CLOSE
Home Authors Posts by Anna Muzio

Anna Muzio

Anna Muzio
2122 POSTS 0 COMMENTS

Wonderbox per Natale omaggia Lindt

È collaborazione natalizia tra Wonderbox, azienda che opera in Europa nel mercato dei cofanetti regalo, e Lindt, marchio storico della cioccolateria elvetica: i nuovi cofanetti Wonderbox Edizione Golosa oltre all’attività (a scelta tra tante soluzioni diverse, dal weekend rigenerante alla degustazione) sono in vendita accompagnati da una confezione di cioccolatini Lindor.

È questa l’ultima evoluzione nel mondo dei cofanetti regalo: aggiungere alla promessa di un’esperienza futura (che sia una cena o un soggiorno in Spa) qualcosa di tangibile, un gadget o un prodotto da toccare con mano o da consumare subito.

La speciale edizione natalizia Wonderbox & Lindt sarà disponibile dal 15 novembre al 31 dicembre 2014 presso i punti vendita PAM/Panorama, Esselunga, Auchan, La Feltrinelli e Il Gigante che aderiscono all’iniziativa e sul sito Wonderbox.

Il negozio 2.0 al Salone del Franchising

Smart control, smart payment, smart engagement e smart service sono i pilastri su cui si costruisce il Negozio 2.0 che Econocom, insieme ai partner dell’Innovation Retail Lab, presenteranno al Salone del Franchising, dal 7 al 10 novembre presso FieraMilanoCity.

I franchisor, o aspiranti tali, potranno sperimentare in prima persona non il negozio del futuro, ma quello che si può già creare con le tecnologie esistenti. Grazie a un approccio globale, dall’inventario al cross selling, dall’out of stock all’antitaccheggio alla post vendita, che riesce a controllare movimentazione e servizi con un alto grado di efficienza. Perché digital signage, design all’avanguardia, QR Code, luci suggestive e tablet sono solo la punta dell’iceberg e, soprattutto, non sono più sufficienti per attirare il cliente nel punto vendita e accompagnarlo all’acquisto. Contapersone, telecamere di sorveglianza, mobile pos e firme grafometriche per i pagamenti, camerini virtuali o personal digital assistant devono lavorare in una logica di integrazione, per creare un ecosistema elegante e polifunzionale che consenta al franchisor di essere efficiente e, al contempo, spettacolare, supportando clienti e commessi in una relazione più intelligente ma anche più efficace.

“Oggi i processi di acquisto si sono molto diversificati” spiega Enrico Tantussi, country manager di Econocom, digital service provider europeo che opera in 20 Paesi. “Si compra per bisogno, per piacere o per caso. In realtà, non si vendono prodotti: si vendono, prima di tutto, informazioni. Una buona gestione delle informazioni è tutto. Il negozio 2.0 è questo e molto di più. Una logistica impeccabile che fa sempre trovare il prodotto giusto al momento giusto e un ambiente funzionale ed estetico, che coniuga design e soluzioni fisiche e digitali attraverso una convergenza di soluzioni allo stato dell’arte, creative ma anche utili. Oggi si parla molto di negozi 2.0 e di Internet of Things, ma l’intelligenza delle cose nasce prima di tutto se c’è intelligenza nella progettazione”.

Econocom e la cordata di partner (Disignum, Ingenico, Guttadauro, MobilePeople, Hs&Custom, KGroup) al Salone del Franchising saranno anche i protagonisti di una sessione di workshop.

Il 25 e 26 novembre torna il Forum Retail

Torna a Milano il Forum Retail, la mostra/convegno interamente dedicata a sistemi, soluzioni e tecnologie per il punto vendita e la GDO. L’evento, organizzato da Istituto Internazionale di Ricerca – IIR e giunto alla quattordicesima edizione, si terrà presso l’Atahotel Expo Fiera il 25 e 26 novembre.

Novità di quest’anno sono le due Premium Conference con i leader del settore. Il primo giorno a discutere sul tema “Chi saranno i leader del futuro nel Retail & GDO? Quale il ruolo della tecnologia?” ci saranno prestigiosi ospiti tra cui Oscar Farinetti, Presidente e fondatore di Eataly. Il secondo giorno si parlerà di “Integrazione multicanale: what’s next?” e di come gestire la complessità derivata dal rapido aumento di punti di contatto con il cliente.
Quest’anno raddoppierà l’area espositiva, tradizionale luogo di incontro tra domanda e offerta, ma anche luogo di formazione e informazione nei tre corner dedicati che ospiteranno 12 “free entry session” su tematiche legate all’innovazione, tra cui Sistemi di pagamento, Crm & Loyalty,  E-commerce & Digital Marketing; Soluzioni IT e tecnologiche per il retail, Smart Engagement & Nuove tecnologie nel punto vendita e Business intelligence & Big data.

