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Anna Muzio

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Build-A-Bear orsetti fai da te scelgono soluzioni Txt

Build-A-Bear, retailer americano pioniere della customizzazione che consente, tramite 400 negozi in tutto il mondo, di creare il proprio animaletto di peluche, ha scelto le soluzioni di pianificazione ‘end-to-end’ TXT, fornitore internazionale per il Lusso, la Moda e il Retail. TXT Retail Planning è pensato per pianificazione dei prodotti e degli assortimenti, pre-stagione e in-stagione, lungo tutti i canali di vendita.

Fondata a St. Louis nel 1997, Build-A-Bear Workshop ha una rete di vendita che comprende negozi di proprietà negli Stati Uniti, Porto Rico, Canada, Regno Unito e Irlanda, a cui si affiancano i punti vendita in franchising in Europa, Australia, Africa e Messico. A questi si aggiunge il sito web buildabear.com. La crescita rapida dei diversi canali di vendita in Nord America ha rappresentato l’elemento trainante del progetto con TXT. “La maggiore complessità di gestione di canali diretti e indiretti in una molteplicità di Paesi, ha reso prioritaria l’esigenza di accrescere le nostre capacità di pianificazione. Cercavamo un sistema in grado di supportare un modello di pianificazione misto, centralizzato e decentralizzato, e che ci consentisse di lavorare con diverse valute – afferma Jeff Fullmer, Managing Director Planning and Allocation di Build-A-Bear Workshop -. Dopo un processo di selezione rigoroso, abbiamo scelto la flessibilità della soluzione TXT Retail Planning. Il team TXT ci aiuterà a rispondere in modo efficace alle esigenze così uniche del nostro business”.

La piattaforma TXT Retail Planning fornirà a Build-A-Bear funzionalità di pianificazione End-to-End insieme ad avanzate capacità di simulazione e analisi. “Siamo entusiasti di questo nuovo progetto”, commenta Peter Charness, Senior Vice President Nord America e Global Chief Marketing Officer di TXT. “Build-A-Bear è un marchio davvero speciale. Entrando in un negozio Build-A-Bear i clienti possono creare il proprio orsetto personalizzato; l’azienda è leader nel retail interattivo”.

Pam local punta su Roma: aperto oggi il quarto pdv, altri due nei prossimi mesi

Pam ha aperto oggi a Roma, in via delle Botteghe Oscure, il quarto negozio Pam local della Capitale. Il format di Pam tarato sulla prossimità, che coniuga la qualità e la convenienza alla praticità e al servizio della tradizionale bottega del centro, con soluzioni facili e veloci pensate per chi ha poco tempo in cucina, è rivolto agli abitanti della zona, ma anche ai numerosi lavoratori degli uffici del centro e turisti, spesso alla ricerca di un‘idea per un pranzo veloce o uno spuntino a prezzi convenienti.

L’apertura di Botteghe Oscure, che darà lavoro ad una decina di persone, tutte sono i 28 anni, rientra in un importante piano di sviluppo che prevede, tra fine di febbraio e inizio marzo, altre due aperture romane a piazzale Adriatico e in via San Martino della Battaglia.

Situato nei locali dell’ex libreria Rinascita, il nuovo supermercato di via delle Botteghe Oscure sancisce l’importanza della città di Roma per Gruppo Pam. “Roma è un capoluogo fondamentale per noi – afferma Andrea Zoratti, Direttore di canale di Pam local – Vogliamo essere presenti e vicini ai romani dando loro quello che ogni giorno ci impegniamo a fare in tutti i nostri negozi: qualità e risparmio, ma anche vicinanza e servizio. Il successo del format local, nuova ed innovativa soluzione pensata per una modalità di fare la spesa tipicamente cittadina, ottenuto con i tre punti vendita aperti sino ad oggi a Roma, ci ha spinto a proseguire nello sviluppo degli spazi di vendita in questa direzione”.

