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Anna Muzio

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Beretta lancia i Cubetti con una campagna crossmediale

Due concorsi, supportati da una campagna pubblicitaria crossmediale da qui a dicembre: è la strategia del Salumificio Fratelli Beretta che ha deciso di promuovere la sua linea Cubetti, salumi della tradizione italiana dalla forma pratica.

Le due gamme dei Cubetti Beretta, i classici di Pancetta affumicata e dolce e il Guanciale Stick, e le new entry della linea salutistica Semplici Piaceri (Cubetti con il 30% di grassi in meno di Pancetta dolce e affumicata) saranno protagonisti su due fronti: nel concorso on pack “Qualità Beretta. Ricetta Vincente” e nel web contest “Sfide a cubetti”, in collaborazione con il network di Alice e i più seguiti food blogger italiani.

La ricetta vincente

Peculiarità della campagna è quella di sfruttare in sinergia i vari media: stampa, TV, radio, food blog  e social network. Il concorso “Qualità Beretta. Ricetta Vincente” fino al 6 dicembre premierà gli acquirenti dei Cubetti Beretta: cercando il codice all’interno della confezione e verificandolo sulla pagina Facebook del Gruppo o attraverso il numero di telefono dedicato, si potrà vincete uno dei due set di pentole Ballarini o il robot da cucina Kenwood messi in palio. L’estrazione finale è invece un buono da 10.000 Euro per l’acquisto di una cucina Scavolini.

I Cubetti Beretta saranno protagonisti anche del contest “Sfide a cubetti” che vedrà 12 food blogger gareggiare proponendo ogni settimana una ricetta ispirata alla gastronomia regionale italiana.

“In uno scenario media in continua evoluzione, abbiamo deciso un importante investimento per sviluppare una campagna crossmediale che integri, per la prima volta nel nostro settore, i media classici tv, radio e stampa con strumenti e piattaforme digital ad alta penetrazione in grado di coinvolgere ed emozionare i nostri consumatori” spiega Sabino Gravina, Direttore Marketing&Strategie del Gruppo Beretta.

The 10 trends that will change e-commerce by 2020

La presentazione della previsione n° 8 al Gartner Symposium/ITxpo è stata subito retwittata. Foto @Gartner_inc.

There was also Steve Wozniak, co-founder of Apple, and Satya Nadella, CEO of Microsoft discussing e-commerce and e-economy at the Gartner Symposium/ITxpo, a series of meetings and seminars for IT managers, held this month in Orlando, Florida, in order to “understand, build and optimise the opportunities provided by digital technology and move from theory to practice”.

So what will shopping of the future be like? A true science fiction film, according to the Gartner forecasts, in which increasingly complicated algorithms take control of and decide our lives and (especially!) what to buy (carried out via smartphones and delivered with drones whistling over our heads), and with the store in the background that becomes place instilling emotions, a bit like a museum or art gallery.

Gartner, a consultancy company in the IT field, has issued its ten commandments, ten key trends that should regulate commerce in the future and that managers should certainly bear in mind. In the background, the focus, increasingly crucial for companies of the future, is to invest in people and customer experience.

1. By 2018, digital business will require 50% less staff for processes and 500% more experts in non-traditional roles such as integration specialists, digital business architects, regulatory analysts, risk professionals and lawyers.

2. By 2017, a successful digital business will be launched created by an algorithm.

3. By 2018, intelligent machines and industrialised services will lower the cost of commercial transactions by 30%.

4. By 2020, life expectancy in advanced economies will increase by six months due to the spread of wireless technology for health monitoring.

5. By 2016, e-commerce carried out exclusively via mobile devices and digital assistants will amount to 2.5 billion dollars. As a result, marketing campaigns will need not only to consider people but also to devise marketing techniques able to capture the attention of “digital personal shoppers”.

6. By 2017, in the USA “smartphone fever” will drive purchasing revenues via smartphone to 50% of e-commerce revenues. Companies will need to consider digital wallets (Apple Passbook, Google Wallet) in order to meet the growing consumer interest in commerce and payment via mobile phone.