I contenuti del convegno sono stati selezionati da un autorevole advisory board composto da Riccardo Boccalero, Direttore sistemi informativi e comunicazioni Cisalfa, Silvia Caselli, Direttore operativo Librerie Feltrinelli, Debora Guma, CIO Carrefour, Renato Marchi, Corporate CIO Gruppo Pam, Adalberto Santi, CIO Mc Donald’s Italia e Marino Vignati, CIO Auchan.

E-commerce is growing in Italy, the Dot Coms are taking the lion’s share. Brick and mortar retailers are absent

La dinamica delle vendite e-commerce B2C in Italia 2006-2014.

E-commerce continues to grow in Italy. According to the Digital Innovation Observatory of the Politecnico di Milano – Netcomm this year online sales will reach 13.3 billion euros, +17% compared to 2013. It would seem that, after years of fear and uncertainty about online payments and “virtuality” of goods that cannot be seen or touched, Italians (or at least 16 million of them) have finally succumbed to the attraction (or the convenience and affordability) of online shopping

Increasingly Mobile Commerce
didistribvenditepercomparto6-14From the dawn of the “mobile phone”, Italians have been great fans and owners, reaching the top of the world rankings. But they didn’t use it for the more advanced features (except for a number of few and far between early adopters). Now everything has changed, and after having downloaded games, fitness, budget management and social Apps, the smartphone is also used for shopping. So much so that in 2014 Mobile Commerce has doubled, with 1.2 billion euros in sales which, together with those via Tablets, count for 20% of total e-commerce.

Comparison with the physical store
What are the consequences for “traditional” retailers? Let’s start with the numbers: in value, e-commerce will increase this year from 2.6 to 3.5% of total retail sales and market penetration will increase especially in certain sectors such as Publishing (from 4 to 7%), IT (from 7.5 to 10.5%) and Clothing (from 2.9 to almost 4%). Taking the lion’s share are the Dot Coms such as Amazon, eBay and Expedia which alone generate more than half of the entire growth (22% compared to 2013) but also Privalia, Booking.com and the Italian Banzai and YOOX. They account for 54% of the value of online sales and, if we consider only products, excluding services, their share increases to 70%. And the weight of traditional producers and retailers is reduced to 14%. Not only: there are 1000 new start ups, of which 54 Italian, especially in Clothing, Furniture and Design and Food & Wine. According to Alessandro Perego, Scientific Director of the e-Commerce B2C Observatory of the Politecnico di Milano and Netcomm. “This percentage highlights the weaknesses of the traditional players (producers and retailers) which are still struggling to interpret online as a real alternative channel and that is why they are unable to play a leading role, as is the case in many Western markets. Despite more than 30 new online entries among traditional players in the various market sectors, we very often see a half-hearted approach. In our opinion, the strategy should be to design integrated multichannel approaches, aimed at exploiting to the utmost the real differentiator of traditional players, i.e. the store. In this context, also the Smartphone will have an increasingly significant role in uniting the physical and digital worlds”. A hybrid milieu in which the new “Super consumer” moves with ease, passing from real to virtual, perhaps buying online from the interactive display or touch screens in the store. Not forgetting that the web now influences one in four traditional purchases.

Food & Wine is growing, Grocery still a niche
In 2014, the percentage of large-scale distribution brands with an e-commerce site in the non-food sector increased to 55% (from 53% in 2013) and in the food sector to 10% (8% in 2013). Grocery has taken some timid steps forward, with a total market value of 160 million euros (+18%), but the incidence on total retail sales is still absolutely negligible (0.1%). Still in its infancy we might say. And yet the online potential is certainly there. Some hitherto insignificant sectors are emerging, such as gourmet Food & Wine (Eataly immediately springs to mind), with more than 200 million euros in sales in 2014 (+30%) and with huge potential also in digital exports. Furniture (130 million euros, +100%) and Perfumery and Cosmetics (40 million euros, +25%) are also doing well.

