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Anna Muzio

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Aperitiny di Monini si rinnova per le feste

Crema di Olive e Mandorle, Salsa di Peperoni Gialli e Rossi, Salsa di Pomodori Secchi, Salsa di Melanzane, Pasta di Olive Nere e la nuovissima Crema di Carciofi: sono le  ricette degli Aperitiny Monini, pronti all’uso, ideali per pranzi in famiglia, aperitivi tra amici e cene tra colleghi.

Preparati con ingredienti sani e naturali dall’azienda leader italiano dell’Olio Extra Vergine d’oliva, gli Aperitiny sono l’ingrediente ideale nella preparazione di bruschette e tartine per l’aperitivo, ma possono anche essere proposte in abbinamento a carni bianche, arrosti e pesce alla griglia ed esaltano il sapore di minestre, pizze e torte salate.

Perché Amazon è un “caso” (in progress…) da studiare

Amazon Fresh entra nel mercato della spesa a domicilio pensando al mercato mercato crescente della terza età.

Amazon è spesso nei titoli di testa di giornali, on e offline, e fa di tutto per rimanerci. Quasi ogni giorno annuncia una novità bizzarra od operativa, e fa discutere e immaginare l’apertura di scenari al limite della fantascienza. Certo, è il numero uno dei retailer online, un colosso da 75 miliardi di dollari che se annuncia l’apertura di un negozio reale (non ancora però materializzatosi nonostante il Natale alle porte) o la consegna tramite droni, la rete di taxi di Los Angeles e San Francisco o le più prosaiche biciclette, fa notizia immediata. Ma perché “gli altri” retailer, GDO in particolare, dovrebbero seguire le vicissitudini della compagnia di Jeff Bezos? Per imparare, o per pararsi le spalle?

Amazon vs GDO

Non si compra uno smartphone o una tv nuova tutti i giorni, ma carta igienica e cibo per cani sì, anzi sono prodotti di cui si fa tradizionalmente scorta. Amazon USA è in costante caccia di clienti specie della fascia di età media (33-50 anni) e che normalmente non comprano questo tipo di prodotti online: sta quindi operando promozioni particolarmente aggressive sui tradizionali prodotti di consumo, da quelli per la casa all’igiene personale.
E Walmart, che con le promozioni in passato ha fatto la sua fortuna, lo insegue, in un gioco al massacro assai rischioso, secondo gli analisti. Insieme agli incrementi di fatturato a due cifre (+20 per tutti i primi tre quadrimestri del 2014) infatti la Dot Com di Seattle registra perdite consistenti ogni anno, come ben sanno i suoi azionisti che hanno anche visto il prezzo delle azioni calare. La strategia di Amazon di “non concentrarsi sui margini ma massimizzare il flusso di cassa”, come ha detto il chief financial officer Tom Szkutak alla presentazione dei risultati del Q3, ovviamente non è per tutti.

Ma il vulcanico (e non poco visionario) Jeff Bezos, Ceo Amazon, non si ferma qui, e ha già pensato alla fascia di clienti più anziani (i consumatori di mezza età di oggi) che nel futuro crescerà con l’invecchiamento generale della popolazione. Molti di loro non saranno in grado di spostarsi agilmente e di guidare fino allo shopping mall più vicino e per loro è già nato Amazon Fresh, la spesa, fresco incluso, consegnata a casa in giornata, che si aggiunge ad Amazon Pantry, beni di largo consumo “da dispensa” a basso prezzo, sempre con consegna a domicilio.

La strategia più recente pare abbia anch’essa pagato. Nei paesi anglosassoni le spese di Natale si fanno tradizionalmente nel Black Friday, l’ultimo venerdì del mese, in negozio e nel Cyber Monday, il lunedì successivo, al lavoro al computer (abitudine probabilmente destinata  a cambiare con l’aumento del mobile commerce). Di conseguenza i retailer concentrano in questi giorni le promozioni. Quest’anno Amazon ha anticipato il Black Friday (in diretta concorrenza con i retailer fisici) di un mese, invitando gli americani (sempre grazie ad aggressive promozioni) ad anticipare l’acquisto dei regali di Natale all’inizio di novembre. E pare che la mossa abbia funzionato benissimo (+46% di vendite settimana scorsa sul 2013), anche perché in molto l’anno scorso non sono riusciti a ricevere i regali ordinati a dicembre in tempo per Natale e quest’anno hanno deciso di anticipare gli acquisti. E Amazon era lì ad aspettarli.