 

Proposta ad hoc tra monoporzioni, piatti pronti e prodotti locali

Generalmente posizionati in contesti cittadini, nei centri storici come nei quartieri, i punti vendita Pam local propongono una vasta scelta di prodotti alimentari e di soluzioni facili e veloci pensate anche per chi ha poco tempo in cucina, per i single, gli intolleranti e tutti coloro che cercano qualcosa di sfizioso e pratico, e vogliono spendere poco. L’attenzione è rivolta anche alle confezioni monoporzione per risparmiare ed evitare inutili sprechi.

I prodotti freschi sono già pesati e prezzati, per una spesa facile e veloce. Non solo frutta e la verdura di stagione, in consegna tutti i giorni entro le ore 7:00, ma anche il pane, prodotto dai migliori panifici locali, la carne e il pesce, già pulito e pronto per essere cucinato.

Ampia la proposta di salumi e formaggi, IGP e DOP, preparati ed affettati tutti i giorni e di piatti pronti, freddi e caldi, a marchio “Fresche Bontà”. Particolare attenzione è poi posta alla produzione locale dove, accanto alle proposte di salumi e formaggi, si trova una vasta scelta di pasta fresca, pasticceria, vini e liquori tipici.

I Pam Local operano un servizio di consegna a domicilio e un orario di apertura allargato, 7 giorni su 7 fino alle 22.00, molto apprezzato dalle persone che lavorano e che rientrano a casa tardi la sera.

Auchan a Cesano Boscone mette il car sharing tra i servizi

Il centro commerciale Auchan di Cesano Boscone punta sulla mobilità ecologica e sostenibile, con due iniziative, una rivolta al pubblico e una interna: il car pooling e il car sharing. Grazie all’alleanza con il Comune di Cesano Boscone, e alla sinergia con due aziende specializzate nei processi di mobilità eco-sostenibile, BringMe e «e-vai».

Carsharing tra i servizi alla clientela

Partirà sabato prossimo, con inaugurazione alle ore 15, presso il parcheggio del centro commerciale Auchan, Via Don Sturzo 1, una nuova postazione di «e-vai», il primo car sharing diffuso su base regionale, integrato con il servizio ferroviario e green, con un parco auto di oltre 100 vetture, per oltre i due terzi elettriche. Da sabato 17 infatti una delle tre postazioni cittadine, in seguito a una riorganizzazione operata per una maggiore efficienza del servizio, si sposterà presso il centro commerciale Auchan.

Chi parteciperà all’inaugurazione del nuovo punto «e-vai», dotato di 4 stalli di sosta, potrà iscriversi al servizio beneficiando di un’offerta speciale di due ore gratis ed effettuare test drive gratuiti sulle auto elettriche presenti. “Con questo progetto confermiamo l’importanza di promuovere all’interno dei nostri centri commerciali, veri e propri centri di vita, iniziative concrete di sostenibilità ambientale ed economica, rivolte alle persone che li frequentano e vi lavorano – afferma Raffaella Colacicco, Property Manager del Centro Commerciale Auchan di Cesano Boscone –. L’opportunità di usufruire dei sistemi di car sharing e car pooling amplia l’offerta di servizi utili, come lo sportello Comunale e il dentista, presenti in questa galleria per semplificare la vita degli abitanti del territorio».

 

Car-pooling aziendale utilizzato da un dipendente su cinque

L’impegno verso l’ambiente tramite una razionalizzazione dei trasporti era già iniziato a dicembre, quando il centro commerciale Auchan e il Comune di Cesano Boscone hanno attivato il servizio di car pooling aziendale JoJob di BringMe, per i dipendenti dell’ipermercato e della Galleria, con l’obiettivo di incentivare la condivisione delle vetture per gli spostamenti casa-lavoro da parte dei dipendenti dei diversi uffici e di altre aziende limitrofe.

“Da oltre un mese abbiamo attivato il servizio di Jojob, cui ad oggi hanno aderito più del 20% dei nostri collaboratori. Sono certo che presto si confermerà come un’abitudine virtuosa, oltre che vantaggiosa. Il valore del progetto consiste nella forte dinamica d’integrazione delle persone che lavorano nel centro commerciale con il territorio, penso agli abitanti, ai lavoratori delle altre aziende e del Comune” spiega Gérald Gounon, Direttore dell’Ipermercato Auchan di Cesano Boscone.