Comparison with others
confrontoconaltrimercatiIn the last year, in Italy, online shoppers exceeded 16 million, 10 million of whom made at least one purchase per month and generated 90% of sales. The average annual expenditure is approximately € 1,000, in line with the main European e-commerce markets (with the exception of the UK, which spends twice as much). The biggest values​(see table) are therefore due to the number of e-customers: in the UK there are 39 million web shoppers, in Germany 44 and in France 29 million. Anna Muzio

Cresce l’e-commerce, stravincono le Dot Com. La gdo latita

La dinamica delle vendite e-commerce B2C in Italia 2006-2014.

Continua a crescere l’e-commerce in Italia. Secondo l’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano – Netcomm quest’anno le vendite online porteranno a casa 13,3 miliardi di euro, +17% rispetto al 2013. Sembrerebbe insomma che, dopo anni di paure e incertezze circa i pagamenti online e la “virtualità” della merce che non si può vedere né toccare gli Italiani (o quanto meno 16 milioni di loro) abbiano finalmente ceduto all’allure (ovvero alla comodità e alla convenienza) degli acquisti online.

Sempre più Mobile Commerce

Fin dai primordi del “cellulare”, gli Italiani ne sono stati grandi estimatori e possessori, svettando ai primi posti delle classifiche mondiali. Ma non lo utilizzavano per le funzioni più avanzate (sparuto gruppo di early adopters a parte). Ora tutto è cambiato, e dopo aver scaricato App per giochini e fitness, gestione budget e social, lo smartphone è utilizzato anche per gli acquisti. Tanto che nel 2014 il Mobile Commerce raddoppia, con 1,2 miliardi di euro di vendite, che, insieme a quelle via Tablet, incidono per il 20% del totale e-commerce.

Il confronto con il pdv fisico

La distribuzione delle vendite per comparto merceologico (2006-2014).
La distribuzione delle vendite per comparto merceologico (2006-2014).

Quali le conseguenze per i retailer “classici”? Partiamo dai numeri: a valore l’e-commerce passa quest’anno dal 2,6 al 3,5% del totale vendite retail e cresce la penetrazione specie in alcuni settori come l’Editoria (dal 4 al 7%), l’Informatica (dal 7,5 al 10,5%) e l’Abbigliamento (dal 2,9 a quasi il 4%).

A stravincere sono le Dot Com come Amazon, eBay, Expedia, che generano da sole più di metà dell’intera crescita (22% rispetto al 2013) ma anche Privalia, Booking.com e le italiane Banzai e YOOX. Si portano a casa il 54% del valore delle vendite online e, se consideriamo solo i prodotti escludendo i servizi, la loro quota sale al 70%. E il peso dei produttori e dei retailer tradizionali è ridotto al 14%. Non solo: sono in arrivo 1000 nuove start up, di cui 54 italiane, soprattutto nell’Abbigliamento, nell’Arredamento e Design e nel Food&Wine.

Commenta Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c di Politecnico di Milano e Netcomm. “Questa percentuale mette in luce le debolezze degli operatori tradizionali (produttori e retailer), che ancora stentano a interpretare l’online come un reale canale alternativo e che per questo non riescono a giocare un ruolo da protagonisti, come è invece avvenuto in molti mercati occidentali. Nonostante oltre 30 nuovi ingressi online tra gli operatori tradizionali nei diversi comparti merceologici, vediamo molto spesso un approccio poco convinto. A nostro avviso la strategia dovrebbe essere quella della progettazione integrata dei percorsi multicanale, volta a sfruttare al massimo il reale asset differenziale degli operatori tradizionali, ossia lo store. In questa direzione, anche lo Smartphone avrà un ruolo sempre più significativo nell’unire il mondo fisico con quello digitale”. Un milieu ibrido in cui il nuovo “Superconsumatore” si muove con disinvoltura passando dal reale al virtuale, acquistando online magari anche dalla vetrina interattiva o dagli schermi touchscreen del negozio. Non va dimenticato che ormai il web influenza un acquisto tradizionale su quattro.

Sale il Food & Wine, Grocery ancora nicchia

Nel 2014 la percentuale di insegne della GDO con un sito di e-commerce in ambito non food è salita al 55% (era il 53% nel 2013) e in ambito food al 10% (8% nel 2013). Il Grocery fa qualche timido passo in avanti, con un valore complessivo del mercato di 160 milioni di euro (+18%), ma l’incidenza sul totale vendite retail resta ancora più che trascurabile (0,1%).

