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Anna Muzio

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La pubblicità alla guerra dei prezzi: Lidl guarda in su, Waitrose in giù

Gli spot tv delle insegne della grande distribuzione europea sembra non possono non essere coinvolti anch’essi nella guerra dei prezzi che le oppone. L’obiettivo della pubblicità  sembra voler essere quello di cambiare la percezione dei consumatori circa l’insegna, e questo può evidentemente essere fatto in diversi modi, anche diametralmente opposti. È il caso di due grossi player della gdo come Lidl e Waitrose.

Lidl, ex discount impegnato a rifarsi il look proponendosi come catena dove sì risparmiare, ma anche dove trovare prodotti di fascia alta, come il filetto.

Lidl (Francia)

Problema opposto per Waitrose, insegna britannica di fascia alta nota per i suoi prodotti ottimi ma cari, che punta a far percepire un senso di convenienza
Due storie opposte e complementari insomma, ecco come sono state trattate.

Waitrose (UK)

 

Stuffer lancia Aloa, purea di frutta al 100%

Solo purea di frutta senza conservanti e zuccheri aggiunti, aromi artificiali e coloranti, privo di glutine e lattosio: è Aloa, la nuova linea di Stuffer che debutta presso i punti vendita della grande distribuzione.

Ideata come snack goloso, sano ed equilibrato che incontra le esigenze di salubrità, la purea di frutta Aloa è adatta anche per la merenda dei bambini, in alternativa ai classici snack ipercalorici. Il tucano sul packaging della confezione, unito alla dolcezza e alla consistenza della purea, è pensato per avvicinare anche i più piccoli al consumo giornaliero di frutta, contribuendo a soddisfare la dose raccomandata, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità deve essere di almeno 400 grammi al giorno, suddivisa in quattro porzioni durante l’arco dell’intera giornata.

 Aloa purea di frutta Stuffer è disponibile nei gusti “Mela-Banana-Fragola” e “Mela-Pesca-Banana-Albicocca”.

Gruppo Alì riconosce 800mila premi ai dipendenti per il 2015

Il 2015 è stato un anno in crescita, con un +8% sull’anno precedente, che ha consentito di superare il tetto del miliardo di euro, e la proprietà di Gruppo Alì ha deciso di premiare i suoi dipendenti, con gratifiche per oltre 800.000 euro che hanno riguardato tutto il personale dell’azienda. Un modo per coinvolgerli e ringraziarli della parte avuto nel raggiungere i buoni risultati, raggiunti nonostante la crisi del settore distributivo.

L’insegna, che conta 108 supermercati in Veneto ed Emilia Romagna e oltre 3.200 dipendenti, da sempre punta su una radicata territorialità, responsabilità sociale, attenzione ai dipendenti e alla comunità locale.

Francesco Canella.
Francesco Canella.

«Di strada ne abbiamo fatta molta da quando, nel 1971, il primo punto vendita con il marchio Alì raggiunse il fatturato di 5 milioni di vecchie lire – commenta il Patron del Gruppo Alì Francesco Canella –. Oggi vogliamo condividere con tutto il personale dell’azienda gli importanti traguardi che abbiamo raggiunto grazie alla fiducia che i clienti ripongono in noi. Per noi è importante ricambiare la loro stima e ringraziare i collaboratori che ogni giorno sono impegnati al nostro fianco e in prima linea nel servizio al cliente».
Per garantire un servizio professionale e di qualità, infatti, solo nell’ultimo anno il gruppo alimentare padovano ha investito 600.000 euro in formazione del personale: dai corsi di primo soccorso e sicurezza alla gestione del punto vendita, dalla selezione delle risorse umane alle tecniche di vendita.

La crescita del gruppo Alì, Associato a Selex Gruppo Commerciale, una media di 3 milioni di scontrini al mese e una quota di mercato del 17%, è da sempre caratterizzata da azioni di responsabilità sociale, per restituire vantaggi al territorio in termini occupazione – sono 300 i nuovi assunti nel 2015 – e solidarietà. Nel 2015, grazie al coinvolgimento di clienti e dipendenti nella raccolta punti legata alle 560.000 Carte Fedeltà, Alì ha raccolto e devoluto oltre 1 milione di euro a sostegno di iniziative benefiche e sponsorizzazioni sociali. Tra i destinatari si annoverano le comunità della Riviera del Brenta colpite dal tornado, l’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova, il CUAMM, il Banco Alimentare Veneto, l’Ente Nazionale Protezione Animali del Veneto.