“La nostra forza è nella shopping experience”

La logistica ineccepibile e l’assortimento vicino all’infinito rendono da sempre gli acquisti su Amazon tanto comodi da portare migliaia di clienti all’e-commerce in tutto il mondo. “Mettiamo i clienti al centro, proponendogli un’esperienza di acquisto semplice ed intuitiva e pensiamo sempre a nuovi modi per rendergli la vita più semplice” ha sintetizzato così l’Amazon-pensiero Martin Angioni, Country Manager Italia, messo faccia a faccia con l’Ad Grancasa Maurizio Motta in occasione della presentazione del primo rapporto sull’Innovazione digitale nel Retail. Ma alla domanda: “se venissero nel suo negozio a chiedere uno sconto su un vostro prodotto perché su Amazon costa meno cosa risponde?” La risposta dell’Ad Grancasa è stata un laconico quanto inevitabile: “No”.

In ogni caso, se ritenete che delle Dot Com si debbano preoccupare solo i negozi di elettronica e abbigliamento, forse dovreste cominciare a guardare quale sarà il prossimo passo di un certo Jeff Bezos…

 

Amazon nelle news , ecco le ultimissime…

In positivoIn negativo (..pur che si parli di me)
Amazon risponde alle critiche arruolando Royal Mail e utilizzando gli uffici postali britannici per ritirare i pacchiAmazon firma con l’editore Hachette dopo mesi di controversie sul prezzo degli e-book

Consegne in bicicletta per evitare il traffico cittadino

Consegne in taxi per ottimizzare le consegne in città

I robot di Amazon impiegati entro Natale velocizzeranno le consegne e risparmieranno ai lavoratori 35 km di camminate al giorno

Amazon vuole distruggere la glorioso Royal Mail, le poste britannicheIl cloud lascia a spasso per due ore il sistema Amazon alla vigilia del Black Friday

Amazon taglia i prezzi del suo smartphone Fire per attirare clienti

I sindacati tedeschi incrociano le braccia contro Amazon

Risposta: “Con il centro di distribuzione polacco oltre ad aumentare la nostra operatività in Europa eviteremo gli scioperi tedeschi”

…continua

 

 

Anna Muzio

Cinque trend per l’acqua aromatizzata

Foto: Zenith

Per bambini, per adulti, con ingredienti locali, con essenze di erbe e fiori e con packaging innovativi: il futuro delle acque aromatizzate si svolgerà lungo queste cinque aree di sviluppo secondo la società di consulenza Zenith International.

In aumento ovunque, in leggera flessione in Europa occidentale.
In aumento ovunque, in leggera flessione in Europa occidentale.

Il mercato mondiale dell’acqua aromatizzata è cresciuto del 4,2% nel 2013 fino a raggiungere 7 miliardi di litri. Una crescita che ha riguardato tutte le regioni, con l’eccezione proprio dell’Europa occidentale. “Le acque aromatizzate sono considerate una bevanda ideale in tutti i momenti della giornata e durante i pasti, in particolare a pranzo– spiega il Ceo di Zenith Richard Hall. – Molte sono pubblicizzate come un modo per reidratarsi durante il giorno più divertente e piacevole della sola acqua. E molti produttori sottolineano il bassissimo contenuto di calorie, che la rendono bevanda ideale per chi è attento alla salute e alla linea”.

In tempo di stigmatizzazione delle bevande gassate e super zuccherate insomma, l’acqua aromatizzata diventa un’alternativa sempre più interessante.

