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Anna Muzio

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Ioleggoletichetta.it sostiene la petizione di Conad per liberalizzare i farmaci di fascia C

Alla raccolta di firme finalizzata a sollecitare il Parlamento a estendere la vendita di farmaci di fascia C a tutte le parafarmacie, comprese quelle della Gdo, partecipa Ioleggoletichetta.it, che in questo modo intende sostenere la campagna lanciata da Conad, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane e Altroconsumo. Una campagna che nelle prime tre settimane ha raggiunto 80mila firme.
La raccolta di firme è finalizzata all’estensione della vendita anche ai farmaci di fascia C, ovvero quei 3.800 farmaci utilizzati per patologie di lieve entità, quali, ad esempio, antidolorifici, antinfiammatori, ansiolitici, antidepressivi e anticoncezionali. Farmaci che valgono, da soli, 2.937 milioni di euro, l’11% della spesa farmaceutica nazionale (fonte: Rapporto Osmed 2014). E a questo scopo Conad ha realizzato il sito www.liberalizziamoci.it in cui i cittadini possono trovare la petizione da firmare. La raccolta delle firme è in atto anche nelle parafarmacie e nei punti di vendita Conad, oltre che in molte parafarmacie private.

In termini di risparmio per i cittadini la competizione sui prezzi garantirebbe un beneficio stimato tra i 500 e i 900 milioni di euro all’anno (vedi Dalle liberalizzazioni dei farmaci di fascia C 600 milioni per le famiglie). La stessa dinamica si è verificata con la liberalizzazione nel 2006 dei farmaci senza obbligo di prescrizione medica (Sop) e dei farmaci da banco (Otc). Con la concorrenza i prezzi dei farmaci sono risultati infatti più contenuti, per un valore medio di 8,1 euro in farmacia, 7,4 euro in parafarmacia e 6 euro nella grande distribuzione (fonte: Assosalute, 2015).
«Preoccupa l’orientamento del Parlamento, che sul ddl concorrenza continua a tenere i farmaci di fascia C fuori dalle parafarmacie ignorando le raccomandazioni dell’Antitrust – sottolinea l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese -. In questo modo si nega a tante famiglie la possibilità di risparmiare sul costo dei medicinali, per valori che vanno mediamente dal 10% delle parafarmacie private al 20% di quelle della Gdo. Invece oggi, per effetto della crisi, gli italiani trascurano la propria salute, e lo Stato pagherà sui lunghi tempi nella cura delle malattie».

Conad ha in funzione 97 parafarmacie su tutto il territorio nazionale, di cui la prima è stata inaugurata nell’ipermercato di Modena, a ottobre 2006. Il fatturato 2014 ha superato i 50 milioni di euro e i 3,7 milioni di clienti che le frequentano annualmente hanno risparmiato il 20% rispetto ai prezzi della farmacia tradizionale, per un importo complessivo di 10 milioni all’anno. Nelle parafarmacie Conad i farmaci senza obbligo di prescrizione medica e i farmaci da banco valgono il 30% del fatturato. Seguono gli integratori alimentari, i prodotti per la cura del viso e gli articoli sanitari.

La Carta Prepagata Web MasterCard di Epipoli vince il Consumer Champion 2016 di Paybefore

La Carta Prepagata Web MasterCard di Epipoli, azienda attiva nel mercato delle Gift Card, si è aggiudicata il premio “Consumer Champion 2016” assegnato da Paybefore, l’editore americano che pubblica le principali fonti di informazioni per i manager del mercato del prepagato.

La cerimonia di premiazione si terrà a New Orleans il 21 marzo nell’ambito del Convegno internazionale All Payment Expo, primaria rassegna del settore.

«Ottenere un premio nella categoria Consumer Champion dà riprova che il nostro prodotto è la giusta soluzione per il consumatore che non possiede una carta di credito o non vuole utilizzarla per acquisti online. Per noi, anticipare e soddisfare i bisogni del consumatore è una vera e propria missione: questo riconoscimento certifica la nostra capacità di innovare il mercato dei servizi prepagati pur non operando negli USA. Oggi siamo concentrati su strumenti capaci di rendere più facili, comode e sicure le attività quotidiane come acquistare prodotti online» ha detto Gaetano Giannetto, Founder & CEO del Gruppo Epipoli.

