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Anna Muzio

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Non solo prezzo per il consumatore food

Una ricerca dell’Università Bicocca di Milano e del Criet  (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) fotografa i comportamenti del consumatore food odierno e le sue relazioni con il distributore. Sono stati pubblicate le prime evidenze, che emergono da una serie di interviste con operatori nella distribuzione alimentare ed esperti in materia.

Un consumatore infedele all’insegna certo, ma anche capace di attivare comportamenti diversificati e scegliere canali diversi passando dalla GDO al discount, all’alternativa dei gruppi d’acquisto, mercati o produttori agricoli. Tutto ciò a fronte di una flessione generale nel consumo di food che va ad incidere sulla spesa mensile per il 14% (dati Eurostat, 2012). Si allarga la forbice tra le ampie fasce di persone che vanno alla ricerca di promozioni e offerte e che quindi sono sensibili alla leva prezzo e le nicchie di consumatori che si concentrano invece su scelte alimentari improntate alla qualità e alle nuove tendenze: biologico, eco sostenibile, filiera corta, biodinamico. Nicchie che però si allargano. Una recente analisi Coldiretti segnala ad esempio che sono 2,7 milioni gli italiani (18,6% degli popolazione, il 400 per cento in più dal 2008) che fanno la spesa in circa 2000 gruppi di acquisto: per ottenere condizioni vantaggiose, ma soprattutto per garantirsi la qualità della spesa.

 

Cinque tendenze per il food

Se il prezzo resta fondamentale per larghe fasce di clientela, il suo strapotere può essere mitigato da altri fattori. Nella relazioni consumatore-distributore la ricerca del Criet individua cinque tendenze da tenere sotto osservazione nei comportamento attuali e futuri:

1- Fedeltà del cliente: inutile sottolineare che nessun canale o insegna può ormai vantare l’esclusiva rispetto alle scelte di acquisto del consumatore. Se la leva prezzo è cruciale, non è tuttavia sufficiente a fidelizzare. Sembrano più importanti altri fattori: “alla qualità del prodotto si affiancano anche esigenze di relazione e di servizio che possono connotare e arricchire il prodotto stesso e l’insegna che lo propone. Anche il punto vendita diventa un luogo di scambio, in cui strategie di marketing esperienziale, tematismi, ma anche attivazione di personale preparato e disponibile possono qualificare lo shopping del consumatore”.

2- Category management. Il troppo stroppia, potremmo dire. Il consumatore sembra non gradire la ridondanza nell’offerta ma chiede piuttosto una selezione e razionalizzazione degli spazi e delle referenze che eviti l’omologazione tra insegne. Il consumatore d’oggi richiede semplicità e ottimizzazione dei tempi (di spesa, di scelta).

3- Rapporti di filiera. Sono in evoluzione. Si rafforza la presenza sul mercato di canali distributivi alternativi (es. Slow Food, Eataly, Mercati della terra, Campagna Amica) caratterizzati da un approccio più improntato alla relazione con il consumatore e alla selettività di prodotti, metodi produttivi e modalità di commercializzazione (e-commerce, Gas, “orto in affitto”, farmer’s market). Aumentano poi le “collaborazioni orizzontali”: reti spesso informali tra produttori agricoli e caseari o tra piccoli negozianti, che nascono per contrastare la GDO.

4- Competitività dei canali distributivi. Secondo gli operatori intervistati, anche se la leva prezzo influenza le strategie di penetrazione del mercato, non ci sarebbe competizione diretta tra GDO e discount e tra GDO e canali alternativi (es. Slow Food, Eataly, ecc.). Tuttavia, vista la contrazione a valore e a volume del venduto e la costante crescita delle nicchie di consumo (biologico, biodinamico, sostenibile, filiera corta), “la GDO dovrà osservare con attenzione i canali alternativi al proprio”. Si rileva inoltre “una progressiva sovrapposizione nell’offerta, così come nei servizi proposti tra GDO e discount (fresco, private label vs. prodotti a marchio conosciuto) che dimostrano quanto spesso i vari format si contendano i medesimi clienti”.