Coca-Cola abborda il mercato salutista con il latte “premium”

La campagna pubblicitaria per il pre-lancio del latte di Coca-Cola è stata molto criticata sui social: sarà ripresa anche per il lancio nazionale?

fair-life-purely-nutritious-milk-family-shotUn latte “migliorato”, che contiene il 30% in meno di zuccheri, niente lattosio, più calcio e proteine, e che costa il doppio di quello normale. È questo l’ultimo prodotto di Coca-Cola, che sarà lanciato in tutti gli USA a dicembre. Si chiama Fairlife (la vita bella, giusta) ed è in poche parole un latte “pilotato” per essere utilizzato anche da chi è intollerante al lattosio (i tre quarti degli adulti secondo l’OMS), grazie  a un sistema di filtraggio delle molecole e di “ricombinazione” delle stesse. Il consumo di latte è diminuito dell’8% nell’ultimo decennio e un adulto americano su due non lo beve.

La campagna di lancio richiama più i gloriosi anni ’50 con icone quali Marilyn e Jane Russell o le pin-up che fattorie e verdi campagne ed è stato considerato da molti consumatori troppo “osé” e sessista (e poco centrato sul prodotto, questo va da sé).

Le bevande gassate fanno male, le campagne per ridurne l’utilizzo si intensificano, i nuovi stili di vita non le prevedono? Coca Cola, dopo la linea di succhi di frutta, ci prova con il latte e prevede che sulla compagnia “pioveranno fiumi di denaro dopo i primi due anni in cui investiremo per rafforzare il brand” ha dichiarato il global chief customer officer di Coca-Cola Sandy Douglas alla Morgan Stanley Global Consumer Conference.

Per ora il Milk-Cola (come è già stato ribattezzato) sarà venduto sono negli Stati Uniti.

eCouponing: debutta anche Fabbri

Fabbri 1905, nome storico del settore dolciario italico, debutta nel mondo dell’eCouponing per il Natale 2014 e si affida allo specialista Kiwari per la pianificazione della sua prima campagna sul Coupon Network di Sconty.it, che si estende ai siti partner Alfemminile.com, Scontomaggio.com, Dimmicosacerchi.it e MyVoucher.biz.

Dedicati alle 10 referenze della Frutta al Liquore, una delle linee di punta del brand, i buoni sconto stampabili saranno on air per l’intero periodo delle festività.

L’attività di eCouponing si inserisce in un progetto promozionale multichannel che prevede una serie di attività di comunicazione online, come banner sul sito Fabbri e post sulla pagina Facebook del brand. Ad inizio dicembre la Frutta Fabbri sarà evidenziata sulla piattaforma di eCoupon Sconty.it con una skin dedicata.

«La nostra piattaforma di eCouponing consente ai clienti di elaborare azioni strategiche profondamente legate alla stagionalità dei prodotti o a particolari periodi dell’anno, come il Natale, in genere molto affollato di iniziative promozionali in store – spiega Marco Rivosecchi, Presidente Kiwari -. Attraverso gli eCoupon offriamo a brand e insegne la possibilità di emergere dal coro, proponendosi ai consumatori in modo innovativo, ottenendo nel contempo importanti risultati in termini di awareness, sell out e insight, costantemente monitorati attraverso i nostri sistemi di reportistica in tempo reale».

Secondo la società di ricerca britannica Juniper Research, che considera gli eCoupon elemento “cruciale” per portare i clienti nel punto vendita, nel 2013 sono stati utilizzati attraverso tablet o smartphone 10 miliardi di coupon, il 50% in più rispetto all’anno precedente, e i coupon digitali raggiungeranno entro i prossimi cinque anni un miliardo di consumatori. In Italia Kiwari calcola in circa 5 milioni gli utilizzatori di coupon. Negli ultimi dodici mesi il 20% dei navigatori Internet ha cercato e usato online i buoni sconto per fare la spesa, determinando un +400% di diffusione rispetto all’anno precedente.

Regali di Natale? Online per quasi dieci milioni di italiani

Un piccolo esercito di 9,2 milioni: sono gli italiani che quest’anno compreranno online almeno un regalo di Natale. Due milioni in più dell’anno scorso con un fatturato atteso di 2,5 miliardi di euro per le vendite online nella stagione natalizia. I dati vengono da una ricerca condotta da Netcomm, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, in collaborazione con Human Highway, che ha analizzato la propensione all’acquisto online su un campione formato da uomini e donne di età superiore ai 18 anni residenti su tutto il territorio nazionale e rappresentativi della popolazione italiana che si connette alla Rete con regolarità almeno una volta alla settimana.