7. By 2016, 70% of successful digital commerce models will be based on deliberately unstable processes. Company personnel will need to have increasingly greater flexibility and responsiveness to support organisational fluidity.

8. By 2017, more than half the investments in product and service research and development will be redirected to innovation of the customer experience. It will be increasingly important to know your customer through the identification of buyer personas and ethnographic analyses.

9. By 2017, almost 20% of e-commerce companies that sell consumer durable goods will use 3D printers to offer customised products.

10. By 2018, retailers using targeted messages together with Internal Positioning Systems (a kind of GPS able to exactly locate the customer in the store) will increase visits by 20%. Knowing the customer’s data will be essential in order to send targeted offers in real time, directly in front of the shelf.

Science fiction? Certainly not, the technology and its applications are already there, it’s just a matter of numbers. Just think of widely publicised innovations in the early stages only used by the niche of techno nerds, but then adopted by the many, all of a sudden: from the e-book to 3G on mobile phones. The future indeed is just around the corner.

Anna Muzio

 

 

Le 10 tendenze che cambieranno l’e-commerce entro il 2020

La presentazione della previsione n° 8 al Gartner Symposium/ITxpo è stata subito retwittata. Foto @Gartner_inc.

C’erano anche Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, e Satya Nadella, Ceo di Microsoft a discutere di e-commerce ed e-economy al Gartner Symposium/ITxpo, una serie di incontri e seminari rivolti ai manager responsabili di It tenutosi questo mese a Orlando, Florida, con lo scopo di “capire, costruire e ottimizzare le opportunità fornite dalla tecnologia digitale e passare dalla teoria alla pratica”.

Dunque come sarà lo shopping del futuro? Un vero e proprio film di fantascienza, secondo le previsioni di Gartner, dove algoritmi sempre più complicati prendono il controllo e decidono delle nostre vite e (soprattutto!) degli acquisti da fare (effettuati via smartphone e consegnati con droni che sibilano sopra le nostre teste), e con il pdv sullo sfondo che diventa più luogo che suscita emozioni, un po’ come un museo o una galleria d’arte.

Gartner, società di consulenza nel campo dell’It, ha emanato un vero e proprio decalogo, dieci tendenze chiave che dovrebbero in futuro regolare gli scambi commerciali e che i manager dovrebbero tenere in grande considerazione. Sullo sfondo, l’attenzione, sempre più cruciale per le aziende del futuro, a investire nelle persone e nella customer experience.

1. Entro il 2018 il business digitale avrà bisogno del 50% in meno di addetti ai processi e del 500% in più di esperti in ruoli non tradizionali quali specialisti di integrazione, architetti di business digitale, analisti normativi, risk professionals e avvocati.

2. Entro il 2017, sarà lanciato un business digitale di successo ideato da un algoritmo.

3. Entro il 2018, macchine intelligenti e servizi industrializzati faranno calare il costo delle operazioni commerciali del 30%.

4. Entro il 2020, l’aspettativa di vita nelle economie avanzate aumenterà di sei mesi grazie alla diffusione di tecnologie wireless per monitorare la salute.

5. Entro il 2016, l’e-commerce effettuato esclusivamente via mobile da assistenti digitali ammonterà a 2,5 miliardi di dollari. Di conseguenza le campagne di marketing non dovranno prendere in considerazione solo le persone, ma anche ideare tecniche di marketing in grado di catturare l’attenzione dei “personal shopper digitali”.

6. Entro il 2017, negli USA la “febbre da smartphone” spingerà i ricavi degli acquisti tramite smartphone al 50% dei ricavi dell’e-commerce. Le aziende dovranno prendere in considerazione i portafogli digitali (Apple Passbook, Google Wallet) per venire incontro al crescente interesse dei consumatori verso il commercio e i pagamenti tramite cellulare.

7. Entro il 2016, il 70% dei modelli di commercio digitale di successo saranno basati su processi volutamente instabili. Sarà richiesto al personale aziendale una sempre maggiore flessibilità e reattività che supporti la fluidità organizzativa.

8. Entro il 2017, oltre la metà degli investimenti in ricerca e sviluppo di prodotto e servizio saranno reindirizzati verso l’innovazione della customer experience. Sarà sempre più importante conoscere il proprio cliente tramite l’identificazione di buyer persona e analisi etnografiche.