La Carta Prepagata Web MasterCard di Epipoli è acquistabile nei punti vendita della grande distribuzione. Non legata a un conto corrente, è utilizzabile da tutti per lo shopping o per la spesa online su tutti i siti che accettano MasterCard come modalità di pagamento. In quanto prepagata, elimina i rischi di frode.

«Da 10 anni riconosciamo l’eccellenza e l’innovazione nei pagamenti, dalle start-up della Silicon Valley alle potenze consolidate. I vincitori del concorso di quest’anno riflettono un settore dinamico senza alcun segno di rallentamento» ha detto Loraine DeBonis, caporedattore di Paybefore e presidente della giuria.
La Carta Prepagata Web MasterCard di Epipoli è ora in lizza per il premio “Best in Category” che sarà annunciato durante il convegno All Payment Expo il 21 marzo. Fino al 29 febbraio sarà possibile votare su www.paybefore.com e l’esito della votazione sarà combinata con i voti della giuria per determinare il premio “Best in Category”

Sostenibilità degli allevamenti: Waitrose, M&S, Noble Foods e Coop CH le insegne più virtuose

La nuova edizione del The Business Benchmark on Farm Animal Welfare, il rapporto nato con lo scopo di incentivare un trattamento più equo degli animali negli allevamenti e giunto alla quarta edizione, ha dato le pagelle valutando 90 aziende del settore alimentare. Noble Foods, Marks & Spencer, Waitrose e Coop Group (Svizzera) sono le insegne della GDO che hanno ottenuto il punteggio più alto.
Una problematica sempre più sentita questa delle condizioni estreme in cui versano gli allevamenti di bestiame, che suscitano questioni etiche ma anche sanitarie, tanto da far nascere una nuova categoria di “dietisti etici”, i flexitarians, che scelgono se mangiare o meno carne a seconda della provenienza e delle condizioni cui sono sottoposti gli animali.
Un tema che non sfugge alle aziende, tanto che il rapporto rileva come il 69% di quelle prese in considerazione hanno pubblicato delle linee guida che riguardano il benessere degli animali (erano solo il 46% nel 2012) e il 54% si è posta degli obiettivi che riguardano il benessere animale (il 26% nel 2012). Tra gli aspetti presi in considerazione c’è la reclusione in gabbie, la clonazione o modificazione genetica, l’uso di sostanze che promuovono la crescita e di antibiotici, le mutilazioni, lo stordimento prima della macellazione e i trasporti su lunghe distanze.

Le aziende sul podio
Il direttore esecutivo di BBFAW, Nicky Amos, ha commentato: «I risultati dimostrano come sia realistico per le aziende in tutto il mondo e in tutta la filiera (distributori, grossisti, ristoranti, bar e produttori) aspirare a raggiungere alti voti nel Benchmark e riconoscere la responsabilità che hanno nel benessere degli animali nella loro supply chain».
Sono 11 le aziende che occupano la testa della classifica, avendo dimostrato l’impegno più forte verso il benessere degli animali negli allevamenti. Le 90 aziende sono divise in livelli: piazzarsi nei primi significa avere sviluppato sistemi e processi per gestire la questione.
Al primo livello troviamo le più virtuose, tre insegne britanniche (Marks & Spencer, Waitrose e Noble Foods) e la svizzera, Coop Group.
Al secondo livello ancora UK in primo piano con The Cooperative Food (UK), J Sainsbury e Cranswick, la svizzera Migros ma anche multinazionali come Unilever, Marfrig, McDonald’s (che ha registrato nel quarto trimestre 2015 il miglior risultato trimestrale in quasi quattro anni, anche, secondo gli analisti grazie al “restyling green” cui è stata sottoposta).
Nel terzo livello stazionano Ahold, FrieslandCampina, Danone, JBS, Nestlé, Subway, Tesco e Tyson Foods. Raggiunti quest’anno da Barilla, la prima italiana delle sei prese in esame, BRF, Sodexo, Walmart, Compass Group, Greggs, Kaufland e Whitbread.
La direttrice esecutiva di BBFAW, Nicky Amos, ha commentato: «I risultati dimostrano come sia realistico per le aziende in tutto il mondo e in tutta la filiera (distributori, grossisti, ristoranti, bar e produttori) aspirare a raggiungere alti voti nel Benchmark e riconoscere la responsabilità che hanno nel benessere degli animali nella loro supply chain».

