite bando pubblico borse di ricerca.

Questo è il secondo progetto di partnership con Fondazione Veronesi come spiega Luigi Del Monaco, Direttore Generale Parmalat Italia: «Siamo felici di comunicare questa partnership per un progetto così meritevole che favorisce la ricerca contro i tumori dei bambini. Parmalat, coerentemente con la mission del Gruppo di promuovere il benessere collettivo, ha recentemente sostenuto la Fondazione con il brand Santal in favore del progetto “Pink is Good”. Con questo nuovo importante impegno conferma la propria volontà di fornire un sostegno concreto e costruttivo alla ricerca scientifica in Italia a favore dei bambini, contribuendo a finanziare giovani e meritevoli ricercatori».

 

Packaging dedicato e iniziative instore

La bottiglia di Parmalat con il richiamo all'iniziativa sarà disponibile per tutto il 2016.
La bottiglia di Parmalat con il richiamo all’iniziativa sarà disponibile per tutto il 2016.

A testimonianza del sostegno di Parmalat a “Gold for Kids”, per tutto il 2016 le bottiglie di latte Parmalat – le tre bottiglie da 1 litro di latte intero, parzialmente scremato e scremato e le due bottiglie da 500 ml dell’intero e del parzialmente scremato – si tingeranno di oro, il colore simbolo del progetto. La partnership entrerà a far parte come tema dominante delle attività in store previste da Parmalat in occasione di un grande evento che avrà luogo nei mesi di febbraio e marzo, con la distribuzione, in tutti i punti vendita che aderiranno all’iniziativa, di gadget brandizzati Parmalat e Fondazione Umberto Veronesi aventi l’obiettivo di dare risalto al progetto sensibilizzando i consumatori sul tema.

Il tutto verrà supportato attivamente anche da un punto di vista pr e digital: i ricercatori racconteranno sul web, sui siti e profili social proprietari di Parmalat e di Fondazione Umberto Veronesi la propria storia, la propria esperienza, la passione per il proprio lavoro e l’entusiasmo per i progressi e le eventuali scoperte fatte anche grazie al sostegno del progetto Gold for Kids, e ai suoi sostenitori.

«Per l’anno 2016, oltre ai protocolli di cura, grazie a questo contributo Fondazione Umberto Veronesi potrà sostenere cinque ricercatori che si occupano di oncologia pediatrica e che lavorano nei migliori istituti italiani» conclude Monica Ramaioli, Direttore Generale dalla Fondazione Umberto Veronesi.

Cia-Conad: piano da 200 milioni di euro di investimento e 450 posti di lavoro in due anni

È un piano ambizioso quello annunciato da Cia, Commercianti Indipendenti Associati, la cooperativa di dettaglianti del consorzio nazionale Conad che copre l’area di Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Sono infatti previsti 200 milioni di euro di investimenti nei prossimi 24 mesi, con la creazione di oltre 450 nuovi posti di lavoro. Obiettivo: rafforzare, da qui al 2017, la propria posizione sul mercato. Un quadro in linea con il piano nazionale illustrato dal consorzio nazionale Conad.

Sono sei le nuove aperture previste, e sarà la Romagna a beneficiare della maggior parte degli investimenti, con nuovi punti vendita a Forlì, presso il quartiere Cava (1.400 mq), Savignano sul Rubicone (1.200 mq), Rimini ex fiera (2.500 mq) e Morciano di Romagna (2.500 mq). Nuovi negozi sono previsti anche a Padova e Pesaro, oltre a 30 ristrutturazioni in strutture esistenti tra Romagna e Marche.

Sempre a Forlì entro il 2016 partirà anche il cantiere del centro direzionale di via dei Mercanti, per un investimento di circa 25 milioni di euro, con spazio uffici per 8mila mq ed un magazzino per 20mila mq. L’apertura è prevista per il 2017. Nello stesso anno dovrebbe giungere a compimento la costruzione di nuove strutture commerciali dedicate all’extra-alimentare, presso l’area adiacente all’ipermercato di Pieveacquedotto.

«Commercianti Indipendenti Associati si conferma ancora una volta come uno dei motori di sviluppo più importanti per questo territorio – dice l’Amministratore Delegato Luca Panzavolta –, grazie a un piano investimenti che valorizza, tra l’altro, le competenze produttive e tecnologiche dei nostri fornitori. In un momento in cui la ripresa economica è ancora debole, crediamo che possa rappresentare un traino per tutto il mondo dell’economia locale, offrendo occasioni importanti di lavoro alle imprese che operano in questo contesto. Anche per questo motivo auspichiamo un andamento il più celere possibile degli iter burocratici, grazie alla positiva collaborazione di tutti i soggetti coinvolti».