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Se Il 18,6% degli acquirenti online di regali di Natale dichiara che farà meno acquisti rispetto all’anno scorso, il 34,8% dichiara che ne farà di più.

Comodità e convenienza sono le ragione per le quali ci si rivolge a Internet, anche e soprattutto in questo frenetico periodo dell’anno, in cui il tasso di crescita registrato risulta superiore a quello degli acquirenti online in generale. In aumento ci sono anche i cosiddetti “Online first”, ovvero quei 2 milioni di persone che compreranno i propri regali di Natale principalmente o esclusivamente sul web, in crescita del +35% rispetto allo scorso anno. Sono circa il 20% di coloro che dichiarano di acquistare almeno un regalo di Natale sul web e si rivolgono in prima istanza alla Rete già per compiere buona parte dei loro acquisti abituali, dai libri all’elettronica, dai viaggi ai contenuti digitali. Il trend di crescita è confermato, inoltre, dall’analisi delle intenzioni di acquisto per questa stagione: il 35% degli acquirenti online dichiara infatti che quest’anno farà più acquisti di regali di Natale online rispetto all’anno scorso.

Netcomm prevede che le categorie che ricavano maggior impulso dagli acquisti della stagione natalizia sono, nell’ordine: prodotti di Salute & Benessere, Attrezzatura sportiva, Biglietti di viaggio, Abbigliamento e scarpe, Soggiorni di vacanza.

Tecnologia e retail: a che punto è la Gdo?

L’innovazione tecnologica nel punto vendita è un tema cruciale perché in grado di (ri)portare clienti nel negozio fisico dialogando con i canali online. Ma la Gdo a che punto è in Italia? Dal confronto con gli altri canali emerge una fotografia tra luci e ombre: molto avanzata in certi casi e su certi tipi di innovazione (self-scanning e self-check out, coupon digitali, in parte App), ma decisamente indietro su altri (vendite online e mobile in primis).

Nell’alimentare, settore caratterizzato da marginalità più ridotte, alta competizione, acquisti ricorsivi a basso valore unitario e filiera lunga, la gran parte dei retailer è ancora concentrata sugli investimenti in back-end, finalizzati soprattutto all’integrazione con i fornitori, alla creazione di operazioni più efficienti e alla gestione efficace delle scorte. Ora però si sta passando al punto di vendita, mentre è ancora molto poco preso in considerazione l’approccio multicanale.

Un confronto con gli altri settori

innovazione nel pdvSe il camerino intelligente è una tecnologia evidentemente tarata sull’abbigliamento, sono anche altre le innovazioni che hanno senso solo in certe situazioni. I tag RFid ad esempio sono scarsamente utilizzati nella Gdo sull’unità di  vendita per il costo troppo alto rispetto al tipo di prodotto trattato.

La velocizzazione del processo di acquisto invece è, secondo l’analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano, uno dei fattori chiave che influenzano l’adozione di tecnologie innovative (insieme a marginalità, internazionalizzazione, competizione con le Dot Com e struttura di filiera). Nell’alimentare il 53% del campione ha già investito in sistemi di self scanning e carrelli intelligenti, che affiancano il cliente nel processo di acquisto, e il 26% ha intenzione di farlo nel 2015. Sviluppate dal 50% dei retailer italiani del mondo alimentare del campione sono i sistemi di self check-out, ossia casse non presidiate capaci di velocizzare il processo di uscita del cliente. Auchan e Coop Estense stanno sperimentando soluzioni di Mobile self scanning in cui l’utente utilizza il proprio telefono cellulare per scannerizzare i prodotti da acquistare.

Scansioni veloci (cruciale nei pdv dove si acquista un numero elevato di pezzi) ma anche pagamenti veloci (che piacciono ovunque): Esselunga ha già abilitato tutte le casse per il pagamento contactless tramite NFC e smartphone, registrando una diffusione lenta ma costante in questa prima fase. Non avrebbe senso nella Gdo invece un altro sistema in ascesa e gradito in grandi magazzini con interazione con il personale di vendita ovvero il Mobile POS, tablet o smartphone trasformati in sistemi di cassa che consentono di modificare significativamente il layout del punto vendita avvicinando la cassa al consumatore.

