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Anna Muzio

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Apre a Milano il nuovo flagship Illy tra caffè, gastronomia e arte

Si presenta come “un caffè artistico contemporaneo” il nuovo flagship Illy inaugurato ieri a Milano in Piazza Gae Aulenti, nel quartiere completamente ridisegnato di Porta Nuova.
All’interno del flagship store, dove il caffè è il protagonista assoluto, appare evidente il legame di illy con l’arte contemporanea. Grazie alla collaborazione con la Galleria Lia Rumma un’area dello store esporrà a rotazione l’opera di un artista contemporaneo che è in qualche modo legato ai progetti artistici dell’azienda (al momento c’è un grande arazzo di William Kentridge).

Evento IllySTORE-P.zzaGaeAulenti_Milano_14Il locale è strutturato su 200 metri quadri distribuiti su due piani e con oltre 70 posti a sedere. Punto focale è il bancone in marmo Calacatta dal frontale rosso decorato con un pattern composto dallo storico logo illy. Nove storie, riprodotte sul muro che porta al mezzanino, raccontano i nove pilastri dell’unicità della marca mentre, accanto all’entrata, 63mila tessere compongono il mosaico che raffigura la pubblicità realizzata da Xanti Schawinsky nel 1934 per illy.
L’offerta gastronomica del locale si rinnova ad ogni ora della giornata. Per la mattina vengono proposte le creazioni del maestro pasticciere Luigi Biasetto, golosità perfette per accompagnare il caffè o il cappuccino per la colazione o una tazza di tè Dammann Frères o le cioccolate Domori per una pausa pomeridiana. In pausa pranzo o per un brunch speciale durante il weekend la cucina accompagna l’ospite alla scoperta del caffè e di altri prodotti del gruppo illy (Mastrojanni, Domori, Damman e Agrimontana) utilizzati anche come ingredienti di ricette che spaziano dal salato al dolce. L’aperitivo propone un’ampia carta dei cocktail.

All’interno dell’illy Caffè è possibile acquistare tutti i prodotti del mondo illy: macchine da caffè, tazze da collezione, accessori per la colazione, cioccolato, tè e confetture.

Il 12 marzo torna la Retail Visions di Popai con altre storie

Che aspetto avrà il punto vendita del futuro? A questa domanda da un milione di dollari torna a rispondere Popai che dopo la settima edizione di Retail Visions il 12 marzo ripropone e arricchisce il convegno sul mondo del retail design e del visual merchandising con Retail Visions & Other Stories.

Il convegno sarà l’occasione per analizzare il punto vendita quale integrazione tra design, cultura e redditività, offrendo uno sguardo multidisciplinare per creare soluzioni innovative.

Tra i relatori segnaliamo Cristina Mezzadra, Responsabile Marca e Comunicazione Esterna Bricocenter, Giuseppina Matrone, Visual Merchandiser di GameStop, Gianni Forcolini, Professore del Politecnico Milano, Umberto Angeloni Presidente di Caruso e Daniele Lago, Chief Executive Officer & Head of Design Lago.

L’evento, organizzato all’interno di ShopExpo, si terrà a Milano giovedì 12 marzo nella location Superstudio Più in via Tortona 27, dalle ore 10,00 alle ore 13,00.

 