Hersheys: la 3D stampa anche con il cioccolato

Tra le nuove tecnologie che promettono di rivoluzionarci la vita in questi ultimi tempi c’è senz’altro la stampante 3D, che dà la possibilità di creare una vasta serie di oggetti da un disegno a computer, in forme complesse e in pochi esemplari. Una tecnologia che è pronta ora a rivoluzionare anche il mondo del food. 10906002_10153017091689528_2381858149061154495_nUn esempio è la CocoJet 3D, la stampante che usa il cioccolato al posto dei filamenti di plastica (fondente, al latte o bianco a scelta) e consente di creare cioccolatini di qualsiasi forma tridimensionale si desideri. Sviluppata dallo specialista 3DSystems con Hersheys, storico nome della cioccolateria americana, la stampante è pensata per pasticceri e ha un set di disegni preimpostati, ma può realizzare qualsiasi forma creata a computer.

Per ora non è ancora stata messa in commercio ma funziona perfettamente a giudicare dal video. Le potenzialità sono infinite, sia per la realizzazione di bon-bon per occasioni speciali (pensiamo solo ai matrimoni) sia per dare la stura alla creatività più selvaggia dei pasticceri, in grado di realizzare opere davvero uniche e personalizzate. E non finisce qui. Al Ces di Las Vegas 3D Systems ha presentato una serie di stampanti, della serie Chef Jet, in grado di realizzare una vasta gamma di cibi, dalla pizza alle decorazioni per cocktail. Chi pensava che ci aspettasse un futuro culinario triste a mangiar pillole insapori come gli astronauti dell’Apollo, dovrà forse ricredersi. Il cibo del futuro potrebbe essere un vero e proprio pezzo da artista.

Pedon, nuova Mdd per Eurospin e sbarco in Messico

Una nuova linea con marchio privato “Mi voglio bene” per la catena discount Eurospin e l’ingresso nell’importante mercato messicano: sono queste le due novità che Pedon, azienda vicentina specializzata nella lavorazione, il confezionamento e la distribuzione di cereali e legumi secchi, porterà a Marca.

Per Eurospin, Pedon ha realizzato “Mi Voglio Bene”, una nuova linea benessere formata da otto referenze a base di semi e cereali antichi, pronti in 10 minuti, NO OGM, privi di ingredienti artificiali, adatti per chi segue una dieta vegetariana e certificati Vegan Ok. La gamma comprende il kamut (bio), la quinoa bianca, couscous integrale, semi di chia, semi di lino, semi di girasole, un mix di semi e il bulgur di soia, una novità assoluta per il settore. Pensata per un’alimentazione bilanciata con un alto contenuto nutrizionale, la linea “Mi voglio bene” si presenta in un sacchetto confezionato in atmosfera protettiva che riporta sul retro un QR Code per scaricare ricette e consigli per la prima colazione, insalate, primi piatti e molto altro. Il ricettario è anche scaricabile dal sito www.pedon.it. Una riprova dell’interesse di una catena discount come Eurospin ad allargare la sua proposta a nuove fasce di clientela più esigenti e “di nicchia” con prodotti innovativi.

Per Costco Messico, la principale catena americana di ipermercati all’ingrosso, Pedon ha prodotto il mix di cereali e risi “Arroces & Granos Ancestrales”, distribuito in 33 punti vendita della catena. È il primo approccio di Pedon al mercato messicano, decisamente interessante per volumi e consumi potenziali e futuri.

Pedon è oggi presente in tutti i moderni canali distributivi sul mercato internazionale, sia con prodotti a proprio marchio, sia come private label per la GDO con oltre 100 linee a marchio privato e 3.000 referenze. L’azienda è stata premiata all’ultima edizione del PLMA di Chicago con il SALUTE TO EXCELLENCE AWARD nella categoria Natural Foods per i prodotti a marchio Meijer.

