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Anna Muzio

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Proteine del futuro, dalla palestra allo scaffale del supermercato

Yogurt, barrette, smoothies, frullati, bevande a base di latte, hanno in comune una cosa: l’alto contenuto di proteine. Un rapporto di Zenith International, società di consulenza britannica specializzata nel food&beverage, ha identificato le tendenze che guideranno l’innovazione nei prodotti di questo tipo nei prossimi tre anni. I nuovi lanci di prodotti saranno contraddistinti da nuovi formati e nuovi gusti, un ridotto contenuto di zuccheri, nuove fonti di proteine (microalghe o proteine vegetali come soia o legumi adatte anche ai vegani oppure siero di latte), nuovi ingredienti, versioni ultra premium, confezioni di design, edizioni limitate, packaging minimalista e design inconfondibile.

“I prodotti con un alto contenuto di proteine non sono più associati solo alla pratica del body building, agli atleti e alla massa muscolare – ha detto il Ceo di Zenith Richard Hall. “Ora sono pubblicizzati come modo per aiutare i consumatori ad avere uno stile di vita più sano”

Il successo di diete iperproteiche o della paleo dieta – anche se non sempre avvallate dai dietologi – sostengono questa tendenza. “Si fa un gran parlare dell’aumento dell’obesità nel mondo e delle preoccupazioni circa il livello di zuccheri nella dieta. Molti produttori stanno rispondendo con prodotti ad alto contenuto di proteine per aiutare la gente a stare in forma e combattere l’obesità” conclude Hall.

Un segmento da tenere sott’occhio insomma. Secondo gli Innova Market Insights del resto già nell’anno 2013/14 quasi il 3% dei lanci di nuove bevande nel mondo (e il +6% negli USA) riguardava prodotti “ad alto contenuto di proteine” o “fonti di proteine”. Secondo uno studio di NPD otto americani su dieci vorrebbero assumere più proteine, e la metà di questi preferiscono le fonti di proteine vegetali. Le fonti animali, e specialmente la carne, sono sotto accusa per l’alto contenuto di grassi e di calorie.

Micro-alghe per il pdv del futuro Coop nel Future Food District Expo 2015

Producono ossigeno e assorbono anidride carbonica in quantità dieci volte superiore ad alberi ed erba: per questo le alghe potrebbero essere in futuro la soluzione ai problemi del riscaldamento globale ed energetici del Pianeta. Magari inserite in tetti e pareti hi-tech come le Algaetecture presentati in anteprima al Salone del Mobile del 2014 ma realizzati per il Future Food District, una delle Aree Tematiche sviluppate per Expo Milano 2015. Proprio l’area che vedrà realizzato il Supermercato del Futuro di Coop, Official Food Distribution Premium Partner dell’Esposizione.

Un connubio, quello tra alimentazione, sostenibilità e tecnologie, che sarà il filo conduttore dell’intero padiglione, curato da Carlo Ratti, direttore del SENSEable City Lab al Massachusetts Institute of Technology. Qui gli strumenti informatici saranno utilizzati per esplorare la conservazione, la distribuzione, l’acquisto e il consumo alimentare, con particolare attenzione alle scelte individuali di ciascun consumatore e a come queste influenzeranno l’approvvigionamento alimentare privato e commerciale.

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Tra le soluzioni presentate, Urban Algae Canopy è un prototipo della prima copertura bio-digitale al mondo che unisce micro-alghe e protocolli digitali di coltivazione e che potrebbe generare una enorme quantità di ossigeno utile per il Pianeta, ma anche in forma di biomassa produrre energia. Integrato nel Future Food District, Urban Algae Canopy produrrebbe una quantità di ossigeno equivalente a quella generata da quattro ettari di foresta e 150 kg di biomassa al giorno, composta al 60% da proteine naturali vegetali.

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Tecnologico, sostenibile ed interattivo sarà anche il supermercato del futuro realizzato sul posto da Coop, dove si potrà provare un’esperienza inedita e interattiva di acquisto, dove ciascuno potrà essere produttore e consumatore al tempo stesso. Durante Expo, Coop offrirà i propri prodotti, e altri prodotti alimentari di fornitori Italiani e internazionali, e della rete delle Cooperative di Consumatori e ospiterà una serie di eventi nel padiglione del Supermercato del Futuro sulla sicurezza, la sostenibilità e l’educazione alimentare.