Cia dà lavoro a oltre 6.400 soci e dipendenti tra Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia e Veneto in 236 negozi associati per complessivi 165mila metri quadri di superficie di vendita (con una media di 700 mq) e un patrimonio di 583 milioni di euro. La rete è suddivisa tra 3 ipermercati (Treviso, Rimini e Forlì), 33 superstore, 72 supermercati Conad e 128 negozi di vicinato City. Attivi anche 4 distributori di carburante (Faenza, Cesena, Azzano e Porcia). Ogni anno CIA-Conad elargisce tra rete e cooperativa circa 2 milioni di euro a sostegno di progetti di tutela della salute, di promozione sociale e sportiva.

L’e-couponing di Kiwari è sempre più mobile-friendly

Ormai tutte le ricerche concordano nell’indicare nel mobile il canale più dinamico e utilizzato: non a caso Kiwari BuonMercato, portale di eCoupon che festeggia i due anni di attività, lancia la nuova app “Sconty – Il Buono del Risparmio” con molte novità e potenzia il network di siti partner.

È infatti online la nuova versione mobile-friendly di Sconty.it, il sito proprietario di KiwariBuonMercato, e la nuova app “Sconty – il Buono del Risparmio” disponibile negli store di Apple e Google Play e presto anche su Windows store. L’app di Sconty oltre ad ottimizzare l’esperienza di ricerca di coupon digitali direttamente da dispositivi mobili, permetterà di stampare gli eCoupon direttamente da mobile.

Non solo: grande novità della versione 2.0 di Sconty sono gli instant coupon, buoni sconto digitali abilitati per la diretta presentazione in cassa dei coupon attraverso lo smartphone senza necessità di stampa fisica. Come richiesto da un consumatore sempre più digitale e favorevole ad esperienze di consumo orientate al mobile.

L’App di Sconty inoltre è integrata con i sistemi di iBeacon e di geo-localizzazione, così da comunicare in maniera mirata e targetizzata con gli utenti ingaggiati durante le campagne di eCouponing, guidandoli nella shopping experience all’interno del punto vendita.

Per venire incontro alle crescenti esigenze di sostenibilità ambientale poi, non solo i buoni elettronici saranno ora stampabili direttamente da smartphone, ma sarà ridotto del 30% il consumo di carta ed inchiostro, mantenendo inalterati gli standard di sicurezza e leggibilità. Sarà infatti possibile stampare fino a 4 buoni sconto per pagina, uno in più rispetto ai portali di riferimento.

Potenziati anche i canali di comunicazione delle campagne di eCoupon, con la possibilità per i brand di avere all’interno del marketplace di Sconty.it una landing page personalizzata, dedicata alla promozione del proprio buono sconto attraverso video, immagini o ricette di cucina. Le ricette ad esempio sono un modo per offrire spunti su come utilizzare i coupon presenti sul portale. L’introduzione di questi nuovi strumenti di comunicazione potenzia l’eco delle iniziative di eCouponing generando viralità e creando dei meccanismi di engagement dell’utente ancora più forti rispetto alla sola pubblicazione del buono sconto sul sito web. Inoltre, la landing page personalizzata, grazie all’ottimizzazione SEO, darà la possibilità di indicizzare il buono sconto che apparirà fra i primi risultati dei motori di ricerca, dando maggiore visibilità alle referenze in promozione.

«Abbiamo deciso di festeggiare il compleanno di Sconty regalando importanti novità ai nostri clienti e ai consumatori italiani– afferma Marco Rivosecchi, presidente di Kiwari – ampliando il nostro Coupon Nework con l’entrata di cinque nuovi player come il Gruppo Espresso, Edenred, Volantino Facile, BuoniSconto.it e My Volantino. Queste nuove alleanze renderanno la community del Coupon Network che fa capo a Sconty.it, in partnership con Scontomaggio.com, Dimmicosacerchi.it, MYvoucher.biz, la più numerosa in Italia per la ricerca di buoni sconto digitali. Da oggi il Coupon Network di Sconty offre all’industria e alla distribuzione un bacino di contatti efficace e un sistema di relazionamento digitale evoluto con la propria customer base per il successo delle proprie iniziative promozionali».

