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Carmela Ignaccolo

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Vendite in Gdo: +16,4%. Pesa l’effetto Covid-19

Le vendite della Grande Distribuzione Organizzata continuano la crescita: +16,4% a valore a parità di negozi. E’ la terza settimana con trend positivo a doppia cifra, rispetto allo stesso periodo del 2019.

Come nella settimana precedente è il Sud Italia a registrare gli incrementi più alti su base tendenziale: +28,4%. Nord Est (+18,6 %), Seguono Centro (16,8%), Nord Ovest (+10,1%).Queste alcune delle evidenze sottolineate da Nielsen.

“È trascorso un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria ed è ovvio che le vendite della GDO rispecchino la trasformazione della vita degli italiani in abitudini sempre più ‘domestiche’ – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – Sottolineiamo però che i trend di crescita durante l’ultima settimana hanno iniziato a dare forti segnali di cambiamento, in particolare a livello di formati. L’ascesa dell’eCommerce e dei negozi di vicinato rispecchiano l’esigenza di evitare lunghi tragitti casa-negozio, nonché di evitare code e assembramenti, così come il calo degli specialisti drug ha come causa principale la necessità dei consumatori di concentrare gli acquisti in un solo negozio.”

A livello di format distributivi, il trend maggiore si registra nei Liberi Servizi (+46,3%), nei Supemercati (+30,4%) e nei Discount (+22,5%). Iniziano a calare invece le vendite di Specialisti Drug (-18,9%) e Ipermercati (-3,7%).

Per quanto riguarda l’eCommerce, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 9 a domenica 17 marzo è stato del +97,2%, in rialzo di 15pp rispetto al trend della settimana precedente.

La crescita di queste settimane risponde anche alla nuova esigenza di consumare pasti esclusivamente in casa, date le restrizioni governative. Si accentua il calo dei format Cash & Carry, con un trend negativo del -44,7%, che sono il principale canale di approvvigionamento per gli operatori HoReCa (ospitalità/ristorazione). Questo canale potrà vedere una ripresa alla fine della quarantena, con la riapertura dei servizi di bar e ristorazione al pubblico.

La cronaca della settimana

Il weekend della quarta settimana dall’inizio dell’emergenza sanitaria (9-15 marzo) ha visto un calo nelle vendite della GDO, mentre i restanti giorni della settimana hanno tutti mantenuto trend positivi rispetto alle stesse giornate del 2019. In particolare, il picco si è registrato martedì 10 (+45,7%). Mentre sabato e domenica il calo (omogeneo in tutte le aree geografiche) è stato rispettivamente di -19,9% e -36,2%.

Il dettaglio: le categorie

Le categorie di prodotti maggiormente impattate durante la settimana 11 del 2020 (9 – 15 marzo) sono sempre legate ai tre “effetti” identificati da Nielsen:

  1. effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: latte UHT (+62,2%, 14,1 milioni in più settimana su settimana), pasta (+65,3), conserve animali (+56,0%), farina (+185,3%), uova di gallina (+59,6%), surgelati (+48,0%), caffè macinato (+26,2%), burro (+71,9%), acqua in bottiglia (+20,1%) e all’interno del comparto bevande diventa il segmento trainante, riso (+71,2%) e conserve rosse (+82,2%);
  2. effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: guanti +362,5% per un totale di 7,4 milioni, detergenti superifici (+49,7%), carta igienica (+43,3%), carta casa (+52,4%), sapone per le mani, liquido e solido (+100,3%), candeggina (+99,9%), salviettine umidificate (+196%), alcol denaturato (+169,2%), termometri (+115,9%) e fazzolettini di carta (+43,1%);
  3. effetto “resto a casa”, da un lato crescono categorie che potrebbero essere considerate adatte a un aperitivo casereccio, affettati (+32,4%), mozzarelle (+43,4%), patatine (+31,3%), birre alcoliche (+13,8%), ma cresce anche quello che possiamo considerare “comfort food”, spalmabili dolci (+57,7%), pizza surgelata (+54,3%) e tavolette e barrette di cioccolato (+21,9%). In calo anche molti segmenti del comparto make-up (-60%) e profumeria (-61,9%).

 

Covid-19: Esselunga si appella ai clienti per rassicurarli e chiederne il supporto

Direttamente dal CEO Sami Kahale arriva un appello che vuole essere anche una raccomandazione contro gli accaparramenti inconsulti: “Aiutateci ad aiutarvi a fare la spesa in sicurezza seguendo poche, semplici regole. Nessun problema di disponibilità degli alimentari. Interventi eccezionali per potenziare ulteriormente l’e-commerce”.