Cambia la colazione degli italiani: è più sana con meno latte

Nielsen fa la radiografia della colazione degli italiani, individuano le variazioni di anno in anno e cogliendo nuovi trend. Nel borsino di questo pasto che vale nel nostro Paese 6,8 miliardi di euro c’è infatti chi sale e chi scende. I latticini ad esempio non stanno vivendo un momento particolarmente brillante, penalizzati dalle preoccupazioni verso l’intolleranza al lattosio. Registrano cali sia il Latte Vaccino UHT (-1,2% a volume totale Italia) che il Fresco (-7,4% a volume nella sola GDO), mentre in controtendenza c’è il latte Alta Digeribilità (+8,4% a volume e +7,9% a valore a Totale Italia).
Molto bene vanno le Bevande Vegetali (+23,7% a volume totale Italia) e, benché la dimensione del mercato resti limitata (130 milioni di euro) per pensare a un effettivo travaso dei consumi dal latte vaccino, nell’ultimo anno abbiamo registrato un aumento interessante del numero di famiglie che consumano la categoria (con un parco acquirenti di 4,8 milioni di famiglie, un milione in più rispetto allo scorso anno).
Non si salva nemmeno lo Yogurt che cala del -2,5% a volume ma vede in controtendenza i segmenti Magro (comprensivo dello Yogurt Greco) e Biologico, che realizzano rispettivamente un +1,3% e un +3,3%.
Il resto dei consumi sembrano segnalare una crescente attenzione verso la salute e una dieta sana. Nei Cereali, le Barrette sono in crescita (+3,3% a volume) mentre la tipologia in scatola è stabile (+0,3% a volume), nonostante la complementarietà di consumo con il latte.
Se facciamo riferimento all’ultimo anno, ad esempio, sono diverse le Crescono le confetture (+1,9% a volume a totale Italia) sostenute da formati molto piccoli (151-290 gr) e molto grandi (> 450 gr), favoriti da un posizionamento di prezzo più conveniente. Le fette biscottate hanno, invece, chiuso in calo (-1,2%). Il caffè, che a totale Italia sembra sostanzialmente stabile (-0,4%), nasconde al suo interno una variazione di mix a favore del porzionato (+9,2% a volume).
Nel mercato dei Biscotti, dove vediamo una sostanziale tenuta a volume dei Frollini (+0,8% a totale Italia), sono in crescita i Biscotti Salutistici (+6,4% a volume e +4,4% a valore) con il Senza Glutine che al loro interno mostra trend superiori al 21%, sia a volume che a valore.
All’interno delle Merendine, dell’andamento positivo dopo gli ultimi due anni di calo (+1,2% a volume a totale Italia), vediamo in crescita i Croissant, che hanno ricevuto un buon contributo sia dai prodotti più convenienti che dagli integrali.
Salute sì, ma ogni tanto anche la gola vuole la sua parte, tanto le Creme Spalmabili Dolci segnano un +6% a volume in GDO.
L’attenzione al wellbening è del resto confermata da una Survey Nielsen che mostra come il 41% degli italiani è interessato, in generale, alla ‘salute’ (una percentuale che nei più anziani sale al 45%) e che il 62% è convinto che gran parte delle malattie abbiano origine da una alimentazione sbagliata.
E non sbagliano, come segnala una recente ricerca dell’Università del Missouri secondo la quale le persone che non fanno colazione sarebbero a maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiache. Come dire: mangiate ciò che volete, l’importante è mangiare qualcosa a colazione.

eBay azzera le commissioni nel suo marketplace food

Zero commissioni sul food: con questa mossa, che partirà dal 2 aprile prossimo, eBay.it ha deciso di promuovere l’area del sito dedicata all’enogastronomia “in modo da permettere ai propri venditori di offrire prodotti a prezzi molto più competitivi, soprattutto in vista dell’EXPO”. Vengono annullate insomma le “commissioni sul valore finale” pagate dal venditore professionale sul prezzo del prodotto venduto, pari all’8,7% del prezzo del prodotto. Inoltre i venditori professionali con un negozio premium su eBay non pagheranno le tariffe d’inserzione.
Lo scopo è quello di spingere un’area del sito, quella delle categorie relative ai prodotti enogastronomici, che nel 2014 ha registrato una crescita del 17%, con un valore medio d’acquisto di 31 euro e che si prevede che nel 2015 crescerà ancora, dato che l’e-commerce si sta sempre più affermando tra i canali preferenziali per vendere online anche prodotti enogastronomici e del Made in Italy. È un settore dalla potenzialità immense, che proprio in Italia resta ancora indietro (1% contro il 13% delle vendite online in UK).
Sulla piattaforma italiana di eBay lo scorso anno sono stati venduti 32.792 prodotti nella sottocategoria “Dolci e Biscotti”, 25.733 prodotti in “Pasta e condimenti” e 8.146 prodotti in “Salumi e Formaggi”. In tempo reale, invece, sono oltre 265 mila i prodotti enogastronomici in vendita su eBay.it e ogni 73 secondi si registra un acquisto.