È forte l’interesse verso i sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty (digitali o Mobile) che consentono l’invio di promozioni in prossimità e la redenzione del coupon digitale direttamente alla cassa del punto vendita. Con un duplice obiettivo: aumentare le occasioni di acquisto dei clienti e spingere l’utilizzo delle carte fedeltà (il 23% del campione ha già investito e il 43% ha intenzione di farlo nel 2015). Bennet e gruppo PaM stanno sperimentando un sistema di Mobile couponing promosso dagli operatori telefonici in modalità interoperabile.

 

Fanalini di coda nell’e-commerce

siti-e-commerceDue o tre lo fanno e solo uno capillarmente: stiamo parlando dell’e-commerce nella Gdo. L’alimentare è il settore che meno lo utilizza (13%) e la quota di mercato resta ancora sotto l’1%, mentre i comparti più evoluti sono informatica ed elettronica di consumo, in cui l’88% del campione vende online, editoria con l’83%, e abbigliamento con il 72%. Evidente in questi casi la concorrenza spietata con le Dot Com più aggressive. Seguono le Profumerie con il 60%, l’arredamento con il 57%, il Fai da te con il 43% e i grandi magazzini con il 20%.

Esselunga, early adopter, dichiara incrementi a due cifre: “L’e-commerce aiuta a portare il cliente in negozio ed è diventato ormai il primo negozio di Esselunga – ha detto Luca Sorichetti, direttore Information Tecnhology – mentre l’App, nata quasi per gioco da alcuni studenti nel 2011, è oggi in pieno lancio e dà la possibilità di personalizzare le offerte sui prodotti da acquistare in negozio, dove sono molto utilizzati i chioschi da chi è ancora legato al pdv fisico”.

Il sistema del click and collect che incomincia ad essere inserito in certe situazioni (Tigros, Auchan, Coop e Carrefour per certi pdv) potrebbe cambiare le carte in tavola, come è avvenuto in Francia (+75% e 4 miliardi di euro di fatturato per il 5% del totale ricavi Gdo).

mobileAnche la presenza nel mobile, sempre più utilizzato dentro e fuori dal pdv, è tra le più scarse: addirittura il 44% non ha alcuna presenza. Va detto che tra le App dei retailer italiani, poche hanno sviluppato funzionalità ad hoc da utilizzare in punto vendita.

I social poi sono nel limbo un po’ per tutti, non sono ampiamente implementati e non sembra esserci nemmeno l’interesse per farlo.

Sguardi sul futuro

Certo, i servizi che possono essere erogati attraverso dispositivi sono molteplici. I famosi chioschi ad esempio sono utilizzati da Tesco per consentire il confronto dei modelli di smartphone presenti in pdv (caratteristiche tecniche e prezzi) mentre Thomas Pink, sempre in UK, usa tavoli digitali per consentire di personalizzare le camicie e svolgere attività ludico-interattive per occupare i tempi di attesa. La catena americana StopandShop con i carrelli intelligenti e un sistema di self scanning e coupon personalizzati propone prodotti correlati a quelli scansiti dal cliente per l’acquisto, e ha in questo modo aumentato del 10% lo scontrino medio.

Il futuro di casa nostra? Secondo Luca Sorichetti sarà nell’adozione dei social “sulla quale non ci siamo ancora mossi”, nel maggiore coinvolgimento del cliente tramite il racconto multimediale delle qualità di un prodotto, nella co-creazione di iniziative con i clienti e nel coinvolgimento della prossima generazione dei “nativi digitali”.

Anna Muzio

Card commission, EuroCommerce calls for shared rules

Il Consorzio Bancomat si è accordato con l'Antitrust per applicare una commissione fissa di 7 centesimi sui pagamenti.

How much do card payments cost and how much commission should merchants and consumers have to pay? The European Commission this week is trying to define shared rules in order to ensure greater competition and innovation in the payments market, which as we know is about to undergo a major upheaval with the arrival of the contactless card, for example. Commerce representatives meeting at EuroCommerce, often critical of the conditions that have a significant impact on annual costs (see the Walmart vs Apple Pay “case “), have asked politicians to intervene to create “common rules for a common market”.