5- Tre sfide per il marketing: in questa situazione liquida e in costante evoluzione anche il marketing mix deve giocoforza evolvere ed adeguarsi alle nuove esigenze. Innanzitutto recependo non solo gli elementi “hard” dell’offerta (prodotto, prezzo), ma anche quelli “soft” (relazione, servizio, informazione, esperienza). Il marketing mix sarà inoltre diversificato a seconda del format distributivo. I prodotti del territorio ad esempio, elemento di valorizzazione del prodotto ortofrutta, devono essere proposti diversamente in un iper, un supermarket, un mercato generale o presso il produttore. Infine, sarà necessario identificare gli elementi differenzianti dell’insegna e realmente riconosciuti come tali dalla domanda in modo da poter comunicare, oltre al prezzo e alla promozione, i reali vantaggi e benefici che il distributore sa garantire al consumatore e che sono da ricondursi anche a dimensioni “soft” dell’offerta.

Fonte: ricerca Food marketing: un’analisi sulla relazione tra distributore e consumatore
Fonte: ricerca Food marketing: un’analisi sulla relazione tra distributore e consumatore

 

Nella foto, il reparto salumeria del pdv Crai a Oliena

Click and pick, un canale dalle grandi potenzialità

Un punto di raccolta in uno spot che pubblicizza il servizio Auchan Drive

Giovane (età media 39 anni), con almeno un figlio, un buon lavoro e un alto livello di istruzione: è l’identikit dell’utilizzatore di click and pick delineato da una ricerca effettuata dalla Direction Générale des Entreprises (DGE) del ministero dell’Economia francese. punti di raccolta Sembra proprio che l’accoppiata spesa online-ritiro fisico con auto nel punto vendita piaccia sempre di più ai francesi: nel 2013 hanno utilizzato questo servizio in due milioni in 2100 “punti di raccolta” situati nel raggio medio di 11 minuti d’auto, per un giro d’affari di tre miliardi di euro. Con tre diverse modalità: il “drive in” in cui la spesa viene direttamente caricata in macchina, il ritiro all’interno del pdv o in un’area esterna riservata.

Clienti del click and pick divisi per tipo di occupazione
Clienti del click and pick divisi per tipo di occupazione

Che di avanguardia si tratti è facile capirlo: basta guardare i dati (che però nonostante siano stati resi pubblici recentemente riguardano un’indagine dell’autunno 2013). Alto tasso di istruzione, occupazione fissa e ben remunerata, famiglia con bambini, età media sotto i quaranta. Non giovanissimi e quindi economicamente solidi, ma sicuramente dotati di tutta la tecnologia del caso, smartphone tablet e, immaginiamo, da Natale anche lo smartwatch, sono persone impegnate a rendere la propria vita più organizzata e ottenere più tempo libero.   Uomini e donne, universi paralleli Le ricerche ormai lo hanno provato: uomini e donne fanno la spesa in modo totalmente diverso. Non stupisce quindi che anche per quanto riguarda il click and pick le motivazioni di utilizzo differiscano (quantomeno quelle citate come prevalenti). Gli uomini, per tradizione grandi “recuperatori” di pacchi e anche nel pdv dediti a raid di spesa toccata a fuga, usano il click and pick per recuperare velocemente spese pesanti in orari più comodi. Per contro le donne che sono la maggioranza (60%), più attente al budget famigliare, sottolineano le promozioni e i prezzi più bassi dell’acquisto online, ma anche la comodità di fare acquisti a tutte le ore, comodamente e senza affanni, tenendo d’occhio i costi. Per tutti la ragione più importante resta però il risparmio di tempo, indubitabile e indispensabile per lavoratori full time con figli a carico.   Cosa (e quanto) si compra

Frequenza di acquisto in click and pick di varie categorie merceologiche
Frequenza di acquisto in click and pick di varie categorie merceologiche

In realtà la spesa media, che dovrebbe essere più bassa in assenza di acquisti d’impulso, ha invece un importo maggiore: 95 Euro contro i 50/60 Euro della media di spesa “fisica” in ipermercati o ipermercati, con un numero di articoli doppio: 40 contro 20. Ma cosa si trova nei sacchetti (o nel carrello virtuale) il cliente click and pick? Sempre almeno un prodotto alimentare, e nel 70% dei casi anche almeno un non alimentare. In prima fila ci sono naturalmente gli articoli pesanti e ingombranti (acqua, latte, birra, succhi) e i prodotti confezionati, dolci e salati. Tra i freschi sono privilegiati i latticini e le uova. Per alcuni prodotti come i surgelati, invece, ci si rivolge ancora ai canali tradizionali.   Un canale complementare