Impegno contro l’Italian sounding
Uno dei problemi più sentiti per quanto riguarda la vendita online dei prodotti alimentari (e non solo) è però quello della contraffazione, flagello del Made in Italy. Per questo lo scorso anno eBay.it, l’AICIG e il Ministero per le Politiche Alimentari, Agricole e Forestali hanno siglato un Memorandum per la protezione dei prodotti DOP e IGP. Numerose le segnalazioni che hanno permesso di rimuovere prodotti non originali o contraffatti.
“Cresce il fatturato interno, l’export e il numero di imprese dell’agroalimentare italiano nel momento stesso in cui è in costante aumento l’attenzione internazionale nei confronti del cibo italiano e della nostra capacità di produrlo in maniera sostenibile e durabile – spiega Maria Letizia Gardoni, Delegato Nazionale Coldiretti Giovani Impresa -. È così che l’Italia diventa un punto di riferimento e un modello economico da imitare; questa tendenza si manifesta però anche con l’ascesa delle falsificazioni e delle speculazioni attorno al nostro bene primario. Per tale motivo è sempre più necessario creare non solo informazione riguardo al tema, ma strumenti che possano permettere al vero made in Italy agroalimentare di raccontarsi e farsi conoscere. Il web è senz’altro il primo di questi e non è un caso che oggi gli imprenditori agricoli investono anche su e-commerce, piattaforme digitali e marketing”.

Nasce il primo Parmigiano Reggiano Dop Kosher, a firma Bertinelli

Puntare su un mercato, quello dei prodotti kosher, che vale nel mondo 150 miliardi di dollari, ma anche proporre un prodotto di qualità declinato secondo le tante esigenze di una clientela sempre più varie e globalizzata: questi i motivi che hanno spinto l’azienda agricola Bertinelli, produttore di Parmigiano Reggiano Dop, ad iniziare la produzione della versione kosher: le prime forme kosher (l’azienda prevede di produrne 5000 all’anno), dato che la produzione è stata avviata a ottobre scorso, saranno disponibili a fine 2015, e buona parte sono già state vendute.

Nicola Bertinelli.
Nicola Bertinelli.

«Nella religione ebraica, le regole alimentari e i cibi sono rigorosamente codificati dai Libri Sacri – spiega Nicola Bertinelli, che insieme con il padre guida oggi l’azienda agricola -. La sfida di conciliare il disciplinare di un prodotto unico al mondo come il Parmigiano Reggiano DOP con la kasherut si è rivelata estremamente complessa: le fasi interessate sono tutte, dall’allevamento delle bovine, che deve seguire determinate regole, alla mungitura, eseguita sotto la supervisione di un rabbino che verifica la natura Chalav Yisrael del latte, che può provenire solo da animali kosher. Anche il caglio animale con cui produciamo il Parmigiano Reggiano DOP deve essere certificato Kosher. In caseificio, il processo produttivo è costantemente monitorato dalla figura del Mashgiach Temid. Inoltre, per quanto riguarda gli impianti e le strutture, tutto il percorso è stato sanificato per adeguarlo alla normativa ebraica».
L’azienda agricola Bertinelli è la prima realtà al mondo ad aver ottenuto la certificazione Kosher per la produzione di formaggio Parmigiano Reggiano DOP sia da parte di OU – The Orthodox Union (la certificazione è in fase di ratifica, verrà ufficializzata ad aprile) sia da parte di OK Kosher Certification, tra i più autorevoli enti di certificazione Kosher mentre in Italia ha ottenuto il riconoscimento del rabbino di Milano.
Ha facilitato il riconoscimento il fatto che l’azienda Bertinelli gestisca in proprio tutti i comparti produttivi. «I prodotti dei nostri campi sono utilizzati per il fabbisogno nutritivo del bestiame presente nelle nostre stalle. Questo è importantissimo perché il formaggio si fa “in stalla” e non in caseificio. Per ottenere un buon formaggio, si parte da una corretta alimentazione delle bovine: solo chi ha il controllo su tutta la filiera può essere certo che il bestiame sia alimentato nel migliore dei modi, vale a dire con foraggi freschi, ricchi di “batteri buoni” che danno aroma e profumo al Parmigiano Reggiano».

Accanto al Parmigiano Reggiano Kosher l’azienda produrrà un formaggio fresco lattosio-free, sempre Kosher: le prime forme di questo prodotto saranno disponibili a partire dall’estate 2015.