Nonostante i passi avanti compiuti dal 2012, nota il report, circa il 40% delle aziende (tra cui Burger King, Domino’s Pizza Group (UK) e Starbucks) non hanno fornito alcuna informazione sulla loro strategia nei confronti del benessere animale negli allevamenti. Come ha detto Nicky Amos: «Nonostante i progressi è chiaro che c’è ancora molto da fare per mettere il benessere animale degli allevamenti nei programmi di molte grandi aziende globali del settore alimentare».
Il rapporto però sottolinea come vi sia da parte delle società di investimento un interesse crescente sul tema.
«Per la prima volta abbiamo visto investitori a livello globale che si sono impegnati attivamente con le aziende per incoraggiarle a migliorare le pratiche e la comunicazione di ciò che fanno per la sostenibilità degli allevamenti. Il Benchmark annuale fornisce alle aziende un grande incentivo per migliorare la divulgazione e rendere conto della loro prestazione. Con la crescita della consapevolezza da parte degli investitori e la comprensione dei rischi sistemici e delle opportunità posta dal benessere animale negli allevamenti ci aspettiamo di veder crescere nel tempo l’interesse e l’azione degli investitori» ha detto Rory Sullivan, BBFAW Expert Advisor.
Il rapporto è stato compilato in collaborazione con organizzazioni attive nella difesa degli animali e dell’ambiente quali Compassion in World Farming World Animal Protection e con la banca di investimenti Coller Capital.
Sul fronte della sostenibilità la multinazionale Mondelez (ex-Kraft, molto mal piazzata nel rapporto) ha da poco annunciato che entro il 2025 tutte le uova utilizzate per i suoi prodotti venduti in Europa proverranno da allevamenti a terra.

La classifica 2015 del The Business Benchmark on Farm Animal Welfare.
La classifica 2015 del The Business Benchmark on Farm Animal Welfare. Barilla è la meglio piazzata delle italiane, tra le altre Ferrero, Cremonini, Veronesi, Autogrill.

Leggi anche: Carne di maiale contaminata in UK: troppi antibiotici negli allevamenti europei

Sia acquisisce T-Frutta, l’app che fa guadagnare sulla spesa

Un incontro del destino quello tra Sia, società europea attiva nel campo dei pagamenti digitali, e Ubiq, la start-up che nel 2012 ha lanciato T-Frutta, l’app ideata da un team dell’Università di Parma e che trasferisce al consumatore gli sconti offerti dalle marche trasformandoli in denaro che viene accreditato sul conto corrente dopo che ha effettuato l’acquisto di prodotti in promozione, presso qualsiasi negozio. Sia ha rilevato il 69% (51% acquisito più aumento di capitale) di Ubiq, ed entra dunque nel mercato del couponing. La start-up parmigiana nel 2015, dopo sette mesi di attività, ha fatturato circa 800mila euro, ha 35.000 utenti attivi, e ha gestito più di 112mila scontrini erogando un cash-back ai consumatori di oltre 300.000 euro.

 

Couponing, un mercato da 70 milioni di euro e cresce il digital

Nata nel maggio 2015 e attiva in quattro province italiane (Milano, Modena, Roma e dall’inizio del 2016 Monza-Brianza) T-Frutta è la prima app in Italia che consente ai consumatori di guadagnare denaro quando acquistano prodotti delle marche in promozione, semplicemente fotografando lo scontrino. L’App legge le informazioni contenute nella ricevuta e consente di accumulare un credito che viene versato su conto corrente bancario, PayPal o tramite assegno e può essere quindi speso liberamente, senza alcun vincolo o obbligo di nuova spesa o conversione in buoni. A seguito dell’acquisizione, il servizio sarà estesa progressivamente a tutto il territorio nazionale entro l’estate.

Grazie a questa acquisizione Sia si rivolge da un lato ai consumatori più orientati all’uso di strumenti digitali (come app, wallet e mobile payment) e interessati alle promozioni personalizzate, dall’altro alle industrie di marca che cercano nuove modalità di contatto e di fidelizzazione della clientela. Con il sistema T-Frutta infatti le aziende di marca possono raggiungere direttamente il consumatore finale, promuovendo i prodotti in modo innovativo e su target specifici di clienti.

Il mercato italiano dei coupon cartacei ammonta a circa 70 milioni di euro. Le industrie di marca stanno mostrando una crescente attenzione verso lo strumento del coupon digitale, che presenta un tasso di redemption superiore (35%) rispetto a quello cartaceo (13%).