Come dire che siamo ancora agli albori. Eppure le potenzialità online ci sono, eccome. Stanno emergendo alcuni comparti poco significativi in passato, come il Food&Wine gastronomico (Eataly salta subito alla mente), con oltre 200 milioni di euro di vendite nel 2014 (+30%) e enormi potenzialità anche sull’export digitale. Bene anche l’Arredamento (130 milioni di euro, +100%) e la Profumeria e cosmesi (40 milioni di euro, +25%).

Il confronto con gli altri

Il confronto coni principali mercati internazionali.
Il confronto coni principali mercati internazionali.

Nell’ultimo anno, in Italia, gli acquirenti online hanno superato i 16 milioni, 10 milioni dei quali effettuano almeno un acquisto al mese e generano il 90% delle vendite. La spesa media annua è di 1.000 euro circa, allineata con i principali mercati e-commerce europei (con l’esclusione dei britannici, che spendono il doppio). I valori maggiori (vedi tabella) sono dunque dovuti al numero di e-clienti: in UK i web shopper sono 39 milioni, in Germania 44 e in Francia 29 milioni.

Anna Muzio

Apre oggi il Salone del Gusto e c’è anche Coop

Sarà un luogo per degustazioni e incontri e anche una vetrina per i prodotti della linea “Fior Fiore” lo stand di Coop al Salone del Gusto, da oggi al 27 ottobre in scena al Lingotto di Torino.

La democrazia del gusto, ovvero la volontà di rendere accessibili, sia in termini di reperibilità che di contenimento di prezzo, le eccellenze del territorio, è il tema narrativo scelto dall’unica insegna della grande distribuzione in Italia presente alla manifestazione di Slow Food, giunta alla decima edizione e dedicata quest’anno alla biodiversità e all’agricoltura familiare.

I principali protagonisti nello stand Coop saranno proprio i produttori locali che hanno saputo realizzare filiere di valore: la cantina piemontese Terre di Vino, il Birrificio Pedavena, il Caseificio Rosso dalle valli del Biellese, tanto per citarne alcuni. Ogni giorno il pane fresco arriverà dalla Casa di Reclusione San Michele di Alessandria allo stand Coop che sarà anche invaso dagli odori del basilico, il rosmarino, la salvia, la menta, il peperoncino biologici della linea Vivi Verde. Ci saranno poi cento ragazzi degli Istituti Alberghieri piemontesi a preparare e servire tutte le degustazioni (gratuite) in programma. Ad accompagnare il buon cibo non mancherà il buon vino dalle bottiglie della linea “Assieme”, un progetto con cui Coop ha unito 12 cantine cooperative per la produzione di vini quotidiani di qualità.

La linea “Fior Fiore”, che raccoglie oggi in Coop oltre 370 specialità trovate percorrendo in lungo e in largo il Bel Paese, nel primo semestre 2014 ha fatto registrare oltre il 21% di vendite in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La filiera carni presenta la clessidra ambientale

In un modello alimentare corretto il carbon footprint delle proteine è pari a 7,5 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello di frutta e ortaggi, che arriva a 6,7 kg CO2 eq.

C’era la folla delle grandi occasioni stamattina a Expo Gate per la prima presentazione della ricerca sulla sostenibilità delle carni che vede per la prima volta riunite in un unico progetto Assica, Assocarni e UnaItalia, le principali associazioni di categoria delle tre filiere italiane principali (bovino, suino e avicolo). Ospite d’onore, più di un sempre frizzante Alessandro Cecchi Paone che ha moderato le presentazioni degli esperti presenti, non era una persona ma un oggetto: la clessidra ambientale, che troneggiava anche all’ingresso della struttura dedicata a Expo innalzata davanti al Castello Sforzesco.

http://youtu.be/eFuth1VspHM

La quale clessidra rappresenterebbe un nuovo modo di fare comunicazione sull’alimentazione e la sua sostenibilità. Di cosa si tratta lo ha spiegato Massimo Marino, fondatore di Life Cycle Engineering che ha condotta la ricerca. “Quello che presentiamo oggi è un nuovo simbolo che non sostituisce ma integra la tradizionale piramide alimentare che visualizza lo spazio degli alimenti all’interno della dieta mediterranea”. La rivoluzione copernicana consisterebbe nel non valutare la carbon footprint degli alimenti in termini assoluti, ma secondo il loro consumo reale.