Nel mondo vivono circa 13,5 milioni di persone di fede ebraica, di cui poco meno di 40.000 in Italia. Negli Usa, i prodotti kosher – oltre 90.000 – rappresentano il 28% dei prodotti alimentari venduti nei supermercati: il 56% dei consumatori è composto da non ebrei.

Farmo lancia i nuovi Frollini al Cocco di Pasticceria gluten free

Sono sempre più lontani i tempi in cui le persone affette da celiachia doveva soffrire prima di trovare un prodotto da forno degno di questo nome. Ma le cose stanno cambiando, e la scelta – complice anche la moda della dieta gluten free anche per chi non è intollerante – è sempre più ampia. Farmo ad esempio presenta i nuovi Frollini al Cocco di Pasticceria preparati nel Laboratorio dell’azienda lombarda secondo la ricetta della migliore frolla al burro, arricchita da fiocchi di cocco.

I Nuovi Frollini al Cocco di Pasticceria sono biscotti dai profumi esotici, a forma di fiore. L’impasto viene preparato con ingredienti selezionati di alta qualità quali il burro e le uova fresche consentendo di ottenere dei biscotti senza glutine, buoni e friabili come i frollini preparati dai mastri pasticceri.

Marcati con il logo di GF-certified (certificazione GlutenFree ), i Frollini al Cocco di Pasticceria sono disponibili presso GDO, farmacie, negozi specializzati e bar. L’innovativo metodo di confezionamento mantiene intatte le caratteristiche del prodotto, senza rischi di contaminazione, garantendo un prodotto sicuro per le persone celiache.

Vinitaly, 90mila mq per promuovere l’export del vino Made in Italy

Lavorare sull’internazionalizzazione delle imprese vitivinicole e consolidare l’immagine del vino italiano nel mondo, che già negli ultimi anni ha fatto un deciso balzo in avanti: questa la necessità del settore che vede anche quest’anno in Vinitaly, a Verona fiere dal 22 al 25 marzo prossimi e giunto alla 49a edizione, una piattaforma di servizi ideale per permettere a produttori e operatori di amplificare al massimo le opportunità che si stanno delineando e per crearne di nuove. Magari per raggiungere quell’obiettivo citato l’anno scorso dal premier Matteo Renzi di incrementare l’export di vino del 50% entro il 2020.

Anche se il 2014 è stato anno non facile, il sentiment delle 30 primarie aziende interpellate da Vinitaly, che esprimono complessivamente circa 2 miliardi di fatturato, è positivo: il 55% esprime fiducia per il 2015, il 35% in questi primi due mesi ha già avuto riscontri positivi e il 5% prevede un anno molto positivo.

 

Incontri internazionali, ITTP e corsi di “Italian Wine”

«Coerenti con l’identità b2b del Salone – ha spiegatoGiovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere – Vinitaly 2015 sarà punto di arrivo di un’intensa attività di incoming, che abbiamo realizzato e potenziato con il supporto del MISE, dell’Italian Trade Agency – ICE e del MIPAAF. L’unione delle forze ci ha permesso di coinvolgere buyer e delegazioni di operatori selezionati da tutto il mondo, con un incremento dell’investimento finanziario del 34% rispetto allo scorso anno».

All’interno dell’International Buyer Lounge si terranno gli incontri b2b organizzati tra i buyer delle delegazioni ospitate e le aziende espositrici. Un grande convegno, richiesto da consorzi di tutela, aziende vitivinicole e altre realtà del settore, approfondirà invece il tema delle trattative ITTP (Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti con gli USA). A questo, si aggiungono i focus su Hong Kong, Cina, USA, Russia, Brasile, Australia.

Sono attesi oltre 4.000 espositori su una superficie occupata sopra i 91.000 metri quadrati, che diventano 100.000 con Sol&Agrifood ed Enolitech, i saloni dell’agroalimentare di qualità (con la parte dedicata all’olio extravergine di oliva realizzata in collaborazione con Unaprol) e dei mezzi tecnici per la filiera del vino e dell’olio che si svolgono in contemporanea.