OGM: Stati liberi di vietare ma falle nella nuova legge

Ogni Stato membro dell’UE potrà limitare o vietare la coltivazione di colture contenenti organismi geneticamente modificati (OGM). Lo stabilisce la legge approvata ieri dal Parlamento europeo con 480 voti favorevoli, 159 voti contrari e 58 astensioni e che entrerà in vigore nella primavera del 2015. Un testo di compromesso che, se consente di fatto la scelta al singolo stato, secondo le associazioni del biologico non dà le dovute garanzie né agli agricoltori né al consumatore.

 

La nuova normativa

Oltre alla possibilità data agli Stati membri di vietare gli OGM (a oggi sono nove i Paesi che hanno fatto questa scelta, Italia compresa, mentre solo in quattro, e principalmente in Spagna, esistono coltivazioni OGM), si è ampliata la “rosa” delle motivazioni: non solo per ragioni di politica ambientale, diverse da quelle espresse nella valutazione dei rischi legati alla salute e all’ambiente effettuata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ma anche “altri motivi, quali gli obiettivi di pianificazione urbana e rurale, l’impatto socio-economico, per evitare la presenza involontaria di OGM in altri prodotti, e gli obiettivi della politica agricola“. Prima che uno Stato membro possa adottare tali misure, però, l’azienda che coltiva l’OGM oggetto del processo di autorizzazione può esprimere il suo accordo alle restrizioni prevista all’immissione in commercio. Tuttavia, nel caso la società non sia d’accordo, lo Stato membro può imporre il divieto in maniera unilaterale. L’accordo siglato prevede che gli Stati membri garantiscano “aree cuscinetto” in modo che le colture GM non contaminino altri prodotti e una particolare attenzione deve essere rivolta alla prevenzione della contaminazione transfrontaliera con i Paesi vicini. Il mais MON810 è attualmente l’unica coltura GM autorizzata e coltivata nell’UE.

 

“Ambiguità e vaghezze” per il mondo bio, soddisfazione da Coldiretti 

Una legge che secondo alcuni era “l’unico compromesso possibile” tra le fazioni opposte dopo quattro anni di trattative. Secondo le tre principali associazioni, AIAB, FederBio e Associazione Agricoltura Biodinamica, “Il voto di oggi, nonostante le innegabili ricadute positive, rischia di essere un regalo alle multinazionali del biotech. Allo stesso tempo, ponendo limiti all’obbligo di etichettatura, si ignora la volontà di gran parte dei cittadini che, a più riprese, hanno detto ‘no’ agli OGM”. Inoltre, ci sarebbero ambiguità e vaghezze sull’introduzione delle ragioni ambientali invocabili da ogni Stato per sostenere il divieto di coltivare prodotti transgenici. “Un notevole danno anche economico – sottolinea Carlo Triarico, presidente dell’Associazione Agricoltura Biodinamica – se si pensa al boom di domanda interna ed esportazioni che ha avuto negli ultimi anni l’agricoltura biologica e biodinamica. Così si tagliano le gambe a uno dei pochi settori in crescita, che fa dell’Italia un gioiello nella produzione dell’agroalimentare di qualità”.

Fortemente critici sinistra e verdi che hanno votato contro, “per il principio che un’azienda sia messa alla pari di uno stato e per l’assenza di sicurezze sulla protezione delle coltivazioni “altre” dalla contaminazione, per le quali nel caso non c’è la possibilità di chiedere un risarcimento”.

Soddisfatta invece Coldiretti: “La libertà di non coltivare Ogm come ha fatto fino ad ora l’Italia e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 che si oppongono al biotech nei campi è una ottima chiusura del semestre di presidenza italiano dell’Unione – ha commentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. Siamo di fronte ad un importante e atteso riconoscimento della sovranità degli Stati di fronte al pressing e alle ripetute provocazioni delle multinazionali del biotech. L’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione da OGM a tutela della straordinaria  biodiversità e del patrimonio di distintività del Made in Italy.