9. Entro il 2017, quasi il 20% di aziende di e-commerce che vendono beni durevoli useranno le stampanti 3D per offrire prodotti personalizzati.

10. Entro il 2018, i retailer che utilizzeranno messaggi mirati in combinazione con l’Internal Positioning Systems (una sorta di Gps in grado di localizzare esattamente il cliente all’interno del pdv) aumenteranno le visite del 20%. Conoscere i dati del cliente sarà fondamentale per poter inviare offerte mirate in tempo reale, direttamente davanti allo scaffale.

Fantascienza? Certo che no, le tecnologie e la loro applicazioni ci sono già, è solo una questione di numeri. Basta pensare a innovazioni molto annunciate e all’inizio utilizzate solo da delle nicchie di tecno geek, ma poi adottate dai più, all’improvviso: dall’e-book al 3g sui telefonini. Il futuro insomma è dietro la porta.

Anna Muzio

Pompadour presenta le tisane invernali

L’arrivo dei primi freddi è previsto nelle prossime settimane e Pompadour propone di alleviare il contraccolpo con la sua gamma di tisane ideate apposta per la stagione invernale.

Tre le referenze che utilizzano le proprietà aromatiche di frutti, erbe e spezie per donare benessere e serenità. Senza caffeina, possono essere usate anche di sera.

Magic Emotion è un infuso aromatizzato al gusto di arancia, cannella e uvetta al rum, che ricorda i profumi e i sapori dell’inverno in montagna d’altri tempi.

Garofano e Cannella, grazie all’aroma intenso di spezie e arancia, riscalda corpo e anima durante le lunghe serate invernali.

1001 Notte dai caratteristici ingredienti “orientali” quali cannella, zenzero e cardamomo, uniti all’aroma di vaniglia e arancia, emana una suggestiva fragranza esotica che trasporta verso Paesi lontani.

Pompadour è la filiale italiana del gruppo Teekanne, primaria azienda tedesca produttrice di tè in bustine, fondata a Dresda nel 1882.

Alla Rinascente il food incontra la moda

Gli chef che saranno presenti all'edizione 2014 di When Foods Meets Fashion in Rinascente Milano Duomo

Dal 23 al 25 ottobre tornano alla Rinascente di Piazza Duomo a Milano gli chef stellati e gli eventi di When Food Meets Fashion. La tre giorni propone un incontro tra due grandi eccellenze italiane, la moda e il cibo, tramite una ricca serie di appuntamenti: miniconferenze e presentazioni di prodotti d’eccellenza agroalimentare, degustazioni, corsi di cucina, show-cooking ma anche session di make-up e creazione di gioielli di pasta.

Fondamentale ancora una volta, come nell’edizione 2013, la partnership con Jeunes Restaurateurs d’Europe, l’associazione che riunisce i migliori giovani chef dell’alta gastronomia europea e che per l’occasione metterà a disposizione cinque grandi talenti: Silvio Battistoni, Pietro D’Agostino, Nicola Fossaceca, Cristiano Tomei e Leonardo Vescera.

 

Lo store diventa palco e cucina

Un momento dell'edizione dell'anno scorso
Un momento dell’edizione dell’anno scorso

Tutti gli eventi sono realizzati negli spazi del grande magazzino più antico e famoso d’Italia, in tutti i piani dello store, grazie al coinvolgimento di brand presenti in Rinascente, non solo dell’alimentare ma anche della cosmesi e della moda, e del partner Moët&Chandon. Il food viene raccontato in varie vesti, con un focus sulla qualità delle materie prime e l’importanza delle scelte alimentari (è evidente il riferimento a Expo 2015). Alcune aree saranno adattate per fare posto alle esigenze di lavoro dei cinque chef stellati. Il design supermarket sarà trasformato in una scuola di cucina, con piastre di cottura a induzione, pentole e utensili, grazie ai partner dell’evento AEG e Alessi. I corsi con gli “stellati” (due dedicati ai bambini), gratuiti, sono riservati ai titolari di carta fedeltà Rinascentecard e Friendscard e prenotabili dal sito. Per accogliere gli show cooking l’area centrale del sesto piano sarà riorganizzata per consentire al pubblico di ammirare lo chef al lavoro.