Schermata 2016-01-26 alle 23.07.22Tra le aziende del largo consumo che hanno già inserito i loro prodotti su T-Frutta figurano Procter & Gamble, Unilever, Bolton Food, San Pellegrino, Lavazza, Ferrero, Barilla, Grandi Salumifici Italiani, Heineken, Nivea Beiersdorf, Conserve Italia, ParmaReggio, Monini, Ponti, Auricchio, Branca, Campari, Parmalat, Fater, Rana, Alpro e Auricchio.

Starbucks fidelizza con la musica regalando playlist (via Spotify)

L’ambiente sonoro di un punto vendita lo caratterizza più di quanto siamo disposti ad immaginare, definendo l’identità della marca e arrivando a influenzare il tempo di permanenza e la propensione all’acquisto. Starbucks da tempo ha fatto della musica suonata nei suoi caffè un suo tratto distintivo, e della tecnologia uno dei suoi cavalli di battaglia: è stato tra i primi a consentire i pagamenti tramite smartphone per evitare code alle casse e a prenotare prima di arrivare in negozio, dove trovare il proprio ordine pronto. Tutto tramite l’app. Che ora, grazie a una partnership con Spotify, il servizio di musica digitale, alletta i suoi possessori con una nuova possibilità: quella di usufruire della musica suonata in

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L’App di Starbucks con una playlist.

7500 pdv americani, scaricare le playlist “targate” Starbucks e pensate per i vari momenti della giornata e stati d’animo e, da ora, anche portarle a casa, “per continuare l’esperienza vissuta al caffè”.

«La musica ha sempre giocato un ruolo centrale nei nostri caffè per più di 40 anni e siamo stati all’avanguardia nell’integrarla all’interno dell’ambiente retail – ha detto il Ceo di Starbucks Howard Schultz -. Oggi inizia una nuova era in questa esperienza. Stiamo fondendo il fisico con il digitale, dando nuovi punti di accesso per Spotify mentre cresce in tutto il mondo, stiamo dando un controllo maggiore ai nostri clienti e forniamo agli artisti il palcoscenico più grande per condividere il loro talento».

Il personale di ogni caffè potrà tra l’altro creare delle proprie playlist che rendono quel punto unico e immediatamente identificabile dai propri clienti, i quali a loro volta possono “votare” le canzoni preferite andando così ad influenzare la formazione delle nuove playlist.

«Starbucks condivide la nostra passione per la musica e il nostro desiderio di creare l’esperienza migliore e più personale per i nostri utenti e i loro clienti – ha commentati Daniel Ek, CEO di Spotify -. Con Starbucks stiamo creando una nuova esperienza musicale digitale unica, che offre ai clienti Starbucks e agli utenti Spotify la capacità di scoprire ancora più musica nei caffè Starbucks e di godersi la stessa musica, insieme ad altra, su Spotify, in qualsiasi momento ed ovunque essi siano».

Un modo potente insomma di fidelizzare un cliente già in media molto affezionato al brand. In attesa del tanto atteso sbarco in Italia, di cui ancora non c’è alcuna conferma ufficiale.

Guarda anche l’intervista di instoremag sul sound branding.

Leggi Sarà l’hi-tech la chiave di Starbucks per conquistare l’Italia? Intanto a Milano apre Domino’s.

Il megastore di Mango a Barcellona punta sul digital signage

Foto: Bianca Mantegazza.

Schermi ovunque, di grandi dimensioni, soluzioni di design, assortimento ampio su tutte le linee donna, uomo e bambino e ampi spazi, su una superficie di 2500 mq: è d’impatto il flagship che Mango ha aperto di recente nel cuore di Barcellona, sulle Ramblas.

Proprio nella città che l’ha visto nascere e dove nel 1984 ha aperto il primo negozio, il marchio di abbigliamento spagnolo ha evidenziato la sua nuova strategia fatta di punti vendita grandi (dagli 800 mq in su) dove mostrare tutte le sue collezioni. Una strategia partita nel 2013 e che ha già portato all’apertura di 150 megastore. Lo store occupa un edificio storico d’angolo e lotta per accaparrarsi l’attenzione del turista con 8 vetrine su strada. Realizzato con una ristrutturazione durata due anni e un investimento di 25 milioni di euro, impiega 60 persone. È ancora un work in progress: il piano dedicato ai bambini infatti dovrebbe aprire a febbraio.