The text currently under discussion has a number problems: first of all, it excludes certain non-European credit cards, such as Amex, for market shares below 5%: this would penalise sectors such as hotels and airlines that would have to deal with much more expensive cards than the rest of the market. Moreover, there would be no “legal certainties”: the proposal of a “weighted average” allows EU countries to have a system with certain cards that have commission exceeding the ceiling of 0.2% and others that are below. The average would be calculated on an annual basis with a complex mechanism, which would make it difficult to monitor compliance with the rules on the part of retailers and consumers. Finally, there would be too many exceptions for the various Member States, one of which has already called for a two-year extension in applying the law.

EuroCommerce, the body that brings together retailers and merchant associations of 31 European countries, is calling for the weighted average to be removed from the text of the law and to return to a fixed ceiling of 0.2%, or 7 cents, for the new rules to be applied in all Member States within six months of approval and for commercial and third-party cards to be included without exception.

According to the Director of EuroCommerce, Christian Verschueren, “this is one of the most important laws that will affect merchants and consumers for years to come: we must do it properly. Some compromises will be necessary, but not at the expense of the basic principles of the single market”.

Meanwhile, the Bancomat Consortium, the most widespread circuit in Italy with 30 million debit cards in circulation (80% of the total in 2012) and 1.3 million active POS (85%) has decided to reduce the interchange fee from 10 to 7 cents per transaction. In the future this value will be pegged to an analysis of the costs incurred by operators and will be reduced as a result of any efficiencies identified at the system level. The commitment was taken with the Antitrust Authority after an investigation initiated on 19 February last to ascertain the existence of any unfair competition, in violation of Article 101 of the Treaty on the functioning of the European Union. The multilateral interchange fee (MIF) of 10 cents was applied starting in January 2014, without any application deadline.

A Mondello il Centro Olimpo riapre grazie ai dipendenti

Era stato chiuso più di un anno fa per mafia, ha riaperto venerdì grazie al workers buyout di 34 suoi ex dipendenti sostenuti da Legacoop e in Coopfond il Centro Olimpo di Partanna Mondello.

Il progetto ha avuto un costo di oltre un milione di euro di cui oltre 500mila euro investiti dai lavoratori che hanno utilizzato le indennità della loro mobilità, il resto da Coopfond e CFI (società finanziaria partecipata dal Ministero dello Sviluppo Economico che sostiene la nascita di cooperative di lavoratori che rilevano aziende in crisi), mentre Ircac, Unipol Banca e Banca Etica hanno offerto il credito bancario per assicurare liquidità all’impresa. Nel Centro, che ha una superficie complessiva di 6000 metri quadri, hanno aperto una media struttura di vendita alimentare affiliata al gruppo Ergon sotto l’insegna Eurospar e una galleria di negozi, tra cui una boutique. In programma anche l’apertura, nei prossimi mesi, di una media superficie non food, di un bar e di una tabaccheria.

Centrale per la riuscita dell’operazione il protocollo d’intesa firmato a dicembre 2013 tra Comune di Palermo e Tribunale di Palermo sezione Misure di Prevenzione e Procura della Repubblica. “Un protocollo unico – ha aggiunto il sindaco Leoluca Orlando presenta all’inaugurazione – che sta consentendo di salvare centinaia di posti di lavoro e che ho inviato come presidente dell’Anci a tutti i sindaci perché venga applicato anche nelle altre città”.

E così uno dei primi superstore nati a Palermo diventa un esempio virtuoso di come una difficoltà è stata tramutata in opportunità, tanto più in un settore esposto al rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata come la grande distribuzione.

“È stato un percorso lungo e faticoso ma ce l’abbiamo fatta – ha spiegato il presidente della cooperativa Gaetano Salpietro – Invece di restare ad aspettare risposte da qualcuno abbiamo deciso di darci da fare e diventare imprenditori di noi stessi. Prima eravamo in cinque, poi in sei, alla fine nella cooperativa ci siamo ritrovati in 34 su 47. Al nostro fianco abbiamo avuto Legacoop e i suoi strumenti finanziari che ci hanno offerto consulenza e supporto tecnico. E ancora, CFI e le istituzioni: il Comune di Palermo, la Procura e la Sezione Misure di Prevenzione che hanno siglato un protocollo d’intesa per facilitare il riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati”.