Biologico ancora su: 2,6 miliardi nel 2014. Oggi la UE decide sugli OGM

Quello del biologico è un mercato in costante crescita dal 2008, che non si è arrestato neanche nel 2014, quando ha avuto un giro d’affari di 2,6 miliardi, in crescita dell’8% rispetto al 2013: queste le stime di FederBio, Federazione italiana agricoltura biologia e biodinamica, in attesa dei dati definitivi di febbraio. Non solo: come ha sottolineato il presidente Federbio Paolo Carnemolla “abbiamo previsioni che questa crescita continuerà. E i valori saranno anche più elevati sui mercati stranieri in particolare in Europa, soprattutto Germania, Stati Uniti e anche Asia”. Già oggi, a fronte di un consumo interno, tra privati e ‘food service’ (mense e ristoranti) di 2,626 miliardi, il valore dell’export è pari a 1,060 miliardi. Per un giro d’affari complessivo quindi di oltre 3,6 miliardi.

E i margini di crescita ci sono ancora. “Le indagini – osserva Carnemolla – dicono che più del 30% dei consumatori sarebbe intenzionato ad acquistare prodotti biologici ma da Firenze in giù è molto difficile trovarne nella rete vendita, dove pesano la scarsa presenza di negozi specializzati in logica moderna e assortimenti spesso modesti”. Tanto che il profilo del consumatore di prodotti biologici non è cambiato negli anni: residente al Nord, in area metropolitana e centri di medie dimensioni, appartiene a nuclei familiari poco numerosi ed è di classe socio-economica e istruzione medio-alta.

Nei discount l’incremento maggiore

In termini assoluti, la quota più importante di mercato è ancora detenuta dai negozi biologici con un valore di oltre 1,1 miliardi e una crescita del 7,5% sull’anno precedente. Le performance migliori nel 2014 vanno però secondo Assobio, associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione che aderisce a FederBio, ai discount (+25,8%), seguiti da ipermercati (+11,5%) e supermercati (+9,9%). Segno negativo, invece, per il comparto bio nei negozi tradizionali (-18%) e per le vendite dirette in azienda, nei mercatini o tramite abbonamento, che registra un calo dell’1,5%: una sorpresa, ma va detto che in questo caso i dati vanno presi cum grano salis, perché è un settore, per sua stessa natura, difficile da monitorare.

Segno meno sull’ortofrutta nell’anno del maltempo

Venendo alle categorie merceologiche, l’ortofrutta nel 2014 ha perso circa il 2,5% di fatturato nella GDO (dato che incide per il 10% sull’andamento delle vendite). Un dato influenzato anche dal difficile andamento climatico. Per le altre categorie di prodotto, buoni risultati si registrano per biscotti (+14%), passate e polpe di pomodoro (+14,1%) e baby food (+20%). Assobio rileva anche un buon andamento di prodotti con ricette vegetariane e vegane a base di soia e seitan. Bene anche i vini.

Oggi la UE decide sugli OGM

Intanto oggi si vota al Parlamento europeo il testo che consentirà agli Stati membri di limitare o abolire le coltivazioni OGM. Una questione che coinvolge direttamente le associazioni del biologico come AIAB, Federbio e l’Associazione Agricoltura Biodinamica, le quali sottolineano come la versione al vaglio dell’Assemblea plenaria presenti alcune lacune, che potrebbero lasciare sul piano giuridico ampi spazi di contestazione alle multinazionali. Tra queste: la vaghezza rispetto alle motivazioni ambientali invocabili; la libertà di circolazione di prodotti Ogm, anche in caso di divieto di produzione nel singolo Stato; la reversibilità in ogni momento del divieto di coltivazione stabilito da un singolo Stato membro. Cruciale anche l’approvazione di una norma che estenda l’obbligo di etichettatura ai prodotti derivati da animali alimentati con Ogm o comunque ottenuti da Ogm. Una pratica che del resto esiste già per i prodotti destinati all’alimentazione umana e per i mangimi.

Sotto la lente anche il TTIP, il Trattato di libero scambio tra Usa e Ue, che rischia di essere approvato. “I cambiamenti del testo in approvazione, che esclude gli emendamenti approvati dal Parlamento,  sono di fatto la rivelazione degli accordi presi in sede Ttip. Ci risulta difficile pensare che in una trattativa sulla libera circolazione di merci e servizi, il Nord America rinunci a imporre gli OGM e si adegui alle etichette ‘parlanti’ che permettono al consumatore di scegliere con più consapevolezza. Basti pensare che nel WTO gli USA hanno considerato l’etichettatura che obbliga a dichiarare la presenza di OGM un ostacolo alla libera circolazione delle merci” spiega Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB.