A tema food anche l’iniziativa benefica collegata: Rinascente farà una donazione a il Pane Quotidiano, l’associazione che a Milano si occupa di distribuire cibo ai bisognosi.

Un format innovativo che sfrutta il richiamo delle “rockstar del terzo millennio,” gli chef stellati, per valorizzare l’ampia offerta e i marchi presenti in Rinascente e che sicuramente attirerà nel punto vendita grandi folle, di curiosi sì ma anche di potenziali clienti. La prima edizione ha visto la partecipazione di 61.000 visitatori.

Anna Muzio

Global Stevia market up 14% in 2014

The rapid rise of stevia as a natural sweetener has continued unabated over the past year. A new study by leading food and drink consultancy Zenith International estimates that worldwide sales of stevia are set to advance by 14% in 2014 to 4,670 tonnes, taking its overall market value to $336 million.

“Consumers are increasingly scrutinising the contents of food and beverage products,” commented Zenith Market Intelligence Consultant Simon Redwood.”Reduction in sugar remains key for manufacturers and, with consumers now also beginning to shun artificial sweeteners, stevia’s natural provenance and near-zero caloric positioning place it at a distinct advantage.”

Gains over the past year have been driven by several high profile new product launches, including the introduction of Coca-Cola Life in a number of key markets. Although beverages remain the focus for stevia usage, dairy, tabletop sweeteners and even pharmaceuticals have all seen strong growth in the past 12 months. Increased awareness of stevia has also helped spur market growth, with more and more consumers coming to appreciate what stevia is and what benefits it provides.

In terms of stevia cultivation, China continues to lead the way and a number of new regions are continuing to emerge. East Africa, South America and even Europe are all receiving greater attention from the leading stevia suppliers, who are keen to satisfy the rising demand for stevia by offering a broader choice of high quality stevia extracts.

Zenith forecasts that the global market for stevia will reach 7,150 tonnes by 2017, equivalent to $578 million. “Health motivation in key Asian markets such as India and Indonesia remains lower, and it is expected to be some years before stevia really takes off in these countries. When it does, the potential for stevia will truly be realised”, concluded Redwood.

L’irresistibile ascesa della stevia: +14% nel 2014

La stevia piace sempre di più, ed è sempre più utilizzata dall’industria: secondo la società di consulenza britannica Zenith International le vendite mondiali aumenteranno nel 2014 del 14% raggiungendo le 4.670 tonnellate, per un valore di mercato di 336 milioni di dollari.

Non è insomma solo la Coca Cola con la sua versione verde, la Coca Cola Life, ad avere pensato di utilizzare la stevia per ridurre l’apporto di calorie e dare un’immagine più salutista. L’estratto della pianta sudamericana, conosciuta in Brasile e Paraguay da millenni ma giunta da noi solo pochi anni fa, è ormai utilizzato per dolcificare bevande, ma anche yogurt, dolcificanti sostitutivi dello zucchero e perfino medicinali. “Oggi sempre più consumatori controllano gli ingredienti di alimenti e bevande – ha detto Simon Redwood, Zenith Market Intelligence Consultant -. Per i produttori è fondamentale ridurre il loro contenuto di zucchero, e dal momento che i consumatori stanno iniziando anche ad evitare i dolcificanti artificiali la provenienza naturale della stevia e il suo contenuto calorico vicino allo zero sono dei grandi vantaggi”. In effetti per il solo mercato delle bevande gassate, da tempo nel mirino delle campagne contro l’obesità e a favore di stili di vita più sani,  è previsto un calo del 14% entro il 2018 secondo Euromonitor.

Per contro, Zenith prevede che il mercato mondiale della stevia raggiungerà nel 2017 le 7.150 tonnellate, per un valore di 578 milioni di dollari. “Le preoccupazioni salutiste sono ancora poco sentite nei mercati chiave asiatici quali India e Indonesia, e ci vorrà qualche anno prima che la stevia prenda piede in questi Paesi. Ma quando lo farà, realizzerà a pieno tutto il suo potenziale”, ha concluso Redwood.