Frequenza della spesa in modalità clik and pick
Frequenza della spesa in modalità clik and pick

È certo che questa modalità è riservata appunto a parte della spesa, anche per il numero ancora esiguo di pdv che la offrono e anche per la gamma di prodotti non esaustiva: solo il 2% degli intervistati la utilizza come modalità esclusiva di acquisto, mentre il 72% ne fa riferimento per la metà delle spese mensili. Il 30% effettua il resto della spesa ai supermercati e il 44% negli ipermercati. Siamo agli inizi, certo, ma data la situazione win-win (per il retailer che frena l’emorragia di clienti “smart” e altospendenti per il consumatore che risparmia tempo e denaro) tutto fa pensare che sarà una modalità sempre più usata in futuro. E l’Italia? Anna Muzio

A Londra la shopping experience passa per il cinema

Una sala cinema da 60 posti, con accesso diretto dal grande magazzino e una programmazione di qualità, rivolta a chi al cinema ama ancora andare e, nel frattempo, soffermarsi tra i reparti del “più grande grande magazzino del mondo”: Selfridges. Succede a Londra grazie alla partnership tra il retailer sempre a caccia di innovazioni e la catena di cinema indipendente Everyman.

È ormai chiaro a molti che è tempo di ripensare i formati del retail e iniettarvi nuove idee. Una strada può essere la tecnologia, certo: app interattive e digital signage possono fare la differenza e riportare il consumatore nel punto vendita. Ma ci sono altre vie da percorrere. Questa volta Selfridges sceglie un media al limite del “vintage” come il cinema, con una programmazione se non d’essai sicuramente che evita i grandi titoli da blockbuster (in programma oggi c’è l’ultimo film con Emma Thompson, Effie Gray). L’idea è attirare un cliente che vuole “staccare” dal tran tran quotidiano per sedersi su una poltrona comoda (i divanetti di velluto con tavolino tipici dei cinema Everyman) e guardarsi un buon film di qualità, prendendosi una pausa da smartphone, tablet e social networks. Anche l’ingresso, situato all’interno del supermercato, è decisamente retrò, con l’insegna illuminata a lettere mobili come i vecchi cinema americani.

Che si tratti di sinergia e non di mero affitto degli spazi poi si capisce al bar annesso, che offre vini e stuzzichini presi direttamente dalla gastronomia Selfridges.

Lo storico grande magazzino (ha aperto i battenti in Oxford Street nel 1909 e da lì non si è mai spostato) non è nuovo ad iniziative di questo tipo: a marzo ha inaugurato una rampa da skate, e in passato non si è fatto mancare una pista da pattinaggio, un sushi bar e un parrucchiere. Lo scopo, più o meno dichiarato, è quello di attirare il cliente svagato e infedele a staccarsi dal suo mondo virtuale e passare più tempo nel punto vendita.

Un’idea che potrebbe essere copiata, perché no, anche dalla GDO. Fare la spesa all’ipermercato può essere noioso: girare scaffali carichi di confezioni anonime una routine che si cerca di concludere il più in fretta possibile. L’effetto da boom economico di adorazione della merce è svanito da tempo e le alternative sono a potata di tutti: dall’e-commerce, rapido e indolore, al Gas o al mercatino degli agricoltori, ben più attrattivo e “caldo”. Sempre più, il consumatore del terzo millennio per uscire di casa (o dall’ufficio) e infilarsi in un punto avrà bisogna di un valido motivo. Chiamala, se vuoi, shopping experience.

Anna Muzio

Findus (Iglo Gropup) wants to “freeze” food waste

Capitan Findus diventa green per la campagna contro lo spreco alimentare

A social campaign with a precise objective: reduce food waste, which every day disperses into the environment over one third of food produced, 89 million tonnes in the European Union alone. It’s called Forever Food Together (the emphasis is on sustainable personal behaviour) and has been launched by the Iglo Group, a leading frozen food group in Europe, which in Italy controls Findus.

The awareness campaign with which the brand undertakes to provide correct information to all consumers but also, for its own benefit, promote the use of frozen food, now sees the legendary Captain Findus, since 1967 the character of countless TV commercials, take the field.

42% of food waste takes place in the home and, according to Findus, food waste could be reduced by 47% by using frozen foods rather than fresh products

The Iglo Group, and Findus in Italy, undertake to offer consumers between now and 2020, “100% of new products that contribute to a balanced diet”, in addition to responsible procurement and raw material processing. And that’s not all: the company has also proposed an “anti-waste” guide. Interesting, because it concerns not only consumers but also distribution, which does not consume food but sells it (and in turn wastes it), manufacturers and institutions. For example, it recommends large-scale distribution to replace “Two for the price of one” promotions with “Take one and freeze the other” and, together with manufacturers, select a product group with the aim of achieving 100% of resources used, from the primary source to the plate.

Italians, big wasters “in disguise”
Virtuous in words but in reality just as wasteful if not more than other Europeans. This is the image of Italians that emerges from a survey conducted in several countries (Italy, Germany, Austria, France and the United Kingdom) by Iglo Group in August and September.

If, in general, one in three people said they buy too much food and 77% has thrown away food that they did not get round to consuming before its deterioration, Italian consumers apparently seem to be oriented towards rational shopping.

In fact, they diligently abide by the shopping list when they go to the supermarket (second only to the Germans), and are among the first in consuming food purchased within 24 hours (11.9% do so). Other elements, however, are in contrast with this green, almost pastoral image.

Although the sample of respondents said they buy the right amount of food when they go shopping (74.6%), Italian consumers are those who more than others waste food for an overall value of between €10 and €25 per week (approx. 18% of the sample interviewed), while the average value of wasted food is €5 per week. The most common reason given to justify such waste is to have eaten out more often than expected (28.8%).

 

 

 

Findus vuole “congelare” lo spreco alimentare

Capitan Findus diventa green per la campagna contro lo spreco alimentare

Una campagna sociale con un obiettivo preciso: ridurre lo spreco alimentare, che ogni giorno fa disperdere nell’ambiente oltre un terzo del cibo prodotto, 89 milioni di tonnellate solo nell’Unione Europea. Si chiama Forever Food Together (l’accento è posto sull’adozione di comportamenti personali sostenibili) e l’ha lanciata Iglo Group, primario Gruppo di frozen food in Europa, che in Italia controlla Findus.

La campagna di sensibilizzazione con la quale il marchio si impegna a diffondere una corretta informazione a tutti i consumatori, ma anche, pro domus sua, a promuovere l’uso di alimenti surgelati, vede scendere in campo l’ormai mitico Capitan Findus, protagonista fin dal 1967 di innumerevoli spot televisivi.

Il 42% dello spreco alimentare avviene in casa, e secondo Findus si potrebbe ridurre del 47% lo spreco di cibo usando alimenti surgelati piuttosto che prodotti freschi

Il Gruppo Iglo, e  Findus in Italia, si impegnano ad offrire ai consumatori da qui al 2020, “il 100% di nuovi prodotti che contribuiscano ad una dieta bilanciata”, oltre a una approvvigionamento ed una lavorazione delle materie prime responsabili. Non solo: l’azienda ha anche proposto un decalogo “anti-spreco”. Interessante perché riguarda non solo il consumatore, ma anche la distribuzione che il cibo non lo consuma ma lo vende (e lo spreca a sua volta), i produttori e le istituzioni. Alla grande distribuzione ad esempio si consiglia di sostituire le promozioni “Prendi Due Paghi Uno” con “Prendi Uno e Congela l’altro” e, insieme ai produttori, di selezionare un gruppo di prodotti con l’obiettivo di raggiungere il 100% di risorse utilizzate, dalla fonte primaria fino al piatto.

Italiani spreconi “en travesti”
A parole virtuosi, in realtà spreconi quanto e più degli altri europei. È questa l’immagine degli italiani che emerge da una ricerca condotta in vari Paesi (Italia, Germania, Austria, Francia e Regno Unito ) da Iglo Group tra agosto e settembre.

Se in generale una persona su tre ha dichiarato di acquistare troppo cibo e il 77% ha buttato alimenti che non ha fatto in tempo a consumare prima che si deteriorassero, i consumatori italiani all’apparenza sembrano orientati verso una spesa razionale.

Seguono infatti diligentemente la lista della spesa quando vanno al supermercato (secondi solo ai tedeschi), e si posizionino tra i primi posti nel consumare il cibo acquistato entro le 24 ore (lo fa l’11,9%). Altri elementi però stonano con questa immagine green, quasi bucolica.

Anche se il campione di intervistati ha dichiarato di comprare la giusta quantità di cibo quando va a fare la spesa (74,6%), i consumatori italiani sono quelli che più degli altri sprecano cibo per un valore compreso tra i € 10 e i € 25 alla settimana (circa il 18% del campione intervistato), quando la media del valore del cibo sprecato e di € 5 a settimana. La ragione più comunemente indicata per giustificare un tale spreco è l’aver mangiato fuori casa più spesso di quanto previsto (28,8%).

San Benedetto Kids, un premio per il licensing

Migliore campagna pubblicitaria: è il riconoscimento (una statuetta dorata di Bugs Bunny) ottenuto dalla linea di prodotti San Benedetto Kids alla Licensing Awards Night 2014 organizzata da Warner Bros. Consumer Products al Teatro Vetra di Milano. I Golden Bunny Awards sono stato introdotti lo scorso anno per celebrare i migliori partner della WBCP (Warner Bros. Consumer Products) il ramo s’azienda che si occupa di “licenziare” i personaggi Warner e DC Comics (Superman e Batman tanto per citarne due a caso) che detiene 3.700 licenziatari attivi nel mondo. Il riconoscimento va al licensing più azzeccato, che abbia saputo sfruttare il personaggio scelto in linea con i valori che rappresenta, senza modificare la natura del suo prodotto.

L’ottenimento del riconoscimento  Best Campaign 2014 va a una campagna realizzata attraverso molteplici canali: tv, web, social media, in-store e sampling. Lo spot TV, dal claim “Bevi bene, cresci giocando!”, è in onda dal 7 Settembre sui canali più seguiti dai bambini e dai ragazzi come Boing, Cartoonito e RAI.

Stuffer amplia la gamma di yogurt senza lattosio

Con tre nuovi gusti di yogurt nel formato da 150g e quattro gusti di Dessert da 125g, l’azienda altoatesina Stuffer amplia la gamma della linea “Stuffer Liberi dal Lattosio”.

Sono prodotti a base di latte intero ma contenenti solo lo 0,1% di lattosio, senza conservanti aggiunti, senza coloranti artificiali e privi di glutine. I nuovi yogurt “Stuffer Liberi dal Lattosio” sono disponibili nel gusto fragola, banana e naturale, mentre debuttano nei Dessert della stessa gamma i gusti fragola, albicocca, lampone e pesca-maracuja.

Per varie ragioni, tra cui l’inquinamento e la presenza di conservanti e additivi nei cibi, le intolleranze sono una problematica sempre più diffusa. In particolare l’intolleranza da lattosio affliggerebbe secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tre quarti della popolazione adulta. Il prodotto è rivolto dunque a una pubblico sempre più interessato alla salute e attento a ciò che mangia.

 

Sisa si riorganizza e ridefinisce la rete. Petitto nel Cda

Vito Petitto, presidente di Cedi SISA Sicilia è il nuovo Vicepresidente nazionale SISA. Affiancherà Aldo Pettorino, Presidente Cedi SISA Centro Sud.

Dopo l’uscita di Cedi Sardegna dal Gruppo, confluito in Sigma / Coop Italia, SISA ha visto la necessità di ridefinire le proprie priorità e iniziative strategiche sul territorio nazionale.

I 200 negozi di Cedi Sardegna (tremila occupati e un fatturato di 285 milioni di euro all’anno) rappresentavano il 7% del totale dei punti vendita Sisa, e il passaggio ad altra insegna è stato l’“effetto di un processo di riorganizzazione dettato da diverse strategie commerciali”.

Il gruppo intende proseguire nello sviluppo delle tecnologie (a settembre è uscita la nuova app per il cliente), e nell’innovazione ed elaborazione di progetti volti al miglioramento continuo dei servizi. Secondo Danilo Preto, Direttore Marketing SISA Spa: “Questa nuova struttura di SISA agisce sul territorio in maniera uniforme e coerente alle proprie aspettative nulla togliendo alla qualità e al servizio da sempre forniti nei confronti del consumatore”.

Il nuovo corso riguarda anche il Consiglio di Amministrazione nazionale SISA che vede l’uscita di Rinaldo Carta di Cedi Sardegna e l’ingresso di Vito Petitto, 64enne siciliano dal 2010 presidente di Cedi SISA Sicilia (nella foto). Affiancherà l’altro Vicepresidente nazionale Aldo Pettorino, Presidente Cedi SISA Centro Sud. Riconfermati il presidente Sergio Cassingena e i consiglieri Maria Cristina Amadeo, Alfio Morfino, Luigi Paglia e Elpidio Politico.

di Anna Muzio

Caseificio Tomasoni lancia lo stracchino probiotico

È già sugli scaffali delle maggior catene della GDO l’ultima novità del Caseificio Tomasoni: lo Stracchino Probiotico in vaschetta da 250 grammi.

Il functional food nasce da una precisa esigenza del consumatore moderno, che cerca alimenti sani e in grado di migliorare il suo stato di benessere giorno per giorno. Lo Stracchino Probiotico del Caseificio Tomasoni è il tradizionale formaggio molle e cremoso della tradizione italiana e con lo stesso gusto, ma è anche ricco di fermenti vivi come il Lactobacillus Acidophilus e il Bifidobacterium. Sono batteri probiotici (termine che deriva dal greco antico e significa “favorevoli alla vita”) normalmente presenti nel sistema digestivo, che aiutano a sostenere le difese naturali del tratto gastrointestinale, e quindi a mantenere attivo il sistema immunitario. Confezionato in atmosfera protettiva, lo Stracchino Probiotico è privo di conservanti.

Il Caseificio Tomasoni di Breda di Piave (Tv), nato nel 1955, lavora ogni giorno 450 quintali di latte ed è tra i principali player in Italia nel segmento del mercato stracchini.

 

Consumi avanti (troppo) piano per Confcommercio

Un +0,1% non fa primavera, come ha evidenziato in sostanza Confcommercio commentando i dati dell’Indicatore dei Consumi relativi ad agosto, che rivelano come la ripresa sia ancora lontana.

Non solo infatti la crescita dei consumi degli italiani dello 0,1% rispetto al mese di luglio è esigua, ma va anche vista a fronte di un calo dello 0,1% su base annua. I flebili segnali di miglioramento registrati negli ultimi mesi insomma non inducono all’ottimismo.

Le difficoltà dei consumatori sono evidenziate dal preoccupante andamento delle spese su alimentari (ad agosto registrano un incremento dello 0,4%) e salute, in genere la ultime a venire “tagliate”. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, dal 2008 a oggi però i consumi alimentari sono diminuiti del 10,4% e le spese per la salute sono crollate del 23,1%. In generale, i consumi nell’ultimo triennio sono diminuiti del 10,7%, con una contrazione della spesa complessiva delle famiglie di oltre 78 miliardi di euro.

Il confronto dei dati di agosto su base annua evidenzia inoltre una grande difficoltà specie per quanto riguarda la domanda di beni, diminuita dello 0,3%, rispetto ai servizi, cresciuti dello 0,2%. Ad agosto 2014, le uniche variazioni positive, su base annua, si rilevano per i beni e servizi per le comunicazioni (+6,0%), per i beni ed i servizi per la mobilità (+0,4%) grazie ad un incremento delle vendite di auto, e per i beni e servizi ricreativi (+0,3%). È stabile la spesa per i beni e servizi per la cura della persona mentre si riduce quella  dei beni e servizi per la casa (-1,6%) per gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-0,8%), per l’abbigliamento e le calzature (-0,5%) e per gli alimentari, bevande e tabacchi (-0,2%).

Investire in occupazione e turismo

Per uscire da questa “spirale depressiva” sono necessari interventi profondi e strutturali, che vedano al centro le politiche sull’occupazione. «Non basta la manovra degli 80 euro, non basta certamente la controversa ipotesi del tfr in busta paga (che sembra piuttosto un metodo escogitato dal Governo per intascare anticipatamente ben 5 miliardi di euro derivanti dalla tassazione) – hanno commentato Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti Federconsumatori e Adusbef – : quello che serve realmente e subito al nostro Paese è un serio piano per l’occupazione, che preveda lo stanziamento di fondi per lo sviluppo tecnologico, per la ricerca, per la realizzazione e la modernizzazione delle infrastrutture, nonché per il miglioramento dell’offerta turistica e per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale».

di Anna Muzio

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