Tra le iniziative di Vinitaly segnaliamo OperaWine in programma il 21 marzo in collaborazione con l’autorevole rivista americana “Wine Spectator” e, dal 16 al 20 marzo sempre a Verona, il primo Corso di certificazione per specialisti del vino italiano, un’iniziativa VIA – Vinitaly International Academy, il progetto educativo di Vinitaly International, che rilascia, dopo un esame finale, due livelli di certificazione: Italian Wine Ambassador (IWA) e Italian Wine Expert (IWE). Cinquanta i candidati, in rappresentanza di alte professionalità del settore (responsabili di alcune delle principali catene internazionali di hotel, giornalisti, Master of Wine) provenienti da Cina, Stati Uniti, Australia, Austria, Brasile, Canada, Corea, Francia, Germania, Hong Kong, Olanda, Regno Unito, Russia, Singapore e Ucraina. VIA organizza anche tre Master Class+ durante Vinitaly, non solo di vini italiani. In collaborazione con Ismea si terrà poi un convegno sui vini artigianali, un’altra grande ricchezza dell’enologia italiana.

 

Expo e oltre, verso il Testo unico sul vino

A Vinitaly ci sarà anche la presentazione ufficiale di Vino – A taste of Italy, il padiglione del vino all’interno del Padiglione Italia dell’Esposizione Universale di Milano, realizzato da Veronafiere-Vinitaly su incarico del Ministero delle politiche agricole, Padiglione Italia ed Expo 2015 SpA. «Vinitaly rappresenta nel mondo tutta l’esperienza vitivinicola nazionale – ha detto il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina -. A Verona sarà l’occasione per fare insieme il punto delle cose fatte dal Governo per la semplificazione burocratica e l’internazionalizzazione delle nostre aziende e per lanciare i nuovi obiettivi oltre l’Expo 2015, tra questi il Testo Unico sul vino, per la riorganizzazione e il riordino del comparto».

Per JDA 8 aziende su 10 segmentano la supply chain, ma non sempre in modo innovativo

La  crescente complessità della supply chain impone scelte precise ed aziende manifatturiere e i retailer ne sono consapevoli, tanto che l’80% dichiara di aver adottato processi e metodi avanzati come la segmentazione della stessa: è ciò che emerge dal JDA Vision 2015 Supply Chain Market Study, un nuovo report realizzato da Talant per JDA Software Group che ha coinvolto 255 decisori aziendali di retailer e aziende manifatturiere in 17 Paesi.

Le strategie sono peraltro diverse, e non sempre utilizzano soluzioni tecnologiche avanzate e best practice comprovate. “Le supply chain di retailer e aziende manifatturiere sono diventate sempre più complesse, spesso distribuite su più aree geografiche, con decine di partner commerciali coinvolti – ha dichiarato Kevin Iaquinto, Chief Marketing Officer di JDA -. Il nostro report dimostra che, nonostante i decisori aziendali riconoscano tale complessità, nei fatti vi è una lenta adozione di pratiche e soluzioni tecnologiche all’avanguardia per gestire le sfide in aree chiave quali pianificazione e programmazione della produzione, pianificazione ed esecuzione della supply chain, gestione della domanda e dei trasporti”.

Il 58% ha citato “l’integrazione dei processi di Sales and Operations Planning  (S&OP)” come priorità strategica per i prossimi 12 mesi, mentre il 46% ha indicato tra le priorità strategiche “migliorare l’agilità dei processi di pianificazione e produzione.

Tre le tendenze principali emerse dalla ricerca:

1- Pianificazione ed esecuzione della supply chain: innovazione necessaria, ma non supportata

Quali sono le priorità in tema di gestione delle scorte? Pochi i dubbi e le sfumature, visto che il 93% degli Executive ha risposto “Migliorare i livelli di servizio” e l’88% “Allineare le scorte alla domanda”. Manca però un metodo chiaro per misurare e migliorare l’efficacia in questa area: gli intervistati hanno indicato almeno 25 parametri diversi per valutare le performance in ambito di gestione delle scorte. Inoltre, la maggior parte delle aziende non dispone di strumenti tecnologici avanzati e specifici. Il 59% degli intervistati pensa che “Implementare l’automazione” per gestire le scorte sia un’iniziativa chiave per il futuro.  I tre principali obiettivi relativi alla pianificazione ed esecuzione della supply chain indicati sono: integrazione di processi S&OP con il processo di pianificazione dell’inventario (indicato dal 100%);  miglioramento della produttività degli addetti alla pianificazione tramite una migliore gestione delle eccezioni e una maggiore automazione (indicato dal 93%); razionalizzazione del portafoglio prodotti (indicato dal 90%).