Lillo Group diventa MD SpA e uniforma la rete

Il punto vendita di Trento aperto il 5 novembre 2015.

Cambio di passo nel 2016 per Lillo S.p.A., che cambia ragione sociale diventando MD S.p.A. e riorganizza la rete, uniformando i punti vendita LD del Nord al format MD presente in Meridione.

Patrizio Podini.
Patrizio Podini.

«La nuova denominazione avviene in seguito ad un processo di riorganizzazione societaria dovuto a un considerevole rafforzamento sul mercato di Lillo S.p.A nel 2015: una presenza tale che impone a molti aspetti societari del Gruppo Podini di adeguarsi in una naturale evoluzione – ha spiegato Patrizio Podini fondatore e presidente del Gruppo -. L’obiettivo è stato quindi la costituzione di una holding di partecipazioni in società che operano in differenti business – dall’Energia, all’Immobiliare, passando dalla Grande Distribuzione Alimentare, all’Information Technology – riallocandole secondo una struttura funzionale per area e settore».
Nella Grande Distribuzione, i punti vendita saranno progressivamente uniformati verso un unico marchio, con l’insegna LD, presenti nel Nord Italia, che vedrà gradualmente ristrutturare e riaprire i propri store come MD, il marchio della buona spesa. E non si tratterà solo di un cambio di nome, ma muterà il layout, fatto di grandi superfici con ampie vetrate che accolgono il cliente e lo introducono in spazi di vendita razionali e luminosi, dal concept moderno e invitante, che puntano sull’ortofrutta, posizionata all’inizio del percorso, e sui reparti serviti di gastronomia, macelleria e panetteria, che vanno ad aggiungersi alle oltre 2000 referenze a marchio privato di MD.
Ampliato in tutti i nuovi punti vendita anche lo spazio destinato al no food, che dalle zone di produzione, italiane o estere, viene seguito passo passo in un rigido controllo di tutta la filiera.

Il nuovo logo.
Il nuovo logo.

MD S.p.A, insegna nata nel 1994 come MD Discount per iniziativa di Patrizio Podini di investire nel Sud, si è progressivamente allontanata dalla formula del discount. Attraverso le insegne MD e LD nel 2014 ha realizzato un fatturato di oltre 2 miliardi di euro, portando la propria quota di mercato al 15%.
Al 2013 risale l’acquisto della catena LD Market diffusa al Nord e di proprietà del Gruppo Lombardini. Nasce così uno scenario nazionale che oggi vanta oltre 725 punti vendita, più di 5.300 dipendenti ed è in grado di movimentare centinaia di milioni di colli all’anno attraverso 6 depositi di cui quello di Gricignano di Aversa (CE) è il principale (vedi MD Discount inaugura un polo logistico nazionale non food).

Sport e colazione bionomio perfetto per 18 milioni di italiani secondo Doxa/Aidepi

Solo poco tempo fa era un’usanza bizzarra riservata a professionisti o popoli nordici con il pallino del fitness, ma ormai lo sport al mattino, prima di andare al lavoro, è una realtà anche nel nostro Paese, che coinvolge ben un italiano su tre (il 35% della popolazione pari a 18 milioni di persone) almeno una volta a settimana e 2 su 10 (11 milioni di persone) quasi tutti i giorni. Tra questi 9 italiani su 10 non rinunciano alla prima colazione, con il 54% che preferisce farla prima di svolgere l’attività sportiva, il 30% dopo, un 9% che fa la vera colazione prima e poi mangia qualcosa anche successivamente aver fatto attività fisica e solo il 7% non fa colazione ne prima né dopo sport. Sono i risultati della ricerca “Italiani e sport al mattino. Che ruolo per la colazione?” realizzata dall’Osservatorio DOXA-AIDEPI, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane “Io comincio bene che ha fotografato come si svolge il primo pasto della giornata all’interno della pratica sportiva degli italiani al mattino.

«In generale non si dovrebbe mai iniziare un’attività fisica con alle spalle un digiuno superiore alle 3-4 ore – ricorda Michelangelo Giampietro, medico dello sport -. Saltando la colazione si corre il rischio di farsi potenzialmente male in allenamento. Siamo a digiuno da molte ore, cala la glicemia e il glicogeno muscolare non è ricaricato a sufficienza, quindi se non si sostiene l’attività fisica con la colazione i muscoli possono rimanerne danneggiati. Anche per chi al mattino ha lo stomaco chiuso il suggerimento è quello di mangiare comunque qualcosa, anche dei biscotti o un dolce da forno a ridosso dell’allenamento, purché non si resti a digiuno».

E in effetti se l’usanza di fare jogging ad esempio non è proprio nostrana molto tradizionali restano i gusti degli italiani a tavola, anche nelle prime ore del mattino. Biscotti, fette biscottate (con marmellata o crema spalmabile al cacao), cereali, croissant, frutta, accompagnati da caffè, latte o cappuccino costituiscono la colazione dell’86% degli sportivi mattutini, che non cambiano la scelta degli alimenti da portare in tavola e neanche aumenta o diminuisce le porzioni.

 

Uomini over 50 outdoor donne in palestra

La ricerca fa anche l’identikit del maniaco dello sport: uomo e over 50, pratica l’attività sportiva quotidianamente. Il 22% dei nostri connazionali invece fa sport dalle 3 alle 6 volte a settimana, e le donne invece tengono una media di 1-2 volte alla settimana. Nord Est e Centro sono le aree geografiche più “sportive” d’Italia.

Il luogo poi è importante e determina una altro spartiacque, in questo caso di genere. L’indagine Doxa/AIDEPI segnala infatti come i luoghi più frequentati dagli sportivi al mattino siano quelli all’area aperta (66%), mentre il 25% fa sport indoor (palestra o piscina) e il 9% lo pratica a casa sfruttando attrezzi casalinghi o facendo ginnastica a corpo libero. Però parchi, giardini, campi sportivi, piste di atletica e strade sono più frequentati dagli uomini (79%) rispetto alle donne (53%) le quali scelgono più spesso le strutture sportive (36% contro il 14% degli uomini) o il proprio domicilio (11% contro 7% degli uomini). In generale i giovani preferiscono le strutture sportive (39%) mentre gli over 50 lo sport outdoor (71%).

Numeri davvero lusinghieri, fino a quando si scopre che con i nostri 96 giorni l’anno su una media europea di 108 giorni, siamo al penultimo posto nella classifica della pratica dell’attività fisica, dietro a Gran Bretagna Francia, Germania Spagna, e Svezia. Gli Stati Uniti dal canto loro dedicano al fitness ben 135 giorni l’anno.

Dominante ormai è il ruolo della tecnologia e delle dinamiche social: se la colazione “ammassa” su Instagram 82 mila scatti diventando il pasto più fotografato dopo la cena lo sport ormai sembra non potere fare a meno di app e dispositivi indossabili che registrino le performance mattutine. E infatti hanno superato le 100.000 unità nel 2014 le app dedicate al fitness, più del doppio rispetto a quelle disponibili due anni e mezzo fa.

Punta al consumo responsabile la nuova campagna Heineken

Si chiama “Moderate Drinkers Wanted” la nuova campagna di marketing di Heineken volta a promuovere il consumo responsabile di alcol.
Comprensiva di uno spot tv, attivazioni digital ed esperienziali, sarà diffusa in 30 Paesi nel corso del 2016.
Per la terza volta globalmente e per la quinta in Italia l’azienda olandese torna a promuovere il tema del consumo responsabile.
Il messaggio coinvogliato dal nuovo spot tv, che si distingue per la colonna sonora iconica (I Need a Hero” di Bonnie Tyler), è che le donne preferiscono gli uomini che bevono moderatamente. Lo spot, girato a Los Angeles, è stato realizzato da Publicis Italia con la regia del danese Nicolai Fuglisg, vincitore di Emmy Awards.
«Il 59% dei Millennials sostiene che evitare la perdita di autocontrollo è la motivazione più importante per limitare il consumo di alcol durante una serata fuori, e questo riflette chiaramente l’influenza dei social media e l’importanza di controllare la propria immagine. La moderazione sta diventando di moda, ma i giovani hanno bisogno di un’ulteriore spinta, da parte di qualcuno a cui tengono. Ecco perché ci siamo concentrati sulle donne e l’influenza che esse hanno sul nostro target» ha spiegato Gianluca Di Tondo, Senior Director Global Heineken Brand commenta.
Heineken dedica il 10% dell’intero budget pubblicitario al tema del consumo responsabile, e il messaggio “Enjoy Responsibly” viene comunicato anche attraverso le sponsorizzazioni della UEFA Champions League e della Rugby World Cup, le centinaia di eventi musicali nel mondo e la personalizzazione di oltre 8 miliardi di bottiglie e lattine nel solo 2015.

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