Il Future Food District è situato nella parte sud del Sito Espositivo, in corrispondenza dell’Open Air Theatre e della passerella di collegamento con Cascina Merlata.

Cantine Settesoli, Varvaro confermato presidente e piani di sviluppo internazionali

La più grande azienda vitivinicola siciliana, Cantine Settesoli, approva il bilancio al 30 giugno 2014 e guarda ai mercati esteri. L’assemblea, tenutasi a Menfi il 21 dicembre, ha approvato all’unanimità il Bilancio al 30.06.2014 e votato il nuovo Consiglio di Amministrazione, che riunitosi, in prima seduta il 22 dicembre, ha confermato Vito Varvaro alla Presidenza. Nell’occasione Varvaro ha tracciato un bilancio dei suoi primi tre anni alla guida della Cooperativa, contraddistinti da una serie di risultati positivi. Tra gli obiettivi raggiunti l’incremento della remunerazione media per ettaro ai soci, l’ingresso in nuovi mercati, quali Cina, Russia, Hong Kong, Brasile, l’aumento del prezzo medio di vendita delle bottiglie, lo sviluppo dei brand Settesoli (commercializzato nella GDO) e Mandrarossa (dedicato all’Hp.Re.Ca), con il rafforzamento del commerciale ed attività di marketing innovative.

Vito Varvaro.
Vito Varvaro.

“Sono felice di continuare a guidare lo sviluppo di Cantine Settesoli, che con successo da anni esporta il frutto della nostra agricoltura nel mondo – ha commentato Varvaro -. Assieme al nuovo consiglio di Amministrazione ed alla squadra Settesoli abbiamo ambiziosi obiettivi di crescita nel mondo per i prossimi anni”. Forte l’impegno nel rafforzare la squadra con l’inserimento di nuove risorse umane giovani grazie anche agli stage di formazione aziendale e nel sottolineare ulteriormente il legame con il territorio, anche tramite il turismo. Il programma di sviluppo futuro si basa sul continuo miglioramento delle qualità dei vini, sulla ricerca di vini unici del territorio, sulla crescita del vino confezionato in Italia e nel mondo e sul rafforzamento dei brand Mandrarossa e Settesoli.

Cantine Settesoli, realtà nata nel 1958 a Menfi per iniziativa di un gruppo di viticoltori, dispone di terreni vitati estesi per 6.000 ettari. Ha 2.000 soci, quattro stabilimenti, una capacità lavorativa di circa 500.000 quintali di uve all’anno, una produzione nell’ultimo anno solare di 24 milioni di bottiglie di vino.

Chockosnack Loacker, snack goloso e naturale

La quadratura del cerchio, per grandi e piccini? Una merenda golosa, che preveda la presenza di cioccolato, ma anche sana, senza grassi idrogenati, aromi artificiali e conservanti e a base unicamente di ingredienti naturali. Loacker propone, per merenda o tagliapasto, i Chocosnack. Sono barrette al cioccolato con i fragranti wafer che hanno fatto il successo dell’azienda altoatesina, una golosa crema e finissimo cioccolato al latte disponibili nelle varianti Milk & Cereals, Choco & Coco e Choco & Nuts e in confezioni da quattro pezzi.

Per gli amanti del cioccolato al latte e dei cereali c’è Loacker Milk & Cereals: tre strati di crema al latte e croccanti crispies al germe di grano ricoperti da uno strato di finissimo cioccolato al latte.

Choco & Coco è l‘dedicato a chi ama i sapori esotici: crema al cocco e veri fiocchi di cocco, ricoperti di coccolato al latte.

Choco & Nuts è finissima crema al cioccolato e croccanti pezzetti di nocciole tostate, racchiusi fra cialde di wafer ricoperte di cioccolato al latte.

Dal 1925 anno della sua fondazione Loacker, azienda a conduzione famigliare, realizza i suoi prodotti con soli ingredienti genuini senza l’uso di grassi idrogenati, aromi artificiali e conservanti.