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Moda fast e strategie digital

L’utilizzo ampio del digital signage ha lo scopo non solo di fornire una shopping experience più coinvolgente, ma risponde alla nuova strategia del marchio spagnolo e che partirà a febbraio con la collezione primaverile: presentazione di nuovi articoli ogni 15 giorni distribuiti in tutti i negozi “per rispondere alle esigenze del mercato” e dunque cambio della comunicazione in tempo reale, che si concretizzerà con una nuova campagna lanciata ogni mese con un diverso testimonial (a febbraio la prima sarà la top model americana Kendall Jenner). Di conseguenza non sarà più stampato il catalogo cartaceo, che veniva diffuso in 22 milioni di copie. Occhi puntati invece sull’e-commerce, che oggi risponde per il 10% delle vendite.

Mango ha oltre 2.700 punti vendita in 109 Paesi, e ha chiuso l’anno finanziario 2014 con un fatturato di 2,017 miliardi di euro, + 9.3% sul 2013, e un EBITDA di 223 milioni di euro.

Per Visa spesa in su per gli stranieri in Italia a Natale : +6,7% trainata dalla moda

Sono state vacanze di Natale con un po’ meno crisi ed affanno degli anni passati, quelle di quest’anno: una conferma viene da Visa, che ha divulgato i dati delle transazioni transfrontaliere registrati da Visa Europe in Italia durante il periodo delle feste. Otto milioni in tutto nel periodo che va dal 21 dicembre al 6 gennaio 2016, con una crescita nell’utilizzo di carte Visa del 6,7% anno su anno, per un totale di 426,6 milioni di euro, in crescita rispetto agli oltre 384 milioni registrati nel periodo natalizio 2014. Un saldo leggermente positivo rispetto ai volumi fatti registrare nello stesso periodo di rilevamento dati dagli italiani all’estero: 423 milioni di euro, in crescita del 10% rispetto allo stesso periodo 2014/2015.

 

La moda vince

Ma dove e in che cosa sono stati spesi questi soldi? Ancora una volta in ripresa dopo periodi a dir poco appannati c’è l’abbigliamento: il settore moda/abbigliamento infatti ha registrato un totale di spesa di 97,8 milioni di euro, +7,7% rispetto all’anno precedente. Crescita anche per le strutture ricettive e alberghi con una spesa di 89,3 milioni di euro, in incremento del 6%. I prodotti e i servizi assicurativi si posizionano al terza posto nella spesa degli stranieri nelle festività natalizie, con 45,9 milioni di euro e una crescita del 20,1% rispetto al 2014. Chiudono la “top 5” delle voci di spesa l’intrattenimento e l’elettronica di consumo, che segnano rispettivamente 43,1 milioni di euro (+11,7% a/a) e 27,1 milioni di euro (+9,7% a/a).

Quanto a provenienza, sono Regno Unito, Francia, USA, Germania e Svizzera i paesi top five degli spender stranieri in Italia, con un totale di spesa pari a 262 milioni di euro ovvero il 65% del totale dei volumi registrati da Visa.

Gli acquisti sono stati fatti essenzialmente nel punto vendita “fisico”, con una spesa di 293,3 milioni di euro (+4,2% a/a) nel periodo. Buona notizia per i nostri negozi, meno per la debolezza dell’e-commerce Made in Italy. Prova ne è che per gli italiani in viaggio all’estero nelle scorse festività gli acquisti presso negozi fisici si attestano intorno ai 124 milioni (+29,4%), ma ci sono anche30 milioni di euro (+7%) di acquisti via posta o telefono.

 

All’estero gli italiani spendono in entertainment

Avanza anche la spesa degli italiani che hanno trascorso le vacanze natalizie all’estero, con 423 milioni di euro (+10% a/a). I maggiori volumi di spesa si sono registrati nel Regno Unito, che ha raccolto il 30% dei volumi totali registrati, con 124,8 milioni di euro (+4%), seguiti dal Lussemburgo (66,6 milioni di euro con un incremento percentuale del +45%), Francia e Spagna che riportano rispettivamente volumi di spesa oltre i 30 milioni di euro e infine USA e Irlanda con oltre 24 milioni di euro.

L’intrattenimento è il settore che registra il maggiore volume di spesa con 50 milioni di euro, subito seguito dall’alberghiero con 47,4 milioni, i trasporti aerei con 43,6 milioni, le spese per i servizi con 39,3 milioni e la moda/abbigliamento con 35 milioni di euro e crescita di oltre il 10%.

Infine, una curiosità: nel periodo natalizio è stato il 29 dicembre il giorno con il maggior picco di spesa con prodotti Visa da parte degli stranieri in Italia, mentre per i nostri connazionali all’estero è stato il 4 gennaio 2016.

La tecnologia cambia le indagini di mercato qualitative: il punto di Gfk

Negli ultimi anni è indubbio come sia cambiata profondamente l’esperienza di acquisto. Le nuove tecnologie, il web e l’e-commerce ed ora il mobile, hanno rivoluzionato il modo di approcciarsi al prodotto, e di sceglierlo. Per questo, giocoforza, vanno cambiati anche i paramatri di misurazione dell’acquisto, ovvero le ricerche di mercato. Se ne è parlato al seminario organizzato a Milano al Lab GfK “Come cambia la ricerca qualitativa. Dai racconti alle esperienze” curato da Isabella Cecchini e Giuseppe Minoia, ha visto interventi di Anna Tagliabue, Gianni Para, Giovanni Seveso, Elena Presezzi, Silvia Pizzetti, Chiara Gritti, Valeria Bistulfi e Valeria Fai.

 

Cambia lo scenario

Gli oggetti sensibili e intelligenti (la cosiddetta Internet of Things) stanno modificando la qualità delle scelte individuali. Secondo Gfk, nel 2016 nelle Smart Cities saranno attivi 1,6 milioni di oggetti connessi: nei trasporti nelle utilities, ma anche nel commercio. Ad esempio, si pagherà in modi inediti con gli onnipresenti smartphone sempre più in grado di connettersi con i Pos e un aumento delle modalità di pagamento contactless (già in teoria disponibile in moltissimi punti vendita e con le nuove carte di credito predisposte ma speso non ancora abilitate).

I negozi “reali” stanno già cambiando faccia grazie a totem e display interattivi, digital signage e spazi espositivi 3D. Soprattutto, il flusso dei clienti sarà soggetto sempre più ad analisi che consente di valutare la performance dello store e delle sue varie aree. Tra storytelling e multisensorialità, l’emozione che i prodotti suscitano è sempre più importante e differenziante dal punto di vista competitivo e diventa fondamentale capire quale sia il ritorno emozionale offerto da idee, concetti ed esperienze.

 

Valutare le emozioni

Le ricerche di mercato oggi devono saper cogliere tutti questi aspetti. Si rendono quindi indispensabili nuovi attrezzi di osservazione e di esplorazione, ma anche nuove tecniche di registrazione senza filtri, in modo da prevedere e monitorare i “nuovi comportamenti” delle persone.

Gfk segnala dunque come tendenze principali della “nuova” ricerca qualitativa l’utilizzo di sempre meno parole, che troppo spesso filtrano e rielaborano le vere emozioni, e piuttosto di tool in grado di registrare, come un elettrocardiogramma, ciò che davvero il corpo e la mente delle persone esprimono durante gli atti di acquisto (espressioni facciali, tono della voce, battito cardiaco ad esempio).

Per questo il Lab GfK ha elaborato una metodologia articolato in tre sessioni. La prima dedicata alle esperienze con il fine di restituirle in maniera e misura concreta; la seconda dedicata agli strumenti per innovare i prodotti, i processi, la distribuzione, la comunicazione, il marketing tout court e la terza dedicata al mondo digital, ai metodi contenuti nella piattaforma GfK Sociolog.

È stata presentata una case history sulla vendita del caffè nella Grande distribuzione analizzando il comportamento del consumatore “ripreso” davanti allo scaffale. Da questo sono derivati due spunti di riflessione e opportunità. La consapevolezza che lo studio dell’esperienza “chiama” esperienza diretta, con il momento dell’acquisto valorizzato da un’immersione a 360° dell’esperienza complessiva (non solo il gusto o l’aroma del caffè, ma le sensazioni, i sentimenti associati, l’oggetto nella stanza, il percepito degli altri, il messaggio condiviso). E la permeabilità dell’attenzione del cliente che apre spazi, di cui spesso le aziende e le insegne non sono consapevoli, alle aree contigue nei punti vendita: va sempre considerato come il consumatore sia un “esploratore” innato.