 

2- Gestione della domanda: lanci e promozioni frequenti richiedono previsioni più accurate

Per soddisfare le esigenze dei consumatori di oggi, attenti al prezzo e orientati all’innovazione, retailer ed aziende manifatturiere hanno sostenuto ingenti investimenti per lanciare frequentemente nuovi prodotti e sostenere campagne promozionali più aggressive. Dal sondaggio di JDA emerge però che le aziende non dispongono di soluzioni avanzate per prevedere gli effetti di queste costose iniziative. Per il lancio di nuovi prodotti, il 59% delle aziende interpellate non utilizza strumenti predittivi o fa affidamento su stime retrospettive sviluppate dai team di vendita e marketing, e solo il 3% dei responsabili intervistati ha indicato che la propria organizzazione utilizza tecnologie a supporto delle metodologie statistiche per prevedere i risultati delle promozioni commerciali.

 

3- Gestione dei trasporti: meno costi grazie a partnership e tecnologia

La gestione dei processi di trasporto rappresenta il momento della verità in termini di redditività, eppure, in media, il panel della survey JDA ha riferito che il 33% degli ordini richiede azioni aggiuntive di expediting, riducendo sensibilmente i margini. Un numero sorprendente di aziende non impiega né gli strumenti avanzati né le buone pratiche che possono risolvere questo problema. Solo il 26% delle organizzazioni adotta un modello basato su servizi condivisi per la gestione centralizzata dei trasporti e solo il 46% ha istituito un programma per i vettori. Inoltre, solo il 43% delle società utilizza soluzioni software per ottimizzare la gestione di processi e operazioni nell’ambito dell’organizzazione dei trasporti.

 

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Al via ad aprile i pagamenti mobile con Visa tramite tokenizzazione

Sarà disponibile da metà aprile presso le istituzioni finanziarie il servizio di tokenizzazione di Visa Europe che consente di smaterializzare la carta di credito e utilizzarla per pagamenti tramite smartphone o qualsiasi altro dispositivo wearable (ad esempio uno smartwatch).

Il servizio secondo una nota di Visa Europe sarà “personalizzato sul mercato europeo”. La tokenizzazione sarà alla base delle nuove soluzioni di mobile payment e si presenta come uno dei metodi più sicuri per la prevenzione dalle frodi e la protezione dei dati. La tecnologia infatti sostituire le informazioni sul conto di pagamento che si trovano sulla carta di credito fisica con una serie di numeri che possono essere usati per autorizzare i pagamenti, senza rilasciare alcun dettaglio sul conto dal quale sarà prelevata la somma. Quando un consumatore usa il suo dispositivo mobile per effettuare un pagamento contactless nel punto vendita dunque presenta un token e non i dettagli del conto. La lotta ai tentativi di frode è resa ancora più efficace dal fatto che le istituzioni finanziarie (banche ecc) sono in grado di controllare l’ambiente dove il token può essere usato: un token settato per i pagamenti contactless, ad esempio, non può essere usato per fare acquisti online. Inoltre, in caso di perdita o furto del dispositivo mobile, il token può essere facilmente e immediatamente disattivato.

“Riteniamo che il 2015 sarà l’anno in cui i consumatori europei avranno accesso ai pagamenti contectless. La tokenizzazione è una delle tecnologie più importanti che sono emerse nel mondo dei pagamenti digitali e ha il potenziale di iniziare un capitolo completamente nuovo dei prodotti che saranno sviluppati. Per questo motivo, abbiamo progettato questo servizio flessibile e modulare, che consente alle istituzioni che lo erogano, ai merchant, ai compratori di fornire ai consumatori la prossima generazione di metodi di pagamento innovativi: il tutto con l’alto livello di sicurezza che si aspettano” ha commentato Sandra Alzetta, Executive Director, Core Products di Visa Europe.

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