Lista della spesa, avanzi, pasto in comune strategie di risparmio degli italiani

Foto Desi @Flickr licenza CC https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/legalcode

La crisi non è finita, e gli italiani, che lo sanno, al momento di fare la spesa attuano una serie di strategie per risparmiare destinate probabilmente a resistere anche al di là della congiuntura economica. Ma quali sono queste stratagemmi? Ce lo rivela un’indagine Coldiretti/Censis. Che parte da un’usanza intramontabile: la lista della spesa. Vuoi con carta e matita o su una ipertecnologica app per smartphone, l’usanza di scrivere a casa i prodotti da comprare al supermercato è seguita regolarmente dalla metà degli italiani (49,8  per cento), ai quali si aggiunge un 34,5 per cento che la fa solo qualche volta per non essere travolto dagli acquisti di impulso, e quindi soprattutto per risparmiare. Dunque spazio per le insegne che vogliano creare applicazioni utili e accattivanti per la clientela e magari con contenuti discreti (nel senso di non invadenti) ma strategici c’è, eccome.

Poi ci sono le scorte di prodotti alimentari, fatte sapientemente con gli articoli in promozione: una pratica operata da una famiglia italiana su tre.

Ma “il ritorno al passato – spiegano a Coldiretti/Censis – si avverte anche tramite forme di sapiente sobrietà nell’utilizzo dei cibi acquistati e cucinati come, ad esempio, l’utilizzo di cibi avanzati preparati per precedenti pasti praticato da 22,8 milioni di famiglie, e regolarmente da 9,9 milioni”.

Aspetti positivi dunque che vanno nel senso della riduzione dello spreco alimentare che vede ogni anno andare in fumo la metà delle derrate alimentari e che, secondo il protocollo di Milano, se azzerato potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo. Ma non è l’unico aspetto “virtuoso”: la crisi infatti, sempre secondo l’indagine, terrebbe più unite le famiglie, quanto meno all’ora dei pasti, importante momento di socializzazione. Sono 10,6 milioni le famiglie italiane che, anche per contenere le spese, ogni giorno della settimana fanno almeno un pasto insieme a colazione, a pranzo o a cena: il 61,8 per cento dei nuclei familiari, se si escludono le famiglie con un solo componente. Circa 2,5 milioni di famiglie italiane (il 14,3 per cento) fanno addirittura insieme tutti e tre i pasti per tutti e sette i giorni della settimana, mentre solo 342mila famiglie fanno al massimo un pasto insieme due volte a settimana. I momenti in cui più facilmente ci si trova insieme sono, non a sorpresa, la cena (con 8,8 milioni di famiglie che cenano, 5,2 milioni pranzano e 4,6 milioni di famiglie fanno colazione insieme tutti e sette i giorni della settimana) e il week-end, con 8,1 milioni di famiglie che fanno colazione, 12,8 milioni che pranzano e 11,4 milioni che fanno la cena sempre tutti insieme il sabato e la domenica. Anche in questo caso, rendere disponibili contenuti e soluzioni per diversificare il pranzo in comune potrebbe essere una buna chiave per giungere al cuore e al portafoglio (attentamente “sorvegliato”, come abbiamo visto) di un cliente sempre più sfuggente.

Delizie VéGé, la Mdd del gruppo cresce, evolve e comunica a Marca

Una qualità sempre più ricercata, un assortimento organico e un prezzo concorrenziale e flessibile, capace di adeguarsi al micro mercato di riferimento: sono questi i punti di forza di Delizie VéGé, l’evoluzione della marca del distributore Delizie del Gruppo VéGé.

A livello strategico il gruppo distributivo, che riunisce 21 imprese mandanti per complessivi 1495 punti vendita, è orientato verso una crescita innanzitutto qualitativa, attraverso la costruzione di un assortimento valido e organico, nel quale ogni categoria e ogni singola referenza ha motivo di esistere in termini di soddisfazione dei bisogni e dei gusti del cliente finale e nei confronti delle imprese socie VéGé.