GDO UK: è già iniziata la guerra dei prezzi 2015

Trecento milioni di sterline per ridurre nei primi tre mesi dell’anno il prezzo di 2.500 prodotti di prima necessità: freschi compresi latte, carne e pesce, cereali e pannolini: con questa mossa l’insegna britannica Asda entra a gamba tesa in quella che è già stata definita la guerra dei prezzi 2015. Impegnate sono le quattro grandi insegne principali: oltre ad Asda, Sainsbury’s, Morrisons e Tesco. Il taglio dei prezzi è un obiettivo anche per Sainsbury’s, che ha già annunciato tagli per 150 milioni di sterline nel corso del 2015. L’ex leader Tesco, in grosse difficoltà dopo lo scandalo dei bilanci truccati dell’anno scorso ma che gli analisti vedono in ripresa, seguirà certamente con altre strategie. Obiettivo comune: conquistare il mercato di fascia media, schiacciato nella fascia alta da Waitrose e in quella bassa dalle catene discount Lidl e Aldi.

Questo del resto è il periodo dell’anno in cui tradizionalmente le catene cercano di attirare nel pdv clienti recalcitranti e spossati dalle spese natalizie con la promessa di grandi affari, non sempre mantenute.

Già tre mesi fa Morrisons aveva fatto parlare per l’iniziativa della propria carta fedeltà Match and More, un sistema che assicura il miglior prezzo sulla piazza oppure un guadagno in punti su ogni prodotto più caro in confronto ai competitor: Lidl e Aldi compresi.

Certo i tempi sono grami. Se Waitrose ha incassato 728 milioni di sterline di vendite nelle cinque settimane prima del 3 gennaio con un incremento del 2,8%, +26,3% di vendite online, Sainsbury’s nell’ultimo trimestre 2014 ha registrato perdite sugli incassi dello 0,4% (vendita di benzina esclusa) e 2,5% (benzina inclusa).

Una corsa al massacro? Secondo Mark Price, managing director di Waitrose “probabilmente puoi trovare dei gamberi che costano meno dei nostri in altri supermercati ma non sono uguali. Alcuni clienti vogliono comprare le cose migliori: con un gusto, una qualità e un’etica superiore”. Intanto però anche Waitrose ha investito 45 milioni di sterline l’anno scorso per ribassare i prezzi e rendere l’insegna più competitiva…

Anna Muzio

Click and collect: è davvero più veloce della spesa tradizionale?

Si fa un gran parlare del click and collect, ovvero della possibilità di acquistare prodotti online e ritirarli in negozio. Obiettivo dichiarato è quello di risparmiare tempo naturalmente, tra gli scaffali e alle casse. Ma è davvero così? Proprio nel momento in cui questa modalità sta arrivando nel nostro Paese (Tigros, alcuni Auchan e Carrefour) una società americana specializzata in servizi al cliente, Stella Service, ha calcolato cosa avviene nella realtà confrontando 11 retailer di vari settori che offrono il servizio click and collect (o BOPIS all’americana, acronimo di Buy Online Pickup in Store): Best Buy, Home Depot, Lowe’s, Macy’s, Nordstrom, Office Depot, Sears, Staples, Target, Toys ‘R Us e Walmart, facendo la spesa nelle due modalità e confrontando i tempi.

I risultati sono sorprendenti. Con le dovute differenze tra le insegne, sembra in realtà che il punto debole della catena sia proprio il “pick-up” ovvero la permanenza alle casse (compreso il tempo impiegato per orientarsi nel pdv e capire dove ritirare la spesa) e soprattutto il pagamento, che sarebbe mediamente più lungo che acquistando normalmente in negozio, con una media di 7 minuti. I tempi della scelta dell’articolo del resto non sarebbero poi così più lunghi in negozio rispetto all’online (5,4 minuti contro 7 minuti), tranne in alcuni casi “virtuosi” come Office Depot (2 minuti, forse per siti particolarmente user-friendly?) e addirittura in tre casi la spesa tradizionale è stata più veloce di quella online.

Altre “zone d’ombra” riguardano i tempi di preparazione del “pacco” o della spesa: se per alcuni è di 10 minuti (giusto il tempo per scendere in negozio), in altri casi è decisamente più lungo, fino a oltre due ore, il che rende il processo meno interessante.

Il vero vantaggio di questa modalità di spesa riguarderebbe insomma la sicurezza di trovare il prodotto desiderato, nella taglia e nel colore richiesto, evitando il classico viaggio a vuoto. Un fattore determinante per alcuni settori (abbigliamento, elettronica), molto meno per la GDO, che però, va detto, registra tempi più lunghi di permanenza in negozio dato il numero di prodotti acquistati maggiore.