Nell’ottica di reggere al meglio e sostenere lo sforzo congiunto di questo periodo, l’insegna chiede ai suoi clienti di non affollare i negozi specialmente nelle prime ore del mattino, dal momento che sono aperti tutti i giorni con orario continuato e senza modifiche. Inoltre sarebbe meglio andare da soli a fare la spesa, per evitare assembramenti; per lo stesso motivo è consigliato di usare tutti i parcheggi, possibilmente esterni ed accedervi tramite le rompe e non con gli ascensori, riservati ai disabili.

Si richiede di acquistare solo il necessario, e di ricordare di mantenere la distanza di sicurezza di 1 metro.

 

A tutela del personale, l’insegna ha fornito mascherine respiratorie, guanti monouso e flaconcini di gel disinfettante da taschino.
Per tutti i negozi, ha potenziato i servizi di pulizia, attraverso il rafforzamento delle frequenze e modalità di pulizia dei servizi igienici sia dei clienti, sia dei dipendenti. Attivata, dove possibile, anche l’apertura alternata delle casse nei negozi, sulle quali saranno posizionati dei divisori entro la prossima settimana. Inoltre, si sta provvedendo a collocare le strisce segnaletiche di distanza in prossimità dei reparti assistiti. Per tutti i clienti, sono stati predisposti: guanti in prossimità dei box carrelli e di erogatori di gel disinfettante per le mani; l’installazione di cartelloni e la diffusione di audio messaggi informativi per ricordare di rispettare la distanza interpersonale minima; il contingentamento degli ingressi da parte di una guardia situata all’entrata dei negozi.

Per quello che riguarda l’e-commerce, il CEO, Sami Kahale, precisa: “Abbiamo registrato un’esplosione della domanda. Il mercato online alimentare in Italia vale complessivamente circa l’1% del totale. I mercati più avanzati in Europa e nel mondo si attestano tra il 4% e l’8%. In Esselunga siamo al 4% e le richieste ricevute in questi giorni ci portano sopra al 20%, cinque volte il livello attuale. È evidente che nessuno può soddisfare un balzo percentuale del genere. I tempi di consegna si stanno assestando sulle due settimane. Per questo abbiamo definito un limite di una spesa per cliente per settimana e sono già in atto potenziamenti di natura straordinaria sulle preparazioni delle spese e sulla logistica. Vista l’eccezionale situazione, abbiamo avuto, e non escludiamo di avere nei prossimi giorni, delle criticità nell’area di Milano. Ci scusiamo per qualsiasi disservizio creato e ringraziamo la nostra Clientela per la pazienza e la comprensione. Ricordiamo, comunque, che non esistono problemi di approvvigionamento su tutta la nostra rete”.

Coronavirus: i nuovi consumi e la risposta dei brand. L’analisi di GfK

Meno spostamenti, più consumi di contenuti mediali. E tanta preoccupazione. Specialmente da parte delle donne. Ecco le evidenze che emergono dal tracking settimanale di GfK, attivato nelle scorse settimane e che il prossimo 26 marzo approfondirà le varie tematiche in un webinar dedicato agli effetti del Coronavirus sulle abitudini di consumo e sui mercati.

Dall’analisi emerge essenzialmente che è in crescita l’attenzione per la cura personale e l’alimentazione intesa come strumento di benessere. Gli esperti sono i nuovi guru. Mentre i brand, nella percezione dei più, latitano.

Le donne, come anticipato, sono più preoccupate degli uomini: se in generale gli italiani sembrano ancora preoccuparsi soprattutto per la situazione economica, il 47% delle donne intervistate dichiara di essere molto preoccupata per il diffondersi di nuove malattie (il 17% in più rispetto agli uomini). Le donne sembrano essersi rese conto per prime della gravità della situazione, tanto da aver modificato le proprie abitudini di consumo prima dell’entrata in vigore delle misure restrittive alla circolazione: già la scorsa settimana, infatti, oltre il 50% delle donne dichiarava di aver ridotto o smesso di frequentare centri commerciali, insegne e negozi.

Nelle prossime settimane possiamo aspettarci una maggiore presenza maschile all’interno dei punti vendita, un fattore di cui la Distribuzione dovrà tenere conto nella propria pianificazione.