Non solo prezzo per il consumatore food

Una ricerca dell’Università Bicocca di Milano e del Criet  (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) fotografa i comportamenti del consumatore food odierno e le sue relazioni con il distributore. Sono stati pubblicate le prime evidenze, che emergono da una serie di interviste con operatori nella distribuzione alimentare ed esperti in materia.

Un consumatore infedele all’insegna certo, ma anche capace di attivare comportamenti diversificati e scegliere canali diversi passando dalla GDO al discount, all’alternativa dei gruppi d’acquisto, mercati o produttori agricoli. Tutto ciò a fronte di una flessione generale nel consumo di food che va ad incidere sulla spesa mensile per il 14% (dati Eurostat, 2012). Si allarga la forbice tra le ampie fasce di persone che vanno alla ricerca di promozioni e offerte e che quindi sono sensibili alla leva prezzo e le nicchie di consumatori che si concentrano invece su scelte alimentari improntate alla qualità e alle nuove tendenze: biologico, eco sostenibile, filiera corta, biodinamico. Nicchie che però si allargano. Una recente analisi Coldiretti segnala ad esempio che sono 2,7 milioni gli italiani (18,6% degli popolazione, il 400 per cento in più dal 2008) che fanno la spesa in circa 2000 gruppi di acquisto: per ottenere condizioni vantaggiose, ma soprattutto per garantirsi la qualità della spesa.

 

Cinque tendenze per il food

Se il prezzo resta fondamentale per larghe fasce di clientela, il suo strapotere può essere mitigato da altri fattori. Nella relazioni consumatore-distributore la ricerca del Criet individua cinque tendenze da tenere sotto osservazione nei comportamento attuali e futuri:

1- Fedeltà del cliente: inutile sottolineare che nessun canale o insegna può ormai vantare l’esclusiva rispetto alle scelte di acquisto del consumatore. Se la leva prezzo è cruciale, non è tuttavia sufficiente a fidelizzare. Sembrano più importanti altri fattori: “alla qualità del prodotto si affiancano anche esigenze di relazione e di servizio che possono connotare e arricchire il prodotto stesso e l’insegna che lo propone. Anche il punto vendita diventa un luogo di scambio, in cui strategie di marketing esperienziale, tematismi, ma anche attivazione di personale preparato e disponibile possono qualificare lo shopping del consumatore”.

2- Category management. Il troppo stroppia, potremmo dire. Il consumatore sembra non gradire la ridondanza nell’offerta ma chiede piuttosto una selezione e razionalizzazione degli spazi e delle referenze che eviti l’omologazione tra insegne. Il consumatore d’oggi richiede semplicità e ottimizzazione dei tempi (di spesa, di scelta).

3- Rapporti di filiera. Sono in evoluzione. Si rafforza la presenza sul mercato di canali distributivi alternativi (es. Slow Food, Eataly, Mercati della terra, Campagna Amica) caratterizzati da un approccio più improntato alla relazione con il consumatore e alla selettività di prodotti, metodi produttivi e modalità di commercializzazione (e-commerce, Gas, “orto in affitto”, farmer’s market). Aumentano poi le “collaborazioni orizzontali”: reti spesso informali tra produttori agricoli e caseari o tra piccoli negozianti, che nascono per contrastare la GDO.

4- Competitività dei canali distributivi. Secondo gli operatori intervistati, anche se la leva prezzo influenza le strategie di penetrazione del mercato, non ci sarebbe competizione diretta tra GDO e discount e tra GDO e canali alternativi (es. Slow Food, Eataly, ecc.). Tuttavia, vista la contrazione a valore e a volume del venduto e la costante crescita delle nicchie di consumo (biologico, biodinamico, sostenibile, filiera corta), “la GDO dovrà osservare con attenzione i canali alternativi al proprio”. Si rileva inoltre “una progressiva sovrapposizione nell’offerta, così come nei servizi proposti tra GDO e discount (fresco, private label vs. prodotti a marchio conosciuto) che dimostrano quanto spesso i vari format si contendano i medesimi clienti”.