Lavorazioni nel pdv: da Wegmans arriva il mulino per macinare il grano

Un mulino per macinare il grano nel supermercato, per avere una farina più fresca e un pane ancora più fragrante, tutto sotto gli occhi del cliente: è la novità dell’insegna americana Wegmans, che quest’anno festeggia il centenario dalla fondazione, nel punto vendita di Pittsford (NY).

Il mulino, fatto a mano in Austria e decorato, lavorerà solo ingredienti biologici ed a chilometro zero. «Fare il pane con una farina derivata da grani locali e appena uscita dal mulino è un’esperienza davvero speciale – ha spiegato Nick Greco, artigiano panificatore di Wegmans -. Ci sono note aromatiche e una sottile dolcezza al gusto che none esistono nel pane anche appena sformato ma prodotto con farine macinate solo settimana prima. Secondo me c’è la stessa differenza che si prova nell’assaggiare una mela che è stata in magazzino da una appena colta dall’albero».

Una tendenza che sta prendendo sempre più piede insomma e coinvolge sempre più ambiti. Hanno iniziato proprio il pane e la pizza, seguiti da sushi, cioccolato, e recentemente anche birra: la lavorazione a vista nel punto vendita è un modo per attirare clienti e rendere la shopping experience più accattivante. Ci ha puntato Carrefour nel nuovo ipermercato di Mons in Belgio ma anche Albert Heijn ad Eindhoven e la tendenza si incrocia sempre più con l’avvento dei grocerants, ovvero le aree ristoro presenti all’interno del supermercato. Un modo per far restare il cliente più a lungo possibile, e magari farlo ri-innamorare dell’idea di far la spesa nel mondo “reale”.

Wegmans Food Markets, Inc. ha 88 punti vendita negli stati di New York, Pennsylvania, New Jersey, Virginia, Maryland e Massachusetts. È un’impresa a conduzione famigliare che da 18 anni è presente nella classifica di Fortune delle “100 aziende migliori dove lavorare” (nel 2015 si è classificata settima).

Lavazza punta al mercato francese: accordo con Carte Noire entro fine mese

Secondo l’agenzia stampa Reuters, Lavazza sarebbe pronta ad acquisire entro fine mese, per 750 milioni di euro, l’azienda di caffè francese Carte Noire, diventando così il primo operatore di caffè in Francia, secondo mercato europeo. Lavazza già lo scorso luglio aveva presentato un’offerta vincolante sul marchio francese, e ora, secondo fonti dell’agenzia, l’acquisizione sarebbe dunque imminente.

A febbraio 2015 Carte Noire è stata messa in vendita dal gruppo Mondelez International per cercare di evitare le leggi europee antitrust: era infatti diventato il maggiore marchio mondiale di caffè dopo aver rilevato D.E Master Blenders 1753.

L’acquisizione di Carte Noire, leader nel mercato francese del caffè con circa il 20% di quota nel canale retail, riguarda il mercato europeo che comprende 31 Paesi. La transazione proposta riguarda il canale retail (caffè macinato, cialde filtro e capsule compatibili Nespresso) e l’acquisizione dell’impianto produttivo di Laverune, situato nella regione del Languedoc-Roussillon, che continuerebbe a realizzare i prodotti Carte Noire inclusi nella transazione.

Con questa operazione, “un raro caso in cui – come scrive Reuters – un’azienda italiana è il compratore e non la preda”, Lavazza, settimo produttore di caffè al mondo, intende proporsi con forza sul mercato internazionale anche per evitare di finire assorbito da qualche multinazionale.

«La nostra prima presenza all’estero è stata proprio in Francia, nel 1982. Da allora, quello francese ha rappresentato un mercato molto importante per Lavazza e ci aspettiamo che lo sia sempre di più in futuro – aveva affermato in luglio Alberto Lavazza, presidente dell’azienda-. Con Carte Noire, un’icona francese del caffè con un posizionamento premium unico, un marchio forte e molto noto, la Francia diventerebbe il nostro secondo mercato per dimensioni e importanza».

Lavazza, presente oggi in 90 Paesi nel mondo, ha una quota del 45% nel mercato italiano retail. «L’Italia continuerà a essere il nostro mercato chiave, quartier generale dell’azienda, centro di innovazione e delle nostre produzioni. In Francia, quarto Paese consumatore di caffè a livello globale e secondo a livello europeo, Lavazza ha l’opportunità di raggiungere una posizione di leadership» aveva assicurato, sempre lo scorso luglio, l’amministratore delegato di Lavazza Antonio Baravalle.

Per ora Lavazza non ha commentato l’accordo, che dovrebbe avvenire per metà cash e per metà a debito coinvolgendo probabilmente banche come Intesa Sanpaolo, Bnp Paribas, Rabobank e UniCredit.

Easyfoodstore, il supermarket low cost di EasyJet, chiude per rottura di stock

Ha aperto solo qualche giorno fa ma ieri pomeriggio ha dovuto già chiudere perché aveva venduto praticamente tutto ciò che aveva in magazzino: e dunque Easyfoodstore, il supermarket low cost di easyJet aperto in un quartiere popolare a nord di Londra, oggi resterà chiuso.

Sembra dunque, almeno in questa prima fase, aver colpito l’immaginazione dei consumatori l’ultima trovata di sir Sir Stelios Haji-Ioannou, fondatore della compagnia low cost easyJet della quale ancora detiene, insieme alla famiglia, il 35% delle azioni. Il supermercato, che per tutto febbraio venderà ancora ogni articolo a 25 pence (poco più di 30 centesimi) riaprirà venerdì. E i clienti non si sono fatti attendere, prendendo letteralmente d’assalto gli scaffali e facendo incetta delle 76 referenze proposte (dalla pasta, ai biscotti, dallo scatolame ai succhi di frutta).

Schermata 2016-02-03 alle 22.45.31L’annuncio è stato dato in una nota pubblicata sul sito della neonata catena. Che fornisce anche il motivo: “i nostri soliti fornitori non sono in grado di rifornire il negozio prima di venerdì”. Seguono le scuse e l’assicurazione che la promozione di un quarto di sterlina su tutti i prodotti durerà per tutto febbraio ma solo se – beninteso – c’è merce in magazzino”.

Il marchio “Easy” è già stato esteso nel Regno Unito a una lunga catena di attività dall’autonoleggio, all’agenzia immobiliare, dagli alberghi alle palestre alla pizza.

Osservatorio mobile: 3 italiani su 4 usano lo smartphone per decidere un acquisto

Il mobile è sempre più protagonista del processo di acquisto, anche in Italia e in tutti i settori: lo conferma l’Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.

I numeri sono più che rilevanti: 22 milioni di italiani tra i 18 e 74 anni accedono ogni mese a Internet da dispositivi mobili, circa metà della popolazione di riferimento. Oltre il 70% del tempo trascorso giornalmente a navigare è legato a dispositivi mobili e, se per i giovanissimi (18-24enni) questa percentuale sale all’85%, anche gli over 55 hanno superato ormai quota 50%.

Ciò che interessa in particolare le aziende è però la percentuale di chi fa acquisti di beni e servizi dal proprio smartphone, il 41% dei navigatori, in forte incremento rispetto al 32% del 2014. tanto che il valore delle vendite online provenienti da Smartphone nel 2015 è arrivato a valere il 10% del totale eCommerce italiano che nel 2015 è stato stimato in 16,6 miliardi di euro.

Dal 45% al 55% è la percentuale di chi utilizza il device fuori dal negozio per controllare prezzi e promozioni mentre dal 31% al 34% del totale Mobile Surfer chi lo usa all’interno del punto vendita.

Considerando il percorso di acquisto, il 60% usa lo smartphone nella fase di pre-acquisto (per decidere cosa acquistare e dove), il 40% all’interno del punto vendita e il 29% nella fase di post-acquisto (come richiesta di assistenza, consultazione dei servizi sottoscritti, gestione della carta fedeltà).

 

Il Mobile advertising cresce del 53%

Questi numeri non potevano mancare di influenzare il mercato pubblicitario, e infatti il valore dell’ADV nei social network e sul formato Video è più che raddoppiato. Gli investimenti complessivi in Mobile Advertising crescono del 53% e raggiungono i 462 milioni di euro.

Per un approfondimento sullo stato dell’arte del mobile sulla Gdo rimandiamo all’intervista a Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Mobile B2C Strategy del Politecnico di Milano.