Vediamo adesso i nuovi trend, per categoria

· Mobilità privata: i dati GfK mostrano, a fronte di una riduzione generale della mobilità da parte degli italiani, un incremento dell’utilizzo dell’auto privata. L’abitudine a preferire i mezzi di trasporto privati potrebbe essere difficile da abbandonare anche al termine dell’emergenza: è possibile che ciò abbia delle conseguenze di medio periodo significative anche sulle logiche e le sensibilità di sostenibilità ambientale, un tema centrale nelle strategie di consumo degli italiani fino a poche settimane fa.

· Voglia di contenuti mediali: negli ultimi giorni gli italiani dichiarano di aver incrementato significativamente la fruizione di contenuti Media & Entertainment, in particolare quelli legati alla ricerca di notizie. Per le prossime settimane, circa 1 italiano su 10 dichiara di voler sottoscrivere un abbonamento a servizi di contenuti, piattaforme e App a pagamento.

· Salute e benessere, anche in cucina: in questo periodo gli italiani stanno di più in casa e dedicano più tempo del solito all’igiene personale e alla pulizia/sanificazione della casa e dei vestiti. Cresce anche l’attenzione all’alimentazione, intesa come strumento per stare bene, in salute – e non tanto come una concessione o una compensazione.

· La voglia di vacanze resiste: gli italiani continuano a guardare alle vacanze estive come possibile “risarcimento” per l’attuale momento di difficoltà. Una prospettiva importante, anche dal punto di vista psicologico. Il dato andrà monitorato nelle prossime settimane, ma sembra indicare che – qualora la situazione dovesse migliorare – gli italiani sono pronti a rimettersi in movimento. In crescita anche l’interesse per le assicurazioni legate agli imprevisti di viaggio.

· Brand e comunicazione ai tempi del coronavirus: in questo momento di incertezza, anche la comunicazione si trova ad affrontare nuove e inedite sfide. I Brand sono chiamati a fare la loro parte, adeguando i messaggi e le strategie comunicative al sentiment degli italiani. Anche perché, in questo momento, vengono percepiti dai consumatori come poco attivi, silenziosi. Dovendo valutare l’operato di questi giorni, gli italiani esprimono invece un giudizio molto positivo sul sistema sanitario, ma anche la Protezione civile e il Governo ne escono bene. La fiducia degli italiani è riposta soprattutto nel personale sanitario e in generale negli esperti, mentre i media risultano poco credibili.

 

La Molisana acquista tre ventilatori polmonari per l’Ospedale di Campobasso

 

Saranno destinati al Blocco Operatorio della Terapia Intensiva dell’ospedale Cardarelli di Campobasso i tre ventilatori polmonari acquistati dal pastificio La Molisana. Alla luce della grave epidemia da Coronavirus che sta preoccupando l’Italia e messo a dura prova anche l’economia del paese l’azienda pastaia ha voluto affiancare la comunità sanitaria, in ginocchio per la mancanza di ventilatori polmonari, indispensabili a fronteggiare i casi più gravi e le complicanze del contagioso virus. 99 mila euro (98mila 820 per la precisione, ndr) la spesa sostenuta dalla famiglia Ferro.

“In un momento così difficile per il nostro sistema sanitario e per la nostra comunità abbiamo pensato di essere d’aiuto acquistando materiale di stretta necessità per il nostro ospedale – ha detto la famiglia titolare del pastificio – Speriamo vivamente che presto tutto si risolva nel migliore dei modi e che rientri il prima possibile questo stato di paura che tutti stiamo vivendo. Siamo fiduciosi che insieme usciremo da questa criticità per ripartire con slancio e determinazione riappropriandoci delle nostre vite”.

Parmigiano Reggiano: in azione i pensionati per salvaguardare le filiera

In un momento di grave emergenza sanitaria il Consorzio del Parmigiano Reggiano vuole rassicurare i consumatori sulla salubrità della DOP e sul fatto che, come ribadito dall’Autority Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), attualmente non ci sono prove che il cibo sia fonte o via di trasmissione probabile del virus.

Il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli, ha dichiarato al riguardo: “È inaccettabile che paesi dell’Unione Europea, come anche paesi fuori dall’Unione, utilizzino questa crisi sanitaria per arrogarsi il vantaggio competitivo. È un fatto aberrante dal punto di vista etico e dal punto di vista legale è concorrenza sleale”.

A garanzia della produzione richiamati gli ex addetti

“Il Parmigiano Reggiano è prodotto oggi come mille anni fa – ha affermato Bertinelli – solo con latte, sale e caglio e senza l’uso di additivi e conservanti. La produzione è regolata da un rigido disciplinare che non consente ai produttori di pastorizzare, centrifugare o refrigerare il latte. Per questi motivi il Parmigiano Reggiano deve essere prodotto ogni singolo giorno dell’anno. Fermare la produzione avrebbe conseguenze disastrose per la nostra filiera”.