Lo scopo, di ricerca e clessidra, è appunto quello di dimostrare che, in realtà, la carne non è da demonizzare in quanto alimento poco sostenibile, tutt’altro. “Il consumo di carni pro capite odierno reale al netto dagli scarti, – ha argomentato Marino  – si aggira oggi in Italia sugli 80 grammi al giorno: proprio quello che consigliano le linee guide dell’Inran (l’istituto per la nutrizione italiano, oggi CRA-NUT). La Clessidra Ambientale visualizza il concetto per cui, moltiplicato l’impatto ambientale degli alimenti per le quantità settimanali suggerite dalle linee guida nutrizionali, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di frutta e verdura, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori”.

Gli esperti schierati: Massimo Marino, Socio fondatore di Life Cycle Engineering, Ettore Capri, Direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera – UCSC), Evelina Flachi, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Stefano Zurrida, Professore Associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano.
Gli esperti schierati: Massimo Marino, Evelina Flachi, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Stefano Zurrida, Professore Associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano, Ettore Capri, Direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera – UCSC).

Il tentativo è quello evidentemente di contrastare anni di campagne ritenute denigratorie o non sempre scientificamente corrette, che hanno demonizzato il consumo di carne, specie rossa, il cui consumo eccessivo è ritenuta favorire obesità e malattie cardiovascolari.

In realtà la carne contiene sostanze nutritive importanti, mentre a causare danni sarebbe un consumo eccessivo, tecniche di cottura inadeguate (la sostanza carbonizzata ottenuta ad alte temperature) o tecniche di allevamento che provocano un eccesso di grassi nella carne, “alla americana”. La filiera italiana della carne invece strettamente controllata segue ormai processi industrializzati consolidati.

Dunque, lo scopo delle associazioni della filiera è sostanzialmente quello di mantenersi sulle posizioni attuali sul mercato interno, che ha ormai raggiunto la sua giusta quota di consumo procapite. Ce la ha confermato François Tomei, direttore Assocarni: “Ormai il mercato interno ha raggiunto una sua stabilità. Quello che si potrebbe fare è lavorare di più sul tema dei grassi, indicando sulla confezioni la percentuale interna. L’ho già visto fare con degli hamburger di Chianina in un supermercato”. Come vanno le nicchie, le carni bio e di animali allevati al pascolo? “Ci sono, certo, ma restano appunto una nicchia: contano per meno dell’1% del totale. Del resto basta andare al supermercato e veder i prezzi, doppi rispetto alla carne “normale” e tutto sommato ingiustificati”.

La “campagna della clessidra” si avvale di un video e di un sito nuovo di zecca.

Anna Muzio

Amazon Marketplace, già 12.000 le aziende italiane che lo utilizzano

Il centro di distribuzione Amazon di Castel San Giovanni (PC).

Usufruire di una logistica efficientissima e di una visibilità online primaria (è ottavo sito mondiale e quinto negli USA secondo Alexa), ma anche poter vendere all’estero in mercati altrimenti irraggiungibili: sono questi i vantaggi dati dalla presenza su Amazon Marketplace.

Vantaggi colti già da 12.000 aziende italiane inserite nel sito per operare nel mondo dell’e-Commerce. Sono invece 7.000 i venditori italiani e stranieri che hanno aderito al programma Logistica di Amazon in Italia, per far gestire al gigante di Seattle lo stoccaggio, l’imballaggio, la spedizione la gestione dei resi e l’assistenza ai clienti. Del resto, ormai a livello globale il 40% del totale degli articoli ordinati sul sito fa capo ad aziende “terze”.

La possibilità di vendere a mercati esteri è colta da 2.100 imprese operanti su Amazon.it che propongono i loro prodotti Made in Italy anche su Marketplace non europei, come Stati Uniti, Giappone e Canada.

Last but not least, le aziende inserite si avvalgono della garanzia sui pagamenti online eseguiti su Amazon.it, totalmente coperti in caso di frodi.

Questo enorme mercato virtuale (che ha esposto nelle sue “bancarelle”, dal giorno dell’apertura nel 2010, oltre 250mila prodotti) ha le sue categorie, che sono Musica, Film, Videogiochi, Casa, Cucina, Fai da Te, Giardino e Giardinaggio, Elettronica, Strumenti Musicali e DJ, Orologi, Gioielli, Scarpe e Borse, Valigeria, Giochi e Giocattoli, Prima Infanzia, Sport e Tempo Libero, Illuminazione, Auto e Moto e Informatica.