È una proposta in crescita fisiologica, perché permette al consumatore di soddisfare le proprie esigenze quotidiane con un prodotto di ottima qualità, ai migliori prezzi sulle singole piazze. Uno dei suoi punti di forza, infatti, consiste nella possibilità per ogni impresa del Gruppo di personalizzare il prezzo al pubblico in funzione del micro mercato di riferimento e del proprio scaffale, nel rispetto di una scala prezzi definita per categoria e delle regole che garantiscono la “convivenza” territoriale di tutti i punti vendita.

Come vuole poi l’evoluzione del mercato, il rafforzamento della marca del distributore passa anche dalla proposta di contenuti interessanti e distintivi e da un uso attento dei social network. In questo senso va considerato il progetto Le Delizie di Leonardo, programma settimanale di “video-ricette” reinventate, preparate e spiegate dal critico enogastronomico Leonardo Romanelli, già da mesi in programmazione sul canale Youtube Delizie Club e comunicate sulla community Facebook, postate in pillole anche su Instagram e richiamate sul canale Twitter, dove la marca del distributore Delizie VéGé gioca da assoluta protagonista.

In occasione  di  Marca 2015, Gruppo  VéGé  ha  scelto  di  dare  una  dimostrazione  concreta  delle potenzialità dei nuovi strumenti di comunicazione, trasformando il proprio stand nel set di Le Delizie di Leonardo, con Leonardo Romanelli che effettuerà una “due giorni” di live show cooking.

“In meno di due anni e pur essendo un progetto tuttora in fase di espansione e completamento, Delizie VéGé è cresciuta e si è consolidata al punto di essere già oggi una sintesi compiuta dei valori di Gruppo VéGé – dichiara Nicola Mastromartino, Presidente di Gruppo VéGé -. Abbiamo lavorato intensamente sulla nostra marca del distributore, privilegiando quelle referenze e quei segmenti che portano un reale valore aggiunto sia alla categoria sia al consumatore finale, ma anche per aumentare la fiducia, l’empatia ed il coinvolgimento di quest’ultimo. Per il prossimo futuro abbiamo in programma il progressivo completamento degli assortimenti rinforzando sempre più il segmento mainstream, senza peraltro escludere nuovi lanci in altri segmenti”.

In città consegne elettriche con Twizy Cargo

Il trasporto merci cittadino cerca nuove soluzioni. Proprio nel momento in cui la movimentazione di pacchi e beni si intensifica, complice l’e-commerce ma anche l’esigenza dei consumatori di avere consegne sempre più veloci (vedi Consegne a domicilio problematiche per uno su 5), diventa problematico l’accesso alle ZTL, le zone centrali a traffico limitato.

Una soluzione arriva da Twizy Cargo di Renault, la versione di Twizy dedicata al trasporto merci, che promette consegne a zero emissioni, servizi rapidi e sicuri e una mobilità libera in città. Ha due sedili “in tandem”, con il posto di guida avanzato, cui si aggiunge un piccolo vano per il trasporto di oggetti nella parte posteriore accessibile tramite un portellone. Il “bagagliaio” ha una capienza di 180 litri, per una capacità di trasporto di 75 kg.

RENAULT TWIZY CARGO4Twizy Cargo è destinato principalmente alle aziende specializzate in consegne o interventi rapidi. Può essere parcheggiato ovunque, grazie anche alla sua maneggevolezza, è un mezzo 100% elettrico, che usufruisce dei vantaggi riservati in molte città ai veicoli a zero emissioni: dal libero accesso alle ZTL alla sosta gratuita, a fasce orarie agevolate per il carico e scarico delle merci.

Addio dunque a pony express in motoretta e furgoni inquinanti parcheggiati davanti ai portoni? Vedremo se l’elettrico prenderà piede per le consegne a breve raggio. Intanto a Milano per il trasporto privato sono già disponibili per il car-sharing varie postazioni con minicar e quadricicli elettrici.

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