“Allo stesso tempo – ha sottolineato il presidente del Conosrzio – la quasi totalità dei nostri 330 caseifici si trova in province fortemente colpite da Covid-19 come Reggio Emilia, Parma, Modena, Mantova e quindi è impensabile sperare di restare immuni”.

Per far fronte alla potenziale carenza di organico dovuta ai contagi, il Consorzio ha creato una rete di coordinamento per mettere a disposizione delle aziende una banca dati di casari in pensione ed ex addetti alla produzione che possono essere richiamati dai caseifici in difficoltà.

“Dal punto vista operativo – ha aggiunto Bertinelli – non abbiamo problemi perché il trasporto del latte dalle stalle ai caseifici è consentito così come la produzione del formaggio che è considerata ‘comprovata necessità lavorativa’ dal Dpcm del 9 marzo”.

Una potenziale criticità riguarderebbe però la disponibilità di organico, motivo per cui Bertinelli si appella al Governo italiano e all’Unione Europea: “Chiediamo al Ministero delle politiche agricole e all’UE una deroga al disciplinare, come previsto da legge 1151/2012 che regola le DOP in caso di emergenze sanitarie, per consentire maggiore flessibilità ai tempi e vincoli di lavorazione al fine di evitare la chiusura di caseifici e allevamenti”.

“Il Parmigiano Reggiano è la prima DOP per valore alla produzione con 1,4 miliardi di euro. Ci sono oltre 50 mila persone impegnate nella filiera e ovviamente la loro salute è la nostra priorità assoluta. Tutti i caseifici hanno adottato le misure del Governo per limitare il contagio, a partire dalla distanza di sicurezza di un metro tra una persona e l’altra”, ha concluso Bertinelli.

 

COVID-19: il mercato Tech non si ferma. L’analisi di GFK

Cambiano le abitudini di consumo e l’online aiuta ad affrontare la nuova situazione.

Per quanto riguarda l’elettronica, infatti, vediamo che nella settimana dal 24 febbraio al 1° marzo 2020 il mercato italiano della Tecnologia tiene: GfK registra un -1,9% a valore rispetto alla media delle quattro settimane precedenti. Le rilevazioni GfK sui consumatori mostrano una certa preoccupazione, ma gli italiani si stanno attrezzando per affrontare la nuova situazione, anche grazie all’online.

Nella seconda settimana condizionata dal diffondersi dei casi di COVID-19 nel nostro Paese (dal 24 febbraio al 1° marzo 2020) le rilevazioni GfK mostrano una decrescita a valore del -1,9% per il mercato della Tecnologia di consumo, rispetto alla media delle quattro settimane precedenti. Un dato più positivo rispetto a quello della settimana precedente (17-23 febbraio), che aveva fatto registrare un -8,4% con la stessa metodologia.

Inoltre, se confrontata con lo stesso periodo dello scorso anno, la settimana analizzata mostra un trend decisamente positivo: +8,8% a valore per lo stesso perimetro di prodotti Tech rilevati dal Retail Panel Weekly GfK.

Analizzando l’andamento dei prodotti Tech più importanti per fatturato, rispetto allo scorso anno emergono diverse positività: i Televisori registrano un +7,5% a valore rispetto alla stessa settimana del 2019, gli Smartphone un +13,3%, i PC Portatili un +5,8% e le Lavatrici un +4,7%. Da segnalare la crescita esponenziale del comparto dell’Air Treatment (+122,7%) trainato dal boom delle vendite di prodotti per l’Air Cleaning, vale a dire dei dispositivi che purificano l’aria di casa eliminano batteri, particelle inquinanti e altre micro-sostanze tossiche. Altri prodotti mostrano invece trend negativi come gli Shavers (-3.7%) e i Media Tablet (-1,1%).

Guardando ai dati preliminari, GfK prevede un dato in crescita mese febbraio 2020, rispetto allo scorso anno. Per ora, quindi, i cambiamenti dei consumi legati al coronavirus sembrano aver impattato solo parzialmente sul trend positivo che ha caratterizzato l’inizio del 2020 per il mercato italiano della Tecnologia di consumo.

I consumatori si adattano 

Nelle scorse settimane GfK ha attivato un nuovo tracking settimanale per misurare gli effetti del Coronavirus sugli stili di vita, le abitudini e le strategie di consumo degli italiani, con un focus particolare su trasporti e mobilità, viaggi e vacanze, tempo libero e igiene personale.

I primi risultati** mostrano come – dopo i primi giorni di forte disorientamento e incertezza – i consumatori Italiani stanno cercando di organizzarsi per affrontare questa nuova situazione. Inoltre, secondo il 58% degli italiani le notizie che circolano sulla gravità del Coronavirus sono un po’ esagerate.

Cambiano le abitudini e i consumi, anche perché le persone passano più tempo in casa rispetto al passato. In questo contesto, il digitale diventa uno strumento importante per affrontare le difficoltà del momento. Oltre all’alimentare, in questi giorni gli italiani dichiarano di aver comprato on-line più del solito prodotti per l’Igiene e la cura della persona (+9%), Elettronica (+5%) e Abbigliamento (+2%).

Tecnologia di Consumo: “allarme contagio” Covid 19. -8,4% nella prima settimana

Covid 19: si espande il contagio e la tecnologia ne fa le spese.  Dalle rilevazioni di GFK sul Retail Panel Weekly, infatti, emerge che il comparto, nel periodo compreso dal 17 al 23 febbraio 2020, ha perso l’8,4% delle vendite a valore rispetto alla media delle quattro settimane precedenti.Il trend negativo è particolarmente evidente nei punti vendita tradizionali (-8,9% a valore) ma anche le vendite online (-6,1%) risultano coinvolte. I Technical Superstore (Grandi superfici specializzate in Elettronica di Consumo), mostrano un trend del -8,4%, in linea con il calo generale del mercato. Non tutte le Regioni italiane hanno subito allo stesso modo l’effetto coronavirus sui consumi: i dati GfK mostrano un trend particolarmente negativo in Lombardia (-10%) e nel Nord Est (-12,4%), vale a dire nei territori dove sono stati registrati il maggior numero di casi e che per prime hanno introdotto restrizioni per contenere le occasioni di contagio. I prodotti più interessati dal calo delle vendite sono stati le Asciugatrici (-31,4%), i Condizionatori (-27,4%), le Stampanti Monofunzione (-27%), gli Aspirapolvere (-24,1), le Stampanti Multifunzione (-17,7%) e le Macchine per il caffè espresso (-17,4%). Il prodotto più importante per fatturato sviluppato, gli Smartphone, ha registrato una decrescita del –6,7%, mentre i Televisori hanno segnato un -10,2%.

Cina: previsto calo del -18% per il mercato TCG nel primo semestre 2020

La Cina è stato il primo Paese colpito dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2 e gli impatti sull’economia sono già evidenti. Per il primo semestre del 2020, GfK prevede una decrescita del mercato della Tecnologia di consumo pari al -18%. Secondo gli esperti GfK, in Cina i settori più colpiti dall’epidemia saranno il Grande Elettrodomestico, la Fotografia e le Telecomunicazioni, mentre il settore del Piccolo Elettrodomestico dovrebbe essere meno impattato. In particolare, si prevede che il coronavirus potrebbe incrementare le vendite di dispositivi per la cura della persona, la cucina e la salute.

GfK COVID-19 Tracking: come stanno cambiando gli stili di vita e i consumi degli italiani

Il diffondersi dei casi di COVID-19 nel nostro Paese sta avendo effetti immediati sui consumi degli italiani. Per questo è importante monitorare in maniera costante la situazione. A questo scopo, GfK ha attivato un nuovo tracking settimanale che misura gli effetti del Coronavirus sugli stili di vita e sui consumi degli italiani nell’immediato futuro, con un focus particolare su trasporti e mobilità, viaggi e vacanze, tempo libero e igiene personale. Lo studio indagherà inoltre come cambiano le strategie di consumo e l’approccio ai diversi canali di vendita.

La spesa raccontata (e fatta) dalle donne. L’indagine di Tiendeo.it

Presso gli antichi Greci esisteva la figura della Tamia, la dispensiera, colei che si occupava degli approgigionamenti domestici e della gestione dei pasti familiari. A distanza di qualche millennio, le cose sono cambite meno del previsto: le donne infatti continuano a svolgere una funzione di primaria importanza in tutto ciò che riguarda le scelte d’acquisto per la spesa, dai prodotti alimentari a quelli per la pulizia. Non a caso ben il 97% delle intervistate afferma di occuparsi personalmente della spesa di casa. Partendo da questo presupposto, Tiendeo.it ha svolto un’indagine per capire quali siano le abitudini delle donne italiane rispetto ai consumi, e come cambino a seconda che gli acquisti siano per sé o per i figli.

Il 44% delle donne sceglie prodotti ecologici

Non ci sono dubbi. I prodotti ecologici occupano una parte sempre più importante nel carrello della spesa delle italiane che prediligono prodotti a km 0, privi di conservanti e additivi, di filiera tracciabile e che siano coltivati secondo parametri che garantiscano la qualità dell’intero processo produttivo. Il 44% delle intervistate dichiara infatti di fare in modo che la maggior parte di ciò che acquista sia ecologico. Per il 20% è fondamentale che ciò che si mangia sia eco, mentre per il 16% l’ecologico è riservato agli acquisti per i figli. Solo il 18% dichiara di non essere minimamente interessato o attratto dalla presenza dell’etichetta ecologico su un prodotto.

Promo e fedeltà alla marca

In generale, quando si tratta di spesa alimentare, il 35% delle donne è fedele alle marche e il 56% acquista in base a sconti e promo. È interessante notare come i prodotti delle marche dei supermercati (private label) riescano a ritagliarsi un proprio spazio di fedeltà, conquistando in modo esclusivo il 7%, sempre più apprezzate per la relazione qualità-prezzo. Si considera importante la fedeltà alla marca per prodotti freschi (57%), dolci e prima colazione (29%) e latticini (29%). Completano la top 5 cibi in scatola e conserve (22%) e bibite (8%). Sorprendono invece i numeri della fedeltà alla marca dei prodotti pulizia (47%) e igiene personale e bellezza (56%). Anche in questo caso le private label conquistano il proprio spazio: 8% per i prodotti di pulizia e 5% per cura personale e bellezza.

Tutto cambia quando si tratta dei figli

La fedeltà alla marca aumenta in modo esponenziale quando gli acquisti sono per la prole. Infatti, se prendiamo in esame la spesa alimentare, si passa da un 35% a un 51%, e i numeri aumentano quando si parla di igiene personale, dal 56% al 64%. Riguardo ai prodotti di puericultura il 55% delle donne italiane dichiara fedeltà alla marca. Anche rispetto ai prodotti per i figli le private label guadagnano terreno: il 13% si dichiara fedele per la spesa alimentare, l’8% per l’igiene personale e il 9% per tutti i prodotti relativi a puericultura.

 

Birra: un mercato che punta sul valore. L’analisi di IRI

Il 2019 per il comparto del Largo Consumo è stato un anno in cui la spesa delle famiglie ha resistito alla stasi economica, come dimostra il dato di chiusura dell’anno per il comparto nella distribuzione Moderna: +1,4% a volume e +1,7% a valore (considerando i canali Iper, Super, LSP e Discount), nonostante l’appiattimento dei trend registrato negli ultimi mesi.

Il 2019 è stato inoltre caratterizzato da un abbassamento della pressione promozionale (27,1%; -0,3pt) e da una stagione estiva molto calda, nonostante un inizio difficile.

In questo contesto, il settore delle Bevande ha riportato una crescita più che soddisfacente in termini di volumi (+1,7%) e un certo recupero in valore (+2,2%) rispetto allo scorso anno, dovuto soprattutto alla performance di alcuni settori degli alcolici come Aperitivi e Spumanti. Si può quindi dire che tutte le categorie del comparto sono focalizzate sul miglioramento dei fatturati.

All’interno del macro-comparto delle Bevande, l’Acqua, che rappresenta il 71% dei volumi ma solo il 21% del fatturato, mostra una stabilità (+0,1% a volume e +0,7% a valore).

Le Bevande Gassate permangono sugli stessi livelli del 2018, anno caratterizzato da un forte calo delle vendite; Succhi e Nettari confermano l’andamento del 2018  (-3,8% sia a volume che a valore), mentre crescono le Bevande Piatte (+4,7% a volume).

Ottime le performance degli Aperitivi (+5,9%) e degli Spumanti (+9,6%). In leggera crescita il Vino (+0,4%).

Le trasformazioni in atto nel mercato della Birra

I risultati del mercato della Birra a fine anno 2019, come già avvenuto nel 2018, risultano migliori dal punto di vista del fatturato (+1,8% a valore rispetto ad un +0,9% a volume). Un’ ulteriore conferma che il mercato della Birra, dopo anni di forti crescite a volume, sta ora cercando di valorizzarsi.

La Birra da qualche anno sta seguendo anche una graduale destagionalizzazione evidenziando trend maggiormente positivi nei mesi invernali rispetto a quelli estivi, molto influenzati dalle variazioni delle temperature.