La compagnia di Jeff Bezos insomma è più che contenta di accogliere nuove aziende nel suo mercato web globale, proprio mentre è stato aperto a New York sulla 34° strada il primo store fisico, che per ora funziona come punto di prelievo dei prodotti ordinati online, ma le possibili evoluzioni possono essere facilmente immaginate. Altro interrogativo che in questi mesisi rimbalza sulla rete  e non solo riguarda l’arrivo di Amazon Fresh in Europa e, forse, in Italia.

Barilla, prima volta con il couponing digitale

Il re della pasta Barilla ha scelto una referenza storica, quella della linea delle Emiliane, per la sua prima esperienza nell’ambito del couponing 100% digitale, affidandosi alla piattaforma Pazzi per le Offerte di www.klikkapromo.it.

La campagna intende con questo nuovo mezzo stimolare il sell-out delle referenze a marchio Emiliane Barilla grazie a coupon impostati su logiche di acquisto multiplo. Ma anche attivare logiche di cross sell, grazie al coupon lasagne più ragù alla bolognese.

È un mondo senz’altro interessante e in espansione, ma non ancora decollato in Italia quello del couponing digitale: difficile per ora trovarli sul cellulare della casalinga di Voghera. Certamente però l’iniziativa consentirà a Barilla di raggiungere una audience interessante (ed altospendente) di early adopters come quella degli smart shopper.

“Abbiamo scelto la piattaforma di Pazzi Per Le Offerte di Klikkapromo.it perché ci permette di offrire incentivi all’acquisto con una modalità veloce e semplice per il consumatore. Oggi una delle principali barriere all’utilizzo dei buoni sconto risiede nella loro natura cartacea. Grazie al mezzo digitale riusciamo ad offrire soluzioni flessibili e facilmente fruibili, incontrando i bisogni di consumatori che ricercano una costante semplificazione dei processi di acquisto” commenta Alberto Costella, brand manager Barilla.

I coupon saranno scaricabili dal sito Klikkapromo.it e dall’applicazione Pazzi per le Offerte, scaricata da oltre 240 mila possessori di iPhone e smartphone Android. Sarà anche scaricabile tramite QR Code dalle affissioni interattive presenti nelle principali fermate della metropolitana di Milano. Hanno un taglio variabile da 20 cent a 1,50 euro a seconda del numero e delle referenze acquistate, per un monte complessivo superiore ai 25 euro.

Anna Muzio

Tutti pazzi per il caffè: lo beve il 96,5% degli italiani

Siamo un popolo diviso, dalla politica al calcio, ma c’è una cosa che almeno unisce tutti gli italiani, senza se e senza ma: è il caffè che, almeno saltuariamente, bevono praticamente tutti gli italiani (il 96,5%, per l’esattezza). E che per il 78% degli italiani è uno dei piaceri della vita.

Un apprezzamento plebiscitario, numeri bulgari che però vanno un attimo analizzati: lo ha fatto Caffè Vergnano basandosi sui dati di una ricerca condotta da AstraRicerche per conto del Consorzio Promozione Caffè accoppiati a dati interni dell’azienda.

Non tutti certo bevono caffè tutti i giorni. Ci sono i deboli consumatori (36%) che bevono fino a 1-2 tazzine al giorno; i medi consumatori (36%) che consumano 2-3 tazzine al giorno e i forti consumatori (27%), che superano le tre tazzine al giorno. Il caffè si beve a casa propria (89%) e al bar (78%).

Andando ancora  più nello specifico ne esce un quadro variegato a seconda dell’età, del sesso e della provenienza geografica del “bevitore”. Fattori che influenzano non solo “quanto”, ma quale caffè si beve. il caffè nella moka ad esempio è apprezzato dal 42% degli italiani (soprattutto al NordEst e dagli ultra cinquantacinquenni), mentre i giovani under 24 preferiscono le più pratiche cialde e le capsule, e, insieme alle donne, richiedono più frequentemente caffè macchiato, cappuccini, caffè latte e marocchino. Gli uomini ultra 45enni e gli abitanti dell’Italia centro-meridionale amano, invece, il caffè “in purezza”.

Come il calcio, il caffè è più apprezzato dal pubblico maschile. Quanto meno, gli uomini ne consumano di più, anche in relazione al crescere dell’età: fino a 54 anni, se ne beve di più in Piemonte e Lombardia e nella parte meridionale del Paese. Le donne lo bevono più volentieri a casa (quanto meno il 92% di loro) e il caffè non manca nella dispensa dell’89% delle famiglie italiane.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare