Un negozio a spreco zero, con un interno a metà tra installazione artistica e design retail costruito da una stampante 3D con plastica riciclata: è uno dei progetti più innovativi del settore già piuttosto avanzato dell’abbigliamento il primo flagship del brand etico di accessori Bottletop, che ha aperto a fine novembre al numero 84 della lussuosa Regent Street.
Il marchio di moda d’alta gamma etico britannico da sempre fa della sostenibilità verso l’ambiente e le popolazioni svantaggiate la sua bandiera, dalle materie prime utilizzate, tutte certificate come la pelle a deforestazione zero e il metallo grezzo. E il flagship intende riflettere proprio questi valori fondanti.
Il negozio è incorporato in una sorta di rete-pattern di plastica riciclata (che alla fine del processo recupererà 60mila bottiglie) che ricopre soffitto e pareti, e nei primi due mesi dall’apertura sarà un work in progress, con il layout costruito lentamente sotto gli occhi dei clienti e curiosi che entrano nel piccolo spazio. «Usiamo questa tecnologia da una prospettiva di storytelling che ci aiuti ad esprimere i nostri valori. Lo scopo di aprire le porte mentre stiamo creando e costruendo lo spazio è quello di portare i clienti dentro questo ambiente ed ecosistema in evoluzione, e di educarli. Le cose devono cambiare e questa è solo la punta dell’iceberg di ciò che è possibile fare» ha detto il cofondatore di Bottletop Oliver Wayman.

Le pareti di pelle certificata sostenibile e alluminio riciclato modellano lo spazio ma diventano anche il supporto per presentare le collezioni. Il soffitto alla fine del processo diventerà un’installazione di migliaia di lattine (senza linguetta) ideate dall’artista britannica Rachel Whiteread e sospese sul supporto di plastica che ingloba il negozio, realizzato con stampa 3d da un robot (chiamato Kuka, a chi interessasse) in grado di realizzare grandi superfici grazie a una tecnologia sviluppata da Ai Build.

Il pavimento è realizzato con pneumatici riciclati. Sul fronte marketing non mancano un profumo e una colonna sonora realizzati appositamente per lo store dal profumiere Timothy Han e dal produttore Mario C, che ha lavorato con artisti del calibro di Beastie Boys e Bjork e ha prodotto la super-band creata per l’occasione Bottletop, composta da Carl Barat (Libertines), Matt Helders (Arctic Monkeys) e Gruff Rhys.
Wayman ha lavorato con lo studio di architetti londinese Krausse per sviluppare il modello 3d dello spazio in corso di realizzazione.
Oltre all’attenzione all’ambiente, Bottletop produce le proprie collezioni (borse e accessori) nei Paesi in via di sviluppo avvalendosi di artigiani locali e sostenendo le comunità locali con vari progetti.





Gli obiettivi della campagna di Pascar risiedono dunque nell’incoraggiare tutti a risvegliare la consapevolezza che l’altro costituisce una risorsa e non una minaccia, e nel cercare di riportare alla memoria le storie personali e familiari segnate dalla ricerca di ospitalità in un luogo diverso da quello originario.


Si conclude dunque la missione “caffè nello spazio”. Fu Samantha Cristoforetti a gustare il primo caffè espresso della storia in stato di microgravità. ISSpresso ha permesso agli equipaggi di gustare un espresso Lavazza a regola d’arte in condizioni estreme, in un ambiente dove le regole che governano la fluidodinamica terrestre sono sovvertite dall’assenza di gravità. Una particolarità che è stata studiata. Dunque la crema e il caffè non potevano essere miscelati come sulla Terra, ma venivano separati, trasformando la tazzina tradizionale in uno speciale sacchetto detto “pouch”. Le operazioni di preparazione restavano però immutate, così da garantire la massima praticità e semplicità per un espresso da gustare attraverso una cannuccia. L’innovativo sistema a capsule ha permesso perfino di diversificare passando dal caffè lungo, alle bevande calde al brodo, attraverso la reidratazione degli alimenti.