Gdo e mobile: siamo alla fase di avvio, ma cresce la consapevolezza

Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio Mobile B2C Strategy del Politecnico di Milano, che oggi a Milano ha presentato i risultati della ricerca 2015, ci parla di come la Gdo, dopo anni di “arretratezza digitale”, si stia finalmente avvicinando a una strategia mobile. Se il 2015 è stato l’anno della consapevolezza, molto resta ancora da fare a livello di organizzazione e cultura aziendale. Sono necessari il ripensamento dei processi del back-end e l’integrazione con gli altri punti di contatto, che il mobile potenzia in quanto unico dispositivo che si ha sempre con sé, anche nel punto vendita. Che la strategia mobile debba assumere un ruolo di guida lo si capisce dai numeri dell’Osservatorio e dalla ricerca effettuata da Doxa: 3 italiani su 4 utilizzano lo smartphone nel processo d’acquisto, il 27% lo uso per la spesa alimentare e il 44% ha un’app di un’insegna della GDO sullo smartphone.

Smaterializzazione della carta fedeltà come prima fase ma anche couponing, gamification, lista della spesa, mobile commerce e click and collect sono le direzioni prese dalle insegne nazionali. Che si stanno impegnando sempre di più: perché il futuro, ormai ci sono pochi dubbi, è qui.

Dopo Belgio e Olanda, Lidl vende solo banane sostenibili anche in Uk

Foto: Fairtrade International.

Continua il riposizionamento di Lidl che sempre più intende scrollarsi di dosso l’etichetta del discount e presentarsi come insegna dove trovare prodotti di qualità al giusto prezzo, toccando anche tematiche care al consumatore odierno: come la sostenibilità, ambientale e sociale. Dopo Olanda e Belgio, anche nel Regno Unito il retailer tedesco si è impegnato a vendere entro il 2016 solo banane certificate, da Fairtrade oppure dalla Rainforest Alliance. Una mossa già annunciata da Asdi, discounter “gemello” e compagno d’avventure, anch’esso tedesco, nell’ascesa alla distribuzione britannica.

Se insomma è ormai normale trovare sugli scaffali del discount tedesco pesce pescato con tecniche sostenibili, aragosta e filet mignon, ricette etniche e snack salutari, le certificazioni sembrano il modo migliore per guadagnarsi, una volta per tutte, la fiducia dei consumatori. Tanto che la stessa mossa è stata già annunciata anche per il caffè, che sarà interamente certificato entro il 2017.

Il fondatore di Easyjet apre a Londra easyFoodstore, supermarket low-cost

Sir Stelios Haji-Ioannou, il fondatore di Easyjet, pioniera tra le compagnie low-cost che ha rivoluzionato insieme a RyanAir il mercato aereo, ha aperto a Londra Easyfoodstore, il suo primo supermercato che segue le logiche del discount. O addirittura del low-cost, abbracciando la stessa idea con cui anni fa è stato decimato il prezzo dei biglietti aerei: per tutto il mese di febbraio ogni articolo costerà infatti 25 pence, ovvero 0,33 euro. Niente freschi, per ora quantomeno, ma tutta una serie di prodotti confezionati, dalla pasta allo scatolame ai biscotti, dagli snack ai succhi.

easyfoodstore2Del resto, l’insegna che campeggia sopra il primo punto vendita, a Park Royal, quartiere popolare nel nord di Londra, non dà adito a dubbi:  è esattamente uguale – scritta bianca su sfondo arancio, stesso font – a quella che siamo abituati a vedere in tanti aeroporti. Parla chiaro anche il claim: “No expensive brands, just food honestly priced” (niente marche costose, solo cibo a prezzi onesti”.

Lo sbarco di Haji-Ioannou nel grocery era stato annunciato nel 2013 ma solo ora, dopo lunga gestazione, ha aperto il primo punto vendita al pubblico. L’intento del tycoon è piuttosto chiaro: entrare a gamba tesa nel mercato della grande distribuzione britannico, fatto al momento dai quattro marchi “storici” (Sainsbury’s, Tesco, Morrisons e Asda) in sofferenza, dalle due sempre più aggressive (e gettonate) insegne discount tedesche, Aldi e Lidl, e dai canali paralleli, e-commerce (è appena sbarcato Amazon) e minimarket.

In qualche modo risulta più romantica l’interpretazione di Haji-Ioannou che ha dichiarato: «Questo è un altro modo in cui il marchio easy può servire i meno abbienti. Dopo la mia esperienza nella distribuzione del cibo gratis in Grecia e a Cipro, questo è un tentativo più commerciale di vendere alimenti di base a 25 pence per articolo alle persone meno abbienti che vivono nell’area di Park Royal».

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