La private label non è più “povera” (tranne a Est)

Secondo l'indagine Nielsen un consumatore su due ha "sdoganato" anche il packaging delle private label considerandolo pari a quello delle grandi marche.

“Un punto di non ritorno nella GDO e un allineamento dell’Italia agli altri Paesi europei”: così ha commentato Giovanni Fantasia, AD di Nielsen Italia i dati della Nielsen Global Survey on Private Label and Premiumization Trends condotta su un campione di 30 mila persone in 60 Paesi, tra i quali l’Italia, tra il 17 febbraio e il 7 marzo 2014.

L’Italia, per anni fanalino di coda in Europa, sta guadagnando fiducia nella marca commerciali e lo confermano le statistiche. Nei supermercati italiani è ormai un testa a testa con le grandi marche, il 47% degli italiani ritiene che alcune di queste siano superiori ai marchi più famosi e il 64% dichiara che le marche private possano essere una buona alternativa a quelle tradizionali (nel 2010 era solo il 37%). Il 42% degli italiani è disposto a pagare di più per una marca privata di qualità. Sono un ricordo del passato anche le sdrucite confezioni no logo di un tempo: solo il 25% dei consumatori ritiene che la confezione sia inadeguata, mentre il 50% pensa che abbia raggiunto gli standard di packaging delle grandi marche. Infine, e per tagliare la testa al toro, il 56% della popolazione italiana (rispetto al 23% del 2010) considera le marche private di qualità assimilabili ai prodotti di marca. Una percezione che non necessariamente si traduce nelle vendite, anche se pure queste sono in aumento: le marche private rappresentano il 18% del giro d’affari del largo consumo (vs. 13% nel 2007).

 

Asia e Americhe anche sotto il 5%

La percezione delle private label nel mondo, Nielsen.
La percezione delle private label nel mondo, Nielsen.

Nell’indagine Nielsen i tre quarti degli intervistati (71%) pensa che la private label sia migliorata nel tempo. Alcune percezioni restano invariate indipendentemente dal Paese di residenza. Ad esempio se il prezzo resta comunque un aspetto fondamentale nella scelta della marca commerciale (7 intervistati su 10 la sceglie proprio perché costa meno), ormai contano anche qualità e convenienza. Il 70% pensa che la marca commerciale offra un buon rapporto prezzo-qualità e il 62% nell’acquistarla si sente un consumatore “smart”.

Per quanto riguarda le vendite invece il mondo si divide i due, tra Paesi sviluppati (Europa, Nord America e Oceania) con quote di mercato dal 15 al 45% (in Europa), e quelli in via di sviluppo (America Latina, Asia, Africa e Medio Oriente) con quote di mercato sotto il 10% che scendono sotto il 5% in mercati chiave quali Cina, India e Brasile.

L’Europa è pero ancora divisa tra Est e Ovest nella percezione delle private label come prodotti “per poveri”: in Italia solo il 36% degli intervistati considera i prodotti a marchio privato rivolti a chi ha un budget ridotto (percentuale comparabile a Germania ,39%, e Gran Bretagna, 37%), mentre nei paesi dell’est, quali Bulgaria e Romania, le PL sono considerate prodotti rivolti a chi si trova in ristrettezze economiche dal 60% dei consumatori.

 

Quattro caratteristiche delle private label secondo Nielsen

  • Il successo delle private label è maggiore nei beni di consumo che si acquistano frequentemente o tra quelli per i quali i consumatori percepiscono poche differenze
  • Le private label crescono a spese dei marchi piccoli e medi mentre i leader della categoria sono relativamente al sicuro
  • Il consolidamento dei retailer e del format discount sono le chiavi principali per la diffusione delle private label nei mercati sviluppati/maturi
  • Le private label fanno fatica a guadagnarsi la fiducia dei consumatori in Asia e Medio Oriente dove i consumatori sono ancora devoti sostenitori della marca

 

Anna Muzio

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