5- Tre sfide per il marketing: in questa situazione liquida e in costante evoluzione anche il marketing mix deve giocoforza evolvere ed adeguarsi alle nuove esigenze. Innanzitutto recependo non solo gli elementi “hard” dell’offerta (prodotto, prezzo), ma anche quelli “soft” (relazione, servizio, informazione, esperienza). Il marketing mix sarà inoltre diversificato a seconda del format distributivo. I prodotti del territorio ad esempio, elemento di valorizzazione del prodotto ortofrutta, devono essere proposti diversamente in un iper, un supermarket, un mercato generale o presso il produttore. Infine, sarà necessario identificare gli elementi differenzianti dell’insegna e realmente riconosciuti come tali dalla domanda in modo da poter comunicare, oltre al prezzo e alla promozione, i reali vantaggi e benefici che il distributore sa garantire al consumatore e che sono da ricondursi anche a dimensioni “soft” dell’offerta.

Fonte: ricerca Food marketing: un’analisi sulla relazione tra distributore e consumatore
Fonte: ricerca Food marketing: un’analisi sulla relazione tra distributore e consumatore

 

Nella foto, il reparto salumeria del pdv Crai a Oliena

Click and pick, un canale dalle grandi potenzialità

Un punto di raccolta in uno spot che pubblicizza il servizio Auchan Drive

Giovane (età media 39 anni), con almeno un figlio, un buon lavoro e un alto livello di istruzione: è l’identikit dell’utilizzatore di click and pick delineato da una ricerca effettuata dalla Direction Générale des Entreprises (DGE) del ministero dell’Economia francese. punti di raccolta Sembra proprio che l’accoppiata spesa online-ritiro fisico con auto nel punto vendita piaccia sempre di più ai francesi: nel 2013 hanno utilizzato questo servizio in due milioni in 2100 “punti di raccolta” situati nel raggio medio di 11 minuti d’auto, per un giro d’affari di tre miliardi di euro. Con tre diverse modalità: il “drive in” in cui la spesa viene direttamente caricata in macchina, il ritiro all’interno del pdv o in un’area esterna riservata.

Clienti del click and pick divisi per tipo di occupazione
Clienti del click and pick divisi per tipo di occupazione

Che di avanguardia si tratti è facile capirlo: basta guardare i dati (che però nonostante siano stati resi pubblici recentemente riguardano un’indagine dell’autunno 2013). Alto tasso di istruzione, occupazione fissa e ben remunerata, famiglia con bambini, età media sotto i quaranta. Non giovanissimi e quindi economicamente solidi, ma sicuramente dotati di tutta la tecnologia del caso, smartphone tablet e, immaginiamo, da Natale anche lo smartwatch, sono persone impegnate a rendere la propria vita più organizzata e ottenere più tempo libero.   Uomini e donne, universi paralleli Le ricerche ormai lo hanno provato: uomini e donne fanno la spesa in modo totalmente diverso. Non stupisce quindi che anche per quanto riguarda il click and pick le motivazioni di utilizzo differiscano (quantomeno quelle citate come prevalenti). Gli uomini, per tradizione grandi “recuperatori” di pacchi e anche nel pdv dediti a raid di spesa toccata a fuga, usano il click and pick per recuperare velocemente spese pesanti in orari più comodi. Per contro le donne che sono la maggioranza (60%), più attente al budget famigliare, sottolineano le promozioni e i prezzi più bassi dell’acquisto online, ma anche la comodità di fare acquisti a tutte le ore, comodamente e senza affanni, tenendo d’occhio i costi. Per tutti la ragione più importante resta però il risparmio di tempo, indubitabile e indispensabile per lavoratori full time con figli a carico.   Cosa (e quanto) si compra

Frequenza di acquisto in click and pick di varie categorie merceologiche
Frequenza di acquisto in click and pick di varie categorie merceologiche