La valorizzazione della categoria è il risultato di uno spostamento dei consumi dal segmento cosiddetto «Mainstream» a quello delle Birre «Speciali», su cui viene concentrata buona parte dell’innovazione.

Calano le performance del segmento «Standard» che raggruppa al suo interno Birre con un prezzo contenuto (-1,6% a Volume) mentre restano stabili le Birre con un costo leggermente più alto ma comunque considerate mainstream.

Negative le performance delle Radler (-9,0%) e delle Birre Economy (-7,8%) mentre le nuove offerte volte ad allargare le occasioni di consumo (in particolare le birre analcoliche), mettono a segno un +4,1% rispetto all’anno precedente.

Protagoniste della categoria, le Birre Speciali che proseguono i loro trend di crescita a doppia cifra sia a volume (+16,7%) che a valore (+11,3%). Tuttavia, per le Birre Speciali, dal punto di vista dell’offerta, dopo anni di continuo incremento assortimentale, si legge una diminuzione del numero medio di referenze a scaffale.

All’interno dei Punti di Vendita aumentano i metri quadri a scaffale dedicati alla categoria della Birra, anche grazie alla loro promozione sul Volantino ma, per la prima volta dopo anni, diminuisce il numero medio di referenze offerte, che si porta ai livelli del 2017, soprattutto a causa di una razionalizzazione degli assortimenti nel canale Ipermercati.

In trasformazione anche le dinamiche dei formati: aumentano le vendite di bottiglie da 33cl (e in generale di formati più piccoli) di +0,6 punti percentuali, mentre calano le vendite di bottiglie standard da 66cl.

Si ferma la crescita assortimentale delle Birre Speciali

Il calo dell’assortimento a scaffale ci fa suppore che, dal punto di vista dell’offerta, si sia arrivati ad un livello di saturazione, perciò è tempo di perseguire un processo di crescita della cultura del prodotto già avviato da alcuni anni.

In quest’ottica investire nella diffusione della conoscenza delle «Birre Speciali» rappresenta la più grande opportunità di categoria in quanto coniuga una maggiore marginalità per tutta la filiera con la inclinazione che il consumatore sta dimostrando nei confronti del segmento.

Alcuni produttori della categoria Birre Speciali stanno puntando su un processo di «educazione» del consumatore a scegliere una Birra di qualità, anche attraverso la degustazione e l’allargamento dei momenti di consumo.

Su questi fattori le grandi aziende operanti nel settore sono chiamate a fare alcuni sforzi in termini di innovazione di prodotto e di comunicazione, al fine di riuscire a trasferire dal segmento Mainstream al segmento Specialty quanto il consumatore predilige.

Promozioni, assortimenti e comunicazione: nuove strategie

Nel mercato della Birra il livello di pressione promozionale è in crescita anche nel 2019 (52,4%; +1,3pt).  Nei segmenti «Standard» e «Sophistication», dove si concentra la presenza di quasi tutte le grandi marche, la promozione ha superato di gran lunga la metà dei volumi venduti (57,9% per le Standard e 63,1% per le Sophistication).Tuttavia il consumatore sta premiando i segmenti di alto prezzo (Birre Speciali) o i segmenti di nuovo sviluppo (Birre analcoliche) pur essendo i meno promozionati. La diffusione della cultura del prodotto sembra quindi essere un concreto driver di crescita.

L’affollamento promozionale sul Punto di Vendita, soprattutto nel periodo stagionale, non ha portato ad un incremento dei trend di vendita, pertanto la promozionalità diventa un’arma di difesa utile per vincere la competizione, ma per far crescere la categoria bisogna puntare su innovazione e comunicazione del valore.

I principali attori del mercato hanno aumentato gli investimenti per attività sui Punti di Vendita mirati ad evidenziare il prodotto tramite isole dedicate, frigoriferi e floorstand «brandizzati».

La categoria ha la necessità di allargare le occasioni di consumo per raggiungere un consumo pro-capite più vicino alla media europea. La ricerca sulla qualità del prodotto delle Birre non alcoliche e una maggiore visibilità all’interno del Punto di Vendita sono alcune delle strategie volte ad incrementare i consumi.

In questo scenario la comunicazione può e deve avere un ruolo centrale: raggiungere il consumatore con appropriati messaggi è elemento essenziale e determinante per affermare valori e distintività delle marche. La differenziazione dei mezzi di comunicazione utilizzati diventa fondamentale per la variabilità dell’offerta ed il raggiungimento di target molto diversi tra loro.

I maggiori produttori di Birra hanno mantenuto una massiccia attività sul Punto di Vendita al fine di proteggere la fedeltà alla marca e comunicare un nuovo approccio alla categoria. Si tratta per lo più, di attività mirate a rendere più visibile il prodotto all’interno dei punti di vendita tramite teatralizzazioni con regalo annesso o Floorstand che, idealmente, lavorano sia sui consumi di breve periodo che sul rafforzamento della baseline della marca.

Altre attività come il posizionamento di frigoriferi all’interno dei negozi sono state impiegate con lo scopo di aumentare i momenti di consumo. Esporre le innovazioni in questi extra-display è un volano importante per fare conoscere più velocemente il prodotto.

Si stanno poi diffondendo attività di proximity marketing finalizzate a guidare il consumatore all’interno del Punto di Vendita durante l’acquisto.

Il canale del Fuori Casa

I consumi di Bevande fuori casa crescono costantemente da molti anni e il 2019 evidenzia una leggera crescita dei volumi (+0,6%) ed una più consistente crescita del Fatturato (+3,9%).

Come evidenziato dalla soluzione IRI Grossisti e Bevande che monitora le performance degli operatori della filiera distributiva nel canale HoReCa, la Birra rappresenta una delle principali categorie all’interno di questo mondo (circa il 40% del giro d’affari dei Grossisti) ma, dopo le forti crescite degli ultimi anni, mostra un trend positivo, tuttavia inferiore, rispetto agli altri alcolici (+0,2% a volume e +1,9% a valore).

Anche per il canale HoReCa si assiste ad un recupero in valore.

Coronavirus e province prossime alla zona rossa: andamento delle vendite. Le stime di IRI

Ogni azione ha una reazione e se una farfalla batte le ali in Brasile, di sicuro all’altro capo del globo succederà qualcosa. Magari un uragano. Quindi nessuna meraviglia se l’improvvida scelta di banchettare a pipistrelli in Cina ha innescato l’assalto ai supermercati in Italia (con annessa corsa al “carrello di scorta”). 

Resta da vedere con quali effetti.

A verificarlo ci ha pensato IRI che ha scelto di misurare i primi effetti del fenomeno “Coronavirus” sulle vendite della Grande Distribuzione nelle provincie del Nord Italia prossime alla “zona rossa”.

E’ emrso che l’impatto sulle vendite della settimana tra il 17 e il 23 febbraio – quando la diffusione delle notizie e le ordinanze restrittive sono state attivate – è stato molto significativo nelle provincie toccate dal fenomeno in Lombardia, Emilia e Veneto, e nelle zone prossime ad uno dei focolai del virus, quello del ‘triangolo’ Codogno – Casalpusterlengo – Castiglione d’Adda,
Bene lo dimostra la tabella che riporta la variazione % delle vendite in alcune provincie del Nord Italia durante la settimana del 17-23 febbraio rispetto alla media delle 4 settimane precedenti e il confronto con il resto dell’Italia.

In tutte le provincie è evidente una crescita sostanziale, con ogni probabilità legata a una ricerca di disinfettanti e materiale igienico ma anche beni di prima necessità, come farina, passate, zucchero, sale, latte e acqua. Il resto del paese, sempre secondo le stime ad oggi elaborate ha registrato nell’analogo periodo un incremento delle vendite pari al 2,7%.
Il caso più eclatante si registra a Piacenza dove il picco dell’andamento delle vendite dei negozi monitorati da IRI ha mostrato un incremento del 18,5% rispetto alla media delle 4 settimane precedenti. Più contenuti gli effetti nella provincia di Lodi dove si registra “solo” un 7,0% in più.
Si è trattato di un afflusso straordinario ai punti vendita che ha coinvolto anche il capoluogo Lombardo. Milano ha infatti registrato nella medesima settimana un 11,9% di vendite in più.

Zona rossa: inversione di tendenza
Andando poi ad analizzare quella che è stata definita la “zona rossa” le stime di IRI ad oggi elaborate indicano un calo degli acquisti pari al 15,6% sempre rispetto alla media delle 4 settimane precedenti.
“Sono dati ancora preliminari ma comunque abbastanza significativi. Il fenomeno è purtroppo inedito nelle sue dimensioni e gli impatti che potrà avere sulla filiera del Largo Consumo sono di difficile previsione.- ha commentato Angelo Massaro, Amministratore Delegato di IRI – Dal nostro punto di vista continueremo a monitorare con tempestività la situazione fornendo aggiornamenti regolari sui trend con occhio particolare al canale Online per il quale ci aspettiamo dinamiche simili”.

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