Da queste riflessioni Gfk ha elaborato una ricerca qualitativa che tende a sviluppare strumenti per l’innovazione e analizzare in profondità i bisogni (Need Gap Analysis e White Spaces), generando idee e servizi (workshop interattivi e in progress, sessioni con esperti e trend setter quali expert community, advisory board, delphi panel…) e co-creazione con il supporto di visualizer e copy writer che traducono in tempo reale testi, immagini, disegni. Gli strumenti concreti utilizzati spaziano dall’emoscan alla voice recognition, all’eye tracking davanti allo scaffale o a un messaggio pubblicitario.

La linea dei formaggi di capra Tomasoni, per intolleranti e “del territorio”

Segue due trend del momento la linea di formaggi di solo latte di capra del Caseificio Tomasoni: non sono l’utilizzo del latte di capra risponde alle esigenze salutiste grazie alla maggior digeribilità anche per chi è intollerante e alle minori calorie, ma lo stesso latte proviene da una decina di allevamenti veneti locali, della zona del trevigiano. Il veneto Caseificio Tomasoni da oltre 60 anni produce stracchini e formaggi freschi da tavola. Una sfida quella della famiglia Tomasoni, che nonostante la limitata reperibilità del latte di capra e l’articolata modalità di produzione, ha deciso di investire in nuove tecnologie e di creare una gamma di formaggi caprini che vanno a completare il ventaglio di oltre 30 referenze.

Dopo un attento studio e una costante ricerca sulle materie prime di alta qualità, in tre anni il Caseificio Tomasoni ha ampliato la propria produzione arrivando a realizzare oggi cinque diverse referenze a latte caprino: lo Stracchino e il Capriccio di capra, la Ricotta, il Soffio di Capra, una ricottina dolce e delicata e adatta alla preparazione di ricette sia dolci che salate e la Caciotta. Una scelta dettata anche dalle nuove esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla corretta alimentazione e ad uno stile di vita sano ed equilibrato.

I formaggi di capra, infatti, oltre ad essere altamente digeribili anche per chi è intollerante al latte vaccino, sono particolarmente indicati nell’alimentazione di bambini e anziani grazie all’alto contenuto di calcio. Inoltre vengono particolarmente apprezzati per il ridotto apporto di calorie, circa 76 kcal per 100 ml di latte e per il minore contenuto di colesterolo rispetto ai formaggi a base di latte vaccino.

L’Hi-tech nel 2016 farà risorgere il punto vendita fisico? Intel pensa di sì

Le nuove tecnologie insieme a un servizio sempre più volto alla personalizzazione, del prodotto e dell’esperienza d’acquisto, potrebbero ridare smalto alla presenza (e alla frequentazione) del punto di vendita fisico, come unico luogo dove usufruire di tecnologie ad alto tasso di innovazione, come gli scanner 3D o sistemi di misurazione via tablet, non disponibili nel negozi online.

Dopo una fase di sperimentazione, queste tecnologie stanno entrando nei negozi e tra i primi a sperimentarli c’è la catena di grandi magazzini americana Nordstrom. Nel negozio di Seattle ha installato lo scanner che consente la misurazione tridimensionale dei piedi del cliente (non solo il numero di scarpe ma anche la misurazione del collo del piede e della caviglia) così da fornirgli un servizio personalizzato, proponendo, in questa prima fase, la calzatura più adatta e confortevole. Il funzionamento è descitto nel video di The Oregonian, un quotidiano locale. Lo scanner della start up svedese Volumental da anche la possibilità di produrre delle scarpe realmente su misura, come fa già Nike con il servizio di personalizzazione online, ma con l’ulteriore vantaggio di creare calzature realmente perfette, che prendono in considerazione anche le differenze che spesso ci sono tra i due piedi di una medesima persona.

La stessa tecnologia RealSense di Intel è utilizzata anche da Brook Brothers per misurare tramite tablet le misure del corpo e consigliare la taglia giusta. Una volta salvati, questo tipo di dati permetteranno di creare archivi cui accedere ogni volta che il cliente torna i negozio, per assicurargli un servizio realmente personalizzato. La stessa Intel ha annunciato che sarà proprio il 2016 l’anno in cui questa tecnologia si diffonderà nei punti vendita reali citando, oltre a Nordstrom e Brook Brothers, anche Boulanger e Levi’s Strauss.

 

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