In realtà la spesa media, che dovrebbe essere più bassa in assenza di acquisti d’impulso, ha invece un importo maggiore: 95 Euro contro i 50/60 Euro della media di spesa “fisica” in ipermercati o ipermercati, con un numero di articoli doppio: 40 contro 20. Ma cosa si trova nei sacchetti (o nel carrello virtuale) il cliente click and pick? Sempre almeno un prodotto alimentare, e nel 70% dei casi anche almeno un non alimentare. In prima fila ci sono naturalmente gli articoli pesanti e ingombranti (acqua, latte, birra, succhi) e i prodotti confezionati, dolci e salati. Tra i freschi sono privilegiati i latticini e le uova. Per alcuni prodotti come i surgelati, invece, ci si rivolge ancora ai canali tradizionali.   Un canale complementare

Frequenza della spesa in modalità clik and pick
Frequenza della spesa in modalità clik and pick

È certo che questa modalità è riservata appunto a parte della spesa, anche per il numero ancora esiguo di pdv che la offrono e anche per la gamma di prodotti non esaustiva: solo il 2% degli intervistati la utilizza come modalità esclusiva di acquisto, mentre il 72% ne fa riferimento per la metà delle spese mensili. Il 30% effettua il resto della spesa ai supermercati e il 44% negli ipermercati. Siamo agli inizi, certo, ma data la situazione win-win (per il retailer che frena l’emorragia di clienti “smart” e altospendenti per il consumatore che risparmia tempo e denaro) tutto fa pensare che sarà una modalità sempre più usata in futuro. E l’Italia? Anna Muzio

A Londra la shopping experience passa per il cinema

Una sala cinema da 60 posti, con accesso diretto dal grande magazzino e una programmazione di qualità, rivolta a chi al cinema ama ancora andare e, nel frattempo, soffermarsi tra i reparti del “più grande grande magazzino del mondo”: Selfridges. Succede a Londra grazie alla partnership tra il retailer sempre a caccia di innovazioni e la catena di cinema indipendente Everyman.

È ormai chiaro a molti che è tempo di ripensare i formati del retail e iniettarvi nuove idee. Una strada può essere la tecnologia, certo: app interattive e digital signage possono fare la differenza e riportare il consumatore nel punto vendita. Ma ci sono altre vie da percorrere. Questa volta Selfridges sceglie un media al limite del “vintage” come il cinema, con una programmazione se non d’essai sicuramente che evita i grandi titoli da blockbuster (in programma oggi c’è l’ultimo film con Emma Thompson, Effie Gray). L’idea è attirare un cliente che vuole “staccare” dal tran tran quotidiano per sedersi su una poltrona comoda (i divanetti di velluto con tavolino tipici dei cinema Everyman) e guardarsi un buon film di qualità, prendendosi una pausa da smartphone, tablet e social networks. Anche l’ingresso, situato all’interno del supermercato, è decisamente retrò, con l’insegna illuminata a lettere mobili come i vecchi cinema americani.

Che si tratti di sinergia e non di mero affitto degli spazi poi si capisce al bar annesso, che offre vini e stuzzichini presi direttamente dalla gastronomia Selfridges.

Lo storico grande magazzino (ha aperto i battenti in Oxford Street nel 1909 e da lì non si è mai spostato) non è nuovo ad iniziative di questo tipo: a marzo ha inaugurato una rampa da skate, e in passato non si è fatto mancare una pista da pattinaggio, un sushi bar e un parrucchiere. Lo scopo, più o meno dichiarato, è quello di attirare il cliente svagato e infedele a staccarsi dal suo mondo virtuale e passare più tempo nel punto vendita.

Un’idea che potrebbe essere copiata, perché no, anche dalla GDO. Fare la spesa all’ipermercato può essere noioso: girare scaffali carichi di confezioni anonime una routine che si cerca di concludere il più in fretta possibile. L’effetto da boom economico di adorazione della merce è svanito da tempo e le alternative sono a potata di tutti: dall’e-commerce, rapido e indolore, al Gas o al mercatino degli agricoltori, ben più attrattivo e “caldo”. Sempre più, il consumatore del terzo millennio per uscire di casa (o dall’ufficio) e infilarsi in un punto avrà bisogna di un valido motivo. Chiamala, se vuoi, shopping experience.

Anna Muzio

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