Certo consentire di scegliere l’orario esatto del passaggio in negozio con la sicurezza di trovare tutto già pronto potrebbe risolvere vari problemi. Vedremo come andrà in futuro, e quale sarà la percezione degli utilizzatori del servizio: saranno loro a decidere se decretarne il successo o meno. È anche vero che, come ha commentato Kevon Hills, StellaService vice president per l’area ricerca, “Queste iniziative sono ancora relativamente nuove per molti retailer che stanno ancora lavorando per perfezionare il processo. Se il click and collect dovesse prendere piede tra i consumatori, ci aspettiamo che i retailer investiranno tempo e denaro per rendere il processo più efficiente”.

Anna Muzio

Retail: 10 trends for 2015

We are at the end of year, it is time to take stock, but also for next year’s forecasts. What can we expect in the near future from retail? Sifting through the various foreign sites we have selected ten trends that we expect will drive retail evolution. Here they are.

  1. Customised approach thanks to technology. The customer feels chosen and understood thanks to communications transmitted via apps and the possibility for retailers to interpret his desires and choices. But also…
  2. Time is crucial. On and offline time for a certain range of customers (20-50 years old, working women, families with children) is a crucial factor in choosing where to buy. Which means fast deliveries and devices for quick shopping in the store (fast check out, fast payment, shopping list apps, click and drive and click and collect, product availability or fast shipping in the case of missing products).
  3. Virtual and digital assistants. Especially in the high-end of the market, consumers will expect increasing support from hi-tech devices which guide their choice. RFIDs, beacons and touchscreens will abound in the store.
  4. Price polarisation. The middle class is disappearing and so is the average price. The trend is increasingly towards the two extremes, low-cost and luxury. The novelty is that the same person can draw from either of the two extremes indifferently: for example, low cost yoghurt from the discount store and traditional balsamic vinegar from Eataly.
  5. Cross-sector sales. Coffee in libraries, insurance in supermarkets, music in coffee shops, it has got to the point where everyone is selling everything. An advanced example? Monop’lab in Paris gare Montparnasse (in the photo) which changes its range every month depending on consumer desires, in partnership with the caterer Elior.
    Monopl'lab Monoprix
  6. Product customisation or mass customisation. Mass production no longer meets the needs of consumers who can almost never afford real tailor-made. Which means in the future limited edition products created thanks to customer input, or those for market niches (the spread of gluten free products is one example).
  7. “Over forties” revival. The population is ageing and the offer will adapt. Fewer teenagers, more and more older people who require products “for the home”, home delivery, easy-to-open packaging and large and legible text.
  8. Women. The largest market in the world is still largely ignored by brands and retailers. But things are changing and sooner or later even they will realise it. Already today, in 65% of cases women decide which car and in 81% which financial products to buy. The opportunities for those who are the first to “talk” to the other half of creation are immense. An example? The Nike women-only store in Newport Beach, California (in the photo below), with annexed fitness centre that also offers yoga classes
    Nike-FI_Store_11.19.14-12_native_600
  9. Emotion and brand. To have connected and informed consumers perceive the pluses of a brand will be fundamental and therefore arousing emotions will be the lever to win their hearts and wallets. An example? WHSmiths, historic UK stationery chain, which sells cookery courses and hot air balloon rides.
  10. Emotional values and storytelling will also guide positioning, differentiation and the ability to tell the story of a brand. Provided it is genuine and linked to its deepest essence, not just entertainment but actually able to win the customer over to the brand.

Anna Muzio

Retail: 10 tendenze per il 2015

Siamo a fine anno, è tempo di bilanci ma anche di previsioni sull’anno prossimo a venire. Cosa ci possiamo aspettare nel prossimo futuro dal retail? Spulciando su vari siti stranieri abbiamo distillato per voi dieci tendenze che possiamo aspettarci guideranno le evoluzioni della distribuzione. Eccole.

  1. Approccio personalizzato grazie alle tecnologia. Il cliente si sente scelto e capito grazie alla comunicazione che avviene tramite app e alla possibilità di interpretare i suoi desideri e le sue scelte da parte dei retailer. Ma anche..
  2. I tempi sono cruciali. On e offline il tempo è per certe fasce di clientela (20-50 anni, donne che lavorano, famiglie con bambini) un fattore determinante nella scelta su dove acquistare. Largo quindi alle consegne veloci e a dispositivi per la spesa rapida nel pdv (fast check in, fast payment, app per lista della spesa, click and drive e click and collect, disponibilità di prodotto o spedizione veloce in caso di mancanza).
  3. Assistenti virtuali e digitali. Specie nella fascia alta del mercato i consumatori si aspetteranno sempre più un supporto da parte di tecnologie hi-tech che guidino alla scelta. Rfid, beacon e schermi touchscreen regneranno nel pdv.
  4. Polarizzazione dei prezzi. La classe media tende a sparire, e così il prezzo medio. La tendenza è sempre più verso i due estremi, il low-cost e il lusso. La novità è che la stessa persona può attingere indifferentemente ai due estremi: per dire, yogurt low cost del discount e aceto balsamico tradizionale da Eataly.
  5. Vendite cross settoriali. Caffè nelle librerie, assicurazioni nei supermercati, musica in caffetteria, ormai tutti vendono tutto. Un esempio avanzato? Monop’lab di Parigi gare Montparnasse,(nella foto), che cambia assortimento ogni mese a seconda dei desideri dei consumatori, in partnership con il ristoratore Elior.Monopl'lab Monoprix
  6. Personalizzazione dei prodotti o personalizzazione di massa. La produzione di massa non soddisfa più le esigenze del consumatore, che quasi mai si può permettere un vero tailor-made. E allora largo in futuro ai prodotti limited edition creati anche grazie all’input dei clienti, o a quelli per nicchie di mercato (il dilagare del gluten free ne è un esempio).
  7. “Anta” alla riscossa. La popolazione invecchia e l’offerta si adeguerà. Sempre meno teenager, sempre più anziani che richiederanno prodotti “da casa”, consegne a domicilio, confezioni facili da aprire e scritte grandi e leggibili.
  8. Donne. Il mercato più grande al mondo resta sostanzialmente ignorato da brand e retailer. Ma molte cose stanno cambiando sotto il cielo e prima o poi anche loro dovranno accorgersene. Già oggi le donne decidono nel 65% dei casi che auto comprare e nell’81% quali prodotti finanziari acquistare. Le opportunità per chi per primo saprà “parlare” all’altra metà del cielo sono immense. Un esempio? Lo store women only di Nike a Newport Beach, California (nella foto qui sotto), con centro fitness annesso che propone anche corsi di yoga
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  9. Emozione e marca. Far percepire al consumatore connesso e informato i plus di una marca sarà fondamentale e per questo suscitare emozioni è il grimaldello per conquistarne il cuore e il portafogli. Un esempio? WHSmiths, storica catena di cartolerie UK, che vende corsi di cucina e voli in mongolfiera.
  10. valori emozionali e lo storytelling guideranno anche il posizionamento, la differenziazione e la capacità di raccontare la storia di un brand. Purché sia autentica e legata alla sua essenza più profonda, perché non sia solo intrattenimento ma conquisti realmente il cliente al brand.

Anna Muzio

Pam & the City: apre il quarto “local” a Torino

Inaugurato a Torino in via Botero il quarto punto vendita del format Pam local, il supermercato pensato per la spesa facile e veloce di tutti i giorni. Il format di prossimità di Pam è contraddistinto da soluzioni adatte a chi, tipicamente, ha poco tempo per fare la spesa e da passare in cucina, e cerca soluzioni veloci e sfiziose. Da qui l’occhio di riguardo verso le monoporzioni, il bio, i prodotti per le intolleranze e quelli del territorio.
imageLa nuova apertura conferma l’importanza della città di Torino per Gruppo Pam, ma anche l’attenzione verso i giovani: il negozio dà infatti lavoro ad una decina di persone, tutte sotto i 30 anni.
“Questa nuova apertura di via Botero rappresenta la naturale continuazione di un importante progetto iniziato qualche tempo fa. Torino è un capoluogo fondamentale per noi– afferma Andrea Zoratti, Direttore di canale di Pam local – Vogliamo essere presenti e vicini alle famiglie torinesi dando loro quello che ogni giorno ci impegniamo a fare in tutti i nostri negozi: qualità e risparmio, ma anche vicinanza e servizio. Il successo del format local, nuova ed innovativa soluzione pensata per i centri storici delle città e una modalità di fare la spesa tipicamente cittadina, ottenuto con i tre punti vendita aperti sino ad oggi, ci ha spinto a proseguire nello sviluppo degli spazi di vendita in questa direzione”.

Pensato per la vita cittadina

Generalmente posizionati nel cuore delle città, i nuovi punti vendita Pam local propongono un assortimento pensato per soddisfare i bisogni di una clientela urbana ed esigente. L’assortimento prevede una vasta scelta di prodotti alimentari con soluzioni facili e veloci, per i single, gli intolleranti, gli amanti del biologico e tutti coloro che cercano qualcosa di sfizioso e pratico, ma desiderano spendere poco. Non mancano infatti confezioni monoporzione per risparmiare ed evitare inutili sprechi.
Fortissima l’attenzione alla qualità dei prodotti freschi proposti, già pesati e prezzati, in comode confezioni. Ne sono un esempio la frutta e la verdura di stagione, in consegna freschissime, tutti i giorni, entro le ore 7:00, come anche il pane, prodotto dai migliori panifici locali. Per quanto riguarda la carne, è possibile trovare tutti i migliori tagli in pratiche vaschette; di recente introduzione inoltre il pesce, proposto, nei negozi local, già pulito e pronto per essere cucinato. Anche salumi e formaggi, IGP e DOP, sono preparati ed affettati tutti i giorni dai gastronomi di Pam, ed offerti accanto ai piatti pronti, freddi e caldi, a marchio “Fresche Bontà”. Particolarmente ampia è poi la gamma degli articoli di produzione locale dove, accanto alle proposte di salumi e formaggi, si trova una vasta scelta di pasta fresca, pasticceria, vini e liquori tipici piemontesi.
I “local” sono negozi moderni ed innovativi che recuperano, date le dimensioni ridotte, la praticità e vicinanza ai bisogni delle persone, tipiche della tradizionale bottega del centro. Altra caratteristica dei local è infatti il servizio di consegna a domicilio, molto richiesta in centro città, e l’orario di apertura non stop 7 giorni su 7 fino alle 21.00, apprezzato in particolar modo dalle persone che lavorano e che rientrano a casa tardi la sera.

Il pdv di via Botero segue le aperture del format local a Torino di Corso Palestro 3, Via XX settembre 64 e via Montebello 21. Nel supermercato è valida l’iniziativa “Buoni per le Feste!”, con la consegna, tutte le settimane, fino al 6 gennaio, di tre buoni sconto del 25% da applicare ad un prodotto a scelta di uno dei marchi Pam “Pam Panorama”, “I Tesori” e “Fresche Bontà”.

Yogurt greco, un successo e sei tendenze per crescere ancora

Lo yogurt greco piace sempre di più. Sarà per la sua consistenza e la sua versatilità, o per il fatto di essere sano sì, ma più “esotico” dello yogurt “nostrano”, sta di fatto che il prodotto sta vivendo un momento d’oro, con crescite costanti di vendita in Europa e negli Stati Uniti, i principali mercati. “La produzione mondiale di yogurt greco (inteso come tipologia di prodotto, non necessariamente come provenienza geografica) è cresciuta in modo consistente – spiega Richard Hall, presidente del Cda di Zenith, società di consulenza inglese nel settore food e beverage -. Negli Stati Uniti nel 2013 le vendite hanno superato i 1500 milioni di USD”.

Visto però che per nessuno è il momento di dormire sugli allori, Zenith International ha individuato sei tendenze lungo le quali si svolgerà l’innovazione di prodotto nei prossimi tempi. Queste sono la funzionalità, il consumo in movimento, gli ingredienti, le occasioni, il packaging e l’estensione in altre categorie.

Presto quindi possiamo aspettarci di vedere sugli scaffali – alcune tipologie già ci sono – yogurt greco ipocalorico, in edizione limitata, per bambini, da bere, con packaging diversi, biologico, con nuovi marchi, ghiacciato.

“Il suo gusto e la consistenza sono stati elementi fondamentali per la crescita delle vendite di yogurt greco, ma le esigenze salutiste sono un fattore sempre più determinante. I consumatori scelgono prodotti naturali che sappiano offrire in più alcuni elementi di novità ed effervescenza, raramente associati allo yogurt normale” ha concluso Hall.

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